Naledi sul Corsera

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CRONACHE

Homo naledi

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Alto un metro e mezzo, pesava 45 chili Ecco l’antenato scoperto in Sudafrica di una specie fino a ieri sconosciuta Il luogo l I resti dell’Homo naledi sono stati scoperti dagli speleologi Steven Tucker e Rick Hunter in una parte remota della grotta «Rising Star». Per prelevarle lo scienziato Lee Berger ha cercato online 6 ricercatrici, tutte donne, con il fisico e le competenze necessarie a compiere gli scavi

Piccoli ominidi, finora sconosciuti, si muovevano nella savana sudafricana con pochi alberi. Avevano caratteristiche e capacità molto particolari e la scoperta dei loro resti fossili racconta di un antenato prezioso, addirittura una nuova specie battezzata Homo naledi che popolava l’orizzonte delle nostre origini. Ciò che più ha stupito i paleoantropologi sono alcune parti del corpo molto più simili alla specie Homo piuttosto che ad altre come l’Australopithecus a cui apparteneva la famosa Lucy vissuta 3,2 milioni di anni fa. La storia iniziava due anni fa in una grotta ad una quarantina di chilometri da Johannesburg. La zona, nota come una delle culle dell’umanità, era già famosa per altri ritrovamenti. La grotta «Rising Star» (e «na-

Il ritrovamento Tutto è cominciato due anni fa in una grotta dove sono stati trovati ben 1.500 fossili ledi» vuol dire «stella») aveva un apertura piccola e angusta nella quale Lee R.Berger dell’Università di Witwatersrand a Johannesburg entrava ritrovandosi in un’ampia caverna. Davanti agli occhi aveva una moltitudine di resti (1.550), un tesoro dal quale un gruppo di sessanta ricercatori ricostruiva l’identità di individui molto diversi: dal neonato all’anziano con maschi e femmine, inclusi cinque bambini. «La ricchezza dei frammenti ci ha permesso di ricostruire scheletri interi

riuscendo non solo a definire in dettaglio il loro identikit ma anche gli stili di vita» spiega Damiano Marchi biologo dell’Università di Pisa e unico italiano tra gli autori della scoperta pubblicata sulla rivista eLife. La missione era sostenuta dall’Università di Witwatersrand, dalla National Geographic Society e dalla National Research Foundation sudafricana. Homo naledi era di piccola statura (circa 150 centimetri), pesava tra i 40 e 55 chilogrammi e la testa, pur essendo piccola aveva caratteristiche vicine alle nostre nella conformazione, come le arcate sopracciliari. Altre somiglianze riguardano gli arti inferiori gracili e lunghi mentre il torace e il bacino conservano segni primitivi. «Il mosaico è variegato — nota Marchi — e per la prima volta con-

Ominide Lo scheletro ricostruito dai ricercatori di un Homo naledi, ritrovato in Sudafrica


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CRONACHE

Corriere della Sera Venerdì 11 Settembre 2015

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Il ritrovamento Rami derivanti dalla prima diffusione di esseri umani: all’inizio in Africa e poi fuori dall’Africa

Seconda diffusione: Homo heidelbergensis si evolve in specie differenti

Homo neanderthalensis: si insedia in Europa e coesiste per 5.000 anni con Homo sapiens

EUROPA

AFRICA E VICINO ORIENTE sente di avere una visione completa di un ominide». Il piccolo naledi era un bipede in grado di correre ma anche di arrampicarsi sugli alberi come certificano le dita arcuate. Lo studio della mandibola e dei piccoli denti suggeriscono che si cibasse pure di carne. Ma l’aspetto più intrigante è forse il raggruppamento degli individui. Gli scienziati ipotizzano che la caverna fosse un tomba nella quale i corpi erano stati raccolti dimostrando di avere un culto dei morti. Resta tuttavia il mistero della loro epoca. «Ancora non riusciamo a decifrarlo — aggiunge Marchi — perché non sono stati

L’indagine «Grazie ai frammenti abbiamo ricostruito non solo il suo identikit ma pure lo stile di vita» trovati intorno altri resti che ci consentano di raggiungere una datazione precisa. Se risalgono a 2,5 milioni di anni fa si collocano alle origini dell’evoluzione del genere Homo. Se invece fossero più giovani di un milione di anni amplierebbe lo spettro delle specie degli ominidi vissute contemporaneamente rendendo più complesso il panorama dal quale è emerso il sapiens». Questa è ora la sfida da vincere. Giovanni Caprara © RIPRODUZIONE RISERVATA

Da Pisa a Johannesburg

Il biologo italiano nell’équipe

Scarse evidenze fossili sostenute da evidenze archeologiche

Evidenze fossili

Homo neanderthalensis

Homo antecessor

Homo heidelbergensis

Paranthropus aethiopicus

Homo habilis

Homo naledi datazione incerta: tra 2,5 milioni e mezzo milione di anni fa

Homo sapiens

Homo ergaster

Dmanisi Homo heidelbergensis

Denisova

Australopithecus afarensis (Lucy)

Homo erectus

Australopithecus africanus

ASIA ORIENTALE Anni 3,8

3,6

3,4

3,2

3 mln

2,8

2,6

2,4

2,2

2 mln

NALEDI

Homo naledi insieme ad alcune caratteristiche tipiche del genere umano ne ha altre più primitive, che hanno sorpreso gli studiosi

1,4

1,2

1 mln

0,8

0,6

0,4

0,2

0

Altezza: 1,45 cm Peso: 45-50 kg Caratteristiche tipiche del genere «Homo»

Cranio È circa la metà di quello umano, il cervello ha le dimensioni di un'arancia (come negli scimpanzé)

Cranio La forma del cranio ha fatto ritenere che appartenga al genere «Homo»

Torace La cassa toracica ricorda quella dello scimpanzé, le spalle hanno una forma funzionale ad arrampicarsi

Mani I polsi e il pollice opponibili suggeriscono che usasse strumenti

Mani Le dita lunghe e curve delle sue mani indicano che era in grado di salire sugli alberi

Piedi Sono molto simili a quelli umani, con le dita leggermente più ricurve

La grotta

AFRICA

I riti L’Homo naledi seppelliva i morti, caratteristica in precedenza ritenuta solo umana

Mozambico Zimbabwe Botswana

Malapa La grotta dove sono stati ritrovati i resti

1,6

Altezza umana media: 1,75 cm

Caratteristiche tipiche del genere «Australopithecus»

Namibia

Homo floresiensis 1,8

Passaggio alto meno di 25 cm

Swaziland

Dinaledi Chamber «Camera delle stelle» Punto del ritrovamento

Johannesburg Lesotho

SUDAFRICA

m

10

Fonte: National Geographic, Giorgio Manzi, Il grande racconto dell’evoluzione umana. Il Mulino, Bologna 2013, University of Wisconsin-Madison, illustrazione di Antonio Monteverdi

l Il commento Le origini dell’uomo? Da oggi sono ancora più misteriose di Edoardo Boncinelli

R

Paranthropus boisei

I resti di almeno 15 individui di Homo naledi sono stati trovati in Sudafrica a Malapa in una cavità a 30 metri di profondità, chiamata Dinaledi Chamber, che fa parte della grotta «Rising Star»

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Specie estinta

Paranthropus robustus

DOVE È STATO RITROVATO

Tra i 60 studiosi selezionati in tutto il mondo per analizzare i reperti trovati vicino a Johannesburg c’è anche un italiano: Damiano Marchi (sopra), biologo con una specializzazione in antropologia dell’università di Pisa. Marchi studia in particolare l’evoluzione degli adattamenti scheletrici dell’uomo e dei primati.

Homo sapiens: rapidamente si diffonde dall’Africa in Europa e in Asia

Corriere della Sera

iguardo alle nostre origini la questione fondamentale, sollevata dalla scienza, ma anche dalla comunità dei credenti, è sempre stata quella di come è potuto succedere che, all’improvviso, da una madre dall’aspetto decisamente scimmioide sia potuto nascere un nostro antenato, anzi il primo dei nostri antenati diretti. Non c’è stato niente d’intermedio fra noi e le specie decisamente più simili a una scimmia d’oggi? Domanda grande e seria, che mette in gioco tutto il nostro essere, almeno dal punto di vista strettamente biologico, perché dal punto di vista dell’uso degli strumenti, per quanto primordiali, sappiamo che c’è stato un inizio di uso «intelligente» di ciottoli più o meno 3 milioni di anni fa. Da tale punto di vista, questa è la nostra vera origine, più comportamentale e ideativa che biologica. Ma non ci siamo accontentati, perché anche la natura biologica del passaggio da preominidi a uomini ha la sua rilevanza. Il fatto è che negli ultimi decenni abbiamo individuato una grande varietà di fossili che possono aspirare a essere definiti come appartenenti al genere Homo e un’altra stupefacente varietà di fossili d’individui che sembrano lì lì per divenirlo. In un certo senso «troppa grazia Sant’Antonio!»; di questi esseri intermedi ce ne aspettavamo uno o due, e ne abbiamo molti più di una decina. Ora dal Sud Africa ne arriva un altro, Homo naledi, con una dovizia di 1.500 ossa attribuibili a una quindicina di individui tra adulti e ragazzi! Non sappiamo ancora a che epoca risalgano questi resti e non sappiamo se siano stati nostri antenati diretti o una specie parallela che si è andata estinguendo senza confluire nella nostra ascendenza, ma la cosa si fa sempre più interessante. Intorno a 3 milioni di anni fa in Africa ne devono essere successe di tutti i colori. In una sorta di calderone biologico la natura sovraeccitata ha dato vita a una manciata abbondante di ominidi dai quali noi deriviamo! Lo stupefacente è che siamo in grado di rendercene conto. © RIPRODUZIONE RISERVATA

LETTERE & INTERVENTI UNIVERSITÀ DI UDINE I reclutamenti Desidero richiamare le considerazioni di Maurizio Ferrera (Corriere, 3 settembre)

Udine (a cui si è poi aggiunta quella di Trieste) con l’Ufficio scolastico regionale. Gli studenti nell’ultimo anno delle superiori possono frequentare gratuitamente dei corsi, a loro

didattica e al mondo universitario a un orientamento formativo che aiuti i ragazzi a capire quali sono le discipline che più li interessano. Un vero e proprio

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del Mezzogiorno, e non solo. La decisione non può che fare piacere. Quello che risulta incredibile è che le essi siano venuti a conoscenza dell’esistenza del caporalato,

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