SottoBanko - Gennaio 2012

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Sogno

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SFOGLIARE UN SOGNO

I have a dream Il sogno nell’arte

Piccoli prof crescono

Sogni e ambizioni dall’altro lato della cattedra

RACCONTI: UN SOGNO, UN INCUBO


Editor Chiara Pasquini

Fotografi E Disegnatori Silvia Pollastro // Fabiola Rucci // Federica Monopoli // Emanuela Parentignoti // Naomi Lamanna // Ilaria Rucci // Sabrina Casciaro // Maddalena Loforese // Adriana Cristini // Chiara Pellicani // Sara Iacobellis // Davide Procino // Arianna Trigiante // Danila Rocci // Rachele Mancini

Grafica e design Davide Procino Chiara Pasquini

Presidio del libro

Copertina Deviantart - Dreaming Š(2012)

IISS Q.O.Flacco Castellaneta


Sommario 5 I have a dream 11 Sogno e Crisi La materia dei 14 tuoi sogni 15

Giornata della memoria: noi non dimentichiamo

38 Film e sogno 39 Libri e sogno 43 Racconto di un sogno Musica e sogno

17 23 Il sogno nell’arte Racconto di un incubo

45

47 27 Piccoli prof crescono..Ricetta Torta Pan di Stelle 51 31 Sfogliare un sogno Siamo tutti filatori di sogni 33 Aforismi sul sogno 52 35 Angolo Cineforum

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Sondaggio: la cittĂ dei tuoi sogni


Sogno e realtà

due facce della stessa medaglia

“Sogno

o son desto?”, si chiedeva qualcuno. Il nostro giornale, questo mese, comincia proprio con questa domanda. E non è certo per emulare Cartesio che SottoBanko si interroga in tal senso…. Tema di questo numero di Gennaio è il Sogno. Avanti, tutti ne abbiamo fatto almeno uno, una volta! I sogni sono sempre stati un argomento affascinante. C’è chi li considera una finestra sul nostro “io” interiore, chi cerca di interpretarli in maniera più (o meno) scientifica, e chi ancora spera, prima di addormentarsi, che qualche parente dal remoto oltretomba compaia tra le lenzuola per dare i numeri da giocare al SuperEnalotto…! In fondo

siamo un po’ tutti d’accordo con Freud, sul fatto che i sogni rivelino una parte molto importante di noi, probabilmente la più intima e incontrollabile… Sarà forse per questo che tutte le nostre ambizioni più segrete , quelle che teniamo chiuse in un cassetto da una vita, quelle che a volte ci vergognamo di raccontare anche a noi stessi e che pur coltiviamo nella nostra mente con tanta dedizione e passione, siano anche chiamate sogni? Amore, soldi, felicità, salute, benessere…e chi più ne ha, più ne metta! I nostri sogni vanno dai più generici alle più particolari aspirazioni. E non parlo solo in senso lavorativo…


riempire fogli e fogli con le mie “liste dei desideri”, ma, nella maggior parte dei casi, se non sono io a alzarmi e a fare qualcosa affiché quei desideri si avverino, rimarranno solo parole, inchiostro, e qualche pezzo di carta straccia. Vorremmo spronarvi (e spronarCI!) all’azione; rimanere passivi

Stare insieme alla persona desiderata. Cenare con un amico. Essere promosso. Una macchina nuova. Una vestito. Vincere il nobel. Una torta. La neve. Guarire dal cancro. Se come diceva una canzone, i sogni son desideri, si può ben capire come la lista sia infinitamente lunga…tanto lunga che nemmeno le pagine del nostro giornale potrebbero contenerla. L’importante, in fondo, non è COSA si sogna, ma COME lo si fa. Posso sperare con tutto me stesso, e dimenticarmi, sperando, di agire. Posso propormi di raggiungere tutti i traguardi del mondo, ma se non faccio io il primo passo, nessuno muoverà i piedi per me. Posso

ha mai veramente giovato a qualcuno che fosse interessato a ottenere qualcosa? Il nostro consiglio è SVEGLIARSI…! E non per far finire il sogno, ma proprio per farlo cominciare…nella realtà! Non vi assicuriamo che i vostri sogni si realizzeranno, questo potere ancora non ci è concesso! Ma qui vale la logica del “stasera mi butto”. E, per quanto ne sappiamo, la vita accetta solo volontari. Niente giustifiche.

Buona lettura! Chiara Pasquini Direttore Responsabile di SottoBanko


I have a dream... Tutti noi abbiamo un “sogno nel cassetto”, ma molti nel futuro vorrebbero fare cose davvero curiose… Le nostre interviste ai

sognatori del Flacco! Tania Di Tinco (3^AB) e Silvia Pollastro (3^E)


Cosa vorresti fare da grande? Da grande vorrei fare l’attore o il cabarettista.

GIAMPIERO RUGGI Aspirante attore-comico

Perché? Come nasce questa passione? Sin da quando ero piccolo, ho sempre visto con interesse molti film comici. Mi piacevano tanto, ma talmente tanto, da voler fare battute spiritose come quelle degli attori, e, alcune di quelle che faccio sono davvero divertenti…altre, lo ammetto, direi piuttosto pietose! xD Se questo sogno non potesse realizzarsi, quale altro sogno/mestiere hai in serbo? Ho un asso nella manica: fare il calciatore!” Cosa diresti a qualcuno per incoraggiarlo a intraprendere questa strada? Io direi di inseguire i propri sogni e di riuscire a realizzarli mettendo tutto l’amore e l’impegno possibile. Spero di riuscirci anch’io! ;D


GIANLUCA LOTITO Aspirante ballerino

Cosa vorresti fare da grande? Fin da quando ero piccolo, il mio sogno era quello di diventare un “ballerino”. Con il passare del tempo però, questo sogno è diventato come un qualcosa che non mi faceva vivere bene. Così ora è diventato solo un hobby, da grande ho intenzione di laurearmi in fisioterapia e stare a stretto contatto con i bambini colpiti da gravi malattie muscolari. Perché? Come nasce questa passione? Per quanto riguarda la danza, penso che ognuno di noi nasca con un talento e sta a lui saperlo usare nella maniera corretta. Per quanto riguarda l’ipotesi più reale del mio futuro, cioè diventare un fisioterapista, nasce da una serie di avvenimenti personali. Se questo sogno non potesse realizzarsi, quale altro sogno/mestiere hai in serbo? Beh, che dire…ho già due importanti ambizioni, no?! x) Cosa diresti a qualcuno per incoraggiarlo a intraprendere questa strada? La danza è uno di quei mondi in cui se non sei perfetto fisicamente, sei fuori. Una strada tortuosa e piena di delusioni ma a volte può farti sentire il migliore del mondo. Ballerino si nasce, non si diventa!...bisogna avere i prerequisiti giusti per “spaccare” in questo nuovo mondo di insidie. Per quanto riguarda la fisioterapia, tanto studio e tanta voglia di aiutare il prossimo!


OSVALDO TRISTANI Aspirante rapper

Cosa vorresti fare da grande? Beh, visto che faccio parte di un gruppo musicale, sarebbe bello vivere di musica! Anche se non è mai stata la mia più grande ambizione, però sarebbe un sogno se si realizzasse. Perché? Come nasce questa passione? Il perché è semplice: “è un lavoro che rende se riesci a sfondare”. Anche se il mio desiderio più grande, in ambito musicale, sarebbe quello di diffondere questo genere di musica, ed espanderlo a tutti i giovani e non solo. È una musica cruda e capace di trasmettere un messaggio in maniera efficace e diretta, ed arrivare alle cuffiette dei ragazzi in Italia è

abbastanza difficile visto che siamo figli della musica pop e neomelodica. La mia passione per il rap nasce circa sei anni fa, ad 11 anni. Trovai per strada un disco di musica di questi genere con artisti ormai affermati a quel tempo ed esponenti che ora come ora hanno un nome importante nella scena italiana, come Fibra, Nesli, Ax, Tormento e Marcio. Da quel giorno cominciai ad ascoltare rap e ogni giorno scoprivo le mille sfumature che quella musica offre. Non abbandonando mai quella strada, decisi assieme a degli amici di formare un gruppo verso maggio di quest’anno, ed ora, eccomi qui! qui ;D Se questo sogno non potesse realizzarsi, quale altro sogno/mestiere hai in serbo? Si, ci ho pensato, ma non del tutto. Infatti ho solo scelto di voler andare all’università, e questo è già tanto! Altrimenti vorrei far carriera nelle forze armate anche se esser comandato non fa proprio per me!”...XD Cosa diresti a qualcuno per incoraggiarlo a intraprendere questa strada? Se la tua ambizione è far musica, essendo una strada molto difficile, direi che è necessario aver fortuna, ingegno e tantissima passione! Se invece il tuo lavoro sarà un altro, in ogni caso, serve impegno e sacrificio perché oggi nessuno regala nulla, anzi!


GIOVANNI NIGRO Seminarista Cosa vorresti fare da grande? Questa domanda è una di quelle che sin dalla nostra infanzia, tutti, genitori, insegnanti, amici, ci hanno sempre fatto, magari per curiosare un po’ sulle nostre passioni, sulle nostre aspirazioni. La domanda però è posta in modo sbagliato, secondo me, perché dovrebbe essere: “Chi vorresti essere da grande?”. A proposito di questo condivido con voi la mia esperienza “diversa” che sto vivendo sulla suddetta domanda che, col passare degli anni, all’interno della mia storia personale si sta rivelando con una sola risposta; da grande, se Dio lo vorrà, vorrò essere sacerdote. Ormai da tanto tempo sto maturando in me questa scelta, coltivata all’interno della comunità del Seminario Minore Diocesano “Beato Giovanni Paolo II”, qui a Castellaneta. Perché? Come nasce questa passione? Non posso individuare all’interno della mia vita un momento particolare in cui ho sentito particolarmente di essere chiamato dal Signore al sacerdozio, ma è la vita stessa, con i suoi alti e bassi, a farmi interrogare su questa intima vocazione che sento dentro il mio cuore da quando ero bambino. Lì, in questi casi, parliamo di VOCAZIONE, di questa speciale predilezione da parte di Dio che ti fa sentire amato e chiamato per qualcosa di grande che va oltre i tuoi sogni, i tuoi desideri di vita perché essi stessi si incrociano misteriosamente con i sogni di Dio. Io non mi sento di essere meglio di qualcun altro, ma anzi, proprio nella mia mediocrità, nella mia semplicità quello che cambia nella mia vita è proprio il sentirsi visitati dalla Parola, sciolti da Dio e amati per quello che siamo, chiamati ad aderire, con fiducia e tra le difficoltà, al progetto di Dio per la mia vita. Cosa ti affascina in particolare di questo mondo? Sicuramente mi affascina il fatto che questo dono, quello della vocazione, fatto a me come a molti altri, non è personale ma è volto a me e a tutta la comunità; è questo che mi colpisce: il poter vivere non per se stessi ma per gli altri anche in questa società che tante volte diffida della vicinanza delle persone consacrata al Signore nella Chiesa. È una grande sfida che mi interroga sul senso di quello che farò e continuo a verificarmi su quanto davvero sarò disposto a spendermi tutto, con tutto me stesso, per la gente, per il Signore, attraverso il dono del ministero. Se questo sogno non potesse realizzarsi, quale altro sogno/mestiere hai in serbo? Se questo sogno non si realizzasse secondo, sempre, il progetto di Dio, molto probabilmente sceglierò di studiare lettere moderne, all’università. Per adesso dopo la maturità, frequenterò la facoltà teologica pugliese, presso il Pontificio Seminario Regionale di Molfetta.” Cosa diresti a qualcuno per incoraggiarlo a intraprendere questa strada? Non posso obbligare nessuno a fare questa scelta così particolare. Quello che dico è che vale la pena di rischiare per Dio, perché lui ha sempre un sogno riservato per noi e solo se il nostro cuore sarà disposto a spendersi e a lasciarsi modellare come argilla, da questo amante ceramista, Dio appunto, allora la nostra vita sarà davvero l’immagine più evidente dell’attenzione del Creatore per le sue creature.”…=’)


$ogno € Cri$i

-Sogno e Crisi 1- Federico Mutasci (4^A)

Siamo una generazione senza prospettiva, senza futuro, senza lavoro. Siamo una generazione figlia della crisi, degli errori di chi ci ha preceduto, di chi ha mangiato la ricchezza del nostro paese. Siamo una generazione costretta a rimanere attaccata alla “gonnella di mammà” perché non ci sono i soldi per andare a vivere da soli, perché il lavoro rende poco o non c’è proprio, perché dopo la laurea c’è il baratro. Noi siamo al liceo, non sappiamo ancora da che parte andare, non sappiamo che piega dare alla nostra vita, però sappiamo che abbiamo bisogno di un lavoro che ci


faccia fare soldi, perché c’è la crisi e allora mamma e papà ci fanno iscrivere al liceo così possiamo diventare dottori, farmacisti, avvocati, ripercorrere le loro orme oppure fare “il salto di qualità”. I nostri sogni restano ingabbiati, incatenati perché c’è la crisi, non si guadagna e la maggior parte dei nostri sogni è legata ad ambiti lavorativi in cui non si guadagna tanto da fare la bella vita. In fondo cosa ci possiamo fare se c’è la crisi e oltre ai soldi hanno mangiato anche i nostri sogni? Noi dovremo pagare le tasse e pagheremo anche con le nostre vite perché faremo lavori che non ci stanno bene, che ci demoralizzano e deprimono ma lo faremo per i soldi, per il “salto di qualità”, per far felici mamma e papà che sognano una grande carriera per i figli. Fermiamoci un attimo. C’è la crisi, non ci sono i soldi ma perché non ci devono essere i sogni? Perché non ci devono essere i nostri progetti per la nostra vita? Perché dobbiamo

vivere in virtù di un sistema che ci dice cosa dobbiamo fare? È vero, c’è la crisi, ma sapete cosa vuol dire crisi? “crisi: dal greco krino: decido. Momento che separa una maniera di essere o una serie di fenomeni da un’altra differente”. Ecco cosa potete trovare in un dizionario etimologico se cercate da dove viene questa parola. Crisi non è solo un momento

-Sogno e Crisi 2- Federico Mutasci (4^A)

negativo è un momento di cambiamento e forse è sul cambiamento che dobbiamo soffermarci. Dalle brutte situazioni non si scampa trovando scorciatoie o fuggendo a gambe levate, bisogna avere il coraggio di affrontarle. È vero in Italia

c’è la crisi ma la crisi è un momento che può diventare positivo se impariamo a sfruttare la forza dei nostri sogni e dei nostri progetti. Questo stesso giornale che state leggendo è nato da un progetto e chi l’ha ideato ci ha creduto fino in fondo


tutto questo ma soffrire un po’ è il giusto prezzo da pagare per vivere sereni, senza rimpianti perché il lavoro sbagliato non è come la scuola sbagliata che dura pochi anni e poi finisce tutto, è per tutta la vita, e se non ci soddisfa la qualità della nostra sarà pessima. Credete nei vostri sogni, realizzate i vostri progetti che siano fare

vita e non dovete essere obbligati a fare quello che vi impone la famiglia o una scuola con alte aspettative. Nel futuro conterà solo quello che voi volete essere. Date un calcio alla crisi avendo il coraggio di fare quello per cui vi sentite portati, quello per cui siete nati. Seguite le vostre attitudini perché anche dalla forza di realizzare I

il cuoco o avere un’azienda agricola, fare il medico o il fumettista. Credete in quello che siete e che sapete fare, guardatevi dentro, fatevi un esame di coscienza e scoprite le vostre capacità. Il liceo è solo una fase della

sogni può crescere un Paese.

-Sogno e Crisi 3- Federico Mutasci (4^A)

anche se tutti dicevano che non avrebbe avuto speranze. Eppure oggi voi state leggendo proprio le pagine di quel progetto, di quel sogno, in cui non credeva nessuno. Chi ha creato il giornale è soddisfatto, è felice di quello che ha fatto perché non gli è stato imposto da nessuno. Questo è solo un piccolo esempio

per dire a tutti voi che la volontà, la testardaggine, i sogni, sono più forti di quello ch dicono gli altri e sono più forti delle avversità. Realizzare un sogno costa fatica, sudore e forse siamo un po’ disabituati a

Francesca Di Dio (3AB)


La materia Dei tuoi sogni!! Quante materie che non ci piacciono siamo costretti a studiare? Magari spesso esclamiamo ”ma a cosa mi servirà mai nella vita?”…ma se le materie fossero un po’ più….. Emoticonologia: Emoticonologia ormai gli sms sono il mezzo di comunicazione più usato. Allora perché non impararne tutte le caratteristiche tra abbreviazioni ed emotions? Pinocchiologia: Pinocchiologia si sa a volte le bugie sono necessarie …per questo è importante imparare a saperle raccontare. Filosofia del fancazzismo: fancazzismo spesso dimentichiamo di dedicare del tempo a noi stessi. Per questo la filosofia del fancazzismo ci insegna il modo migliore per rilassarci magari d’avanti alla tv o a.”cazzeggiare” su FaceBook. Arte dell’abbordare: dell’abbordare sempre più

ragazzi e ragazze soffrono per amore. Per questo è neccessario imparare ad ABBORDARE. Hawaiano locale: lezioni locale intensive per poter si ambientare e comunicare alle isole Hawaii e dintorni. Hakerologia(pratica):come Hakerologia(pratica) infiltrarsi nella rete dei computer della scuola e dei prof..torna sempre utile. Storia della pizza:con lezioni pizza di pratica da tenersi quotidianamente intorno alle ore 13.00. Arte della stronzaggine:perché stronzaggine a volte nella vita essere stronzi serve quindi meglio imparare. Emanuela Di Giorgio (4^E) Antonella Fumarola (4^E)


Ero lì. Non so di preciso dove, so solo che ero in qualsiasi lì. E correvo. Correvo a perdifiato. Ma non avvertivo alcuna sensazione di pericolo, non inseguivo né ero inseguito. Mi trovavo all’interno di una realtà parallela: ero in un luogo amorfo e atemporale, e nessun colore, nemmeno il nero. Ricordo che non c’era niente a impedire la mia corsa. Due tuttavia erano gli elementi che potevo intravedere con probabile sicurezza: un orizzonte e una ferita che mi dilaniava il petto verticalmente. Ora come ora potrei anche provare a ipotizzare qualcosa: c’è la possibilità che io stessi correndo verso quell’orizzonte così orizzontale per fare in modo che la mia ferita verticale si congiungesse ad esso ed entrambe le cose diventassero perpendicolari. La ferita era cicatrizzata, non provavo né dolore né stanchezza. Ad un tratto, e per puro caso, notai che l’orizzonte non mi si avvicinava, ma curvava. Continuavo a essere nel mio stato di massima indefinitezza, difatti non riuscivo a capire se curvasse a destra o a sinistra. Curvava, e basta. Mi ero abituato a correre, tanto che non ci facevo più caso. E nel momento in cui posi la mia attenzione altrove, ecco che anche la mia ferita verticale prese a curvare. Ovviamente non avevo la facoltà di capire in quale direzione si stesse inclinando, ma la cosa più strana è che lo squarcio iniziò all’improvviso a pulsare. Presi l’accaduto

come un monito: quasi come se qualcuno mi stesse ricattando di agire così, mi venne da abbandonare il mio monotono percorso rettilineo e procedere nella direzione verso la quale ero attratto dalla pulsazione: in altre parole, ero praticamente guidato da una ferita. Nonostante avessi imboccato questa strada alternativa (anche se di strada non aveva affatto parvenza), l’assenza attanagliava e il vuoto continuava a incalzare. Quell’orizzonte sembrava ancora troppo distante e irraggiungibile, così mi rassegnai pensando che cambiare direzione non sarebbe servito a niente e raggiungerlo sarebbe stata una vera e propria utopia, anche solo per trovare uno straccio di novità. Fu proprio quando decisi di arrestare la mia corsa che accade l’impensabile: non solo non mi fermai, ma, involontariamente, presi


a correre più velocemente. Poi tutto successe in un lasso di tempo che era stimabile in un’era o in un secondo, non so bene neanche questo. Non ero più materia in quella mia corsa insensata, non c’era la benché minima idea di consistenza, e la velocità con cui correvo aumentava sempre più. Dopodiché io e l’orizzonte ingaggiammo una contesa, perché sentivo il bisogno di lottare. Sentivo il desiderio di scontrarmi con esso, e ancora una volta la consapevolezza mi sfuggiva: ero io che mi avvicinavo a lui o era lui che si avvicinava a me? Forse non ha nemmeno importanza, ciò che conta è che in seguito a questo febbrile scontro il taglio che scorreva verticalmente lungo il mio petto sembrava aver raggiunto il proprio obiettivo, cioè diventare perpendicolare all’orizzonte. Sia quest’ultimo che la ferita esplosero, e io divenni cieco. E allora mi sentii cadere, sprofondare, precipitare. Ad un certo punto la mia caduta terminò senza un tonfo, e riacquisii il dono della vista. La prima cosa che feci fu guardarmi lo sterno, e vidi quasi con gioia che lo squarcio era scomparso. Esclamai di felicità, e quando la cognizione di me stesso tornò vivida in me, ebbi anche la forza di accorgermi che non mi trovavo più dove ero prima, ma in un luogo che mi era familiare: ero nel bagno della scuola. Non ricordo di essere mai stato così felice di essere a scuola, ma soprattutto di essere. Mi imposi che avrei dovuto percorrere tutto l’istituto salutando amorevolmente tutti quelli che

avrei incontrato, i bidelli, i compagni, persino certi professori..! e così feci. Il giubilo non fece che crescere ad ogni persona che ricambiava calorosamente i miei saluti, e tutti mi dissero che erano felici di vedermi. Davvero una sensazione celestiale. A quel punto intrapresi la strada verso il portone della scuola, e ne uscii fuori. C’era un sole ondulato nel cielo, e l’aria era rarefatta, ma in compenso c’era molta luce e vividi colori guizzavano di qua e di là. Non mi curai di questo paesaggio paranormale, il mio unico pensiero era tornare a casa. Fu così che, ancora una volta, iniziai a correre, stavolta in una mare di colori sfavillanti. E avevo casa mia come meta della mia corsa. Ebbi la capacità di fermarmi: provavo stanchezza dato che dopo un po’ di tempo passato a correre le mie gambe si erano indolenzite. Per sicurezza ispezionai nuovamente il mio petto, ma niente. Nessuna cicatrice. Tirai un sospiro di sollievo, ma quel sospiro divenne vento, e quel vento divenne turbine. Per la forza dell’aria fui costretto a voltarmi controvento per ripararmi. Così ai miei occhi si parò qualcosa di inaspettato: migliaia di colori continuavano a danzare ovunque, ma non c’era più nessuna scuola. Da dove ero venuto, dunque, prima? Che fine aveva fatto la scuola? Non feci in tempo a rispondere che mi svegliai di soprassalto. Vanni Spinelli (1^C)


Racconto di un incubo “Grazie a tutti, per me è stato un piacere trascorrere questo pomeriggio con voi.” Disse Claudio Torriero. “Noi dobbiamo ringraziare lei, il suo nuovo libro è fantastico! Spero tanto che Giulia riesca ancora a farcela…” disse una signora bassa e tozza dall’aria adorante. Torriero non ricordava minimante il suo nome, sebbene nel corso della presentazione del suo libro lo avesse interrotto innumerevoli volte. Era il tipo di fans che più odiava: quelle disposte a vendere l’anima al Diavolo pur di sapere la fine in anteprima. Claudio conosceva bene le donne come lei, si affezionavano morbosamente alla sua Giulia, e se a loro non piaceva il finale erano capacissime di bussare alla sua porta e chiedere spiegazioni. Lui ci era abituato, faceva parte del suo mestiere, mestiere che proprio a causa del suo

personaggio più famoso, “Lo spero anche io.” Si limitò Giulia, iniziava ad odiare. a rispondere. Si alzò velocemente e si incamminò Capita sempre cosi. Uno verso la porta salutando e scrittore scrive romanzi su accennando dei sorrisetti di romanzi, ma solo uno fa circostanza. Più volte il suo presa sul pubblico: quello agente lo aveva rimproverato che lui odia di più, quello per questo atteggiamento che è stato obbligato a distaccato ed evasivo, scrivere. secondo lui non faceva E ora grazie a Giulia, donna vendere copie. single che risolve tutti i Entrò subito nella sua misteri della sua piccola macchina, una Alfa Romeo cittadina, Claudio si ritrova Mito nera. Mise in moto e intrappolato in patetiche cercò di lasciarsi alle spalle presentazioni dove lui finge quel postaccio il prima di amare la sua protagonista possibile. e tutte le donne come quella grassa e tozza che farebbero L’unica cosa che desiderava qualunque cosa pur di fare era scappare, rifugiarsi leggere la nuova avventura in un altro mondo, dove della loro beniamina. nessuno poteva raggiungerlo, dove lui poteva Lui si era riproposto di non creare la sua realtà ideale e pensarci troppo, ogni anno vivere in pace con se stesso, traeva una bella sommetta da e qualunque cosa gli quei libri, più di quanto ci si permettesse di raggiungere potesse aspettare da una “il paradiso della mente”, trama mediocre e prevedibile come lo chiamava lui, era e più di quanto aveva ben accetta. guadagnato da tutti gli altri libri. La strada scorreva veloce, le ruote arpionavano l’asfalto


con vigore in quella fredda sera di gennaio. Lui stringeva con le sue lunghe e affusolate mani il volante, i suoi occhi di ghiaccio erano puntati sulla strada. Aveva bisogno del suo posto ideale, ne aveva bisogno ora. Appena imboccò il vialetto che portava alla sua villa, si sentì finalmente più libero. Spinse ancora di più il piede sull’acceleratore e l’Alfa schizzò avanti ad una velocità impressionante. Nella sua mente aveva già programmato quello che avrebbe fatto una volta sceso dalla macchina. Non voleva perdere altro tempo. Sapeva che la bottiglia era lì che lo aspettava. La bottiglia era il mezzo con cui poteva raggiungere la sua realtà. Sapeva che lì non poteva accadere niente di brutto. Scese dalla macchina e fece tutto come aveva prefissato nella sua mente: entrò in casa, prese la bottiglia di whisky e si affrettò a raggiungere la sua camera.

La bevve tutta, come ogni sera. Si sedette sul letto e aspettò con ansia gli effetti. La vista iniziava ad annebbiarsi, non ricordava più niente, ma in quel momento sapeva di essere felice. Un momento di pura estasi. “Non succede niente di male qui.” Ripeteva nella sua mente. Ma sta volta qualcosa era cambiato, il sogno stava per trasformarsi in incubo. Buio. Null'altro che buio. Tutto era diverso. Quello non era il suo posto. Si guardò intorno, ma non riuscì a vedere assolutamente nulla. Era confuso, non sapeva dove si trovasse, di certo non voleva rimanere fermo lì, in balia del buio nulla assoluto. Iniziò a correre verso la sua destra in mancanza di altri punti di riferimento. Falcata dopo falcata il respiro diventava sempre più affannoso. Cadde. Rimase a terra. Il sudore colava copiosamente dalla sua fronte, cercava di riprendere fiato steso a

pancia in su. Il cuore continuava a battere velocissimo, nonostante lui cercasse di regolarizzare il battito. Il suo pulsare, nel silenzio, era diventato assordante. Claudio lo sentiva rimbombare nella testa. Respirare sembrava sempre più faticoso per lui. Credeva di stare sul punto di morire. È strano, molti uomini si aggrappano alla vita solo quando pensano di morire. Sentiva un grosso peso gravargli sui polmoni, cercò di mantenere la calma. Provò a rialzarsi, ma non ci riuscì. La disperazione iniziò a prendere il sopravvento, era bloccato nel buio e non aveva la minima idea su come uscirne. Riuscì a mettersi in ginocchio. “Non so più cosa fare! Non so più cosa fare! Non so più dove sono!” gridava sbattendo i pugni violentemente a terra. Il cuore galoppava nel suo petto. Il terreno, o qualunque cosa fosse, sembrava scricchiolare sotto il suo peso. Gli scricchiolii


-Incubo- Maria Josè Rochira (4^E)

diventavano sempre più forti. “Sto precipitando!” gridò. Perse i sensi. Svenne. Si risvegliò soltanto quando sentì un dolore lancinante al costato e alla gamba sinistra. Aprì lentamente gli occhi, sbattè più volte le palpebre prima di mettere a fuoco. Rimase steso. Si guardo intorno, era cambiato tutto. “Ma dove diavolo sono?” esclamò. Era tutto sabbia e rocce rossicce, perfino il cielo era della stessa tonalità

di quella strana sabbia. Sembrava che fosse atterrato su Marte, ma questa idea era troppo fantasiosa perfino per lui. Il paesaggio era completamente spoglio, c’era soltanto un alberello scarno non lontano da lui. Quell’ambiente lo preoccupava più del buio. Si toccò il costato e dal dolore che provò, capì che doveva avere qualcosa di rotto. Alzò lievemente il busto per ispezionare la gamba sinistra. “Ma che…”

non riuscì a dire altro. Neanche con la sua fantasia era arrivato a immaginare tanto, nemmeno nelle scene più crude dei suoi romanzi. Aveva un paletto di legno conficcato nella gamba. Lo guardò meglio, notò che era stato usato per tener fermo un pezzo di carta. Tirò avanti il busto per afferrarlo. “ Benvenuto.” Lesse. Era tutto troppo strano. Allora non era solo. Claudio decise di scoprirlo, non aveva nulla da perdere. Con un paletto


nella gamba non poteva fare molta strada, così, decise di tirarlo via. Lo strinse saldamente con una mano, fece dei respiri profondi, e poi lo strappò via. Il dolore fu lacerante, il sangue iniziò a uscire a fiotti dalla ferita. “Non è stata una gran bella idea.” Pensò. Svenne di nuovo. Riaprì gli occhi. Non sapeva quanto tempo era passato: minuti? Ore? Giorni? Settimane? Per lui potevano essere passati pure anni. La gamba non gli faceva più tanto male. Affianco a sé noto una ciotolina con dell’acqua e un altro bigliettino. “Non è stata una buona idea la tua. Rovini i miei piani così. Hai perso molto sangue. Bevi.” Torriero prese la ciotolina e la bevve tutta. Passò una mano sulla ferita, era stata bendata. Sulla sabbia attorno alla gamba c’era ancora il lieve alone del sangue. Si alzò, fu più facile del previsto. Il costato continuava a far malissimo. Guardò l’alberello scarno attentamente, era su un

piccolo rilievo. Strinse gli occhi, aguzzò la vista. “C’è un uomo! Salve a lei, gentile turista, in cosa posso esserle utile? In niente? Benissimo. Una cortesia: mi può dire come si esce da questo stramaledettissimo posto?” disse tra sé e sé fissando l’albero. Decise di avvicinarsi. Risalì il rilievo lentamente, il dolore alla gamba camminando si era riacutizzato e quello al costato non aveva mai accennato a diminuire. Faticosamente arrivò sotto l’albero :” Salve!” disse affannosamente all’ uomo di spalle. Era una figura strana quella che aveva davanti agli occhi. Quell’uomo era bassino e molto magro, con le spalle piccole, dall’aspetto sembrava molto fragile, Claudio sembrava un bisonte a confronto. “Salve!” disse di nuovo. Nessuna risposta. “Ehii! Dico a te!” disse toccandolo ad una spalla. L’omino si voltò. Torriero sentì un brivido freddo salirgli lungo la schiena. “Volevo ringraziarla per la fasciatura, penso proprio che sia opera sua. Gliene sono

molto grato, potevo morire dissanguato.” “Tu non morirai.” Disse l’omino. “ Tu non morirai fino a quando non lo decido io.” “Cosa?” esclamò lo scrittore? “Hai capito bene! Ora sei mio!” ribatté la strana figura, il suo sguardo era terrificante. “Io non credo proprio! Chi sei?” “Non puoi andartene di qui! Non senza che io lo voglia! Chi sono io? Ah ah ah ah! Dovresti saperlo! Stai rovinando i miei piani!” “Chi sei? Cosa vuoi da me?!” “Cosa voglio? Bella domanda! Voglio tutto da te! Voglio il tuo corpo! Per troppo tempo sono stato relegato in questo inferno e tu per troppo tempo hai cercato di arrivarci ed io ti sto accontentando! Benvenuto a casa, Torriero! Adesso dammi quello che voglio!” “Non ci penso nemmeno! Non ho mai chiesto di venire qui!”


“Ah no? E allora perché ogni sera fai di tutto pur di arrivarci?” “È la prima volta che vedo questo posto!” “Questa è la prima volta che lo vedi veramente! Le altre volte lo camuffavo per fartelo piacere!”

Sembrava il suono di una sirena, forse un’autoambulanza. Cercava di capire cosa dicessero le voci: “ Lo abbiamo trovato in condizioni critiche, era mezzo morto, dottore!”

“Come?” lo scrittore era in pieno stato confusionale. “Non servono spiegazioni!”

“Già, ha proprio ragione. Non posso dirlo con certezza, ma penso si rimetterà. Mia moglie sarà felice di sapere che ho salvato il suo scrittore preferito! Giulia lo adora! Certo che questi scrittori moderni sono proprio strani, non sanno mai cos’altro inventarsi per farsi pubblicità!”

altre

L’omino gli saltò addosso, nonostante il suo aspetto riuscì a metterlo a tappeto. La vista dello scrittore si annebbiava sempre di più, non aveva le forze per reagire. L’omino gli stava divorando il collo. “L’omino è il mio carnefice, è qui che mi lacera il collo. ha detto che vuole il mio corpo, lo avrà.” Chiuse gli occhi. Sentì solo un urlo in lontananza. Forse l’aveva emesso lui stesso, forse era stato l’omino. Silenzio. Il nulla. In lontananza, ora, sentiva delle voci, dei suoni.

fianco c’erano dei biglietti, se non sbaglio su uno c’era scritto ‘Benvenuto’, l’altro invece era più lungo, non lo ricordo tutto. Se non sbaglio c’era scritto qualcosa sul fatto che stava rovinando dei piani e che non era stata una buona idea. Non ha molto senso. Aveva un paletto conficcato nella gamba. è davvero molto strano “

Particolare di: -Sogno- Maria Josè Rochira (4^E)

“Si si, lo vedo. Che strane ferite! Collo e gamba sono quasi a pezzi. Ma come l’avete trovato al vostro arrivo?” “Era riverso in una pozza di sangue, come ha detto lei il collo e la gamba sono a pezzi. Ha perso molto sangue, dottore. Al suo

Torriero riaprì gli occhi. Cercò di capire dove fosse. Non aveva mai visto quelle due facce vestite con dei camici. “Oh guardi, dottore! aperto gli occhi!”

Ha

“Lo vedo, lo vedo. A momenti arriveremo all’ospedale.” Francesca Arre (1^C)


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Il sogno , nell’immaginario di tutti, si sposa perfettamente col mondo dell’arte. Un po’ tutta l’arte è sogno, visione, immaginazione degli artisti, ma ci sono quadri che meglio di altri si sposano con l’idea di sogno o, perché no, di incubo perché i sogni, si sa, non sono solo piacevoli!

Francisco Goya, 1797, acquaforte, 21,6×16,2 cm - Biblioteca Nacional de España, Madrid

Il sogno in arte tocca l’apice con il surrealismo però già precedentemente troviamo quadri che fanno riferimento al sogno. Tra i precedenti “illustri” troviamo Francisco Goya che intorno al 1797 realizza un’incisione all’acquaforte intitolata: “Il sonno della ragione genera mostri”. L’opera fa parte di una delle tre principali raccolte di Goya, “i Capricci” che vengono considerati il capolavoro di grafica dell’artista. La raccolta è un ricettacolo di allegorie del vizio, della depravazione, del male, della follia. Per l’artista l’unica salvezza dalle brutture della vita è la ragione e ciò lo conferma come grande sostenitore dell’Illuminismo, posizione che appare prepotentemente proprio ne “Il sonno della ragione”. In questa incisione è raffigurato un uomo addormentato circondato da sinistri uccelli notturni e felini che sembrano liberarsi dal cervello dell’uomo stesso. Il messaggio che Goya vuol dare è chiaro fin dalla prima occhiata ed è lui stesso a dire, in un manoscritto ritenuto autografo: “La fantasia priva di ragione produce impossibili mostri: assieme a lei è madre delle arti e origine di meraviglie”. Ma l’opera ha ancora un significato più ampio perché l’artista fa riferimento ai suoi tempi, ad una Spagna ancora addormentata, arretrata, turbata dall’incubo della superstizione e incapace di adattarsi ai tempi moderni.

Il Sogno Le opere d’arte più famose riguardanti i sogni


Un’altra celebre opera dedicata al sogno e “L’incubo” di Johann Heinrich Füssli, pittore e letterato romantico di origine svizzera ma che esercitò la sua arte prevalentemente in Gran Bretagna. Nelle opere di Füssli si fondono elementi di ispirazione classica, soprattutto per quanto riguarda la precisione del disegno, con elementi fortemente romantici che vanno a creare un pittura fantastica e suggestiva. “L’incubo” è l’opera più celebre dell’artista ed è rimasta nel’ombra per oltre un secolo, fino a quando non è stata riscoperta dai surrealisti che l’anno trovata molto vicina alle loro tematiche. Dell’opera ne esistono tre versioni ma tutte possono avere una simile interpretazione. L’opera è ambientata in una stanza da letto piuttosto buia e la scena è dominata dal corpo di una giovane donna riverso in una posa innaturale. La donna ha il volto stremato dal dolore e dalla fatica e sul suo ventre è poggiato un mostro che è la

rappresentazione dell’incubo che questa sta vivendo. Dietro un sipario, in secondo piano, compare un’inquietante cavalla che rappresenta la portatrice dei sogni: tale raffigurazione deriva proprio dall’interpretazione della parola inglese nightmare (=incubo) che appunto è formata dalle parole notte e cavallina. La luce colpisce la scena a getti e in modo innaturale, creando un effetto teatrale voluto dall’artista. L’assurdità del soggetto è contrastata dalla perfezione del disegno, dall’armonia delle figure ed è ciò che crea l’opposizione tra romanticismo e neoclassicismo. Füssli, in quest’opera, attraversa l’inconscio e i misteri della mente umana, anticipando di oltre un secolo i temi cari ai surrealisti ma si pone anche in contrapposizione all’opera di Goya. Infatti mentre la prima voleva celebrare l’illuminismo e la razionalità, “L’incubo” vuole criticare l’illuminismo e dimostrare l’inutilità della fede assoluta nella ragione.

Johann Heinrich Füssli, 1781, Olio su tela, 101x127 cm - Detroit Institute of Arts, Detroit


Salvador Dalí, 1944, olio su tela, 51×41 cm - El Museo Thyssen-Bornemisza, Madrid

Ma, come si è già detto, è con il surrealismo che il sogno trova la sua massima espressione. Il surrealismo è un movimento nato negli anno ’20 che ha coinvolto tutte le arti visive. Il movimento ha come principale teorico André Breton che fu fortemente influenzato da “L’interpretazione dei sogni” di Freud: dopo aver letto l’opera capì che il sogno e l’inconscio avevano bisogno di trovare uno spazio più ampio nell’arte e così fondò il surrealismo. Il sogno, l’amore, la follia, la liberazione sono i temi principali di questo movimento che propone una compresenza di sogno e ragione che permettono all’inconscio di liberarsi raggiungere una conoscenza che va oltre la realtà. Tra i più grandi artisti di questo movimento troviamo René Magritte, Joan Mirò, Max Ernst e Salvador Dalì. Proprio quest’ultimo è forse l’artista più celebre e più conosciuto del movimento ed egli ha espresso la sua arte e il suo estro non solo in pittura ma anche in fotografia, in scultura e nel cinema. Molto particolare è il suo dipinto: “Sogno causato dal volo di un’ape”.

Dalì ebbe l’ispirazione per realizzare questo quadro dopo essere stato punto da un’ape nel sonno. Dalì ha cercato di fissare sulla tela la moltitudine delle sensazioni che ha provato nel sonno nell’istante in cui è stato punto. In basso domina la scena Gala, la bellissima moglie di Dalì, che è addormentata e fluttuante su una piatta scogliera. Gala compare sovente nei sogni di Dalì ed è l’elemento erotico per eccellenza delle sue opere. La donna è trafitta da una baionetta che rappresenta il pungiglione dell’ape ma, in questo caso, è anche un simbolo sessuale. Nell’istante “sognato” da Dalì è già avvenuta la puntura la cui percezione è stata amplificata dallo stato di veglia e per questo assume la forma di due tigri che balzano fuori dalla bocca di un pesce, che a sua volta balza fuori da una melagrana spaccata. Sullo sfondo un elefante cammina leggero con zampe di libellula sull’acqua senza nemmeno incresparla. Ha poco senso cercare di dare un senso all’opera di Dalì, perché ciò che appunto conta in questo quadro non è IL senso ma LA sensazione che scaturisce da un sogno in cui ogni particolare bizzarro ha una logica solo se visto nell’insieme. Questi erano solo degli esempi del grande mondo del sogno e dell’incubo interpretati nel mondo dell’arte e chissà, magari questo articolo ha acceso la vostra curiosità perché ancora tanto c’è da scoprire di questo tema così inquietante, bizzarro e molto fantasioso. Francesca Di Dio (3^AB)


Piccoli prof crescono... Tutti noi abbiamo almeno un sogno nel cassetto, e ci chiediamo cosa e chi saremo in futuro… Ebbene sì, anche i prof ne hanno avuto uno da ragazzi! La nostra redazione è andata a curiosare...;)

In una situazione un tantino controversa (infatti tutto è accaduto mentre presidiava un compito di latino in una sua classe), intervistando la professoressa Petralla riguardo ciò che avrebbe voluto “fare da grande”, i suoi sogni e le sue ambizioni, la suddetta insegnante mi ha risposto in questo modo: “Ho avuto molti sogni: tutti però ruotavano intorno a capacità che niente hanno a che fare con l’insegnamento. Possedevo spiccate capacità artistiche e un talento creativo abbastanza evidente nei passatempi a cui mi dedicavo (e in parte ancora mi dedico): disegno e pittura, lavori femminili, lavori manuali in genere. Mi sarebbe piaciuto essere una

a l e g n A f o a l r P ral t e P

restauratrice di opere d’arte o una stilista di moda”. A quanto pare la nostra professoressa nutre una forte passione per l’arte e possiede una propensione per il disegno e la pittura! Vanni Spinelli (1^C)


Mr. Perrone

f o Pr .

I S U R R E T

Foto

di Ar ianna

Trigi an

te (3^ E)

essere o t u i c be pia b e o le r v a a s d i r a M ne: << mender”…g u o a nche o r r e P Mr com giorn n l l u a r b . e t t o un fo speravo di po oziona nti…>> m e par tite ntare par tite e e io comm

“C’erano tante di quelle cose tra i miei sogni che ora mi sarebbe più facile dire ciò che sicuramente non mi sarei mai sognato di fare, cioè proprio quello che poi ho fatto, insegnare. Comunque, se devo trovare dei sogni di adolescenza più forti o durati più a lungo di altri, azzardo: Giocare a basket o suonare la chitarra in una band. Non solo per il piacere dello sport o della musica, ma anche per l’idea di praticarli insieme ad altri amici, scambiando e unendo creativamente le forze. Per fortuna, ho capito in tempo che sarei stato abbastanza imbranato in entrambi i ruoli per trasformali in una professione. Poco male: Il rock e il basket ci hanno guadagnato, e io, quasi per caso (anzi, per “serendipity”: quando ti imbatti inaspettatamente in qualcosa mentre sei alla ricerca di tutt’altro) ho scoperto l’insegnamento. Devo dire che in una certa misura a quei sogni assomiglia, per lo scambio continuo e il “gioco di squadra” che può realizzarsi dentro la classe.”


Preside Vita Surico

Preside: <<Quando ero bambina mi piaceva cantare e dilettarmi nella recitazione ho anche vinto qualche concorso ma purtroppo nel mio paese non c’era la possibilità di continuare a studiare.In seguito mi sarebbe piaciuta diventare un medico,ma arrivata al diploma nello scegliere l’università ero combattuta tra lingue e matematica;alla fine ho scelto matematica per passione,mi sono laureata nel 1981 e ho iniziato subito a insegnare.Poco dopo ho vinto il concorso da preside e ora eccomi qui!>>. Emanuela Di Giorgio (4^E)


“Fin da piccola ho sempre amato leggere, studiare ma soprattutto scrivere: infatti volevo che il mio impegno nello studio e nella lettura mi aiutassero a scrivere bene. Quale cosa più bella per un’appassionata di scrittura diventare scrittrice e giornalista? Un’altra mia grande passione erano le lingue: volevo imparare tante lingue per viaggiare e conoscere il mondo! Alla fine ho scelto proprio quest’ultima via e sono diventata professoressa di lingua francese. Certo, aver fatto la traduttrice sarebbe stato di certo più entusiasmante, però ci sono aspetti positivi nel mio lavoro: anche se il mio sogno di giornalista o scrittrice non si è realizzato, sono comunque a contatto con un ambiente culturale, quale è (o dovrebbe) essere la scuola, ma soprattutto il contatto con i ragazzi: è molto bello poter formare, anche se in minima parte, i ragazzi adolescenti pronti a diventare adulti!” Andrea Rubino (3^AB)

Prof Stasolla V. aterie m le o t a m sempre a o H < < .: la mia a r e e n a Stasolla V da giov n i f , e gia,la h o c l i o f i i t b n a ie l c s o che aceva no i ll p e u i q m , e e d n n passio e da gra a ic m i h c re;a lla a la n e g e a s z n n i ie sc o poterle i r p che o r iò p c a e r r e a z o z v li vole ita a rea c s u i r o n o fine ci s volevo.>>


Sfogliare un sogno

Spunti letterari per sognatori di oggi e domani

Ah, i sogni… Ci sono tanti modi per produrne. Uno di questi è farci avvolgere, pervadere dal mondo, e non solo. Un altro consisterebbe anche solo in un paio di lenzuola e un sonno sereno, e già siamo lì pronti per salpare dai porti del sovrumano verso gli oceani del divenire e dell’indifferenziato. E ancora, metterci in contatto con tutta quanta la vita che ci circonda e ci passa affianco, come un Garcia Lorca ispirato e catturato dalla natura e dal creato, finendo per scrivere opere puramente esoteriche e di una dolcezza insolubile, morbidamente adagiate su distese di pagine bianche. E che dire di Kerouac, Kerouac che con “Sulla strada” si fece precursore di una cosiddetta Beat generation aprendo le porte a sogni raggiungibili tramite un travagliato viaggio interiore. Perché è questo lo spirito della letteratura.

Estrapolare dai cuori della gente i sogni più strambi e grandiosi. E sfogliando libri di qualsivoglia genere e sorta, si riesce benissimo a risvegliare la capacità atavica dell’uomo di sognare. Non importa cosa sognare, l’importante è sognare. Improvvisarsi Tom Sawyer e costruirsi zattere per navigare fiumi forse mai esistiti, come ci insegna Mark Twain, Twain o trovare la maniera di ribellarsi a chi vuole inscatolarci, precluderci la libertà di dare sfogo alle nostre idee. Possiamo prendere tutto questo come un invito alla lettura, o meglio all’affinare l’abilità di scrittura, afferrare con mano le sensazioni di ognuno e trasformarle in righe tutte da assaporare. Ricercare è il segreto. Ricercare fuori e dentro di noi, senza troppo sfociare in pedagogie varie o sdrucciole pretese di diventare precettori di materie ancora


poco conosciute, sperperatori di gnosi vacue. Marco Polo diceva che l’inferno non fosse un qualcosa di futuro, qualcosa che capiterà, bensì uno spazio che noi tutti formiamo stando insieme. E vi sono due modi per fuggire le sue grinfie: il primo è assai nocivo ma di facile fruibilità, ovvero assorbire passivamente il suo significato e diventarne parte integrante fino a non vederlo più. Il secondo è più rischioso e richiede “attenzione e apprendimento continui”, e vuol dire saper riconoscere chi e cosa. C’è così tanto da inventare, da scoprire, da fare. Noi siamo tutto e niente, il diverso e l’uguale, la luce e la tenebra, e allora vale la pena di indagarci e di analizzarci. E i libri sono lenti d’ingrandimento, strumenti d’introspezione per chiunque volesse diventare un detective dell’anima, uno scrittore di sogni. E un autore come Kafka è la prova di quanto intricata e recondita possa essere la letteratura adoperata per qualcosa forse di intangibile ma di così vicino all’essere umano, con i suoi vizi e le sue virtù. E in parallelo col desiderio dell’uomo di scrivere e trasmettere è nata la voglia di elevazione, di esplorare le estreme altezze e le estreme bassezze (basti prodigarsi nella produzione di un conosciutissimo Dante Alighieri): Alighieri e allora raccogliendo il fiato bisogna tuffarsi in emozioni e avventure mai viste, con un coraggio grandioso. Ed è sorprendente come da un cuore energico e meravigliosamente enfatico possa scaturire la travolgente poetica di D’Annunzio o l’ermetismo di Ungaretti, Ungaretti ed eccoci misticamente ammaliati da parole e suoni indicibili. Alla letteratura non si possono attribuire definizioni, è lo specchio dell’umanità e dentro ci siamo riflessi noi, quello che siamo stati, che siamo e che saremo; e solo con la curiosità, lo studio interiore ed esteriore dell’universo generiamo multiversi di immagini, suoni e colori. Dunque leggiamo, scriviamo. È questo il sogno, un sogno dal quale difficilmente ci desteremo, una volta intrapreso. Shakespeare direbbe che siamo fatti di sogni, e niente è più vero di questo. La letteratura è il mezzo che ci permette di sfogliare il sogno, e quindi di sfogliare noi stessi. Sognando, racconteremo con le nostre penne la storia delle nostre anime erette sulla prua di una nave destinata alla scoperta. Vanni Spinelli (1^C)

Mi hanno portato una conchiglia. Dentro canta un mare di carta. Il mio cuore si riempie d'acqua con pesciolini d'ombra e d'argento. Mi hanno portato una conchiglia.

Primeras Canciones, Suites - Canciones Federico García Lorca

Nessuna cosa mi dà un'ora, un minuto, un attimo di oblio; nessuna cosa mai mi guarirà; nessun sogno della mia mente cancellerà il sogno del mio cuore

Il Piacere Gabriele D’Annunzio

“Tra vent’anni sarai più deluso dalle cose che non hai fatto che da quelle che hai fatto. Perciò molla gli ormeggi, esci dal porto sicuro e lascia che il vento gonfi le tue vele. Esplora. Sogna. Scopri.

Le avventure di Tom Sawyer Mark Twain

Sono un grumo di sogni.

Opere Giuseppe Ungaretti

Noi siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni e la nostra breve vita è circondata dal sonno.

La tempesta William Shakespeare


f|tÅÉ gâàà| Y|ÄtàÉÜ| Tutti noi, almeno una volta, abbiamo cercato di interpretare i nostri sogni. L’abbiamo fatto nonostante ciò avrebbe comportato una totale compenetrazione nell’intrico della nostra mente e nell’intimo della nostra anima, proprio lì dove vengono concepite le nostre meditazioni più utopiche. Molti, dopo questa mistica ascesa, hanno scritto romanzi che sarebbero poi rimasti impressi nella memoria plenaria. Una testimonianza più evidente l’abbiamo avuta dalla Divina Commedia di Dante Alighieri o dallo scherzo letterario dell’Utopia di Thomas More. Gli autori da citare sarebbero numerosissimi, da Meyrink Gustav a Haziel, da Mercier fino a George Orwell. Dobbiamo renderci conto che siamo tutti filatori di sogni e che ognuno di noi è capace

di imbastire una fitta organza di creatività semplicemente tessendo insieme le proprie fantasticherie. È un circolo vizioso. È un po’ ciò che accomuna tutti gli scrittori, ovvero la tendenza a carpire i propri sogni per mutarli in canovacci, da cui poi nascono quelli che noi comunemente chiamiamo ‘romanzi’. Ma cosa sono i sogni? I sogni non sono altro che il riflesso dei nostri sentimenti celati, delle nostre paure, delle nostre ambizioni e spesso il deflusso animato di false apparenze e di vecchie reminescenze. Alan Drew dice che “i sogni sono illustrazioni dal libro che la tua anima sta scrivendo su di te” e questo non può che essere vero. La gran parte della gente, quando pensa alla parola ‘letteratura’, si figura una catasta di libri

w| áÉzÇ| accompagnata da un ripugnante afrore antidiluviano. Ma la letteratura è ben altro che questo. La letteratura è come un luogo, un ‘luogo sovrumano’ dove sfociano tutti i sogni degli scrittori e dei poeti, ed è proprio questo ad accomunarli: il beneplacito di far fluire i loro sogni in un pozzo comune dove guizza segretamente l’acqua dell’immaginazione. Ne consegue che tutti coloro che leggono un libro, bevono idealmente quest’acqua ascetica che non fa procurargli, ogni volta, un senso estatico di sbigottimento e di trepidazione. Per André Breton la letteratura è una delle più tristi strade che portano dappertutto, per Cesare Pavese è una difesa contro le offese della vita, per Jules


Renard è semplicemente un mestiere, per Fernando Pessoa è una confessione, la confessione che la vita da sola non basta. Mentre per Oscar Wilde è il precursore della vita e quel che fa non è imitare la vita medesima ma plasmarla ai suoi fini. Certamente, però, per uno scrittore la letteratura è anche il modo per esplicitare i propri sentimenti e le smanie più convulse e recondite del suo animo: questo è ciò che si cela dietro le pagine di un libro. Un vero scrittore è colui che riesce ad occultare le sue emozioni e le sue inquietudini, affinché solamente un lettore di nobili sentimenti possa cogliere la sublimità dei suoi fervori e farli propri. Il sogno e la letteratura vanno di pari passo: il sogno è un meccanismo che permette all’uomo di vagabondare con la sua fantasia, mentre la letteratura è il risultato finale del suo vagheggiamento. Antonio Hermes (1^F)


IN QUALE CITTÀ DEL MONDO REALE SOGNI DI VIVERE?


Con un tema come quello del sogno, come non potevamo chiederci in quale città sogniamo di vivere?! Ognuno di noi ha sogni nel cassetto, aspirazioni ben precise a cui mira. Siamo giovani, abbiamo una vita davanti a noi. Alla nostra età è facile sognare e tra i nostri sogni ci sono anche

luoghi dove vorremmo vivere. Dal sondaggio di questo mese è emerso che nel nostro istituto si sogna tanto la “Grande Mela” (ovviamente New York!), Parigi e Londra, ma non mancano città italiane o meno conosciute che rendono il risultato molto più interessante;

CLASSIFica NEW YORK PARIGI LONDRA ROMA LOS ANGELES SYDNEY AMSTERDAM BARCELLONA LAS VEGAS DUBAI FIRENZE MIAMI BERLINO CASTELLANETA MEDJUGORJE TOKYO GINOSA IBIZA MADRID MILANO NAPOLI PRAGA RIO DE JANEIRO BAKU (Azerbaigian)

52 32 29 22 11 11 10 9 7 5 5 5 4 4 4 4 3 3 3 3 3 3 3 2

MONTECARLO 2 MOSCA 2 TORONTO 2 VERONA 2 ZURIGO 2 ALBINO (BG) 1 BANGKOK 1 BARI 1 BILBAO 1 BOGOTÁ 1 BRUGES (Belgio) 1 BUENOS AIRES 1 CANNES 1 CINISIELLO BALSAMO 1 DUBLINO 1 DÜSSELDORF 1 EDIMBURGO 1 GINEVRA 1 HELSINKI 1 HONOLULU (USA-Hawaii) 1 KINGSTON (Jamaica) 1 MARRACASH (Marocco) 1 MENPHIS (USA) 1 MOTTOLA 1 OSLO 1 OXFORD 1 PADOVA 1 PISA 1 SAN BASILIO (Mottola) 1 SAN FRANCISCO 1 SAN PIETROBURGO 1 SHANGAI 1 TALUCA LAKE 1 TORINO 1 TORRE PALI (LE) 1 TREBISACCE (CS) 1 TREVISO 1 VALENCIA 1 VANCOUVER 1 VIENNA 1


All images From DeviantArt

1 NEW YORK 2 Parigi

3 Londra Linda Miccolis (4^E) e Melissa Petrera (4^A)


NOI NON DiMENTICHIAMO...

Gli alunni del liceo classico Quinto Orazio Flacco di Castellaneta con l’aiuto dei docenti e anche degli studenti che partecipano al “presidio del libro”, il 27 gennaio hanno fortemente voluto ricordare questo tragico evento, punto di svolta dell’intera storia occidentale. La mattinata si è aperta con un interessante dibattito sull’introduzione delle leggi raziali in Italia e sul contesto nel quale di inserivano.

Successivamente i ragazzi con la collaborazione dei docenti hanno discusso sulla validità e sull’approvazione di tali leggi da parte della popolazione, contestualizzando anche cosa avviene ai giorni nostri, in una realtà totalmente diversa. I ragazzi hanno continuato la giornata nell’aula magna dove la professoressa Stasi, docente di storia e filosofia, ha illustrato cosa veramente avvenne nei campi di concentramento, facendo

Una scena tratta dal film “Il bambino con il pigiama a righe”

particolari riferimenti Auschwitz.

ad La pellicola ha commosso i ragazzi che vedevano la realtà nazista con gli La docente , poi, ha fatto una innocenti occhi di un lunga e profonda riflessione bambino. sulle bruttezze dei regimi totalitari, sottolineando con Al termine della proiezione, forza che questi eventi non dopo il minuto di silenzio, gli vanno in nessun modo né alunni hanno discusso sul dimenticati né ripetuti. film appena visto evidenziando l’impatto I ragazzi hanno ascoltato le emotivo che ha destato in parole della docente sulle loro. note di “Auschwitz” di Guccini, con vivo interesse I ragazzi del liceo di partecipando con domande Castellaneta sono concordi per capire meglio nel augurarsi che simili l’importanza del giorno. atrocità non vengano in nessun modo ripetute in Poi gli studenti si sono recati futuro. al Cineteatro Valentino per vedere “Il bambino con il Francesca Arre (1^C) pigiama a righe” di Mark Herman.


Film & Sogni

Alice in Wonderland Il film "Alice in Wonderland" di Tim Burton è solo l'ultimo di tanti film ispirati all'incantevole romanzo di Carroll. La storia della piccola Alice che si ritrova catapultata nel "paese delle meraviglie", noi l'abbiamo conosciuta da piccolini grazie alla Walt Disney quando ancora non esistevano i cartoni creati grazie alla tecnologia, ma era tutto frutto dell'immaginazione di fantastici disegnatori. Ricordi nostalgici apparte, parliamo un po’ della storia. Alice da quando è piccola continua a fare sempre lo stesso sogno. Affinché non rimanga zitella come la zia, i parenti le combinano il matrimonio con un giovanotto facente parte di un ottimo partito. Al grande ricevimento nel quale le verrà fatta la proposta, però le visioni di Alice si fanno insistenti, il ticchettio di un orologio sembra ossessionarla e sul più bello vede comparire un coniglio in doppiopetto che le indica che è oramai tardi. Alice lo segue nella sua tana e finisce in quel mondo che aveva sognato fin da piccola, dove scopre che esiste una profezia riguardo una sua omonima la quale, con l'aiuto del Cappellaio Matto, del Coniglio Marzolino ecc. sconfiggerà una creatura malvagia liberando il regno dalla tirannia della Regina Rossa e riportando al trono la sorella più bella, la Regina Bianca. La produzione è sempre Disney ma siamo totalmente da un'altra parte rispetto al cartone animato del 1951. Benché la storia ancora una volta mescoli elementi da i due libri di Lewis Carroll: "Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie" e "Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò", il mix è inedito. Quest'ultima rivisitazione del film è certamente più computerizzata, ma comunque incantevole. Un viaggio che, come un sogno, sembra non finire mai e alla fine del sogno desideriamo rimanere a dormire per godere ancora e ancora di quel mondo fantastico, ma forse molto meno irreale di quel che sembra perché, forse, ognuno di noi è una Alice che, curiosa, esplora la tana del Bianconiglio.


InceptIon "Inception" è un film del 2010 scritto, prodotto e diretto da Christopher Nolan e interpretato da Leonardo DiCaprio, Ken Watanabe, Joseph Gordon-Levitt, Ellen Page, Marion Cotillard, Cillian Murphy e Michael Caine, vincitore di 4 premi Oscar 2011: miglior fotografia, miglior sonoro, miglior montaggio sonoro e migliori effetti speciali. Dom Cobb possiede una qualifica speciale: è in grado di inserirsi nei sogni altrui per prelevare i segreti nascosti nel più profondo del subconscio. Viene contattato da Saito, potentissimo industriale di origine giapponese che gli chiede di tentare l'operazione opposta. Non deve prelevare pensieri celati ma inserire un'idea che si inserisca nella mente di una persona. La persona in questione è un tale Robert Fischer Jr. il quale, alla morte del padre, dovrà convincersi che l'unica cosa che può fare è distruggere l'impero ereditato. Salito avrà allora campo libero. In cambio offrirà a Cobb la possibilità di rientrare negli Stati Uniti dove è ricercato per omicidio. Cobb accetta e si fa affiancare da un team di cui entra a far parte la giovane Ariane, architetto abilissimo nella costruzione di spazi virtuali. Nolan affronta le dinamiche della psiche nello stato di sonno con la competenza di un esploratore dotato di mappe sconosciute ai più ma anche con la consapevolezza di chi è altrettanto a conoscenza delle alchimie più segrete della macchina-cinema i cui elementi sa distillare con sapienza, cercando anche di evitare il più possibile il ricorso agli effetti speciali. Oltre a questa storia di psiche umana, vi è anche una dolce storia d'amore, che vi invito a seguire con altrettanta attenzione. La storia di per se è ambientata in un sogno...ma Tangeri, Parigi, Tokyo, l'Inghilterra e Calgary ricostruite e distrutte, non è una cosa che può capitare solo in uno strano sogno?????? Claudia Basile (4^E) e Sara Pepe (1^C)


Oliver Twist Il film "Oliver Twist" è la lottare a lungo prima di rivisitazione del più noto cominciare a vivere libro dall'omonimo nome. un’esistenza felice.Si imbatte in un suo coetaneo che lo Dickens ha scritto quello che aiuta e lo introduce in una è diventato un classico della banda di ladruncoli di strada letteratura universale a soli capeggiati dal vecchio ebreo venticinque anni grazie Fagin.La figura del piccolo anche,per modo di dire,ad Oliver appresenta la lotta una sua personale infanzia dell’Innocenza contro il Male. difficile.E come altri lavori di Nella sua ottica di bimbo il Dickens, Oliver Twist mette mondo degli adulti è in evidenza diversi problemi incomprensibile. sociali dell’Inghilterra nella prima metà del 1800, come il La storia prosegue lavoro minorile, il intrecciandosi con numerosi reclutamento dei bambini avvenimenti abilmente per il crimine e le condizioni descritti dall’autore. Altri di degrado delle città. personaggi, alcuni di essi finalmente buoni e generosi, Oliver,orfano di madre,vive entrano nella vita di Oliver un’infanzia di sofferenza in rendendo la sua storia un istituto vicino ancora più avvincente. Londra,dove subisce maltrattamenti ed è costretto Un libro per tutte le età,mai a patire fame ed umiliazioni. antico! Insegna a lottare per una vita dignitosa,a All’età di nove anni viene sopportare il mandato a servire presso un male...viaggiando sempre fabbricante di bare; qui non alla ricerca della felicità! trova affetto e accoglienza, ma ancora percosse e privazioni. Decide così di Claudia Basile (4^E) fuggire e di raggiungere a Sara Pepe (1^C) piedi Londra.Oliver dovrà


La vita ed i sogni sono fogli di uno stesso libro... Illustrazione di Rachele Mancini 3^AB)


Libri:

Cose che nessuno sa Ma là dove c’è il pericolo, cresce anche ciò che salva. F. Hölderin, Patmos Le parole sopracitate, parole dell’epigrafe della seconda parte del libro, sono la sintesi perfetta della storia di chi parte dalle ferite, perché un dolore si tramuti poi in bellezza. “ Cose che nessuno sa”, la seconda fatica letteraria del giovane scrittore, nonché professore, Alessandro D’avenia, è la storia di Margherita, quattordici anni e una paura matta di affrontare il liceo. In queste pagine troveremo i suoi dubbi; che diverranno la sua forza, perché si troverà ad affrontare una realtà che non dà preavviso, che nutre i timori e annebbia le capacità di reagire alle scosse della vita. Dalla segreteria telefonica apprenderà che il padre non vuole più tornare a casa: è questo quello che l’autore chiama <<attacco del predatore>>: “Quando un

predatore entra nella conchiglia nel tentativo di divorare il contenuto e non ci riesce, lascia dentro una parte di sé che ferisce e irrita la carne e il mollusco, e l’ostrica si richiude e deve fare i conti con quel nemico, con l’estraneo. Allora il mollusco comincia a rilasciare intorno all’intruso strati di se stesso, come fossero lacrime: la madreperla. Ciò che all’inizio serviva a liberare e difendere la conchiglia da quel che la irritava e distruggeva diventa ornamento, gioiello prezioso e inimitabile.” Lacrime che, parafrasando le parole di A. D’avenia, sono l’altra faccia dell’amore; sono una possibile risposta alla bellezza: la commozione; sono passione, dolore e amore insieme. La scelta del nome della protagonista non è fortuita, Margherita in latino significa proprio “Perla”. La scomparsa del padre la porterà a vivere, come la definisce D’avenia in

L’autore: Alessandro D’avenia un’ intervista, una sorta di Odissea al contrario e al femminile. La nostra “Telemaco” andrà a cercare il padre che, a differenza di Ulisse, è fuggito dalla vita familiare. La nostra protagonista ascolta in classe le parole che Atena rivolge a Telemaco e sente di esser anch’ella pronta a partire. Il padre ha rotto l’equilibrio sottile del filo della vita di Margherita. “A vita è nu filu”. Hanno un sapore di sententia le parole della nonna siciliana: Margherita si sente proprio una funambola. Il rapporto con la madre perde di senso, perde le parole; il fratellino, che guarda il mondo con occhi ingenui e incontaminati,


sembra intuire più degli adulti le verità della vita. Sarà proprio nel luogo tanto temuto, ancora nuovo e inesplorato, del liceo che Margherita troverà i pezzi del puzzle che l’aiuteranno a mettere insieme i cocci del suo “corpo scorticato”. Alle parole di Margherita si alternano quelle del professore, la voce dell’Atena di Margherita, anche lui con i suoi scheletri da affrontare. A volte anche i professori non si sanno esprimere quando si tratta di rispondere alle domande a bruciapelo della realtà. Affermazione tanto più vera in quanto il libro nasce proprio dalle Domande con la “D” maiuscola, quelle necessarie per la vita, che i ragazzi hanno posto all’autore nei tanti incontri dopo il suo primo romanzo: Bianca come il latte e rossa come il sangue (2010), e alle quali non ha saputo rispondere. Per citare un altro testo caro sia al prof del libro sia al prof che scrive: “ Non cercare ora le risposte che non possono venirti da te perché non le potresti vivere.

E di questo si tratta: di vivere tutto. Vivi ora le domande. Forse ti avvicinerai così, a poco a poco, senza avvertirlo, a vivere un giorno lontano, la risposta.” ( Rainer Maria Rilke, Lettere a un giovane poeta) Sono parole

Libro Mondadori: Cose che nessuno sa

intrise di ciò che è più vivo in ogni ragazzo: una domanda sul futuro e sulla vita e sull’amore. Nel solco tracciato da queste righe insegna il professore. Su una parete della sua casa è scritto: Timeo hominem unius libri. Noi leggiamo poi: “Le cose rimangono invisibili senza le parole adatte.[…] È l’arte il codice che rende visibili le cose di tutti i

giorni, che proprio perché le tocchiamo troppo diventano opache, abusate, invisibili.” Ecco spiegato perché temere l’uomo che ha letto un unico libro, ecco perché bisogna continuare a leggere: per innamorarsi della vita. “Cose che nessuno sa” ci dice come Margerita si è innamorata della vita, come è diventata adulta. “Sognare dentro la realtà questo rende i sogni più grandi, veri, palpabili! Diventare adulti è trovare la pazienza per dare corso ai propri sogni, senza rinunciarci!” “Dovete perdere il sonno sognando il vostro futuro. Il sonno lo perdiamo perché la vita ci fa paura e ci emoziona allo stesso tempo, la vogliamo aggredire e strapparle le sue promesse , ma ne abbiamo paura. Abbiamo paura che ci abbatta, che le speranze restino deluse, che tutto sia stato solo frutto dell’immaginazione. Dovete perdere il vostro sonno pensando al futuro. Non ne abbiate paura. È segno che state vivendo, che la vita sta entrando in voi.” Rachele Mancini (3^AB)


Gianluca Grignani- 1995 “Destinazione Paradiso”; Track: Destinazione Paradiso In questo girotondo d'anime chi si volta è perso e resta qua io so per certo amico mi son voltato anch'io e per raggiungerti ho dovuto correre ma più mi guardo in giro e vedo che, c'è un mondo che va avanti anche se se tu non ci sei più se tu non ci sei più e dimmi perché in questo girotondo d' anime non c'è un posto per scrollarsi via di dosso quello che ci è stato detto e quello che ormai si sa e allora sai che c'è c'è che c'è, c'è che prendo un treno che va a paradiso città e vi saluto a tutti e salto su prendo il treno e non ci penso più un viaggio ha senso solo senza ritorno se non in volo senza fermate nè confini solo orizzonti neanche troppo lontani io mi prenderò il mio posto e tu seduta lì al mio fianco mi dirai destinazione paradiso paradiso città.

A Cura di Pierluigi Cassoti (1^C) e Claudia Basile (4^E)


Music Luciano Ligabue - 1999 Miss Mondo; Track: “LA PORTA DEI SOGNI” E mi attacco alle stelle che altrimenti si cade e poi alzo il volume di questo silenzio che fa stare bene e mi sa che sei quella che fa luce pian piano chissà come ci vedi e chissà come ridi di quello che siamo E mi attacco alla buccia di questa notte e salto, salto ma rimango giù La porta dei sogni la porta dei sogni la porta dei sogni chiudila tu E mi attacco alle stelle tiro un pò a indovinare mi predico un presente in cui non c'è niente se non respirare e se proprio sei quella fatti almeno guardare non sai quanto ci manchi non tornano i conti a doverti trovare e mi attacco alla luce di questa notte e salto, salto ma rimango giù La porta dei sogni la porta dei sogni la porta dei sogni chiudila tu!


Ed il primo è andato! Il primo incontro del Cineforum fra risate e sbadigli Mia la partita, mio il campo, mie le regole. Così affermava Lionel Rogue nel film “Il Discorso del Re”, primo film proposto per il progetto Cineforum. Essendo un film storico, tutto è andato secondo le aspettative. O quasi. C’è chi ha riso o scherzato quando il Re Giorgio VI diceva “sono un setaccia sassi, ho un setaccio di sassi setacciati ed uno di sassi non setacciati, perché sono un setaccia sassi”, e chi è invece si è annoiato, ma normale amministrazione quando si tratta di film storici! Secondo le aspettative anche il numero di partecipanti per questa prima sfortunata proiezione rimandata più e più volte a causa di problemi tecnici, umani e sovraumani: quasi piene le due sezioni posteriori del cinema. A

fine film, sono stati molti i pendolari (e non) ad andarsene, e quindi non hanno potuto partecipare a quella che, secondo tanti, è stata la parte migliore: i sondaggi ed i giochi. Riguardo a questa prima proiezione, il primo gioco fatto è stato “Il domanda e risposta”, con domande inerenti a luoghi, personaggi e scene del film. Il cinema è stato diviso in due grandi squadre: la sezione posteriore destra, e la sezione posteriore sinistra del cinema, ognuna di esse capitanata da un ragazzo o una ragazza scelti a maggioranza, i quali, prenotandosi con un grido, rispondevano alla domanda fatta, dopo una breve o lunga consultazione con il resto della loro sezione. Il secondo gioco fatto è stato “La dinastia”, che

consisteva nel cercare di elencare la dinastia dei Windsor in ordine perfettamente cronologico, sempre seguendo il criterio del “capitano che risponde”. La sfida, formata da questi due giochi, è terminata in completa parità. Ma la sfida non finisce qui! Infatti ad ogni proiezione del progetto, ci saranno altrettanti giochi dove le varie squadre potranno cercare di recuperare il punteggio, e la sfida terminerà con l’ultimo film che verrà proiettato. Riguardo invece al sondaggio, la domanda proposta ai partecipanti al film è stata: “ Credi che la vita privata di un politico o di una persona in vista influisca sulla sua dimensione pubblica?”. Ed ecco a voi i risultati!


Credi che la vita privata di un politico o di una persona in vista influisca sulla sua dimensione pubblica? La maggioranza dei partecipanti al sondaggio ha preferito rispondere con un “Si”. Ma vediamo le risposte più bizzarre ed interessanti scritte dai partecipanti in maniera anonima: “ Eh si eh” “Si, una persona ‘disordinata’ non può organizzare una cosa più grossa di se stessa se non sa farlo nelle proprie faccende” “Si, perché un qualsiasi problema di cui è affetto una persona può influire sull’impressione che una persona si fa. Ma questo non succede solo per personaggi importanti, accade anche nel piccolo, come ad esempio durante le interrogazioni scolastiche. Se un alunno ha dei problemi nell’esporre la lezione, un prof comincia a farsi dei pregiudizi sull’anno che perdurano” SI NO

“No, perché la vita privata riguarda la famiglia ed i cari. Quella pubblica per l’appunto è pubblica.”

NON HO CAPITO SCHEDE BIANCHE

“Si, perché se investi una carica pubblica o comunque importante hai il dovere di comportarsi in modo dignitoso senza organizzare festini ad Arcore…”.


Detto ciò, non ci resta dunque che aspettare la continua di questa incredibile sfida, e la proiezione del secondo film del progetto Cineforum, di cui i partecipanti al progetto sapranno a breve, data e film.

Così invece ha commentato questo primo incontro del progetto Cineforum Alessandra Semeraro, responsabile del medesimo: “Cari ragazzi, innanzitutto vorrei ringraziare quanti sono stati presenti al primo incontro del Cineforum 4. Come avrete potuto constatare, questo è frutto di un lavoro d'equipe fatto da me e dal resto della mia classe che mi sopporta e supporta in questa esperienza! Devo dire che l'idea di portare un Cineforum in questo liceo, non è stata mia, ma l'ho ereditata da alcuni miei predecessori: in particolare dal mio carissimo amico e maestro Alberto Antresini, che anche a distanza continua a darmi delle dritte per lavorare al meglio! Questo perchè la strada per questo progetto non si è mostrata affatto in discesa, anzi: i mancati finanziamenti, l'assenza di docenti con una nomina di tutor,una poca puntualità dei partecipanti nell'effettuare i pagamenti e soprattutto una relativamente scarsa presenza al primo incontro

di Novembre, hanno reso tutto più difficile. Ma nonostante ciò non ci siamo arrese; pertanto stiamo già organizzando il prossimo incontro, che si terrà nella seconda metà di gennaio e al quale vi aspetto numerosi!Continueremo a tenervi aggiornati con le locandine sparse nella scuola, ma anche tramite la nostra pagina facebook "Cineforum - Flacco", che vi invito a visitare! Iscrivetevi per darci i vostri consigli per migliorarci e per esprimere i vostri pareri riguardo ai film già visti o che vorreste vedere! In questa occasione vorrei ricordare che è stato stilato un calendario di massima al quale attenersi per i cinque incontri restanti, ma questo va ritoccato in base alle disponibilità della scuola e del Cinema Valentino che ci ospita. Inoltre sappiate che potete ancora iscrivervi al progetto, che vi darà diritto

a credito scolastico se non supererete la soglia del 20% di assenze, dunque un incontro su sei. Per adesso non mi resta che chiedervi una maggiore collaborazione al fine di migliorare la nostra organizzazione, a partire dai pagamenti.Vi aspetto al prossimo incontro e sulla nostra pagina Facebook. Spargete la voce e non lasciatela solo "Sottobanko"...Vedere un film e discuterne la tematica è solo un modo diverso per aprire la propria mente!”

In Foto: Alessandra Semeraro (5^D)


Ma ora come non consigliare un film sempre d’impronta storica come “Il discorso del Re”, ma inerente ai sogni? Oliver Stone ricrea la strordinaria, vera storia di Alessandro Magno, che nel IV secolo a.C. conquistò Grecia, Persia, Afghanistan e India: il 90% del “Mondo Conosciuto”. Costretto ad affrontare imponenti eserciti di carri ed elefanti, egli non perse mai una battaglia!

Visionario, esploratore, sognatore, Alessandro fu anche un figlio tenero, dilaniato dall’amore ardente e dall’ambizione di sua madre, nonché dal bisogno disperato dell’approvazione del padre. Il suo sogno modellò il mondo in cui viviamo.

Con Colin Farrell, Angelina Jolie, Val Kilmer, Jared Leto, Rosario Dawson e Anthony

Hopkins. Film da lasciarsi sfuggire! (Petronilla Cassano 5^D)

non


Torta Pan di Stelle Ingredienti: 1)700 gr di Pan di Stelle; 2)400 gr di Nutella; 3)500 ml di panna da montare;

Utensili: 1)Teglia a cerniera 24cm; 2)Pentolino; 3)Sbattitore;

1) Per prima cosa mettere il barattolo di Nutella in un pentolino pieno d’acqua e farla sciogliere a fuoco lento. Questo aiuterà la crema a diventare piÚ facilmente spalmabile e lavorabile.

2) Nel frattempo, inzuppare nel latte tanti biscotti quanti ne servono per foderare il fondo della teglia.


3) Montare la panna in modo tale che sia fermissima.

4) Comporre il dolce alternando uno strato di biscotti, uno di panna e uno di Nutella .Procedere in questo modo fino alla fine, dopodiché eliminare il bordo della teglia (è per questo che è d'obbligo che sia a cerniera).

5) Decorare la parte superiore del dolce a piacere. Lasciare in frigo per un paio d’ore prima di essere servito!

BUON APPETITO! Davide Procino (4^A)


rò gnano. Non pe so i in m uo li g Tutti o. allo stesso mod i nano di notte ne Quelli che sog ssi della mente polverosi rece oprire mattino per sc al o n ia gl e sv si vano. che il sogno è o gnano di giorn so e ch lli ue q Ma ericolosi, sono uomini p è dato vivere i giacché ad essi aperti sogni ad occhi i si avverino. e far sì che ess nce

Aforismi e sogni

d Lawre Thomas Edwar

C'è nei sogni, specialmente in quelli generosi, una qualità impulsiva e compromettente che spesso travolge anche coloro che vorrebbero mantenerli confinati nel limbo innocuo della più inerte fantasia.

Alberto Moravia

irezione d a ll e n i s io uc “A ndate fid la vita che te e iv v i, n g dei vostri so maginato.” im e r p m e s avete au

Thore Henry David

“Andando dove devi andare, e facendo quello che devi fare, e vedendo quello che devi vedere, smussi e ottundi lo strumento con cui scrivi. Ma io preferisco averlo storto e spuntato, e sapere che ho dovuto affilarlo di nuovo sulla mola e ridargli la forma a martellate e renderlo tagliente con la pietra, e sapere che avevo qualcosa da scrivere, piuttosto che averlo lucido e splendente e non avere niente da dire, o lustro e ben oliato nel ripostiglio, ma in disuso…”

Ernest Heminguay

“…e come i semi che sog na no so neve, il vos tto la tro cuore so g na la prim Fidatevi de av i vostri sog ni, perchè in era. nascosto il essi è passaggio verso l’eter nità.”

Ka hlil Gibra

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