DESIGN DEL GIOIELLO

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Master in Storia e Tecnologie dell’Oreficeria STOre Dipartimento di Chimica “Stanislao Cannizzaro” Università di Palermo

DESIGN DEL GIOIELLO Esperienze progettuali, Tecniche Sperimentali, Modellazione 3d per la progettazione per l’allestimento. Libro per il progetto in calcografia. Storia tecniche e tecnologie per l’oreficeria

Tesi di Arch. Carmelo Maria Carollo Relatore Prof. Sergio Pausig 26 Aprile 2012 1



Indice

Presentazione

pag. 5-6

Esperienze progettuali

pag. 7-16

Tecniche Sperimentali

pag

Modellazione 3D per la progettazione delll’allestimento.

pag. 26-37

Libro delle evoluzioni

Pag. 38-53

17-25

Storia del gioiello tecniche e lavorazioni nel tempo

pag. 76-127

Tecniche di lavorazione in un argenteria siciliana

pag. 128-137

Bibliografia

pag. 138-139

Colophon

pag. 141

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Presentazione

La tesi di Carmelo Carollo si colloca al termine di un’esperienza annuale nel Master in Storia e Tecnologie dell’Oreficeria STOre Dipartimento di Chimica “Stanislao Cannizzaro” Universita’ di Palermo. ll presente lavoro contiene lo sviluppo delle conoscenze nell’ambito del Master e le proposte sperimentali per giungere alla definizione di una figura professionale multidisciplinare in grado di poter organizzare o pianificare tutte le fasi necessarie alla realizzazione di un ‘evento espositivo, attraverso le competenze tecniche, comunicative e di marketing museale. Il lavoro di approfondimento ha toccato varie fasi della sperimentazione e delle tecniche calcografiche, accostando tecniche di stampa usate in passato per la riproduzione di disegni, alla progettazione e decorazione di gioielli contemporanei. La modellazione 3D e’ stata utilizzata per la definizione delle fasi del progetto dei prototipi e per l’ambientazione virtuale delle collezioni in un’ipotetico allestimento museale. La fase conclusiva e’ stata dedicata alla raccolta del materiale prodotto e all’elaborazione di vari format editoriali online e cartacei, come strumenti indispensabili per la comunicazione e per le 5


attivita’ di curatela di esposizioni pubbliche e private. Particolare attenzione e’ stata rivolta alle problematiche relative alle tecniche che in questa epoca possono sembrare innovative ma che in realta’ derivano dal passato. Prof. Sergio Pausig

La Regina Giovanna ed i 100 cavalli lastra di ottone 150 x 100 x 20 mm. 2011

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Esperienze progettuali

Le esperienze progettuali acquisite durante il Master in Storia tecnologie dell’Oreficeria STOre, sono state tra le più svariate ed interessanti, ed ognuna di loro ha dato la possibilità di migliorare e sperimentare le tecniche del cesello, dell’incastonatura su lastra, del bulino e del disegno a rilievo e sue elaborazioni. L’ideazione dei primi disegni eseguiti su carta si sono resi necessari per la realizzazione del supporto. La lastra metallica in ottone è stata immersa in acido per il taglio della sagoma. Il prototipo attraverso l’uso della cera molle è stato inciso e successivamente stampato su carta, ottenendo una collezione ricca di appunti creativi e di soluzioni grafiche utili al progetto. Dalla lastra intitolata La Regina Giovanna ed i 100 cavalli, attraverso un percorso progettuale si è giunti ad una collezione che presenta diverse soluzioni di design ed è documentata nel “Libro delle evoluzioni” .

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Stampa calcografica - schizzo progettuale titolo opera . “fichidindia di Sicilia “

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Stampa calcografica - schizzo progettuale titolo opera . “ Medusa“

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Stampa calcografica - schizzo progettuale titolo opera . “avaluci “

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Stampa calcografica - schizzo progettuale titolo opera . “ tempesta“

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Stampa calcografica - schizzo progettuale titolo opera . “Vavaluci “ seconda morsura

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Stampa calcografica - schizzo progettuale titolo opera . “l’albero della vita “

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Stampa calcografica - schizzo progettuale titolo opera . “ Medusa“ seconda morsura .

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Stampa calcografica - schizzo progettuale titolo opera . “fichidindia di Sicilia “, seconda morsura

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Tecniche sperimentali L’esperienza acquisita durante il Master Store, gli studi specifici sulla chimica e sulla tecnologia dei diversi materiali, la continua ricerca, mi hanno condotto a nuove sperimentazioni. Gli approfondimenti di questa ricerca hanno toccato diverse discipline quali: le tecniche artistiche contemporanee, l’uso di tecnologie antiche per l’argenteria, il taglio laser ed ad acqua, per metalli preziosi, le macchine fresatrici per i prototipi in cera , le tecnologie interfacciate con programmi di grafica 3D, necessari per la produzione seriale dei gioielli e degli accessori e complementi di moda . Un incontro con il Professore Riccardo Mazzarino e lo stampatore Marco La Russa, ha ampliato ed impreziosito le conoscenze sulla tecnica della “cera molle”.Queste conoscenze quindi hanno valorizzato i prototipi attraverso le tecniche dell’incisione calcografica .

Riccardo Mazzarino, Professore di Tecniche dell’Incisione Biennio Specialistico Accademia di Belle Arti di Palermo 17


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Modellazione 3d Progettazione per l’Allestimento.

L’elaborazione proposta in queste pagine attraversa varie fasi di complessità e abbraccia più campi d’azione: lo studio puramente concettuale, mitologico nei contenuti, abbraccia la forma metallica solida e fredda del gioiello e nel suo percorso di elaborazione attraversa anche l’effimera forma digitale della costruzione informatica 3D. La modellazione 3D è stata usata non solo per la progettazione dei diversi prototipi, ma anche per un ipotetico allestimento, ambientato in uno spazio museale tipo. La realizzazione virtuale di sei teche in legno utilizzate per l’ allestimento e per esporre i diversi prototipi di gioielli . L’incontro con il Professore Sergio Inglese, ha permesso di ampliare le conoscenze sulle tecniche della modellazione digitale computer 3d, ricostruendo oggetti e luoghi

Prof. Sergio Inglese Tecniche multimediali della Decorazione Accademia di Belle Arti di Palermo

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Ipotesi di Allestimento Padiglione Ducrot Cantieri Culturali della Zisa Palermo

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Modellazione 3d


Ipotesi di Allestimento Padiglione Ducrot Cantieri Culturali della Zisa Palermo

Prototipo del bracciale

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Costruzione virtuale dell’ambiente a cura di Leandra Sparacello. 32


Ipotesi di Allestimento Palazzo Abatellis Sala Rossa Palermo

Costruzione virtuale dell’ambiente a cura di Leandra Sparacello. 33


Costruzione virtuale dell’ambiente a cura di Leandra Sparacello. 34


Ipotesi di Allestimento Palazzo Abatellis Sala Rossa Palermo

Costruzione virtuale dell’ambiente a cura di Leandra Sparacello. 35


Libro delle evoluzioni Il progetto editoriale si arricchisce delle conoscenze precedenti e si concretizza nella realizzazione di un libro che è costituito di tavole stampate in esemplari unici nelle tecniche calcografiche che si intrecciano con altre applicazioni delle tecniche artistiche.

Libro delle evoluzioni 42 x 29,7 x 3 cm. 2012

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Apri Bottiglia

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Bastone da passeggio

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Pendente in argento smaltato

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Bracciale alla schiava in argento traforato

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Bracciale modulare “ Particolare maglia”

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Bracciale doppia maglia in argento traforato

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Bracciale tripla maglia in argento traforato

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Ferma capelli in argento traforato e inciso

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ferma capelli in argento traforato

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Tacco scarpa

Fibbia cintura

Fibbia cintura

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Decorazione borsa

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Spada

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Spada ordine S. Sepolcro

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Libro delle evoluzioni Il progetto, inoltre muta e trova sviluppo nella realizzazione di un libro realizzato con tavole stampate nel laboratorio calcografico. E’ costituito da esemplari unici dove le tecniche calcografiche si intrecciano con altre applicazioni delle tecniche artistiche.

Libro delle evoluzioni 42 x 29,7 x 3 cm. 2012

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Storia del Gioiello L’oreficeria ha rappresentato una manifestazione artistica connessa alla dimensione della vita sociale, il gioiello e le tecniche usate per la loro creazione ripercorrono la storia dell’uomo, in quanto l’ornamento è simbolo di status sociale. Nell’arco dei secoli il gioiello, nel suo significato e nella sua forma, si è intrecciato con la storia del costume e della società del proprio tempo subendo radicali stravolgimenti ed evoluzioni nelle tipologie e nelle simbologie .Nel corso dei secoli ha ricoperto di volta in volta ruoli differenti: simbolo di magia, esibizione di potere, appartenenza ad una determinata classe sociale, valore affettivo, legame con l’aldilà, fino a divenire ai giorni nostri oggetto di sperimentazioni artistiche, che lo collocano nell’ambito delle realizzazioni scultoree, allontanandolo dalla categoria delle cosiddette “arti minori” .La storia del gioiello ci consente di individuare il ritorno di alcune tecniche, che oggi possono apparire innovative ma che in realtà appartengono al passato. Tecnica della granulazione, del traforo, dello sbalzo e del cesello, la tecnica della filigrana , dello smalto, del niello , della fusione a staffa o a cera persa ecc. Ma c’è un rtorno all’utilizzo dei gioielli, per abbellire l’abbigliamento tipica del seicento e settecento . La stessa storia dei gioielli è stata tracciata prevalentemente attraverso 53


documenti d’archivio e testimonianze visive di dipinti.La carenza di gioielli antichi giunti fino a noi èdovuta al fatto che per soddisfare i gusti di un nuovo periodo storico si distruggeva o modificava la produzione del secolo precedente. I pochi oggetti rimastici appartenevano ai ceti sociali più elevati preservati grazie alla loro preziosità , all’eccezionalità della lavorazione e dei materiali impiegati, al valore sentimentale attribuitogli o ad un particolare potere assegnatogli. Il “gioiello popolare” non c’è giunto in quantità considerevole e il suo valore prettamente affettivo ne ha reso più disinvolta la distruzione. Gli oggetti sacri sono, invece, quelli meglio custoditi; la chiesa ne ha impedito la trasformazione ed inoltre, essendo prevalentemente offerte votive dei fedeli, avevano un valore simbolico affrancato da mode e tendenze. A questa oggettiva e notevole lacuna hanno sopperito sia i documenti d’archivio sia soprattutto i dipinti, ritratti che ritraevano la nobiltà dell’epoca con i loro gioielli, simboli di potere e ricchezza. La produzione orafa medioevale riguarda tutto il periodo che va dall’alto medioevo –’800 al 1200 circa – fino allo stile rinascimentale – dal 1375 al1490 circa. In tale periodo lo stile artistico si evolve passando da una produzione tipica bizantina, ricca di decorazioni e cromatismi, ad una che riprende lo stile gotico e quindi privilegia forme appuntite e uno stile semplice 54


ed essenziale, per giungere, infine, al periodo rinascimentale durante il quale vi è una ripresa dello stile naturalistico. Durante il primo periodo, sotto l’influsso dell’arte di Bisanzio, la produzione di gioielli è ricca decorazioni e cromatismi grazie all’utilizzo di gemme incise, smalti cloratissimi, filigrana e minuscoli grani d’oro sulla superficie dei gioielli. Lo stile gotico, invece, impone ai monili la forma a punta caratteristica di tutti gli edifici religiosi del periodo.Le forme appuntite sostituiscono quelle arrotondate e la semplicità è preferita alla abbondante ornamentazione bizantina. Tecnicamente le pietre sono incastonate su superfici lisce. L’oreficeria venne definita “l’arte dei re” e i laboratori sorgevano prevalentemente presso i monasteri e le corti, committenti dei principali prodotti. Per gli uomini venivano realizzati monili, foderi per spade, speroni, cinture. Le donne usavano per lo più collane, orecchini e braccialetti,ma il gioiello più diffuso in questo periodo è la spilla, costituita quasi sempre da un anello con l’ago centrale, aveva la funzione pratica di bloccare i mantelli. Altro prodotto orafo, molto utilizzato sia da donne che da uomini, erano le cinte, che potevano essere decorate e avere fibbie e borchie d’argento, gli anelli che venivano indossati su tutte le dita della mano, pollice compreso. Durante il medioevo grande diffusione ebbero i gioielli religiosi: i reliquari a forma di pendenti, il 55


medaglione agnus dei realizzato in cera (materiale all’epoca molto costoso) e sul quale era inciso il nome del Papa in carica e l’immagine dell’agnello di Dio, e, soprattutto, i paternoster archetipi degli attuali rosari.Questi ultimi potevano essere di vari materiali e i più richiesti erano quelli in corallo, ambra, ghiaietto e cristallo di rocca. I paternoster, nonostante fossero oggetti religiosi, erano diventati veri e propri status-symbol tanto che ne fu regolato l’uso, vietando ai Domenicani e agli Agostiniani i modelli pregiati. In quel periodo alle pietre preziose erano attribuite proprietà terapeutiche e spirituali, ai materiali erano attribuiti poteri magici, al corno del narvalo venivano attribuiti poteri capaci di individuare i veleni e per la sua rarità era adornato di pietre preziose ed era custodito gelosamente. I materiali “magici” erano montati in modo da facilitare il contatto con la pelle per meglio diffondere i propri poteri. Nei gioielli religiosi il potere di protezione era affidato al tipo di messaggio che portavano e non alla preziosità della pietra utilizzata. Il medaglione dell’Agnus Dei, ad esempio, aveva il potere di cancellare i peccati, proteggere dai pericoli, salvaguardare le donne durante il parto. I gioielli non possedevano, però, soltanto poteri magici o religiosi ma indicavano anche l’appartenenza ad una determinata classe sociale; per tale motivo furono emanate leggi che regolavano l’uso al fine di non stravolgere la gerarchia sociale. 56


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Il Rinascimento Periodo di grande splendore e “rinascita” culturale, sociale ed economica. La scoperta dell’America aumentò in modo considerevole la diffusione del gioiello la conseguente disponibilità di smeraldi e di diamanti. L’ arte orafa durante il rinascimento fu considerata allo stesso livello della scultura e della pittura. Non esisteva la distinzione tra arti minori e maggiori, era naturale per artisti famosi – come Botticelli o Donatello - dedicarsi all’oreficeria. Sono noti molti nomi di orafi rinascimentali ma è impossibile attribuire paternità certe agli oggetti. Il più noto è Benvenuto Cellini (1500-1571), che quando descrive il metodo di produzione fornisce puntuali indicazioni sulle varie fasi del lavoro. Creava modelli di bronzo con motivi in rilievo per le medaglie, poi martellava e cesellava sul modello una sfoglia d’oro, infine rimuoveva l’oro, al quale faceva subire i vari trattamenti di lucidatura. Durante il cinquecento emerse la figura del disegnatore di gioielli, non necessariamente orafo. Nasce l’artistadisegnatore, creatore di disegni eseguiti da orafi specializzati. L’incisione era la tecnica con la quale erano diffusi i disegni di gioielli in Europa e nei primi anni del Cinquecento, tre erano i centri che detenevano il primato nell’elaborazione di modelli: Norimberga, Augusta ed Anversa.

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Seicento ed il Settecento In Francia si impone nel XVII il Barocco, con cui si definisce lo stile dell’arte del seicento. Il termine sembra derivi dal portoghese “barroco” che vuol dire perla irregolare. Lo stile che distinse anche la produzione di gioielli è, infatti, quello irregolare, sfarzoso, eccentrico.

Il Rococò nasce in Francia negli anni trenta del XVIII secolo e predomina il gusto fino alla fine del secolo. Gli uomini continuano ad adornarsi di gioielli, tabacchiere, catene d’orologio, anelli; tutti i gioielli identificavano subito il ceto sociale del proprietario. Un altro fenomeno importante di questo secolo consiste nel fatto che per la prima volta si allarga il pubblico che acquista e indossa gioielli e, per tale motivo, la classe borghese inizia ad acquistare monili realizzati con nuovi materiali, economici, che i progressi tecnici e scientifici rende simili alle pietre preziose.Inizia ad aumentare lo sviluppo della bigiotteria. La struttura dell’industria orafa somiglia molto a quella attuale: la produzione era organizzata con apprendisti, operai qualificati e maestri artigiani che lavoravano in piccoli laboratori.I laboratori rifornivano i gioiellieri che vendevano il dettaglio. 60


Il seicento è il secolo della perla, la cui iridescenza e irregolarità si adatta alla perfezione al gusto dominante. Erano indossate in gran numero in collane, orecchini, come ornamento nei capelli e venivano anche cucite direttamente sugli abiti. Molto di moda erano le gemme, importate dall’India e valorizzate da nuovi tagli e lucidature. Si diffonde l’uso di incastonare i diamanti, inserendo nell’incastonatura una piastra sottile metallica colorata, in modo da ottenere tonalità pastello. Le spille con diamanti erano piuttosto grandi e indossate numerose in dimensioni decrescenti fino alla vita. L’abbigliamento era impreziosito da gemme e perle che erano utilizzate in modo funzionale, come bottoni o fibbie per le scarpe o a scopi esclusivamente decorativi, cucite lungo tutto l’abito. Gli orecchini prodotti si arricchirono di gemme, smalto e oro, la tipologia più utilizzata è quella a girandola, tre gocce di cui la centrale in posizione più bassa, che ricorda i candelabri dell’epoca. Un altro gioiello molto in uso era il sigillo che era sospeso alla catena dell’orologio o utilizzato come anello. Il gioiello caratteristico delle dame del settecento era la chètelaine un ornamento da cintura che aveva sia funzione pratica che decorativa. La chètelaine era una placca decorativa che si indossava sulla cintura alla quale venivano appesi, per mezzo di catene, diversi oggetti come orologi, sigilli, libri, piccolo astuccio contenente 61


forbici, matita, coltellino per frutta pieghevole. La bellezza di questi gioielli consiste nel fatto che le varie parti che erano agganciate alla cintura erano impreziosite in diversi modi. Le fibbie gioiello per le scarpe erano molto diffuse sia per gli uomini che per le donne in sostituzione dei nastri utilizzati in precedenza. I cammei furono di gran moda durante lo stile neoclassico. Verso la fine del seicento si iniziò ad utilizzare un diverso tipo di abbigliamento a secondo del momento della giornate: durante il giorno si preferivano abiti e gioielli semplici e, alla sera, venivano indossati vestiti e gioielli fastosi. A fine settecento la Rivoluzione francese impose mode e comportamenti e suggerì ai gioiellieri un ricco repertorio iconografico. L’immagine della ghigliottina, ad esempio, fu di gran moda, per la produzione di orecchini, e indossandoli, venivano espresse le proprie ideologie politiche. I motivi ripresi dalla produzione orafa, durante il Seicento e il Settecento, erano molto spesso i fiori, sia quelli rappresentati nei testi di botanica che quelli esotici. Un altro motivo molto diffuso: il fiocco che deriva dai nastri con cui si fissavano i gioielli. Per quanto riguarda la produzione d’anelli, si diffonde il modello giardinetti, chiamato così perché erano decorati con piccoli cesti di fiori realizzati con pietre colorate e diamanti. Gli anelli recavano messaggi d’amore, a volte espliciti, a volte nascosti . L’allargamento degli acquirenti al 62


mercato del gioiello comporta lo sviluppo della “bigiotteria” attraverso l’uso sempre più diffuso del vetro e dell’acciaio che erano utilizzati per creare gioielli molto originali e apprezzati da una clientela sempre più numerosa. Durante il XIX La peculiarità dell’ottocento è quella di essere stato un secolo dominato dall’eclettismo in campo artistico e di aver visto, contrariamente a ciò che era accaduto precedentemente, non lo svolgersi progressivo di uno stile dominante, ma la compresenza e proliferazione di stili di diversa natura e provenienza. Le importanti scoperte archeologiche della prima metà del secolo, diedero vita alla moda “archeologica” condizionando enormemente la produzione dei gioielli. Poche fortunate potevano sfoggiare autentici reperti di scavi, ma, con l’aumentare delle richieste, gli orafi si specializzarono nella perfetta imitazione delle forme e delle tecniche antiche. L’eclettismo ottocentesco s’indirizzò anche al revival medioevale, con monili che ricordavano lo stile gotico e rinascimentale. L’ispirazione verso nuovi motivi decorativi fu data anche dalle culture esotiche: il Giappone partecipò all’Esposizione Universale di Londra nel 1862 e, in campo orafo, diffuse l’uso di particolari tecniche (smalto cloisonné) e motivi (crisantemi, bambù, dragoni, ventagli ecc.). 63


La rivoluzione francese nel 1789 aveva determinato un brusco arresto della produzione di gioielli divenuti in quel periodo simbolo dell’aristocrazia e, pertanto, da combattere. Nel 1791 fu soppressa la società degli orafi parigini ma nel 1797 fu ripristinata e riaprirono alcuni gioiellieri. Soltanto nel 1804, però, con la proclamazione dell’Impero, riprese la produzione orafa e degli articoli di lusso. Proprio a determinare un’ideale continuità con l’Impero romano lo stile d’inizio secolo è quello neoclassico. L’ottocento vide la nascita dei primi gioiellieri che riuscirono ad acquisire notorietà presso la nascente classe borghese, acquirenti sempre più numerosi ed esigenti. La nuova clientela cercava qualità e moda a prezzi convenienti e si fece strada un nuovo tipo di commercio del gioiello legato alla moda. I gioiellieri iniziarono ad uscire dall’anonimato per imporre il proprio stile alla società, cercando di individuarne i gusti. Inizia, in definitiva, il fenomeno della “marca”, immediatamente identificabile dal pubblico e per tale motivo richiesta. Questo aspetto determina un’originalità nell’esecuzione dei gioielli, caratteristica indispensabile per emergere e distinguersi. L’influenza dello stile neoclassico determinò la ripresa della produzione di cammei. Napoleone, oltre ad aver istituito una scuola d’incisione su gemme, nel 1804 per la cerimonia d’incoronazione, scelse una corona con decorazione di cammei. Una tecnica molto utilizzata in questo 64


periodo è quella dei micromosaici che si realizzava utilizzando piccole tessere di vetro molto resistente poste una accanto all’altra su basi d’onice, diaspro o pasta di vetro. I gioielli in micromosaico si affermarono alla fine del Settecento. La tecnica prevedeva l’uso di una particolare pasta vitrea dai colori delicati. Questa pasta, una volta fusa, poteva essere lavorata e ottenere bacchette sottilissime che, raffreddate, venivano tagliate in tessere di varie dimensioni. Le tesserine rivestono quasi completamente la base che di solito è in onice, diaspro o pasta di vetro. La qualità del mosaico si rivela nell’esatta esecuzione: le tessere devono essere disposte una accanto all’altra senza spazi intermedi . Un materiale molto richiesto era il corallo proveniente da Napoli e dalla Sicilia. Erano prodotti vari ornamenti per il capo, fasce, fili di perle, pettini con rialzi decorati (in tartaruga o metallo); La collana più diffusa è il filo di perle o pietre preziose spesso con pendenti a goccia. Molto utilizzate erano le perline per creare un effetto simile al merletto. Negli anni venti dell’ottocento compaiono le collane à la Jeannette, composte di un nastro di velluto nero con un fermaglio centrale a forma di cuore con appeso un nastro con una croce in oro. Ritorna di moda, grazie al revival rinascimentale, la ferronnière, gioiello che veniva indossato sulla fronte legato ad un nastro. Una parte rilevante di produzione riguarda i gioielli 65


da lutto che diventarono di moda, Le regole sociali suggerivano nero per il lutto, perciò tali gioielli erano realizzati in giaietto, onice, vetro nero ricco di piombo (in Germania e Francia) e, a fine ottocento, anche con il legno affumicato di quercia irlandese lavorato con una tecnica simile a quello dei mobili Thonet. L’ottocento fu un secolo di grandi progressi scientifici e tecnologici che coinvolse, inevitabilmente,anche la produzione dei gioielli. Accanto, infatti, ad un tipo di lavorazione artigianale compaiono le prime macchine. Nel 1859 ne fu brevettata una per la produzione delle catene, fu, inoltre, applicata la forza motrice a vapore a macchine che producevano la forma di base di un gioiello e furono prodotti semilavorati per pietre, fermagli e chiusure di sicurezza. Contemporaneamente a ciò l’eclettismo stilistico che caratterizzò la produzione orafa del XIX secolo impose la ripresa d’antiche tecniche. La moda neoclassica aveva introdotto un revival dello sbalzo con filigrana d’oro e granulazione tipica dei gioielli etruschi. Lo smalto era adoperato in sostituzione delle pietre per conferire vivacità cromatica agli oggetti. Tra le tecniche più diffuse vi era l’intaglio di cammei, nella maggior parte dei casi si usavano le conchiglie, ma erano utilizzati anche altri materiali come pietre dure, pietra lavica e corallo e il micromosaico.Il fascino dell’oriente indirizzò verso la tecnica dello smalto cloisonnè. 66


L’oreficeria tedesca utilizzava il ferro creando oggetti con materiali economici, il cui valore era, però, conferito dalla elevata qualità di disegno e lavorazione. Nel 1782 Lavoiser scoprì il metodo per lavorare il platino, che venne utilizzato all’inizio solo per catene d’orologi. A Berlino fu prodotto un tipo di gioiello noto come Berlin Iron per il quale si utilizzava il ferro fuso a staffa e verniciato di nero. Il colore nero lo rendeva adatto al lutto, ma, in realtà nacque come gioiello patriottico durante la guerra napoleonica (1813-1815). Le forme della natura restano quelle più diffuse: fiori, spighe di grano, farfalle, viti rampicanti ecc. Ogni fiore aveva un suo significato in base ad uno specifico linguaggio diffuso da numerosi testi sull’argomento. Il fiore d’arancio, ad esempio, era il simbolo di castità e fecondità e quindi usato nei matrimoni. L’adozione del tema floreale da parte dei gioiellieri anticipa e prepara lo stile art nouveau in cui la natura diventa repertorio fondamentale per la realizzazione dei gioielli. Il serpente continua ad essere molto utilizzato per il suo significato d’eternità. Accanto a questi si diffondono i motivi archeologici – angioletti, scene classiche e medioevali , archi a punta quadrifogli, scene d’amor cortese e vite dei santi. Il fascino orientale impone un nuovo repertorio di figure: bambù, crisantemi, dragoni e ventagli. Nuovi motivi particolari si diffondevano nella seconda metà dell’ottocento: lanterne, innaffiatoi, ruote di carri, locomotive a vapore, uccellini appollaiati sul nido . 67


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XX secolo

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La prima metà del XX secolo è caratterizzata da diversi stili nella produzione dei gioielli. Le corti europee e l’alta aristocrazia continuano ad utilizzare gioielli preziosi composti da diamanti e perle, contemporaneamente si diffonde lo stile liberty che ha i suoi acquirenti presso la nuova classe borghese . Le linee delicate dell’art nouveau conferirono ai gioielli classe, raffinatezza ed eleganza. La produzione trasse ispirazione dalla natura e dal simbolismo. L’Esposizione Universale del 1900 fu il momento culminante di tali fermenti innovativi. Tra la prima e la seconda guerra mondiale emerse lo stile art decò nome coniato dopo l’esposizione internazionale delle arti decorative e industriali moderne tenuta a Parigi nel 1925, definito da motivi stilizzati e geometriche sintesi di varie influenze stilistiche tra cui lo stile cubista, la Secessione Viennese, i “ballets russes” di S. Djaghilev, l’influsso della tecnologia . In Germania la scuola del Bauhaus, fondata da Walter Gropius a Weimar nel 1919 ebbe come orafa Naum Slutzky che lavorò principalmente con ottone cromato e argento per realizzare gioielli dalle forme geometriche. Durante la seconda guerra mondiale l’arte orafa ebbe un arresto nella produzione e nella creatività.

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Il novecento è il secolo in cui si affermano i grandi gioielli, i cui nomi ancora oggi sono garanzia di qualità e originalità di produzione. Accanto a loro s’inizia ad avvertire l’esigenza di una produzione di gioielli in linea con i gusti del nuovo pubblico borghese e finalizzato a diffondere il bello in ogni classe sociale. Verso gli anni venti la moda dei capelli corti decretò il successo dell’uso degli orecchini lunghi e, nell’abbigliamento. La moda degli abiti senza maniche e l’eliminazione dei guanti da sera permise di indossare con maggiore frequenza i bracciali. La novità più grande nella produzione dei gioielli riguardò però gli accessori. Essi, infatti, divennero elemento essenziale per le donne dell’epoca che desideravano borsette, portacipria e portasigarette eleganti e originali. Lo stile geometrico dell’art Decò si adattò bene alla loro funzionalità e vennero realizzati veri gioielli. Le versioni più economiche utilizzavano materiali meno costosi . Un’originale innovazione in campo orafo fu portata da Fulco di Verdura, palermitano, eccentrico disegnatore che, dopo aver collaborato con Coco Chanel e Flato, aprì a New York un proprio atelier nel 1939. Egli utilizzava vere conchiglie di mare che impreziosiva con oro e gemme.

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Lo stile liberty creò una serie di gioielli dalle linee morbide e i toni delicati, per la realizzazione dei quali oltre, all’uso di materiali pregiati, era indispensabile l’abilità orafa del gioielliere. La decorazione a smalto era tra le più utilizzate e, in particolare, una delle tecniche adoperate, era quella del plique-à-jour ossia un sistema di applicazione di smalti in cui gli alveoli ( i cloisons), in cui le paste vitree sono colate, sono privi di fondo, senza supporto in metallo, in modo da consentire alla luce di trapassarli creando l’effetto di vetrat tipico delle realizzazioni liberty. Un altro materiale simile al vetro era la pàte de verre ( pasta di vetro) che permetteva una varietà di lavorazione maggiore. Un altro materiale adoperato era il corno che era sbiancato e con il quale si producevano pettini per capelli. Verso la metà degli anni venti emerse la moda del bianco e nero e, quindi, dall’ uso frequente dell’onice nero e, nel metallo del platino. Nel settore delle incastonature nel 1935 fu introdotta una novità da Van Cleef & Arples, che realizzarono incastonature invisibili per creare con le pietre un effetto mosaico. Le pietre dovevano essere tagliate a calibrè, cioè in base all’esatta posizione nel disegno, ed erano tenute insieme da sottili aste metalliche invisibili poste sotto la superficie. Nel contemporaneo la produzione artistica orafa, ha visto una progressiva diffusione in dimensione di consumo sociale ben al di fuori di situazioni 72


aristocratiche e di tramando etnico come in passato. Offre infatti sostanzialmente una evidente duplicità di livelli, avvertibili nella differenza tra artigianato e piccola industria artistica. E’ così accaduto che nella realtà della produzione orafa si siano costituite due condizioni operative parallele. Una prima era fondata su una continuità di patrimonio di sapienza manipolatoria, mirata a una cauta innovazione evolutiva; tipica del lavoro dell’artigiano orafo; La seconda era fondata su un’ occasionalità innovativa dovuta a felici sconfinamenti creativi nell’oreficeria da parte di artisti abitualmente operanti in altri ambiti, dalla scultura alla pittura e più recentemente all’architettura e in particolare al “design”; degli artisti, sono divenuti orafi. Tali sconfinamenti hanno avuto indubbiamente anche conseguenze d’accelerazione innovativa del lavoro dell’artigiano orafo, introducendo nuove tecniche di lavorazione e cambiando radicalmente la figura dell’artigiano di un tempo,. Le figure professionali si rinnovano, si adeguano ai tempi, si usano nuovi mezzi tecnologici, nuovi materiali e si assiste all’avvento del computer, usato per le produzione di serie “ prototipizzazione rapida Cad Cam.

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Il Gioiello Tecniche e Lavorazioni nel tempo Le tecniche e le pratiche usate in gioielleria necessarie per realizzare la struttura metallica del gioiello, sono tra le piu svariate e complesse , nei secoli hanno avuto notevoli mutazioni causate dall’avvento delle nuove tecnologie e dal’uso del pc Tali tecniche si possono riassumere in : laminazione, trafilatura, traforo, martellatura, niello e agemina , filigrana tecnica del tessuto e della maglia, granulazione, incassatura, sbalzo, cesello, incisione, martellatura inbutitura, stampaggio , godronatura , tornitura , lapidatura, smaltatura, fusione con osso di seppia , fusione a cera persa , fusione a staffe , incisione a cera molle , incisione a bilino. Tra le tecniche usate in argenteria ricordiamo la fusione , laminazione pulitura , lucidatura, tornitura , stampaggio , assemblaggio , cesello sbalzo, incisione , pulitura ed argentatura . Per ottenere la lastra dello spessore desiderato il lingotto viene ripetutamente schiacciato mediante due rulli cilindrici regolabili in altezza .

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Per ottenere il filo invece, sempre dalla fusione in staffa o in lingottiere, si passa il lingotto in laminatoio dai cilindri sagomati. Il filo ottenuto, di sezione ottagonale, viene successivamente passato in trafile di varie sezioni e diametro. Nella trasformazione della materia prima (il metallo) in forme adatte ad essere lavorate (lingotto, lastra o filo) sono attualmente usate tecnologie che, rispetto al passato, velocizzano la lavorazione senza incidere sulla qualità del prodotto finale

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Traforo La tecnica del traforo è in genere utilizzata in oreficeria per la creazione di motivi decorativi e ornamentali “a giorno”. Tale tecnica rende inoltre meno pesante l’oggetto di oreficeria. La lavorazione consiste nel traforare il metallo sulla base di un disegno prestabilito e quindi asportandone una parte.

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Tale tecnica viene impiegata attualmente anche su materiali non preziosi “ plexgass, polipropilene compatto, fibra di carbonio, vetro legno, attualmente usati nella creazione di gioielli contemporanei Con tale tecnica è possibile ottenere trame di grande pregio estetico e stilistico. Evoluzione del traforo è la tecnica definita dagli inglesi del cutcard, nata nella seconda metà del Seicento. Consiste nell’applicazione di alcuni elementi “ritagliati” su un fondo in metallo. Se eseguita a regola d’arte, spesso non la si riesce a distinguere dalle decorazioni applicate fuse o cesellate e necessita di una grande abilità nell’esercizio della saldatura, poiché nei punti di connessione la lega saldante non deve invadere gli spazi risparmiati dal traforo.

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Martellatura Con il termine martellatura (o modellazione della lastra a martello) si intende il procedimento che permette di imbutire manualmente o meccanicamente una lastra, quindi modellarla e conferirgli forma e volume.

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Niello e agemina È la tecnica usata per riempire a caldo disegni ornamentali incisi sul metallo con uno speciale amalgama detto “niello”. Il riempimento dei solchi avviene in due distinti modi: attraverso la colata diretta dell’amalgama fuso oppure dando fuoco direttamente alla polvere depositata all’interno delle incisioni. In questo caso all’amalgama in polvere si aggiunge grafite. A freddo si compie la rifinitura eliminando dai solchi le parti eccedenti e lucidando la superficie.

L’agemina consiste nel riempire con fili, piccole lastre o foglie di argento, oro, rame o altri metalli colorati, solchi decorativi scavati nella lastra di oro o d’argento con un largo bulino o scalpello. Tale lavoro si compie a freddo con opera di ribattitura e una levigatura finale. 82


Filigrana È eseguita con fili singoli, doppi, a volte tripli, lisci, perlinati o attorcigliati tra loro a sezione piatta, rotonda, quadrata o di spessore variabile. Il filo avvolto in riccioli, cerchi, spirali, può essere saldato alla lastra o saldato senza supporto, in modo da ottenere un effetto a pizzo.

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Tecnica “del filo” Con tale tecnica di lavorazione, seguendo un’idea o un disegno, si crea un oggetto o parte di esso, impiegando esclusivamente o prevalentemente del filo, solitamente tondo di diametro relativamente piccolo. Sul manufatto sono eseguite, con la stessa tecnica, anche le sedi che dovranno essere incastonate con pietre preziose e gemme. Il filo è altresì utilizzato per realizzare su altri manufatti gambi, snodi, parti di rinforzo, anelli di congiunzione e applicata a nastri precedentemente svuotati per fare le sedi di carré, baguette e tapered.

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Tecnica del tessuto e della maglia La tecnica del tessuto implica l’incrocio di trame e ordito di fili piatti di vario colore, spessore e metallo (anche in tonalità diverse), incisi, decorati,eventualmente ritorti. Il tessuto così ottenuto, una volta modellato secondo le forme volute, e rinforzato con strutture rigide, viene lavorato come una normale lastra metallica. Con la tecnica della maglia invece, il filo, di sezione e diametro variabile e con colori differenti, viene avvolto ottenendo una spirale. Successivamente viene intrecciata con alte serie di spirali, fino a raggiungere le dimensioni volute e realizzando un manufatto che, similarmente a un tessuto filato di maglia, è caratterizzato da una morbida flessibilità.

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Granulazione È una tecnica decorativa che prevede l’utilizzo solo dell’oro giallo sotto forma di minutissime sfere applicate alla lastra. Le microsfere, ottenute da una fusione di frammenti aurei in polvere di carbone, sono saldate alla lastra grazie all’utilizzo della cosiddetta saldatura colloidale forte.

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Incassatura, incastratura, incastonatura Si definisce incastonatura la sistemazione di gemme nei castoni, incassatura quella in cavità a forma di cassa, ad esempio per le baguette. L’incastratura (termine usato in genere in Campania come sinonimo di incassatura) è invece utilizzata quando si adoperano le griffe. L’incassatura a notte è stata utilizzata anche in gioielleria fino agli inizi del Novecento, attualmente viene utilizzata solo l’incassatura a giorno. Quella a notte è ancora usata in bigiotteria. Si richiede all’artigiano la conoscenza e la capacità di usare gli strumenti tradizionali e moderni.

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Incassatura a lastra Si identificano con questo termine tutte quelle tecniche di incastonatura delle pietre dove il metallo viene tagliato con il bulino. Dal taglio si ottengono così le “grane” (piccole porzioni di metallo utilizzate per la francatura della pietra) con le quali successivamente verranno fermate le pietre. Questo termine comprende varie tecniche: ad esempio incastonatura a pavé e a stella, incassatura all’antica, a striscetta, a foglia, a quadretto.

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Incastonatura: - a castone ribattuto o a bastina ribattuta (della anche “castone alla romana”, impiegata in genere nell’incassatura di pietre medio grandi posizionate su castoni o bastine);

- con puntine o riccetti (incassatura all’inglese). La tecnica viene usata per fermare pietre di piccole e medie dimensioni. La pietra incassate viene fermata con ricci o puntine, dopo aver eseguito un taglio lucido intorno alla pietra;- a binario viene realizzata un’unica sede per più pietre generalmente di taglio baguette (rettangolare) e carré (quadrato) a formare un nastro con pareti laterali Tale tecnica viene 89


usata anche con pietre di taglio rotondo o tapered (trapezoidale); - a griffes si realizza una sede con la forma della pietra, su cui (o intorno a cui) si saldano a fuoco serie di punte a sezioni diverse (triangolari, circolari, rettangolari, ecc.); - invisibile viene così definito il tipo di incastonatura dove l’effetto finale è un mosaico di pietre preziose tagliate in forma quadrata senza alcun apparente sostegno di metallo. A tutte queste tecniche possono aggiungersi quelle nuove tipologie che, rispettando le indicazioni della “scuola classica”, utilizzano altri schemi estetici frutto della creatività dell’artigiano.

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Sbalzo e cesello Sbalzo e cesellatura sono due tecniche che normalmente in oreficeria compaiono abbinate. Lo sbalzo viene praticato sul rovescio della lastra precedentemente disegnata, mentre la cesellatura si pratica sul diritto. La lavorazione a sbalzo è una tecnica antichissima per mezzo della quale il disegno, tracciato sulla lastra di metallo, viene ottenuto in rilievo con l’uso del cesello e di una mazzetta. La lastra in metallo da lavorare viene posta su un piano di lavoro, in genere una semisfera sulla quale si applica uno strato di pece per rendere più duttile il supporto. Il cesellatore, battendo sul retro della lastra con ceselli di diversa grandezza crea un bassorilievo, oppure rifinisce oggetti d’arte precedentemente fusi. La tecnica della cesellatura viene in genere usata per rifinire il lavoro di sbalzo.

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Incisione

L’incisione è una tecnica totalmente diversa dallo sbalzo e dal cesello, pur dando come risultato l’apparire di un motivo o decoro su una lastra di metallo.Eseguita con attrezzi a punta o taglienti detti bulini, consiste nell’ottenere figurazioni e decori mediante asportazione del metallo. È generalmente applicata su castoni di anelli, medaglioni, ecc., ma può essere anche usata per ricavare, sempre asportando del metallo, figure e adornati in positivo.

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Preparazione di stampi per oreficeria

Nella preparazione di stampi per oreficeria il disegno o il decoro vengono intagliati in positivo e in negativo sull’attrezzo diviso in due parti: “maschio” e “femmina”.Successivamente nell’operazione dello stampo, fra “maschio” e “femmina”, fissati in perfetta corrispondenza e perpendicolarità, viene interposta una lamina di metallo.Esercitando una pressione, con bilanciere o pressa, lo stampo “maschio” comprime la lastra di metallo, che entra nello stampo “femmina”; il risultato di tale tecnica è che così compressa la lastra assumerà il decoro, sia in rilievo, sia ad incavo.La tranciatura è analoga allo stampo, ma il “blocchetto” di metallo anziché essere intagliato, è completamente svuotato nel suo contorno.

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Stampaggio dei candelabriin argento

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Stampaggio della posateria in argento

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Stampaggio della posateria in argento

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lucidatura della posateria in argento

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Stampi in acciaio per tornitura vassoi

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Stampi in acciaio per tornitura coppe dei calici

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Godrontura La godronatura è una tecnica di lavorazione particolare che viene fatta su superfici di metallo con un utensile montato su tornio o in oreficeria anche su laminatoi che portano cilindri intercambiabili e che hanno, in positivo e in negativo, impronte e decorazioni. Passando la lastra tra i due cilindri sulla stessa vengono stampate le impronte.

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Lapidatura La lapidatura è un’operazione di rifinitura ottenuta con un particolare macchinario consistente in un disco rotante cosparso di pasta abrasiva e lucidante. Si possono ottenere superfici piane lucide, spigolature vive e sfaccettature.

Smaltatura La smaltatura è la tecnica che permette di rivestire superfici metalliche o parti di esse con copertura di materia vetrosa, trasparente oppure opaca, generalmente colorata detta smalto. Le diverse colorazioni sono determinate dai vari ossidi metallici aggiunti al composto. La smaltatura può essere effettuata a giorno, cioè visibile in trasparenza, o a notte, cioè applicata su fondo cieco. Sono escluse smaltature che usano resine sintetiche lavorate a temperatura ambiente, usate generalmente in bigiotteria. Questa tecnica, applicata tradizionalmente ad argenteria, oreficeria e gioielleria, consente effetti decorativi vari e pregevoli. Essa prevede diverse fasi di lavorazione: - preparazione delle polveri vitree; - preparazione delle superfici con il decapaggio; -applicazione dell’amalgama di polveri sulle superfici; - passaggio ripetuto in muffola o forno per 103


il trattamento termico di liquefazione e di solidificazione; - rifinitura con abrasivi e acido fluoridico. Nella tipologia della smaltatura a caldo rientrano le seguenti tecniche: tecnica cloisonné (o ad alveoli, o tramezzato). La polvere di smalto è collocata in alveoli (cloisons), realizzati dall’orefice mediante la saldatura di segmenti di filo metallico sulla lastra di fondo. Generalmente l’oggetto o la superficie hanno una struttura piana e il motivo iconografico ha un andamento semplificato ed essenziale. Si utilizzano generalmente smalti opachi.-tecnica champlevé (o a incisione, o a incavo). Prevede, come sedi dello smalto, depressioni o cavità prodotte dall’incisione su lastra, che seguono un motivo decorativo. L’abbassamento della superficie metallica da decorare può essere anche ottenuto nei seguenti modi: con scalpello, per corrosione, con frese, per microfusione. Nell’effetto cromatico finale, con l’utilizzo contestuale di smalti opachi e di smalti trasparenti, si avrà una netta divisione per campiture.-tecnica ronde bosse (o tutto-tondo). Lo smalto viene applicato su superfici a tutto tondo in oggetti ottenuti, nella parte metallica, per fusione.Dal punto di vista operativo si tratta di un procedimento che richiede molta attenzione e la cui buona riuscita dipende: - dal decapaggio della base metallica; - dal titolo del metallo; 104


- dalla stesura dello smalto. d. smalti da miniatura (miniatura a smalto o smalto dipinto).Si differenziano dagli altri in quanto più fini nei granuli e perché uniti da olio. Con pennelli molto sottili e pennino vengono applicate raffigurazioni su una superficie di base precedentemente smaltata. -tecnica grisaille. In questa tecnica sul fondo nero vengono stesi strati variabili di bianco ottenendo effetti chiaroscurali che ricordano le incisioni di stampa. I contorni del disegno vengono incisi nello smalto bianco prima della cottura, portando alla luce lo strato inferiore dello smalto nero. Per evidenziare maggiormente l’effetto chiaroscurale si usa sottolineare con lo smalto nero i contorni disegnati. Nell’applicare questa tecnica bisogna sempre effettuare la controsmaltatura per compensare gli effetti negativi della dilatazione e del restringimento del metallo di supporto per effetto del calore.-tecnica del translucido. Consiste nel lavorare una lamina a sbalzo o a incavo; le superfici vengono coperte da smalti policromi, i quali acquisteranno un tono cromatico diverso a seconda dello sbalzo o della profondità dell’incavo. -tecnica del paillons. Consiste in una rifinitura che permette di inserire fra i diversi strati di smalto piccole applicazioni ornamentali in lamine d’oro h. tecnica guilloche. Consiste nella stesura dello smalto sul fondo metallico inciso con il sistema del “guilloche” (tecnica di incisione meccanica). 105


-tecnica plique-a-jour (o a cattedrale). Questa tecnica è applicata in spazi ricavati con traforo. Lo smalto utilizzato è trasparente e l’effetto che se ne ottiene è quello di una vetrata policroma.

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Fusione con osso di seppia Tecnica antichissima che prende il nome dall’utilizzo di un osso estratto dalla seppia , tale osso si pregia di caratteristiche che rendono il gioiello unico , la tecnica prevedeva la sbozzatura dell’osso a mo di staffe . L’uso che se ne faceva era limitato alla creazione di pochi pezzi , ed ogni osso veniva usato solo una volta . Bastava comprimere sull’osso il modello “un anello u, un sigillo, un medaglione gia esistente”, lasciando in esso lo stampo in negativo dell’oggetto da riprodurre , in seguito veniva colato il materiale fuso , e dopo po ecco riprodotto un gemello dello stesso.

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Fusione Questo termine indica sia la fase preliminare di lavorazione (tipica di un artigianato di servizio) che serve alla preparazione del metallo legato, lastre o fili, a diverse titolazioni (secondo la vigente normativa) e differenti colori, sia la fabbricazione di manufatti mediante fusioni per getto. Il metallo liquido viene versato in staffe o lingottiere di ferro per ottenere la lastra o il filo, oppure in osso di seppia e in cilindri di scagliola predisposti per ottenere elementi tridimensionali (fusione a cera persa o microfusione). Qualora l’oggetto sia il risultato di una fusione a cera persa o in osso di seppia, va sottoposto anche a sgrossatura, attraverso l’utilizzo di lime di varia misura, carta smeriglio, frese e seghetti.

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Forno per la fusione degli scarti d’argento

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Lingottiera piatta per fusione argento

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Incisione cera molle la cera molle è una tecnica facile e difficile allo stesso tempo, potrebbe esser facile con chi sa disegnare bene con le matite e con i pastelli anche colorati, ma bisogna essere anche bravi nella incisione delle lastre e nella stampa. Una lastra ricoperta di una cera così detta molle che non è altro che una miscela di cera vergine d’api e grasso di rognone di vitello al 50%,(ma si possono cambiare le percentuali per fare la cera più dura o meno dura secondo il disegno che si desidera ottenere), la si copre con un foglio di carta craft bianca da 60 gr. o un foglio di carta vergatina.Lo si fissa in modo che non si muova e si fanno due o più punti di riferimento (chiamati registri ) in modo che se si dovesse muovere si sa come rimetterlo al suo posto. A questo punto si fa il disegno scegliendo una buona matita di giusta gradazione per il disegno che si vuole fare. Una matita tenera 3B o 4B avrà un segno morbido sfumato che sarà riprodotto come se fosse un segno di matita sfumato granuloso, un matita più dura F- HB avrà un segno più fino e una matita ancora più dura oltre a rompere la carta potrà sembrare il segno fatto con acquaforte. finito il disegno, si toglie con accortezza il foglio senza farlo rompere,( perché esso servirà ancora se fosse necessario fare un ritocco alla lastra ). Potremo osservare che la carta si porta appresso la cera 112


corrispondente ai segni fatti sulla carta scoprendo la lastra sotto il disegno. Se si incide con il mordente ,se ne consiglia uno molto debole, si otterrà una incisione che darà alla stampa la sensazione che il foglio sia stato disegnato con la matita. Sfruttando queste prerogative, si possono fare stampe a colori usando una lastra per colore ma sempre un foglio di carta.Vogliamo fare ad es un paesaggio usando matite colorate , poiché useremo 4 lastre, una per il rosso,una per il giallo, una per il blu. e una per il nero.utilizzandole come in una stampa litografica dove si usano 4 colori (quadricromia) litografici ,poniamo il foglio di carta da 60 gr. sulla lastra per il nero. e l’artista che sa usare i pastelli uno nero uno rosso una giallo uno blu, comincia a disegnare, per es con il nero, poi se vuole usare il rosso pone il foglio di carta sulla lastra del rosso facendo sempre i punti di riferimento, poi quando vorrà usare il blu, farà la stessa cosa e così pure per il giallo. Se deve fare dei ritocchi li farà mettendo il foglio sulla lastra del colore che userà, fino a che il foglio usato avrà il disegno a pastello del paesaggio che si è voluto realizzare. A questo punto si acidano le lastre e si stampano delle copie ad un colore a due colori, a tre colori e quattro colori. Se l’effetto è raggiunto si procede alla tiratura,altrimenti se ci vuole per esempio più giallo si ricopre la lastra del giallo con la cera, si riprende il disegno e con i riferimenti si colloca al punto giusto il foglio di carta e si ritocca 113


con la matita gialla e se ce ne fosse bisono anche per gli altri colori. la tecnica della cera molle si può utilizzare anche senza la matita, per fare stampe originali come riprodurre merletti, foglie, pezzi di stoffe impronte. è sufficiente premere sulla lastra su cui è stata data la cera, in modo opportuno, l’oggetto che si vuole riprodurre . Tecnica usata usualmente usata in grafica, fa uso di mordenti per ottenere incisione del disegno sulla lastra. Il procedimento è semplice, la lastra lucidata viene ricoperta da uno strato di vernice protettiva antiacida, si incide con una punta sottile secondo il disegno che si vuole riprodurre tanto per scoprire il metallo sotto la vernice, in una bacinella si mette una soluzione di mordente opportuna e vi si immerge la lastra. Il mordente che intacca il metallo corroderà la lastra solo nei punti dove il metallo è scoperto, e il segno sarà più o meno profondo secondo il tempo della immersione della lastra nel mordente. Se l’operatore prevede che la lastra sia stata giustamente incisa, procederà alla pulizia della lastra con un solvente che può essere la benzina e dopo averla sgrassata anche con carbonato di calcio precipitato che molti usano chiamarlo Bianco di Spagna . Dopo procederà con l’inchiostratura usando inchiostri calcografici o litografici smagriti con del carbonato di magnesio, pulirà la lastra con tarlatana e carta di vecchi elenchi telefonici, e stamperà con carta per incisioni umida servendosi di un torchio calcografico a rulli. 114


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Pettine inciso con tecnica della cera molle

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Aste ventaglio incise con tecniche della cera molle

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Pendente inciso con tecnica della cera molle

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Fibia incisa con acidi

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La stampa calcografica viene effettuata con torchi calcografici su carta umida che poggiata su lastra incisa e inchiostrata e coperta da feltro di lana viene fatta passare tra la tavola e il rullo superiore di un torchio.La pressione permette alla carta umida di prelevare l’inchiostro calcografico dalle incisioni più o meno profonde della lastra.

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Pulitura e lucidatura

Per pulitura si intendono quelle fasi di rifinitura del manufatto che avvengono esclusivamente attraverso l’uso di paste abrasive applicate con delle spazzole, di diverso tipo. Si distinguono essenzialmente due fasi: una prima fase di “ripulitura generale” dell’oggetto, terminato dall’orafo e non ancora incassato, che comprende anche la pulizia dei piccoli trafori, interstizi vari e dell’interno dei castoni. La seconda fase, terminata l’incassatura dell’oggetto, consiste nello sgrassare e lucidare il gioiello, attraverso l’uso degli stessi presidi ma cambiando il tipo di spazzole, che devono essere più morbide e le paste meno abrasive e comunque adatte al tipo di pietre già incassate. L’obiettivo è quello di fare acquisire al gioiello la giusta brillantezza per esaltare le rifiniture e i volumi, perciò è indispensabile una grande sensibilità manuale dell’operatore. È da escludersi, ai fini del riconoscimento, l’utilizzo dei buratti meccanici.

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Sgrossatura

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Lucidatura

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Sgrassaggio

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Argentatura

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Tecniche di produzione di argenteria Le tecniche di produzione dell’argenteria sono in gran parte simili a quelle usate in oreficeria. Segue un elenco di alcune delle lavorazioni principali.

Fusione È la preparazione del metallo legato composto da argento puro e rame. Il titolo italiano è 800/°°°, ma è sempre meno usato. Più diffuso il titolo di 925/°°°.

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Laminazione Le verghe ottenute dalle staffe di fusione vengono sgrossate al laminatoio sino a raggiungere lo spessore desiderato.

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Tornitura Con opportuni ferri detti “castagne”, la lastra viene fatta aderire alle forme di tornitura, in legno o acciaio. Si possono così ottenere forme tonde e ovali come vasi, piatti, caffettiere, vasellame vario, ecc.

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Stampaggio

Sotto l’azione di presse o bilancieri, tramite l’utilizzo di due stampi rispettivamente detti “maschio” e “femmina”, la lastra viene formata e decorata.

Assemblaggio È la fase della lavorazione durante la quale gli oggetti semilavorati che provengono dalla tornitura e dallo stampaggio vengono saldati, limati e fresati sino a divenire corpo unico con fasi di saldatura. 130


Cesello Tramite punzoni (ceselli) arrotondati, smussati o a lama, spesso costruiti direttamente dall’artigiano, si creano decorazioni su metallo. Per evitare che il metallo ceda sotto i colpi del cesello, l’interno dell’oggetto viene in genere riempito di pece.

Sbalzo Tecnica di lavorazione per realizzare una forma o un decoro in basso o altorilievo su una lastra di metallo, lavorando dal rovescio o dall’interno. 131


Incisione

È ottenuta con una punta di acciaio tagliente, chiamata bulino. Con la pressione della mano, forma linee di diverso spessore asportando trucioli dalla superficie e creando un effetto chiaroscurale (bassorilievo). Tecnica tipica per la realizzazione di piatti decorati sul fondo e sulla lastra.

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Pulitura

È la fase di preparazione degli oggetti finiti per l’argentatura. Si utilizzano macchine pulitrici e paste abrasive grasse che eliminano le ossidazioni.

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Argentatura

Gli oggetti puliti vengono sgrassati in vasche a ultrasuoni e successivamente in vasche contenenti solventi galvanici. Poi in un bagno galvanico sono ricoperti di uno strato di argento puro che li preserva dalle ossidazioni e che, ravvivato, dà all’argento l’effetto a specchio. Ossidando invece con polisolfuro di potassio e schiarendo con pietra pomice in polvere si ottiene la colorazione antichizzata.

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Modellazione

La modellazione nel settore orafo-argentiero costituisce la base degli elementi di costruzione dei manufatti. È quella fase di lavorazione che permette di tradurre in opera il modello grafico (disegno). La modellazione del prototipo può essere fatta con metodi tradizionali, in metalli, preziosi, o vili, o in cera, oppure servendosi di moderne tecnologie (sistemi computerizzati, CAD 3D). In quest’ultimo caso rimane sottinteso che la formazione e la manualità del modellista devono inserirsi nel percorso della tradizione orafa.

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Bibliografia Honour - Orafi ed argentieri, Mondadori, 1972 Piacenti Cristina - Oreficeria Gotica e rinascimentale in italia , 1942; Accascina - L’oreficeria Italiana , 1934; Gentile - Il saggio dei metalli prezziosi , Hepli 1951 Oro d’autore - Materiali e progetti per una nuova collezione orafa Fuoco dentro pag 23 BB 4.4.12 Immaginazione aurea - artisti orafi e orafi artisti in italia nell secondo novecento , silvana editoriale oreficeria moderna - tecnica e pratica , hoepli Istituto nazionale per la grafica - lineamenti di storia delle tecniche , acqueforti , acquatinta lavis ceramolle , volume 3

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Istituto nazionale per la grafica - lineamenti di storia delle tecniche, le tecniche calcografiche di incisione , bulino , puntasecca maniera nera volume 2 Gori e zucchi , sessanta anni di arte orafa , Editore del Grifo 1986. l. Rizzoli Eleuteri , Gioielli del novecento Electa 1992 Gioielli d’ Europa , Publis Editrice , Milano 1990. L’ arte del Gioiello ed il gioiello d’ artista dal 900 a oggi , a cura di M. Bosco

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Colophon Argenteria Marchesini Villaabate (PA) Prototipi dei Gioielli Prof. Sergio Inglese Leandra Sparacello Modellazione 3d Prof. Riccardo Mazzarino Stampatore Marco La Russa Tecniche calcografiche Fotoottica Paolo Giuseppe Fricano Fotografia Roberto Di Fresco Stampa Editoriale Art Director Prof. Sergio Pausig finito di stampare Aprile 2012

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