LA PIAZZA DI GIOVINAZZO -MAGGIO 2016

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LA PIAZZA di Giovinazzo

editoriale DI

SERGIO PISANI

Via Cairoli, 95 Giovinazzo 70054 (Ba) Edito da MGL SERVIZI soc. coop. Arl Iscr. Trib. di Bari n. 1301 del 23/12/1996 Telefono e Fax 080/3328521 Part. IVA 07640390725 IND.INTERNET:www.giovinazzo.it E_MAIL:lapiazza@giovinazzo.it FONDATORE Sergio Pisani DIRETTORE RESPONSABILE Sergio Pisani

REDAZIONE Damiano de Ceglia - Diego de Ceglia Giovanni Parato - Alessandra Tomarchio Donata Guastadisegni - Agostino Picicco Vincenzo Depalma - Enrico Tedeschi Michele Decicco - Onofrio Altomare Giangaetano Tortora - Mario Contino Porzia Mezzina - Rosalba Mezzina CORRISPONDENTI DALL’ESTERO Rocco Stellacci (New York) Giuseppe Illuzzi (Sydney) progetto grafico - Ass. La Piazza di Giovinazzo Grafica pubblicitaria: Rovescio Grafica responsabile marketing & pubblicità: Roberto Russo tel. 347/574.38.73

ABBONAMENTI ITALIA: 20 Euro SOSTENITORE: 50 euro ESTERO: 60 Euro Gli abbonamenti vengono sottoscritti con cc postale n. 1021309297 o con vaglia postale, con assegno bancario o bonifico intestato a: ASS. LA PIAZZA DI GIOVINAZZO IBAN - IT10U0760104000001021309297 VIA CAIROLI, 95 70054 GIOVINAZZO (BA) ITALY La collaborazione é aperta a tutti. La redazione si riserva la facoltà di condensare o modificare secondo le esigenze gli scritti senza alterarne il pensiero. FINITO DI STAMPARE IL 28.04.2016

REFERENDUM TRIVELLE. Ha vo 41,85% degli aventi diritto A Giovinazzo, il mare è il luogo del paradosso. Sogniamo tutti una casa vista - mare. Respiriamo l’odore del mare. Quando soffia il maestrale, lasciamo che le onde e il vento ci passino addosso un po’ di acqua e sale. Abbiamo il mare dentro. Siamo baciati dal sole e dal mare. Nelle più belle cartoline che inviamo agli amici per posta o attraverso i social network c’è sempre il mare.

Dall’aurora al tramonto, quando il sole si adagia lentamente all’orizzonte, il mare trasparente riverbera i suoi raggi dorati. La sera poi ci incantiamo ore e ora da via Marina, «il balcone più bello di Puglia» o dai due Lungomari ad ammirare il borgo antico specchiarsi con il suo mulinare di luci e di colori argentati nelle acque placide della sera. E poi ci incantiamo al luccichio tremolante delle lampare.


NELLA FOTO GABRIELLA MARCANDREA DEL COMITATO NO -TRIV

otato solo il Giovinazzo senza mare è come una cartolina di natale senza neve. Però a Giovinazzo il mare resta anche il luogo del paradosso. Perchè quando ce lo attaccano, lasciamo pure che la nostra nave venga inghiottita dalla tempesta nemica. Anche se i nemici si chiamano oggi Erosione e Trivelle. Contro l’Erosione ci abbiamo messo una pezza di cemento colato negli scogli solo dopo

sette anni, dopo essere morti di rabPER LA TUA bia nel vedere il nostro lungomare da dietro una gabbia di rete metallica. PUBBLICITA’ Contro le Trivelle - per carità - quelPRENOTA le no, non ce le avrebbe mai fatte vedere né Renzi nè Madre - Natura, ma SUBITO IL TUO è come se metaforicamente la Global SPAZIO Petroleum Limited avesse insediato PUBBLICITARIO una piattaforma grande quanto ED AVRAI UNO l’Enterprise di Star Terk di fronte alla Rotonda. Se è vero che le uniche batSCONTO E UN taglie perse sono quelle che non si MESE GRATIS DI combattono, a Giovinazzo non si PUBBLICITA’ combattono neanche le battaglie con l’arma democratica del voto. «SarebTel. 347.5743873 be stato bello se Giovinazzo, come città di Roberto Russo mare, avesse votato in maniera più convinCOPERTINA ta raggiungendo il quorum». Sono le parole del Primo Cittadino Tommaso Depalma che si è speso per il Sì nella campagna referendaria. Come dire: Giovinazzo, bomboniera sul mare, bella quanto Polignano e Monopoli, città in cui il quorum è stato raggiunto, ma non ha il loro stesso slancio di identità nelle battaglie ambientali. Già le battaglie ambientali... quelle contro le discariche a San Pietro Pago e contro l’elettrosmog, contro le Torri Faro addirittura sulla casa dei cittadini, sul Palazzo di Città che bruttura, stanno ancora lì come FUGGONO I CERVELLI DA GIOVINAZFERMARLI ? UNA DOMANDA un paio di corna sulla testa di un bec- CZOH.E CIOME N POCHI FINORA SI SONO co! - , le abbiamo davvero perse tut- FATTI. POLITICA INCLUSA. IN COPERTINA SIMONA MINERVINO, te. E quelle delle Trivelle? Pure. CAMPIONESSA DI DANZA SPORTIVA DEL

Facciamo un po’ il riassuntivo del re- DANCE TEAM GIOVINAZZO. IL CLICK È DI NICO MONGELLI. ferendum del 17 aprile anche se altri LA FOTOCOMPOSIZIONE È STATA lo hanno fatto prima di noi. Il quo- REALIZZATA DA ROVESCIO GRAFICA


rum non c’è stato. Cosa succede alle trivelle? La norma sulla proroga delle concessioni ai giacimenti attivi che il referendum voleva abrogare e non ha abrogato per mancanza di quorum rimarrà in vigore esattamente così com’è. Cioè l’attività di estrazione potrà continuare fino all’esaurimento del giacimento. Il gas (e in parte anche il petrolio) continuerà ad avere un peso significativo nel mix energetico del Paese. La tendenza che vede uno spostamento dalle fonti energetiche fossili a quelle «pulite» verrà rallentata. Con il Referendum di domenica 17 aprile i cittadini si sono dunque pronunciati sull’abrogazione della legge sulle trivellazioni solo per le parole «per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale». La norma che era stata sottoposta a referendum abrogativo si trova nella legge di stabilità 2016 e non è stata abrogata. L’oggetto del referendum del 17 aprile erano solo le trivellazioni effettuate entro le 12 miglia marine. Non sono quindi la maggior parte delle trivellazioni in acque italiane, complessivamente 66, (in Puglia sono 22 le trivelle collocate soprattutto oltre le 12 miglia, e dunque

fuori dal referendum e da ogni sguardo ad occhi nudi dei cittadini). Parliamo solo di quelle localizzate entro le 12 miglia. In tutto sono 21, di cui 3 in Puglia. Cosa succede dopo i 40/45 anni? Secondo la normativa vigente oggi scaduta la concessione finisce la trivellazione. Il provvedimento del governo Renzi, cioè la norma inserita nella legge di stabilità, dice che anche quando il periodo concesso finisce, l’attività può continuare fino a che il giacimento non si esaurisce. I referendari chiedevano che questa novità venisse cancellata e si tornasse alla scadenza “naturale” delle concessioni. Il quesito del referendum del 17 aprile oltre a non riguardare le trivellazioni oltre le 12 miglia, non riguardava neanche possibili nuove trivellazioni entro le 12 miglia che rimangono vietate per legge. Risultato? E’ finito come i precedenti referendum, con un copione purtroppo già visto. Niente quorum, anche a Giovinazzo. Game over, il gioco è finito, me ne vado. Con tanto di cartolina di saluti al Comitato «Vota Sì per fermare le trivelle» o un «Ciaone» su twitter, finisce qui la nostra intifada alle cime di rape. Abbiamo il mare dentro. Ma senza le palle fuori! SERGIO PISANI

PH. GIOVINAZZOVIVA.IT


illis temporibus

GIOVINAZZO CITTA’ MARINARA

TESTO E FOTO Giovanni Parato

Cascett, Ciccil Gianguaund, U Minz Marner, Rarud, U Vov, L Vasc, U Giudece, Pizzanid, Ciambanid, Gardid, Rizz Rizz, Savinid la Ricciodd, Parudd, Franchin u Vulz, Colett Babbud, Colett Alic e Sard La pesca scelta ineluttabile per la sopravvivenza a prezzo di fatiche immani, di esperienze da vivere e da raccontare. C’era una volta la Giovinazzo marinara. C’era una volta la piccola pesca a Giovinazzo che muoveva però un indotto di quasi 2000 addetti. Io ero ragazzino quando seduto sulle barche vedevo arrivare nel primo pomeriggio i nostri padri con il fazzoletto rosso a pois o blu dove conservavano la cena per la notte. Prima però sorseggiavano un dolce caffè per rimanere svegli tutta la notte dal Bar Marittimo di Carlucci (c’erano pescatori che non potevano permetterselo). Si radunavano in Cala Porto, programmavano il lavoro e partivano con le barchette, puntando le acque perigliose del mare. Dove andavano? Provo a fare memoria: o Gavetaun (torre Gavetone), A Bellugh, All pet… Ner, o Vavataun, o Canalaun de la Pischir, Ind o Warner, o Serraun, Mbond o Paies, Mbond alla Uardia e altri luoghi lungo la costa che oggi sono dimenticati. Lavoravano fino a notte fonda. Tornavano con il carico del pesce fresco. Allora il pesce nel nostro mare abbondava, era il tangibile e prezioso segno della gioia e della devozione al mare di tutti gli operatori. Il pesce raccolto era un elemento prezioso dell’economia del nostro paese. La pesca era una vera fabbrica a ciclo continuo dove anche le donne avevano un ruolo vitale nella catena: nelle case «rappezzavano» le reti lacerate dopo la pesca per poi metterle a «spann» sul lungomare. Nessuno si permetteva di toccare o addirittura rubare l’equipaggiamento dei pescatori. I fatti di cronaca consumatisi nell’ultimo anno nello specchio di Cala Porto non potevano essere nemmeno rappresentati nella mente del giovinazzese più delittuoso. A noi ragazzi interessavano i cavalletti dove si spanneven le ret perché erano la nostra palestra quotidiana. Servivano p zmbè, per aggrapparti e fare le capriole. Quante nostre cadute ricordano quei cavalletti. Questi gli agnomen di alcuni pescatori che con le loro famiglie hanno colorato di vita il nostro mare: Cascett (Rubino), Ciccil Gianguaund (Palmiotto), U Minz Marner (altro ceppo fam. Rubino), Rarud (4 famiglie), (U Vov), L Vasc (fam DePalma, perché erano di statura bassa), U Giudec (Angelo Depalma), Rizz Rizz, Vitucc Pizzanid (Vito), Ciambanid, Gardid (Depalo), Savinid la Ricciodd (Dagostino), Parudd (Cecchino), Franchin u Vulz, Colett Babbud, Colett Alic e Sard, (Ultimo sopravissuto di quella generazione) e infine la numerosa famiglia Discioscia (Mimmo, Paolo, Angelo, Michele e Martinucc). La genuinità e la semplicità erano palpabile. Altri tempi.


l inchiesta

Si dice che in amore vince chi fugge. In medicina invece fugge chi vince. È la testimonianza di Marco Fiorentino, giovinazzese, laureatosi in medicina e chirurgia con 110 e lode e in formazione specialistica presso la scuola di specializzazione in Nefrologia. Lui ha scelto un centro di ricerca a Pittsburgh, negli Stati Uniti. «Sicuramente - confessa il giovane medico chirurgo giovinazzese - l’esperienza all’estero rappresenta una tappa fondamentale per un giovane in formazione che ha voglia di arricchire il proprio bagaglio culturale. C’è ne stata la possibilità e sono volato in America». Come ci è sbarcato? Grazie alla sede del CNR di Reggio Calabria, dove Marco si occupava di biostatistica ed epidemiologia clinica. Proprio attraverso questa esperienza, ha conosciuto ed apprezzato diverse personalità di spicco nell’ambito scientifico che gli hanno raccomandato il centro di ricerca di Pittsburgh. Marco Fiorentino ha fatto le valigie dopo la laurea spezzando ogni speranza di accorciare il gap in un Sud Italia che non investe nella cultura, nella ricerca, nei giovani rispetto al Nord. Il giovane medico giovinazzese ha portato con sé in America sua moglie, Valeria De Cicco, laureata in Lingue ed occupata parttime presso un call center di Molfetta. Fuggono i cervelli, dal Sud Italia, da Giovinazzo. Come fermarli? Una domanda che in pochi finora si sono fatti. Politica inclusa. In tutti questi anni ci si è chiesti piuttosto: come si fa a partire?

DI

SERGIO PISANI

La fuga intellettuale inizia alla fine del liceo o del primo ciclo universitario ed è dettata da due ragioni: la depressione del mondo delle imprese e l’idea che al Sud si dia più sostegno alla marginalità sociale che ai talenti e a chi ha più alte competenze. Così si favorisce la fuga dei più bravi. La colpa non è di chi va via - seguire le opportunità è legittimo - ma della scelta di non far vigere un sistema di meritocrazia. Meno studenti, finanziamenti ridotti, sostegno scarso al diritto allo studio. E la città che offre sempre meno. L’elenco dei mali dell’Università del Sud è lungo. Ma ce n’è uno che è già causa ed effetto della cronicizzazione del malessere: l’esodo verso le regioni del Nord.

DISOCCUPAZIONE GIOVANILE. Sono 3.851 (1.799 uomini e 2.052 donne) i giovinazzesi iscritti alla Circoscrizione per l’Impiego (ex ufficio di collocamento). Più del 25% dei giovinazzesi non lavora. Il 50% dei disoccupati ha più di 30 anni prendendo in esame la fascia di età post-universitaria (25-34 anni). I numeri fotografano il dramma a Giovinazzo: sono 1129 i giovani - molti con una laurea in tasca - senza lavoro per un dato totale pari al 46,6% su una popolazione attiva di 2422 individui. Il divario in questa Italia a due velocità è fotografato dai numeri di Almalaurea. Il tasso di occupazione è del 52,5 per cento tra i laureati del Nord e del 35 % al Sud. A un anno dalla laurea i ragazzi del Nord hanno uno stipendio più alto del 24% rispetto ai colleghi meridionali. Non a caso, a cinque anni dalla tesi, le regioni del Sud, secondo il «Profilo dei laureati 2015», perdono il 39% dei laureati. Partendo da un numero già più basso: se la media nazionale, nella fascia 2534 anni, è del 21% (contro il 39% in ambito Ocse), i laureati al Sud sono il 18,9%. Chi resta a Giovinazzo trova occupazione presso la grande distribuzione e i call center, FUGGONO I CERVELLI DA GIOVINAZZO A PITTSBURGH, gli unici due canali più inseguiti per quanto riguarda il mercato del lavoro.

MARCO FIORENTINO, LAUREATO IN MEDICINA E CHIRURGIA E VA- UNA VITA DA PENDOLARE (dati LERIA DE CICCO, LAUREATA IN riferiti al 10.3.16 - Osservatorio Pirro). C’è di più. Il lavoro è sempre fuori Giovinazzo, LINGUE Dove è meglio scappare? Eppure la risposta alla prima domanda è la soluzione al problema dell’emigrazione che sta svuotando di giovani Giovinazzo e le città del Mezzogiorno in generale. UN TRENO PER IL NORD. Almeno Marco e Valeria hanno studiato all’Università di Bari. C’è invece chi vola via da Giovinazzo ancor prima di immatricolarsi all’università. Difficilmente fa poi ritorno.

ritenuta ormai città dormitorio. Il Pendolarismo è al 56%, un dato unico in provincia. Ci superano solo i paesini intorno a Bari come Binetto e Capurso. Il pendolarismo giornaliero per lavoro è al 49,3%, ovvero 3.196 persone sui 6.500 occupati complessivamente circa. Nel 1981, anno della crisi dichiarata AFP, eravamo al 30% circa. Un 20% in più della popolazione attiva ha trovato lavoro fuori Giovinazzo.

SERGIO PISANI


L’ESERCITO DEI GIOVANI SENZA LAVORO IN PILLOLE SESSO - ETA’ - STATO LAVORATORE - CLASSE STATO LAVORATORE - NUMERO INDIVIDUI

DISOCCUPAZIONE INTELLETTUALE IN PILLOLE.

PREOCCUPA LA FASCIA DI ETÀ POST-UNIVERSITARIA (25-34 ANNI). FONTE: CENTRO IMPIEGO BARI




IL

CONTRAPPUNTO d e l l ’a l f i e r e

SIAMO UNA SMART CITY CHE VA IN METRO’! E’ scritto sul cartelloinstallato sulla pista ciclabile GLI EXTRACOMUNITARI SONO TUTTI BRAVI. Ancora immagini di sbarchi, immagini di muri, immagini di proteste, immagini di guerra, immagini di mega tavole rotonde, immagini del Papa in terra greca. Immagini… Insomma la solita rappresentazione di una realtà drammatica e che alimenta la demagogia pro e contro immigrati. Secondo la volontà della Germania è stato raggiunto l’accordo con la Turchia per bloccare l’arrivo degli immigrati verso i Paesi del nord mentre rimane aperto il corridoio verso l’Italia. E, così, gli sbarchi continuano ad aumentare mentre l’Europa discute e si sprecano le solite parole intrise di nulla. Per carità, belle ed affascinanti parole che non colgono la realtà di un fenomeno epocale che ha tinte variegate e non tutte legate alle guerre che insanguinano alcune nazioni. Tante, troppe volte ho scritto del domani, sì, di un domani legato alla fine dell’emergenza. Cosa faremo delle tante persone arrivate qui da noi, in una terra di elevata disoccupazione e disagio sociale. Si abusa della parola solidarietà e si fa finta di non vedere il futuro prossimo. In altri paesi europei assistiamo alla proliferazione di quartieri ghetto a maggioranza straniera e di religione mussulmana che hanno stravolto gli equilibri sociali sem-

GRAMMATICIDIO INGLESE. Lungomare esercito italiano. C’è scritto: «Pay attention Yield when appropriate - Don’t be a Jerk (Non fare il co...» pre precari delle città. In Italia siamo solo all’inizio in considerazione di un fenomeno, l’arrivo di stranieri, che ha conosciuto un’accelerazione solo negli ultimi anni. Tra l’altro i dati del Ministero degli Interni parlano chiaro. Al 31 dicembre 2014 i cittadini stranieri ufficialmente presenti sul territorio italiano erano poco più di 5 milioni, l’8,25% dell’intera popolazione residente. I reati commessi da stranieri rappresentavano il 31% circa di tutti i reati con la punta del 50% per i furti denunciati ufficialmente. Possono bastare questi dati per parlare e pensare ad un’emergenza fuori delle demagogiche contrapposizioni. Non sto qui, inoltre, a sottolineare come la freddezza dei dati non evidenzi - ripeto - il disagio totale e reale percepito dalle persone oneste italiane e straniere. Non aggiungo, ancora, considerazioni sulle sfumature, sulle omissioni, sui silenzi relativi al terrorismo di ispirazione islamista e al pericolo che ne consegue. Bene! I dati, peraltro al 2014, ci spingono ad una discussione di verità che sia libera dalla de-

magogia buonista, gli extracomunitari sono tutti bravi, e di quella colpevolista, sono tutti delinquenti, e che cerchi di affrontare la questione con soluzioni concrete e realistiche. «Il medio oriente che è qui da noi non riscuote nessuna fortuna» - è una frase della canzone di Ivano Fossati. «La musica che gira intorno» tratta dall’album Le città di frontiera. Mi sono sempre chiesto cosa volesse dire il cantautore genovese con queste parole. Certo che le nostre periferie non hanno grande considerazione nei dibattiti televisivi, periferie abbandonate dallo stato e lasciate, sempre più spesso e massicciamente, nelle mani dell’antistato. Con miseria e degrado che aumentano ogni giorno di più per la crisi economica che solo il premier finge di non vedere, ma forse non riesce a vedere impantanato negli scandali del suo governo. Una crisi economica che sta mettendo a dura prova la coesione civile e sociale del nostro debole Stato. Reati di fatto depenalizzati, solo il 3% dei furti in casa trova un colpevole, reati contro il


patrimonio neanche a parlarne, tribunali ingolfati da migliaia di procedimenti che non trovano un colpevole ma solo l’archiviazione. In tutto questo le forze dell’ordine sono sommerse dall’emergenza da un lato e dalla burocrazia dall’altro, oltre a scontarsi giornalmente con la penuria di mezzi e di risorse oltre che continuamente demotivate nell’operato da decisioni inspiegabili dell’ordine giudiziario. Mi sono sempre chiesto se sia un Paese civile quello in cui chi denuncia un crimine è costretto a vivere sotto scorta in un’altra città e, magari, con un’altra identità e i colpevoli dei reati liberi di vivere impuniti e tronfi. Lascio a voi la risposta. Mi consolo con le parole del premier Renzi sul ritrovato prestigio internazionale dopo le scorribande deleterie dell’ex cavaliere Berlusconi che aveva precipitato l’Italia a livelli infimi di credibilità. Si susseguono, brillanti, i successi del nostro governo solidale e progressista. I marò, servitori dello Stato e della Nazione, sono ancora ufficialmente sotto processo in India a distanza di quattro anni, il caso Giulio Regeni non è stato ancora risolto, i due lavoratori italiani morti nello Zimbawe senza un perché e dimenticati da tutti, la vicenda dei lavoratori uccisi in Libia ancora senza spiegazioni e colpevoli. Insomma un successo dietro l’altro a cui si aggiunge la prova, sin qui, di notevole spessore della signora Mogherini, responsabile della politica estera europea, di cui si ricordano le lacrime in conferenza stampa. ABBIAMO ANCHE LA METROPOLITANA. Il premier ha, però, ottenuto il successo auspicato nel referendum sulle trivelle che non ha raggiunto il quorum e, quindi, non ha ottenuto l’esito auspicato dai promotori. Tutto è rimasto com’era. Osservo, al di là del risultato, che invitare e sollecitare i cittadini a non votare mentre sono stati spesi tanti soldi per le operazioni di voto che avrebbero potuto essere accorpate con le elezioni amministrative è stato un pessimo servizio alla democrazia. Il risultato è la disaffezione dal voto e la rinuncia allo status di cittadino di tutti noi. Proprio una brutta pagina per la democrazia. A Giovinazzo ha votato circa il 42% degli aventi diritto al voto. Poteva andare meglio visto che tutti erano per il si contro le trivelle in una regione in prima fila nella proposizione del referendum. Anche a Giovinazzo siamo stanchi non so di cosa o per cosa. Forse stanchi della chiacchiere e delle promesse. Tante promesse, troppe, parole dette in quantità industriale su fantastiche realizzazioni, troppe nel corso di questi anni. Vedremo la fine di qualche opera? Siamo alla vigilia dell’inizio della campagna elettorale per il rinnovo dell’amministrazione comunale e non si intravedono concrete realizzazioni. La pista ciclabile fra Giovinazzo e Santo Spirito ha sollevato polemiche, disagi e favorito gli incidenti. La vicenda via Marina è stata gestita male e finita peggio. I lavori sul lungomare di ponente sono iniziati dopo mille tentennamenti. Sono ancora in piena discussione le vicende relative all’area ex AFP e quelle delle modifiche al Piano Regolatore edilizio. Ricordo le polemiche sui parcheggi e sulle nomine degli assessori in continuo avvicendarsi con l’ultimo colpo di scena politico dell’ingresso di Forza Italia in amministrazione in una fase non proprio brillante dell’azione amministrativa. Ed infatti cosa

succederà con la chiusura della discarica, altra travagliata vicenda gestita malissimo dal Primo Cittadino? Mi riferisco ai costi ed alle ricadute sui cittadini. ANGLICISMI DI CASA NOSTRA. La novità di quest’ultimo periodo è il cartellone, apparso sulla pista ciclabile del Lungomare Esercito Italiano, che disciplina il comportamento dei ciclisti e dei pedoni. Un cartellone bilingue (italiano e inglese) che ha scatenato l’irrisione sui social. With è diventato whit e whith. Nella foto non vi risparmio un’espressione molto colorita frutto di un uso maldestro di google translate o del T9. Il finale è l’esatto contrario di una città che ambisce a diventare smart - city. C’è scritto «I will not bring my bike on the subway during rush hour» (non porterò sulla metro la mia bici durante le ore di punta). Cosa diranno i produttori olandesi che stanno girando un film - documentario a Giovinazzo? Che l’inglese qui in paese lo si parla peggio di Renzi? E che dire della la segnaletica all’altezza degli attraversamenti pedonali. Bello, anzi bellissimo. Se ne sentiva la necessità mentre tante opere sono ancora ferme e le gare non sono ancora state bandite. Partiranno in tempo utile? Non lo so ma intanto abbiamo avuto il Giro d’Italia. Splendido. Evviva. alfiere@giovinazzo.it


l’intervista DI SERGIO PISANI

NELLE ELEZIONI COMUNALI DEL MAGGIO

2017

GOMORRA

IN

QUALE LISTA SI CANDIDERÀ? «A

GIOVINAZZO CHI HA UTILIZZATO LA POLITICA PER LE PROPRIE TASCHE È LA STESSA DI SEMPRE.

BASTA

SEGUIRLA E TI DARAI LA RISPOSTA» Nome: Angelo Cognome: Turturro Soprannome (tuo o della tua famiglia): Milella Professione: Ex ferroviere in pensione Angelo Turturro è stato più bravo come calciatore o come politico? Ho giocato in serie C nel Cosenza troppi anni fa. Come politico mi ritengo sempre di serie A! Elenco delle squadre di calcio in cui hai militato? Pro Juve Giovinazzo, Cosenza, Campobasso, Corato, Trinitapoli e infine Giovinazzo. Elenco dei partiti in cui hai militato? Ho cominciato con la Socialdemocrazia (PSDI), poi il PRI e la DC in tutte le sue declinazioni. In quale ti sei trovato meglio? Non conta come mi sia trovato io, conta come si siano trovati gli elettori con me!

Chi è Angelo Turturro? Un eterno Peter Pan della politica che crede ancora nella nostra città. Un giorno mi confessasti di sentirti «l’ago della bilancia» della storia politica cittadina degli ultimi 40 anni. Perché? I numeri contano ed io a differenza di tanti ciarlatani che scodellano i più grossolani nonsensi, ho sempre lasciato che fossi misurato attraverso il consenso. E il consenso per forza di cose che orienta le scelte di chi amministra, mi ha sempre dato ragione. Bismarck è stato un eroe o un imbroglione? E’ stato un uomo dei suoi tempi con tutti i pregi e i difetti del caso. Ogni uomo ha la sua storia. Angelo Turturro è un modello della politica o un imbroglione? Angelo Turturro è un uomo della sua gente che ha dimostrato il suo valore e spesso e

volentieri ha pagato prezzi per colpe altrui. Perchè il sindaco Depalma canta «Per fortuna che Angelo Turturro c’è?». Tommaso è un bravo ragazzo ed è uno dei pochi che mi ha sempre rispettato come persona e non come politico o grande elettore. Uno che quando deve dire quello che pensa lo dice senza paure. Tommaso è soprattutto una persona che ha imparato a conoscere i miei pregi e miei difetti. Detto questo, a qualche benpensante ricordo che nel 2002 fui decisivo con la Lista Liberal Sgarbi che grazie ai voti disgiunti a favore del sindaco Natalicchio, gli permise di vincere le elezioni. Io sono e resto libero. Perché ti presenterai alle elezioni del consiglio comunale del maggio 2017 con una Nuova lista civica? Ti sbagli, caro direttore. Io farò il nonno. Mi spieghi politicamente cos’è il salto


della quaglia? Ti rispondo con un’altra domanda. Cosa fare quando un sindaco o un partito tradisce gli accordi presi con gli elettori? Mi spieghi politicamente cos’è il voto di scambio? Io con i miei elettori posso scambiare la mia storia e la mia simpatia. Cosa c’entra Angelo Turturro con il salto della quaglia e il voto di scambio? Nulla o quasi. Ho vissuto mio malgrado solo un ribaltone nel 1998, ma certamente non fui io il colpevole visto che furono altri e non io a venir meno agli impegni politici presi. Tre aggettivi. Poi il programma della tua Lista civica? In itinere, coraggiosa, garbata. Quanto al programma, vedremo cosa offre la platea. Ho una mia idea di città che però deve sposarsi con altre idee per fare una grande idea. Renzi ha creato quasi mezzo milione di posti di lavoro. Angelo Turturro a Giovinazzo invece degli ultimi 40 anni? Quanti sono i tuoi accoliti che cantano «Per fortuna che Angelo Turturro c’è?» Se si può fare del bene, bisogna farlo senza pensarci troppo e senza fare conti inutili. Io ho la coscienza a posto di aver sempre agito con onestà in favore degli altri. Tra i problemi della tua città, qual è secondo te il problema che il sindaco dovrebbe affrontare con più urgenza? Lo stesso che deve affrontare il governo. Creare lavoro e ricchezza per i cittadini ed in questo i sindaci contano poco, sono solo delle vittime come i suoi cittadini. Se l’Italia non riparte, non ci saranno mai santi per fare i miracoli in città.

Mi fai il nome di un deficiente? Non te lo farò mai. Ho sempre rispettato gli altri anche se tanti non rispettano me. Destra o sinistra? Sono e resto democristiano. Messi o Cristiano Ronaldo? Che domande! Tutti e due! Sodoma o Gomorra? Nessuno dei due. Preferisco Checco Zalone. Il sorriso fa buon sangue. Nelle elezioni comunali del maggio 2017 Gomorra in quale lista si candiderà? A Giovinazzo chi ha utilizzato la politica per le proprie tasche è la stessa di sempre. Basta seguirla e ti darai la risposta. Io sono rimasto un umile pensionato che alla politica ha dato tutto senza pretese. Posizione preferita per fare l’amore? Nonostante i miei anni, sono ancora in fase di nuove sperimentazioni. La parolaccia che dici più spesso? Vaff…. L’affronto che ti rivolgono più spesso? Tutto mi scivola e nulla rimane di certe stupide cattiverie. Giovinazzo è un paese libero? Si sta liberando da certe brutte situazioni grazie a questi giovani che si danno da fare per fare piazza pulita di certi soggetti. Chi sono questi soggetti? Come ti ho risposto sopra, coloro che utilizzano la politica per le proprie tasche. La solita gente. I nomi non servono. Chi è intelligente, capisce. Giovinazzo era un paese libero con Angelo Turturro e la vecchia DC? A quei tempi Giovinazzo dettava legge e cresceva tanto.

Perché i democristiani sono sempre in mezzo a noi? Hanno molta più gavetta di tanti politici improvvisati. Quanto costa il voto a famiglia al mercato nero? Il vero costo è l’impegno, la passione e il tempo che devi spendere per avere fiducia della gente. Il resto sono solo storielle per voi giornalisti. I giovinazzesi hanno bisogno delle tue mance durante le elezioni? Mi spiace, direttore. Dovrei sentirmi offeso per quanto mi chiedi. In realtà è bellissimo vedere tanta gente che mi chiede consiglio su come orientare la propria scelta. Significa che nonostante le malelingue, la gente mi rispetta! Uno slogan utopistico per non vendere il proprio voto alle comunali nel maggio 2017? Vota con testa e cuore. Non pensare ad altro… Cosa vuoi dire ai giovinazzesi che non hai ancora detto loro? Che Angelo Turturro è più forte che mai. Pronto a farsi valere come sempre! Quanto hai pagato per questa intervista? Manco un euro. E poi, Direttore, perdonami. E’ la prima volta in vent’anni, da quando esiste La Piazza. Hai dispensato troppe volte voce e titoli cubitali a chi avrebbe fatto meglio a starsene in silenzio! Quante bugie hai detto in questa intervista? Solo qualcuna. Vi sfido a trovarla!

SERGIO PISANI

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echi

del

mese

AMalesi GIOVINAZZO NESSUNO E’ STRANIERO e olandesi conquistati dal paesello 1 APRILE «AREA EX AFP: QUALE FUTURO OGGI?»

SerMolfetta, associazione operante nel campo del soccorso sanitario e della Protezione Civile. E che si fregia anche dell’apporto di numerosi volontari giovinazzesi. 7 APRILE OCCHIO AL BULLISMO E CYBERBULLISMO

Questo il tema dell’interessante incontro-dibattito promosso presso l’Auditorium don Tonino Bello dall’Osservatorio per la Legalità ed il Bene Comune. La soluzione non è facile, tra rispetto della vocazione industriale prevista dalla normativa urbanistica e possibilità edificatorie riconosciute dalla Legge n.164 del 2014 (c.d. Sblocca Italia). L’importante, come più volte sottolineato nel corso dell’incontro, è che si giunga ad una meta condivisa. 2-3 APRILE NEBBIONE A GIOVINAZZO

Incontro-dibattito quanto mai opportuno per genitori e ragazzi presso l’auditorium della scuola media Buonarroti sul seguente tema: «Bullismo e Cyberbullismo: non restare Indifferente… affrontalo». I vari esperti intervenuti hanno fornito le loro preziose istruzioni per riconoscere e prevenire il fenomeno, sulla base dei loro campi d’indagine. 9 APRILE NELLA NUOVA FATTORIA… SOCIALE DEGLI ANGELI DELLA VITA

Come direbbe il buon Lubrano, “la domanda sorge spontanea”: ma siamo a Giovinazzo oppure in Val Padana? Una fitta coltre di nebbia avvolge infatti la nostra città per ben due sere consecutive. Stavolta non crediamo che i giovinazzesi del Nord abbiano avuto nostalgia del paesello… 3 APRILE INAUGURAZIONE SEDE SERMOLFETTA Gli Angeli della Vita hanno nuovamente fatto centro. Inaugurate, infatti, in Contrada della Croce (subito dopo il ponte che conduce alla strada provinciale per Bitonto) la nuova Fattoria sociale Lena Lauriola e la Casa Loretta. Per venticinque persone diversamente abili sarà così possibile svolgere attività di ortoterapia e pet-therapy. Diverse le autorità intervenute, tra cui il Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, Mons. Domenico Cornacchia (Vescovo della nostra diocesi) e Mons. Giovanni Ricchiuti (Arcivescovo della diocesi di Altamura-Gravina ed Acquaviva delle Fonti). 11 APRILE DUE MILIONI PER LA CASA DI RIPOSO: ORA È UFFICIALE Quando ne va di mezzo la salute, non c’è campanilismo che ten- La ristrutturazione della Casa di Riposo comunale di Giovinazzo ga… Inaugurazione in via Cappuccini della sede locale del rientra tra i 24 interventi di infrastrutturazione sociale finanziati dal GIOVINAZZOVIVA.IT


Bisceglie e Terlizzi) del contest dedicato alla selezione di bande emergenti, organizzato dai ragazzi dell’Associazione Tressett in collaborazione con l’AddLive. Le migliori avranno diritto ad esibirsi durante la 17^ edizione della rassegna, che si terrà a fine luglio. 17 APRILE INDOVINA CHI VIENE A CENA? DATÒ NOORDIN

Fondo sviluppo e coesione. L’ufficialità è arrivata con la sottoscrizione in Regione dei disciplinari di attuazione degli interventi stessi. Come noto, il finanziamento riguardante la Casa di Riposo ammonta a 2 milioni di euro. A questo punto, l’auspicio è che i lavori possano partire quanto prima… 12 APRILE SPORTELLO ALZHEIMER A GIOVINAZZO Lodevole iniziativa a beneficio dei famigliari dei malati di Alzheimer. Presso la sala consiliare di Palazzo di Città viene infatti firmata la convenzione tra Comune di Giovinazzo e associazione Alzheimer Bari per l’apertura di uno sportello a tema. Sportello che, ubicato al piano terra del Comune, sarà operativo il venerdì dalle ore 10 alle ore 12 e, per due volte al mese, anche il giovedì dalle ore 16 alle ore 18. 15 APRILE GIOVINAZZESI, GENTE CHE STA BENE? Con una media di 15.709,00 Euro, il reddito imponibile annuo procapite dichiarato dai giovinazzesi nel 2014 è il quinto più alto tra i 41 Comuni dell’area metropolitana di Bari. Non solo: tale reddito supera la media regionale, pari a 13.375,00 Euro (la città pugliese più ricca è Lecce). Questa la classifica stilata dal centro studi della Twig, start-up bergamasca di ricercatori e analisti, attingendo dai dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze. Ma fu vera gloria? La regione più prospera è infatti la Lombardia, con una media di 19.465,00 Euro procapite.

GIOVINAZZOVIVA.IT

Il magnate della Malesia Ahmad Noordin, probabile nuovo azionista di maggioranza del Bari calcio, prolunga il soggiorno in Puglia con una cena in un ristorante nella Cala Porto di Giovinazzo. Tra la nostra città e lo staff del Datò Noordin è amore a prima vista. E chissà che Giovinazzo non abbia un ruolo nel futuro del calcio barese… 18 APRILE DUE “TULIPANI” A GIOVINAZZO PER UN DOCUFILM Non solo i malesi. Anche i due olandesi Win Te Brake e Piet Oomes fanno capolino nella nostra città. Il motivo? Realizzare un docufilm PH. GIOVINAZZOLIVE su alcuni giovinazzesi emigrati oltreoceano. Galeotta è stata la foto scattata nel 1990 nella Little Italy di New York durante la processione di Sant’Antonio da Padova. I nostri concittadini immortalati hanno infatti scatenato la curiosità dei due olandesi, che aiutati da vari indizi hanno voluto così scoprire meglio di chi si trattasse, recandosi proprio nella loro terra d’origine. 23 APRILE LIBRO MON AMOUR

16 APRILE LET’S GO, GIOVINAZZO ROCK

NICOLE DEPERGOLA

La macchina del Giovinazzo Rock Festival approda a Roma. La Giovinazzo celebra la Giornata mondiale del libro e del diritto capitale è infatti la prima delle tre serate finali (le altre due sono a d’autore. In via Cappuccini, sotto la regia dell’associazione Trac-


ce, si svolge infatti una minimaratona tra presentazione di libri e accompagnamenti musicali. Libri che sono anche stati oggetto di scambio da parte del pubblico, a suggello di una serata dall’apprezzatissimo sapore culturale. 24 APRILE MERCATINO DELLO SCAMBIO

GIOVINAZZOVIVA.IT

Giornata del baratto, in piazza Umberto I e sala San Felice, all’insegna del Mercatino dello scambio di oggetti senza l’utilizzo di somme di denaro. Promotore dell’iniziativa, inizialmente prevista per domenica 10 aprile e poi rinviata per maltempo, è stato il LED (Laboratorio di Energie Democratiche), sempre in prima linea per l’ambiente e il risparmio energetico.

GIANGAETANO TORTORA

UNA NUOVA LOTTERIA PER UNA GRANDE FESTA IMPORTANTE NOVITÀ QUEST’ANNO: L’ORGANIZZAZIONE FESTEGGIAMENTI MARIA SS. DI CORSIGNANO HA INTRODOTTO LA LOTTERIA PRO FESTA PER FINANZIARE LA FESTA PATRONALE 2016. IL TUTTO CON DIVERSE ESTRAZIONI E ANCHE CON UNA FINALITÀ SOCIALE.

COME INFATTI RECITA L’ART. 3 DEL REGOLAMENTO: Ogni biglietto consentirà di partecipare sia all’estrazione finale del 23/08/ 2016, sia ad una estrazione ordinaria. Per quanto riguarda l’estrazione finale, i premi in palio sono i seguenti (si precisa che gli stessi non saranno in alcun caso convertibili, neppure parzialmente, in denaro): Primo premio: Autovettura Ford del valore di euro 10.000,00 (IVA e messa su strada saranno interamente a carico del vincitore); Secondo premio: Motociclo del valore di euro 2.000,00 (IVA e messa su strada saranno interamente a carico del vincitore); Terzo premio: Buono spendibile nell’acquisto di un gioiello del valore di euro 1.000,00 presso un punto vendita che verrà stabilito dall’organizzazione promotrice della lotteria; Quarto premio: Buono spendibile nell’acquisto di un elettrodomestico del valore di euro 500,00 presso un punto vendita che verrà stabilito dall’organizzazione promotrice della lotteria; Quinto premio: Buono spendibile nell’acquisto di carburante del valore di euro 300,00 presso un punto vendita che verrà stabilito dall’organizzazione promotrice della lotteria; Sesto premio: Buono spendibile nell’acquisto di prodotti alimentari del

valore di euro 200,00 presso un punto vendita che verrà stabilito dall’organizzazione promotrice della lotteria. I biglietti vincenti dell’estrazione finale saranno quelli che recheranno stampato il codice dell’estrazione finale stessa composto da una lettera e da tre cifre che verrà estratto il 23/08/2016 per ciascuno dei sei premi di cui sopra. Una parte del ricavato della presente Lotteria, stabilito in euro 2.000,00 (duemila/00) sarà denominato “Fondo di Solidarietà” ed avrà la seguente destinazione vincolata: sarà destinato in favore di associazioni di volontariato, o enti no-profit, o onlus, o Charitas Parrocchiali, ovvero in favore di soggetti operanti senza finalità di lucro, purché aventi sede nel Comune di Giovinazzo. Il vincitore del primo premio dell’estrazione finale del 23/08/2016 avrà diritto di indicare a quale o a quali dei predetti soggetti destinare, in tutto o in parte, la somma di euro 2.000,00 di cui sopra. Il vincitore non potrà assegnare l’importo de quo a soggetti non rientranti nelle categorie sopra esposte. Nel caso in cui il vincitore del primo premio non intenda operare tale scelta, la stessa sarà affidata al vincitore del secondo premio, e così via fino al vincitore del sesto premio. Se neppure il vincitore del sesto premio avrà provveduto in tal senso, la decisione sull’assegnazione del Fondo di Solidarietà competerà all’organizzazione. Per quanto concerne le estrazioni ordinarie, le stesse saranno legate alle estrazioni del gioco del Lotto, secondo il seguente meccanismo. Ogni biglietto parteciperà soltanto ad una estrazione ordinaria, ossia a quella che avverrà nella data associata alla serie del biglietto stesso (ossia alla lettera del codice riportato sul biglietto per l’estrazione finale), come di seguito: 1^: serie A - sabato 09 aprile 2016 – buono spesa alimentare 2^: serie B - sabato 23 aprile 2016 – buono spesa carburante 3^: serie C - sabato 07 maggio 2016 – buono spesa alimentare 4^: serie D - sabato 21 maggio 2016 – buono spesa carburante 5^: serie E - sabato 04 giugno 2016 – buono spesa alimentare 6^: serie F - sabato 18 giugno 2016 – buono spesa carburante 8^: serie H - sabato 16 luglio 2016 – buono spesa carburante 9^: serie I - sabato 30 luglio 2016 – buono spesa alimentare 10^: serie L - sabato 13 agosto 2016 – buono spesa carburante Si terrà conto dell’estrazione del Lotto che avverrà nella data di cui si è detto sopra. Vincerà il premio sopra indicato (ossia il buono associato alla data dell’estrazione) il biglietto che recherà nel codice dell’estrazione ordinaria il numero (da 1 a 90) primo estratto sulla ruota di cui alle due lettere presenti nello stesso codice dell’estrazione ordinaria (lettere che indicano una delle undici ruote del Lotto). Vincerà invece n. 5 biglietti della presente lotteria validi solo per l’estrazione finale del 23/08/2016 il biglietto che recherà nel codice dell’estrazione ordinaria il numero (da 1 a 90) secondo estratto sulla ruota di cui alle due lettere presenti nello stesso codice dell’estrazione ordinaria (lettere che indicano una delle undici ruote del Lotto). Tutti i premi messi in palio, sia per l’estrazione finale che per le estrazioni ordinarie, saranno resi noti dall’organizzazione promotrice mediante l’affissione di apposite locandine presso la sede dell’organizzazione stessa, oltre che nei punti vendita in cui verranno venduti i biglietti e sul sito internet www.festapatronalegiovinazzo.it. Ogni ulteriore informazione sui premi potrà essere richiesta scrivendo al seguente indirizzo e-mail: info@festapatronalegiovinazzo.it



l’ angolo

del

lettore

MATTEO SCHINO, NON SOLO RADIO COME È CAMBIATA LA RADIO. «P ’ RIMA C ERANO TANTI

COLLABORATORI, LA RADIO ERA ANCHE UN LUOGO DI SOCIALIZZAZIONE E SI RESPIRAVA ARIA DI ENTUSIASMO»

«DEVO

ANDARE SEMPRE AVANTI NELLA

MIA STORIA.

LA

PAROLA D’ORDINE È NON

ARRENDERSI, E ANDARE AVANTI. FORZA È IL PUBBLICO CHE CI

LA SEGUE,

MI

SAREI RITIRATO SE NON AVESSI PIÙ IL SUPPORTO DEL PUBBLICO, INVECE LA GENTE CI CERCA.

QUANDO

CI ESIBIAMO

IN PIAZZA VENGONO A PRENDERE I POSTI TANTE ORE PRIMA ANCHE MENTRE FACCIAMO LE PROVE»

DECANO DEI DISK-JOCKEY GIOVINAZZESI Il nome di Matteo Schino suscita ricordi ed emozioni del passato. Chi non ha partecipato ad un matrimonio animato da lui? Chi, adolescente negli anni Ottanta, non si è svegliato con i suoi programmi radiofonici del mattino ricchi di battute e commenti? La sua è una lunga storia legata alla musica come cantante ed animatore musicale, iniziata nel 1967, dopo il servizio militare. L’amore per la canzone italiana lo porta a fondare il gruppo musicale Gli Angeli, attivo fino al 1980 nell’animazione di veglioni, feste e concerti («per fortuna non di funerali» - ci dice ridendo). Con il boom delle radio private, negli anni Ottanta, inizia la carriera di disk-jockey. Per 27 anni fa lo speaker radiofonico nelle diverse radio libere giovinazzesi: Radio Faro, Radio Giovane, Radio Azzurra, Radio Sud Italia, e la celebre Radio Giovinazzo Centrale ora Radio Mia. Matteo è un trascinatore, nei suoi programmi ai brani musicali

DI AGOSTINO PICICCO

alterna battute, simpatia e buonumore e si cimenta anche nella conduzione di quiz radiofonici. Questa esperienza lo fa conoscere anche fuori dei confini cittadini. A Molfetta presenta manifestazioni per bambini. Va in trasferta a Crotone, Paola, Roma oltre che in giro per l’intera Puglia. Nel 1975 duetta con i Cugini di Campagna, nel 1978 con Franco Califano, nel 1990 con Little Tony. Si esibisce anche con Enrico Simonetti, Nicola Pignataro, Uccio De Santis. Nel 1990, con l’entrata in vigore della legge Mammi e la conseguente regolamentazione delle frequenze radio, arriva la fine di quella felice stagione che aveva visto Matteo cabarettista e dee-jay. Restava ancora la collaborazione con Radio Mia, unica radio giovinazzese superstite. Tante targhe, premi e riconoscimenti sono il segno tangibile di come Matteo Schino abbia toccato la sensibilità degli ascoltatori in quel periodo. Un paio d’anni fa ha messo su un complesso che canta brani di Albano, Morandi, Ranieri. Attualmente l’ha ridefinito con cinque elementi e, come nel 1967, l’ha chiamato ancora Gli Angeli: «Il cerchio si chiude. In estate usciremo con serate di piazza anche a Giovinazzo. E’ un’attività che mi gratifica e mi realizza» - dice Matteo con soddisfazione. LA MUSICA OGGI Gli chiediamo come è cambiato in questi anni il suo lavoro di animatore musicale: «Al lavoro con più manualità del passato si è sostituito il computer. La tecnologia ha cambiato la vita pure in radio. Prima era tutto su cassetta, le pubblicità si facevano con le cassette e si faticava tanto, oggi col computer è tutto più facile. All’epoca si utilizzavano i dischi, le canzoni venivano richieste per telefono o con bigliettini portati in radio, magari accompagnati da una dedica. Dopo due ore di programma ero distrutto. Oggi il disk-jockey ha davanti il regista che lo coadiuva, il computer, schiacci play e vai. Ricordo


con nostalgia che prima nelle radio private c’erano tanti collaboratori, la radio era anche un luogo di socializzazione e si respirava aria di entusiasmo. Con Radio City 2000 c’erano le dirette dell’hockey su pista. L’inviato in trasferta portava con sè una borsa di gettoni, ci telefonava durante le partite e noi, in radio, mettevamo in onda». Oggi Matteo Schino per il suo lavoro utilizza computer e social, divulga, ascolta e scarica musica, prova le canzoni, prepara le basi, organizza il suo gruppo musicale, fa le prove delle serate di spettacolo, non perde il buonumore e fa scherzi agli amici tramite web. Canta anche in inglese, che non ha mai studiato ma che ben comprende e parla, e così non si annoia. Trasmettere musica per lui è un’esigenza dell’anima, una vocazione. IL FUTURO «Devo andare sempre avanti nella mia storia. La parola d’ordine è non arrendersi, e andare avanti. La forza è il pubblico che ci segue, mi sarei ritirato se non avessi più il supporto del pubblico, invece la gente ci cerca. Quando ci esibiamo in piazza vengono a prendere i posti tante ore prima anche mentre facciamo le prove». E’ contento quando lo cercano, quando gli dicono che ricordano i suoi programmi radiofonici, le sue esibizioni, le sue barzellette. Del resto è naturale avere ammiratori ed estimatori avendo all’attivo un migliaio di matrimoni, veglioni, concerti. Sono tanti i ricordi della sua carriera, le persone incontrate, le soddisfazioni, i rischi … «quando magari nelle feste si alzava il gomito e se la prendevano con i cantanti…». Gli chiediamo come vede il futuro della canzone revival. Ci dice che lui è nato con quella musica, che gli è rimasta nel cuore dopo che – rivelazione! – ha fatto alcuni mesi di militare insieme a Gianni Morandi a Pavia, sono infatti coetanei. Ai tempi a Milano ascoltava Caterina Caselli che si esibiva in locali alle spalle del Duomo e distribuiva sigarette.

C’ERANO UNA VOLTA GLI ANGELI cON PASQUALE CASCARANO (LILLI) DEI SABBIA POLARE E la festa a Giovinazzo come è vissuta, come reagisce il pubblico? I giovani possono sognare ancora come nei mitici anni Ottanta? «Sì, possono sognare, occorre vedere la musica che fa tendenza: oggi fa da padrona la musica house. Per i giovani le feste sono poche, come pochi sono i personaggi significativi che si esibiscono. Dal punto di vista musicale Giovinazzo non offre molto, a parte qualche iniziativa di rilievo durante l’agosto giovinazzese. Non c’è molto, soprattutto i giovani vanno nei paesi limitrofi dove ci sono le discoteche». A Matteo non mancano progetti per il futuro legati anche all’avvio del nuovo complesso per il quale gli auguriamo di continuare ad emozionarci magari con l’ausilio cabarettistico di Uccio De Santis, come gli è successo a Giovinazzo con un simpatico scambio di battute.

AGOSTINO PICICCO


libri

Francesco Neri

LE STIGMATE E LA MISERICORDIA San Francesco d’Assisi nell’esperienza cristiana di don Tonino Bello. Ed Insieme 2016 Nell’anno del Giubileo della Misericordia voluto da papa Francesco, nel 23° anniversario della scomparsa del vescovo don Tonino Bello, terziario francescano, risulta contestualizzato e utile alla scoperta della sua componente francescana questo libro di padre Francesco Neri, cappuccino. Nel primo capitolo sono ricostruiti i rapporti fra don Tonino e il mondo francescano. Nel secondo viene messa in evidenza la presenza di san Francesco nella spiritualità di mons. Bello. Il terzo capitolo illumina il mistero della Pasqua come luogo nel quale si rivela il mistero dell’Amore trinitario, con una particolare attenzione per la personale esperienza di sofferenza vissuta e testimoniata da don Tonino. Il quarto capitolo declina la spiritualità francescana interpretata da don Tonino: l’arte di costruire relazioni fraterne nella Chiesa e nel mondo attraverso l’impegno della cittadinanza e il dialogo, la tutela del creato, l’amore intenso a Maria Santissima. L’epilogo sottolinea alcune singolari convergenze tra lo stile del vescovo di Molfetta e quello dell’attuale vescovo di Roma, Papa Francesco, il quale sembra riproporre e universalizzare in modo sorprendente la lezione profetica di Antonio Bello. Completano il volume alcuni interventi di don Tonino, per lo più inediti, rivolti al mondo francescano, accompagnati da due preziosi autografi. A.P.

nuove cariche

ROSARIO PAESANO E ANTONIO PALMIERI 25 aprile 2016: C’è una stella sulla spallina del comandante dell’Ufficio Locale Marittimo. Da pochi giorni, infatti, Rosario Paesano, nel corpo delle Capitanerie di Porto dal lontano 1985, è stato promosso luogotenente, raggiungendo così il grado apicale del ruolo dei marescialli. Per Paesano, 49enne napoletano, una soddisfazione che corona il percorso professionale iniziato dopo aver studiato presso le scuole militari de La Maddalena e di Taranto ed aver svolto mansioni di primo piano in tutti i settori delle Capitanerie di Porto. Negli anni, inoltre, è stato insignito della medaglia d’oro mauriziana al merito della carriera, della medaglia d’oro di lunga navigazione marittima (24 anni di imbarco) e della croce d’oro per anzianità di servizio (25 anni). Il nuovo luogotenente, abilitato ai servizi di sicurezza, al comando di mezzi navali minori delle Capitanerie di Porto, al salvamento a nuoto, al comando delle motovedette costiere e di altura nel mar Mediterraneo, è stato uno dei sottufficiali di punta e di maggior prestigio, anche in teatri operativi all’estero: nella ex Jugoslavia, nella zona del canale d’Otranto e nelle acque territoriali di Albania e Montenegro. Numerosi i riconoscimenti, tra cui la medaglia Nato (per le missioni Sharp Guard, Maritime Monitor e Maritime Guard che ha visto coinvolte in Adriatico, al largo delle coste della ex Jugoslavia, l’Organizzazione del Trattato Nord Atlantico), la medaglia Weu (per un’operazione nella ex Jugoslavia), la croce commemorativa per la missione di pace nella ex Jugoslavia e la croce commemorativa per l’attività di soccorso internazionale in Albania durante l’operazione Pellicano. Infine, negli ultimi anni, ha ricoperto i ruoli di capo area e reggente, vantando importanti ed ulteriori esperienze professionali, presso l’Ufficio Circondariale Marittimo di Monopoli, e dal 28 settembre 2015 ha assunto per la prima volta la carica di comandante di un Ufficio Locale Marittimo, nello specifico quello di Giovinazzo, dove sarà supportato dal suo nuovo vice, il secondo capo Antonio Palmieri. Il nuovo numero due, 41enne barese proveniente dalla Direzione Marittima di Bari, vanta un ventennale esperienza di tutto rispetto, avendo ricoperto importanti ruoli operativi tra Bari, Cesenatico, Pescara ed ancora Bari. Al luogotenente Paesano i complimenti, al suo vice Palmieri gli auguri della redazione de La Piazza.






PURE U TALLIENE HA CANGETE! DI VINCENZO DEPALMA

SPENDING REVIU, U JOB ACT, U UELFARE, STEPCILD ADOPTION ILLIS TEMPORIBUS. U PUST OVVERO IL

In un articoletto di qualche tempo fa manifestavo la mia scontentezza nel non sentire più la classica parlete scivinazzajse fatta di parole specifiche ognuna delle quali aveva un preciso significato. Mo’, a sindeje la televisione, mi so avverteute ca ha cangete anghe u talliene. Vi vedo scuotere la testa. Non mi credete. Dateme u timbe de spiegamme! PARLEME DU SPARAGNE. Ai miei tempi tutto quello che si faceva veniva attentamente valutato e studiato per cercare la maniera di spendere il meno possibile. Il risparmio era quasi una malattia tutta paesana e italiana. Si faceva di tutto per mettere da parte qualche soldo. Andava di moda u pinze a crej. Nacquero le casse di Risparmio, le giornate del risparmio. Ai bambini si regalava u puste dove mettere da parte le gratifiche dei nonni e dei papà per abituarli al risparmio. Anche oggi il risparmio è considerato importate, ma non si chiama più così. A sendeje la televisione si chiama spending reviu (spending review). E che dire dei cortei di protesta e degli scioperi proclamati dalle tante categorie di protesta dei miei tempi? Quante lotte per conquistare norme di tutela al diritto del lavoro e per poter accedere a trattative con il Governo. U JOB ACT. Contestazioni, proteste, scioperi e trattative ora hanno un altro nome. Chessa volte a ma copiete da l’americane, mo’ si chieme job act. In italiano, senza possibilità di smentite, ci sono migliaia di parole che possono esprimere in mille modi quello che per brevità e pe fè vedaje ca si nu cristiene struejte, mo’ si chieme job act.

SALVADANAIO CLASSICO DI TERRACOTTA.

PER PRENDERE LE MONETE,

DOVEVI NECESSARIAMENTE ROMPERLO COSÌ COME

MATTEO PARATO, GINO CAMPOREALE, MICHELE MILILLO CHE RACCOLSERO 48 MILA LIRE TUTTE DI 100 E 50 LIRE FECE

FOTOGRAFIA G. PARATO mio ricevevi la pentenze e l’ assoluzion. Ora questo problema è risolto. Puoi evitare la parolaccia dando a qualcuno un bel «Figlio di Stepcild Adoption». È difficile da pronunciare, ma basta un po’di esercizio. U UELFARE. Passiamo alla maniera di Significa la stessa cosa di cui sopra, ma vu occuparsi del benessere, ha passete de mode! mette, jè chiù pileite. Mo’ si chieme welfare. Sole a deisce la parola welfare ti sinde imbortande. Tutto questo LA STEPCILD ADOPTION è quella sovvertimento ha portato qualche benefi- dell’utero in affitto. A lanciarla, l’invettiva, cio. Ai miei tempi, contro i molestatori ed non si fa peccato; non c’è più bisogno di importuni, non potevi non trattenerti per ricorrere all’assoluzione del prete. Personallanciargli contro un bel «Figlio di puttana!!». mente ho un piccolo dubbio. Mi chiedo se I lettori mi scusino. Per i giovinazzesi era le frusque, come le chiamavano ai tempi miei, d’obbligo anche l’aggettivo. «Figghie di puttena andranno in giro col cartello «si loca». lorde!!!!». Quando lanciavi l’invettiva, ti senti- Però dovete convenire che detto così è vi liberato al punto da farti esclamare:«Ah, molto più pulito e fine, ma soprattutto meno peccaminoso. Non so quante altre finalmende, mi so plezzede u stomeche!». Questo però ti obbligava il sabato, giorno allocuzioni moderne potrei ammannirvi, ma di confessioni, di passare sa Don Luiggi non voglio stancarvi. Il mio scopo era diFevedicuzze o Don Michele De Santis, con- mostrarvi che oltre o scivinazzaize ha cangete fessori poco severi, per autodenunciarti con pure u talliene. VINCENZO DEPALMA un «Padre, so ditte le brutte parole». Come preConvincetevi, l’americano va di moda. Ora anche per dire semplicemente che tutto va bene, basta un semplice okay. Per iscritto basta solo O.K.


storia DI

DIEGO

nostra DE

CEGLIA

NOTE SU CARLO ROSA E LE TELE DELL’ABSIDE DELLA CATTEDRALE Mercoledì 13 aprile alla presenza del nuovo vescovo Domenico Cornacchia e delle autorità civili, è stata ricollocata nella Cattedrale di Giovinazzo la tela, prima in basso a destra, del primo registro del catino absidale dipinto tra il 1666 e 1676 da Carlo Rosa, pittore del secolo XVII nato a Giovinazzo. Alla fine degli anni ’90, il parroco pro tempore don Mario Petruzzelli, grazie anche all’interessamento dell’allora ispettore onorario ai monumenti per Giovinazzo ing. Ezio De Cillis, aveva consegnato la tela alla Sovrintendenza ai Beni AA.AA.SS, poiché, staccatasi dal supporto sul quale era stata applicata nel 1983, necessitava di un nuovo restauro come ben spiegato durante la presentazione. Nel corso della serata sono state date: dettagliata relazione degli interventi di restauro effettuati, oltre ad informazioni artistiche con accostamento delle opere di Carlo Rosa a quelle dei suoi contemporanei. Numerosi sono gli articoli nei quali si fa riferimento all’operato di questo pittore, ne segnaliamo solo alcuni: V. Rucci, Carolus Rosa iuvenatiensis, Giovinazzo 1971; G. Wiedman, Carlo Rosa, note sulla sua prima attività, in ‘Ricerche sul Sei - Settecento in Puglia’, vol. II, Fasano 1984, pp. 73-93; M. Loiacono, Per il tempo napoletano di Carlo Rosa, in ‘Saggi di Storia dell’arte’ a cura di F. Abbate, Roma 2005, pp. 181-192; M. Pasculli Ferrara, Alcune novità su Carlo Rosa, in ‘Kronos’ n. 13 (2009), p. 215-224. I riferimenti documentari circa l’atto del battesimo che il pittore ricevè nella chiesa di S. Felice di Giovinazzo il 7 luglio 1613, erano apparsi per la prima volta negli anni ’80 in un articolo di Antonio Castellano pubblicato sulla rivista Studi Bitontini. Grazie alla gentilezza del prof. Stefano Milillo direttore dell’Archivio Diocesano di Bitonto, pubblichiamo la copia fotostatica del documento, già segnalato a chi scrive dall’ing. Ezio De Cillis, e che arricchì la mostra sulla chiesa di S. Felice allestita in quello stesso edificio quando nel 1998 venne riaperto al pubblico come sala convegni. Dell’atto di battesimo di Carlo Rosa infatti esistono solo copie una delle quali allegata ad un carteggio dell’Archivio bitontino (processi beneficiali, b. 1, beneficio fondato da Rossella de Maneiro, f. 430) poiché i registri parrocchiali dei secoli XVI e XVII della chiesa di S. Felice andarono distrutti il 15 gennaio 1691 durante l’incendio dell’abitazione del parroco dove erano detenuti contravvenendo le disposizioni canoniche (circa questo incendio vedasi ASBa, piazza di Giovinazzo, Sk 17 not. V. C. Riccio, vol. 277, f. n.n. atto del 31 marzo 1691). L’annotazione dell’amministrazione della cresima a Carlo Rosa ed ai suoi fratelli da parte del vescovo Giulio Masi, invece, è presente nei registri parrocchiali della Cattedrale di Giovinazzo (vol. I, f. 121) come ha potuto rilevare il dott. Michele Bonserio, che nel corso delle sue ricerche nell’Archivio Diocesano ha anche scoperto che (come peraltro già pubblicato su queste pagine nell’agosto 2006) i lavori per la dipintura del catino absidale della Cattedrale furono commissionati a Carlo Rosa almeno un decennio prima della loro ultimazione; è infatti dell’11 giugno 1666

ABSIDE DELLA CATTEDRALE e reliquiari dei Santi effigiati una nota di spesa del Capitolo ove è riportato: «pagato a Carlo Rosa per sistemare il quadro con la Trinità nell’abside» (ADG, fondo Capitolo Cattedrale, Polizze e ricevute varie capitolari del sec. XVII, fald. 11, fasc. 42, doc. 1006b). Carlo Rosa portò a termine il lavoro commissionatogli, durante l’episcopato di Agnello Alfieri (1671-1692) come attestano le seguenti iscrizioni «CAROLUS ROSIS IUVENATIENSIS» «PINGEBAT ANNO DOMINI 1676» leggibili rispettivamente a piede delle tele laterali del terzo registro. Inoltre il busto di questo Vescovo è effigiato nella pala centrale in basso a sinistra, ed il suo stemma è dipinto ai piedi delle due tele laterali del primo registro. Il testo della periodica relazione inviata nel 1682 dallo stesso mons. Alfieri alla Sacra Congregazione del Concilio, poi, oltre a descrivere lo stato dell’abside prima della realizzazione delle tele di Carlo Rosa, rivela che le stesse furono portate a termine a spese dello stesso Vescovo e del defunto don Giovanni Paolo Vernice già Vicario Generale.

Si riporta il testo latino della relatio ad limina (Archivio Segreto Vaticano, Sacra Congregazione del Concilio, b. 424, Relationes Ep. Iuvenatien.) ed una sintesi in italiano. «Praesbyterium Il presbiterio è magnimagnificum est, et fico e si estende per peramplum ad latitudinem tutta la larghezza della totius ecclesiae ad ipsum chiesa, si sale ad per tres gradus esso, circondato di marmoreos ex una balaustre per tre quaquae trium navium gradini marmorei. ascenditur estque L’altare maggiore balagustris ex marmore tutto di marmo, rivolvenuste intusque deforis to ad oriente, è staccircumceptum. … Altare


maius totum cato dalla parete di marmoreum et fondo, tanto che vi si decentissime et se può circolare intorno ortum a pariete positum liberamente. Dall’abside est in praesbiterio dietro l’altare abbiamo commode circuitur fatto rimuovere il coro orientem respicit … A di pietra ormai corroso concavitate quoque nonché una pessima semiorbiculari quae est pittura della in prospectu dicti altaris Vergine maioris amovimus odeum ex lapide semi Assunta ed corroso et quandam altri sei ruditer factam Virginis dipinti lì Assumptae picturam, posti disornec non sex alias sacras dinatamente, inordinate positas ed a spese imagines et iis alibi nostre e del decentius collocatis, nostro defunto totum dictum locum Vicario don sumptibus nostris Giovanni nostrique beatae Paolo Vernimemoriae quondam ce, lo abvicarii Ioannis Pauli Vernice exornavimus biamo fatto duodecim sacris ornare con amplisque imaginibus dodici graneiusdem Beatissimae di immagini Assumptae aliorum dell’Assunta sanctorum disertissima e di altri manu elaboratis Santi, dipinti intermixto et da pittore circumposito ad espertissiopportuniorem ornatum mo, circondate e suddi- vario et eleganti opere vise da una elegante fabrili ubique deaurato». cornice dorata. Probabilmente una approfondita analisi sui protocolli dei notai roganti nel ‘600 sulla piazza di Bitonto (cittadina nella quale Carlo Rosa aveva la sua bottega di pittore e che spesso erroneamente si ritenne avergli dato i natali) potrebbe fornire ulteriori note circa l’inizio e la fine dei lavori di realizzazione delle tele che decorano il catino absidale della Cattedrale; i protocolli notarili di Giovinazzo di quel periodo, infatti, tutti controllati da chi scrive, non hanno fornito nessun dato, ma hanno consentito di circoscrivere la permanenza in Giovinazzo del pittore e di conoscere come oltre suo padre anche uno dei suoi fratelli fosse uomo di cultura del tempo. Se ne riportano i regesti dei relativi atti: - 1635 gennaio 1, Giovinazzo - Massenzio Rosa fa donazione al figlio Carlo degli oggetti esistenti nella sua casa sita nel pictagio di S. Giovanni Battista delle monache, comprendenti tra le altre cose «90 pezzi di libri di diversi autori» (ASBa, Piazza di Giovinazzo, sk. 12 not. M. Gregoriano, vol. 131, f. 3); - 1638 ottobre 18, Giovinazzo – L’abbate Massenzio Rosa revoca l’atto di dotazione monacale fatto nei confronti di suo figlio «doctor fisicus Honofris Rosa de Juvenatio… (cum) Anna Costantino sui uxoris in terra Gravinis (dimorante)» (ASBa, Piazza di Giovinazzo, sk. 11 not. F. Bettamansi, vol.103/ II, f. 24); - 1648 dicembre 11, Giovinazzo «Carolo Rosa de Juvenatio Bitunti degente, filio et herede particulari quondam Massentius eius patris» rende dichiarazioni circa l’eredità paterna (ASBa, Piazza di Giovinazzo, sk. 13 not. F.A. Riccio, vol.194, f. 116). Tornando alla descrizione delle tele del catino absidale della Cattedrale, approfittiamo di questa circostanza per riportare quanto già edito in forma divulgativa nel catalogo della mostra Reliquie e

ARCHIVIO DIOCESANO BITONTO Copia del certificato di Battesimo di Carlo Rosa reliquiari in Giovinazzo pubblicato nel 2000 e nell’Ordo divini officii edito nel 1741 e contenente l’ufficio per le festività dei Santi lei cui insigni reliquie erano e sono tuttora conservate in Cattedrale, ovvero gli stessi Santi che appaiono effigiati nel primo e secondo registro delle tele dell’abside. La stessa precisazione si legge nella relazione inviata a Roma nel 1705 dal successore dell’Alfieri, il vescovo Giacinto Gaetano Chiurlia: «Icon altaris maioris est in pariete depicta iuxta dicte ecclesiae altitudinem, cum imaginibus Sanctorum Patronum, vel quorum reliquiae in eadem sancta aede asservantur cum cornicibus auro frigiatis» (ASV, SCC, b. 424). Quanto specificato nella relazione è riferito in particolar modo alle tele dei primi due registri dal basso. Infatti, cominciando dall’alto nella calotta è dipinta nello spicchio centrale la Ss. Trinità che incorona la Vergine, e nei due spicchi laterali guardando a destra i santi Giuseppe, Gioacchino ed Anna, Zaccaria ed Elisabetta, e Giovanni Battista; nello spicchio sinistro invece si notato sei personaggi vetero testamentari tra i quali sono facilmente individuabili Davide che porta la corona e suona l’arpa e Mosè che regge tra le mani le tavole della legge. Il registro sottostante presenta nella tela centrale la Vergine che sovrastando una tomba viene assunta in cielo e nelle tele laterali i dodici apostoli, sei in ciascuna delle due tele, in quella a sinistra è ben identificabile S. Pietro per le chiavi legate al fianco destro. Nel registro successivo sono effigiati i Santi ai quali la Chiesa di Giovinazzo era particolarmente legata e dei quali venerava le reliquie. Nella prima tela a sinistra vi è S. Filippo Neri patrono del Capitolo Cattedrale e del quale si conserva un reliquiario a mezzo busto. Nella tela centrale sono effigiati, cominciando da


destra, S. Sebastiano che fu eletto patrono della città in occasione della pestilenza del 1444; S. Gennaro patrono del Regno di Napoli; S. Nicola di Bari, patrono della stessa provincia e dell’intero Regno dal 1643; S. Rocco, invocato dai giovinazzesi durante le pestilenze del 1503 e 1528 (per ogni riferimento documentario all’elezione dei detti Santi a patroni si rimanda a D. de Ceglia, Le pestilenze a Giovinazzo – secc. XV-XVII, «Odegitria – Annali dell’ISSR - Bari», a. XX (2013), p. 45-97; id, 1643 Giovinazzo conferma l’elezione di S. Nicola a patrono del Regno, in ‘Luce e Vita’ del 13 dicembre 2009). Nell’ultima tela a sinistra dello stesso registro è effigiato S. Eustachio del quale Giovinazzo celebrava il 20 maggio il ritrovamento nell’omonimo casale delle reliquie del cranio tuttora conservate in Cattedrale, ed il 20 settembre la festa liturgica (cf. L. Paglia, Istorie, p. 114-115). L’ultimo registro in basso appare parzialmente celato sia perché l’originale piano di calpestio del presbiterio era più basso dell’attuale, sia per la costruzione dell’altare maggiore marmoreo voluto dal vescovo Paolo de Mercurio (1731-1752). Di questo registro la tela appena restaurata presenta i santi: Felicita, della quale si conserva un reliquiario a forma di braccio portato a Giovinazzo dal vescovo Carlo Maranta; Desiderio, del quale si conserva un reliquiario con medaglia d’oro donato alla Cattedrale dal duca di Giovinazzo Domenico Giudice; Donato, del quale nell’Ordo è riportato essere la festività antichissima, e Giusto, il cui reliquiario contenente una sua tibia, non pervenutoci, il vescovo Carlo Maranta scrive nel suo Sinodo del 1639 essere un suo dono alla Cattedrale. Nella tela

a destra appaiono invece i Santi Crisanzio il cui reliquiario ha forma di braccio; Eligio; Vito, patrono minore della provincia di Bari e verso il quale l’Universitas nutriva profonda devozione tanto che sin dalla fine del ‘500 inviava olio al suo santuario di Polignano a mare, e le cui reliquie vennero portate in Giovinazzo nel 1644; Lucia, della quale la Cattedrale custodiva fino agli anni sessanta un reliquiario ligneo ornato con una conchiglia di madreperla, unico pezzo del manufatto rimasto (per ogni riferimento documentario

si rimanda a M. Bonserio, Le Conclusioni decurionali; D. de Ceglia, Santa Lucia. Culto e devozione in Giovinazzo, Giovinazzo, 2003; Id, 15 giugno 1644, Giovinazzo accoglie le reliquie del glorioso San Vito, in ‘La piazza’ Giugno 2009). Al centro, celate dall’edicola della Madonna di Corsignano vi sono due tele con angeli che reggono i vari simboli della passione. Tra di esse fino alla fine del secolo XIX vi era l’icona lignea del SS. Salvatore che oggi è possibile ammirare di fronte al trono Vescovile. DIEGO DE CEGLIA

L’ANT RINGRAZIA RINGRAZIA II NIPOTI NIPOTI DELLA DELLA NONNA NONNA L’ANT

L’ANT di Giovinazzo desidera ringraziare il presidente Tommaso Caccavo e tutti i soci dell’associazione I nipoti della nonna che, anche quest’anno, hanno voluto devolvere, generosamente, il ricavato della vendita dei biglietti della commedia «U scalfalitt» rappresentata il 10 aprile presso l’auditorium Don Tonino Bello di Giovinazzo. La commedia di Eduardo Scarpetta è stata simpaticamente adattata in vernacolo giovinazzese da Gino Piccininni e magistralmente interpretata da alcuni soci dello stesso sodalizio. L’incasso contribuirà all’assistenza domiciliare gratuita erogata dall’ANT per i sofferenti di tumore della nostra città.

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bif&st

2016

NEL RICORDO DEI GRANDI

Dedicato a Mastroianni e con tributo a Scola Un grande festival dedicato a Marcello Mastroianni, a 20 anni dalla sua scomparsa, che divenisse un evento internazionale: era questo il Bif&st che Felice Laudadio, ideatore e direttore artistico, ed Ettore Scola, presidente, avevano sognato e stavano preparando insieme per questa edizione 2016. Sapevano entrambi che era una scommessa contro il tempo, ma questo non li ha spaventati; d’altronde se c’è qualcuno che nella sua vita è abituato a scommettere tutto e sempre, sia sul piano professionale che privato, è chi con il cinema ci vive o ha a che farci. Ma stavolta, purtroppo, Scola, non ce l’ha fatta: il grande maestro se n’è andato prima, lasciandoci in eredità film memorabili e preziose lezioni di vita, ma anche un grande vuoto. Un’assenza che ha pesato non poco, la sua, quantomeno sul clima generale della manifestazione che, senza colpa di alcuno, non è certo è stata la stessa che sarebbe potuta essere se fosse rimasto ancora tra noi. Ma, the show must go on, questo non ha certo impedito il successo di questo Bif&st che ha comunque registrato ancora una volta un incremento di pubblico (75mila spettatori) e confermata tutta la validità della sua formula e l’efficienza della macchina organizzativa che lo sostiene. Il solito

volumetto di presentazione da 150 pagine ed un programma così fitto di incontri e proiezioni che nemmeno avendo il dono della triquità saremmo riusciti a seguire tutto, noi naturalmente al Bif&est ci siamo andati e, con un ingrato lavoro di liofilizzazione (più che sintesi) per lo spazio venutoci meno all’ultimo minuto, abbiamo deciso di lasciare a qualche immagine il compito descriversi da sola riportando esclusivamente ciò che riteniamo di maggior interesse per i nostri lettori. Come film, omaggio a Mastroianni ma anche a Scola che l’ha diretto, parleremo dunque della proiezione dell’attualissimo (nonostante i suoi 45 anni) Permette? Rocco Papaleo che è stato presentato e commentato in sala dal giornalista Giancarlo Visitili e da David Grieco (autore del libro La Macchinazione e della sua trasposizione cinematografica, in pratica una nuova, inquietante e documentata versione del delitto di Pier Paolo Pasolini in grado di riaprire il caso). Né potevamo scegliere altra pellicola che questa, visto che il suo titolo cita pure, anche se involontariamente, l’alfiere della Basilicata nel Mondo ed innamorato dichiarato della nostra Giovinazzo, il vero Rocco Papaleo. Curiosa al riguardo la coincidenza che, a poche settimane

dal Bif&st ed intervistato a Bari per il suo ultimo bellissimo ma incompreso Onda su Onda, il regista ed attore lucano, ricordando con commozione Scola, abbia pure raccontato il suo primo incontro con lui e di come gli si presentò: «Permette, Maestro? Rocco Papaleo…Mi deve un film!». Altrettanta opzione d’obbligo per noi, tra le tante e tutte interessanti interviste ad attori e registi, è la Conversazione con il pluripremiato Toni Servillo (interprete straordinario del film Oscar La grande bellezza di Paolo Sorrentino e più recentemente, impossibile elencare il resto, de Le confessioni di Roberto Andò adesso nelle sale). Più che una conversazione, quella di Servillo si è rivelata una vera e propria lectio magistralis, applauditissima in un Petruzzelli stracolmo, sull’interpretazione e sul ruolo dell’attore spiegati anche attraverso la lettura di brani tratti dal saggio Il teatro è un’assemblea che ha al centro l’uomo di cui è peraltro l’autore. Last but not least, anche perché davvero ultimo in ordine di apparizione nella nostra personale scaletta, sarebbe stato davvero impossibile per noi chiudere questo report senza parlare di Sergio Rubini e della sua Conversazione col noto giornalista e critico cinematografico Enrico Magrelli e, dal palco, con il pubblico. In un Petruzzelli ancora una volta pieno fino all’ultimo ordine di posti ed entusiasta come non mai, è un Rubini senza segreti né come uomo, né come cineasta quello che ha divertito e coinvolto gli spettatori raccontando se stesso, la sua carriera, il Cinema. Fuori dagli schemi e da ogni stereotipo o atteggiamento divistico, è anche il ritratto di un pugliese che ora vive ed opera a Roma, ma con la sua terra sempre nel cuore, quello che ha giustamente riportato di se stesso agli spettatori, cui ha ricordato con orgoglio le sue origini grumesi e pure di come abbia contribuito, con il suo lavoro, a scrostare quell’immagine dominante della pugliesità che si era affermata attraverso il dialetto della commedia all’italiana


o, peggio, di alcuni film criminali. Merito, quest’ultimo, riconosciutogli persino dall’Università di Bari dove è stato chiamato, infatti, a tenere una conferenza su «il pugliese come linguaggio cinematografico» (v. La Piazza 02/2010, L’uomo nero all’università). Più di un film girato in Puglia tra cui La stazione (1990) proiettato prima del suo intervento e con tanto di ovazione finale già ai titoli di coda, e ben altri due, Tutto l’amore che c’è (2000) e L’uomo nero (2009), con location pure a Giovinazzo, Rubini non ha lesinato un giusto riconoscimento all’«Apulia Film Commission e agli uomini delle istituzioni perché hanno capito per tempo che con la musica e le istituzioni si poteva fare Pil in Puglia. E così è stato!». Lasciando da parte premi e riconoscimenti già dappertutto riportati e pubblicati, un Bif&st da ricordare anche questo, come gli altri. All’anno prossimo. Allora!

BIF&ST 2015. Da sin. Laudadio, Tornatorte ed Ettore Scola

TESTO ALESSANDRA TOMARCHIO COLLABORAZIONE E FOTOGRAFIE ENRICO TEDESCHI



SE VUOI...

dipingi la pace DI DON PAOLO TURTURRO*

Non meravigliamoci, se la giustizia è ingiusta. Io la sto sopportando sulla mia pelle. Occorre essere forti a non cambiare idee, non piegarsi a ricatti, non allearsi con alcuno per acquisire favori e potere. Non addossiamoci errori e limiti senza averli mai commessi. Cristo ci insegna a condividere le gioie e dolori di chi soffre. Seguo le onde del cielo per incontrare Colui che dentro me posso trovare. Sono come il giusto che non può opprimere e abbandonare. Se vuoi, sulla montagna del tuo pane, posso essere almeno un canestro. Se vuoi, nelle nozze di Cana, posso essere una giara, dove il mio pianto, ormai finito, possa essere il tuo sangue. Se vuoi, o Cristo, ti asciugo le tue lacrime di sangue. Se vuoi, nel cimitero dei lebbrosi, posso essere una benda come il tuo sudario, a guarire e a risorgere. Se vuoi, nella donna adultera, posso essere lo scudo della tua Parola, per parare pietre, ed essere anch’io, a terra, miseria e tu, per tutti noi, misericordia. Se vuoi, nel corteo del figlio della vedova di Naim, posso essere il portantino del soccorso e della guarigione. Il portantino della risurrezione. Se vuoi, il mio corpo sia quella casa scoperchiata, perché tu possa scendere dentro ogni uomo e sentirci dire: «Prendi il tuo lettuccio e cammina, portando le piaghe e le barelle di ogni malato». Se vuoi, sono quella mano inaridita nello scrivere, perché continui a fare del bene con la tua Parola. Tu matita di Dio e io inchiostro di sangue. Se vuoi, sono sul bordo del pozzo di Sichar, perché ogni Piccolo della pace sappia leggere nel mio volto il coraggio di adorare Dio in Spirito e Verità.

Se vuoi, prendi le mie mani per buttare in aria scaffali, file e azioni di banche che opprimono i miseri e non lasciano mai in crisi il lusso dei ricchi. Se vuoi, salgo anch’io a Gerusalemme, a Parigi, in Siria, in Nigeria a piangere non solo le mura delle chiese bruciate. Se vuoi, già lo sono, uniscimi al tuo processo della notte del tuo Giovedì Santo, in quella tua notte oscura, l’oscura notte di Dio, che mai è buia, affinché le tenebre svaniscano sul monte della resurrezione. Se vuoi, le mie mani possono ancora effondere la Pentecoste nelle celle oscure di ogni uomo. L’epiclesi dello Spirito Santo Grazie, so che hai tutto accettato e ogni mio desiderio ora è alito del tuo stesso Spirito. *PRETE ANTIMAFIA

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i

segni di speranza

DI DON BENEDETTO FIORENTINO

BUON RITORNO SANTI MARTIRI GIUSTO, DONATO, DESIDERIO, FELICITÀ

Ritorna ad impreziosire l’abside della Concattedrale la tela opera di Carlo Rosa dopo essere stata sottoposta a un meticoloso restauro durato circa vent’anni. La tela è stata presentata al pubblico mercoledì 13 aprile con il patrocinio del comune di Giovinazzo, per interessamento della parrocchia Concattedrale e dell’Arciconfraternita del SS. Sacramento, alla presenza di S.E. Rev.ma Mons. Domenico Cornacchia e del sindaco Tommaso Depalma. Le 11 tele che tompagnano l’abside furono superficialmente restaurate nel 1807 e ripulite alcuni anni or sono. La tela che oggi ritorna è collocata nella parte inferiore sinistra guardando l’altare. E’ il risultato dell’impegno profuso dal compianto mons. Nicola Melone nel richiedere alla Soprintendenza l’intervento di restauro. Finalmente portato a termine per l’interessamento del dott. Carlo Birrozzi, soprintendente delle Belle Arti e del Paesaggio delle provincie di Bari, BAT, Foggia, della costante attenzione della dott.ssa Rosa Lorusso, funzionario storico dell’arte SBeAp per le medesime province, alla mano esperta quanto schiva della dott.ssa Cristina Tiberini, funzionario restauratore per le province su menzionate che ha portato a termine il delicato recupero e del sig. Vito Carella, curatore del telaio e che oggi hanno narrato ai numerosi presenti le varie tappe del delicato restauro. Tanto lavoro certosino permette ora di ammirare nella sua bellezza originaria una delle 11 tele che impreziosiscono l’abside, opere compiute in età matura da Carlo Rosa. Amava definirsi giovinazzese essendovi nato negli ultimi giorni di giugno del 1613 e battezzato nella chiesa di s. Felice il successivo 7 luglio. Fu allievo dei più importanti pittori della scuola napoletana e neoveneta del seicento realizzando varie opere pittoriche in terra di Bari e oltre. Fu per lui motivo di grande compiacimento essere scelto dal vescovo mons Agnello Altieri (1671-1693) ad impreziosire l’abside della Cattedrale. Dipinse l’opera negli anni 1671-1677. Consiste in 11 riquadri disposti su 4 ripiani per occludere le antiche finestre romaniche e rappresenta i santi protettori della città o le cui chiese esistevano un tempo nell’agro di Giovinazzo. L’ispirazione biblica culmina con l’apoteosi dell’Assunzione di s. Maria, collocata al centro del terzo ripiano, alla quale è dedicato il tempio. Fu un modo per ricompensare la città della generosa ospitalità riservatagli e per il larghi consensi che vi trovò la sua arte. Le figure rappresentate evidenziano bella serenità, religiosità gioiosa, il raffinato uso dei colori con toni chiari e luminosi. Il linguaggio affonda le radici nelle composizioni degli autori classici arricchite da una spontanea espressività narrativa. Le tele “ammettono dei rapporti metrici di osservazione che sono dimensionati, sia prospetticamente nella composizione, sia nelle grandezze dei personaggi e delle cose rappresentate, sia nella dosatura dei colori, alla distanza visiva e ai possibili punti di osservazione strettamente legati all’architettura di cui sono parte” (L. Mongiello). Il Nostro autore concepì le tele in rapporto all’assetto che avrebbero assunto nel contesto architettonico dell’abside e dell’intera chiesa. Questo permette al fedele di cogliere la ricchezza spirituale delle figure rappresentate, realizzate in modo elegante per la forma ed eccellente per la tonalità cromatica, tra dinamismo calmo e tensione mistica. Questa straordinaria espressività pittorica che fa pensare

alla ‘Biblia Pauperum’, rende l’opera accessibile a tutti proprio per il tono calmo e pacato, ricco di una sua intensità di fede facile a comprendersi e spontanea vena narrativa, visibile nei personaggi dal volto sereno, definiti da colori chiari e fermi. I personaggi sono dipinti in modo umanissimo, reso con tratti realistici e sentimenti lirici e con un sapiente uso dei colori dai toni chiari e luminosi di impronta classicheggiante. Una pittura che infonde serenità e familiarità, che riecheggia la dolcezza pittorica di matrice bolognese, filtrata attraverso l’esperienza di vari artisti napoletani. Carlo Rosa con rara maestria mirava sempre a rendere visibili le risonanze segrete della Sacra Scrittura, in cui ritrovava non solo una vasta iconografia, ma anche “l’alfabeto colorato della speranza”. Il pittore moriva a Bitonto il 12 settembre 1678 e veniva sepolto nella cappella gentilizia di san Filippo Neri nella chiesa del Crocifisso da lui stesso progettata. Un vivo ringraziamento è stato dato alla ditta di trasporti Milillo per aver reso possibile il trasporto dell’opera da Bari a Giovinazzo. DON BENEDETTO FIORENTINO


evento

MA IL MISTERO SALVERA’ GIOVINAZZO?

DI ALESSANDRA TOMARCHIO

Presentato Presentato l’ultimo l’ultimo libro libro di di Mario Mario Contino Contino sul sul paranormale paranormale

COLLABORAZIONE E FOTO DI

ENRICO TEDESCHI

Che ci piaccia o no certi fenomeni ci sono stati, esistono e si verificano ancora, sia che si parli di miracoli, di dimensioni parallele, o altro. E che ci siano “fatti inspiegabili”, almeno alla luce della scienza attuale, è un’affermazione che di certo non si può contestare. Non a caso Albert Einstein è arrivato persino a scrivere che «L’esperienza più bella che possiamo avere è l’incontro con il mistero. Esso è fonte d’ogni vera arte e scienza». Scienza e mistero dunque in rapporto diretto quando non antitetico tra loro, ecco pure spiegata la ragion d’essere dell’A.I.R.M. (Associazione Italiana Ricerca Mistero) e del suo team di esperti ricercatori che, con i più sofisticati mezzi tecnologici attualmente a disposizione, cerca di verificare la natura o la sussistenza di manifestazioni che possano rientrare tra quelle comunemente definite paranormali; ma sempre conducendo le proprie indagini secondo scienza e coscienza ed in sinergia totale con i propri interlocutori, pubblici o privati che siano. Di qui i rapporti sempre più frequenti dell’A.I.R.M. con Enti e sovrintendenze che hanno pure avuto modo di verificare, spesso nel più assoluto riserbo, se ci fosse davvero un qualche riscontro scientifico dietro “ai racconti di fatti incredibili ma veri” o alle leggende che circolano un po’ dappertutto in questo Sud dai mille misteri esoterici e non. Né le sorprese sono certo mancate! Nessuna meraviglia allora per l’interesse crescente, anche istituzionale, verso questa associazione apolitica e senza fini di lucro (con sede a Giovinazzo NdR) grazie anche alla credibilità nazionale acquisita a seguito dei numerosi report apparsi su riviste prestigiose o trasmessi da importanti canali televisivi. Non a caso, infatti, i due soli appuntamenti che l’impegnato presidente dell’A.I.R.M. Mario Contino ha potuto organizzare in zona sono stati salutati da una affluenza notevole e davvero insolita, considerando gli argomenti trattati. L’occasione, in entrambe le circostanze, era la presentazione dell’ ultimo libro di Contino Manifestazioni Spiritiche; Testimonianze – Studi, Ipotesi e già entrato in letteratura per i cultori della materia. Doveroso almeno un accenno al primo incontro, quello a Santo Spirito di Bari del 4 marzo u.s., poiché alla fine si è trattato quasi di un convegno sull’esoterismo ed il mistero; e con tanto di vivace dibattito finale, visto il parterre notevole che assommava ai soci della operosa Pro Loco del posto anche gli iscritti e i docenti della locale U.T.L. (Università del Tempo Libero) guidata dall’eclettico e molto preparato architetto Gerardo Milillo. Il clima ideale, cioè, perché l’autore potesse dare

una prova della sua preparazione multidisciplinare rispondendo in modo coerente e logico persino a domande, davvero senza tempo, sulla vita e la morte e permettendosi finanche una breve digressione, presente in sala una persona che ha vissuto l’esperienza di un ritorno dall’Aldilà, sul noto tema della vita oltre la vita. Un po’ diversamente è invece andata da noi, questo 15 aprile, nonostante un’anticipazione dell’evento sulle pagine baresi della Gazzetta del Mezzogiorno con l’annuncio che a presentare e moderare la serata sarebbe stata Francesca Romana Pisciotta, conosciuta speaker di Radio Canale 100 nonché collaboratrice di numerose testate locali e nazionali. Totalmente assente la Pro Loco di Giovinazzo «all’oscuro di tutto – ci hanno riferito – perché ormai praticamente senza dialogo col Palazzo da oltre un anno e probabilmente non ritenuta utile neppure per esporre manifesti» e gran parte della nomenklatura culturale cittadina, è una sala San Felice piena, ma non come ci si aspettava, quella che ha accolto Contino che, peraltro, aveva pure contingentato i suoi inviti ad iscritti e simpatizzanti dell’ associazione proprio per non togliere spazio ai residenti. Da segnalare, oltre al saluto istituzionale del sindaco Tommaso Depalma, accompagnato dall’assessora Marianna Paladino (che si sono dovuti allontanare dopo un po’ per i soliti pressanti impegni istituzionali) la presenza anche dello scrittore Agostino De Santi Abati, membro attivo dell’associazione ed autore de I segreti codici della Gioconda; un libro, questo, che è un viaggio nel mondo esoterico di Leonardo da Vinci e che ha preso le mosse dalle clamorose scoperte fatte dal professor Silvano Vinceti analizzando il forse più celebre dipinto del Mondo. Né più né meno quanto sta ora tentando di fare, con le medesime metodiche, l’AIRM per cercare di scoprire se il capolavoro di S. Felice in cattedra esposto ad Expo (ora nella nostra chiesa di S. Domenico) e peraltro già definito da Vittorio Sgarbi «un autoritratto morale, interiore» non sia in realtà un autoritratto vero e proprio di Lorenzo Lotto, il grandissimo pittore veneto che dipinse questa (adesso) famosa tela nel 1542. Una serata, per concludere, sicuramente interessante e che aveva tutti gli elementi per essere un avvenimento di grande portata, ma che purtroppo ha registrato la quasi totale assenza di persone dal circondario. Ancora una volta una prova di come l’isolamento fisico di Giovinazzo, per opinabili scelte amministrative più volte de-


nunciate dalle nostre pagine, sia di fatto divenuto anche un isolamento culturale. Allo stato attuale delle cose sembra quasi appartenere ad un passato remoto, infatti, quella annunciata primavera di cultura e turismo lanciata dall’assessore Posca (con tanti baresi in giro per strade e convegni piuttosto che per le stanze del Comune) che, appena quattro anni fa, ci ha fatto sognare che Giovinazzo potesse divenire in poco tempo, e non solo per la capitale di Puglia, l’alternativa più credibile alle gettonatissime ma più lontane Polignano e Monopoli o, a Nord, Bisceglie e Trani. Senza nemmeno parlare della pista ciclabile delle meraviglie, ecco forse dimostrati anche in questa circostanza quali sono gli effetti della drastica riduzione di posti auto per visitatori e turisti che ha piegato la nostra economia ricettiva e allontanato pure i frequentatori più assidui. Lasciando alle chiacchiere il tempo che trovano, sono le cifre a dimostrare la perdita di appeal della nostra cittadina: sono ben 22.000 le presenze turistiche in meno negli ultimi sette anni (!07.000 nel 2008, 85.000 nel 2014). Molto più complesso il calcolo dei visitatori occasionali (per intenderci i clienti di locali pubblici e di ristorazione) per cui non ci sono cifre precise, anche se un dato allarmante, per quanto confidenziale, è emerso dalle nostre indagini presso i vari esercenti ed operatori soprattutto del centro/centro storico: il calo progressivo degli ultimi 4 o 5 anni ha però avuto questo inverno (in contemporanea, guarda caso, con la chiusura per lavori del Lungomare di Levante) un’ulteriore impennata, per cui sono in molti a lamentare perdite, nel periodo e soprattutto in settimana, che vanno dal 30 addirittura al 50%. Ma più nessun timore né per loro né per l’intera economia cittadina : il nostro Futuro è Rosa – niente male pure come slogan per la futura campagna elettorale dei nostri amministratori ciclofili, non trovate? – anche perché un parcheggio nella zona centrale e più cool di Giovinazzo risolverà ogni problema di posti auto per residenti, per frequentatori di locali e per turisti. È stato appena annunciato, infatti, sulla newsletter La Città in Comune un Project Financing per la realizzazione di un parcheggio multipiano a ridosso del borgo antico (con pure un centro di recupero delle tartarughe marine probabilmente simile a quello di Molfetta) del costo di circa 4 mln di euro. Ma quanti reali posti auto avrà questo prodigio? Chi lo pagherà? Quali sono i costi che ricadranno sulle spalle dei cittadini, e soprattutto di quelli che hanno la sfortuna di abitare il centro storico e zone limitrofe? Senza nemmeno scomodare l’ AIRM è un mistero che cercheremo di svelare da soli, e di rivelarvi puntualmente, non appena saranno resi noti tutti i dettagli di questa ennesima, strepitosa impresa. Ma questa è un’altra storia, per ora godiamoci la lettura di quest’ultimo libro di Mario Contino (alla cui stesura hanno contribuito professori e studiosi di livello internazionale) in cui si parla di alcuni dei tanti misteri della nostra cittadina che possono tranquillamente divenire anche un buon motivo di richiamo per Giovinazzo. Contino e la sua AIRM dunque una risorsa non solo culturale? E perché no? Non dimentichiamoci che il turismo del mistero ha numeri, e qui è proprio il caso di dirlo, davvero da paura!

MARIO MARIO CONTINO CONTINO EE IL IL MISTERO MISTERO Appassionato del mistero da sempre, Mario Contino, nato ad Agropoli (SA) trasferitosi prima a Lecce ed ora a Giovinazzo anche con la sua attività, è il fondatore nel 2012 del gruppo G.H.P. (Ghost Hunters Puglia) che però subito l’anno dopo, allargando competenze ed orizzonti, si evolve diventando l’attuale A.I.R.M. (Associazione Italiani Ricercatori del Mistero) che in poco tempo è diventata non solo una realtà di riferimento a livello nazionale per i cultori di questa materia, ma ha anche destato l’interesse di un po’ tutto il mondo culturale, dagli storici agli etnoantropologi, per le attinenze tra le attività dell’associazione ed i campi propri degli studiosi di molte discipline. Studi teosofici e di antroposofia uniti ad un costante aggiornamento scientifico e ad una incessante ricerca storica, sono questi gli elementi che spiegano e caratterizzano Contino dal punto di vista della formazione personale. Autore prolifico di articoli e saggi, ha anche pubblicato finora quattro libri (tutti con editori diversi) come di seguito elencati in ordine cronologico e con una breve descrizione: GHOST HUNTING “ Tra scienza e Leggende” – Manuale del vero Ghost Hunter (Uno Editori 2013) Il manuale più completo e semplice sul Ghost Hunting, e probabilmente il primo pubblicato in Italia, ovvero: cosa occorre sapere per svolgere al meglio la ricerca sui fenomeni legati alle presenze extradimensionali; capire il perché dell’uso degli strumenti scientifici che normalmente vengono utilizzati dai Ghost hunters e come usarli al meglio per ottenere i migliori risultati. Il libro detta inoltre le regole per non infrangere le leggi e rapportarsi nel modo più opportuno anche con chi è scettico sui fenomeni “paranormali”. Alcuni manuali si fermerebbero qui, questo libro invece affronta anche il problema della ricerca relazionata alle leggende popolari ed all’esoterismo, unendo concetti scientifici a conoscenze esoteriche e folkloristiche. L’esoterismo non è altro che un’antica scienza e l’autore cerca di conciliare al meglio quelle antiche conoscenze con le moderne teorie. PUGLIA Misteri & Leggende (Artebaria Edizioni 2014) Questo libro racconta la storia della regione Puglia sotto un aspetto storico folcloristico completamente inedito e sicuramente molto attraente soprattutto agli occhi di un turista; in questo modo si tenta anche di incoraggiare un turismo nuovo, destagionalizzato e diversificato sulla base di questi diversi stimoli. L’autore ha raccolto leggende e tradizioni popolari direttamente dalla viva voce dei pugliesi, soprattutto anziani, che volentieri hanno prestato tutta la loro collaborazione per la giusta causa di “tener viva l’antica tradizione folcloristica regionale” e non mandar disperso un patrimonio di saperi tramandato direttamente di padre in figlio fin da tempi immemori. Tra i luoghi visitati in prima persona da Contino, al fine di completare i suoi studi: il Castello Svevo di Trani, il Castello Carlo V di Lecce, il Castello Di Otranto, il Castello di Monte S. Angelo e tanti altri importantissimi siti di interesse storico-architettonico. Questo libro, presente come gli altri di Contino nel circuito di vendita nazionale, è stato recensito anche dalle principali testate giornalistiche. MANIFESTAZIONI SPIRITICHE Testimonianze, Studi, Ipotesi (Risveglio Edizioni 2015) L’autore alterna a capitoli relativi a teorie ‘parascientifiche’ e riconducibili ai nuovi modelli proposti dalla fisica sperimentale, a vere e proprie descrizioni provenienti da studi esoterici e teosofici di gran spessore. Nel libro sono presenti anche molte testimonianze con relativa descrizione dei vari fenomeni osservati e studiati; queste dichiarazioni sono comunque trattate con rispetto accademico, ovvero sempre con prudenziale scetticismo ma senza alcuna ombra di pregiudizio, dal momento che lo stesso autore crede fermamente nell’esistenza del paranormale sotto forma di differenti manifestazioni, ma non per questo sottoscrive tutto dando per certo ciò che non ha osservato e vagliato direttamente. In questo interessante volume (oggetto dell’articolo a fianco NdR) sono riportate interviste rilasciate all’autore da personalità di spicco nell’ambito della ricerca scientifica e parascientifica e note a livello Internazionale per i loro studi. Un libro,quest’ultimo di Mario Contino, che si rivela un vero e proprio trattato da studiare, comprendere e da tenere assolutamente in biblioteca per gli appassionati del genere; ma anche da consigliare a tutti quanti vogliano ampliare la propria cultura facendo un’incursione ragionata nel mondo del mistero. “SAGATO, risveglio di un drago” (Augh edizioni 2016) E’ un Contino scrittore, e non più il ricercatore indipendente e scientifico che emerge dalle precedenti opere, quello che si propone ad un pubblico allargato con questo romanzo fantasy-esoterico. Con una trama creata appositamente per appassionare grandi e piccini attraverso un linguaggio semplice, un libro scritto in MARIO CONTINO ED maniera leggera ma che cela importanti AGOSTINO DE SANTI ABATI insegnamenti tra le sue righe. (A.T.)



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don

tonino

La Pastorale di don Tonino quale riflessione giubilare per gli studenti del Collegio dell’Università Cattolica La misericordia nella pastorale di don Tonino Bello è il tema che gli studenti del collegio Augustinianum dell’Università Cattolica di Milano hanno individuato nel percorso di preparazione alla Pasqua. Il tema è in sintonia con la riflessione ecclesiale di quest’anno dedicata al Giubileo della Misericordia voluto da papa Francesco. Testimone autorevole è il servo di Dio mons. Tonino Bello, ben conosciuto in collegio soprattutto dai tanti studenti pugliesi. A parlare di don Tonino e di misericordia è stato invitato, insieme al sottoscritto, il vescovo emerito di Ivrea mons. Luigi Bettazzi, già presidente nazionale e internazionale di Pax Christi, ultimo padre conciliare italiano vivente e grande amico di don Tonino che l’ha assistito nell’ultimo viaggio a Sarajevo e nell’ultimo viaggio della vita, infatti fu presente alla sua morte. Dopo il saluto dell’assistente spirituale don Daniel Balditarra e l’introduzione del collegiale promotore della conferenza Nicola Gadaleta, di origine molfettese, è toccato a me (nella veste di «giovane di don Tonino» e autore di alcune opere su di lui) illustrare la «rivoluzione» di don Tonino, vescovo del profondo Sud, nella piccola diocesi barese, laboratorio di nuovi stili e nuove dinamiche per incarnare il messaggio evangelico nella realtà concreta del Meridione. La crisi del comparto marittimo, il fallimento delle Acciaierie ferriere pugliesi, la crisi degli alloggi con il relativo aumento degli sfratti, le condizioni degli extracomunitari impegnati nei campi, l’installazione dei poligoni di tiro nelle campagne a scapito delle colture, il crescente fenomeno della droga, costituiscono le sfaccettature di un impegno pastorale sociale della chiesa locale sotto la guida intelligente, generosa, concreta di don Tonino. Le frontiere della complessità della piccola diocesi pugliese diventavano lo specchio dei problemi del Paese e del Meridione in particolare. Mons. Bettazzi, con tanta vitalità ed energia a dispetto dell’età, ha ricordato la sua amicizia con don Tonino, iniziando dagli anni di studio a Bologna e passando per le sue conferenze ad Ugento,

infine il comune impegno in Pax Christi, dove lo fece nominare presidente al suo posto. Quale mirabile esempio di misericordia mons. Bettazzi ha letto la lettera di don Tonino “a Massimo ladro” (sintomatica di un preciso stile e impegno del vescovo nell’accoglienza e sostegno delle persone in difficoltà non necessariamente perbene): uno stato d’accusa a se stesso, ai credenti, alla città nell’affrontare vecchie e nuove emarginazioni caratterizzate da delinquenza, abbandoni, e tanta tenerezza da parte del vescovo nell’accogliere queste persone. Gli studenti della Cattolica hanno ascoltato con interesse e anche ammirazione le gesta di questo vescovo “insolito” ma la cui testimonianza sa tanto di Vangelo sine glossa e che ha tracciato un cammino di misericordia che ancora oggi produce i suoi benefici effetti per l’entusiasmo che suscita e per il desiderio di una chiesa semplice, povera, affascinata dal suo Maestro e desiderosa di seguirlo, in particolare - per quanto riguarda questi giovani - nel campo dello studio, della cultura accademica, dell’impegno culturale.

AGOSTINO PICICCO



storie dentro le valigie DI ROCCO STELLACCI

PREMIATA PASTICCERIA BAVARO Da Vito a Vitangelo, nel segno della tradizione NEW JERSEY. Pasticceri si nasce o si diventa? Vitangelo Bavaro lo è diventato. Come? Lavorando presso il Vito’s Pastry Shop. Tanto per capirci Vitangelo ( figlio di Angelo, venditore di tessuti al dettaglio comunemente chiamato «u telaiul») era il nipote del compianto Vito Bavaro, la cui pasticceria (Vito’s Pastry Shop) era un riferimento in Clissfide per i degustatori di delizie dolciarie dal made in Italy. Un po’ come la pasticceria Ferrara lo è stata dal 1892 nella Little Italy di New York. Vito Bavaro ha fatto scuola qui in New Jersey, soprattutto a suo nipote Vitangelo che ha continuato a portare avanti l’antica tradizione dolciarie di casa Bavaro. Vitangelo ne ha fatto tesoro e ha creato nel New Jersey un’ attività artigianale come suo zio, utilizzando la straordinaria ricchezza da lui ereditata coniugandola con la propria creatività. Bastano venti minuti di macchina da casa mia per raggiungere l’esercizio di Vitangelo. L’incontro è sempre zuccherato per usare un eufemismo. Vitangelo nel laboratorio della sua pasticceria è intento nella preparazione di dolci per ogni occasione festiva. Si dà un gran da fare per realizzare zeppole a S. Giuseppe, agnelli pasquali (scarcelle) nella Settimana Santa, torte per i grandi eventi, paste sontuose tutte le domeniche, cassate siciliane con gli immancabili cannoli. Una vera casa dell’arte pasticcera, quella di Vitangelo. Quale miglior occasione per me affondare le dita nelle creme di casa Bavaro, riempire le tasche di dolci assortiti e, naturalmente, portare a casa le specialità della casa in cambio di un posticino pubblicato sul giornale La Piazza? Anche qui in America vale la regola del do ut des. «Mi raccomando – mi suggerisce prima di andare via - di parlare dei miei tre figli». Detto fatto. Raffaella, educatrice a livello elementare, Anna, prima assistente di un cardiologo chirurgo, Angelo, futuro giornalista per la NBC (rete radio televisiva negli USA) visibile con la parabola anche dagli italiani. E anch’io mi permetto di suggerire a voi giovinazesi

di sintonizzarvi ogni tanto sulla NBC. Potreste emozionarvi apprezzando la competenza di un servizio ben confezionato da un inviato speciale alla Casa Bianca. Quando leggerete il nome dell’autore, ricordatevi che è un figlio della vostra terra: Angelo Bavaro. ROCCO STELLACCI

ANGELO BAVARO, inviato speciale alla Casa Bianca, è un giornalista della NBC


hockey pista

EROICA SALVEZZA!

C’è sempre la mano del prof. Massari

Giunto al termine del campionato di serie A1 di hockey su pista L’AFP ce l’ha fatta, resta in A1. Ha compiuto un nuovo miracolo contro tutto e tutti, quando oramai nessuno le dava più alcun credito. Una salvezza molto sofferta a seguito di accentuati contrasti nella tifoseria, per l’accadimento di gravi infortuni ad atleti e soprattutto per l’assenza dagli allenamenti dei giocatori locali (per motivi di lavoro, di studio, e forse di altro …) , che determinavano un ambiente assolutamente negativo e contrario alle imprese sportive. A riprova, basti ricordare il cambio dell’allenatore, le dimissioni poi rientrate di alcuni dirigenti della società e soprattutto quelle del capitano Angelo De Palma. A tutto ciò si aggiungeva il grave infortunio al giocatore Ribot, appena giunto nel mercato di gennaio per sostituire Sinisi (che aveva cambiato casacca). L’atleta spagnolo subiva uno stop di attività di 45 giorni (coinciso proprio nel periodo di necessità del massimo impegno della squadra). In tanti, il giorno 8 marzo, dopo il pareggio casalingo con il Thiene (VI), penultima in classifica, ma avanti all’AFP in quel momento, avevano definitivamente cantato il de-profundis, con gioia e soddisfazione di alcuni, che anziché pensare alla tradizione hockeistica della città ed al valore storico-culturale che questo sport riveste a Giovinazzo, pensavano solo a diatribe personali. Una sola persona ha sempre creduto nell’impresa, lottando con tutte le proprie forze, trascinando in tale convincimento i De Palma ed i Dagostino, autentici pilastri insostituibili della squadra. Quest’uomo è Gianni Massari, il “Professore”, colui che ha creato nel 1964 l’hockey a Giovinazzo, colui che ha ottenuto i più grandi successi nazionali ed internazionali con l’AFP e con le Nazionali Italiane. La storia dell’hockey a Giovinazzo è tutta legata al suo nome: oltre 2.000 atleti e diversi allenatori locali formati; maggior numero di giocatori dati alle nazionali italiane; massimo numero di Commissari Tecnici ed allenatori delle Nazionali italiane: oltre allo stesso Massari, Colamaria, Caricato, Marzella, Frasca, Poli. Per dovizia d’informazione riportiamo alcuni pareri di personaggi che lo hanno conosciuto: GERARDO SALINAS allenatore Nazionale Argentina Under 20 di hockey: come mai nessuno capisce ancora che da quando il più gran-

de CT (Massari) si é allontanato dall’hockey su pista italiano é finito il vivaio dei grandi campioni; GIUSEPPE URBANO giornalista OASH sport: Gianni Massari - Il suo curriculum agonistico, oceanico, ne fa semplicemente l’allenatore italiano più titolato della storia dei nostri sport di squadra (2 Campionati del Mondo assoluti, 2 altri successi di livello mondiale, 12 titoli di Campione d’Europa, 2 Coppe d’Europa e 24 titoli di Campione d’Italia). Quello professionale in senso esteso, un uomo eccezionale, dalle infinite risorse; ANGELO CUPISTI (Giornalista de “Il Tirreno”) di Livorno, a fine gennaio 2016, scriveva sul proprio quotidiano: Gianni Massari, il “vate” dell’hockey su pista italiano, nonchè modello globale di professionalità e competenza, avrà il delicato compito di migliorare il gioco del Giovinazzo che ha attualmente il peggior rendimento sia offensivo che difensivo (39 reti fatte e 81 subite); FULVIO SANTUCCI allenatore di hockey - Salerno: Gianni Massari è sempre stato il migliore di tutti noi. La cosa più importante che forse nessuno ha detto è quella che Gianni non ha mai avuto paura di guastare la propria immagine accettando di allenare l’AFP per portarla alla salvezza; AVV. VITO PASSARELLI (allenatore di calcio): il Prof. Massari accettando di aiutare l’AFP Giovinazzo che verteva in una situazione disastrosa (ultima in classifica), ha fatto una scelta quasi irresponsabile per la sua immagine. Malgrado ciò il nostro immenso Professore ha compiuto l’ennesimo miracolo di una vita straordinaria dedicata allo sport, salvando una squadra oramai retrocessa. LA REDAZIONE


detto

dal...

PROF. GIANNI MASSARI

«LAVORARE MOLTO, SERIAMENTE E CON QUALITÀ!» Se fosse la prima volta, si potrebbe pensare ad un miracolo, ad una sorta di combinazioni fortunate o a fatti episodici. Invece no, questa è la quarta volta che salvo l’AFP con una semplice ricetta: Lavorare molto e seriamente con elevata qualità. Tuttavia, questa è stata l’annata più difficile di sempre. Se avessi saputo prima le difficoltà che avrei incontrato, mai avrei accettato un simile “distress”. Quando ho accettato in molti mi hanno definito un pazzo. Mettere a repentaglio la propria immagine, per una causa persa in partenza è da folli. Comunque, quando si ottiene l’obiettivo finale, anche se per molti irraggiungibile, tutto finisce a tarallucci e vino. No, per me non è così. Se stessi zitto avvalorerei il comportamento anomalo di tutti quelli che hanno ritenuto giusto il loro modo di agire. Non posso trasmettere agli altri e soprattutto ai giovani questi principi. Appena accettato l’incarico, ho sempre detto a tutti di fare dei sacrifici come li stavo facendo io, ho sempre detto portiamo in porto la barca e poi ne parliamo. Purtroppo, fino a quando non abbiamo vinto a Cremona e poi con il Trissino non sono stato ascoltato. La realtà vissuta nei due mesi e mezzo di collaborazione alla AFP è stata terribile: sembrava essere in un deserto con un ferito grave a terra che tentavo di curare e tanti condor pronti a mangiare la carcassa del ferito e ad avventarsi anche sul sottoscritto reo di aver aiutato il moribondo. E’ stato anche desolante vedere in pista, in allenamento, spesso solo tre giocatori, senza poter fare nemmeno le partite necessarie anche per la motivazione e per il gioco.

Che sconforto preparare i piani giornalieri dei “training” finalizzati ai singoli giocatori ed al collettivo e poi andare in campo e non trovare tutti i soldati per addestrarli alle varie contese. Quei pochi che hanno lavorato seriamente hanno avuto in due mesi e mezzo dei miglioramenti straordinari che loro stessi non avevano mai pensato di ottenere, mentre gli altri, con soli 2/3 allenamenti in tre mesi, sono rimasti molto al disotto delle proprie possibilità. Tutte le volte che uno dei tre giocatori titolari, usciva dal campo per recuperare si notava un abbassamento di prestazione complessivo della squadra. In tal senso vanno letti i pareggi effettuati con il Sarzana, con il Valdagno, con il Thiene, ottenuti da queste squadre negli ultimi secondi delle gare quando l’AFP era in vantaggio. Dopo le vittorie di Cremona e con il Trissino, con qualche presenza in più in allenamento dei giocatori locali, si sono viste maggiori abilità, grande gioco ed addirittura si sono avute molte “chances” di vittoria sia con il Forte dei Marmi, sia con il Matera, entrambe prime in classifica. Inoltre, una cosa mi ha colpito molto dal punto di vista morale: quella che alcune persone, in precedenza a me molto vicine e rispettose, a seguito di questo mio forte impegno nel tentare di salvare l’hockey a Giovinazzo, non mi rivolgevano più il saluto, ed addirittura voltavano il capo al mio incontro, perché evidentemente aspettavano la fine della società, senza pensare che in contemporanea sarebbe arrivata la fine di un’attività sportiva che coinvolge molti giovani da sempre. Si questa cosa mi ha segnato più di una pugnala-

ta alle spalle. In ogni caso, anche questa esperienza l’ho fatta con il cuore, senza alcun compenso, rimettendoci in termini morali ed economici e sono orgoglioso di averla portata positivamente a termine. Ed ora un appello a tutti coloro che dicono di avere la volontà e la disponibilità economica di rilevare la società. Si facciano avanti, diano garanzie di prosecuzione dell’attività ed io sarò il primo a consigliare alla vecchia dirigenza di farsi da parte. Purtroppo la realtà di Giovinazzo mi ha sempre dimostrato che spesso sono solo voci che non si sono mai concretizzate in 50 anni. Molti affermano che qualora andasse via Tizio o Caio si vedrebbe l’arrivo degli sponsor. Non ci credo. Almeno così è avvenuto per decenni. Io so solamente che se c’è qualcuno che comunque mi fa mangiare pane e pomodoro lo preferisco a chi mi fa morire di fame. Giovinazzo, non può permettersi l’acquisto di giocatori stranieri di alto livello come fanno altri club. Deve formare i propri atleti e cercare di ottenere i risultati con le proprie forze. D’altronde tutti i successi che l’AFP ha ottenuto sono tutti legati agli atleti cresciuti e sviluppatisi nel vivaio locale. La ricetta del successo è sempre una: lavorare molto, seriamente e con qualità.

PROF. GIANNI MASSARI DIRETTORE SCUOLA ITALIANA HOCKEY PISTA (SIRI )


non sono piu’ con noi

LUIGI, COME UN FRATELLO Caro Luigi, voglio lasciarti queste poche righe scritte, sperando che tu da un angolino celeste possa leggerle. Mi sento troppo triste, così ho pensato che queste mie piccole parole mi aiuteranno a sentirti vicino. Quando ero a Giovinazzo vivevo a casa tua, quando eri nel New Jersey casa mia era la tua. Eh sì, eravamo proprio come due fratelli inseparabili! Ho con me le foto in cui sono racchiuse un pezzo di vita insieme, giorni felici trascorsi con te. Quanti ricordi in quelle foto. Solo ricordi belli, perché solo belli sono i ricordi trascorsi con te. Ho qui con me la foto di quando siamo andati con il battello sotto le cascate del Niagara, tu volevi per forza andarci. Quel giorno chiudevo gli occhi dalla paura, tu invece non potevi fare a meno di ridere. Ho capito che eri una persona forte e felice nonostante l’acqua presa in faccia nella tua vita. Mi stanno tornando alla mente troppi bei ricordi, troppe fotografie. Forse è meglio che per ora mi fermi qua. Ti riscriverò prima di ripartire per il prossimo viaggio. TUO CUGINO ROCCO




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