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Sport Life L’esordio di Arnold

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Arnold sul ring durante il match con il bosniaco Dragan Dragujevic, seguito all'angolo dal maestro Cristian Castellacci

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L’esordio diArnold

LUCA TRAMONTIN

Esordio da professionista di:

· un immigrato; · un atleta della Pugilistica Rodigina; · una persona corretta sul ring e fuori; · uno che potrebbe lamentarsi dalla mattina alla sera e non lo fa mai; · un attore/atleta di SPORT CRIME stagione 1; · un attore/atleta di SPORT CRIME stagione 2; · un tizio che adesso tutti applaudono ma all’inizio hanno allenato in pochi; · un musulmano osservante e rispettoso degli altri al punto di scherzare sul salame E ha anche vinto. In pratica Arnold (ovviamente un soprannome, il suo nome vero è Traoré Beh Alassane n.d.r.) ha negato ogni possibilità di trovare un difetto alla giornata del 31 ottobre al Salone del grano di Rovigo. Sarebbe troppo facile salire in barca (come ha fatto lui per lasciarsi alle spalle la guerra civile in Costa d’Avorio), urlare a favore di un tipo di integrazione, dei nostri sport e del nostro Veneto, meglio ‘fare un giro’ virtuale e sottolineare quello che non è stato palese e trionfante in uno scenario atletico, umano e di fair play da portare a eterno vanto. Parlerei anche di un fight team bosniaco che ha portato atleti fortissimi, colore, agonismo e disponibilità a fare gli straordinari, mi riferisco a varie parti di fiction che (visto che non c’era niente da fare...) sono state richieste ed eseguite con un senso di squadra e di sport che insegna. Corretto, dicevamo: pronto a scusarsi sinceramente e non solo tatticamente quando ha colpito basso, umile nella strategia di attesa e attacco e soprattutto tifoso dei suoi compagni di team quando sul ring c’erano gli altri. Netta abolizione delle origini, dei livelli, di tutto quello che divide. Mi sbilancio a favore di una specie di razzismo contributivo: credo sia da discriminare chi scrocca, chi approfitta, chi potrebbe contribuire e non lo fa. So a cosa vado incontro. La vittoria di Arnold ha e avrà un ricasco locale, lavora, paga le tasse, se guadagnerà abbastanza da vivere di boxe restituirà al suo club. Per il momento paga tasse, aiuta, contribuisce. Al suo esordio a bordo ring c’era anche un regista di documentari e fiction, che ha investito soldi e tempo appena saputa (solo qualche giorno prima, al bar) la storia di Arnold. Cristiano Castellacci, Enrico Pizzardo e Carlo Brancalion, da maestri attenti ai loro atleti, ma anche all’atmosfera circostante e a tutto quello che può portare visibilità sana alla società, hanno spiegato ai loro ragazzi che stava lavorando anche lui (si chiama Andrea Sartori) e che quindi avrebbe fatto parte della squadra quotidiana. Sartori ha chiuso la sua prima giornata di boxe sudato e stremato, lo «mandavamo» dalle fasciature ai giudici, dall’incontro

vero alla fiction. E alla fine, quando aveva tutto il diritto di volare via (come fa il 99% degli operatori tele-cinema), ha voluto fermarsi per assorbire meglio l’esperienza. Ovviamente a cena c’erano anche gli avversari, e – stravaccati nella storica palestra di Viale Trieste 143 della Pugilistica Rodigina - anche atleti che si erano presi a legnate poche ore prima. A noi sembra naturale, pensa se tutto il mondo sapesse confinare le ostilità in quel modo. Un fisico e un viso da cinema – come del resto Efe Osamwonyi, l’altro afrorovigoto che Arnold e tutto il team ha tifato – spiegando quanto la boxe sia uno sport di squadra che ne manda in campo solo uno alla volta. Eppure quando gli chiedi di rifare una scena ringrazia, con l’accento afro-veneto.

Chi è Arnold?

Nome: Traoré Beh Alassane Data di nascita: 13 agosto 1992 Luogo di nascita: Abidjan (Costa d’Avorio) Altezza: 182 cm Peso: 79 kg

Hassan è il quarto fratello di sei: 5 maschi e una femmina. A 23 anni decide di venire in Italia per cercare una nuova strada e aiutare la famiglia (la mamma Djara e il papà Chiaka, oltre ai fratelli). Quando arriva a Rovigo trova subito un lavoro: partecipa alla raccolta di pere, mele, aglio... Si ricorda bene la fatica di intere giornate fuori nei campi dalle sei del mattino alle sei di sera raggiungendo in bici il posto di lavoro. Hassan non ha la macchina: si sposta sempre in bici, qualsiasi sia il meteo e qualsiasi sia la distanza da percorrere. Appena arrivato a Rovigo trascorre due anni in Cooperativa: prima in Galleria Balotti e poi sul Corso del Popolo fino al 2019. La vita in cooperativa non è facile. Si deve adattare a tante regole e a spazi personali ristretti: condivide la casa con tanti ragazzi provenienti dai vari stati dell’Africa come Nigeria e Gambia. All’inizio Hassan non conosce l’italiano: frequenta la scuola serale CPIA per imparare la lingua e potersi integrare al meglio. Conosce la Pugilistica Rodigina per caso, grazie a un ragazzo della cooperativa che lo porta a provare. Arnold si interessava già alla boxe, seguiva gli incontri del suo pugile preferito Mike Tyson ma ha sempre giocato a calcio, come i suoi fratelli. L’amore per la boxe è cresciuto piano piano, allenamento dopo allenamento, fino a portarlo dove è ora. La palestra di Viale Trieste 143 è diventata per lui una seconda casa. I maestri sono riusciti, grazie ai loro valori e ai valori della Noble Art, a creare un clima di aiuto e sostegno reciproco, dove tutti sono accolti e accettati. Hassan riesce a costruire rapporti importanti che coltiva anche al di fuori della palestra, sia con gli atleti che con i maestri. Grazie a Cristiano Castellacci trova anche lavoro e ora fa l’elettricista in un’impresa edile. Hassan è accolto da tutti come parte della famiglia, non solo della grande famiglia che è la Pugilistica ma anche le singole famiglie fuori dalle 16 corde.