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| IL FATTO QUOTIDIANO | Venerdì 18 Marzo 2016

CINEGIORNALE LUCE

PER LA CRONACA, CI SAREBBE DENIS » FQ

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IL TG1 DELLE ORE 20 lancia il servizio sulla condanna di Denis Verdini nella seconda parte del notiziario. Prima c’è spazio, nell’ordine, per due video sul vertice europeo sui migranti (il secondo interamente dedicato alle dichiarazioni di Matteo Renzi), uno sull’allerta terrorismo in Germania, uno sulla visita di Sergio Mattarella in Camerun, altri due sul caos nel centrodestra dopo la candidatura di Giorgia Meloni, uno

sul ricorso contro le Comunarie dei 5 Stelle a Roma e sul referendum sulle trivelle, uno di politica economica europea con Draghi e Padoan, e infine un lancio sugli scioperi di oggi nel servizio pubblico. Dopo non meno di 15 minuti di telegiornale, si parla di Verdini. “Passiamo ora alla cronaca”, esordisce la presentatrice introducendo il servizio, che si apre con le parole della difesa: “La sentenza ci ha profondamente

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a costruzione di un alibi necessita di un percorso articolato e avviato per tempo. Matteo Renzi lo ha intrapreso con il dovuto anticipo e le opportune condizioni. Così, a tre mesi dalle amministrative l’eventualità di una sconfitta del Pd si presenta già a digestione avviata. Non solo perché il premier ha provvidenzialmente spostato il “tagliando” sul suo mandato al referendum costituzionale di ottobre, ma anche perché in quasi tutte le città a rischio sono stati già trovati complici e colpevoli.

La turca Valente e i ricorsi bocciati Lo dice dritto Antonio Bassolino, il grande sconfitto delle primarie napoletane. I suoi due ricorsi contro i brogli documentati da Fanpage.it sono stati respinti senza l’ombra di una discussione, il terzo - rivolto ai garanti del Pd nazionale - pare avviarsi verso un identico destino. “Cercano alibi per giustificare preventivamente una sconfitta”, attacca Bassolino. Tradotto: poiché la marcia per la riconferma di Luigi De Magistris pare piuttosto spedita, “c o s t ri n g e r e ” Bassolino a candidarsi significa costruire il nemico perfetto nella città che era “data per persa” fin dall’inizio. Renzi non dice una parola: ha inviato in Campania l’a m b a s ci a t o r e Lorenzo Guerini ma non pare che la campagna di distensione abbia sortito effetti concreti. La vincitrice delle primarie, Valeria Valente, è una “giovane turca”, nel senso di affiliata alla corrente di Orlando e Orfini. Un altro buon motivo per non intestarsi l’eventuale risultato al di sotto del 20 per cento. Il renziano in bilico e l’affare Mafia Capitale Non vale lo stesso a Roma, dove Roberto Giachetti, al contrario, è l’ultrarenziano per eccellenza. Non voleva candidarsi, lo ha fatto solo perché glielo ha chiesto Matteo e negli ambienti del Pd romano meno sensibili allo st ory te ll ing di palazzo Chigi ancora si domandano come gli sia venuto in mente (al premier) di mettere la faccia sulle macerie del Campidoglio. “Poi magari fa il colpaccio”, abbozzavano speranzosi. Ma un mese buono è passato, la candidatura di Giachetti non decolla, le primarie sono andate semi deserte (con tanto di “svista” sul numero di schede bianche) e il “co lp acc io” pa re sempre più un miraggio che una possibilità. Qui c’è il far-

deluso”. Poi tocca alle dichiarazioni politiche sull’argomento, il classico “pastone”. Nell’ordine vengono citate: le parole dei senatori verdiniani (“Sentenza politica, già scritta”), quelle di Beppe Grillo e della minoranza Pd e poi ben tre dichiarazioni di parlamentari renziani: il capogruppo Ettore Rosato, il responsabile Giustizia David Ermini e il deputato Ernesto Carbone. Tutti e tre, in forme leggermente diverse, sottolineano che “Verdini non governa col Pd”.

Nessuna città è sicura, il Pd già cerca a chi dare la colpa

Ipse dixit ANTONIO BASSOLINO

Dovrebbero fare chiarezza su quello che è successo a Napoli. Invece cercano alibi per giustificare preventivamente una sconfitta FRANCESCA BALZANI

Il sostegno al candidato vincente, nel mio caso Beppe Sala, è parte fondativa e non discutibile del patto che abbiamo sottoscritto

dello di Mafia Capitale ad alleggerire il senso di colpa democratico: nella città di Buzzi e Carminati, dopo il fallimento di Ignazio Marino non si può pretendere di più. Per questo si è brindato ai 44 mila votanti ai gazebo come fossero un miracolo. E poi, qui c’è la “cosa rossa” che si è messa di traverso con la candidatura di Stefano Fassina e (forse) anche con quella dell’ex sindaco marziano.

La sfida dei rossi e la paura di Fassino “Vogliono farci perdere”, ripetono i renziani che sono pancia a terra per evitare l’emorragia a sinistra. A Torino hanno parato il colpo con la lista guidata da Guido Passoni, assessore al Bilancio ne ll ’attuale giunta Fassino nonché esponente di una famiglia storica della sinistra torinese. Il nume tutelare dell’operazione è il rosso Diego Novelli, l’obiettivo dichiarato quello di sottrarre voti a Giorgio Airaudo, l’ex leader della Fiom che ha deciso di sfidare il Pd nella città di Mirafiori. Airaudo nei sondaggi non sfonda, ma

tanto basta ad agitare lo spauracchio del ballottaggio: Fassino (che per evitarlo ha reclutato anche pezzi di centrodestra con i Moderati di Portas) dovrebbe vedersela con la grillina Chiara Appendino, che al secondo turno potrebbe anche approfittare dell’appoggio della Lega, fresca di rottura con

Fuori dalla scena Renzi per ora sta a guardare: non una parola sulle primarie e sui problemi aperti il centrodestra. Nello scenario più nefasto per i dem, dunque, il “boia” ha già un nome e cognome.

Mr. Expo ride di meno Doppio turno anche qui Lo avrà anche a Milano? La capitale morale, quella che doveva filare via liscia come l’olio e approfittare dell’onda lunga del marchio Expo, si fa sempre meno sicura. Giuseppe Sala, l’ex ammini-

stratore delegato dell’esposizione universale, ha vinto le primarie contro Francesca Balzani. Lei, ieri su l’Unità gli ha promesso appoggio “indiscutibile”, anche se ha deciso di non mettere la faccia sulla lista “a r an ci one” a sostegno del manager. L’accordo per la stampella “a sinistra” però ancora non c’è. E dopo i no di Gherardo Colombo e Curzio Maltese, ora avanza la candidatura alternativa di Basilio Rizzo. Sala non dorme sonni tranquilli: il candidato del centrodestra (qui eccezionalmente unito) è Stefano Parisi e al momento lo tallona a soli quattro punti di distanza. Chiede che il voto venga anticipato perché il ballottaggio (ipotesi che, ricordiamolo, un mese fa non veniva nemmeno contemplata) si terrebbe a fine giugno, quando è già aria di mare. Milano è l’unica città dove Matteo Renzi continua a spendersi: qui non mancano incontri e pubbliche uscite. Qui, il piano B non esiste. Urge premunirsi di uno scalpo da esibire. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Ballottaggi ovunque Per i sondaggi, in nessuna delle principali città al voto, ci sarebbero vittorie al primo turno (dati Tecne del 16/03/2016 e Index Research del 14/03/2016)


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