What Women (don't) Want - Il web contro la violenza sulle donne 2013

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’ WhatWomenW ant in tempo a offrire strumenti critici. Incantati da modelli televisivi estranei dalla realtà, affascinati da individui che hanno intercettato la tua richiesta di amore e/o di attenzione e, focalizzato l’obiettivo, gli uomini violenti sono pronti a calare sulla preda e a spolparla, depredarla. Sono spesso, come si è visto, persone prive di una loro identità, esistenze senza un senso, che per affermarsi hanno bisogno della vittima su cui esercitare il loro dominio arbitrario, unica peculiarità di una personalità debole. Dall’altra parte la “vittima” è a sua volta alla ricerca di una propria identità. Nel consegnarsi a un uomo l’hanno in qualche modo trovata, e allora si aggrappano per mantenerla. E sono talmente vicini l’uno all’altro che l’aria attorno a loro è irrespirabile e entrambi, all’interno del rapporto, entrano in una spirale nella quale non si riescono più a vedere i confini, perdendo così di vista i riferimenti. Una volta che la violenza ha inizio è una valanga in discesa: difficile arrestarne l’avanzata, perché la silenziosa sottomissione della vittima e la sua accondiscendenza legittimano e rafforzano il procedere in questa direzione. Dall’altra parte spesso le vittime faticano a individuare quando tutto questo comincia, quando dalle carezze ai baci si passa alle minacce, e quando se ne accorge è spesso troppo tardi. “Sono molte le donne, ma anche i parenti e gli amici, che non riescono a riconoscere subito i sintomi iniziali, che li sottovalutano, non riescono neanche a riconoscere le forme di violenza, non le inquadrano come tali” annota un’operatrice del centro donna di Cesena, nel cuore di un’Emilia Romagna che è sempre stata baluardo dei diritti, di sinistra, libertaria, che vanta una storia di battaglie sociali vinte. La Cesena che fa da sfondo alla Stefania di cui sopra e purtroppo ad altri delitti affini. La stessa operatrice parla di incontri con gli studenti e riporta, riguardo ai ragazzi “(...) c’è grande confusione su cosa è violenza e cosa no, su quale comportamento viola la libertà personale delle ragazze(...) Per molti ragazzi la libertà di interrompere il rapporto, la loro fidanzata non ce l’ha e non ce la deve avere”.

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Non si tratta dell’Italia del Sud di cinquanta o sessant’anni fa. Siamo nell’Italia del Nord, 2012, e le bocche che parlano sono le generazioni del futuro. A proposito di Sud: le prime storie che Iacona analizza si svolgono in Sicilia. In prima battuta, quando il giornalista si avvicina alla gente, sono le solite parole a riempire l’aria, quelle che van bene per lo spazio di un talk show, o l’infoteinment di qualche telegiornale all’ora di punta “era una ragazza dolce, solare”, “lui, un mostro”. Poi però ha l’abilità di scavare, di ampliare i cerchi del contesto ed ecco che, gradatamente, emerge il quadro. Sapete quelle sagome di un disegno i cui contorni non si afferrano subito, ma più concentri la vista e più si mettono a fuoco? Ecco: si comincia dagli ex fidanzati delle vittime, ragazzi “normalissimi”, naturalmente sconcertati da quanto capitato alla povera ex. Poverina. Emerge il ritratto di ragazzi e uomini gelosissimi “ma è normale essere geloso della propria donna, no?” Certamente. Forse è meno normale tempestarla continuamente di sms mentre lavora, per controllarla. O pedinarla per sapere dove va, spiarla sul posto di lavoro. Forse non è molto normale schiaffeggiare la compagna in un luogo pubblico, in mezzo al corso, pratica che sembra ormai talmente usuale da non suscitare più alcuna reazione “Vent’anni fa sarebbe stato uno scandalo, oggi non ci fa caso più nessuno, la gente gira lo sguardo dall’altra parte e lascia fare”5. Eccola lì, la normalizzazione. Forse è un tantino esagerato segregare la propria compagna dal momento in cui si incomincia la relazione “Quando entri in casa con un uomo si taglia tutto” dice un’amica di Vanessa Scialfa. Qui sembra socialmente accettato, e non viene messo in discussione nemmeno dalle donne: quando ci si fidanza si fa “terra bruciata” con tutto e tutti, amiche comprese, punto e fine. Un’associazione locale che si occupa di violenza sulle donne


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