Bussola ed straordinaria

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Edizione Straordinaria

anno VII n° 21

24 Maggio 1915

Giornale di orientamento del cittadino Si distribuisce tutti i venerdì Direzione e stampa: Botticino, via Molini

Un numero Cent 7 (estero Cent.14) Abbonamento semestrale L.1,60 (estero L. 3.20) Abbonamento annuale L.3,00 (estero L.6,00) Arretrato Cent.14 (estero Cent. 28)

La direzione non restituisce le lettere inviate dai lettori e si riserva la facoltà di pubblicarle o distruggerle

L’ITALIA DICHIARA GUERRA ALL’AUSTRIA-UNGHERIA

Dopo giorni di contatti diplomatici in tutta Europa e riunioni dei massimi vertici governativi e militari, ieri 23 Maggio il nostro governo ha ufficialmente dichiarato guerra all’Austria. L’on. Sonnino ha telegrafato l’incarico al nostro ambasciatore a Vienna di presentare al governo austro-ungarico la dichiarazione di guerra. Essendo interrotte le linee telegrafiche fra l’Italia e l’Austria, quindi in mancanza di comunicazioni da Vienna, l’on. Sonnino ha fatto presentare oggi all’ambasciatore d’Austria-Ungheria la dichiarazione di guerra insieme coi passaporti, per il loro rimpatrio. Lo stato di GUERRA inizia OGGI, 24 MAGGIO 1915. Le nostre truppe sono già di fronte all’esercito austro-ungarico, sui confini del nord est del nostro Paese.

Una decisione errata, ma ora tutti assieme per non pagare un prezzo ancora più alto.

Amici lettori, questo numero esce in edizione straordinaria, per annunciarvi l’ingresso in guerra dell’Italia. Come sapete questo giornale ha sempre tenuto un atteggiamento fermo contro l’ipotesi di un ingresso dell’Italia nel conflitto che sta devastando l’Europa da quasi un anno. Le nostre motivazioni sono sempre state chiare: innanzi tutto una questione morale: da sempre la guerra ha portato distruzione, morte, fame e miseria, colpendo soprattutto la parte debole della popolazione, sia tra i vincitori che tra i vinti. In secondo luogo riteniamo che la soluzione delle questioni territoriali debba sempre passare attraverso un confronto diplomatico, anche aspro, ma senza passare all’uso delle armi. In terzo luogo abbiamo sempre considerato che il conflitto in atto non poteva risolversi in pochi mesi ma, date le forze in campo, questa sia una guerra destinata a durare a lungo e a distruggere l’economia e l’egemonia europea nel mondo. I fatti ci stanno dando ragione, e la guerra di movimento si è trasformata in una guerra di posizione lungo i confini, occidentale ed orientale, nelle trincee, lungo i fiumi, sopra le montagne, tra le foreste. Sarà così anche per l’Italia, che secondo molti esperti militari, si avvia a questa avventura tragica poco preparata. Da ultimo riteniamo che le rivendicazioni dei confini non avevano più ragion d’essere, vista l’offerta (nella nota congiunta Macchi – Von Bulow di Martedì 11 maggio) dell’Austria all’Italia del Trentino, di tutto il Tirolo italiano, di Trieste come città libera e la riva occidentale dell’Isonzo. Ma sembra che le decisioni fossero già state prese e che dalle trattative con l’Intesa non si potesse più tornare indietro. Il Re e Salandra si sono mossi con astuzia, spinti dagli alti interessi economici e politici che da mesi premono nel segno dell’intervento, sostenuti dagli agitatori di piazza e di parlamento, come D’Annunzio e Mussolini, dai grandi giornali, in primis il Corriere della Sera. L’opposizione cattolica e socialista non sono state in grado di imporre una politica di neutralità efficace né in Parlamento, né nelle piazze, dove gli scioperi proclamati in questi giorni contro l’intervento non hanno avuto rilevanza ed visibilità. Giolitti, l’unico uomo di buon senso tra i liberali non ha avuto il coraggio di prendere in mano la situazione dopo le finte dimissioni di Salandra, che poi ha avuto buon gioco e ha fatto approvare il 21 maggio al Parlamento (che fino a quindici giorni fa era neutralista!) i pieni poteri “in caso di guerra”. Così tutto è precipitato e sabato sera 22 maggio è stata proclamata la mobilitazione generale. Ora i nostri soldati, da quanto si sa, stanno per superare, o hanno già superato, l’Isonzo. L’Italia è in guerra. In questa situazione, pur restando fedeli ai nostri ideali neutralisti, non possiamo lanciare un messaggio di sabotaggio: ne pagherebbero ancor più le conseguenze i nostri soldati e coloro che sono a casa ad aspettarli. Ora tutto lo sforzo che possiamo fare è dare una mano e stringersi tutti assieme, affinché le classi più povere non paghino un prezzo mostruoso da questa errata“avventura”, che inevitabilmente porterà morte, miseria, rancori.

Nelle pagine interne Altre notizie sulla guerra, intervista a un nostro concittadino in partenza per il fronte, situazione economica e sociale in Italia, attualità del terremoto di Avezzano, due scrittori a confronto, la moda che sta cambiando. Nel prossimo numero di venerdì pubblicheremo aggiornamenti sui nostri soldati al fronte e sulla situazione generale della guerra in Europa, senza tralasciare le altre rubriche economiche e culturali.

Foot ball : improvvisa sospensione del campionato Il campionato 1914-15 sarà assegnato al Genoa?

A giocar con le bombe ci si potrebbe far male . . .

Pericolo genocidio degli Armeni

Ci giungono notizie che sia scoppiata una guerra nella guerra. A Costantinopoli, capitale dell’Impero ottomano, pare sia iniziata una persecuzione a danno della popolazione armena, tradizionalmente aspirante all’indipendenza. Da fonti francesi, confermate da persone della diplomazia russa, pare che nella notte tra il 23 e il 24 aprile siano stati eseguiti i primi arresti tra l’élite armena di Costantinopoli L’operazione è continuata l’indomani e nei giorni seguenti. Da quel giorno (è passato solo un mese) probabilmente più di mille intellettuali armeni, tra cui giornalisti, scrittori, poeti e perfino delegati al parlamento sono stati deportati verso l’interno dell’Anatolia e massacrati lungo la strada. Visti i precedenti ora si teme che il governo, temendo un’alleanza degli Armeni con i Russi, e approfittando della guerra, voglia iniziare uno sterminio come quello perpetrato sei anni addietro, nel lontano 1909 in Cilicia, in cui, ricordiamo al lettore, furono massacrati ben trenta mila Armeni.

Il comitato direttivo della F.I.G.C. riunitosi d’urgenza, ha stanotte deliberato di sospendere i due matches del Campinato di I categoria che dovevano svolgersi oggi a Milano e a Genova. L’annuncio è stato dato agli interessati con questo sibillino telegramma: “in seguito mobilitazione per criteri opportunità sospendesi ogni gara”. Queto avviso è stato letto dagli arbitri ai giocatori già scesi in campo, che sono poi tornati delusi negli spogliatoi. Però nessuna decisione è stata presa riguardo alla classifica che, dopo le partite di domenica scorsa, era la seguente e che deve essere ormai considerata, secondo la logica e la giustizia, come definitiva. Genoa punti 7 Internazionale punti 6 Torino punti 5 Milan punti 3. Straordinariamente pubblichiamo in prima pagina la rubrica degli annunci di vendita e cessione, per favorire molti nostri lettori e concittadini, che hanno impellente necessità di trarre guadagno dall’attività che forzatamente hanno dovuto lasciare per la chiamata alle armi.

CEDESI CEDESI CEDESI CEDESI VENDESI VENDESI

attività di barbiere nel centro di Brescia, sotto i portici, causa partenza per il fronte. Rivolgersi alla redazione della Bussola. attività di maniscalco a Botticino Mattina, causa partenza per il fronte. Rivolgersi al Parroco del paese. attività di marmista a Rezzato, per arruolamento. Rivolgersi al Parroco del paese. avviato negozio di macellaio, zona Carmine a Brescia, causa partenza per il fronte. Rivolgersi al Parroco della parrocchia San Giovanni. Appartamento a Botticino Sera, causa partenza per la guerra. Rivolgersi al signor Rossi Davide via Tito Speri. causa arruolamento cedo terreno agricolo, otto mucche con annessa stalla, fuori Rezzato verso Castenedolo.


La Bussola

Le armi al fronte Non si è mai visto nella storia uno spiegamento di mezzi ed un utilizzo di armi di tutti i tipi come in questa guerra, che dura già da quasi un anno e che prevediamo sarà ancora lunga e terribile. Gli eserciti di ogni stato stanno utilizzando armi e veicoli di ogni tipo per vincere la guerra: fucili a ripetizione, classica arma da guerra utilizzata già in altre guerre; poi la mitragliatrice, un’ arma molto potente capace di sparare 140 colpi al minuto. Il mitra, una mitragliatrice più leggera e facilmente maneggiabile. Come sempre viene utilizzato il cannone: i tedeschi hanno costruito e già utilizzano ai confini con la Francia la ‘’Grande Bertha’’ , un cannone migliorato sia in potenza che in precisione. Gli Inglesi stanno elaborando una macchina distruttiva con un cannone integrato e le ruote cingolate, che le permettono di percorrere anche terreni rocciosi e per superare barriere di filo spinato. Anche gli aerei vengono utilizzati, non solo per ricognizione, ma anche per attaccare le città dall’alto. Sott’acqua invece domina nel mare del Nord il sommergibile utile per attacchi a sorpresa contro le navi nemiche che vengono mirate e spesso affondate con i siluri sparati dal veicolo.

Un’arma barbara: i gas asfissianti

L’esercito italiano nella sua preparazione si è anche preoccupato d’immunizzarsi contro un metodo di guerra usato dalla barbarie tedesca: i gas asfissianti. Già sono allestite le maschere perché i soldati possano, senza nocumento, affrontare i nemici, qualora questi, anche sulle frontiere italiane, ricorrano a tali slealissimi mezzi di guerra già deplorati da tutto il mondo civile. Quali sieno precisamente i gas asfissianti usati dai tedeschi in guerra non si può dire con certezza, ma si può congetturare con molta probabilità. Le sostanze di cui si tratta sono certamente cloro e bromo, anidride solforosa e forse anche ipoazotide o biossido di azoto. Sono gas pesanti, che non s’alzano nell’aria. In quanto agli effetti convien notare che questi gas non sono soltanto nocivi alla respirazione: essi attaccano la mucosa della congiuntiva dell’occhio, danno bruciore, lagrimazione, congiuntiviti gravissime e perdita della vista. Di più attaccano la pelle. Ma nell’ordine della loro imminenza precedono i pericoli della respirazione che possono dare pneumoniti tossiche gravi e dolorose, anch’esse mortali. Le maschere difendono soltanto i polmoni, scongiurano perciò il pericolo primo e più grave; esse devono adattarsi bene ai rilievi e alle infossature delle guance, del mento e del naso, affinché, durante la inspirazione che crea una pressione negativa, non si faccia un richiamo d’aria per le commessure. Questa è la grande difficoltà della maschera, che per essere perfetta dovrebbe avere un recipiente adatto a contenere i reattivi antitossici più efficaci, chiusi in modo da non poter venire in contatto con la pelle, e nello stesso tempo combaciare esattamente. Condizioni essenziali perché la maschera protegga validamente sono: che la maschera offra il minore ostacolo possibile al passaggio della corrente d’aria e bisogna anche difendere gli occhi e per ciò consiglia l’uso di una cuffia che chiuda tutto il capo, scenda al collo dove possa legarsi con un sottogola, oppure serrarsi nel bavero della giubba rialzato o sotto la cra-

vatta: qualche cosa sul tipo dei passamontagne usati contro la tormenta. Dovrebbe avere all’altezza degli occhi un’ apertura trasversale chiusa da una lamina di mica o di celluloide, la quale permettesse di guardare. Al momento non sappiamo con certezza se tutti i soldati italiani saranno dotati di tutte queste maschere di massima sicurezza. L’auspicio è che nessun compatriota cada vittima come una mosca di questo barbaro strumento di sterminio di massa.

Non tutto il fumo vien per nuocere

Prospettive economiche e sociali a seguito della guerra

La guerra è destinata a cambiare radicalmente l’economia del nostro Paese, che nonostante i progressi negli ultimi dieci anni si trova ancora in una situazione di arretratezza rispetto agli stati che si contrappongono. Il Paese possiamo ancora definirlo prevalentemente agricolo. Se prendiamo i dati della produzione dell’acciaio nel 1913 notiamo che l’Italia produceva 900.000 tonnellate di acciaio contro i 17 milioni e 600 mila tonnellate della Germania, i 7.800.000 dell’Inghilterra, i 4.600.000 della Francia e della Russia. Stesso discorso vale per la ghisa la cui produzione era un quinto dell’Austria Ungheria e un decimo della Russia. Ora sicuramente nel corso del 1914 la richiesta di queste produzioni di base è aumentata causa la guerra, e le aziende italiane ormai hanno grandi commesse da Francia e Inghilterra. Negli ultimi mesi si è notato che le grandi aziende hanno effettuato tutte notevoli aumenti di capitale, sia per l’aumento della richiesta delle esportazioni, sia per le voci che in questi mesi si sono amplificate circa il possibile ingresso dell’Italia in guerra. Ricordiamo che diversi parlamentari a cui fanno riferimento queste aziende propendono per un ingresso nella guerra, ed alcuni hanno partecipato alle recenti manifestazioni di piazza a Milano e a Roma. Ansaldo per gli acciai, le locomotive, i cannoni, il settore elettrico; Fiat per gli autocarri, le mitragliatrici ed esplosivi; Caproni che si sta affermando nell’aeronautica; L’Ilva con la ghisa e le Acciaierie Terni che oltre all’acciaio producono corazze, cannoni, proiettili perforanti hanno capito che per loro la situazione è promettente e stanno diversificando la produzione tutta finalizzata dall’inizio di quest’anno alla guerra dell’Italia, che sembrava imminente, e adesso è iniziata. Cosa succederà per il lavoro degli operai nelle fabbriche? E’ facile prevedere che le condizioni peggioreranno, come già si è notato in tutti gli stati dove la guerra dura ormai da dieci mesi. In buona parte degli stabilimenti esteri già vige una giurisdizione militare: i diritti sindacali non valgono più, si lavora giorno e notte, alla domenica. Le donne spesso sostituiscono gli uomini al fronte, e dal settore tessile vengono forzatamente impiegate nell’industria pesante. I salari sono bassi e in alcuni stati cominciano a salire i prezzi. Ora bisognerà capire quanto tempo durerà questa guerra. Sicuramente non poco, perché le forze in campo sono equivalenti, e l’ingresso dell’Italia non porterà a uno sbilanciamento. Se così sarà le grandi società e le banche faranno grandi profitti, ma la condizione dei lavoratori peggiorerà notevolmente.

I CANI CERCA-FERITI COME VENGONO USATI IN GUERRA L’enorme utilità dell’impiego dei cani nella ricerca dei feriti non ha più bisogno di essere dimostrata, di fatti ogni giorno su ogni giornale non mancano notizie a riguardo, sia sul fronte occidentale che su quello orientale. Nella guerra moderna il soldato combatte quasi sempre in ordine sparso, spesso a terra, cercando un riparo coprendosi con tutti i ripari che il terreno presenta, ma se viene ferito quello stesso riparo lo nasconde non solo al nemico ma anche alle ricerche dei porta-feriti della Sanità. Inoltre, i feriti hanno per istinto quello di sottrarsi al fuoco nemico imbucandosi in nascondigli spesso introvabili ed insospettabili, sottraendosi a volte, inevitabilmente, alle ricerche dei barellanti, ai quali risulta così indispensabile la cooperazione dei cani cercatori. La ricerca dei feriti, già di per sé assai difficoltosa, è resa più ardua dal fatto che deve essere effettuata su un terreno vasto e quasi sempre di notte. Si capisce così come la superiorità del cane sull’uomo in questa circostanza sia evidente. Il suo udito e il suo olfatto soprattutto sono notevolmente superiori rispetto a quelli dell’uomo, inoltre il cane riesce ad esplorare rapidissimamente molto terreno. Si deve inoltre aggiungere l’incredibile intuizione di cui dà prova con l’esercizio il cane cercatore e i giornali esteri sono zeppi di rapporti di soldati e di ufficiali addetti ai servizi di Sanità, dai quali la grande utilità dei cani appare inconfutabilmente dimostrata dai numeri di coloro che furono salvati. In Italia fu costituito in Milano un Comitato che ha lo scopo di offrire all’ Esercito italiano, a somiglianza di quanto avvenne per gli altri eserciti europei, un certo numero di cani sanitari adibiti principalmente alla ricerca dei feriti. Le razze più indicate sono i vari tipi di cane da pastore: il collie o pastore scozzese, i cani-lupo, il cane della Brie, il pastore bergamasco o dell’Alta Italia, ed anche l’Airedale-terrier ed il Dobermann-Pinscher. Il cane sanitario deve accompagnare i barellanti, e la sua funzione è quella di cercare attorno al suo conduttore, in un raggio da 100 a 200 metri. Questa ricerca si deve fare di notte perché solo con il favore della notte si produce un po’ di tregua. Si deve fare senza lumi visibili perché ogni punto luminoso attira il fuoco del nemico. Si deve infine fare in silenzio, perché il nemico è sempre vicino e il rumore attira l’attenzione delle pattuglie di avamposto. Da domani purtroppo anche i nostri cani ammaestrati inizieranno il triste lavoro di ricerca dei nostri soldati, impegnati in una guerra che speriamo non sia lunga come invece molti esperti prevedono. E allora il lavoro dei cani e dei barellanti sarà molto prezioso.


La Bussola

Due scrittori rivoluzionari a confronto In questo periodo in cui si dà forzatamente rilievo alla guerra, noi vogliamo parlare anche e molto di letteratura, perché anche alla poesia spetta un importante ruolo nel nostro giornale. Negli ultimi anni un nuovo movimento culturale si è sviluppato e ha coinvolto anche la letteratura. Dalla Russia con Majakovskij fino all’Italia con Marinetti, il Futuriamo ha sedotto e conquistato gli artisti di tutta Europa. Ma questo movimento presenta moltissime sfaccettature, soprattutto ideologiche. In questo articolo affronteremo i temi principali di codesto movimento evidenziando le idee simili e quelle contrapposte dei due principali esponenti del futurismo del nostro tempo. E’ stata appena pubblicata la “Nuvola in calzoni “di Vladimir Vladimirovic Majakovskij, il più famoso scrittore futurista russo; ne abbiamo avuta una copia che il nostro amico Lev ci ha tradotto e di cui presentiamo alcuni versi. Se volete, sarò rabbioso a furia di carne, e,come il cielo mutando i toni, se volete, sarò tenero in modo inappuntabile, non uomo ma nuvola in calzoni Il poemetto, che vi consigliamo vivamente e che presto po-

Ricordo e attualità del terremoto di Avezzano In questo numero vogliamo ricordare la terribile ecatombe che ha colpito tutta l’area della Marsica in Abruzzo il 13 Gennaio di quest’anno. Vogliamo farlo perché, come è facile immaginare, l’ingresso in guerra dell’Italia complica ancor più una situazione disastrosa, dove i pochi aiuti arrivati fin qui sono destinati a scomparire del tutto, visto che gli uomini dell’esercito impegnati nei soccorsi e nell’assistenza saranno inviati al fronte, e tutte le energie economiche del Paese saranno impiegate per il conflitto. Ricordiamo i fatti. Il 13 gennaio 1915 alle ore 07:52 il drammatico terremoto che ha colpito l’intera area detta Marsica, con epicentro nell’area fucense, stato uno dei più catastrofici terremoti avvenuti su territorio italiano, raggiungendo l’undicesimo grado della scala Mercalli. Si formarono scarpate di faglia, spaccature del terreno, vulcanelli di fango, frane, variazioni della topografia e cambiamenti chimico-fisici delle acque .Dopo sei anni circa dal terremoto di Messina, avvenuto il 28 dicembre 1908, l’Italia è tornata ad essere a funestata da un altro violento sisma. L’epicentro è stato rilevato nella conca del Fucino, ma l’ondata sismica ha colpito anche alcune zone dell’Italia centrale al confine col Lazio, Marche e la Campania, con effetti pari o superiori al settimo grado Mercalli; fino ad ora ci sono almeno state altre 600 repliche di minore intensità.Il numero delle vittime in questi casi non è mai sicuro ma approssimativamente supera le 30.000. La scossa fu avvertita anche a Roma, producendo danni ad alcuni palazzi, ma, nonostante ciò, il governo tardò, a comprendere la vastità della zona coinvolta e la drammaticità delle conseguenze: l’allarme fu lanciato solo 12 ore dopo il sisma e i soccorsi giunsero nelle aree colpite solo sul far dell’alba del giorno dopo. Presentiamo la significativa testimonianza di un sopravvissuto, operaio d’Avezzano , riguardo l’entità di questa catastrofe “Non mi resi subito conto di ciò che era avvenuto; ritenni dapprima che si trattasse del crollo improvviso dello stesso stabilimen-

trete trovare dai vostri librai di fiducia, vuol portare dentro l’arte della parola la carica di una visione nuova o rinnovata della realtà. E lo fa ricorrendo ad un’ incalzante sequela di immagini provocatorie. L’eroe lirico della nuvola in calzoni cerca disperatamente l’amore di una donna, l’amore tra gli uomini della Terra, l’amore universale tra l’uomo e il cosmo, sogna di vedere cancellata la sofferenza degli oppressi, esalta la ribellione e il tumulto popolare, ma trova solo rifiuto, desolazione e il silenzio dell’universo. Così dal poemetto confluiscono via via la passione amorosa, lo spirito di rivolta contro la società ingiusta e violenta.. Majakovskij non è il solo a credere in un cambiamento così radicale, anche Filippo Tommaso Marinetti ha questa idea. Nonostante questo tra i due esiste una differenza abissale. Majakovskij crede nell’uguaglianza tra i popoli, denuncia l’ingiustizia della società in cui viviamo ed è contro la povertà e lo sfruttamento del popolo. Marinetti invece sostiene il contrario nel famoso Manifesto futurista, che probabilmente i nostri affezionati lettori conoscono, ma di cui vogliamo ricordare alcuni passaggi significativi. Il manifesto futurista di Marinetti si articola in undici tesi che vengono formulate in tono aggressivo e perentorio, e forniscono le basi ideologiche del movimento futurista, un’ideologia di scarso spessore speculativo, caratterizzata da un’intolleranza che, sul piano politico, dà voce al violento e assordante interventismo che abbiamo ascoltato sulle piazze e letto sulla stampa. Il movimento inneggia alla ribellione contro ogni residuo culturale e artistico del passato, alla lotta, alla guerra alla velocità e alla macchina. L’appello è rivolto non

to dove ero occupato: catastrofe forse avvenuta per lo scoppio di qualche macchina. Non potevo immaginare quale orribile immane catastrofe si fosse abbattuta sulla ridente Avezzano, così tranquilla e piena di vita. La gamba sinistra mi doleva abbastanza, ma ciò non mi impedì di trascinarmi fino all’aperto. Ma appena fuori, le mie orecchie furono straziate da mille lamenti. Guardai Avezzano e credetti ancora di essere vittima di un orrendo sogno: il castello, gli stabilimenti degli alti fumaioli, la chiesa dall’artistico ed agile campanile, tutto era scomparso. Avezzano era scomparsa e al suo posto non si scorgevano che pochi muri”. Avezzano è stata completamente rasa al suolo: in città le vittime furono tantissime, 10.700 su un totale di 13.000. Tra le vittime anche il sindaco. I soccorsi, partiti la sera tarda del 13 gennaio arrivarono solamente il giorno dopo a causa dell’impraticabilità delle strade causate da frane e macerie. L’evento sismico mette in evidenza l’impreparazione e, in parte, l’impotenza dello stato. Molte di quelle vittime probabilmente si sarebbero potute salvare. Fortunatamente asociazioni e singoli cittadini si sono prodigati per aiutare. Tra le emergenze del terremoto grande è il problema degli orfani: la gran parte di è stata affidata all’Opera Nazionale di Patronato “Regina Elena” e raccolta presso Istituti, grazie al lavoro instancabile del prelato Don Orione. Ora soldati dell’esercito se ne devono andare al fronte. Per questo si auspica che i giovani del territorio vengano esentati dalla leva di massa, per poter lavorare alla ricostruzione del loro territorio. Quindi il nostro appello è che vecchi, bambini e donne non rimangano soli ed abbandonati da tutti tra le macerie.

a un’élite aristocratica, ma a tutti i giovani, sani, forti, dispregiatori dell’arte, della cultura, dei valori del passato. Nel manifesto futurista Marinetti esprime il suo pensiero riguardo alla guerra, alla società e inneggia il piacere della violenza. Non v’è più bellezza, se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo può essere un capolavoro. La poesia deve essere concepita come un violento assalto contro le forze ignote, per ridurle a prostrarsi davanti all’uomo. Noi vogliamo glorificare la guerra - sola igiene del mondo - il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei libertari, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna. Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d’ogni specie, e combattere contro il moralismo, il femminismo e contro ogni viltà opportunistica o utilitaria. E’ dall’Italia, che noi lanciamo pel mondo questo nostro manifesto di violenza travolgente e incendiaria, col quale fondiamo oggi il “Futurismo”, perché vogliamo liberare questo paese dalla sua fetida cancrena di professori, d’archeologi, di ciceroni e d’antiquari.

Filippo Tommaso Marinetti

Vladimir Majakovskij

IL GIRASOLE:

una pianta da coltivare anche in Italia per l’alimentazione Da noi, il girasole si coltiva in qualche località unicamente per diletto, mentre nei paesi nordici come la Russia, il Belgio, la Olanda, si ricavano da questa pianta molte cose utili all’uomo ed agli animali. I semi sono un ingrasso eccellente per il pollame; ridotti in farina e mescolata a quella di frumento rendono il pane più nutriente e digestivo. Dagli stessi semi si ricava un olio dolce e grasso che è buono per l’ alimentazione e per uso industriale e domestico. In Russia, è stato calcolato che si producono annualmente dai 4 ai 5 milioni di chilogrammi di olio di girasole. Le foglie sono un buon foraggio pel bestiame, i teneri getti si mangiano come legumi; i fiori sono altresì ricercati dalle api. Gli steli forniscono un buon combustibile, ed il loro midollo ha diverse applicazioni con quello del sambuco. Il girasole è pianta pochissimo esigente. Essa cresce in tutte le terre ed i tutti i climi, dall’ estremo nord all’ estremo sud. Sarebbe pertanto desiderabile, che anche in Italia si apprezzasse e utilizzasse meglio questa pianta, soprattutto ora che la guerra incombe e c’è bisogno di cibo e condimenti a buon prezzo.

EMIGRAZIONE

Dal 1900 ai nostri giorni (dati del Dicembre 1914) l’emigrazione italiana contò circa 600 mila espatriati all’anno,soprattutto negli Stati Uniti,in Argentina ed in Brasile. Si trattava di un’ emigrazione di massa, infatti espatriavano intere famiglie per non più tornare. L’Italia era il Paese in testa per emigranti rispetto agli altri stati d’Europa. La maggior parte degli immigrati era soprattutto costituita da meridionali( Campania, Sicilia e Calabria in primis), ma non mancavano di certo italiani di altre regioni, come il Veneto, il Friuli, il Piemonte, che tra il 1876 e il 1900 erano le prime per migranti in tutto il mondo. L’emigrazione era favorita dal grande bisogno di manodopera nelle parti del mondo in piena espansione economica, soprattutto oltreoceano. Con l’ ingresso dell’ Italia in guerra l’emigrazione sarà limitata o annullata, perché i giovani saranno mandati al fronte e le donne in fabbrica.


La Bussola

La moda al tempo della guerra in corso

La tragedia della guerra ha determinato,ormai, la fine della Belle époque in tutta Europa. Nei Paesi coinvolti dal conflitto ogni ostentazione di lusso ed eleganza raffinata è diventata fuori luogo o addirittura offensiva. Necessità ben più urgenti occupano ora la vita delle persone ed è fondamentale seguire uno stile più sobrio e rigoroso. In questo ultimo anno la pesante situazione generale e la scarsità di materiali disponibili hanno portato la moda a piegarsi ad uno stile più severo, verso nuove esigenze di praticità ed economia, a prediligere pochissimi colori con prevalenza di tinte scure. I cambiamenti più evidenti si registrano soprattutto nell’abbigliamento femminile. In tutti i settori produttivi per far sopravvivere l’economia, partiti gli uomini per combattere al fronte, vengono impiegate le donne. Così la mondanità è divenuta meno importante, tanto che anche le donne dell’aristocrazia si dedicano al volontariato. L’attività lavorativa, con i suoi ritmi e le sue necessità di movimento, non può essere svolta con abiti ingombranti, perciò le donne in Francia, Inghilterra, in Germania hanno scelto indumenti molto pratici e uno stile disinvolto e spartano. I principali cambiamenti sono sotto elencati: I tacchi delle scarpe si sono abbassati Le gonne si sono accorciate al polpaccio Sono stati eliminati i tagli troppo aderenti o le maniche a sbuffo, giacche e camicette sono tagliate in linee più semplici e morbide, in modo da consentire movimenti del busto e delle braccia più liberi Decorazioni, ornamenti e frivolezze sono sostituiti con una linea più rigorosa e di facile portabilità Vengono scelti tessuti più economici e resistenti, come lana e cotone, con lavorazioni regolari e semplici, prevalentemente in tinta unita Da noi questa moda è agli inizi, ma l’avvio del conflitto porterà anche in Italia le donne nelle fabbriche, il morale sarà meno alto, la mancanza di beni di prima necessità si farà sentire. Anche da noi sarà tutto più sobrio e meno raffinato. Lo stile di vita ne risentirà anche nell’abbigliamento.

Intervista a un soldato in partenza Noi del giornale “La Bussola” abbiamo intervistato un giovane soldato che sta per partire per il fronte. Il ragazzo ha una famiglia abbastanza numerosa, e noi della redazione non vogliamo concentrarci solo su di lui ma anche sulle persone che rimarranno sole a casa, ogni giorno spaventate e in ansia per i propri cari. Pensiamo che, da un certo punto di vista, la situazione delle famiglie sia quasi peggiore di quella dei soldati. Ecco le domande e le risposte del ragazzo. Nel prossimo numero invece vi presenteremo le testimonianze di quelli che sono rimasti a casa: familiari ed amici. Come ti chiami? Quanti anni hai? Prima di dover partire facevi qualche lavoro? Pietro, ho 21 anni. Sì, lavoravo in cava come minatore, qui a Botticino. Cosa pensi della guerra in corso? Penso che, vista da in prima persona dai soldati, dalla gente che soffre fame freddo e stanchezza, può essere una cosa assurda e inutile, in grado di provocare solo dolore, ma da... un punto di vista più “grande”, può essere una cosa positiva, magari potrà cambiare questo tipo di governo che non mi piace, le leggi ingiuste che ci sono, potranno cambiare anche i confini. Io cerco di prenderla con filosofia, pensando che, forse, c’è di peggio. Come hanno reagito i tuoi familiari alla notizia della tua futura partenza? E i tuoi amici? La mia famiglia non è molto contenta della mia scelta, anche se non si tratta di una scelta vera e propria, ma si fidano di me e delle mie capacità. I miei amici, Alberico e Leonardo, partiranno con me, e anche le loro famiglie non sono felici, poiché c’è sempre la possibilità di subire ferite gravi, mutilazioni o la morte, come si sta vedendo sul fronti di combattimento in Europa. La mia promessa sposa, Francesca, invece confida in me, e sa che tornerò presto. Mia mamma per esempio, era tristissima e terro-

rizzata per me, anche se, come ho detto prima, si fida di me. Per mio padre sono un orgoglio, perché ha sempre insistito sul fatto di diventare militare come era stato lui. Quindi hai dovuto annullare il progetto di matrimonio? Purtroppo sì. Io e Francesca ci siamo conosciuti cinque anni fa, all’inizio eravamo solo amici, ma poi io essendomi innamorato di quella che era la mia migliore amica mi sono dichiarato, le ho chiesto di sposarmi e lei, con grande entusiasmo e sorpresa, ha accettato, e dovevamo sposarci il mese prossimo, ma sarò già al fronte. La tua famiglia avrà problemi senza di te? Sì, un po’, ma negli ultimi tempi ho lavorato di più, in modo da guadagnare di più e lasciare un po’ di soldi a casa, durante la mia assenza. Spero che per il mio fratellino questa possa essere anche una possibilità per imparare più presto del normale a lavorare e impegnarsi per la famiglia, una cosa che mi sta molto a cuore. Cosa pensi dell’obbligo dei ragazzi sopra i 18 anni di andare al fronte? Sono assolutamente contro quest’obbligo, ma cos’altro si potrebbe fare? I giovanissimi non si possono costringere, come non si possono costringere quelli che sono contrari alla guerra, ma probabilmente però saremmo troppo pochi per vincere, senza l’arruolamento di massa. Dovrebbe andare solo chi ci crede, e non persone come il mio amico Alberico, che difficilmente contribuirà con entusiasmo alla lotta contro l’Austria. Lascia un messaggio alle famiglie i cui figli andranno a combattere. La speranza è l’unica cosa più forte della paura. Vi ringrazio per avermi chiesto questo, perché penso che sia davvero importante dare speranza alle persone. Le parole sono, nella mia modesta opinione, la nostra massima, inesauribile fonte di magia, in grado sia di infliggere dolore che di alleviarlo. E spero fortemente che questo possa rincuorare tutte le persone, bambini, adulti, anziani, che in questo momento stanno pensando al peggio che potrebbe succedere. Sarebbe, anzi è, più bello e sicuramente più utile pensare al meglio, per quanto possa essere difficile.

ANNUNCI FUNEBRI Oggi corre il decennio dalla morte di Natalina Busi. Nonostante il tempo passato dalla sua morte, i suoi cari vogliono ricordare la sua gentilezza e disponibilità verso la famiglia, i parenti e gli amici botticinesi. Pochi giorni dopo la complicata venuta al mondo di Goffredo Colosio, oggi mamma e papà annunciano la sua dipartita. I funerali saranno celebrati mercoledì 26 maggio nella chiesa dei Santissimi Faustino e Giovita di Botticino Mattina alle ore 16.30. Seguirà corteo funebre fino al cimitero per l’ultimo saluto alla innocente creatura. Annunciamo la morte di Luigi Scarpari, detto “Gigi” L’apprezzato giovane cittadino è spirato questa notte a causa di un malore improvviso. I suoi cari sono addolorati nell’ annunciarne la tragica e imprevista scomparsa. I funerali si terrano mercoledi 26 maggio nella chiesa parrocchiale, Santa Maria Assunta, di Botticino Sera alle ore 15.00. Seguirà il corteo al cimitero per la sepoltura della salma. Cronaca Il nostro concittadino, Mattia Scalvini, ieri, 23 maggio 1915, è stato trovato senza vita in via Tito Speri, alle quattro del mattino, con un coltello nella parte alta dell’addome. Seconde alcune testimonianze da parte di viandanti notturni, gli assassini erano due: entrambi alti, uno dei due calvo, l’altro ricciolino, con calzoni verdi, una maglietta rossa con sopra un camice da macellaio. I delinquenti sarebbero scappati verso la città di Brescia. Gli inquirenti hanno già avviato le ricerche. La vittima, che ai vicini di casa pareva una buona persona, in realtà era un pregiudicato per rapina e secondo i carabinieri questo è un regolamento di conti da parte di una persona rapinata. Per adesso non hanno diramato notizie più precise, per mantenere il riserbo in vista di un arresto forse imminente

Ai lettori di cento anni dopo...

Siamo la classe terza B della Scuola Secondaria di primo grado “Giovita Scalvini” - Istituto Comprensivo di Botticino. Da molti anni nella nostra scuola si produce un giornale: Non solo parole. Grazie alla partecipazione a questa attività, ci è venuta l’idea di “inventare” un giornale del Novecento uscito per l’ occasione in edizione straordinaria il 24 maggio 1915 per annunciare l’entrata nella Prima guerra mondiale dell’Italia. Per questo ci siamo messi nei panni di giornalisti, economisti, letterati del tempo per produrre articoli

di “attualità” e interviste esclusive. Costituita la redazione abbiamo discusso la linea culturale del giornale e ne abbiamo scelto il nome: La Bussola. Abbiamo optato per questo nome perché la bussola ti orienta, come il giornale che ti aggiorna sugli ultimi avvenimenti e cerca di farli comprendere al lettore. Ci siamo documentati sulla stampa del tempo e sul modo di scrivere, dividendoci in gruppi e andando a ricercare giornali e riviste di quei tempi, guardando filmati e documentari. Questo nostro lavoro è stato finalizzato alla riflessione, nostra e dei lettori, sulle tragedie causate dalla guerra nel passato e nel presente, affinché qualcosa si impari dagli errori altrui (anche se

molte persone non imparano mai...)

Redazione della classe terza B: Arici Stefania, Busi Alessia, Cazzaniga Alice, Coccoli Tiberio, El Nagar Marwan Mohamed, Fappani Samantha, Franchini Andrea, Franchini Filippo, Gaffurini Valerio, Gorni Marta Sole, Kombi Aurora, Lonati Laura, Meleleo Andrea, Mongelli Federico, Pasolini Pietro, Persico Emanuele, Persico Letizia, Savino Anastasia, Scarpari Mattia, Scarpari Nicole, Scopo Emanuele, Singh Karnpreet, Tagliani Michele, Vitti Lucrezia Vanessa, Zaffarano Silvia, Zennaro Giorgia. Si ringrazia per l’assistenza tecnica, Roberto e Dario

Docenti responsabili Prof. Monica Castagna e Prof. Luciano Mao


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