Bollettino 2001

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CLUB ALPINO ITALIANO Sezione del Valdarno Inferiore “Giacomo Toni” FUCECCHIO (Firenze) - Piazza Vittorio Veneto, 4 Bollettino d’informazione interno della sezione, destinato esclusivamente ai soci

Gennaio - Dicembre 2001


GESTIONI PATRIMONIALI RASBANK IN FONDI Massima diversificazione dell'investimento Elevata professionalità della gestione

Cosa sono le Gestioni Patrimoniali RASBANK in Fondi Geslioni di polrimoni efondi comuni di Inveslimento: dal loro obbinomentolono note le Gellionl Potrimonioli RASBANK In Fondi, che (Onlenlono di ortenere un servizio personolizzolo, com'è proprio delle geslioni polrimonioll, ma rivolto esclusivamente ai londl comuni del Gruppo RAS.

Perché le Gestioni RASBANK Lo diversificozione dell'Investimento raggiunge livelli elevoli con le Gestioni Polrimoninli Rosbonk in Fondi, (helnveslono in quole di londl dello locletò di geslione RAS ASSET MANAGEMENT SGR S.p.A., distribuiti do DIVAL RAS Servizi Flnnnziori Sim. Èuno vasto gommo di fondi operonti do mDiii onni (on successo lui mercoliobbllgozionori ed azionari di tullo Il mondo. Grazie alle Gestioni Potrimonioli RASBANK In Fondi, lulli quesli mercotlelurte le migliori opportunità sono oportato di mano. BOlto (ompilore un semplice modulo e(onlerire· ortroverso iPromolori FInanziari DIVAL RAS Servizi Finanziari Sim· un mondoto di geslione oRosbonk, porolmeno SO.OOO Euro.

I~RASBANK

GRUPPO

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Empoli - Via Spartaco Lavagnini, 40 - Tel. 0571.78482 Promotori Finanziari: Ancillotti Alessandro - Maffei Francesco Marrucci Paolo - Stricchi Francesco - Vezzosi Roberto Viti Veronica - Voi pini Eolo


S O M M A R I O Il nuovo giornalino (Marco Guiducci) .................................................. 3 Foto di gruppo (Vittorio Santini)........................................................... 4 La Montagna dietro la casa (Francesco Mantelli) ................................ 6 Elenco materiae alpinistico ................................................................... 9 Cinque giorni un’estate (Luca Ciolli) ................................................. 10 Dal deserto del Saharaui alla foresta dell’Acquerino (Vittorio Santini) ........................................ 13 Ombra (un racconto di Marco Boldrini) ............................................. 14 Nozze d’oro......................................................................................... 18 Soldi senza gambe (un racconto di Marco Boldrini) .......................... 19 La strana Luce degli Speleo (Maria Emanuela Aiazzi e Andrea Lusini)................................................................................ 22 Dolomiti 2000: Civetta (Marco Guiducci) ......................................... 24 L’Alighieri e le Apuane (Vittorio Santini) ........................................... 27 Forme delle Isole Eolie (Francesco Mantelli ..................................... 28 Escursionismo per il nuovo anno (Vittorio Santini) ............................ 30 Gruppi e guide escursionistiche locali .......................................... 31 Programma gite 2001. ................................................................... 32 In copertina: foto di gruppo. Partenza per la gita al Monte Civetta; sullo sfondo il Monte Pelmo (foto Claudia Vichi).

A questo numero hanno collaborato con foto o testi (in ordine alfabetico): Marco Boldrini, Luca Ciolli, Marco Guiducci, Andrea Lusini e Maria Emanuela Aiazzi, Francesco Mantelli, Alessandro Mariotti, Vittorio Santini, Claudia Vichi. 1


TESSERAMENTO 2000 Le quote per l’anno 2001 sono uguali a quelle del 2000:

Soci Ordinari £. 57.000 Soci Familiari £. 27.000 Soci Giovani (nati nel 1984 e seguenti) £. 20.000 Al 31 dicembre 1999 gli iscritti erano 244, così ripartiti: 154 soci ordinari, 66 familiari e 24 giovani.

Si ricorda che l’iscrizione al CAI: - dà diritto a ricevere “La Rivista” e “Lo Scarpone” (solo ai soci ordinari); - copre con un’assicurazione le spese d’intervento delle squadre di soccorso alpino e dell’elicottero in caso di incidente in montagna; - consente (esibendo la tessera col bollino) di ottenere priorità di accoglienza e particolari condizioni di sconto nei rifugi del C.A.I.; - permette di acquistare a prezzi agevolati le pubblicazioni del C.A.I. e del TCI; - dà diritto a partecipare a tutte le iniziative della Sezione con particolari agevolazioni.

Si invitano i Soci a rinnovare l’iscrizione entro il 31 marzo 2001 per la continuità della copertura assicurativa. L’iscrizione per il 2001 è valida fino al 31 marzo 2002. Ulteriori informazioni si possono avere in sede il venerdì dopo le 21,30 2


Il nuovo giornalino di Marco Guiducci merose attività. Per quanto riguarda le gite, il programma è molto fitto ed è ben presentato da Vittorio, che da tempo si occupa di guidare il gruppo incaricato di formulare il calendario delle escursioni. Invece per le attività più prettamente alpinistiche, il prossimo anno ci sarà il corso di introduzione all’alpinismo. È già pronto il calendario del corso e, finalmente dopo diversi anni, è stata inserita una gita, quella finale, lontano dalle nostre montagne: Marmolada! *** Il 2001 sarà inoltre l’anno delle elezioni. Il nuovo statuto della Sezione non è ancora pronto, quindi si voterà con le consuete regole. La data delle votazioni è prevista per febbraio e la Commissione elettorale è già al lavoro per formulare la lista dei candidati. Come sempre i soci aventi diritto di voto riceveranno la scheda elettorale a domicilio. *** Chiudo queste brevi note augurando, a nome di tutto il Consiglio direttivo della Sezione, buone feste e felice anno nuovo.

Sono passati pochi mesi dall’uscita dell’ultimo giornalino e quello che avete ora tra le mani non è in anticipo! Era l’altro che era in ritardo, e non di poco. Questo arriva finalmente sotto Natale, permettendo di portare a conoscenza il programma delle gite sociali del nuovo anno in tempo utile. Oltre al programma potrete trovare le storie ed i racconti e le immagini, frutto della fantasia e degli obiettivi fotografici dei nostri soci. A questo riguardo rinnovo ancora a tutti l’invito a collaborare a questo nostro appuntamento con la carta stampata: si può contribuite in tanti modi. Con materiale inedito come racconti, resoconti di gite, fotografie, articoli “tecnici”, oppure partecipando alla realizzazione, mettendo a disposizione gli strumenti informatici necessari e la manualità per gestirli. Inoltre, forse più importante di tutti, occorre trovare sempre nuovi sponsor disposti a finanziare queste nostre pagine, semplici ma immediate e testimoni delle varie componenti presenti nella Sezione. Per il prossimo anno sono previste nu-

Il Presidente

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Foto di gruppo di Vittorio Santini rientrasse già più fra i valori dell’alpinismo, rimaneva la competizione, non con gli altri, ma sicuramente con se stessi. La sfida con le proprie capacità era ancora una molla determinante. In quella fase importava allora documentare dove si era stati e dove non si era potuti arrivare, cosa si era visto e cosa si sarebbe voluto vedere. Man mano che passa il tempo, quello individuale, e che le energie diminuiscono, si prende ad apprezzare progressivamente ulteriori aspetti, sia intellettuali che fisici, sia mentali che corporei, ma sicuramente più variegati che nella prima giovinezza. Oggi, con i miei coetanei, ci accorgiamo di andare in montagna per tutt’altri motivi da quelli di allora: per ritrovare un equilibrio con se stessi e con gli altri che non si riesce a mantenere nel resto della settimana o dell’anno; per il bisogno, che è in ognuno di noi, di godere di una certa dose di bellezza, e che si può trovare

Guardo le foto scattate in occasione dell’ultima gita e mi sorprendo. Per venti anni ho fotografato solo paesaggi e panorami evitando accuratamente ogni presenza umana che potesse snaturare l’ambiente. Nelle foto di oggi compaiono invece solo gli amici e le amiche con cui sono stati condivisi i tre giorni di fatiche, disagi, allegria e piacevoli emozioni. Se non fosse per la vista degli zaini non si capirebbe neppure dove eravamo. Sulle Dolomiti, per la cronaca, dalle parti del Monte Civetta, dodici persone in tutto. Allestisco un piccolo album e cerco di capire perché l’occhio di oggi osserva cose che l’occhio di ieri non vedeva. A venti anni forse, quando le energie fisiche, reali o immaginarie sono al massimo, andavo in montagna prevalentemente per salire in cima, per collezionare vette, per aumentare il totale personale dei dislivelli superati. Per quanto il mito della conquista della vetta non Ultimo ristoro prima della discesa alla macchina.

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Senza parole.

prie grandi doti. Isa che sprizza da tutti pori un entusiasmo biologico e viscerale. Claudia dallo sguardo dolce e premurosa di attenzioni per Marco. Maria che potrebbe salire su qualunque montagna, purché gli si conceda qualche giorno al mare. Elisabetta, che forse non suda neppure, ed arriva sul Civetta con la grazia di una fotomodella appena uscita di boutique. Mario che è riuscito a parlare in sardo con un siciliano, in spagnolo con un francese e con lo zaino quando è rimasto solo. Aldo che vuol dedicare alla figlia la salita su questa montagna. Cesare, intelligente e misurato in tutto fuorché nella sua magrezza e nel suo appetito. Marco, che gravato dalla organizzazione di tutta la gita e dal peso di uno zaino enorme, si rilassa solamente tra le braccia di Claudia. Giancarlo, forte e costante, che sale con la naturalezza di chi ha abitudine alla fatica. Sono stati giorni bellissimi, vissuti senza eccessi ma intensamente, con una partecipazione che direi corale. Grazie a tutti, dunque. Ci vediamo alla prossima.

nella vista di un panorama come nella contemplazione di un’opera d’arte. Per la necessità di disintossicarsi dall’inquinamento da rumore, da fumo, da burocrazia e ricaricarsi di una nuova dose di tolleranza. Per il bisogno di solitudine o viceversa per trovarsi in compagnia di esseri umani con cui si condividono aspirazioni e sogni. Ecco dunque perché, con questa diversa attenzione alle persone, anche le foto colgono come in questi tre giorni assieme, mi sia stata concessa una piccola intrusione nella intimità di ognuno degli amici. Credo infatti che al di là della coinvolgente scenografia del paesaggio dolomitico, la cosa più attraente della gita sia stata proprio questa atmosfera partecipativa di ognuno alle cose di tutti quasi da adolescenti in vacanza alla colonia parrocchiale estiva. Osservo le foto e rivivo gli stati d’animo di quei momenti: Anna che ammira il panorama con il rammarico di non avere con se le proprie figlie a partecipare a tanta bellezza. Laura dal carattere talvolta irascibile che in montagna trova modo di dare risalto alle pro-

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La montagna dietro la casa di Francesco Mantelli dove finiscono le piante, dove termina l’orto. Potrei incamminarmi da qui, già da subito. Nel silenzio e nel caldo di un pomeriggio estivo, interrotto solo dal ronzio degli insetti, il sole alto nel cielo, accende i colori dei fiori, fino lassù dove le ultime ginestre portano il loro giallo intenso a smarrirsi progressivamente nelle rocce frantumate e aride, nei primi conoidi di detriti scuri. Osservo lassù il confine fra le terre mediterranee dove in basso ancora profumano il rosmarino e l’elicriso e la montagna di detriti impercorribili, di friabili e rotte creste rocciose, montagna scura, quasi minacciosa. Non vedo da qui tracce di sentieri, non vedo presenze lassù in alto, solo colori di cielo e di rocce. Da qui posso disegnare qualsiasi itinerario, percorrere qualunque spazio del-

Ho ripetuto, da decenni, il sogno di montagne che si originano poco oltre queste colline di Valdelsa. È l’antico desiderio, per me irrealizzabile, di uscire di casa un mattino e iniziare salire. Forse perché le montagne sono sempre state lontane: le Apuane e gli Appennini, in giovanissima età, teoria di cime irraggiungibili che biancheggiavano d’inverno ben al di là delle nostre colline e in seguito le Alpi, non proprio vicine. Il desiderio infine delle alte montagne della Terra, sempre lontanissime, anche se qualche volta raggiunte. Apparentemente potrebbe essere l’immagine di una montagna in qualche zona remota della terra, di altezza indefinibile, se non ci soffermassimo ad osservarla al di là di quegli olivi e quei cipressi. Si, è sorprendente, ma la montagna inizia proprio qui, Lo Stromboli, m. 924 (foto Francesco Mantelli)

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Nubi e maltempo sulla cima dello Stromboli (foto Francesco Mantelli)

bombano ogni tanto sotto un cielo fattosi completamente limpido, illuminato dalla luna appena sorta. Una lunga cresta di rocce scure, detrito di rocce piroclastiche, costituisce la cresta sommitale che termina su un punto a quota 914 metri. Non siamo su una grande montagna, quasi 1000 metri di dislivello qui si fanno in fretta, solo una passeggiata con le necessarie attenzioni e l’adatto abbigliamento; la differenza con le grandi montagne è evidente nel piacere di respirare un’aria ancora densa di ossigeno. Ma la piccola montagna su cui siamo ora adagiati, affacciati verso un profondo vallone, è una montagna viva. Quei tuoni erano le esplosioni del vulcano e solo ora che è notte la montagna si accende e mostra proprio sotto di noi, ad intervalli quasi regolari, gli schizzi di fuoco. No, non è così frequente percorre una montagna in formazione. Dimentichi dei tempi geologici e così abituati ai nostri e all’apparente immobilità dei ri-

la montagna, avventurarmi per percorsi irrealizzabili, farmi trascinare dagli spazi infiniti che solo la non conoscenza e il non possesso concedono. Domani comunque andrò a rompere l’incantesimo. Le previsioni del tempo non sono buone: all’inizio di giugno, anche se l’estate sembra giunta su queste terre del sud, la montagna può rendersi impraticabile per il maltempo. Così per gran parte della giornata scruto il cielo: abbiamo solo questa sera per salire, domani dobbiamo partire. Nubi strane disegnano l’azzurro, ma rimangono in alto; la cima è sempre sgombra. Nel tardo pomeriggio si parte superando la fascia arborea attraverso un sentiero che sprofonda nella vegetazione, fino a che questa si fa più bassa, lascia spazio alle ginestre, poi alle ultime erbe e infine solo alle rocce e alle sabbie. Il sentiero percorre ora una cresta che scoscende per quasi 700 metri sul mare; il sole è al tramonto mentre cupi tuoni rim-

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lievi della terra, forse non riusciamo a vedere come la montagna cresce con il ricadere delle pietre incandescenti che a lungo riescono ad illuminare il bordo del cratere, o con l’effusione talvolta di magma, quelle recenti colte effusive su cui poco fa ci siamo innalzati. Non sembra neppure di essere su una cima di una montagna che, se presenta il punto piÚ elevato sul livello del mare

a quota 924 m (Cima dei Vancori), si eleva dal fondo marino per 2400 metri. Facciamo infine fatica a capire che solo in 200.000 anni lo Stromboli è nato da queste acque, in un tempo brevissimo considerati i 4600 milioni di anni di vita della nostra terra. Solo per una fortunata casualità due tipi di esistenza si sono incontrati.

Il cratere sommitale dello Stromboli, 10 giugno 2000 (foto Francesco Mantelli)

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Aggiornamento della dotazione di attrezzatura della nostra Sezione e relativo costo di noleggio: tipo altimetri caschi chiodi corde intere corde mezze corpi morti discensori duplicatore diapositive fittoni imbraghi kit completi da ferrata martello moschettoni sciolti piccozze da escursionismo martelli piccozza piccozze modulari racchette da neve radio UHF ramponi ramponi attocco rapido scarpette da arrampicata tenda

n° 1 11 5 6 6 2 2 1 8 10 10 1 23 11 2 2 2 4 10 1 5 1

lire 5500 3500 * * * 2500 1500 5500 2500 3500 3500 2500 1000 2500 2500 2500 3500 * 3500 3500 4000 15000

* Attrezzatura per le attività della Sezione. Il Consiglio si riserva di modificare le quote di noleggio in qualsiasi momento. REGOLAMENTO Il materiale verrà dato in prestito a tutti i soci CAI con bollino valido per l’anno in corso. Sono concessi in prestito tutti i materiali sopra elencati escluse corde, chiodi e radio che saranno utilizzate per attività sezionali. Il prestito avrà la durata di una settimana; per prestiti più lunghi si pagherà in proporzione. Al momento del prelevamento del materiale, dovrà essere compilata la scheda, scrivendo il numero di telfono del socio, e pagata la somma dovuta. Chiunque smarrisca o danneggi l’attrezzatura sarà tenuto a rimborsare per l’intero valore. Il ricavato dei prestiti sarà utilizzato per l’acquisto di nuovo materiale. Il magazzino è aperto ogni venerdì dalle ore 22 alle ore 23. *** Prossimi acquisti: due paia di racchette da neve moderne.

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Cinque giorni un estate di Luca Ciolli Cinque giorni non sono molti, ma se vissuti intensamente come abbiamo fatto noi, quando torni a casa la soddisfazione di sentirti stanco ed indolenzito c’è. Lunedì 07/08/2000, io e Massimo Salvadori, partenza ore 7.30, arrivo a Corrense nel primo pomeriggio, piazziamo la tenda, mangiamo un piatto di pasta e poi................ via alla ricerca della falesia. Eccola!! Parcheggiamo l’auto proprio sotto, e cinque minuti dopo siamo con le mani sulla roccia. Che posto incantevole, sembra d’essere in una favola. Su un lato la falesia di 40/50 metri, di una splendida roccia Dolomia, con tetti, strapiombi, placche, insomma tutto ciò che un free-climber possa desiderare; sul lato opposto della strada un fiume incredibilmente limpido, l’Argens, che è anche navigabile. Poco più avanti, infatti, si trova anche un ristorantino con noleggio canoe. Alle 20.30, dopo il primo giorno di approccio alle, per noi, nuove vie, torniamo oramai stanchi morti al campeggio, un fumante piatto di pasta ci aspetta, e poi subito nel sacco a pelo per un meritato riposo. Mattina seguente sveglia alle 8.30, abbondante colazione e via ad arrampicare, dopo tutto siamo venuti per questo! È ora di pranzo, mangiamo un boccone e poi un bel tuffo nelle gelide acque dell’Argens, un po’ di sole e di nuovo sulle rocce della falesia. Alle 20.30 è giunta l’ora di rientrare per una succulenta cena ed un riposo ristoratore nel nostro caldo sacco a pelo. Anche per i giorni successivi la nostra più grande soddisfazione è quella di alzarsi presto ed andare a letto belli stanchi dopo una giornata di roccia, tuffi e sole.

Ma siamo a Corrense ad un passo dal Verdon !! Il Verdon, non so se lo conoscete tutti, ma sicuramente chi ama l’arrampicata dovrebbe. Non poteva, quindi, mancare una puntata nel regno dei “fitti”. Sveglia, colazione (fin lì ci siamo) e partenza per l’ambita destinazione. Attraversiamo le verdissime campagne della zona tra vigneti, oliveti, e strade incredibilmente deserte. Fra questi magnifici sali e scendi all’improvviso, come per magia, si aprono davanti a noi le verdi acque del lago “De Ste Croix” e la spettacolare visione del fiume Verdon, che con irreale tranquillità accoglie sulle sue acque decine e decine di persone che lo risalgono in canoa e pedalò. Il Canyon del Verdon è una stretta valle formata dal fiume che le ha dato il nome e che ha eroso la roccia creando pareti che possono arrivare anche ai 300/400m di altezza e sulle quali sono state aperte delle vie dalle difficoltà più elevate. Eccoci, siamo qui! Già il percorso ti fa salire il cuore in gola. Strada a due corsie, senza guardrail, che da un lato si affaccia su uno strapiombo non da poco. E’ da lì che bisogna calarsi in doppia per poter risalire in arrampicata. Affacciarsi da quell’altezza e vedere il fiume piccolo piccolo là in fondo non incoraggia molto chi per la prima volta ci si avventura. Con incredibile ansia ci apprestiamo a discendere fino alla base della via che abbiamo deciso di affrontare; sei tiri di soddisfazione in un ambiente unico. Siamo entusiasti ed eccitati mentre torniamo alla macchina per il rientro, dopo che

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Ambiente Verdon...

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tanea una promessa; e lasciando queste terre di Francia con rimpianto, la promessa è fatta: ci rivedremo.

anche questa giornata molto particolare volge al termine. La carica che ti senti dentro dopo aver fatto una via in Verdon è tale che sale spon-

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Dal deserto del Saharaui alla foresta dell’Acquerino di Vittorio Santini È stata una giornata straordinaria. Una di quelle in cui riscopri cose che credevi non esistessero più. Una moltitudine di bimbetti da otto a dodici anni che ti saltano addosso, ti abbracciano, ti sorridono e chiedono di essere fotografati. Assuefatto ormai ad una società che trasmette il proprio calore umano al massimo con una stretta di mano, e ad una cerchia di amici e conoscenti in cui le foto sono considerate con sospetto perché si vede la cellulite, i capelli in disordine o il vestito che non è alla moda, tutto questo desiderio di partecipazione e di farsi ritrarre mi ha sinceramente trovato impreparato. È accaduto domenica 23 luglio quando con altri soci del CAI abbiamo portato in gita i nove bambini del Sahraui e la loro accompagnatrice, ospiti del comune di Fucecchio e delle associazioni di volontariato locali. I nove piccoli, irrequieti ragazzi sono stati alloggiati alla scuola di Torre dove vari volontari provvedevano a tenere in ordine le loro cose, a distribuire i pasti cucinati alla mensa comunale, a mantenere puliti i locali della scuola. In Italia ne sono stati ospitati cinquecento, in Spagna settemila ed in Francia altrettanti. L’iniziativa fa parte di un progetto europeo per aiutare questa popolazione in guerra, stretta fra Algeria e Marocco, dove gli uomini sono al fronte e le donne nei campi profughi a lavorare e fare tutto il resto. La nostra sezione ha accettato di prendersi cura di loro per un giorno, come hanno fatto altre associazioni.

Naturalmente a patto che fosse di domenica e che si potessero condurre in montagna. Partiti alle nove con lo scuolabus del comune, ci siamo trasferiti alla Foresta dell’Acquerino, sopra Pistoia. Abbiamo camminato poco più di un’ora per sentieri tra boschi di faggi ed abeti. Poi i ragazzi sembravano stanchi, annoiati finché alcuni di loro hanno capito che si poteva anche andare di corsa e così ci hanno mostrato di cosa erano capaci. Altra sorpresa è stata la curiosità per gli animali. Una cerva intravista nel bosco è stata silenziosamente avvicinata e quasi circondata. Una guardia forestale, presente nelle vicinanze è intervenuta per evitare che l’animale, che aveva partorito da pochi giorni, potesse essere spaventato. Di fronte alle nostre spiegazioni riguardo l’interesse e la curiosità dei ragazzi, la guardia si è resa così partecipe che ci ha invitati tutti a visitare il piccolo museo naturalistico all’interno della locale caserma. Dopo una divertente merenda a base di sempre apprezzata nutella e fette di cocomero, la giornata si è conclusa con il ritorno all’Ostello di Torre dove sono stati offerti a tutti una maglietta ed un cappellino della nostra sezione. Nelle settimane successive saranno ospitati per dieci giorni a Castelnuovo Garfagnana e successivamente a Castelfiorentino. Il nostro socio Alessandro Mariotti è andato a trovarli a Castelnuovo ed ha portato un album di foto ricordo per l’accompagnatrice ed un pieghevole per ognuno di loro.

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I bambini e gli accompagnatori della Sezione all’ingresso dell’Ostello di Torre.

ciali del comune le congratulazioni ed i ringraziamenti per la collaborazione prestata. Ed anche queste, lo sappiamo, sono cose che fanno piacere!

Ha già detto comunque che non resisterà al desiderio di rivederli ancora quando saranno a Castelfiorentino. Nel frattempo sono pervenute da parte dell’assessore alle politiche so-

Ombra di Marco Boldrini Quando la “doppia” fu pronta, Riccardo si preparò a scendere. Soltanto ora che la tensione era calata si accorgeva che il vento s’era fatto gelido. Una raffica più forte annunciò la sera. La bella giornata invernale era al termine. «Comincia a prendermi il freddo» disse a Gianfranco. «Adesso scendiamo» rispose il compagno, senza alzare lo sguardo dal nodo che congiungeva le due corde.

Si fermarono a mangiare qualcosa alla base della parete, mentre riponevano negli zaini il materiale d’arrampicata e calzavano gli scarponi. Il sole era già basso a lambire il crinale alle loro spalle. «Cinque minuti» mormorò Gianfranco. «Cinque minuti cosa?» «Cinque minuti di sole, per oggi non ne avremo di più, tramonta velocemente in inverno.»

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«Cinque minuti e andiamo via, lasciami mangiare un pezzo di pane, tanto anche laggiù, tempo di arrivarci, e saremo in ombra, tanto vale restare qui.» disse Riccardo. Tre minuti, forse meno, e l’ombra fu loro addosso; passò oltre leggera e cominciò a risalire la parete. Era già all’altezza del secondo “spit”, e su quella via gli “spit sono lunghi”, quando Riccardo si alzò da sedere. Al di sopra dell’ombra, il colore dorato dello gneiss comunicava una sensazione di caldo nel tramonto invernale. Laggiù, verso la piana, Torino era nel sole. La basilica di Superga in piena luce, ben chiara e visibile sul colle. Riccardo si caricò lo zaino sulle spalle e cominciò a scendere lungo la pietraia, seguito da Gianfranco; si fermò a guardare ancora una volta la parete, l’ombra ci si arrampicava sopra veloce, “passava” uno “spit” dopo l’altro, stava salendo contemporaneamente tutte le “vie”. Riccardo si scoprì a pensare «Arrampica veloce, senza esitazioni.» «Ehi, Gianfranco!» «Dimmi.» «Sai perché si viene in montagna ad arrampicare?» «No. Non lo so. È difficile rispondere. Comunque non è una domanda originale, l’hanno già posta in molti. E troppi hanno dato risposte, o meglio, tentato di darle. Tutte poco convincenti secondo me. Io mi diverto e basta.» «Ebbene, eccotene un’altra di risposta. Si arrampica per sfuggire alle tenebre; perché non ci inghiottano. L’uomo arrampica verso la luce e deve arrampicare più veloce del buio che l’insegue. Quando rallenti o indugi sei fregato, il buio ti prende ed è finita. È anche buffo che si passi tutta la vita a

cercare la luce, a fuggire dalle tenebre, ad arrampicare verso l’alto, verso il Sole, e dopo morti si finisca proprio al buio, sotto terra. Così non raggiungerai mai ciò che cercavi. Forse, il buio te lo meriti proprio perché non sei riuscito a scappare, perché non sei stato abbastanza veloce. E finora nessuno è scappato abbastanza velocemente, almeno per quanto ne sappiamo.» «Gli antichi Parsi...» iniziò a dire Gianfranco. Riccardo si fermò ad ascoltare. Non avevano alcuna fretta di rientrare quella sera, ed entrambi amavano conversare. «costruivano le torri del silenzio.» proseguì Gianfranco. «Alti edifici in cima ai quali ponevano i corpi dei defunti, pasto per gli avvoltoi. Come vedi, non sempre i morti sono stati coperti di terra; gli Zoroastriani li elevavano al cielo e alla luce.» «E il loro corpo cominciava così un nuovo ciclo vitale, serviva al sostentamento di altri esseri ed il defunto si rigenerava nella natura, tornando a vivere sotto altra forma.» lo interruppe Riccardo. E aggiunse «anche i “pellerossa” d’America innalzavano i corpi dei defunti ponendoli sopra gli scaffolds, anziché sprofondarli nella terra, al buio. Cosa importa se oggi non abbiamo arrampicato bene...» «Abbiamo fatto schifo» disse Gianfranco «o meglio, io ho fatto schifo, tu sei andato bene.» «No! Ho fatto schifo anch’io. Mi sono un po’ ripreso sugli ultimi “tiri”, ma sul primo torrione facevo veramente pietà. Impostavo male i movimenti, ero stanco, rigido, non capivo neanche dove mettere le mani. Comunque, quello che volevo dire è: che non importa; per oggi siamo sfuggiti alle tenebre.»

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Una nuova famiglia di fondi che investono nei principali settori produttivi in tutto il mondo, ad esempio Ras Cash Fondo obbligazionario a breve che investe in titoli di Stato ed altri strumenti del mercato monetario denominato in Euro. Ras Piazza Affari Fondo azionario italiano specializzato in titoli delle principali società quotate in Borsa quali, ad esempio, Fiat, Pirelli, Comit. Ras Consumer Goods Fondo azionario mondiale specializzato in società che producono beni di consumo utilizzati quotidianamente dalle famiglie (elettrodomestici, auto, tabacco, bevande, alimentari, articoli sportivi, tessili, beni di lusso, farmaceutici, cosmetici, ecc.) quali, ad esempio, Coca Cola, Toyota Motor Corp., Procter & Gamble. Ras Energy Fondo azionario mondiale specializzato in società appartenenti al settore dell’energia (petrolio, gas, elettricità) quali, per esempio, Exxon, British Petroleum, Eni, ecc. Ras Finalcial Services Fondo azionario mondiale specializzato in società appartenenti al settore della finanza (banche, assicurazioni, ecc.) quali, ad esempio, American Express, Merrill Lynch, Commercial Union. Ras Individual Care Fondo azionario mondiale specializzato in società appartenenti al settore farmaceutico e della cosmesi quali, ad esempio, Merck & Co., Johnson & Johnson, Glaxo Wellcome. Ras Multimedia Fondo azionario mondiale specializzato in società appartenenti ai settori dell’alta tecnologia e della comunicazione quali, ad esempio, Intel Corp., IBM Corp., Hewlett & Packard. AVVERTENZE: “I Fondi Dival sono gestiti dalla RAS ASSET MANAGEMENT SGR S.p.a. Prima dell’adesione leggere il prospetto informativo che il proponente l’investimento deve consegnare”.

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Nozze d’oro Sabato due settembre sono state celebrate le nozze d’oro del nostro Presidente Onorario Luigi Pacini e signora Giuliana Taviani. La cerimonia religiosa, officiata dal vescovo di San Miniato Monsignor Edoardo Ricci si è svolta nella chiesa Collegiata di Fucecchio e vi hanno preso parte numerosi ospiti che si sono successivamente trasferiti a villa Rospigliosi dove, nella elegante Sala delle Feste, è stato allestito il banchetto. Il nostro socio Vittorio Santini e la moglie Carla Calamassi, invitati in rappresentanza del CAI, hanno consegnato all’illustre sposo una targa celebrativa che ricordasse i suoi meriti per aver fondato e guidato la sezione per molti anni. Il Consiglio Direttivo ha voluto esprimere con questo semplice ma significativo dono una testimonianza di gratitudine per l’impegno con cui Luigi Pacini si è prodigato per tanto tempo a favore della nostra sezione. C’è stato solo il rammarico, come ha notato Vittorio Santini nella breve relazione di accompagnamento, che nella festa di entrambi gli sposi il riconoscimento fosse indirizzato ad uno solo dei due, ed ha auspicato che la sezione si faccia carico in futuro di un dono anche alla signora Giuliana almeno per aver consentito, con la propria collaborazione ed una buona dose di pazienza, l’operato dell’amico Luigi. Agli sposi i più affettuosi auguri ed un abbraccio da parte di tutti i soci.

A Luigi Pacini Volle e consentì che il Club Alpino Italiano avesse una propria sezione nel nostro territorio Ne è stato fondatore e presidente per diciotto anni Deciso sostenitore dei valori educativi della montagna e dei principi etico-morali di questa associazione, vi si è prodigato con capacità e dedizione. Con gratitudine ed affetto I soci del Club Alpino Italiano sezione Valdarno Inferiore - Giacomo Toni Fucecchio 2 settembre 2000 18


Soldi senza gambe di Marco Boldrini Qualcuno mi chiama. Nel sonno mi giro, e sento nuovamente una voce sommessa. Apro gli occhi nel buio. Stento a rendermi conto dove mi trovo. Già, sono al bivacco Ivrea. È la seconda notte. Fuori un tempo inclemente ci tiene fermi in attesa di poter combinare qualcosa. È Riccardo che mi sta scuotendo e chiamando. Da fuori, confuso con il vento, pare giungere, lontano, un grido. “Ricu?” “Hai sentito? Un urlo” “Ma..., non mi pare..., dormivo.” “Eppure, era un grido” Nuovamente, questa volta chiaro e distinto un grido nella notte. Ricu apre la porta, fa luce con la frontale. Si sveglia anche Gianfranco. “Che c’è?” “C’è gente” “Speriamo non sia qualche incidente...” Intanto si è svegliato anche Paolino, il figlio di Gianfranco. Rimane nella cuccetta, attento e silenzioso. Con la frontale vengono fatti segnali. “Facciamo posto. Se arriva gente avranno bisogno di posto” “Metti anche a scaldare l’acqua, per un tè o una minestra” Ricu esce a prendere la pentola lasciata lungo il rio. Torna con la pentola piena d’acqua. “Cosa si fa, tè o minestra” “Ma che tè, fai la minestra che copre meglio la groma” dice Gianfranco dopo un occhiata disgustata alla groma incrostata lasciata dalla minestra della sera sulla pignatta non rigovernata. Nel frattempo dal buio e dalla cortina di pioggia sbucano due pellegrini. Uno è una guida del cuneese. Ha

due zaini, il proprio e quello dell’altro. Un avvocato suo cliente che entra intirizzito, fradicio, completamente spossato, quasi incapace di connettere. Come entra Gianfranco, con slancio umanitario, lo aggredisce “Su sbrigati… spogliati, togli pantaloni e camicia” Questo tergiversa, incapace di seguire il filo logico. All’imperativo “Togliti le mutande” lo vedo completamente smarrito e decisamente preoccupato. “Ma dove sono capitato, aiuto!” gli si legge chiaro in faccia. In qualche modo si spoglia, comincia a mettersi la camicia asciutta “Ma dove hai la maglietta di ricambio, quella di lana?” “Ma... non ce l’ho” “Come non ce l’hai?” ruggisce Gianfranco “Ma vedi questo…via, mettiti quello che hai” e esce a parlare con la guida. Ricu, sdraiato in cuccetta per lasciargli spazio cerca di tranquillizzarlo con toni più civili ed urbani quando “Attento! Dove vai! Che c...!” urla agguantandolo di brutto, quasi strappandogli la camicia, mentre il malcapitato con una mezza rotazione su se stesso si stava accasciando dentro la minestra bollente sul fornellino. “Guarda, è meglio se ti sdrai sulla cuccetta” gli dico io. E lui cerca di salire su quella più in alto “No, mettiti su quella di sotto” insisto. Ma lui nulla. Con estrema fatica riesce a salire sulla branda. Prova a sdraiarsi, si gira e... rotola fuori riuscendo a bloccarsi un attimo prima di precipitare. Immagino i titoli dei giornali: “Ennesima Altra tragedia in montagna! Alpinista muore

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precipitando dalla cuccetta del bivacco dopo essere poco prima scampato fortunosamente alla bollitura” Per stavolta tragedia evitata. Nel frattempo arriva un terzo componente la comitiva. Mentre si avvicina alla porta del bivacco, nel bagliore delle frontali e del fornellino a gas, il nuovo venuto vede sbucare dalla porta del bivacco il braccio di Ricu che gli tende una tazza di minestra fumante. Il ragazzo si blocca sorpreso, poi allunga la mano “Miracolo! Non so chi tu sia, ma per me sei già un mito!” esclama ad alta voce. Poco dopo arriva anche il compagno. Manca ancora il quinto, l’altro cliente della guida, che si era frattanto accesa la pipa, comodamente seduto a chiacchierare con Gianfranco. Il primo ragazzo, quello del mito, rinfrancato, è tornato indietro per fare segnali al ritardatario. Torna poco dopo. Lo ha visto scendere per la strada di caccia. Adesso è l“ sotto titubante alle prese con l’attraversamento del torrente. Intanto il secondo ragazzo sta dando lezione al primo malcapitato su come ci si veste in montagna. Si toglie la roba fradicia, e poi , maglietta di lana, maglia fine a collo alto, camicia, pile. Altro che una camicia di ricambio “Principio della cipolla!” esclama. Anche l’odore che si propaga per il bivacco con tutti quei panni smessi ricorda altri principi del tubero. Il ritardatario è in arrivo. Pare sia un medico, primario di qualcosa. Forse un igienista, dato che declina l’offerta della tazza di brodo “Ti dispiace se la bevo più tardi?” “Per me ti ci poi anche affogà” sussurra Ricu con quel-

la sua parodia di toscano che adotta per scimmiottare noi toscoterùn. Nella scelta delle brande il primario si infila nel loculo sotto il tavolino, i due ragazzi nelle brande a terra, la guida nell’altra branda dirimpetto al primo malcapitato. L’hotel ha fatto il tutto esaurito. Un paio di ore dopo sento un gemito ed un respiro affannoso. È Ricu, che con tutto quell’affollamento, ha un attacco di claustrofobia. Si infila un paio di scarponi a caso ed esce dal bivacco mentre continua a sprizzolare. Quando rientra lascia comunque la metà superiore della porta aperta. La mattina c’è il sole, ma già cominciano a montare le nubi. Decidiamo di scendere. Trattenersi con tutto quell’affollamento, a prescindere dalla claustrofobia di Ricu, potrebbe confermare la teoria per ora sperimentata sulle popolazioni di topi in una scatola. Quando il loro numero aumenta oltre un certo limite si divorano tra loro. E sinceramente non abbiamo una gran fame di coratella di avvocato o cotoletta di primario. Scambiamo ancora qualche parola con la guida chiedendogli se scenderanno anche loro o se si trattengono “Son voluti salire, ora aspettiamo. Io l’avevo detto che era meglio tagliare per il rifugio Pontese, ma hanno insistito:- Noi paghiamo per andar, quindi vogliamo andare su. – Allora Ok, ho detto, se è una questione di soldi, ma evidentemente i soldi non hanno gambe!” Noi siamo pronti, salutiamo e ci avviamo giù verso il vallone di Noaschetta.

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Anche se è più lungo del tragitto di due giorni prima, è tutta discesa. Non vogliamo risalire ai tremila metri del Colle dei Becchi con il tempo che sta già peggiorando. Una volta basta. E poi è sempre più piacevole seguire una via nuova. In effetti il vallone è di una bellezza selvaggia e stupenda. Scende tra roccioni di gneiss con marcite e prati per poi calare su una prima valle sospesa, dove incontriamo camosci e stambecchi più timidi di quelli trovati salendo al Colle. Solo un vecchio camoscio che sembra il progenitore della specie da quanto è vecchio, spelacchiato e sbiadito, non si sposta al nostro passaggio. Sicuramente non sopravviverà all’inverno. Con un altro salto si scende ancora ad una valle che richiama, in miniatura, i paesaggi canadesi, grandi praterie attraversate da un largo torrente dai cigli erbosi. Sullo sfondo domina il Gran Paradiso. Mangiamo qualcosa prima di affrontare il balzo di seicento metri che ci porterà all’ultimo ripiano vallivo. Sull’altro versante, alta e lontana si ammira la sagoma del Gran Carro che si alza a destra della bocchetta della Drosa. Da qui possiamo osservare la via che abbiamo fatto l’anno precedente ricordando con soddisfazione quella piacevole salita. Comincia a piovere, in alto tuona. Sulle pietre della mulattiera bisogna fare attenzione, perché si scivola e con gli zaini pesanti che abbiamo un movimento brusco e imprevisto rischia di far partire un menisco. E ridai con Jovanotti “Piove, senti come

piove, c... come piove...” Poco dopo la casa del guardaparco, il sentiero si biforca. Un ramo scende a sinistra sul fondo della valle, agli alpeggi dove ancora pascolano alcune mucche. L’altro risale leggermente costeggiando la base di alcuni arditi speroni di granito rossastro. Si incontrano i primi abeti e qualche pino. Il profumo del bosco è esaltato dalla pioggia. Ci ritroviamo allegri a sostenere che comunque in questa natura è bello anche girovagare sotto l’acqua, senza mete importanti e precise. Ed è vero, nonostante Jovanotti. Il sentiero scende quindi ad un villaggio abbandonato, poi traversa lungamente in quota, con una ampio colpo d’occhio sulla valle dell’Orco, per poi calare con tornanti armonicamente ritmici dentro una foresta di abeti. Dopo sette ore dal bivacco, usciamo sulla strada. Finalmente smette anche di piovere. Possiamo cos“ cambiarci mentre aspettiamo il furgone che ci porterà al Teleccio a riprendere l’auto. Ehi! Ma Paolino dov’è. Ce lo siamo scordati? No, Chico Montana è l“ con noi, ma chi si è accorto che è un bambino di non ancora dieci anni. Non ha mai emesso un lamento, non ha mai chiesto di riposarsi, ha camminato spedito e deciso senza recriminare. Questo non è un bambino, è già un alpinista. Mi è rimasto impresso lo sguardo orgoglioso di suo padre mentre, due giorni prima, lo guardava salire il nevaio, solo, verso il Colle dei Becchi sotto la grandine, in pantaloni corti.

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La Strana Luce degli Speleo di Maria Emanuela Aiazzi e Andrea Lusini Chi dice speleologo dice grotta, chi dice grotta dice oscurità totale: per calarsi nelle viscere della terra occorre avere un impianto illuminante infallibile! Ci sono cose che il tempo e l’innovazione tecnologica non cambiano e una di queste poche cose è l’impianto di illuminazione frontale che gli speleologi usano per scendere nelle viscere della terra. Chi ha visto uno speleologo di sicuro avrà notato una strana bomboletta attaccata di fianco all’imbracatura e una sospetta fiammella sul casco. Non si tratta di un tipo particolarmente tirchio o che non vuole assolutamente adeguarsi alle nuove tecnologie, ma come vedremo sembra non esistere a oggi un sistema di illuminazione cos“ efficiente per tutti quei motivi che esamineremo in seguito; intanto vediamo di spiegare di cosa si tratta. Per far funzionare l’impianto di illuminazione servono due ingredienti: il carburo di calcio e l’acqua. Il carburo di calcio, o semplicemente carburo, cos“ caro ai nostri nonni ed usato per l’illuminazione anche di veicoli a due e quattro ruote fin dal dopoguerra, si presenta come un sasso che, frantumato alla grandezza di qualche centimetro, a contatto con l’acqua si trasforma in idrato di calcio liberando allo stesso istante un gas particolarmente infiammabile: l’acetilene. Nei tempi lontani era una buona fonte illuminante tanto che ci fu bisogno di regolamentarne la vendita e l’utilizzo; per questo motivo furono varate alcune norme, tuttora le uniche che riguardano questo materiale, previste dal Regio Decreto del 29 Novembre 1906 numero 660 e pubblicate dalla gazzetta ufficiale in data 8 gennaio 1907, dal titolo “regolamento per l’uso del carburo di calcio e per i pubblici esercizi di carburo di calcio e acetilene”. Il metodo é sempre lo stesso, sono cambiati soltanto i materiali con cui sono costruiti i generatori di acetilene. Il generatore di acetilene, che

a seconda dei modelli si trova in commercio sulle 70-100.000 lire, sfrutta la capacità di reazione del carburo quando viene a contatto con l’acqua e ne regola il gocciolamento in modo da poter disporre sempre di un adeguato flusso di gas acetilene. Grossomodo possiamo affermare che durante il suo funzionamento, il generatore di acetilene si stabilizza automaticamente in quanto all’aumentare della pressione il gas tenderà ad uscire dalla valvola che regola l’entrata dell’acqua impedendo a quest’ultima di cadere sul carburo e riportando quindi la pressione del gas all’interno del generatore al di sotto della pressione massima. Le pressioni in gioco sono veramente basse, dell’ordine di un centesimo di atmosfera; la pressione interna dipende dall’altezza dell’acqua contenuta nel serbatoio, quindi al calare della medesima ci sarà anche un calo della pressione del gas; infatti quest’ultimo uscirà attraverso la valvola di regolazione dell’acqua, entrerà nel serbatoio per disperdersi poi nell’atmosfera. La fiamma che si ottiene attraverso il bruciatore posto sul casco produce luce bianchissima e la sua temperatura si aggira attorno ai 900 gradi centigradi. La luce viene cos“ diffusa anche grazie ad un riflettente in lamiera posto dietro il bruciatore stesso che la riflette appunto convogliandola tutta anteriormente allo speleologo, cosicché sarà in grado di vedere benissimo tutto intorno illuminandosi dai piedi fin sopra la testa anche mantenendo il casco dritto davanti a se, cosa impossibile con l’impianto elettrico anche se dell’ultima generazione. Inoltre la fiamma dell’acetilene non si spegne facilmente anche in presenza di forti correnti d’aria o importanti stillicidi d’acqua.

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A favore dell’acetilene inoltre anche il bassissimo costo d’esercizio e la lunga durata di una carica di carburo, il facile trasporto del carburo di riserva, il fatto che per funzionare il bruciatore al carburo abbia bisogno di riempire di tanto in tanto il serbatoio di acqua, elemento questo che in grotta non manca mai. Di contro il carburo presenta una scarsa profondità di illuminazione e necessita di una accurata e frequente manutenzione, praticamente dopo ogni uscita. Il generatore deve essere smontato e pulito accuratamente, questo permetterà di non avere mai il problema di restare al buio, con tutti i gravissimi pericoli che ne deriverebbero. Non dobbiamo mai dimenticare che un banale guasto al regolatore di flusso o l’ostruzione dello sfiato del serbatoio dell’acqua, essendo l’acetilene un gas infiammabilissimo ed il carburo cos“ altamente reagente all’acqua , possono provocare in pochissimo tempo una specie di reazione a catena che porta la pressione dell’acetilene da circa un centesimo di atmosfera a valori altissimi provocando lo scoppio immediato del generatore. Questo tipo di incidenti, in genere di poco conto, in alcuni casi hanno avuto conseguenze gravi. In speleologia viene usato un impianto di illuminazione doppio, che comprende il carburo come lume principale e un faretto elettrico di emergenza che però serve anche per illuminare un punto particolarmente lontano oppure per poter avanzare sotto grandi cascate di acqua o in presenza di fortissime correnti d’aria; comunque appena

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possibile verrà subito ripristinata la tradizionale fiammella perché, credeteci, è veramente insostituibile. Importantissimo poi diventa il notevole calore che la nostra fiammella emana, pensate in caso di incidente a notevoli profondità: il ferito viene coperto dal telo termico e, inserendo il casco sotto il telo stesso mantiene una temperatura ideale. Tale accorgimento viene utilizzato anche in lunghe spedizioni, quando si rende necessaria la permanenza in grotta per molti giorni. Gli speleologi completamente bagnati e con temperature interne alla grotta che si aggirano sui 9 - 10 °C o anche meno, cercano sollievo sotto i teli termici con accanto la loro fiammella, fonte insostituibile sia durante le pause pranzo sia durante i riposi; il bel tepore rigenerante della nostra “strana luce” diventa fondamentale. Il generatore di gas acetilene della PETZL mod. ARIANNE E-50 in uno spaccato che ne mostra le caratteristiche di


Dolomiti 2000: Civetta di Marco Guiducci Prendendo spunto dall’articolo di Vittorio che apre questo numero del nostro giornalino, mi sono messo anch’io a guardare le foto della gita di luglio sulle Dolomiti. Nata sotto cattivi auspici e reciproche incomprensioni, si è poi rivelata una bella gita, complici l’ambiente e la cucina del rifugio Sonino al Coldai. Devo dire che anche noi, me e Claudia intendo, abbiamo fotografato più i compagni di gita che i monti. Per almeno due motivi. Il primo è che conosco quei luoghi ormai da trenta anni e potrei documentarli con decine di chili di fotografie; il secondo, più interessante e forse inconscio (in quel momento), è che mi sono soffermato spesso, durante la gita, ad osservare i compagni guardare quei panorami, quelle pareti, che fin da piccolo mi hanno fatto sognare (e che, credo, sia ad esse che devo la mia presenza nel CAI). Ero curioso di vedere se anche gli altri provavano le mie stesse emozioni, avevano gli stessi pensieri, nel percorrere quei sentieri al cospetto di pareti incredibili e ghiaioni che ne ornano le basi. E cosa importa se molti di loro non conoscevano i nomi delle cime, mentre io, solito pedante qual sono, potevo elencarne nome, quota, vie di salita (anche se non ne ho percorso alcuna, ma non sottiliziamo...) primi salitori e quant’altro ha fatto la storia di quella montagna unica al mondo. Ma così è e, piaccia o no, anche questo è alpinismo. Comunque, dicevo, cosa importa? Cosa importa quando si è sdraiati su un prato ad ammirare il mondo? L’unica cosa da fare è star li, vagare con lo sguardo e fantasticare; a volte anche il semplice camminare è “un

in più” che dovremmo ogni tanto dimenticare. *** Gli americani hanno un termine, legato al mondo della musica rock: unplugged. Ovvero il musicista lascia a casa la chitarra elettrica, bandiera di un certo rock duro, e ripesca la chitarra acustica, che magari usava da giovane, quando anche i suoi fun erano giovani. La chitarra acustica acquista un significato allegorico che rimanda ad una giovinezza andata, alla purezza di suoni e sentimenti propri di quell’età; a qualcosa percepito come più vero. C’è il desiderio di riscoprire dentro di noi quello che pensiamo perduto e che invece è stato solo sommerso dai fatti della vita, dal diventare adulti, distorto o stravolto dai filtri della maturità e della conoscienza. Allora perché anche noi alpinisti o escursionisti non possiamo staccare la spina e riscoprire il fanciullino in noi per provare ancora un sincero stupore di fronte al mondo e alla vita? Chi l’ha detto che occorre essere sempre in corsa? Chi l’ha detto che in montagna occorre arrivare in cima? Non si può stare straiati con il naso in sù a perdersi nelle pieghe di una parete? Non si può allungare lo sguardo su quel bosco là, in un lontananza di larici e abeti, cercando di contare tutte le cime degli alberi? *** Dopo questa breve divagazione, una sorta di weltanshauung alpinistica, passiamo alle foto. Invece di raccontare la gita con il corredo delle foto, saranno queste a scandirne alcuni momenti, mentre brevi commenti saranno di supporto.

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Dopo la foto di copertina, che documenta la “prima” partenza, quella del venerdì pomeriggio, queste documentano la “non” partenza del sabato mattina: piove!

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Vita di rifugio...

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L’Alighieri in Apuane di Vittorio Santini Nel pomeriggio di domenica 12 agosto è stato rappresentato in cava Borella, nella valle di Arnetola, sopra Vagli, un interessante spettacolo teatrale. Erano letture di Dante, Omero, Baudelaire, Melville ed altri, accompagnate da musica al pianoforte, danze e canti. L’opera, intitolata “Inferni bianchi”, rappresentava vari inferni con personaggi dall’anima e dalla vita dannata. Fra gli attori: Carlo Monni, storica spalla di Benigni nel suo esordio televisivo, e qui nella parte nel traghettatore infernale Caronte; Andrea Buscemi, di recente amichevolmente dissacrato da Panariello in televisione, nel ruolo coinvolgente ed appassionato di narratore della parte dantesca, oltre che regista ed ideatore assieme a Maurizio Guidi ed Andrea Tessieri. Sono proprio questi ultimi due gli spiriti animatori di Evocava, l’associazione che ha pensato ed effettuato il recupero della cava dismessa riuscendo ad allestirla per questo genere di manifestazioni iniziate faticosamente già da alcuni anni. In occasione dello spettacolo si poteva arrivare a cava Borella con dei fuoristrada messi a disposizione dagli organizzatori oppure con tre quarti d’ora di cammino dal posteggio delle auto. Quest’anno in particolare, il salire a piedi era anche l’occasione per sentirsi più in sintonia con il contenuto dello spettacolo: in fondo anche l’inferno, come il paradiso, non è gratuito e bisogna meritevolmente conquistarselo! L’opera, inizialmente un po’ ostica e sicuramente spiazzante per scenografia e costumi, si è rivelata progressivamente più godibile mano a mano che riaffioravano reminescenze scolastiche e letture successive. Diverse e contrastanti comunque le valutazioni e le opinioni confrontate con

quelle di amici di sezione che hanno assistito alla replica della domenica successiva. Quello che invece ha suscitato approvazione ed emozione in tutti è l’aver scoperto un palcoscenico nel cuore delle Apuane e l’uso spettacolare che è stato fatto degli elementi messi a disposizione dalla natura: il cielo terso come volta del teatro, le pareti alte e scoscese delle montagne al posto dei tendaggi, le piante abbarbicate nella roccia simili a spettatori curiosi e sparpagliati fra i palchi, i grossi blocchi di marmo che si modellano solo a martellate, duri e spigolosi quali i personaggi rappresentati. Portare lo spettacolo a cava Borella ha aggiunto la bellezza della poesia, della prosa, del canto e della danza alla bellezza naturale di quei luoghi che periodicamente viviamo nelle nostre escursioni; quella bellezza che certe volte manca a completare la perfetta comunione con i luoghi frequentati, nonostante la giornata luminosa, i panorami esaltanti, l’empatia con i compagni di escursione. Altri si sono accorti già da tempo di queste possibili sinergie di alta quota tra natura e cultura. Non per nulla sulle Dolomiti si rinnova da anni un programma di concerti presso vari rifugi più o meno prestigiosi. Speriamo dunque l’iniziativa si consolidi e cresca in frequenza e diffusione anche nelle nostre montagne. I luoghi belli non ci mancano e, per la frequentazione tutta toscana con il “genio”, non ci manca neppure l’arroganza per dire magari un giorno: “Domenica ho incontrato l’Alighieri in Apuane; bravo, ma che caratteraccio!”

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Forme delle isole Eolie di Francesco Mantelli

Durante la salita al monte Fossa delle Felci, la montagna più elevata di tutte le Eolie, si osserva l’elegante e regolare forma del Monte dei Porri nell’Isola di Salina. Questo stratovulcano, che ha terminato la sua attività appena 67.000 anni fa, con eruzioni di lave andesitico – basaltiche, mostra ancora intatte le sue forme coniche e le recenti colate di magma. La montagna è colonizzata da una bassa macchia di arbusti, impossibile a essere percorsa fuori dai sentieri.

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A quote piĂš basse, altre tipologie della natura colonizzano le spiagge e le immediate superfici del mare, determinando evidenti diversitĂ morfologiche.

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Escursionismo per il nuovo anno di Vittorio Santini Dopo avere ascoltato richieste, suggerimenti e proposte, dopo serate di discussioni sonnolente e contrastanti, appassionate e speranzose, finalmente è stato partorito il programma escursionistico per il prossimo anno. Nuovi i criteri con cui è stato costruito, più definite e precise le idee a cui si ispira. Innanzitutto si è voluto che fosse vasto ed abbastanza impegnativo. Probabilmente risulterà anche al di sopra delle nostre stesse forze organizzative. Quasi tutte le domeniche e tutti i giorni festivi sono stati occupati. Un programma dunque a cui è difficile partecipare sempre, a meno di non voler essere dei maniaci dell’escursionismo sociale. Ognuno potrà però scegliere le gite in un maggior assortimento di proposte, secondo il criterio più confacente alle proprie capacità ed ai propri giorni disponibili. Vi sono numerose gite per escursionisti esperti, dotati di attrezzatura da ferrata e da neve, e con un discreto grado di allenamento. Abbiamo volutamente proposto qualcosa che richiedesse un poco di sforzo e di fatica, riscoprendo la iniziale vocazione del CAI di arrivare alle vette, con escursioni che possono essere di sperimentazione per chi vorrà cimentarsi nell’alpinismo. Non abbiamo comunque dimenticato chi, per mancanza di allenamento, per età o perché si è avvicinato da poco all’escursionismo, non se la sente di fare percorsi troppo difficili, ed abbiamo così inserito gite meno faticose, con pochi dislivelli e, come al solito, qualche percorso in vista del mare. Nell’intento inoltre di impegnarci per la diffusione della conoscenza della montagna e consentire la sua frequentazione in modo corretto e sicuro, ci teniamo a mettere a disposizione di chiunque ne senta l’utilità, quel

patrimonio di informazioni, conoscenze e tradizioni che il CAI ha accumulato in oltre un secolo di vita. Crediamo che questo sia il modo migliore di trovarsi in sintonia con l’orientamento del Consiglio Direttivo Centrale che sta programmando di cambiare il primo articolo dello statuto, modificando le finalità del CAI, che non saranno più “l’alpinismo in ogni sua manifestazione, la conoscenza e lo studio delle montagne, specialmente di quelle italiane, e la difesa del loro ambiente naturale” ma diverranno “la diffusione della conoscenza della montagna attraverso lo studio e la tutela del suo ambiente per una consapevole promozione dell’alpinismo in ogni sua manifestazione”. Tutto questo per dire di non essere in concorrenza con gruppi che praticano o promuovono l’escursionismo ma, al contrario, ne sosteniamo l’operato con il comune obiettivo di diffondere la pratica di tutte quelle attività fisiche ed intellettuali che contribuiscono alla salvaguardia dell’ambiente e ad una sua corretta fruizione. Per questo motivo riportiamo i nominativi e gli indirizzi dei gruppi con cui abbiamo un rapporto di varia collaborazione (vedi riquadro) e che svolgono gite ed attività che possono interessare anche una parte dei nostri soci. In definitiva il messaggio che quest’anno vogliamo inviare agli escursionisti soci ed amici è: venite con noi se ci ritenete interessanti o affidabili; andate con altri se le nostre mete non sono gradite, ma sempre e comunque il camminare sia occasione di salute, conoscenza ed amicizia.

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Gruppi e guide escursionistiche locali Polisportiva “I’ GIGLIO“, gruppo trekking, piazza Gramsci, Castelfiorentino. Organizza gite di interesse naturalistico, storico ed artistico, con itinerari prevalentemente collinari e visite anche a centri storici di rilevante interesse. Referenti: Alessio Latini 0571628470; David Morresi 0571-632996. Associazione ANTHOS, gruppo “DODO TREKKING”, viale Matteotti, 38, Certaldo, aperto martedì ore 21,30-23,00, tel/fax 0571-668534. Propone un calendario di escursioni di interesse naturalistico e visite guidate a musei e città d’arte. CENTRO DI RICERCA, DOCUMENTAZIONE E PROMOZIONE DEL PADULE DI FUCECCHIO, via Castelmartini, 1, Larciano (PT), tel/fax 0573-8454. Organizza visite guidate al Padule di Fucecchio. Molto preparati per accompagnare gruppi scolastici. GIOVANNI CORRIERI, guida escursionistica, Balconevisi, tel 0571-460025; organizza escursioni per gruppi nel territorio di San Miniato e comuni limitrofi. Il calendario delle gite viene redatto mensilmente. COMPAGNIA DEL BUON CAMMINO, gruppo spontaneo di amici, non associati in forma ufficialmente riconosciuta ma legati dal motto: “Aperti a tutti ma legati a nessuno”. Effettuano escursioni nelle campagne di San Miniato integrandoli spesso con pranzi in stile tradizione toscana. Accettano escursionisti esterni purché simpatici e amanti della buona compagnia. Referente: Dott. Alberto Chimenti , via G. Carducci, 20, San Miniato, tel 0571-43690 31


Escursionismo Programma gite 2001 DATA

LUOGO

DIFF.

14 gennaio

Ritrogoli, Campo all’Orzo (Apuane)

21 gennaio

Balzi dell’ora (App. bolognese)

EEA

3 e 4 febbraio

Monte Prado in notturna (App. reggiano)

EEA

E

INFORMAZIONI

Alessandro Mariotti 0571 22620 Andrea Orazietti 0571 22334 Vito Iula 0571 23658 Giovanni Morichetti 0368 456223 Giancarlo Sani 0571 924170 Giovanni Morichetti 0368 456223 Isa Ulivieri 0571 43225 Giovanni Corrieri 0571 460025 Andrea Lusini 0571 922207 Andrea Orazietti 0571 22334 Luigi Cavallini 0571 260450 Giancarlo Sani 0571 924170 Vittorio Santini 0571 21798 Isa Ulivieri 0571 43225 Francesco Mantelli 0571 931518

11 febbraio

da Palaia a Montopoli (colline pisane)

E

25 febbraio

Calvana (App. pratese)

E

4 marzo

“Rif. Rossi; Pania della Croce”

11 marzo

Isola del Tino (La Spezia)

18 marzo

Monte Giovo (App. lucchese)

1 aprile

Botroaibuchi (San Gimignano)

E

8 aprile

Talamone (vosta maremmana)

E

Paola Fioravanti 0571 673086 Alessandro Mariotti 0571 22620 Stefano Cappelli 0328 6123707

22 aprile

Fornovolasco-Pania della Croce (Apuane)

E

Daniele Matteoli 0571 467856

25 aprile

Parco delle Cerbaie in mountain-bike

E

Francesco Frediani 0571 298693

E, EE

EE,EEA E EEA

27 apr. - 1° maggio Monte e Mari della Corsica 6 maggio

Monte Corchia (Apuane)

E

13 maggio

Mugello in treno

E

Stefano Cappelli 0571 6123707 Vittorio Santini 0571 21798 Giancarlo Roggi 0571 22753 Giancarlo Sani 0571 924170 Marco Guiducci 0571 944389

20 maggio

Valle dell’Orsigna (App. bolognese)

E

Luca Brucini 0571 706352

27 maggio

Intersez. Vallombrosa (CAI Firenze)

E

Mario Pau 0571 632344

3 giugno

Monte Matanna e Fotato (Apuane)

E

9 e 10 giugno

Lahgo Santo parmense

E

Giovanni Morichetti 0368 456223 Vito Iula 0571 23658 Paolo Peruzzi 0571 946723

17 giugno

Monte Altissimo (Apuane)

24 giugno

Pizzo d’Uccello

EE

6 e 8 luglio

Monte Bernina- Saint Moritz (Alpi centrali)

T, E

15 luglio

Canale Pianone - Tambura (Apuane)

EEA

E

32

Paola Fioravanti 0571 673086 Giancarlo Roggi 0571 22753 Vito Iula 0571 23658 Giovanni Morichetti 0368 456228 Vittorio Santini 0571 21798

Andrea Lusini 0571 922207 Paola Fioravanti 0571 673086


22 luglio

Alba in Tambura (Apuane)

E

Francesco Mantelli 0571 931518 Filippo Giovannoni 0571 673086 Giancarlo Sani 0571 924170

9 settembre

Apuane a gogò

E

16 settembre

Orecchiella - torrente Rimonio (Garfagnana) E

23 settembre

M. Penna - Tana di Casteltendine (Garf.)

E

30 settembre

Intersezionale Lago Scaffaiolo (CAI BO)

E

7 ottobre

Intersezionale Foreste casentinesi

E

Laura Guiducci 0571 584173

14 ottobre

Rif. Casentini - Alpe tre potenze

EE

21 ottobre

Monte Macina-cresta est (Apuane)

EE

28 ottobre

Rif. Casentini - Monte Rondinaio

EE

Alessandro Mariotti 0571 22620 Andrea Orazietti 0571 22334 Francesco Mantelli 0571 931518 Filippo Giovannoni 0571 62689 Francesco Mantelli 0571 931518

4 novembre

Vallestrina - M. Prado - Civago

E

Danilo Gazzarrini 0571 43625

11 novembre

Ballottata

T, E

25 novembre

Sbruciacchiata

E

Antonio Toni 0571 22037 Vittorio Santini 0571 21798 Alessandro Mariotti 0571 22620

2 dicembre

Certaldo - San Gimignano

E

Mario Pau 0571 632344

Marcello Sabatini 0571 20069 Giancarlo Roggi 0571 22753 Andrea Orazietti 0571 22334 Giancarlo Sani 0571 924170 Laura Guiducci 0571 584173

Note:

- salvo quando è indicato diversamente i trasferimenti avvengono con auto proprie. - nei casi di trasferimento in pullman, questo verrà noleggiato soltanto se si raggiungerà il numero minimo di adesioni. In caso diverso la gita verrà fatta con auto proprie o annullata a discrezione del coordinatore. - in considerazione delle difficoltà organizzative delle gite in più giorni e di quelle in pullman è necessario prenotarsi con almeno 15 giorni di anticipo.

Classificazione delle difficoltà:

T: Turistica E: Escursionistica EE: Escursionisti Esperti EEA: Escursionisti Esperti con Attrezzatura

Altre informazioni si possono avere presso la sede il venerdì dalle 21,30 alle 23 Siamo presenti su INTERNET al sito: http://www.leonet.it/news/cai


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