CHARLES EDOUARD JEANNERET

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Charles Edouard Jeanneret Gli anni della formazione 1887-1920

Edizioni ETS



minimono mini monografie architettura



Charles Edouard Jeanneret Gli anni della formazione 1887-1920

a cura di Susanna Caccia


Università degli Studi di Pisa Dipartimento di Ingegneria Civile

Un sentito ringraziamento al personale della Fondazione Le Corbusier di Parigi e in particolare ad Arnaud Dercelles, responsabile del Centro di Ricerche e Documentazione, per la cortesia e la disponibilità nell’aver agevolato le ricerche. Fondation Le Corbusier 8/10 square du Docteur Blanche 75016 PARIS +33(0)1 42 88 41 53 www. fondationlecorbusier.fr info@fondationlecorbusier.fr

© F.L.C., by SIAE, 2008 Progetto grafico Susanna Cerri © Copyright 2008 Edizioni ETS Piazza Carrara, 16-19, I-56126 Pisa info@edizioniets.com www.edizioniets.com Distribuzione PDE, Via Tevere 54, I-50019 Sesto Fiorentino [Firenze] ISBN 978-884671964-5


1904-1907

Charles Edouard Jeanneret Gli anni della formazione 1887-1920

SUSANNA CACCIA

LE CORBUSIER

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6 CHARLES EDOUARD JEANNERET. LE CORBUSIER “PRIMA DI NASCERE”


La recherche à la FLC

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Fondation Le Corbusier

Depuis sa création, et conformément à ses statuts, la Fondation, consacre des moyens importants pour encourager et faciliter le travail des chercheurs intéressés par la personne et l’œuvre de Le Corbusier. Le centre de documentation et de recherches, ouvert aux spécialistes (professeurs, étudiants, institutions…) et aux amateurs, y contribue. Les chercheurs trouvent à leur disposition l’ensemble des ouvrages édités par Le Corbusier, les travaux qui lui ont été consacrés dans le monde ainsi que la bibliothèque personnelle de Le Corbusier. Ce sont plus de 400.000 documents numérisés et près de 6 000 ouvrages qui peuvent être consultés sur place; l’index des archives est quant à lui directement consultable depuis le site internet de la Fondation: www.fondationlecorbusier.fr Il faut ajouter à ces fonds les quelques 37.000 plans désormais consultables sous forme d’images numériques, en couleurs et en haute-définition. La Fondation répond également quotidiennement aux demandes d’étudiants et de chercheurs qui ont besoin d’informations ou qui souhaitent obtenir des reproductions de documents concernant la vie et l’œuvre protéiforme de Le Corbusier. En marge de cette activité, la Fondation développe aujourd’hui de nombreuses actions destinées à mieux faire connaître Le Corbusier et l’ensemble de ses créations, plastiques, littéraires ou architecturales: - ouverture aux visiteurs des bâtiments qu’elle possède et entretient - 2 bourses annuelles de recherche d’un montant de 10.000 euros attribuées à des étudiants - organisation de rencontres thématiques, participation à des expositions par le prêt d’œuvres de ses collections, édition de guides, etc. Elle contribue enfin à la diffusion de ses écrits par des publications mais aussi des rééditions et des traductions de ses ouvrages.

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CHARLES EDOUARD JEANNERET. LE CORBUSIER “PRIMA DI NASCERE”


Charles Edouard Jeanneret Le Corbusier “prima di nascere”*

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Susanna Caccia

La decisione di redigere un volumetto, mi si passi il termine, agile e snello, su una figura complessa come quella di Charles Edouard Jeanneret, risponde all’esigenza di fornire una chiave di lettura per chi non riesce a orientarsi nell’enorme mole bibliografica relativa a una delle maggiori personalità artistiche del Novecento. Lo stesso Le Corbusier, “uomo di lettere” come si definiva in un documento di identità degli anni Trenta, ha contribuito in maniera considerevole a incrementare la moltitudine di volumi attinenti la sua opera1. Basti pensare alla nutritissima serie di titoli elencati nel completo regesto bibliografico edito a Parigi nel 1987 dal Centre Georges Pompidou, nel catalogo a corredo della monumentale retrospettiva L’aventure Le Corbusier2. Non sorprende del resto, data anche l’assoluta analogia ribadita più volte negli scritti tra spazio del testo e spazio costruito, questa febbrile produzione editoriale iniziata nel 1912 con Étude sur le mouvement des arts décoratifs en Allemagne e portata avanti, dopo la morte dell’architetto, dal grafico, editore e collaboratore Jean Petit3. Dopotutto Le Corbusier aveva più volte sottolineato la “continuità della battaglia sostenuta dall’impaginazione all’architettura”, fino a esprimere l’analogia tra queste due attività in modo esplicito nell’«Avvertenza» sistemata in apertura del volume Le * Bruno Zevi, «L’Espresso» n.36, settembre 1974.

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1887

1891 Charles-Edouard Jeanneret nasce il 6 Ottobre a La Chaux-de-Fonds in Svizzera da Georges-Édouard Jeanneret e Marie-Charlotte-Amélie Perret.

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Entra all’École Froebel insieme al fratello Albert.

Modulor (1950): “Con il termine architettura s’intende qui sia l’arte di costruire che l’arte tipografica dei giornali, delle riviste e dei libri”4. Lo stesso Jean Petit, nel 1966, a pochi mesi dalla morte del maestro svizzero, curò l’edizione del Voyage d’Orient, riadattamento di parte dei carnets appuntati dall’architetto durante il viaggio del 1911, rivelando un Le Corbusier inaspettatamente diverso dall’immagine consegnataci nell’autobiografica Confession contenuta ne L’Art décoratif d’haujourd’hui del 19255. Quel Le Corbusier “prima di nascere”, come lo aveva definito Bruno Zevi nel 19746, che da subito catalizzò l’attenzione della critica, impegnata a rileggerne così gli anni della formazione culturale: il rapporto con la città natale e l’ambiente giurese; il ruolo svolto da Charles L’Eplattenier; i primi soggiorni a Parigi e l’apprendistato dai Perret, ma soprattutto il viaggio attraverso l’Europa e l’Oriente a suggellare l’indissolubile legame con la tradizione del Grand Tour. Concentrarsi sugli anni della vera formazione, insomma sugli anni di un tal Charles-Edouard Jeanneret, che nasce il 6 ottobre 1887 a La Chaux-de-Fonds, nella contea di Neuchâtel in Svizzera, da Marie-Charlotte-Amélie Perret, insegnante di pianoforte, e da Georges-Edouard, smaltatore di quadranti d’orologio, significa rivelare un insolito Le Corbusier. Ed è appunto Jeanneret il nome che dovrebbe essere usato in queste pagine. Solo nell’autunno del 1920, infatti, su suggerimento del suo mentore, Amédée Ozenfant, Jeanneret coniò lo pseudonimo di Le Corbusier, utilizzato in calce ai suoi articoli per “L’Esprit Nouveau”. Jeanneret e Ozenfant erano praticamente gli unici autori di quel periodico, lanciato da loro proprio nel 1920, e dissimulavano il fatto usando una varietà di pseudonimi per trattare i più svariati argomenti. Ozenfant adottò il nome della madre – Saugnier – e suggerì a Jeanneret di fare lo stesso, ma poiché Marie-Charlotte- Amélie era una Perret, non era pensabile per Edouard farlo, in ragione dell’apprendistato compiuto dal noto architetto Auguste Perret a Parigi. Il suo interesse andò così a un avo materno, Lecorbesier. La “e” centrale fu sostituita con una

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“u” e il nome, in ragione di una maggiore nobiltà, fu diviso in due: Le Corbusier. Fu proprio


1902-1906 1894

1902

Inizia a frequentare la scuola elementare de La Chaux-de-Fonds.

Entra alla scuola d’arte de La Chaux-deFonds: inizia il rapporto di amicizia con Charles L’Eplattenier suo insegnante ed esponente dell’Art Nouveau svizzera.

corvo, riferito anche alla sua francesissima passione per Edgar Allan Poe. Tuttavia, quando, nel 1929, Le Corbusier preparò il primo volume della sua Œuvre complète, escluse volutamente tutti gli edifici realizzati nei primi sedici anni di attività, con lo scopo pre-

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quella “u” a procurargli il nomignolo, uno dei tanti, Corbu, in un gioco di parole con corbeau,

ciso di dare l’impressione di aver iniziato la carriera – nel 1920 – come un progettista precoce, aggiornato e al passo con i tempi. Aveva omesso Lui-même le prime case progettate utilizzando sagome di abeti o di pini selvatici, pensate con quella attenzione ai valori locali, spontanei della natura, che lo avevano indotto, come Wright del resto, a leggere Viollet-le-Duc e Victor Hugo. Ma la distanza tra Jeanneret e Le Corbusier è superata poi nella sua stessa opera, nel continuo rimando agli anni della prima formazione, rintracciabili nei motivi simbolici della chiesa di Firminy, ad esempio, nel parlamento di Chandigarh, nella cappella di Rochamp, nelle Unités d’Habitation.

La formazione a La Chaux-de-Fonds e le prime architetture (1902-1906) Avventurandoci nella lettura dell’Œuvre complète, incontreremo un giovane progettista che, nella sua formazione, non aveva avuto bisogno di un lungo e consolidato periodo di apprendimento. Lo vediamo arrivare a Parigi, fresco di studi d’arte e di viaggi continentali, dove, dopo aver partecipato al Salon d’Automne del 1922, ottiene i suoi primi incarichi: lo studio di Ozenfant e la villa a Vaucresson. Così si presentava Le Corbusier. Mentre la vicenda di Jeanneret era assai diversa. Non si trattava di un giovane imberbe, ma di un ragazzo di trentacinque anni, che già da molti anni praticava l’architettura e insomma sicuramente si avvicinava alla maturità. Nel 1899 Jeanneret si era iscritto alla École Industrielle e, dopo aver seguito per due anni i corsi serali di preparazione all’esame di ammissione, nell’aprile del 1902 è ammesso alla scuola d’arti applicate – École d’Art – dove frequenta la sezione di incisione ornamentale,

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1902-1906 a lato: Le Chaux-de-Fonds et Jeanneret (avant Le Corbusier), Musée des Beaux-Arts, La Chaux-de-Fonds, 1983

precisamente, decoratori di orologi; era stabilito che anche il giovane Edouard, come il padre, abbracciasse la professione di incisore di casse d’orologio in metallo. “Per tre anni, Jeanneret impara il mestiere austero e minuzioso dell’incisore di casse di orolo-

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specializzata nella decorazione di casse di orologi. I Jeanneret erano artigiani, orologiai o, più

gio, che esige una precisione assoluta nel disegno e una rigorosa concentrazione di spirito: un semplice errore di tratti è sufficiente a distruggere un prezioso pezzo in oro o una placca d’argento [...] a quindici anni riceve all’Esposizione di Torino un diploma d’onore [...]. Un giorno del 1962 confesserà al suo editore, e amico Jean Petit: «sapete, può ben essere che senza quella mostra cesellata dei miei quindici anni, un po’ ridicola e desueta, Corbusier non sarebbe mai diventato ciò che è oggi modestamente»”7. Nel giugno del 1905, a causa di problemi alla vista e soprattutto a fronte dell’insistenza del tenace maestro, Charles L’Eplattenier, Jeanneret interrompe il lavoro di incisore per dedicarsi a tempo pieno allo studio dell’architettura presso la medesima scuola8. Questa prima formazione scolastica è segnata dall’orientamento Art Nouveau dell’insegnamento di L’Eplattenier, che gli consiglia la lettura di Eugène Grasset, di John Ruskin, di Owen Jones, o riviste come «Innen Dekoration», «Deutsche Kunst und Dekoration», «Art e Décoration», «The Studio». The Grammar of Ornament di Jones come le riflessioni sulla natura del gotico di Ruskin, si integravano all’ Histoire de l’architecture di Auguste Choisy del 1913, utilizzato tra l’altro da Jeanneret come fonte di citazioni e repertorio per illustrare i libri degli anni Venti9. “Così come fondativi sono gli scritti di quel Viollet-le-Duc sul cui dizionario di architettura, tra i primi libri ad entrare nella sua biblioteca, nel 1908 aveva annotato «per imparare, perchè sapendo, allora potrei creare». Libro con ogni probabilità acquistato quello stesso anno a Parigi, quando scriveva da La Chaux- de-Fonds a L’Eplattenier: «Leggo Viollet-le Duc, quest’uomo così saggio, così logico, talmente chiaro e preciso nelle sue osservazioni. Viollet-le-Duc e Nôtre-Dame sono per me come un tavolo di laboratorio. In questa magnifica costruzione

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1907 1907 Settembre-Ottobre: viaggio attraverso l’Italia (Milano, Pisa, Firenze, Siena, Padova, Ferrara, Verona, Venezia e Ravenna).

Il viaggio in Italia mazione con il compagno di studi Léon Perrin, che avrebbe dovuto iniziare in maggio, attraverso l’Italia settentrionale e centrale, e il successivo trasferimento a Vienna per studiare architettura. Appena conclusi i lavori di casa Fallet, nell’agosto del 1907, il giovane architetto trascorre con la famiglia le vacanze a Gruben, prima di partire nel settembre per il suo viaggio in Italia.

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Nell’aprile del 1907 Jeanneret definisce insieme a L’Eplattenier l’itinerario di un viaggio di for-

(1907)

Il viaggio, intrapreso tra il settembre e il novembre del 1907, è trattato in maniera quanto mai esaustiva nel volume curato da Giuliano Gresleri, Le Corbusier. Il viaggio in Toscana (1907), stampato nel 1987 a corredo della mostra allestita a Firenze nella Sala Bianca di Palazzo Pitti26. Solo recentemente, in occasione del centenario di quello stesso viaggio, la Fondation Le Corbusier ha organizzato a Roma il convegno internazionale L’Italia di Le Corbusier: 1907-1965, al fine di analizzare i significati e i ruoli dell’Italia nel percorso culturale e progettuale dell’architetto27. La ricostruzione degli spostamenti di Jeanneret, effettuata con precisione da Gresleri, è stata resa possibile grazie alla fitta corrispondenza indirizzata ai genitori e a L’Eplattenier, conservata tra gli archivi della Biblioteca di La Chaux-de-Fonds e della Fondation Le Corbusier a Parigi. Alcune lettere registrano in maniera meticolosa spostamenti, incontri, visite fatte, avvenimenti e date, al punto da consentire una lettura approfondita di questo primo soggiorno italiano. Lasciata la città natale, accompagnato dall’amico scultore Léon Perrin, prosegue per Milano attraversando, secondo uno degli itinerari individuati da Karl Baedeker per l’Italia Settentrionale, Lucerna, il Gottardo e Lugano28. Le stesse visite previste nel capoluogo lombardo si limitano alla tradizionale escursione al Duomo, celebrato tra l’altro da Hippolyte Taine, e alla meno usuale passeggiata nel Cimitero monumentale, contemplata però nel plan de voyage della guida Baedeker29.

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È la grandeur, l’eccezionale dimensione dell’architettura gotica, a suggestionare il giovane Jeanneret, che sembra qui verificare i monumenti conosciuti solo attraverso le pagine di Ruskin e Owen Jones. “Quelle grandeur (mystère de la Foret), c’est fabuleux, c’est fou!” scriverà a proposito del Duomo di Milano a L’Eplattenier, riprendendo le stessa impressione di enormità registrata nella guida Baedeker dell’Italie Septentrionale30.

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Nella lettera a l’Eplattenier, scritta da Firenze il 19 settembre del 1907, Jeanneret compila una


1907 a lato: Il Voyage d’Italie, 1907 (ricostruzione dell’itinerario da G. Gresleri, Le Corbusier. Il viaggio in Toscana (1907), Venezia 1987)

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sorta di classifica delle cose viste, in cui tradisce ancora una volta il debito nei confronti del maestro, che tre anni prima aveva annotato in un carnet de voyage le proprie sensazioni durante un itinerario pressappoco identico a quello ora effettuato dall’allievo: “Je peux facilement jusq’à maintenant classer mes impressions fortes: 1. l’intérieur du Dôme de Milan, 2. Dôme de Pise, 3. Orcagna à Pise et les peintures du Musée Civique, 4. Le Palais Vecchio, La Cour du Bargello, 5. divers portraits (Raphaël, Titien, Rembrandt, Holbein), 6. Chapelle des Espagnols, grande Crucifiction de Angelico et sa descente de Croix à l’Académie ecc. [...]; je ne me sens pas encore assez cultivé pour pouvoir tout juger, j’arrive facilement jusqu’avant Michel-Ange et là je m’arrête; je trouve M-A beau, très grand, mais il me parâit bien tourmenté, j’admire beaucoup plus tel tors grec en pierre vert aux Offices”31. Il 6 settembre Jeanneret arriva a Pisa, giungendovi attraverso Genova, e rapito dal complesso monumentale del Duomo, del Battistero, della Torre e del Camposanto, spende la maggior parte del soggiorno in piazza dei Miracoli. L’entusiasmo per le architetture di Rainaldo e Bonanno si traduce nei preziosi disegni tracciati in quel periodo tra le pagine dei suoi carnets, cui si giustappongono gli schizzi tratti dal ciclo del Trionfo della Morte. Pagine ricche di annotazioni, osservazioni, appunti meticolosi, pagine in cui il giovane architetto rivela, nel facile interesse per il primitivismo toscano, l’influenza di L’Eplattenier e suggestioni imputabili alle letture giovanili.

Lo stesso maestro a cui trasmetterà qualche giorno più tardi le emozioni provate: “Le Dôme à 6 heures du soir est un féerie de couleur, c’est la quintessence des jaunes de toute qualitè,

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1907

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1904-1907

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1911

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Aprile-Maggio: viaggio in Germania, lavora alla pubblicazione dell’ Etude sur le mouvement d’Art Décoratif en Allemagne.

Maggio: parte per il Voyage d’Orient, viaggio di sei mesi in compagnia di August Klipstein, attraverso Praga, Vienna, Budapest, Serbia, Romania, Bulgaria, Turchia, Grecia e Italia (Napoli, Pompei, Roma, Firenze, Pisa). Pubblica il resoconto di quell’esperienza ne «La Feuille d’avis de La Chaux-de-Fonds».

attraverso la campagna boema e arrivare a Vienna, descritta nelle pagine del Voyage come la roccaforte dell’Occidente. La capitale austriaca, sebbene vissuta con disprezzo sia per l’incipiente decadenza che per la grettezza dei suoi abitanti, mostra, secondo le parole dello stesso Le Corbusier, ancora aspetti di straordinarietà nel castello e nel parco di Schönbrunn, come pure nelle “ultime opere degli architetti della giovane scuola; opere di buon senso, anche se folli allo stesso tempo”70. Negli stessi giorni Jeanneret prende accordi con Georges Dubois, direttore de «La Feuille d’Avis», per l’uscita sul periodico de La Chaux-de-Fonds del reportage del viaggio verso Instambul e l’Italia. Il materiale destinato al giornale successivamente viene rielaborato più volte, anche con l’idea di farne un libro, Le Voyage d’Orient appunto, che Gaspard Valette avrebbe dovuto pubblicare tre anni dopo sul «Mercure de France» e che invece sarà edito da Jean Petit a un anno dalla morte dell’architetto71. Lasciata Vienna, Jeanneret e Klipestein si dirigono verso Budapest osservando con attenzione materiali, colori e tipologie dei villaggi della pianura ungherese, ampiamente documentati da schizzi, meticolosi appunti e riprese fotografiche, effettuate con la celebre Cupido 80 acquistata in maggio. Durante il Voyage d’Orient il mezzo fotografico assumerà gradualmente importanza nel linguaggio espressivo lecorbusiano, come testimoniano le circa 400 fotografie realizzate durante l’itinerario verso Costantinopoli72. I negativi conservati presso la Biblioteca de La Chaux-de-Fonds e presso la Fondation Le Corbusier di Parigi, dimostrano che “CharlesEdouard Jeanneret used his camera regularly, as a working tool, for only a very brief time” infatti “more than half of the photographs taken by Jeanneret himself date from his travels in Germany, the Balkans, Turkey, and in Italy in 1910-11”73. Oltre ad avere con sé un apparecchio fotografico, per documentare i luoghi e le cose viste, acquista fotografie, come nell’atelier fiorentino dei fratelli Alinari, e soprattutto cartoline postali: “la plupart des cartes postales que

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j’avais si précieusement collectionnées, documents importants pour moi”74.


1908-1911 Novembre: rientra a La Chaux-de-Fonds.

pagg. 48-49: Ch.E. Jeanneret, Pisa, Piazza dei Miracoli, carboncino su carta, 1911

perfetta semplicità di queste abitazioni, che “appoggiano tutte a uguale distanza sul muro di cinta” con finestre aperte su “di una sola facciata, dietro un’arcata” e ognuna con il suo cortile, lo riporta all’intimità percepita nei “giardini dei padri della Certosa di Ema”75.

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In Ungheria il tema architettonico spinge Le Corbusier a una precisa analisi tipologica, in cui la

Passate rapidamente Budapest – “perchè dovrei parlare di Budapest dal momento che non l’ho compresa, per il fatto che non l’ho amata? Mi ha fatto l’effetto della lebbra sul corpo di una dea. Occorre salire fino alla cittadella per vedere il disastro di questa città mancata”76 – e Belgrado – “Città infetta, disordinata, di ladri. Cento volte più di Budapest! Noi ce l’eravamo immaginata come porta dell’Oriente, ancora brulicante di vita e di colori, popolata di scintillanti uomini a cavallo [...] Capitale irrisoria; peggio: città disonesta, sporca, disorganizzata. Situazione esemplare del resto come a Bucarest” – i due compagni di viaggio raggiungono l’ultima tappa dell’itinerario orientale di Ritter: Bucarest77. La città, meta stessa del viaggio di Klipestein per le opere di El Greco presenti nella collezione del palazzo reale, si mostra “tutta piena di Parigi [...] piena di alberi”, ha l’aspetto chiuso di un quartiere in cui “i piani delle case non superano il secondo e le vie finiscono presto” e dove l’architettura per quanto “futile come la vita qui [...] non è però brutta: per l’unità di provenienza”78. Ma Jeanneret manifesta nelle sue cronache anche un palese interesse nei confronti dell’arte e della cultura popolare, sicuramente riferibile alla lettura dell’Entêtement slovaque di Ritter. In numerosi passaggi esprime la convinzione che “cette culture populaire est d’une certaine façon supérieure à la culture «civilisée», parce qu’elle est universelle et fondamentale et qu’elle communique avec des forces spirituelles profondes”, e che “cet art populaire universel est l’expression si parfaite des forces de la nature et de l’Esprit” al punto “qu’il désespère d’être un jour capable d’atteindre lui-même un tel niveau”79. Dopo la tappa a Tarnovo e Adrianopoli, Jeanneret raggiunge Istanbul in compagnia dell’amico, imbarcandosi dal piccolo porto di Rodosto. Da questo momento le pagine dei suoi Carnets

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La Chapelle de Nôtre Dame du Haut

Roberto Castiglia

L’esperienza dei viaggi giovanili a Ronchamp

a lato: Le Corbusier, Rochamp, sopracoperta, 1957

Le Corbusier plasma con furore la Chapelle de Ronchamp1, in un gesto clamoroso e radicale che mette in crisi la definitività delle proprie teorie, elabora una danza plastica di superfici curve in tensione magmatica, che supera e frantuma il codice razionalista, in quella che Manfredo Tafuri chiama ‘spazialità labirintica’ con significato borgesiano. Gesto irripetibile della poetica corbusieriana, l’urlo di Ronchamp “…tuona con rudezza medievaleggiante e furore tra barocco ed espressionista, scavando uno spazio indicibile compresso, schiacciato dal tetto incombente poi dilatato nelle cappelle e risucchiato dai fiabeschi condotti verticali di luce”2. Le Corbusier “…ha il coraggio di rinnegare il purismo nella svolta eversiva della chapelle de Ronchamp…”3, che è “…l’Einsteinturm del secondo dopoguerra…”4. La limpida sospensione dal suolo delle architetture puriste, la levità degli spazi ricercata con i pilotis, si trasforma in una vera e propria contaminazione vitale con il terreno, nella ricerca di una continuità creativa con il contesto naturale5. E nell’approssimarsi alla Cappella, poeticamente descritta da Le Corbusier, come “animè d’une mathematiquè de l’espace indicibile” questo legame si presenta in continui rimandi visivi, condizionamenti tattili della percezione complessiva. “L’idea matematica di cui si anima lo spazio di questa opera potremmo intenderla come idea totale perché comprensiva – oltre che del monumento – del paesaggio che lo circonda…”6. Ronchamp disorienta e affascina, si presenta come forma senza forma, un non

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LA CHAPELLE DE NÔTRE DAME DU HAUT. L’ESPERIENZA DEI VIAGGI GIOVANILI A RONCHAMP

a lato: Tunisia, interno dello Ksar Haddada

finito architettonico che condiziona l’appropriazione empatetica dell’espressione unitaria ad una successione di visioni figurative. Masso straripante e squarciato, la Chapelle, non è percettibile unitariamente in estensioni di geometrie e stereometrie elementari, ma nella partecipazione diretta del fruitore alla modellazione della materia, che instaura attraverso un percorso attivo di immedesimazione dei valori spaziali e figurativi. L’articolazione delle superfici invitano ad un percorso emotivo teso ad abbracciare l’opera da ogni punto di vista, attivano la necessità di una circolarità di appropriazione che trova stimoli nel cangiare delle condizioni naturali di illuminazione, per quel sottile rapporto di tensione luministica e coloristica che si proietta dall’interno, attraverso gli strombi sghembi e le feritoie. La Chiesa, sul lato sud si apre all’esterno per accogliere i fedeli nel pellegrinaggio di agosto e settembre7. Lo spazio liturgico è solenne, essenziale, direi metafisico. La statua della Vergine8, protetta da una teca di vetro, protende il suo abbraccio universale verso Ronchamp e l’infinito. Sospesa nel lindore della superficie est, che ha il profilo superiore staccato dalla copertura, come anche all’interno si vede, la statua sembra fluttuare tra le stelle materializzate dai minuscoli fori che la circondano. Lo spazio liturgico, essenziale, è abbracciato dalla superficie sud, che si innalza con spigolo vivo fino all’imponente guscio di copertura aggettante che copre integralmente la pedana su cui è disposto l’altare, in pietra forte di Borgogna. La superficie sud, che da questa parte dilata lo spazio liturgico verso l’esterno, si proietta all’interno della chiesa senza interferire con la superficie est. Nella fascia di separazione tra le due superfici, è infatti posizionato il portone metallico che dà accesso alla zona presbiteriale della chiesa e che riporta una conchiglia, simbolo del pellegrinaggio a Santiago di Compostela. Superiormente al portale la fascia in questione presenta una superficie vetrata suddivisa da un cordolo in cemento armato e schermata da setti verticali dello stesso materiale la cui disposizione, direziona e filtra, in modo diverso, la luce all’interno della Chiesa. La zona liturgica è delimitata a destra da un setto cilindrico da cui

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nasce timidamente il pilastro, così esile rispetto all’imponente aggetto della copertura che


ROBERTO CASTIGLIA

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80 LA CHAPELLE DE NÔTRE DAME DU HAUT. L’ESPERIENZA DEI VIAGGI GIOVANILI A RONCHAMP


ROBERTO CASTIGLIA

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Charles Edouard Jeanneret Gli anni della formazione 1887-1920 Apparato iconografico

APPARATO ICONOGRAFICO

LE CORBUSIER

L’apparato iconografico, ordinato cronologicamente, è concepito per offrire una lettura parallela rispetto ai saggi contenuti nel presente volume.

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Disegni elaborati durante il periodo di studi presso l’Ecole d’Art de La Chaux-de-Fonds, 1902-07

CHARLES EDOUARD JEANNERET. GLI ANNI DELLA FORMAZIONE 1887-1920

Studi di motivi decorativi stilizzati ispirati all’abete, 1904 Matita su carta

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Disegni di pini, 1904 Studi di architettura, 1905-06 Matita e inchiostro su carta

APPARATO ICONOGRAFICO

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Firenze, settembre 1907

CHARLES EDOUARD JEANNERET. GLI ANNI DELLA FORMAZIONE 1887-1920

Pianta e sezione di una cellula della Certosa di Ema. Matita e inchiostro su carta Certosa di Ema

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Pisa, settembre 1907 Veduta e dettagli del Battistero Matita e acquerello su carta

APPARATO ICONOGRAFICO

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Firenze, settembre 1907

CHARLES EDOUARD JEANNERET. GLI ANNI DELLA FORMAZIONE 1887-1920

Palazzo Vecchio Matita e inchiostro su carta

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a lato: Santa Maria Novella, particolari Matita e acquerello su carta


APPARATO ICONOGRAFICO

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CHARLES EDOUARD JEANNERET. GLI ANNI DELLA FORMAZIONE 1887-1920

Firenze, ottobre 1907 Corte del Bargello Veduta di Fiesole Matita e acquerello su carta

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Firenze, ottobre 1907 Santa Croce, studio dell’interno Veduta della cupola di Santa Maria del Fiore e Palazzo Vecchio Matita e acquerello su carta

APPARATO ICONOGRAFICO

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CHARLES EDOUARD JEANNERET. GLI ANNI DELLA FORMAZIONE 1887-1920

Naumburg, giugno 1910

St. Wenzel-Kirche

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Norimberga, giugno 1910 Panoramica della cittĂ

APPARATO ICONOGRAFICO

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Karlsruhe, aprile 1911

Marktplatz Matita su carta

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Karlsruhe, aprile 1911 Stephanbrunnen Cartolina postale con annotazioni di Jeanneret sul retro

APPARATO ICONOGRAFICO

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Atene, settembre 1911

CHARLES EDOUARD JEANNERET. GLI ANNI DELLA FORMAZIONE 1887-1920

Veduta dell’Acropoli Matita su carta

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Ch. E. Jeanneret accanto a una delle colonne del Partenone


Atene, settembre 1911 Ingresso ai Propilei Matita su carta

Rilievo di basamento nei pressi del tempio di Apollo Matita su carta

APPARATO ICONOGRAFICO

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CHARLES EDOUARD JEANNERET. GLI ANNI DELLA FORMAZIONE 1887-1920

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Posillipo, ottobre 1911

Pompei, ottobre 1911

Il golfo di Pozzuoli e l’isola di Nisida Matita su carta

Il Tempio di Giove con varie Matita su carta


Pompei, ottobre 1911 Il Foro visto dal tempio di Giove con colonne “ricostruite” Matita e acquerello su cartoncino

APPARATO ICONOGRAFICO

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CHARLES EDOUARD JEANNERET. GLI ANNI DELLA FORMAZIONE 1887-1920

Tivoli, ottobre 1911

Villa d’Este, la fontana della civetta

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Roma, ottobre 1911 Villa Adriana, esedra del Canopo Matita su carta

Veduta dell’Aventino con le chiese di S. Alessio e S. Sabina Matita su carta

APPARATO ICONOGRAFICO

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CHARLES EDOUARD JEANNERET. GLI ANNI DELLA FORMAZIONE 1887-1920

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Firenze, ottobre 1911

Pisa, ottobre 1911

Veduta del Duomo di Firenze dal Forte Belvedere Matita su carta

Piazza dei Miracoli


Pisa, ottobre 1911 Piazza dei Miracoli. Scorcio dell’abside del Duomo e della Torre pendente. Matita su carta

Scocio del Duomo, del Battistero e del Camposanto Monumentale. Matita su carta

APPARATO ICONOGRAFICO

143


CHARLES EDOUARD JEANNERET. GLI ANNI DELLA FORMAZIONE 1887-1920

Progetto per Maison Citrohan, 1920-22

Modello originale

156


APPARATO ICONOGRAFICO

157



INDICE

1 2 3

La recherche à la FLC

7

Fondation Le Corbusier

Charles Edouard Jeanneret. Le Corbusier “prima di nascere”

9

Susanna Caccia

La Chapelle de Nôtre Dame du Haut L’esperienza dei viaggi giovanili a Ronchamp

73

Roberto Castiglia

Gli anni della formazione: 1887-1920 Apparato iconografico

85


Finito di stampare nel mese di febbraio 2008 in Pisa dalle Edizioni ETS Piazza Carrara, 16-19, I-56126 Pisa info@edizioniets.com www.edizioniets.com



Università degli Studi di Pisa Dipartimento di Ingegneria Civile

Una serie di micro carnets per suggerire al moderno flâneur inediti itinerari attraverso il paesaggio dell’architettura moderna e contemporanea Le Corbusier “prima di nascere”, come lo aveva definito Bruno Zevi nel 1974, da subito catalizzò l’attenzione della critica, impegnata a rileggerne così gli anni della formazione culturale: il rapporto con la città natale e l’ambiente giurese, il ruolo svolto da Charles L’Eplattenier, i primi soggiorni a Parigi e l’apprendistato dai Perret, ma soprattutto il viaggio attraverso l’Europa e l’Oriente a suggellare l’indissolubile legame con la tradizione del Grand Tour. Concentrarsi sugli anni della vera formazione di Le Corbusier, insomma sugli anni di un tal Charles-Edouard Jeanneret, che nasce il 6 ottobre 1887 a La Chaux-de-Fonds, e soprattutto sul suo rapporto con l’Italia risponde all’esigenza di approfondire una parte ad oggi non del tutto indagata della vicenda biografica dell’architetto svizzero.

€ 15,00


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