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4 » POLITICA

| IL FATTO QUOTIDIANO | Sabato 24 Settembre 2016

CORRUZIONE E UNIVERSITÀ

Cantone: “Siamo invasi da segnalazioni sui concorsi”

SE I CERVELLI fuggono dall’Italia è anche colpa della corruzione. Anzi, è soprattutto colpa della corruzione. “Siamo subissati di segnalazioni su questioni universitarie, spesso soprattutto segnalazioni sui concorsi - ha detto ieri a Firenze, durante una iniziativa - il responsabile dell'Anac, Raffaele Cantone -. Non voglio entrare nel merito, non ho la struttura né la competen-

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za, ma la riforma Gelmini secondo me ha finito per creare più problemi di quanti ne abbia risolti”. La spiegazione è strana: per il capo dell’autority, avrebbe istituzionalizzato il sospetto: l'idea che non ci possano essere rapporti di parentela all'interno dello stesso dipartimento, il che avrebbe portato a situazioni paradossali". L’esempio: "In una università del Sud è stato istituzionalizzato

uno scambio: in una facoltà giuridica è stata istituita una cattedra di storia greca e in una facoltà letteraria una cattedra di istituzioni di diritto pubblico. Entrambi i titolari erano i figli di due professori delle altre università. Credo che questo sia uno scandalo e che lo sia il fatto che si sia stati costretti a fare questa operazione: la legge che nasce dalla logica del sospetto è una legge sbagliata".

FACT CHECKING Ce lo ha chiesto l’interessato

» CARLO DI FOGGIA, MARCO TRAVAGLIO

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spetto il fact checking del F a t to ”. Matteo Renzi ce lo ha chiesto giovedì nel confronto a Otto e Mezzo su La7 con Marco Travaglio, di cui contestava i numeri. Ecco le sue parole verificate sui dati. IL NUOVO SENATO. “Non è ve-

ro che con la riforma i nuovi senatori non saranno più eletti dai cittadini. Il sindaco di Roma o Milano che va a fare il senatore è eletto”. Non viene eletto per fare il senatore (la scheda per il Senato non sarà più consegnata agli elettori), cioè per approvare le leggi o nominare i giudici costituzionali, ma per amministrare una città. Il comma 2 dell’art. 57 del ddl Boschi parla chiaro (si fa per dire): i senatori siano “eletti con metodo proporzionale” dai “Consigli regionali”. Ma il comma 5 afferma che i senatori saranno scelti “in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in occasione del rinnovo”. Il “come” è rinviato a una legge ordinaria, che ancora non c’è. Ma è certo che sarà incostituzionale o perché non risponde al comma 2 o perché al comma 5. E non riguarderà i 21 sindaci-senatori. FRANCIA E GERMANIA. “Il Se-

nato è composto dai consiglieri regionali e sindaci, come in Germania e Francia”.

La nuova Carta Dai risparmi a come funziona all’estero fino ai senatori non eletti: neanche una giusta

43,4%

La pressione fiscale in Italia nel 2015 (Istat): stesso dato del 2014 Non è così. Il Bundesrat tedesco è composto da delegati dei governi dei Länder, che non sono eletti dalla popolazione né dai consiglieri dei Länder (come nella “riforma” Boschi) ma delegati del governo del Land che li nomina e li revoca. Hanno vincolo di mandato: cioè l’obbligo di votare compatti o il loro voto è nullo. I consiglieri del Bundesrat ricevono solo il rimborso del viaggio e non hanno immunità (Renzi dicee che “solo in Turchia si toglie l’immunità”). In Francia – che quanto a iter legislativo è un bicameralismo

Omissioni, bugie, errori: Renzi in tv alla prova dei fatti Dalla riforma costituzionale allo stato dell’economia: le parole verificate su testi di legge e numeri ufficiali

sostanzialmente paritario – il Senato rappresenta gli enti locali ed è eletto da 162 mila grandi elettori. ULTIMA CHIAMATA. “Col No

non c’è un’altra riforma possibile” perché “non troverai mai un altro Parlamento che voterà per ridurre i costi visto che il popolo avrà votato per il No”. Se è per questo nel 2006 i cittadini avevano bocciato una riforma che – a detta di Elisabetta Gualmini, politologa e vicepresidente Pd dell’Emilia Romagna - “era identica a questa”. Anche quella riforma era vastissima: fine del bicameralismo paritario, riduzione dei parlamentari e devolution. Eppure, 10 anni dopo, eccone un’altra perlomeno simile. RISPARMI. “Ci sono 500 milio-

ni di euro di risparmio”. Il premier a marzo 2014 parlava di “risparmi per 1 miliardo l’anno”. Dal bilancio di previsione 2016, però, il Senato costa in tutto 540 milioni. Di questi, solo 79,5 lordi finiscono nelle tasche dei 315 senatori: tutti gli altri sono costi del personale, dei servizi, delle forniture etc.. Per la Ragioneria generale dello Stato, cioè il governo, la minore spesa conseguente alla riduzione dei senatori “è stimabile in circa 49 milioni”, mentre la soppressione del Cnel produrrebbe “risparmi pari a 8,7 milioni”. Quanto alle Province, già “abolite” (per finta) dalla legge Delrio del 2014, la Ragioneria dice che è difficile quantificare i risparmi. Non basta? Nella Guida alle ragioni del Sì, il professor Carlo Fusaro, dice: “Sono sindaci o consiglieri regionali che fanno il senatore... e son pagati dall’ente che rap-

Ipse dixit MATTEO RENZI/ 1

Non è vero che con la riforma i nuovi senatori non saranno più eletti dai cittadini Il nuovo Senato sarà composto come quelli di Francia e Germania

presentano. Il risparmio in sé è modestissimo (...) Si vedrà se i rimborsi per viaggi soggiorni saranno a carico del Comune o della Regione, o statale. Spiccioli ben spesi, in ogni caso”.

Da febbraio 2014, con me al governo ci sono 585 mila occupati in più, di cui il 70% con posti di lavoro a tempo indeterminato

Ma neanche Silvio...

dri ed è stato un successo” Dal Rendiconto di maggio 2016: costi per 2,254 miliardi; ricavi (in parte non ancora incassati) per 849 milioni. Perdita: 1,4 miliardi. E i ladri li hanno arrestati giudici e forze dell’ordine, non il governo. Gli ultimi, a luglio, per mafia. fatto scattare le clausole di salvaguardia, quelle tasse che vengono messe se non si verificano certe situazioni. Le tasse continuano ad andare giù”. Ieri l’Istat ha comunicato che la pressione fiscale del 2015 non è calata rispetto al 2014 (è al 43,4%). Difficile lo faccia nel 2016, visto che il Pil crescerà meno del previsto e che nei primi 6 mesi dell’anno le entrate tributarie stanno crescendo al ritmo di 0,8%, compensando il taglio Irap e Tasi. Il governo non ha disinnescato le clausole, le ha solo spostate più avanti: dei 15,1 miliardi di aumenti dell’Iva sul 2017 e dei 19,6 miliardi sul 2018 (compresi aumenti di accise) i 3/4 sono farina del premier. TAGLIO IRPEF. “Il ministro Pa-

doan aveva già spiegato che sarebbe arrivato nel 2018”. A maggio Renzi aveva prospettato un anticipo al 2017.

LAVORO/1. “Nel 2015 ci sono

stati più posti di lavoro che nel 2014, e con me al governo (febbraio 2014, ndr), ci sono 585 mila occupati in più, di cui il 70%

NELLE FOTO QUI ACCANTO vedete i fac-simile della scheda con cui voteremo al prossimo referendum costituzionale e di quella con cui votammo sulla riforma Berlusconi nel 2006: il vecchio quesito è sobrio e impersonale, il secondo una réclame pubblicitaria. n

EXPO. “Abbiamo cacciato i la-

CLAUSOLE. “Non abbiamo mai MATTEO RENZI/ 2

Quesito pubblicitario

Dieci anni fa Nel 2006, era presidente del Consiglio l’ex Cavaliere Silvio Berlusconi LaPresse

LA FORMULA della domanda è stata autorizzata a maggio dalla Cassazione ed è semplicemente il titolo che il governo ha voluto dare alla sua legge. La formulazione – come sa chiunque abbia letto la nuova versione della Costituzione – è quantomeno ingannevole: in prima pagina trovate alcuni (ironici) quesiti alternativi proposti da Marco Travaglio. n

con posti di lavoro stabili”. Il premier usa sempre le serie storiche mensili dell’Istat per slogan e slide. Le stesse, però, dicono che nel 2015 ci sono stati 81 mila occupati in meno del 2014. Ma il punto è un altro. Il boom nel 2015 è l’effetto dei generosi sgravi contributivi triennali per chi assumeva con contratti a tempo indeterminato: costeranno 20 miliardi fino al 2019. Nel 2016 lo sgravio è solo al 40% e i dati amministrativi sui contratti mostrano un tracollo di quelli a tempo indeterminato. Il saldo netto gennaio-luglio è negativo rispetto al 2015 e perfino al 2014 (76 mila contro 129 mila). Crescono, e di molto, quelli a tempo determinato, e c’è un’esplosione dei voucher: cioè precari e super-precari. LAVORO/2. “Sono contratti a tempo indeterminato, solo lo sgravio è triennale”.

Niente articolo 18, niente tutele e infatti nel secondo tri-

mestre 2016 (dati del governo) sono aumentati i licenziamenti (+7,4%). Chi assume con gli sgravi e poi licenzia dopo tre anni deve versare al lavoratore un indennizzo minore di quanto risparmiato con gli incentivi. Infine, gli occupati: da febbraio 2014 al primo trimestre 2016, gli occupati over 50 sono aumentati di oltre 800 mila unità, mentre quelli delle fascia 25-49 anni sono crollati di oltre 300 mila unità. Significa, dice anche Istat, che è la riforma Fornero che ha alzato l’età pensionabile a gonfiare i numeri, non il Jobs act. IL FATTO. “Quello che è dimi-

nuito in questi due anni sono le copie del Fatto Quotidiano, non i posti di lavoro”. Cosa c’entri, non si sa, ma vediamo i dati. A settembre la media delle copie del Fatto vendute in edicola è in crescita dell’8% rispetto al settembre 2015. Le copie digitali vendute sono in linea con l’anno passa-


POLITICA

Sabato 24 Settembre 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO |

L’ACCORDO COL CANADA

Ceta, Calenda: “Ok a ottobre. No al voto dei Parlamenti”

SUL CETA, l’accordo di libero scambio tra Ue e Canada, c’è“un’intesa molto forte” per arrivare alla firma il 27 ottobre, il vertice Ue-Canada: a dirlo, ieri, il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, da Bratislava, dove ha partecipato al Consiglio Affari Esteri informale sul commercio. Ed è anche previsto un Consiglio straordinario il 18 ottobre a Bruxelles. La firma comporterà

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l’applicazione provvisoria di una parte dell’accordo, definita “Eu Only”(solo Ue). Per il resto, ci dovrà essere la ratifica da parte dei parlamenti nazionali. Un punto che preoccupa il ministro: “Non è certo che cosa succederà se uno dei Parlamenti degli Stati membri dovesse bocciare l’accordo - ha detto -. Su questo abbiamo sollecitato una riflessione approfondita, anche giuridica, altrimenti si

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rischia che la politica commerciale dell’Ue diventi molto fragile, se ogni volta che chiudiamo un accordo non sappiamo come andrà a finire; e se, soprattutto, le nostre controparti non sanno come andrà a finire". Di sicuro, per iniziare questa riflessione, andrebbe fatto notare che il Canada fa parte di una zona di libero scambio con gli Usa, controparte dell’Europa per il tanto contestato Ttip.

Il vertice senza Matteo: l’Italia non ha peso in Ue Merkel, Hollande e Juncker si vedono a Berlino mercoledì: “Il tema è l’agenda digitale”. Escluso il premier: iniziata la guerra del deficit spese (tagli) e/o maggiori entrate (tasse) - nell’assenza anch’essa certa di una crescita sostenuta del Pil - pari a 10 miliardi. E questo solo per ridurre il disavanzo dello Stato, senza finanziare il resto: dalle spese incomprimibili alle molte promesse del governo in materia di pressione fiscale.

» MARCO PALOMBI

L Confronto Il premier Matteo Renzi e Marco Travaglio a Otto e mezzo, giovedì sera Ansa

2016 Il fac-simile della scheda con cui si vota in autunno

2006 Il fac-simile della scheda di 10 anni fa: vinse il No

to. Depurato dell’effetto del bilità, a dire: il mio impegno di boom di gennaio 2015, quando presidente della Commissione pubblicammo Charlie Hebdo,i è avere più flessibilità”. dati di Ads (Accertamento difLa flessibilità è prevista dai fusione stampa) indicano un Trattati. E Il 13 gennaio arrivò calo nei primi 6 mesi del 2016 una “nota di interpretazione” del 4% sul semeannunciata da stre 2015. Il preJuncker, pochi mier si rallegra di minuti dopo il didati fisiologici (e scorso di Renzi in ripresa) in un Lavoro che chiudeva il mercato, quello Tracollo dei semestre di predel l’editoria, in sidenza italiana, crisi nera. E mi- contratti stabili; impedendogli di gliori dei suoi boom di over 50, poterla rivendiprincipali comcare. Uno schiafpetitor, ai quali voucher e precari: fone. Renzi non si so- alcune delle tante gna di contestare ECONOMIA. Che l’impressionante dimenticanze la situazione eco(quello sì) crollo nomica internazionale sia più fadi copie vendute. FLESSIBILITÀ. La flessibilità

non c’era nei trattati Ue. Juncker è andato il 13 gennaio 2015 all’Europarlamento, il giorno in cui noi chiudevamo il semestre di presidenza Ue in cui abbiamo combattuto per la flessi-

vorevole lo pensa Travaglio”

Tra Quantitative easingdella Bce, euro più debole e calo dei prezzi del petrolio, il 2015 è stato un anno irripetibile. Per il governatore di Bankitalia Visco, senza il Qe, “l’Italia sarebbe in recessione”.

a risposta poteva essere: “No”. Invece è stata: “Il problema è se la Germania accetterà o meno”. La domanda a Matteo Renzi l’aveva posta il Washington Post. Questa: l’I ta li a prenderà il posto della Gran Bretagna nell’Europa “dei grandi”? Ora, il fatto che il premier italiano non venga invitato a un incontro a Berlino a cui mercoledì parteciperanno - oltre alla cancelliera Angela Merkel - il presidente francese François Hollande, quello della Commissione Ue Jean Claude Juncker, più i principali industriali europei, è spiacevole, ma non drammatico: è solo il segnale che l’Italia non si siederà al tavolo di quelli che dettano le regole nell’Unione, tanto più dopo la plateale rottura avvenuta al vertice europeo di Bratislava su crescita e migranti. TORNIAMO al l’incontro di

mercoledì. Dopo che la notizia dell’esclusione è uscita sulle agenzie, gli interessati hanno provato a sminuire la cosa: secondo il portavoce di Merkel, si tratta di un incontro ordinario in cui “si discuterà di innovazione e competitività in Europa e della sfida della digitalizzazione in tutti i settori dell’economia; non c’è alcun intento discriminatorio”; per Bruxelles è solo “un evento annuale e sarà dedicato esclusivamente allo sviluppo dell’a-

TELECOMANDO

IL PROBLEMA del premier è

racchiuso in questa strettoia. Lo scarso peso politico in Europa lo mette nella brutta siIl trio François Hollande, Jean Claude Juncker e Angela Merkel Ansa tuazione di scegliere se rompere con gli ingombranti pargenda digitale: il presidente trale dei dissidi tra Renzi e par- tner (Merkel in testa) sul riJuncker vi parteciperà per la tner Ue in questa fase, che è poi spetto dei vincoli di bilancio o terza volta”. Insomma, niente il motivo per cui il segnale inimicarsi gli elettori con la di che: si tratta solo di discu- dell’esclusione dai vertici in- sua prima vera manovra di autere coi principali big player ternazionali è più rilevante di sterità. Da qui discende il dimondiali come si svilupperà il quanto non aplemma che il gocontinente nei prossimi anni. paia a prima viverno dovrà riE poi, se è vero che non c’è il sta. solvere nelle governo, tra gli invitati qualIl governo si prossime stime che italiano c’è: John Elkann trova di fronte a Partita a scacchi sui conti pubbliper Fca, Carlo Bozotti di StMi- un bivio: a stare ci: adeguarsi alle croelectronics, Rodolfo De alla “comunica- Bassa crescita previsioni dei Benedetti di Cir, Claudio De- zione sulla flessi- e pessimi rapporti principali istituti scalzi di Eni e Vittorio Colao, bilità”della Comin ter nazi ona li oggi a Vodafone. Magari po- missione euro- coi grandi Paesi (crescita molto t r a n n o i n f o r m a r e R e n z i pea del 2015 - che europei: ora bassa anche nel sull’andamento della discus- il premier cita 2017) o continuasione: tanto più che il governo sempre con tra- la scelta è tra re a vedere la vita ha inserito l’agenda digitale sporto - l’Italia ha rottura e austerità in rosa? Se si scenel fantomatico piano “Casa I- esaurito i margini gliesse la rottura talia”, quello lanciato dopo il di flessibilità nel sul deficit porterremoto nel Centro Italia e 2016. Così fosse però - giusto tandolo al 3%, dire che il Pil è in per le cui spese il presidente quanto concordato con Bru- stagnazione sarebbe la scelta del Consiglio chiede l’esclu- xelles solo a maggio - Renzi più sensata: il problema è che a sione dal Patto di stabilità eu- dovrebbe portare il deficit ita- Renzi piace essere il premier ropeo (quello che ci impone il liano dal 2,4% del Pil promes- della speranza, non quello che pareggio di bilancio). so per quest’anno all’1,8% nel ammette la crisi. E qui si incrocia il tema cen- 2017: una manovra di minori © RIPRODUZIONE RISERVATA

Sì o No L’informazione pubblica fa flop, La7 ringrazia e fa il 9,3% di share

LA GRANDE FUGA DALLA RAI » TOMMASO RODANO

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arantisce Mario Orfeo, direttore del renzianissimo Tg1, che anche la Rai farà informazione all’altezza sul referendum: “Organizzeremo confronti tra esponenti del Sì e del No, con politici, costituzionalisti e giornalisti. Lo abbiamo già fatto con Porta a Porta, ospitando il vostro fondatore Antonio Padellaro, torneremo a farlo quando sapremo la data del voto”. Almeno fino a oggi, però, i notiziari di Viale Mazzini si sono fatti notare per uno squilibrio imbarazzante a favore del Sì (testimoniato dai numeri di Agcom), mentre chi ha cercato di informarsi in modo più o meno imparziale e completo sull’argomento è stato costretto a migrare il più lontano possibile dai canali del servizio pubblico.

La7 ringrazia: il confronto di giovedì sera tra Matteo Renzi e Marco Travaglio a Otto e Mezzo, è stato seguito da 2 milioni e 285 mila spettatori, per uno share del 9,3%: il record assoluto, per distacco, nella storia della trasmissione di Lilli Gruber. Sempre su La7, ieri sera Enrico Mentana ha condotto la seconda puntata speciale dedicata proprio al referendum costituzionale. Nella prima trasmissione, il direttore del Tg aveva moderato il

Il confronto tra il leader del Pd e Travaglio è da record per Lilli Gruber, Mentana va bene, Semprini affonda

dibattito sulla riforma tra Massimo D’Alema e Roberto Giachetti. Anche in quel caso era stato premiato dagli ascolti: 3,4 per cento di share e 792mila spettatori sintonizzati sulla rete di Urbano Cairo. Più di quelli che hanno visto l’ultima puntata di Politics, il programma che ha raccolto l’eredità di Ballarò su Rai3 e doveva essere il piatto forte dell’approfondimento politico di Viale Mazzini. Gianluca Semprini, soffiato a Sky dalla nuova direttrice di rete Daria Bignardi – malgrado le resistenze del sindacato interno e le contestazioni dell’Anac – è già sprofondato sotto la soglia critica del 3 per cento. In attesa del voto sulla riforma Boschi, il referendum sulla nuova Rai renziana somiglia già a una causa persa. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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