Celle Di Macra - Valle Maira Cuneo Piemonte

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Introduzione .................................................... 4 Territorio .......................................................... 5 Borgate .............................................................5 Rio, Bassura e Mattalia .................................... 5 Paschero ........................................................... 8 Chiesa .............................................................. 8 Serre, Rua’, Chiotto .......................................... 9 Ansoleglio ....................................................... 10 Trucco e Grangia ............................................ 10 Castellaro ....................................................... 12 Soglio ............................................................. 12 Albornetto ..................................................... 13 Ugo ................................................................ 13

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Combe ............................................................ 14 Sagna ............................................................. 16 Meire .............................................................. 16 Toponimi ........................................................ 16 Nomi - Soprannomi - Stranoum ...................... 17 Piloun ............................................................ 18 Forni .............................................................. 20 Tesori d’Arte .................................................. 21 La Parrocchiale di San Giovanni Battista ....... 21 Spazio espositivo pinse ................................... 22 La Cappella di San Sebastiano ........................ 22 L’Ecomuseo dell’alta Valle Maira ................... 24 Museo Seles .................................................... 26

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Il Cantunal ..................................................... 27 Ricerca e Progetti .......................................... 27 Itinerari tematici dell’Ecomuseo ..................... 30 I forni da calce e cava di lose ........................... 30 Il legname e le cave di sabbia .......................... 31 Ponte “Dal Brec” ............................................ 32 Natura, sport ed escursionismo .................... 32 Eventi ............................................................ 34 La Baìa in borgata Castellaro ........................ 34 Pellegrinaggio a Castelmagno ........................ 35 Messa alla Croce del Tibert ........................... 35 Servizi ............................................................ 38

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INTRODUZIONE

Persone, luoghi, curiosità, una piccola guida per aiutarti a scoprire il territorio ed apprezzarne le sue peculiarità da vivere 365 giorni l’anno. Un lavoro capillare fatto con la gente che a Celle vive e lavora per trasmettere il sapore genuino dei tanti borghi, delle sue tradizioni e delle bellezze diffuse. Alcune sezioni sono dedicate ai tesori d’arte, all’Ecomuseo dell’Alta Valle Maira - che qui ha le sue radici - ai mestieri itineranti e ai percorsi nella natura. Il paese ha uno sviluppo molto esteso

partendo dagli 800 mt. dell’area “Pontet” fino al 2500 mt del Monte Tibert con una ventina di frazioni disseminate sui suoi versanti e più di 50 nuclei sparsi, alcuni dei quali sfiorati da due rigogliosi torrenti (Tibert e Intersile). Completano la presentazione alcune informazioni sulla storia locale, le feste ricorrenti e le curiosità. Nel ringraziare tutti coloro che hanno collaborato a vario titolo alla realizzazione, spero che possiate apprezzare la semplicità del prodotto e la ricchezza dei suoi contenuti.

IL SINDACO Cucchietti Marco

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TERRITORIO Il Comune di Celle di Macra (Seles nel dialetto locale) è situato sulla destra orografica della Valle Maira, poco a monte di Macra. Stretto e incassato nella parte inferiore, il Vallone di Celle si apre man mano che lo si risale fino ad offrire il panoramico Piano della Colla (1500 m) e gli ampi spazi delle ridenti conche che lo coronano intorno ai 2000 m. Salendo si incontrano tutte le tipologie caratteristiche di paesaggio alpino: dalla fascia dei coltivi in passato prospera (figurava anche la vite) e oggi inselvatichita, a quella del bosco, soprattutto abeti faggi e larici, per concludersi con gli estesi pascoli, punteggiati da rododendri e rocce. La bellezza del luogo è stata arricchita dalle numerose borgate costruite lungo il vallone: seppur Borgata Chiesa sia oggi il capoluogo, gli abitanti e i nuclei vivi rimangono tuttora distribuiti su tutto il territorio comunale, in una peculiarità sempre meno usuale. Seles ha visto negli anni una forte decrescita della popolazione residente, seppur recentemente alcuni segnali tra giovani abitanti facciano ben sperare in una ripresa. Durante l’estate e nei weekend il comune aumenta notevolmente il

numero degli abitanti: sono i membri delle famiglie locali, emigrati per lavoro ma rimasti sempre legati al luogo di origine, che tornano per apprezzare la vita genuina del comune oppure forestieri che hanno trovato l’habitat ideale per trascorrere momenti di riposo e tranquillità.

RIO, BASSURA E MATTALIA Entrando nel territorio Seles, poco dopo aver superato il ponte sul torrente Tibert, si incontrano le borgate di Rio, nelle cui vicinanze si trovano i resti di due forni da calce, Bassura e Mattalia. Borgata Bassura, un tempo intensamente abitata, è una delle più estese del Comune: risalendo la strada provinciale si incontra dapprima un edificio recentemente ristrutturato in cui sono stati ricavati alloggi di edilizia residenziale pubblica e più avanti la cappella dedicata ai Santi Vitale e Chiaffredo. Nel centro della borgata si trova la vecchia fontana la cui acqua sorgiva è molto apprezzata. A valle della borgata, sulla mulattiera che anticamente collegava il comune di Celle con Macra, pochi metri a valle del Pilone di “Tsambouras” si trova un masso che

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Una stupenda vista panoramica su Celle di Macra e le sue borgate

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Borgata Chiesa

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reca sette croci incise: la leggenda fa risalire le croci a sette fratelli che, in periodo di carestia, si uccisero a vicenda per un topo. L’abitato di Rio si propone come una casa villaggio dai particolari classici: una finestra medievale in pietra e una tipica colonna rotonda spiccano nonostante le precarie condizioni della borgata. Il sentiero che porta da Mattalia a Paschero è caratterizzato dalla presenza di una croce al bivio: qui gli abitanti si riunivano durante la primavera per le rogazioni, processioni propiziatorie per la buona riuscita dei raccolti.

PASCHERO La borgata degli artigiani, oggi una delle più vive e dinamiche del luogo. A Paschero si trovano infatti due laboratori di falegnameria e costruzione mobili curati con maestria da abili artigiani, molto richiesti in valle e oltre. Al centro della borgata si trova la Cappella dedicata alla Natività di Maria, una piccola piazza ove è possibile parcheggiare, la fontana ed il forno recentemente restaurato e utilizzato dalle famiglie per la panificazione. La borgata si presenta stretta in una ragnatela di vicoli,

con le case addossate le une alle altre: la costruzione edilizia rispecchia infatti le usanze del passato, volte alla necessità di trattenere il calore e risparmiare lo spazio, riservando i pendii per il pascolo o la coltivazione. Dalla primavera del 2011 è presente un Bed & Breakfast.

CHIESA Seguendo il percorso della provinciale si incontra, dopo oltre un chilometro, Borgata Chiesa, capoluogo del Comune. Nella borgata si trova la Casa Comunale che ospita gli uffici comunali e postali, ed è anche sede dell’Ecomuseo dell’Alta Valle Maira e del Posto Tappa G.T.A. La Parrocchiale dedicata a San Giovanni Battista è stata ricostruita negli anni dal 1724 al 1727 sui resti della precedente di stile tardo romanico della quale rimane intatto il campanile. All’interno sono conservate una tela del Gonin e il famoso Polittico attribuito ad Hans Clemer, mentre un locale sovrastante la Sacrestia è stato riadattato come spazio espositivo dedicato ai pittori itineranti. Nella ex Cappella di San Rocco, anch’essa recentemente rinnovata, ha sede il Museo

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Seles dedicato ai mestieri itineranti e in particolare a quello degli acciugai. L’edificio ex casa Canonica è attualmente adibito a casa vacanza. Sulla Piazza antistante la Parrocchiale si trovano inoltre il negozio di alimentari “La Butega”, il piccolo Bar “L’Oste de Seles” e la “Locanda Borgata Chiesa”, con stanze usufruibili anche dai diversamente abili. Un campetto di pallavolo ed un piccolo spazio dedicato ai giochi dei più piccoli completano i servizi presenti. Poche invece le strutture abitative presenti nella borgata; all’esterno di una di queste, situata sul sentiero che porta al Cimitero, è visibile un affresco la cui parte centrale, con l’immagine di Maria con il Bambino, è stata attribuita al Baleyson.

SERRE, RUA’, CHIOTTO Se da Borgata Chiesa si prosegue in direzione della cappella di San Sebastiano, ecco che compaiono le prime case di queste antiche borgate medievali che, dall’alto dei 1300 metri di quota, spaziano verso il vallone del Tibert che le ospita. Anche in queste borgate le unità abitative sono ormai disabitate oppure utilizzate nel periodo estivo per soggiorni

Borgata Ruà

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vacanzieri; unica eccezione un allevatore che nella Borgata Ruà ha la sua dimora nel periodo invernale, mentre in estate sale nella soprastante conca del Tibert. Nonostante lo spopolamento il recupero di alcune strutture, secondo i canoni dell’architettura rurale alpina, fanno ben sperare nel mantenimento e magari in una rinascita della borgata. All’interno dell’abitato si può vedere una delle poche costruzioni della valle edificata con pareti in tronchi di legno sovrapposti, come presenta la tradizione nordica (blockbau). Allo sguardo del visitatore più attento, in Borgata Serre, si possono invece cogliere vicoli stretti e passaggi coperti scavati nella roccia, tipici delle borgate meglio conservate della valle. A Chiotto, superata la cappella dedicata a san Michele, parte la strada per gli alpeggi dove d’estate è possibile trovare greggi e mandrie al pascolo.

il lavoro contadino sono stati trasformati in spazi abitativi, ma alcuni sono tuttora visibili. Nella parte più bassa si posso scorgere le rovine di un complesso medievale con portali in pietra, finestre gotiche e grandi archi in muratura di pietra. Un affresco di Giors Boneto risalente al 1807 raffigura la deposizione dalla croce, l’angelo custode e San Bernardo. Lungo l’antico sentiero denominato dagli abitanti “la via dei boschi” e attuale “Sentiero della fede“che parte oltre l’abitato e collega sia la borgata Garino di Lottulo che la Borgata Villetta di Macra si trovano diversi piloni tra cui il Pilun detto “dei Marcassa” quello denominato “dei Vital”, con un portico affrescato che copre la mulattiera, e l’antica Cappella dedicata a San Giacomo.

TRUCCO E GRANGIA ANSOLEGLIO Ad una distanza dal capoluogo di circa 500 m, situata in posizione molto soleggiata, si trova Ansoleglio “la borgata del sole” un nucleo di case tra i più antichi della valle. Molti dei fienili che caratterizzavano

Salendo a Grangia si incontra un piccolo nucleo di abitazioni tutte ristrutturate, borgata Trucco. Borgata Grangia, dalla quale si può ammirare uno dei più ampi panorami sull’intero comune e sulla valle, è tuttora viva e abitata grazie all’attività di un’azienda agricola. Uno sguardo propositivo e

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Borgata Trucco

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coraggioso verso il futuro anima i giovani residenti, nati e cresciuti a Celle grazie all’ultima scuola “sussidiata”, esperienza terminata con il nuovo millennio. Due affreschi d’epoca firmati Gauteri, 1872, e Delpui di Paglieres, 1900, interessanti non tanto per il pregio artistico quanto come simboli di agio e di appartenenza cattolica, arricchiscono le mura di un’abitazione. Ai margini della borgata è recentemente stata recuperata la vecchia fontana.

CASTELLARO Edificata a 1450 metri di quota è la borgata del comune posta più in alto, da cui la vista spazia a 360 gradi. Nonostante alcuni rimaneggiamenti rimane ben visibile la struttura medievale della borgata, con le facciate delle case rivolte a sud-est, in direzione degli alpeggi. Gli edifici più significativi, sono due case medievali con facciata a vela, il più importante dei quali è destinato a sede del Museo della costruzione alpina “Cantunal”. Risalente probabilmente al XV secolo conserva un portale megalitico, tre finestre monofore, una bifora di cui è andata persa la colonnina centrale, con decorazione

scolpita in pietra. Durante la seconda guerra mondiale l’edificio ospitò un gruppo di partigiani. Recentemente restaurato viene utilizzato per mostre, esposizioni e convegni. Un antico sentiero circonda la Borgata passando, in alcuni casi, sotto passaggi coperti. Oggi, la borgata può vantare un solo residente, mentre le altre famiglie, scese ed emigrate nell’astigiano o in Lombardia, tornano per vacanze estive o fugaci fine settimana, cercando di non mancare per la festa del borgo, la Baia, che si svolge ogni anno l’ultima domenica di luglio in coincidenza della Festa di S. Anna a cui è dedicata la Cappella. Qui, come in altri nuclei del Comune, lo spopolamento, dapprima stagionale e poi definitivo, è legato al mestiere peculiare dell’anciuè: alcune delle famiglie che tornano in estate discendono infatti da commercianti di acciughe trasferitisi per lavoro.

SOGLIO Oltrepassando Grangia e ignorando la deviazione per Castellaro, lungo una strada sterrata immersa nei boschi, si raggiunge borgata Soglio. La strada

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panoramica prosegue fino a Paglieres e raggiunge la provinciale 422 a monte di San Damiano. Gli agglomerati si possono distinguere in Soglio Bianchi o Soprano e Soglio Belloni, e all’inferiore Soglio Sottano. La cappella di Soglio Soprano è dedicata a San Magno, santo festeggiato nel mese di agosto. Passeggiando per le stradine di Soglio Sottano si possono notare alcune ringhiere lavorate e degli affreschi di Boneto da Paesana; nella cappella dedicata a San Bernardo si trovano due lavori di Gauteri datati 1869. A metà strada tra gli abitati di Soglio Bianchi e Soglio Belloni si trova inoltre una fonte d’acqua sorgiva molto apprezzata. Su tutto il territorio non è raro incontrare i neri cavalli Merens, qui allevati.

Un fascino discreto avvolge gli abitati con le case ridossate e i passaggi coperti e lastricati; all’inizio dell’abitato si incontra la Cappella dedicata alla Madonna del Carmine, festeggiata nel mese di luglio. La vecchia mulattiera che attraversa la Borgata era un tempo collegamento tra la Borgata Ugo ed il capoluogo: prima di raggiungere l’abitato di Albornetto essa si dirama e, seguendo il corso del Rio Tibert, raggiunge prima una cava di lose e, più in quota, le abitazioni stagionali ed i pascoli. Il Rio Tibert è attraversato da un antico ponte in pietra denominato “Pont dal Brec” con scolpita alla base la data di probabile costruzione, rilasente al 1599.

UGO ALBORNETTO Tornando a valle, se si prosegue verso il vallone del Tibert, risalendo il corso del rio, si raggiunge l’appartata borgata di Albornetto, sviluppata in due nuclei, Soprano e Sottano. Il toponimo è dovuto probabilmente alla presenza della pianta “Laburnum Alpinum” comunemente chiamato maggiociondolo.

Il toponimo della Borgata è pronunciato dai locali “Lugou”, mentre nella Carta geografica del 1752, eseguita per ordine dei Savoia e conservata nell’Archivio di Stato di Torino, il toponimo è Luggo: suggestiva l’ipotesi che fa risalire tale nome al dio Lug, una delle più importanti divinità delle popolazioni celtiche. In prossimità dei luoghi dove si adorava il dio Lug solitamente si trovava un bosco

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sacro: proprio nella zona sopra la Borgata, verso le baite Ramei, vi è un antico lariceto che ospita alcuni alberi plurisecolari (sito attraversato dal Sentiero dei giganti). Il dio Lug era inoltre considerato il dispensatore del fuoco agli uomini: in quest’area non è rara la caduta di fulmini e sono molti i larici che portano le ferite da essi causate. Posta in posizione assai visibile, questa suggestiva borgata rientra nei panorami di quasi tutte le altre frazioni di Seles, presentandosi distinta in due gruppi di case, Ugo Sottano ed Ugo Soprano, poste tra i 1263 e i 1357 metri di altitudine. La cappella situata ad Ugo Sottano è dedicata a San Bernardo; un affresco di Giors Boneto arricchisce invece la facciata esterna di un fabbricato ad Ugo Soprano. Alcuni pozzi e cisterne sopperivano, in alcune stagioni, alla penuria di acqua.

COMBE Risalendo il corso del torrente Intersile per circa un chilometro e mezzo dalla sua confluenza, si incontra borgata Combe con i sui sette mulini, tre dei quali ancora visibili, dedicati alla macina dei

cereali, alla battitura della canapa e, più di recente, alla produzione del sidro. L’ultima macina ha concluso l’attività alla fine degli anni ‘50. Presso la “casa del mulino”, situata nello spiazzo all’inizio della borgata, subito dopo il ponte sul rio Intersile, sono visibili alcune antiche macine in pietra e all’interno alcuni ingranaggi in legno. La ricchezza regalata dalle acque e dalle macine si manifesta in alcuni tratti della borgata, come la facciata a vela di una casa e una finestra in pietra monofora, segni di un benessere passato, legato a un’epoca in cui molta parte del terreno, di cui il bosco si è ora riappropriato, era coltivato. Un affresco di Giors Boneto datato 1808 abbellisce la facciata di una casa privata. La cappella, comune alle borgate Combe e Sagna, è dedicata a San Martino. Da alcune recenti ricerche risulta che la famiglia del Presidente della Repubblica Luigi Einaudi fosse originaria di questa borgata: scrive il nipote Roberto che, in base agli atti trovati durante le sue ricerche , è verosimile che Johannis Aynaudi de Cellis, proprietario di uno dei mulini a Combe, fosse il progenitore della famiglia Einaudi.

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Borgata Ugo

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SAGNA Situata poco a monte di Combe, Sagna può essere definita la borgata della canapa, infatti qui ne avveniva la macerazione grazie alla presenza di acqua a favorire la costruzione di nai; il toponimo “sagna” significa infatti zona umida. All’interno della borgata si trovano alcuni affreschi ben conservati dei quali uno attribuito a Boneto. Presente sulla facciata di un’abitazione anche un affresco di origine ottocentesca recante l’insegna “Cantina della Gabella” dove probabilmente si vendevano, oltre che generi alimentari, sale e tabacchi. Dalla borgata partono alcuni sentieri dei quali due conducono ad Albaretto e un terzo, che attraversa terrazzamenti in passato adibiti alla coltivazione della vite, conduce a Macra.

avevano le stesse caratteristiche delle borgate, a piano terra la stalla con a fianco la cantina, al primo piano la parte abitativa, al piano secondo il solaio per il ricovero del fieno. Rientrano in questa tipologia le grange Torre, Chianino, Ramei e Angra. Di Torre in particolare si racconta che, in alcuni periodi di notevole espansione demografica, fu abitata non solo stagionalmente ma per l’anno intero; oggi si trova in uno stato di completo abbandono, preda della vegetazione che ha ripreso il sopravvento. Diversamente grange come Brossasco e Tibert, situate in alta quota, fungevano solamente da riparo per il periodo forte della pastorizia e per questo la struttura delle abitazioni, tuttora in buono stato seppur inutilizzate, si limitava ad un solo locale abitativo, talvolta con cantina.

MEIRE

TOPONIMI

Tutti gli agglomerati formati da abitazioni provvisorie stagionali possono essere riuniti sotto il termine di “meira” (da meirase, spostarsi). Alcuni, posti a quote non eccessivamente alte, erano abitati da maggio ad ottobre: in questo caso le abitazioni

La ricerca sul significato dei nomi dei luoghi è complessa e oggetto di ricerca per gli studiosi, di non sempre univoca interpretazione anche a motivo delle immigrazioni di popoli diversi che si sono succedute nel corso dei secoli. I toponimi compaiono nelle Didascalia fotografia

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cartografie, nelle mappe catastali , negli archivi notarili. Nel caso dei microtoponimi cioè dai nomi dati dalle persone a piccole porzioni di territorio, a singoli prati, campi, valloni, abitazioni stagionali, devono essere ricercati più che altro nella tradizione orale. E’ importante che questo patrimonio non vada perduto perchè racconta la storia di una comunità. Ogni luogo, ogni grangia, ogni campo possiede un proprio nome, una propria storia, sarebbe molto importante, prima che sia troppo tardi, che un lavoro di ricerca riportasse alla luce questo patrimonio. I terreni erano chiamati con nomi che ne indicavano, la posizione: l’“adrets” per quelli posti a solatio, “ubac” per quelli esposti a nord, “lou tsamp d’les animes” è un terreno donato alla Cappella della propria Borgata, in questo caso della Bassura, in suffragio dei defunti della famiglia. La località “Tsambourras” ha dato il nome anche alla mulattiera che collegava le Borgate con il Comune di Macra. I terreni posti ad altitudine inferiore ai mille metri consentivano la coltivazione di alberi da frutto in questo caso di meli che producevano appunto mele asprigne con buccia rugginosa che si potevano consumare in inverno: i famosi “bourras” per cui Celle era conosciuta anche nel resto della Valle.

Che dire del “Pian di Chiotabella” un pianoro posto ai confini tra Celle e Castelmagno, in quella parte di territorio in cui una lite lunga parecchi secoli contrappose gli uomini delle due comunità? Per tradizione, in caso di cattivo tempo, i pastori dei due Comuni potevano radunare le greggi su questo pianoro altrimenti conteso. Nelle vecchie carte riguardanti appunto questa lite il posto viene chiamato però “Il Chiot degli Abelli”. Ci si è dimenticati che anticamente il chiot era sinonimo di pianoro. La borgate Chiotto e Chiotetto ne sono un esempio.

NOMI - SOPRANNOMI - STRANOUM Nel corso del Medioevo i cognomi divennero obbligatori e trasmissibili ai discendenti senza poterne variare la forma. Nelle piccole comunità dove parecchie famiglie portavano lo stesso cognome nacque la necessità di identificare meglio una determinata famiglia, sia nelle conversazioni private che negli atti pubblici. Nacquero per questo motivo gli “stranoum” che da allora si trasmisero anche a tutti i discendenti di un determinato

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ceppo familiare. Chi creava uno “stranoum” poteva riferirsi a caratteristiche fisiche, a nomi di antenati, ai mestieri esercitati, alla borgata o casale di provenienza. Quando un giovanotto si sposava e andava a stabilirsi nella casa dei suoceri assumeva anche il soprannome di quella casata. I suoi figli portavano perciò il suo cognome ed il soprannome dato alla famiglia della madre. Nelle schede relative al Censimento del 1862 sono riportati, per ogni famiglia, anche i relativi “stranoum” parecchi dei quali risultano estinti, probabilmente a causa del fenomeno dell’emigrazione. Possono rimandare a caratteristiche fisiche: Pichot - Gros - Rous - Briseta - Sochet- Brocia Ricordano invece il ceppo familiare i: Flip - Flipot Martin - Malu (da Tommaso), Pritet, Pier. Per i vari mestieri esercitati: Ferrie - Bergie - Mestre (da mastro da muro - muratore) Alcuni rimandano alla caratteristica o posizione dell’abitazione nella Borgata di appartenenza: Piglia, Chintana, Coumba, Gialà, Chioca (in questo caso a Borgata Ugo ove è ancora visibile sul tetto di una abitazione un piccolo campanile a vela in cui era posizionata una campana che serviva presumibilmente a richiamare la popolazione in

particolari situazioni quando ancora mancava il campanile della Cappella. A Borgata Bassura nel 1862 erano presenti gli “stranoum” ora scomparsi Rich e Forn, ora diventati due microtoponimi come anche Catani o Brech a Borgata Ugo o Brucin a Borgata Paschero. Tantissimi gli “stranoum” curiosi e di incerta etimologia: Budurru - Gaula - Moini - Marchis Ciava

PILOUN Lungo le mulattiere, ma anche ai margini di molte strade che collegano le borgate si incontrano piccole costruzioni a pianta quadrata, talvolta con un porticato antistante la facciata, riparo dalle intemperie per i vari viandanti che percorrevano i sentieri. Quello del Rio è indubbiamente uno dei più noti, ma se ne incontrano anche a Combe, ad Ansoleglio, Ugo, Chiotto, Soglio, a valle della Borgata Bassura sulla vecchia strada comunale che collegava il Comune con Macra. I Piloni erano solitamente costruiti da privati a carattere votivo, abbelliti da affreschi naif raffiguranti scene e

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Borgata Chiotto

Borgata Ansoleglio

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personaggi religiosi. Con la costruzione di un pilone si ringraziava per una grazia ottenuta ma anche per assicurarsi la protezione celeste per l’avvenire o semplicemente per devozione verso un Santo. I piloni erano conosciuti dalla comunità con riferimento appunto al luogo ove si trovavano: Piloun dal Riu, Piloun d’ Tsambourras, Piloun dal Truch o in riferimento all’individuo o famiglia committente: Piloun dei Bianc, dei Vital, dei Peirot. Quest’ultimo si trova sulla mulattiera che univa la Borgata Bassura a Macra, e fu eretto come ringraziamento per il ritorno dalla 1° Guerra Mondiale dei sei fratelli Aimar (Peirot è il soprannome della famiglia). All’interno sono ancora visibili le fotografie dei sei reduci.

FORNI In tutte le Borgate del territorio comunale era presente un forno comunitario, in quelle più popolate anche più di uno. Si trovavano di solito al centro di ogni abitato, nei pressi della Cappella. A Celle se ne contavano più di venti, alcune famiglie abbienti potevano disporre di un forno privato nei pressi

dell’abitazione. Generalmente erano provvisti di un atrio coperto che aveva lo scopo di riparare dalle intemperie e contenere gli attrezzi necessari, anche questi comunitari. Apposite mensole reggevano le assi necessarie per trasportare le forme di pane dalle case al forno e viceversa. Mediamente si potevano cuocere 60/70 pani per volta e le fornate erano di solito tre/quattro per famiglia. Si panificava una volta all’anno, all’inizio dell’inverno ed il pane, di sola farina di segale, doveva bastare per tutto l’anno. Veniva conservato sul solaio e le forme girate spesso perché seccassero. Per un certo periodo era possibile tagliarlo con il coltello, più avanti era necessario sminuzzarlo sull’apposito tagliere: “lou taiou dal pan” e si consumava inzuppato nel latte o nelle minestre. Quando lo si portava al pascolo per ammorbidirlo era necessario immergerlo nell’acqua. Spenti i forni era consuetudine scambiarsi il pane fresco, lo si faceva assaggiare ai vicini ed ai parenti in segno di amicizia, alcuni portavano una pagnotta al Parroco. Alcuni rituali ne accompagnavano il consumo, il primo taglio di ogni pane era ordinariamente compito del capofamiglia che non dimenticava mai di tracciare col coltello sul pane

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stesso un segno di croce ed in nessun caso il pane poteva essere posato capovolto sul tavolo.

TESORI D’ARTE

BENI ARTISTICI E ARCHITETTONICI LA PARROCCHIALE DI SAN GIOVANNI BATTISTA (B.TA CHIESA) La Chiesa Parrocchiale di Celle, dedicata a San Giovanni Battista, si trova citata in documenti risalenti già al 1386. Nel corso degli anni 17241727 venne completamente ricostruita sulle rovine della precedente in stile tardo romanico, della quale rimangono il campanile con bifore e la caratteristica cuspide piramidale. Ad unica navata con due cappelle laterali conserva al suo interno, oltre al famoso polittico attribuito ad Hans Clemer, una pregevole tela del Gonin ed un battistero gotico attribuito alla bottega dei fratelli Zabreri. Nel coro dietro l’altare maggiore una spessa lastra di pietra nasconde il sepolcreto dove un tempo venivano sepolti i Parroci. Nell’Archivio storico comunale è

conservato il Capitolato relativo alla ricostruzione della Chiesa. Con ordinato del quattro settembre 1724 il Consiglio Comunale, convocato dal Sindaco Matteo Ferreri, “risolto di divenire alla fabbrica della Chiesa Parrocchiale sotto l’osservanza del disegno formato da mastro Quadrone di Caraglio”, affida ai mastri luganesi Tomaso Cometto, Giorgio Casella e Franco Aprile la costruzione della nuova Chiesa, con l’obbligo per i costruttori di demolire a loro spese la Chiesa vecchia e per la Comunità di somministrare “li materiali necessari tutt’intorno a detta fabbrica, non più distanti di due trabuchi”. Lavori di restauro furono eseguiti negli anni trenta del secolo scorso e nel corso degli anni settanta furono necessari interventi di consolidamento a causa di gravi cedimenti delle fondamenta della struttura. Nella chiesa di San Giovanni Battista è conservata l’opera artistica più preziosa del comune di Seles: il polittico di Hans Clemer, esposto dopo essere stato celato per anni e restaurato in occasione del suo cinquecentesimo anno. Il noto pittore fiammingo, meglio conosciuto come “Maestro d’Elva”, visse alla corte saluzzese del marchese Lodovico II e dipinse quest’opera su legno nel 1496. Il polittico si compone

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di cinque tavole originariamente contornate da una ricca cornice dorata di stile gotico, andata perduta in epoca napoleonica quando presumibilmente il dipinto venne celato sotto la tela del Gonin per proteggerlo dalle razzie dell’epoca. Nello scomparto centrale è raffigurata la Madonna con il Bambino adagiato sulle ginocchia, nei pannelli laterali sono dipinti a figura intera i Santi Paolo, Pietro, Giovanni Evangelista e Giovanni Battista a cui è dedicata la parrocchia. Ai piedi della Madonna è ritratto il Parroco dell’epoca, probabile committente dell’opera; l’iscrizione dell’autore del polittico, posta nella tavola centrale, specifica che: “V(Enerandus) D(Ominus) Iohannes Fornero De Arpeascho Fecit Fieri” . La qualità pittorica del polittico è altissima e l’opera rientra con ragione fra i capolavori medievali della pittura piemontese. SPAZIO ESPOSITIVO PINSE Uno spazio espositivo è stato recentemente recuperato nelle pertinenze della Parrocchiale di S. Giovanni Battista, in Borgata Chiesa: si tratta di un unico ambiente posto sopra la sacrestia della Parrocchiale che attualmente ospita al suo

interno una sezione del Museo Seles dedicata ai pittori itineranti, alternata a esposizioni di mostre temporanee di pittura o fotografia. Il termine “pinse”, con cui viene chiamato il locale, deriva dall’abbreviazione del verbo “dipinse” che i pittori usavano apporre sull’opera dopo la firma. LA CAPPELLA DI SAN SEBASTIANO La Cappella di San Sebastiano sorge in posizione isolata, lungo la via che conduce a Serre, Ruà e Chiotto. La struttura è semplice: un solo vano con porticato, tetto in lose e un piccolo campanile. Il semplice edificio, di origine quattrocentesca, nasconde all’interno un vero capolavoro di pittura: gli affreschi della parte absidale raffigurano il Papa San Fabiano, al centro San Sebastiano trafitto e a destra San Rocco. Lungo la parete sinistra della navata si incontrano in successione le raffigurazioni del Limbo, delle Città Celeste e delle allegorie della Virtù; in un riquadro, un’iscrizione latina ritrovata durante i lavori di restauro conferma l’attribuzione degli affreschi al Baleison e la datazione, 1484. Sulla parete opposta è raffigurato l’Inferno con in alto le pene che dovevano subire superbi, avari, lussuriosi e malignatori, in basso golosi, iracondi e

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pigri. Al centro della cappella si trova l’altare, con l’unico paliotto (il fronte inferiore) quattrocentesco dell’intera provincia cuneese. Gli archi raffigurati nel martirio hanno inoltre ispirato associazioni amatoriali che ne hanno ricostruito copie precise e funzionanti. Sul muro esterno della cappella il professor Giuseppe Brunod ha inoltre individuato una rara meridiana romana volta a segnare i solstizi d’inverno e d’estate. Della meridiana rimangono i due buchi nel muro che sostenevano la barra e il pendente.

La Cappella di San Sebastiano

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L’ECOMUSEO DELL’ALTA VALLE MAIRA

Istituito dal Consiglio Regionale il 1° marzo del 2000 in base alla legge regionale n.31/95, il progetto ecomuseale, elaborato dai Comuni di Celle di Macra e Macra, a cui in seguito hanno aderito i Comuni di Marmora, Prazzo e Elva, si propone idealmente di ricomporre l’antica Confederazione dei 12 comuni dell’Alta Valle Maira che si amministrò con Statuti propri per circa tre secoli a partire dal 1300. In quel periodo, pur appartenendo al Marchesato di Saluzzo, i Comuni amministravano la vita civile seguendo le regole degli Statuti in una sorta di libera “Repubblica”. La definizione di ecomuseo nasce dall’unione delle parole ecologia e museo, pertanto il progetto ha come finalità sia la valorizzazione e la tutela dell’ambiente, che il recupero delle tradizioni e delle testimonianze del passato. La tematica trainante dell’iniziativa è rappresentata dall’emigrazione, con particolare riguardo ai mestieri peculiari che hanno fortemente caratterizzato la storia e l’economia della Valle Maira. L’obiettivo fondamentale è quello di ripristinare i collegamenti tra le attività agricole ed

artigianali, curando gli aspetti storici, architettonici ed artistici; ci si propone dunque di “raccontare” e rendere fruibile il territorio, evidenziandone la cultura alpina e l’identità occitana. Il Comune di Celle di Macra è l’ente gestore dell’Ecomuseo. Una rete di sentieri si snoda attraverso il territorio di interesse dell’Ecomuseo sovrapponendosi alle antiche vie di collegamento fra le borgate ed, in alcuni tratti, ai Percorsi Occitani. In ognuno dei Comuni aderenti, alcuni tracciati, opportunamente segnalati, sono volti a valorizzare particolari aspetti della storia e del patrimonio storico-naturalistico locale. I musei, i punti espositivi e i centri di documentazione, in parte già attivi, offrono invece l’opportunità di approfondire le tematiche che ben si inseriscono nella filosofia del progetto ecomuseale. Attraverso la sua azione costante e progressiva, l’Ecomuseo Alta Valle Maira sta indubbiamente contribuendo al recupero e al rilancio del territorio offrendo, nel contempo, occasioni di stimolo a favore dello sviluppo sociale ed economico delle comunità locali.

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Il Museo Seles

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MUSEO SELES, MUSEO DEGLI ACCIUGAI E DEI MESTIERI ITINERANTI Il Museo Seles - Museo Multimediale dei mestieri itineranti - Acciugai si prefigge di ricostruire la storia dei mestieri itineranti della Valle Maira ed in particolare di quello degli acciugai, e di far conoscere al pubblico, attraverso l’epopea dei suoi protagonisti, la realtà locale nei suoi aspetti storici ed antropologici e le caratteristiche d’identità socioculturale della comunità che lo ospita. Allestito all’interno dell’ex Chiesa di San Rocco, edificio seicentesco di recente ristrutturato in Borgata Chiesa, il Museo si articola in tre sezioni: una prima parte è dedicata al mestiere degli acciugai, con esposizione di abiti e di strumenti da lavoro, oltre ad una raccolta di manifesti e locandine legate alle manifestazioni degli acciugai; nella seconda sezione approfondisce il tema della pesca e del trasporto del pesce, con esposizione di una lampara ed attrezzature per la pesca, di casse in legno e in cartone per il trasporto del pesce ed il tipico carretto. Infine, la terza sezione è dedicata al commercio delle acciughe, con esposizione di documenti e registri comunali

risalenti al 1800 a dimostrazione della lunga storia di questo mestiere itinerante. Completa il percorso museale la proiezione di un video con interviste e testimonianze di acciugai ed ex acciugai. Punto di riferimento e di raccolta delle testimonianze e della documentazione di tutti gli acciugai della Valle Maira che hanno avuto nei Comuni di Dronero, Celle di Macra, Macra e Paglieres la loro culla di origine, il Museo Seles si inserisce all’interno di un itinerario tematico che si sviluppa nel territorio cellese.

Orario Invernale Apertura su richiesta e visite guidate su prenotazione

Orario Estivo

Tutte le domeniche ore 10-18 - ingresso gratuito (nel mese di agosto anche il sabato) Da lunedì a venerdì con visite guidate su prenotazione

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IL CANTUNAL Recupero della casa signorile medioevale detta “il Castello”, da adibire a Museo Laboratorio sulla costruzione alpina. Il Cantunal. L’edificio medioevale di borgata Castellaro rappresenta uno dei più significativi esempi, nell’ambito della Valle Maira, di dimore particolarmente ricercate, risalenti al florido periodo tardo-medioevale, caratterizzato com’è da una estrema cura costruttiva, con richiami al gusto delle dimore urbane (la facciata “a vela”, la copertura in lose, i portali e le finestre scolpiti) Una volta ricomposto da un punto di vista giuridico e donato dai proprietari al Comune di Celle Macra, si è potuto operare l’importante e lungo processo di recupero del manufatto, per il quale è prevista una nuova destinazione d’uso e un ruolo centrale nell’ambito dell’Ecomueseo dell’Alta Valle Maira: Museo-laboratorio sulla costruzione alpina. Una struttura, questa, volta all’approfondimento della cultura materiale locale e dell’antropizzazione dei territori montani, dotata di spazi didattici-museali e di un sistema di relazioni con i luoghi di prelievo

dei materiali da costruzione. Il manufatto risulta infatti relazionato con il territorio circostante, mediante i tracciati esterni diretti verso i siti di prelievo dei materiali utilizzati nelle costruzioni locali (cava di lose, forni da calce, cave di sabbia e bosco), di recente ripristinati e valorizzati da opere descrittive, con l’intenzione di rafforzare il legame tra diffusione delle conoscenze e la praticità della “montagna costruita” circostante. Testo R.Olivero

RICERCA E PROGETTI Ricerche ed iniziative di interesse culturale promosse in collaborazione con La Facoltà di Architettura del Politecnico di Torino, aventi come oggetto il territorio di Celle Macra Testo R.Olivero La collaborazione tra l’Ecomuseo dell’Alta Valle Maira e il Politecnico di Torino, Facoltà di Architettura, ha basi solide e continua ormai da

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IUn carretto degli acciugai all’intertno del Museo Seles

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I pascoli e una baita di margari nel vallone del Tibert

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anni. I risultati prodotti sono sintetizzati in ormai numerose tesi di laurea, dossier e censimenti. La ricerca, nel suo insieme, individua negli insediamenti montani e nel paesaggio circostante il risultato complesso e tangibile della cultura materiale locale e, nel loro studio, una necessaria azione al fine di raccogliere e organizzare la informazioni utili non solo alla conoscenza del presente (e per quanto possibile del passato), quanto piuttosto utili alla pianificazione di un futuro e auspicabile recupero complessivo, con riusi e riqualificazioni di edifici e brani territoriali, corretti dal punto di vista architettonico e sostenibili dal punto di vista ambientale alla ricerca di una qualità permanente e sistematica.

ITINERARI TEMATICI DELL’EcoMuseo dell’Alta Valle Maira L’Ecomuseo dell’Alta Valle Maira ha come obiettivo principale la valorizzare del proprio territorio montano, la salvaguardia e il ripristinoo ove ancora possibile delle peculiari e specifiche condizioni ambientali ed antropiche del territorio della Valle. Tra i numerosi progetti c’è il recupero di sentieri utilizzati in passato nella vita quotidiana, quando ancora non esistevano strade carrozzabili. Oggi diventano percorsi tematici aventi come soggetto la caratteristica peculiarità dell’architettura del luogo, le attività ed i lavori tradizionali, la cultura e l’espressione artistica.

I FORNI DA CALCE e CAVA di LOSE I forni da calce sono un punto di interesse tematico dell’itinerario della Costruzione Alpina. Lungo il torrente Tibert, presso la borgata Rio, percorrendo il sentiero in direzione B.ta Albornetto sono ben visibili due forni di forma circolare realizzati con muratura a secco. La parte superiore a cupola

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era provvista di un’apertura per la fuoriuscita del fumo. Venivano utilizzati per la cottura della calce di colore giallastro utilizzata per costruire gli edifici che compongono le borgate di Celle. Percorrendo l’antico tracciato utilizzato dai pastori per la transumanza verso i pascoli estivi di alta quota del Monte Tibert in direzione della b.ta Albornetto, in una stretta gola adiacente al’alveo del Rio Tibert, è possibile avvicinarsi e notare alla base di una grande parete rocciosa numerosi segni di procedimenti estrattivi. Qui gli abitanti di Celle recuperavano le lastre per la copertura dei loro edifici: la roccia veniva estratta a blocchi e, una volta staccata, veniva sfaldata con modesti strumenti di taglio.

IL LEGNAME e LE CAVE DI SABBIA Punto di interesse tematico della Costruzione Alpina è sicuramente il grande patrimonio boschivo del territorio comunale dove si possono notare alcune aree, in cui le caratteristiche climatiche di esposizione e le prerogative fisiche del terreno favorivano la crescita boschiva di legname pregiato, soprattutto

larice, sia da costruzione che da utilizzo domestico. I fusti più belli erano destinati alla realizzazione delle travi per i solai e le orditure e per questo motivo accuditi e mantenuti per generazioni. Celle è stata per lungo tempo patria di forti e instancabili boscaioli, custodi di un bagaglio di tradizioni e di memorie legate ai ritmi della natura e alle tecniche particolari di taglio del legname. Percorrendo il sentiero che da B.ta Castellaro sale verso il Monte Suciù, nei pressi del Pian della Colla, si può attraversare ancora oggi un’area con caratteristiche di esposizione e soleggiamento tale da favorire la crescita di una vasta estensione di larici. Altro elemento fondamentale nella realizzazione dell’edilizia locale era il legante utilizzato nelle tecniche murarie. Quando queste non venivano realizzate a secco si usava la sabbia, oppure frammenti minuti di roccia e terreno misti, estratti anch’essi in particolari località o cave presenti sul territorio. Una di queste è situata subito dopo la B.ta Ansoleglio, lungo il sentiero che scende verso Lottulo. Sono presenti vaste buche di forma ovale o circolare, di profondità diversa, all’interno delle quali sono visibili i segni dell’estrazione del materiale.

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PONTE “DAL BREC” Poco oltre borgata Rio, seguendo per un tratto la carrozzabile che porta ad Albornetto e poi una sterrata (breve e accessibile percorso a piedi) , si incontra una deviazione per la cava di lose (pannello illustrativo) e di seguito un robusto ponte in pietra, composto da un arco a tutto sesto alto circa nove metri dalla quota del torrente che testimonia l’importanza in passato di quel transito. Questa importante struttura per secoli ha rappresentato un comodo passaggio dalla pianura verso l’alpeggio per mandrie di bovini e ovini. Alla base della spalletta, difficile da vedere, si trova la data di costruzione, che lo fa risalire al XVI secolo. Il luogo è attrezzato con pannelli informativi e si presenta particolarmente adatto per facili escursioni.

NATURA, SPORT ED ESCURSIONISMO INTRODUZIONE SULLO SPORT Il territorio di Seles si presta allo svolgimento di numerosi sport tra i quali la corsa in montagna, la

MTB, l’escursionismo invernale con le racchette da neve, lo scialpinismo e soprattutto il trekking e la passeggiata. L’invito a queste pratiche sportive ha portato alla descrizione di itinerari, passeggiate di poche ore fino a escursioni che riempiono un’intera giornata, che facessero da guida alla scoperta dei bottai, dei giganti, delle opere pittoriche, della fede, dell’acciuga e dell’architettura alpina. Antiche mulattiere e sentieri che si snodano nei territori di Celle e Macra toccando più valloni, con dislivelli tra i 600 e i 1000 metri per distanze tra i 4 e i 12 km. Il Sentiero degli acciugai porta alla scoperta dei territori di origine degli anciuè, i venditori di mare (il piccolo pesce conservato sotto sale) che venivano dai monti, e alla scoperta dei numerosi mestieri itineranti; include la visita al museo dedicato. Il Sentiero della fede si snoda toccando cappelle, piloni e quadri votivi, testimonianze della storia di un arco lungo sei secoli, oltre che esempi di pregio artistico. Il Sentiero dei pittori itineranti evidenzia il ruolo fondamentale che ebbero per secoli: i pittori come veri cronisti per la popolazione, le loro arte come “media” incontrastati per secoli. Una passeggiata

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alla scoperta di opere risalenti al medioevo, talvolta di eccezionale livello artistico. Il Sentiero della costruzione alpina vuole toccare gli esempi di un’architettura ricca nella varietà e nella tecnica: le prospere case “a vela”, le finestre gotiche o bifore, le tipiche colonne rotonde, le cave di sabbia e lose, i forni per la calce… Il Sentiero dei Bottai è dedicato allo specifico mestiere, utile e indubbiamente legato agli acquirenti acciugai e vignaioli. Tra Stroppo, Macra e Albaretto si possono ancora notare alcuni tralci di vite. Il Sentiero dei giganti non può che incuriosire già dal nome: i giganti sono larici plurisecolari che hanno visto passare molta storia sotto le loro antiche chiome. L’anello abbraccia i valloni del Tibert e dell’Intersile, raggiungendo i 2000 metri nei pressi di Rocca del Passo. Inoltre lungo il percorso si incontrano una serie di edifici di interesse storico e la zona umida del “Naj del charbou”, a monte di Borgata Combe. Informazioni maggiori si possono trovare presso l’Ufficio Turistico di Valle (con sede a Dronero) o visitando i siti internet: www.ecomuseoaltavallemaira. it, www.comune.celledimacra.cn.it

Gita a Castelmagno

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EVENTI LA BAÌA IN BORGATA CASTELLARO La Baìa in onore di Sant’Anna si tiene ogni anno l’ultima domenica di luglio in Borgata Castellaro. La solennità è ora un’occasione d’incontro tra gli abitanti e coloro che sono emigrati e tornano per festeggiare la loro patrona. I componenti dell’abbadia si riuniscono sul sagrato della cappella armati di antiche alabarde che hanno forme diverse e sono ornate con nastri multicolori. Prende forma il corteo ufficiale aperto da due capisfilata seguiti dalla banda musicale dal resto dei componenti dell’abbadia, tra i quali anche

i due Abbà: quello in carica e quello entrante, entrambi portano la bandiera. Vengono compiuti tre giri attorno alla cappella, si partecipa alla messa e nel pomeriggio dopo i vespri si procede al cambio dell’Abbà alla presenza delle autorità civili e religiose. La storia della Baìo di Castellaro, come quella delle vallate vicine, parte da molto lontano, probabilmente dall’epoca medievale, quando già erano presenti corporazioni di uomini che avevano la prerogativa di organizzare, eseguire e controllare lo svolgimento delle feste. Per quanto riguarda le loro origini, non esiste comunque una spiegazione unica sulla quale tutti concordano.

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PELLEGRINAGGIO A CASTELMAGNO Ogni anno il 19 agosto, in onore della Festa Patronale di San Magno, i Cellesi si recano in pellegrinaggio al Santuario di Castelmagno. Le leggende locali narrano che San Magno, appartenente alla Legione Tebea, inseguito dai suoi commilitoni, passando nei territori di Celle, (ricordiamo che la cappella di B.ta Soglio soprano è dedicata a San Magno) non trovò qui rifugio e proseguì la sua fuga verso Castelmagno dove fu martirizzato. Da allora ogni anno, come punizione, i fedeli si recano in pellegrinaggio al Santuario per chiedere grazia e protezione. Sul Monte Crosetta, 2193 metri, in segno di penitenza vengono depositate

delle piccole croci costruite con i ramoscelli raccolti durante il cammino (le crousette). Ci si unisce poi alla cerimonia religiosa contornata dal servizio d’ordine costituito dalla Baiò de Castelmanh, il pranzo al sacco e poi si riparte per viaggio di ritorno verso Seles.

MESSA ALLA CROCE DEL TIBERT Altro appuntamento è la messa celebrata pochi giorni prima di ferragosto in cima al monte Tibert, il punto più alto del comune di Celle a ben 2648 metri di altitudine s.l.m. dove è stata posta una Croce.

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Partendo dalle proprie Borgate si risale solitari o in gruppo verso la vetta del Tibert ; giunti sulla vetta il Parroco celebra la S. Messa e finalmente ci si può riposare godendosi uno stupendo panorama che spazia sia verso la lontana pianura che verso le alte vette delle vicine vallate.

Il monte Tibert in inverno

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Borgata Grangia

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“Il vento fa il suo giro” Un film di successo, edito da Arancia film, premiato e riconosciuto a livello internazionale; ha contribuito a far conoscere la Valle Maira e a far discutere sull’integrazione in montagna dopo l’esodo. Il film ha visto una partecipazione diretta del comune di Celle di Macra sia nella produzione che quale set cinematografico; nella pellicola vi sono inoltre numerosi volti cellesi quali protagnisti o semplici comparse.

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