Intervento Roberta Agostini

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Abbiamo voluto convocare un'iniziativa di riflessione e di approfondimento sul tema della prostituzione, anche nelle sue connessioni con il fenomeno della tratta, che nelle scorse settimane ha fatto molto discutere in particolare a Roma, mettendo a confronto, in una sede di partito, chi ha responsabilità politiche ed amministrative e chi ha accumulato esperienze ed impegno negli interventi e nei progetti su tratta e prostituzione. Al di là del clamore giornalistico, vorremmo infatti provare a riflettere sulle diverse impostazioni politico e culturali da cui nascono anche modi diversi di affrontare e contrastare il fenomeno. Ci sono esperienze consolidate e diversi approcci in Italia ed in Europa. E' banale dirlo, ma è necessario premetterlo: il modello proibizionista dei Paesi scandinavi nasce da considerazioni e riflessioni profondamente diverse, sul piano culturale, dalla legalizzazione vigente in Germania ed in Olanda, che considerano la prostituzione un lavoro. Io credo che non ci siano bacchette magiche e le esperienze a livello europeo lo dimostrano. Nessuno dei modelli citati è esente da problemi e controindicazioni, in Germania la legalizzazione della prostituzione non ha sconfitto il fenomeno della tratta e la regolarizzazione del lavoro delle prostitute si è rivelata illusoria, così come la punizione dei clienti nei Paesi scandinavi produce inevitabilmente clandestinità. Ed io credo che anche la proposta di confinarne l'esercizio in alcune zone della città non possa essere definita una soluzione, perché si rischia di ridurre la prostituzione a questione di decoro urbano - anche se tutti ci rendiamo conto che c'è un problema di vivibilità in alcuni quartieri specialmente delle grandi città - mentre gran parte della prostituzione su strada è in mano alla criminalità organizzata ed il degrado è una conseguenza della debolezza a monte di politiche di contrasto. Io credo che la legge Merlin abbia fissato dei principi dai quali, anche nell'ipotesi di un suo aggiornamento, non è possibile prescindere: la chiusura delle case chiuse è stata una scelta di civiltà, la prostituzione non è un reato e non può essere punita perché attiene alla sfera privata dei rapporti tra le persone, mentre è reato e deve essere punito il suo sfruttamento. Naturalmente è passato molto tempo dall'approvazione di quella legge, la prostituzione ha assunto anche facce molto diverse dal passato: basti pensare alla dimensione del fenomeno migratorio e all'aumento di prostitute straniere spesso in condizione di illegalità e sfruttamento (da cui nasce la previsione dell'articolo 18 della legge 286 Turco - Napolitano), così come alla presenza sempre più pervasiva della criminalità organizzata La chiave di partenza per la discussione che vorremmo offrire è quella che cerca di fissare le priorità che orientano la nostra azione politica ed amministrativa, rafforzando politiche, progetti e azioni concrete. Ad esempio, io credo che prima di discutere con grande clamore delle cosiddette "zone rosse" a Roma, sarebbe stato utile far ripartire il progetto Roxanne, cancellato dalla precedente giunta e che l'attuale amministrazione, sia pure con ritardo e solo dopo l'accesa


discussione partita dalle proteste dei cittadini all'Eur e dalla proposta del presidente Santoro, sta rilanciando. Mentre anche a livello nazionale, questa è la mia opinione, prima ancora che su radicali proposte di revisione della legge Merlin, sarebbe necessario lavorare al nuovo piano antitratta per rafforzare risorse e progetti di assistenza alle vittime ed emersione del fenomeno. Ma, e questo è anche il senso del nostro incontro, partiamo dalla consapevolezza che nessun lavoro è possibile se non si accompagna ad una riflessione molto seria sul piano culturale che interroghi gli uomini e la sessualità maschile e che faccia il conto con il senso nuovo ed i cambiamenti di prospettiva che ha avuto in questi anni il tema della libertà femminile. Il "cliente" è spesso il grande assente dal dibattito sulla prostituzione, mentre invece sarebbe necessario leggere i modelli di relazioni tra uomini e donne implicati nell'acquisto di prestazioni sessuali. Cosi come spesso non si vede lo slittamento di senso della parola libertà, e della tensione di una domanda libertaria, quando essa viene connessa alla mercificazione e compravendita dei corpi. Davvero fare di se stesse un oggetto di scambio può essere considerato un'affermazione di libertà? Sul tema della libertà in questi anni "berlusconizzati" c'è stato un conflitto evidente, i cui termini dovrebbero essere meglio esplicitati e che riguarda anche il nostro dibattito. Abbiamo chiesto ai relatori dell'incontro di inviarci i materiali scritti dei loro interventi, che troverete allegati. Nel corso del dibattito sono poi intervenuti Andrea Santoro, Maria Spilabotte, Giorgia Serughetti, Bruno Cecchini, Edda Billi e ci sono state le conclusioni di Sesa Amici. Ringraziamo quelli che erano presenti e che non sono intervenuti. Ci ripromettiamo di fare il punto nelle prossime settimane, in particolare in relazione all'avanzamento della discussione sul piano nazionale antitratta e delle numerose proposte di legge che sono state presentate tra Camera e Senato.

Roberta Agostini


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