What Women (don't) Want - Il web contro la violenza sulle donne 2013

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il web contro la violenza sulle donne

provi sollievo dal dolore principale. Almeno provo qualcosa. Vorrei tanto potervi dire, amici miei, che è successo tutto all’improvviso, e che improvvisamente mi sono trovata in mezzo a una spirale senza via d’uscita ma, miei cari, la verità non è questa. La verità è che è stato graduale. E lo sapevo dall’inizio che non andava bene, l’ho capito dal primissimo pugno, dritto sotto il naso. Ci sono rimasta davvero male, non ve lo nascondo. Ho pensato di denunciarlo certo, ma poi si è messo a piangere e io… lo so con una lucidità che mi picchia in testa e mi comprime il cervello, lo so perché ho voluto tenermelo: perché mi diceva che ero unica, bella bellissima, e che nessuna, nessuna al mondo, era come me. E quella sensazione mi faceva sentire superiore. Io, la principessa, la magnifica creatura adorata, quella sensazione era più forte del dolore e del livido. L’illusione, la luce bieca della vanità, mi portava a sentire le parole e non a guardare i fatti. Ora però sono a letto, sveglia da ore, e so con matematica certezza che anche se passassi in rassegna i sessantacinque metri quadrati di questo appartamento con ogni

prodotto esistente, lui comunque troverebbe la macchia, lo sporco che a me era sfuggito, e mi ci sbatterebbe sopra, e ricomincerebbe con i calci e con gli insulti. Vabbe’. Guardando il lato positivo, come sono solita fare, distoglierebbe il mio cervello dall’emicrania… è così forte che lo paragonerei a un macigno che lentamente me la schiaccia.

Essere donne è una scuola di sangue: tutti i mesi offriamo a noi stesse il suo spettacolo odioso. Oriana Fallaci Lettera a un bambino mai nato, 1975

Quanti anni sono che va avanti così? Cento? Mille? Pazienza… per un momento ho voluto essere felice, poi volevo essere salvata. Ora come ora, e ve lo dico senza cercare la vostra pietà, non è che vi chieda di compatirmi o roba del genere,

è semplicemente un dato di fatto che, ora come ora, vorrei solo rimanermene in questo letto disfatto per i giorni che ho davanti. Nient’altro. Quando chiudo gli occhi lei mi parla. Non è che senta le voci o simili, no signore, è più una voce interiore che viene dal quadro. È per questo che cerco di capire se sorride, perché lei sa esattamente cosa va fatto, sono io che ho così tanto male alla testa che non faccio un bel niente. Vorrei dire che ho paura del suo rientro a casa, vorrei potervi dire con franchezza che aspetto il momento delle botte con il cuore in gola… ma, anche se rischio di deludervi, la mia è solo una routine, né più né meno. E la maggior parte del tempo che resto chiusa in casa, a pulire e ripulire ogni angolo, mi annoio. Sì, in effetti sono una disperata. Ma potrei essere disperata senza annoiarmi, se capite cosa intendo. E quando mi pesta provo qualcosa. Se preferirei provare amore? Felicità? Ma che domande… darei gli occhi per essere amata, ma non è stata la mia vita. Lasciarlo? Ma come posso? Quella prima volta in macchina, dopo il pugno sotto il naso, lì ero ancora in tempo. Lì potevo scegliere. Aprire lo sportello, scappare

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