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2 » PRIMO PIANO ISCRITTI DIMEZZATI

Crollo delle tessere: i dem romani si fermano a 7.000

| IL FATTO QUOTIDIANO | Martedì 9 Febbraio 2016

A ROMA METÀ del Partito democratico è scomparsa. In appena due anni. Le tessere sottoscritte nel 2015 sopo solo 7.000. Nel 2013 gli iscritti erano 16.731. Circa 9.000 persone hanno rinunciato alla militanza nel Pd, nei mesi dello scandalo Mafia Capitale e dell’allontanamento del sindaco Ignazio Marino, eletto sotto il simbolo del partito dopo aer vinto le primarie. Il

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dato del 2015 non è ancora ufficiale, ma il numero finale non dovrebbe discostarsi molto da quota 7.000: in questi giorni, in ogni caso, verranno compiute le ultime verifiche sull’autenticità delle tessere sottoscritte. Nonostante la cruda realtà descritta dai numeri, il commissario del Pd romano, Matteo Orfini, sostiene di non essere preoccupato. “Ma quale crollo degli iscrit-

ti? – sostiene l’ex giovane turco –. Certo rispetto al 2013, il famoso tesseramento gonfiato dai capibastone di corrente, c’è stato un calo. Abbiamo lavorato per chiudere quella stagione e ora a Roma si sta facendo un tesseramento vero e ci sono almeno 1.000 iscritti in più nell’ultimo anno. Per la prima volta, dopo Mafia Capitale, abbiamo fatto un tesseramento vero”.

IL DAY AFTER

L’esodo Addio movimento arancione: L’Altra Europa, Rifondazione e civatiani preparano le alternative Anche Sel si vuole sfilare: si rischia l’effetto Liguria

» GIANNI BARBACETTO

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Milano

on la vittoria di Giuseppe Sala alle primarie del centrosinistra, stavolta si è chiuso un campionato e se n’è aperto un altro. Quelle scorse, vinte nel 2010 da Giuliano Pisapia, sono poi sfociate nella festa della vittoria in piazza Duomo, con tanto di effetti speciali (un doppio arcobaleno). Queste no, sono diverse. I protagonisti (il sindaco Giuliano Pisapia, gli sfidanti Francesca Balzani e Pierfrancesco Majorino) giurano che sosterranno lealmente il vincitore, a giugno, quando si dovrà votare il sindaco. Ma non possono garantire che i loro elettori faranno altrettanto. Si è consumata una rottura irreversibile, nella surreale serata di domenica al Teatro Elfo Puccini, quando è stato proclamato il vincitore. Una parte del pubblico non festeggiava affatto. Si rendeva conto che, malgrado la retorica dello “stiamo tutti insieme”, stava avvenendo una svolta: nel momento in cui il commissario Expo saliva trionfante sul palco, finiva l’era Pisapia finiva e iniziava un’altra storia. Non si sa ancora quale, ma di certo diversa. LA POSSIBILITÀ dunque che

compaia sulla scena un nuovo candidato sindaco per le elezioni di giugno è molto concreta. Ci stanno pensando in tanti. I gruppi di sinistra che avevano scelto di rimanere fuori dalle primarie, dalla Lista Tsipras a Possibile di Pippo Civati, da Rifondazione comunista ai Comunisti italiani. Ma anche molti che alle primarie hanno partecipato, sostenendo Balzani o Majorino, sono convinti che Sala non possa rappresentare tutto il centrosinistra milanese. Sel sta riflettendo su che cosa fare: se restare nell’alleanza con il Pd e sostenere Sala, oppure rompere e tenere le mani libere. “Ne stiamo discutendo, decideremo”, dice Mirko Mazzali, capogruppo di Sel in Comune. “Dobbiamo lasciar sedimentare i risultati delle primarie e le inevitabili polemiche che ne sono scaturite”, aggiunge Civati, “e poi dobbiamo parlarci, mettere insieme tutti quelli che non se la sentono di votare Sala. Ma attenzione: non solo le sigle, i gruppi politici, ma la società, i pezzi della città che vogliono cercare un

Mr Expo Giuseppe Sala domenica al teatro Puccini e a giugno con Renzi a Expo Ansa

Sala, la sinistra ora ci ripensa e cerca un nome nuovo candidato alternativo”. Alcuni esponenti della sinistra milanese hanno preparato un appello (“Ma con Sala no”) che sta cominciando a girare tra personalità della società civile milanese, alla ricerca di un nome che possa mettere d’accordo non solo la sinistra, ma anche quel mondo “civico” che ora resta orfano del “movimento arancione” di Pisapia. Non solo: il tentativo è di coinvolgere anche il Movimento 5 stelle, o almeno i suoi elettori. “La politica non lascia spazi vuoti”, dichiara il presidente del Consiglio comunale di Milano Basilio Rizzo, esponente della Federazione

L’INTERVISTA/2

» LUCA DE CAROLIS

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anti nel Pd non voteranno Giuseppe Sala. E noi presenteremo una lista alternativa, civica e di sinistra, perché ora a Milano ci sono tre candidati di centrodestra”. Il leader di Possibile, l’ex dem Giuseppe Civati, prepara la trappola al Pd renziano: sotto il Duomo ma anche a Roma. “Stiamo lavorando a un progetto anche nella capitale. Però ora è tempo che Ignazio Marino decida cosa fare”. A Milano la sinistra si è suicidata come suo costume, con due candidati.

Le primarie sono parse funzionali a un certo esito. Non voglio parlare di messa in scena, ma di certo c’erano tutti gli elementi per capire

scelto dal centrodestra. I due ex direttori generali del Comune di Milano si aggiungono a Corrado Passera, già da tempo in campagna elettorale.

“Con lui no” Un appello contro il commissario di Expo già circola tra gli “orfani” di Pisapia della sinistra. “Vi sarà dunque ampio spazio per chi non vorrà votare alle prossime elezioni Stefano Parisi o Giuseppe Sala, due direttori generali di giunte di centrodestra. La politica deve offrire un’alternativa a chi vuole una città che non torni indietro”. Civati incalza: “Il candidato uscito dalle primarie del cen-

“PIÙ CHE ELEZIONI per il sin-

trosinistra è così spostato a destra che lascia uno spazio enorme. Entro l’inizio di marzo dobbiamo proporre un nome che unisca tutti”. Intanto la corsa per Palazzo Marino si avvia a essere uno scontro tra city manager: quello di Letizia Moratti, Sala, schierato dal Pd; e quello di Gabriele Albertini, Parisi,

daco, sembrano un concorso per il manager dell’anno”, ironizza Civati. Ma proprio per questo il quarto candidato in arrivo potrebbe essere in grado di sparigliare le carte. A condizione che non sia un esponente di partito della sinistra marginale, ma che sappia parlare alla città tutta, compresi gli elettori del Movimento di Beppe Grillo non troppo convinti della candi-

data scelta dai militanti, Patrizia Bedori. Rischio: l’effetto Liguria. Nel 2015, là le primarie furono vinte da Raffaella Paita, ma lo sconfitto Sergio Cofferati denunciò brogli e non ne riconobbe l’esito. Così alle regionali accanto a Paita si candidò anche Luca Pastorino, sinistra Pd, sostenuto da Possibile. Il risultato fu la vittoria del candidato del centrodestra, Giovanni Toti. Tutti, a Milano, dicono di volerlo evitare, l’“effetto Liguria”, ma sembra davvero difficile che il quarto candidato non faccia presto la sua comparsa in scena. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Giuseppe Civati Il leader di Possibile: “Esito scontato, Giuliano Pisapia vuole fare l’ala di Matteo”

“Adesso Milano ha tre candidati di destra Ma tanti dem non voteranno il manager” come sarebbe finita. Pierfrancesco Majorino si era candidato già in estate, poi però è apparsa Francesca Balzani.

Era il nome del sindaco uscente Giuliano Pisapia.

L’atteggiamento di Pisapia non è stato lineare. Prima non pareva così critico verso Sala, poi ha detto che sarebbe stato un arbitro. E infine ha sostenuto la Balzani. Troppo ondivago?

Costruiremo un’alternativa, ma io non mi candiderò. Ora Ignazio decida cosa fare, c’è spazio anche nella Capitale

Lui vuole fare l’ala sinistra di Renzi, teorizza l’a l l ea n z a con il Pd.

E lei invece prepara la botola per il Pd a Milano, con una lista rossa.

Nessuna trappola, voglio dare voce a tutta quella sinistra non rappresentata da questo Pd. E parlo anche di tanti dem, mi creda. In una città

dove sono in corsa tre manager (Sala, Parisi e Passera, ndr) c’è ampio spazio anche per altro.

Io non mi candiderò, lo ripeto.

Non sono candidato né candidabile. Penso a un esponente autorevole della società milanese, che andrà scelto dalle associazioni e dai partiti di sinistra, da Rifondazione fino ai socialisti.

Certamente, il progetto è quello. Anche a Roma, dove sabato è in programma un’assemblea, denominata Contaci, proprio per fare il punto.

Non ne faccio. Il candidato dovrà essere scelto dal basso, da una “rete”. C’è un mondo che non può essere racchiuso in sigle.

Tra lui e Stefano Fassina (ad oggi candidato per Sinistra italiana, ndr) bisognerà trovare una composizione. Detto questo, Marino dovrebbe dire chiaramente cosa vuole fa-

Confessi: lei si candiderà a sindaco di Milano?

Che nomi ha in testa?

E se scelgono lei?

Sel sarà della partita?

Lo spero vivamente.

Il suo schema vale per tutte le città?

L’ex sindaco Marino pare pronto a presentarsi con una lista civica.


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