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POLITICA

Domenica 4 Ottobre 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO |

SIRIA E DINTORNI

Renzi precisa: “Non ce l’avevo con Romano Prodi”

NELLA LUNGA INTERVISTA che ieri il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha concesso a Repubblica, c’era pure spazio per la politica estera. Claudio Tito fa una domanda citando Romano Prodi, che “ha chiesto di aiutare il leader siriano Assad per sconfiggere lo stato islamico”. La risposta di Renzi è piuttosto aggressiva: “Se c’è una cosa

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che non mi aspettavo - e che mi ha negativamente stupito - nella politica estera in questo anno e mezzo è una spasmodica attenzione al titolo del giorno dopo più che al merito della questione. Una visione miope: si punta a capire come si esce sui media, non come si esca dalla crisi”. Deve essere squillato qualche telefono ieri mattina. Tant’è che prima di

pranzo palazzo Chigi rende pubblica una nota che getta acqua sul fuoco: “Sui temi di politica estera, i giudizi espressi dal Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, nella intervista a la Repubblica non si riferivano in alcun modo a Romano Prodi, ma rientravano in un discorso più generale sui rapporti tra l’Europa e la crisi siriana”.

A sinistra

DOSSIER Il “modello” Quercia

» MARCO PALOMBI

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ella Fondazione An gli eredi del Movimento sociale italiano, spaccati in mille rivoli, litigano per il malloppo. La cosa curiosa giacché pure la politica, e non solo l’etica, è vittima incosciente della storia – è che i postmissini, creando la Fondazione, si sono ispirati al lavoro fatto pochi anni prima dai Ds, l’ultimo trampolino da cui il Pci decise di annegarsi nel Pd (la Margherita invece, l’altro socio fondatore, non aveva patrimonio e, dopo lo scandalo Lusi, ha destinato tutte le rimanenze al Fondo per l’ammortamento del debito pubblico). Anche nel caso del patrimonio del Bottegone, infatti, le cose non vanno benissimo: a novembre dovrebbe tenersi un’udienza per capire se le banche creditrici riusciranno a mettere le mani sui beni degli ex comunisti per coprire un buco da 200 milioni di euro. La storia di come si è arrivati fin qui è istruttiva. Era il 2005 quando Piero Fassino e Ugo Sposetti – segretario e tesoriere dei Ds - cominciarono a cercare un modo per mettere al riparo il patrimonio del partito dai debiti e, in seguito, dalle mani dei dirigenti piddini,

La “roba” Più di 2 mila immobili, ma anche i quadri di Guttuso, gli archivi e altre opere d’arte Udienza a novembre In tribunale i creditori proveranno a recuperare il buco da 200 milioni spesso estranei al vecchio ceto politico post-comunista. Fu così che i due nel 2007 chiesero a Linda Giuva, che poi è la signora D’Alema, di fare un bel censimento del patrimonio Pci-Pds-Ds. Fino ad allora non si sapeva bene nemmeno chi avesse cosa: alcuni lasciti erano alle sezioni, la maggior parte alle federazioni provinciali, qualcosa al nazionale. Alla fine, comunque, i Ds risultarono proprietari di 2.399 immobili (qualcuno, nel frattempo, venduto): non solo case del popolo, ma pure palazzi di pregio, uffici/sezioni, appartamenti. Il valore stimato fu di circa mezzo mi-

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Quadri e palazzi Lo scudo dei Ds per salvare la cassa Il sistema delle 57 fondazioni per mettere al riparo il patrimonio del partito. Ma le banche rivogliono i soldi I funerali di Togliatti È una delle opere che Guttuso donò al Pci. L’altra è “La battaglia di Ponte dell’Ammiraglio”. A destra, via delle Botteghe Oscure, storica sede del partito comunista Ansa

liardo di euro. Poi c’erano gli archivi e, dal punto di vista patrimoniale, soprattutto le opere d’arte donate al Pci: i pezzi forti sono due enormi Guttuso (La battaglia di Ponte dell’Ammiraglio e I funerali di Togliatti, ma ci sono pure non disprezzabili litografie, oli, bozzetti, incisioni, disegni. Questo l’ordine alfabetico riportato all’epoca da Ceccarelli su Repubblica: “Afro, Attardi, Beck, Calabria, Cascella, Consagra, Dorazio, Enotrio, Carlo Levi, Mazzacurati, Mulas, Munari, Oliva, Turcato, Turchiaro, Vespignani, Zigaina, Ziveri”.

IPROTAGONISTI

PIERO FASSINO L’ultimo segretario dei Democratici di Sinistra oggi è sindaco di Torino

TUTTA QUESTA ROBA, deci-

sero i Ds, non deve entrare nel Pd, né finire in mano ai creditori. Lo strumento giuridico individuato per mettere tutto al riparo fu la Fondazione, curiosamente sul modello di quelle bancarie: se ne crearono 57 nelle varie federazioni provinciali a cui il partito donò gratuitamente il patrimonio immobiliare. Il compito, formalmente, è quello di custodire storia e memoria del Pci attraverso apposite iniziative di cultura politica: mostre, pubblicazioni, roba così. La cosa bella è che le Fondazioni ex Ds non rispondono a nessuno: non al Pd nazionale, non ai livelli locali e nemmeno a Ugo Sposetti, che ha avuto più di un problema qualche tem-

LINDA GIUVA La moglie di D’Alema, archivista, ha seguito il censimento dei beni

po fa, quando cercava soldi per pagare un po’ di debiti della fu Quercia. Di fatto ogni Fondazione locale ha un consiglio di amministratori e un comitato di indirizzo, la cui nomina è a vita e in cui si entra solo per cooptazione. Metterci le mani è impossibile, a meno che non intervenga un giudice.

IL PUNTO DEBOLE di tutta questa costruzione, infatti, sono i debiti non rimborsati dei Ds. All’alba del nuovo millennio l’esposizione della Quercia – vecchi debiti dell’Unità compresi – arrivava all’astronomica cifra di 540 milioni di euro. Nel 2003 Sposetti fece il miracolo: ristrutturò i debiti grazie all’aiuto di Cesare Geronzi, all’epoca sovrano di Capitalia, e al gruppo Angelucci. Il buco passò a 150 milioni, poi saliti a 176 nell’ultimo rendiCESARE conto disponibile, quello del GERONZI 2011: con gli interessi si arIl banchiere, riva ai duecento reclamati allora in dalle banche (da Intesa San Capitalia, Paolo a Bnl, da Unicredit a curò la Banco Popolare). Qui c’è un ristrutturazione altro inghippo: una leggina dei debiti del 2000 (governo D’Alema) ha in sostanza stabilito che sui debiti dei Ds c’è la garanzia dello Stato, cioè del Dipartimento editoria di Palazzo Chigi (per via dell’Unità). Le banche, quindi, oltre a chiedere il pignoramento del patrimonio ex Ds, hanno battuto cassa al governo, che

giusto a maggio ha fatto sapere che sta tentando pure lui di capire se può rivalersi sulle Fondazioni della Quercia. A novembre è fissata l’udienza definitiva, ma Sposetti non è preoccupato: “Sono un sostenitore del princi-

pio che alle banche i soldi non si restituiscono”, dichiarò al Fatto. L’ultima crisi europea suggerirebbe che forse è un po’troppo fiducioso nel primato della politica. © RIPRODUZIONE RISERVATA

TANDEM

UGO SPOSETTI Storico tesoriere: è lui l’ideatore del sistema delle fondazioni

La strana coppia: Franceschini porta De Luca sulla bici d’epoca L’OCCASIONE erano gli Stati generali del Turismo. E ieri a Portici, provincia di Napoli, il ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini ha messo in scena una attrazione effettivamente irresistibile. Alla guida di una bici ferroviaria d’epoca, ha caricato sul sedile posteriore il governatore campano Vincenzo De Luca. “Questo governo traina gli enti locali”, ha scherzato il sindaco di Portici. Ansa

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