SUD Anno 1 Numero 1

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VENERDÌ 1 OTTOBRE 201 0

ECONOMIA

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La malapolitica regionale manda in fumo

8 miliardi di euro

Gli obiettivi del POR 2000/2006 non sono stati raggiunti

Carlo Lo Re

P

er la Sicilia il portato più dolente della lunga crisi regionale in corso è senza dubbio la paralisi economica. Sempre più gente precipita infatti sotto la soglia di povertà. Disoccupazione a due cifre, infrastrutture arretrate di decenni rispetto al resto d'Europa, microcriminalità asfissiante ed una cronica difficoltà da parte degli amministratori a spendere i cospicui fondi a disposizione. E proprio questa è la colpa più grave della classe politica meridionale: l'incapacità nei decenni di utilizzare l'oceano di denaro europeo a disposizione (non ancora per molto, sia chiaro) per sviluppare l'area più depressa del Continente. Incapacità, certo. Ma è ovvio che in taluni casi si va oltre, sfociando nella perversa volontà di incatenare il Sud ad un destino di sottosviluppo che garantisce fedeltà elettorale, manovalanza (di ogni tipo!) a bassissimo costo nella completa assenza di diritti, nonché un brodo di coltura utile alle varie Mafie che ammorbano il Paese. Perché oggi, dal Basso Lazio in giù, il popolo è in buona parte ridotto ad una massa di schiavi di fatto su cui malignamente regnano i satrapi eletti, anzi designati, dal simulacro di democrazia post 1989. E così anche l'allarme più elevato cade nell'indifferenza. Come quello, gravissimo, recentemente lanciato a Palermo dalla Cna siciliana sul fallimento di Agenda 2000, alla presenza dei commissari dell'Unione Europea e degli impermeabili rappresentanti del governo regionale e della programmazione. «Otto miliardi spesi, nessun obiettivo raggiunto», come ha amaramente constatato Mario Filippello, segretario regionale della confederazione degli artigiani, nonché e componente del Comitato di sorveglianza del Por 2000/2006. Andando più nello specifico, la cosa maggiormente preoccupante è il mancato raggiungimento degli obiettivi prefissati rispetto al Pil regionale (ormai in negativo, con l'unica eccezione della provincia di Ragusa, isola felice fino al 2009, ma ormai anch'essa in forte affanno), ai livelli di occupazione, alle infrastrutture ed allo sviluppo industriale. Sinistra faccia della medaglia è la crescita abnorme della spesa pubblica regionale. «In pratica – ha continuato Filippello - gli otto miliardi sono serviti soprattutto ad ingrassare la macchina della Regione e degli enti pubblici». Una indecenza che tutti i siciliani pagano ogni giorno sulla loro pelle. Quindi, per dirla con Lenin, che fare? «Di fronte alla certificazione del fallimento di Agenda 2000 nell'Isola - ha insistito Filippello serve un’immediata inversione di tendenza, perché solo puntando sulle Pmi possiamo creare sviluppo e occupazione». Una ricetta che i “cuochi” di questa cucina del diavolo che è ormai la Sicilia si passano di mano in mano da decenni senza nemmeno ancora essere riusciti a capire gli ingredienti da utilizzare. Sprecando miliardi di euro.

MEZZOGIORNO: l'economia, le interviste, le inchieste.

SEGUI TUTTO SU SUDPRESS.IT I FONDI DEL SUD FINISCONO AL NORD

I soldi destinati alle scuole del Sud finiscono al Nord. Si tratta delle risorse Fas destinate alla messa in sicurezza del patrimonio scolastico, 1 mld di euro che – secondo il Ministero dello Sviluppo Economico dovevano essere distribuiti così: 85% al sud e 15% al centro nord. Di questo denaro ad oggi sono state erogate due tranche: la prima di 226,4 mln per sostenere la ricostruzione degli edifici scolastici dell’Abruzzo, danneggiati dal sisma; la seconda, di 358,4 mln, sbloccata a maggio dal Cipe e pubblicata a metà settembre sulla Gazzetta Ufficiale. Contrariamente ai proclami, le otto regioni meridionali non ricevono affatto l’85% delle risorse: in questo secondo stralcio alle aree del sud vanno complessivamente 143,1 mln, molto meno del 50%. Giusto giusto è la Lombardia la regione che ha avuto di più, circa 50 milioni nonostante abbia edifici scolastici in ottime condizioni. Adesso dovrebbe essere convocato un nuovo tavolo tecnico, lo scopo sarebbe di stabilire come spartire circa 400milioni di euro già disponibili. E il sud nel frattempo aspetta quello che gli spetta. SMP

Lombardo ALLE

STRETTE

“Non è più possibile perdere tempo in chiacchiere, al di là degli accordi di partito e delle nuove alleanze, bisogna agire per incrementare lo sviluppo economico e per il bene delle imprese siciliane”. Questo in sintesi l’appello lanciato dal consiglio di Unioncamere Sicilia alla nuova giunta del presidente Raffaele Lombardo. Fra gli aspetti dell’economia regionale non più trascurabili, come spiega Giuseppe Pace, presidente Unioncamere, c’è la questione fondi: “prima di tutto è necessario dare più vigore alla spesa dei fondi Por dando così la possibilità agli imprenditori di partecipare ai bandi. Bisogna stare vicino alle aziende e a chi vuole investire”. C’è poi l’esigenza di colmare la carenza d’infrastrutture, infatti – aggiungono i nove presidenti delle Camere di commercio – “bisogna creare tutti i presupposti affinché le aziende non decidano di abbandonare la Sicilia. Piuttosto gli imprenditori, sia locali che nazionali o stranieri, devono guardare alla nostra regione come una terra dove conviene investire”. SMP

Inutile la Banca del Sud MEGLIO

GLI ISTITUTI LOCALI

«Non serve una Banca del Sud, serve al limite intensificare i depositi presso le piccole banche locali che sono giocoforza costrette a reinvestire nelle proprie vicinanze». Lo ha dichiarato a Sud Paolo Majolino, economista ed imprenditore, ideatore della Fondazione nazionale contro l'usura bancaria, in una intervista integralmente disponibile sul nostro sito Internet. Per Majolino, «le condizioni economiche del Meridione d'Italia sono sempre più precarie, basti guardare i dati più freschi sulla disoccupazione, ad esempio, che non lasciano speranza: quasi il 9% nazionale, che al Sud diventa il doppio ufficialmente ed il triplo di fatto. Sullo sfondo un'imprenditoria meridionale strangolata dal rapporto con gli istituti di credito, che spesso, lungi dal risolverli i problemi, ne sono parte essenziale». Soluzioni? Majolino non ha dubbi, occorre ripartire dall'agricoltura e dal turismo, «perché il territorio è l'unica cosa che la finanza internazionale non può delocalizzare». CLL

In arrivo 300 licenziamenti AI CANTIERI NAVALI DI TRAPANI I cantieri navali di Trapani hanno annunciato il taglio di circa 300 posti di lavori. È l'ennesima mina che rischia di far tracollare definitivamente la pace sociale in Sicilia, frutto di precise scelte da parte del governo centrale, ma anche dell'inesistente programmazione economica regionale. «Un'altra bomba sul mondo del lavoro isolano», ha commentato Salvatore Petrucci, segretario regionale dei Comunisti Italiani, per il quale «continua la desertificazione della nostra economia, già provatissima. Certo, il principale responsabile è l'esecutivo guidato da Silvio Berlusconi, impegnato nelle più audaci manovre di potere, che ci ha sottratto i fondi Fas, ma non si può dimenticare che il presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, è suo alleato ed in quanto tale non è in condizioni di condurre una seria vertenza contro Roma». La crisi dei cantieri navali non potrà purtroppo che produrre un effetto domino a Trapani, dove forte è l'indotto a loro legato. Si teme quindi che i posti a rischio possano alla fine essere ben più di 300. CLL

Termovalorizzatore di Bellolampo: IN

LIQUIDAZIONE LA PEA

Tramonta il progetto del termovalorizzatore di Bellolampo. L’assemblea dei soci di “Palermo Energia Ambiente”, accogliendo la proposta dei commissari straordinari di Amia, ha infatti approvato la messa in liquidazione della società, formata per il 52% da Falck, Actelios, Epc Sicilia, Emit Spa, Consorzio Asi e Safab e per il 48% da Amia, costituita appunto per la realizzazione dell’impianto di termovalorizzazione dei rifiuti a Bellolampo, vicino Palermo. Liquidatori sono stati nominati il presidente di Pea, Carmelo Tantillo, e, su indicazione di Amia, Carlo Dominici, docente di Economia e gestione delle imprese, vicepresidente del Banco di Sicilia e presidente della Fondazione Banco di Sicilia. La chiusura di Palermo Energia Ambiente, è un ulteriore passo sulla via del definitivo superamento del Piano regionale dei rifiuti voluto dall'ex presidente della Regione Siciliana Totò Cuffaro. Carlo Lo Re


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