Jesus Blues - Le Inchieste di XN 2

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STEFANO CAFAGGI

Jesus Blues Le inchieste di XN 2

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Questo libro è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, organizzazioni ed eventi sono frutto dell’immaginazione dell’autore o vengono usati in maniera fittizia. Qualsiasi somiglianza con persone reali, vive o defunte, è assolutamente casuale.

Copyright © 2014 Stefano Cafaggi Immagine di copertina di Stefano Cafaggi. ISBN: 1500703109 ISBN-13: 978-1500703103


Agli sconfitti, ai delusi e abbandonati senza meta tra troppe strade



1 Cani, Ricordi e Fotografie Gelida. Quella mattina di novembre premeva sulle finestre con rare gocce di pioggia appiccicose che rigavano faticosamente i vetri. Quando XN aprì gli occhi, stringeva tra le mani il foglietto di carta a quadretti, strappato di fretta da un block notes. Buttò la testa indietro fino a scontrarsi con lo schienale della poltrona: aveva dormito sulla scrivania. Ancora una volta. Era straordinariamente sobrio. Accartocciò il foglio di carta e lo lanciò tra le altre carte sul piano di lavoro: non possedeva più un posacenere dove bruciarlo. Smettere di fumare tempo prima gli era parsa una buona idea, si era impegnato per lei; per Laura che ora se ne era andata lasciando dietro di sé solo smozzicate parole su un foglio a quadretti. Massaggiandosi i gomiti doloranti, cercò di decifrare l'ora da quell'orologio deforme appeso alla parete, i danni collaterali del genio di Dalì: una patacca di cristallo satinato e metallo nero, che vorrebbe colare dal muro dove lancette spastiche ruotavano in un vuoto numerico. L'utilità di un orologio senza cifre sfuggiva alle più complesse speculazioni teoretiche di XN. Probabilmente dovevano essere le sette del mattino, la rara luce che filtrava dalle

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finestre, il rumore bianco del traffico esterno, annunciavano una triste mattina di fine autunno. Una mattina nella quale, la donna amata, come personaggio di canzonetta, se ne era andata. Scomparsa senza una valigia, ma in compagnia del cane. Un uomo tradito perfino dal quadrupede è un uomo senza speranze. A XN non rimaneva altro che contemplare le macerie di quanto gli era rimasto. Il suo appartamento completamente ristrutturato, pareti bianche, lampade cromate, cucina pulita come una sala operatoria e anche un monumentale televisore più piatto della programmazione nazionale. Rimpiangeva l'intonaco scrostato, i ragni negli angoli della libreria e soprattutto odiava il divano nuovo: un parallelepipedo nero e coriaceo. Avrebbe voluto affondare nel cuoio lacero dall'imbottitura sfondata del vecchio sofà. Tutto era andato. Perso per sempre. Grattandosi gli ultimi capelli abbarbicati al cranio, barcollò fino alla porta del bagno, non era più un cesso, era diventato un agglomerato di linde porcellane e tecnologie idrauliche; con tanto di porta in cristallo smerigliato. Nemmeno una porta da sbattere. Lo specchio gli propose l'uomo nuovo che era diventato: occhi limpidi senza venature alcoliche, pelle che aveva abbandonato il grigiore nicotinico. Un uomo in salute, costretto dentro giacca e camicia attillate, troppo alla moda per essere i vestiti di un essere umano che debba anche muoversi. Laura lo aveva trasformato in qualcosa o qualcuno che dalla sera precedente non aveva più nessun senso di esistere. Un appartamento deformato come l'uomo che l'abitava, nel tempo deforme di quell'orologio privo di numeri e prospettiva futura. Gettò la giacca a terra, slacciò la cintura e tentò di planare sulla tazza del cesso. Ma quella voce lo bloccò a mezz'aria: un animalesco cavernoso ruggito. E poi tutto esplose. Pioggia di cristallo sull'uomo sospeso con le braghe al ginocchio. Quella specie di latrato ancestrale divenne boato tra le candide porcellane. Una figura mostruosa aveva sfondato la porta a vetri. Un gigante dal

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ventre idropico insaccato in una tuta blu, brandiva una chiave inglese di exacaliburesche dimensioni. Un bestione senza collo, una testa anguriesca malamente coperta da un berretto di lana rossa. XN sedette sul cesso mentre il bestione non smetteva di sventolare l'attrezzo e urlava compulsivamente: - Dov'è? La chiave inglese infranse lo specchio. Altra pioggia di fortunose schegge su XN. Vetri che sbriciolavano il silenzio in sinistri gracchii sotto le suole degli stivali anfibi, un carrarmato. E ancora urla e quell'ossessivo “dov'è'”. XN riuscì proferire un flebile: - Dov'è chi? Crollarono anche le pareti della doccia, la rudimentale arma non perdonava nulla. Poi la doppia punta colpì lo sterno di XN, che si trovò seduto sul cesso, la schiena premuta contro la parete e il bestione davanti a lui, lo immobilizzava con la chiave, puntata al petto a mo' di spada pronta a spezzare lo sterno. Il gigante urlò un lungo quanto incomprensibile discorso in una lingua gutturale, solo alcune bestemmie erano intellegibili. La doppia punta dell'attrezzo lacerò prima la camicia e poi la pelle di XN, piccole chiazze di sangue affiorarono sulla stoffa. Tra un bercio e l'altro, divenne confusamente chiaro che l'individuo era alquanto adirato, cercava Laura: la sua fidanzata. XN non riusciva a parlare, soffocato dal dolore al petto, mosse le labbra senza produrre suoni, indicando l'attrezzo e il sangue. L'uomo bestia allentò la pressione. - Se ne è andata, non è più qui. Il volto paonazzo del bestione brillava nella pioggia di sudore che grondava da sotto il berretto di lana. - Lei è qui! - Non più, andata via, per sempre. Il gigante posò l'elefantiaco deretano sul bordo del lavandino. I due uomini ansimavano. - Lei è qui! - No. Andata. Via. 3


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Qualcosa inizio a scricchiolare, un flebile rumore che divenne tuono, il lavandino si staccò dal muro trascinando il gigante al suolo. Un terremoto biblico di calcinacci, pioggia di boccette e creme dagli scaffali. La bestia, la mano destra stretta alla chiave inglese, giaceva esanime a terra, un dinosauro sepolto dalla toilette. XN poté alzarsi, riportare i pantaloni allacciati in vita e, scavalcando quella specie di tricheco spiaggiato, ritornare nel soggiorno. XN vide se stesso: nelle lenti a specchio del Vampiro. La camicia a brandelli, il sangue che rigava il petto e il Vampiro che muoveva le labbra: - Bro, dovresti chiudere la porta, non sai chi potrebbe entrare. Hai un aspetto decisamente escrementizio. Dovresti farti una doccia. XN mosse il mento in direzione della porta del bagno. Le oscure lenti del Vampiro seguirono il movimento. Il Vampiro raggiunse la soglia del bagno. Guardò. - Non dovresti lasciare entrare elefanti nel bagno. - Sarà per la prossima volta. XN armeggiava con la moka, riempiva diligentemente il cestello di caffè, spianava e pressava col cucchiaino. Il Vampiro alle sue spalle: - Che hai intenzione di fare? - Il caffè - E l'elefante? - Cerca Laura. - Ah le meretrici... l'ho sempre detto: se proprio dev'essere da strada meglio la moto della donna.... Mentre il Vampiro blaterava di donne, amanti e le difficili convergenze della vita di coppia, il caffè ribolliva. XN posò due tazzine sul tavolo, versò il liquido nero e bollente. Seduti al tavolo della cucina, scomodi sgabelli da un metro e mezzo dai quali penzolare i piedi, i due si scrutavano in silenzio. In un frastuono di materiali inerti e rumorose bestemmie il bestione uscì barcollando dal bagno. Il Vampiro lo accolse con lo smagliante sorriso. - Mon amie, il caffè è pronto. 4


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Lo sguardo del bestione mostrava evidente assenza di attività cerebrale. Gli anfibi piegarono il parquet e il gigante prese posto su uno dei pericolanti sgabelli. I gomiti appoggiati al tavolo e la testa stritolata tra le mani, contemplava il flusso di caffè che abbandonava la moka per tuffarsi nella tazza. XN chiese: - Latte? Il capoccione ondeggiò dall'alto in basso, il latte venne versato. Il Vampiro poggiò una mano sulla spalla del bruto. - Mon amie, che cosa turba il tuo dolce animo? - Non mi chiamo monamì, sei un frocio? Io i froci li ammazzo, li odio. Il Vampiro scostò la mano dalla spalla del gigante. - Il tuo è un atteggiamento sospetto, tanto astio verso la diversità potrebbe celare un problema di omosessualità latente. A quel punto le spropositate mani liberarono il cocomeresco cranio, la mandibola del bestione si strinse in uno scricchiolio di denti, forse zanne. XN tentò di riportare la conversazione a toni da gentiluomini: - Non si preoccupi, nessuno la vuole offendere. Il mio amico è un umorista - Come il Zelig? - Già, tipo. Non ci sono froci qui, può stare tranquillo. Ora come mai è venuto a farmi questa cortese visita? Il cocomero poggiato sulle spalle dell'ippopotamo si spostava a destra e sinistra, guardava gli altri due uomini, era una di quelle persone incapaci di muovere gli occhi, di quelli che spostano tutta la testa. - Cerco la mia fidanzata. Laura. Le labbra di XN abbozzarono un sorriso. - Come le dicevo Laura se ne è andata, un paio di giorni fa. Non abita più qui. Il capoccione ricominciò a muoversi da destra a sinistra. Il Vampiro ruppe il silenzio:

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- Eh lo sapevo! Finalmente la mignotta si è tolta dalle palle. La tazzina del caffè venne sbriciolata dalle mani del bestione che, incurante del liquido bollente, frantumò con un pugno anche quella del Vampiro. XN avrebbe voluto rompere anche la sua: ormai detestava quel servizio da caffè, tazzine decorate con quadri pop, non le aveva scelte lui: - Signori, vi prego. Laura se ne è andata. E basta. Vi prego di astenervi dai commenti. Il cocomero tornò nella morsa delle mani, al sudore che grondava dal cappello di lana vennero mescolate gocce di caffè: - Laura è la mia fidanzata, da quindici anni. Dalla prima ginnasio. Il Vampiro, mal celando un certo stupore classista: - Lei ha frequentato il classico? - No, ho fatto la prima ginnasio. E allora? - E poi? - E poi basta. Allora? - È un traguardo. Il capoccione puntò il naso verso XN che allargò le mani in segno di pace dal Cielo. Il Vampiro infierì: - Di cosa si occupa lei? In cosa ha messo a disposizione tanto sudato studio? - Eh? XN guardò il cocomero smarrito: - Il mio amico le sta chiedendo qual è il suo lavoro - Idraulico. Il Vampiro trattenne una risata: - Lei non difetta certo del senso dell'umorismo - Tu sei frocio vero? - Ha fatto un eccellente lavoro nel bagno del nostro ospite. Poche settimane prima, mentre oziava con Laura sul nuovo scomodissimo divano a seduta lunga, XN aveva

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assistito in stato semicatatonico a un programma televisivo, nel quale venivano mostrate le prodezze di certi santoni indiani. Escludendo quelli che si passavano gomene nelle narici per pulirsi il naso, quelli che si stritolavano le gonadi con catene arrugginite e quelli che levitavano nell'aria, c'erano quelli che sostenevano di poter astrarsi dal proprio corpo e vedersi dal di fuori. Mentre la conversazione tra il Vampiro e l'ippopotamo vandalico proseguiva sull'antica e nobile arte dell'idraulica, XN sperimentò per un istante la scissione dello spirito. Vide se stesso seduto a quel tavolo, pesto di botte, contemplante tazzine da caffè in frantumi. Un appartamento che non era più il suo, era quello che aveva voluto Laura: vetro acciaio e detergenti. Vide se stesso come un uomo di mezza età, diruto e solo, capelli radi e ventre molle, al quale era stato portato via tutto: compresi il passato e il presente. Aveva vissuto in una bolla dorata scoppiata all'improvviso. Non c'era più nulla. Nessuno. Restavano un energumeno con cappello di lana e un tizio emaciato con gli occhiali da sole. Nemmeno il cane. Già il cane. Lo schianto dell'ultima tazzina da caffè e le schegge di porcellana che lo colpirono al sopracciglio destro, riportarono lo spirito di XN con doloroso impatto all'interno della carcassa corporea. Con un lamento quasi canino interruppe l'amabile conversazione degli altri due: - Anche il cane mi ha abbandonato. Perfino il cane. Calò il silenzio. XN immobile contemplava l'orologio a muro: la struttura informe di metallo fuso che pretendeva di imitare l'opera di baffuto pittore iberico, dalla quale era impossibile decifrare un orario ma innalzava il tenore estetico dell'ambiente, surrealismo superato dalla realtà. Osservò finché la mano enorme dell'idraulico planò, non senza una certa delicatezza, almeno nelle intenzioni, sulla sua spalla e lo costrinse a guardarlo in volto. Sotto un cespuglio di sopracciglia nere e una proboscide villosa, labbra schiumose tentavano di portargli umano conforto: - Amico, tu hai bisogno di una doccia, hai un aspetto schifoso.

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Il Vampiro approvò il consiglio: doveva rimettersi in sesto non poteva abbruttirsi a causa di un cane pulcioso e soprattutto di una donna. - Non ho più una doccia. - E che problema c'è? In un paio di giorni te la rifaccio io più bella, te la cavi con un cinquemila in contanti. L'idraulico frugò nelle tasche del giubbotto dalle quali estrasse un fascio di biglietti da visita, ne sfilò uno e lo mise nelle mani di XN. L'adresse mostrava uno spropositato rubinetto erto verso il cielo con due manopole alla base, un confuso groviglio di scritte sui servizi offerti e svariati numeri di telefono, su tutto trionfava la scritta in oro “DrimTiub.com” XN rigirò il biglietto tra le dita, mentre il Vampiro tratteneva un attacco isterico di risate, mormorò: - Drimtiub dot com. L'idraulico spalancò le fauci in quello che doveva essere un sorriso compiaciuto. - È inglese, internet: il futuro. Il tubo dei sogni. È marketing. Mi fa fare il grande salto, i soldi veri, le donne sbrodano. - Bro: U R a fucking genius. Quest'affermazione del Vampiro venne accolta dalle fauci dell'idraulico con un grugnito e indistinte locuzioni contro il prosperare degli omosessuali. Dopo una maschia quanto vigorosa strizzata ai genitali, l'ippopotamo esperto di tubi lasciò l'appartamento lanciando una sorta di anatema: - E se vedi la mia donna, squillami: è mia. - Spero di poter essere il vostro testimone di nozze. Il portoncino dell'ingresso venne chiuso con un boato e lamenti di cardini. XN rimase solo a contemplare le lenti a specchio del Vampiro, vedeva se stesso deformato nella curvatura dei cristalli, forse non era un effetto ottico: era realmente un uomo deforme. Le labbra del giovin scrittore, il Vampiro, Andrea Brembelli, andavano su e giù senza 8


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produrre suoni. L'uomo parlava, XN non ascoltava, tutte quelle botte lo avevano ridotto a un audioleso: no, lentamente, inesorabilmente, la voce sibilante dello scrittore arrivò alle orecchie. Non capiva quale fosse l'argomento, le orecchie del vampiro divampavano di iracondi rossori, alcune parole comprensibili: cazzo, lavoro, libro, soldi, merda, devi tutto a me, scadenze, contratto, vendite. Epifania e memoria involontaria, ricordò tutto: aveva un appuntamento con il vampiro, dovevano iniziare l'editing del quarto libro di sicuro successo del giovin scrittore. Doveva il recente benessere economico al fulgido dirompente successo del terzo romanzo dello scrittore: Sesta: il delirio dell'impurità. Sotto l'effetto stupefacente dell'imprevedibile scalata delle classifiche, sfornava manoscritti in catena di montaggio: XN aveva lavoro assicurato per anni. Sfrondando a sciabolate di penna rossa storie grondanti sangue, insaziabili giovinette maggiorate, laidi lupi mannari, pipistrelli assassini, vampiri eroicamente superdotati. Doveva ultimare la revisione del capolavoro: Sette: la Misura del Diavolo. Il Vampiro era furente, il mondo aspettava l'opera, i lettori erano in ansia e XN sprecava tempo prezioso intrattenendo personaggi di dubbio gusto. - Dovresti pensare al mio capolavoro, invece di cazzeggiare con gli amici, ma che genti frequenti? - Me lo chiedo spesso. Disse XN distogliendo lo sguardo dalle lenti a specchio, voltando le spalle all'altro, raccogliendo frantumi di ceramica e resti di caffè, gettando tutto nel cestino dei rifiuti, violando senza ritegno i dogmi della raccolta differenziata. - Ma si può sapere che cosa ti prende? Siamo in alto, siamo in vetta, siamo famosi, siamo ricchi. - Sei in cinquantaquattresima posizione dei libri più venduti, sei quasi famoso e ricco lo eri già. - Non è il momento per l'invidia, per sminuire i miei successi, sminuisci se ti fa sentire meglio, sono 9


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superiore, ma tutto questo lo devi a me! Non voglio rinfacciare nulla, ma guardiamoci negli occhi: cosa saresti senza di me? - Un uomo felice? - Ma di che cazzo stiamo parlando? XN ciabattò come un vecchio gottoso fino alla scrivania, sedette sulla poltrona basculante, guardò il soffitto in cerca di un ventilatore rimosso anni prima, reso desueto dall'aria condizionata. - Stiamo parlando di Laura che se ne è andata, si è portata via anche il cane. - Ma questa è una grande notizia! Questa è la cosa migliore che potesse capitarti! Ti sei liberato di una puttana e del pulcioso in un colpo solo. - Stiamo parlando che non me ne frega un cazzo dei tuoi libri per ritardati mentali. - Tu vaneggi – sono offeso e me la pagherai – ma ora sei depresso, solo e depresso, è pieno di mignotte fuori di qui, ne troviamo un'altra, non è un problema, ora potremmo parlare del capolavoro? - Era incinta di otto mesi, se ne è andata con il cane. - In che senso? - In quale senso potrebbe essere? - Ma le puttane quando smettono di lavorare ingrassano in maniera spropositata, voleva solo ricattarti. - Sei un amico. - Chi altro se no? La pallida mano del Vampiro strinse la spalla di XN, lo cullò lentamente sulla poltrona basculante. - Pensi veramente che i miei libri siano “per ritardati mentali”? - Sì. - Mi ferisci. - Sopravvivrai. - Sono un uomo forte, ma tu?

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- Io no. - Hai intenzione di guardare il soffitto per sempre? Potresti anche... non so... fare qualcosa... hai tre giorni per finire il lavoro, l'editore mi ammazza, tu devi reagire, è solo una puttana - Non è una puttana, ballava solo. - Non puoi credere a tutto.... comunque devi reagire, nuovi orizzonti, nuova vita. Fai qualcosa cazzo!?!? Il Vampiro spinse la poltrona contro la scrivania, le costole di XN andarono a sbattere contro il piano di legno, massello, un dolore atroce. Tra le lacrime vide l'impermeabile di pelle nera scomparire in fondo alla stanza. Il suo unico amico era andato, anche il suo unico amico l'aveva picchiato. Un mondo schifoso, tutti lo odiavano, era solo, solo, solo e.... il Vampiro aveva ragione. Doveva reagire. Era solo una donna. Solo un cane randagio. Solo una donna incinta di otto mesi. Solo la madre del suo primo figlio. Il Vampiro aveva ragione. Chiuse gli occhi, stritolò il naso tra il pollice e l'indice. Con dolore e sforzo titanico recuperò la posizione eretta. Camminò fino a raggiungere il frigorifero che abbracciò e spostò. Dietro il gelido elettrodomestico: la cassaforte a muro, conservava ancora le armi per affrontare un momento come quello, avrebbe reagito, era un uomo. Dalla cassaforte estrasse un cartoccio di carta bianca patinata, spiegazzata. Aprì la carta. La distese sul tavolo stirandola con i palmi delle mani: ADDIO, gli occhi e il sorriso di Enrico, il poster era malconcio ma integro nel suo valore morale. Il poster conteneva una bottiglia di Longstastiker single malt invecchiato venticinque anni, duecento euro la bottiglia; tre pacchetti di sigarette da intellettuale esistenzialista. XN strappò dalla parete l'inutile orologio grondante sul muro per gettarlo sul pavimento, la struttura metallica andò a piantarsi come lama nel parquet. Appese l'effige di Enrico sulla parete. Stappò la bottiglia, portò una sigaretta alle labbra. Quanto tempo era passato? Tre, quattro o forse cinque anni? Non aveva importanza. Il 11


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tempo era fermo, spiaccicato al suolo, piantato nel legno. Tutto tornava come avrebbe dovuto sempre essere. Enrico alla parete. Sulla scrivania, le fotografie di Anna, la moglie morta, e quella di Laura: la compagna fuggita. Quando tutto finisce, quando tutto è andato per sempre, rimangono solo fotografie e ricordi sbiaditi. Le memorie migliori, quello che vuoi ricordare. Il lampo dell'accendino, vampata di fumo, sapore di tabacco in gola, sensazioni perdute, emozioni di ammoniaca e catrame. L'alcol che brucia la gola, si mescola al fumo. Emozioni di molto tempo prima. Sullo schermo del televisore un uomo untuoso, forfora sulle spalle della giacca scura, elogia il genio di pittori ignoti: capolavori per pareti di pizzerie provinciali. Il primo mozzicone di sigaretta viene spento con un impercettibile sfrigolio nell'intonso posacenere di cristallo. Il venditore promette bellezza nel focolare domestico. Un altro sorso dalla bottiglia, altra vampata di fumo. I ricordi migliori: il sorriso di Anna, le giornate tra i libri, le serate a discutere di postmodernismo e l'utile inutilità della letteratura. Tele che elevano lo spirito, quadri per scorgere un nuovo mondo. La serata perfetta con Laura, il finto pub con le pinte di birra da quaranta centilitri, la luce soffusa, XN e Laura che parlano di nulla, gli occhi che si scrutano, mani nervose che si cercano sul piano del tavolo. In fondo al locale un gruppo che suona vecchie canzoni, you can't always get what you want. Le mani che s’intrecciano, appoggiati fronte sulla fronte, parole che si rincorrono, Mrs. Robinson, sono troppo vecchio per te, sono un fallito, non posso entrare in questa cosa, Nowhere man, l'età non conta, conta quello che credo di provare per te, growin' up, le labbra si sfiorano, i capelli soffici di Laura, quasi ricci, bicchieri di birra non bevuti, gli occhi grandi e scuri, un abisso in cui perdersi: il primo bacio. Dopo molti, troppi, anni. XN è un ragazzino spaventato, non è più così vecchio, la vita concede una seconda chance. Road to Nowhere. Temeva un disastro di denti scheggiati e labbra sanguinanti, era precipitato in un ignoto indefinibile nel

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quale voleva continuare a sprofondare. Conosceva da sempre quelle labbra, conosceva da sempre Laura. Teach Your Children. Un bacio e la vita cambia, l'appartamento maleodorante, trasudante rimpianti e ricordi di sconfitte, viene trasformato da quella donna esile e sorridente in uno luogo umano, da un certo stile DDR 1974 viene catapultato nel felice patinato presente dei vincitori. Laura non balla più, lui non beve e non fuma, sono felici. È felice solo lui? Lei diventa enorme, lei aspetta un bambino. Com'è successo? Lei ride. Lui deve vendere la Jaguar Cabriolet? Non ancora, c'è tempo. Sono felici. Lei è felice. Don't Look back in Anger. Laura se ne è andata, lui è solo, solo, solo. Ancora una volta. Solo per sempre. Ora hai un motivo per essere infelice, hai la scusa per bere e fumare. Hai la scusa per tornare a ciò che conosci meglio, al tuo vero talento: autodistruggerti. L'incrocio tra mietitrebbia e donna obesa su sfondo di oceano rosa è un quadro di indubbia profondità, darà un tocco di originalità al vostro soggiorno. Is There Anybody Out There? La bottiglia vuota abbandonò la mano in coma etilico di XN e rotolò sul parquet imboccando la porta lasciata aperta dal Vampiro, precipitando rovinosamente nella rampa delle scale. XN giaceva sul divano, in un sonno che altro non era se non l'immagine di una speranza di morte. With or Without You.

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INDICE 1 Cani, Ricordi e Fotografie.....................................................1

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STEFANO CAFAGGI Stefano Cafaggi nasce a Genova nel 1970, vive praticamente da sempre tra Milano e provincia. Il primo romanzo pubblicato è Senza Ritorno, Robin Edizioni, del quale Jesus Blues è più o meno il seguito. Tra i due libri dedicati a XN, scrive i romanzi Sangue al Cuore e Centosette. Web: www.fragmenta.it Mail: stefano.cafaggi@libero.it Ringrazia ancora una volta il manipoli di lettori tendenzialmente volontari che, un’altra volta, lo hanno confortato e consigliato durante la stesura di Jesus Blues: Martina, Fabrizio, Fabio, Brizius, Claudio e Ivo.

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