Speleologia n. 59 - dicembre 2008

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Tecniche e sicurezza

Puliamo il buio, ma facciamo chiarezza Pier Mauro Giachino, Dante Vailati

A

lcuni articoli apparsi su quotidiani locali (L’Arena di Verona, 27 sett. 2007; Gazzetta di Mantova, 15 ott. 2007), in relazione all’operazione “Puliamo il Buio” svolta in alcune grotte del Veronese, ci portano ad intervenire con qualche precisazione. Finché le illazioni contenute in quegli articoli restavano relegate all’ambito locale, a parere nostro si poteva soprassedere sulla questione; il fatto però che gli stessi argomenti siano stati ripresi e trattati in modo non professionale, sia pure in buona fede, su questa rivista (Speleologia, 57, 2007, pag. 8), oltre che in numerosi siti Internet, ci stimola a proporre, quali speleologi e biospeleologi, un chiarimento.

Collezionisti, commercianti e ricercatori: tutti bracconieri? “Bracconieri” è la definizione utilizzata negli articoli sopra citati per bollare gli ignoti che hanno lasciato delle trappole per l’entomofauna alla Grotta Tanella (Torri del Benaco Monte Baldo - VR) e “squallida” l’espressione utilizzata per etichettare tale pratica. Premesso che non conosciamo chi, come e per quali scopi, avesse deposto quelle trappole e che personalmente non conosciamo la Grotta Tanella (se non bibliograficamente per essere sede di un endemismo quale il Coleottero Orotrechus martinellii), non possiamo e non vogliamo negare l’esistenza di un mondo parallelo a quello della ricerca scientifica, composto da collezionisti che utilizzano gli stessi metodi della ricerca per scopi da essa diversi. Purtroppo, l’esistenza di questo mondo parallelo porta talvolta a fare di tutta l’erba un fascio da parte di chi, animato dalle migliori intenzioni di protezione delle grotte, si dedica meritoriamente alla loro conservazione. Quello che vorremmo chiarire al mondo speleologico sono alcuni concetti relativi alla protezione degli abitatori del mondo sotterraneo, del loro reale ambiente di vita e delle tecniche che ne consentono lo studio.

Proteggere, conoscere… o fraintendere? La protezione dell’ambiente passa attraverso la sua cono-

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scenza e la conoscenza passa attraverso ineludibili forme d’indagine. La stessa esplorazione speleologica comporta un’inevitavile alterazione dell’ambiente. Ma sarebbe assurdo pretendere di conoscere le grotte senza che gli speleologi vi entrassero dentro. Nel tempo si è passati progressivamente dal concetto semplicistico, quanto inutile, di proteggere una singola specie, a quello di proteggere l’ambiente in cui la stessa vive. Senza il suo ambiente nessuna specie può sopravvivere. Questo è vero anche per le specie di grotta, ma anche il concetto di “specie di grotta” si è evoluto negli ultimi decenni, passando dalla concezione di animale “cavernicolo” dei vecchi Autori a quello di “sotterraneo” in un senso più largo, intendendo con ciò di non legarlo strettamente alla “grotta” a misura d’uomo. L’ambiente sotterraneo, modernamente concepito, è costituito dall’intero e complesso reticolo di fessure e micro-


Articles inside

Summary

5min
pages 82-84

Vi sia lieve la terra

2min
page 81

Recensioni

13min
pages 77-80

Spulciando in biblioteca

7min
pages 75-76

Notizie estere

13min
pages 70-74

Il potenziale esplorativo residuo del Lazio

9min
pages 58-61

Didattica speleologica

8min
pages 64-66

Grotte in sale cileno

17min
pages 50-57

Notizie italiane

9min
pages 67-69

Biospeleologia

5min
pages 62-63

Turisticamente sostenibili

10min
pages 46-49

Una nuova grotta nei gessi crotonesi

8min
pages 40-43

Majella segreta

17min
pages 20-25

International Journal of Speleology

5min
pages 44-45

Buca Nuova

19min
pages 30-36

Perestroika apuana

13min
pages 14-19

La risorgenza di San Zeno

10min
pages 26-29

Le incisioni seicentesche delle grotte di S. Rosalia

6min
pages 37-39

Tempi solcati

24min
pages 6-13
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