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PIAZZA GRANDE

Venerdì 20 Novembre 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO |

NORDISTI

I NOSTRI PRIVILEGI STANNO SCADENDO

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imbambiti dalle Playstation che buttano sangue senza sporcare, ottenebrati dalle vacanze in crociera, dove si mangia otto volte al giorno e si fa finta di girare il mondo stando fermi dentro una nave, assuefatti alle assicurazioni family efficaci contro tutti i rischi, inclusi gli insetti, alle case con aria condizionata, igiene e impianto elettrico conformi, al veleno omeopatico dell’ora di religione e dal lieto fine delle fiction, compresa l’ultima idiozia planetaria di James Bond, ci siamo persuasi che la vita non abbia conseguenze. Che non abbiano conseguenze la guerra, le religioni monoteiste, la fame nel mondo, i muri e il filo spinato, il traffico di esseri umani, l’avvelenamento del pianeta, la circostanza che l’uno per cento della popolazione mondiale possegga il 90 per cento delle risorse, che un bracciante nero di Rosarno guadagni 5 euro per 12 ore di lavoro e che un proiettile di Kalashnikov costi 0,80 centesimi di dollaro. Moltiplicata e filtrata dagli schermi nei quali ci specchiamo per una decina di ore al giorno credendo di sapere, di vedere e perfino di comunicare, ci siamo abituati all’idea che la vita sia questa cosa inoffensiva che ci circonda, questa melassa di selfie e di stronzate lunghe 140 caratteri, di grotteschi litigi destra-sinistra, di piccoli e grandi la-

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ara Giorgia Meloni, certo di strada ne ha fatta: la “Le Pen italiana”, unica donna a guidare un partito, onnipresente in tv, in crescita nei sondaggi, protagonista del nuovo centrodestra con Salvini e Berlusconi nel ruolo che fu di Fini. Talmente impegnata che non riesce ad andare in Parlamento: è l’ottava deputata più assente alle votazioni. D’altronde è abituata ai record: consigliere provinciale a 21 anni, onorevole a 29, è stata il ministro e vicepresidente della Camera più giovane della storia repubblicana (poi superata da Di Maio). MA OGGI sembra non voler ri-

cordare la sua storia. L’impressione è che, da quando ha fondato Fratelli d’Italia a fine 2012, voglia presentarsi come “nuova” e, oltre a photoshoppare la sua foto nei manifesti, tenti di ritoccare anche il suo passato. Non tanto il fascismo o Berlusconi e le sue leggi ad personam (che nel 2006 definì “perfettamente giuste”), quanto ciò che non si attaglia al suo ruolo attuale di fiera oppositrice di Renzi. Sere fa da Floris era un fiume in piena (come sempre peraltro): “Renzi taglia tasse messe da loro: quelli del Pd hanno messo la tassa sulla prima casa, ora la levano; hanno messo il tetto al

» PINO CORRIAS

dri, e che la massima interferenza con il nostro silenzioso ruminare immagini sia un’improvvisa assenza di campo – meglio un figlio che si droga di trigliceridi e il partner in overdose da Xanax - o addirittura l’interferenza pubblicitaria, lo spam, l’odiosa finestra che si intromette tra noi e l’ultimo hit di Adele che ci commuove fino alle lacrime sui nostri divani riscaldati. Questa improvvisa esplosione di realtà terrorizzante ci lascia storditi come le flash bomb usate nei blitz dalle forze speciali. Perché per la prima volta riconosciamo nel sangue versato in modo così casuale sulle strade di Parigi, il nostro sangue. Perché scopriamo che l’atrocità del destino non è più (e inspiegabilmente) una esclusiva di quei quattro quinti del mondo che abitano oltre i nostri scher-

mi, ai quali – tra un’emergenza Ebola e l’altra – diamo un’occhiata e qualche spicciolo, ma senza mai sentirne il cattivo odore. Perché impariamo che una bomba fabbricata con il perossido di acetone cancella vite e storie di ragazze, architetti, commesse, insegnanti, casalinghe, nerd informatici, non solo nei bar di Gerusalemme e Gaza, o tra la polvere dei mercati di Tripoli, Kabul, Zakho, ma anche dalle parti del Beaubourg dove abbiamo fatto colazione dozzine di volte e dato appuntamenti e progettato nuovi sogni. ADDORMENTATI dall’irrealtà che

ci nutre di mondi virtuali ci svegliamo nel mondo reale, non più magico, anche se continuiamo a credere alle diete vegane e alla Madonna di Medjugorie, ma nel quale scopriamo che i governi del nostro confortevole Occidente, lo stesso che ci vuole difendere schierando uomini e mezzi per la nostra salvaguardia, non fa altro che creare le terribili condizioni che ci mettono sempre di più in pericolo perché abbiamo in quantità superflua ogni cosa che manca in quantità minima a tutti gli altri. Perché produciamo e traffichiamo armi, mentre predichiamo la pace universale. Perché spostiamo giganteschi investimenti, desertificando inte-

MELONI SCORDA LE SUE RUGHE (POLITICHE) » LUISELLA COSTAMAGNA

al contante nella Manovra Salva Italia di Monti. Doveva dire “abbiamo”, non “hanno”. In quella manovra 2011 c’era anche la legge Fornero, che oggi critica aspramente: FdI ha offerto avvocati per i ricorsi, dopo la bocciatura della Consulta sul “prelievo truffaldino” (parole sue) sulle pensioni da 1.400 euro; lanciato una LA SMEMORATA class action conImu, esodati: ora accusa tro il governo per far restituire il il governo delle peggiori “ m a l t o l t o ” ( idem); sostenuto nefandezze. Dimentica il referendum abrogativo della che le “truffe” sono state Lega. Ma almeno approvate anche da lei la Lega non la votò, lei sì. Perché non dice che contante a 1.000 euro, ora lo al- quella truffa è anche opera zano a 3.000” e giù a rinfacciare sua? incoerenze e strappare applauAltra battaglia della “nuova” si. Peccato che insieme a loro ci Meloni, con tanto di proposta di foste anche voi del Pdl – e pure legge, è l’abolizione di regioni e lei – a votare sì all’Imu e al tetto province: basta “carrozzoni”, ci

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Milano a Sala? Pisapia, se ci sei batti un colpo

ri Paesi per allagarne altri. Perché preleviamo risorse. Proteggiamo banche. Contrabbandiamo petrolio. Appoggiamo dittature se utili. E facciamo fuori dittatori quando diventano inservibili. Fabbrichiamo eroi come Osama bin Laden quando combatte i paracadutisti mandati da Mosca in Afghanistan. E diavoli come Osma bin Laden, quando è lui che ci manda i Boeing 747 a schiantarsi nel cielo di New York. Ci commuoviamo per la vita di Diesel, cane lupo antiterrorismo, ma sappiamo nulla dei villaggi che spariscono dentro la nuvola di uno dei nostri droni. Dovremo abituarci all’idea che tutto quello che abbiamo considerato normale per le nostre vite – non solo la pace, la libertà, la sicurezza, ma anche un lavoro, il bar sotto casa, il concerto, la spiaggia, un museo – è un privilegio che sta scadendo. Che la nostra immunità di cittadini ha un perimetro labile, fortuito, provvisorio. Che dovremo prima di tutto combattere con le armi necessarie per difenderlo – armi da fuoco, non solo quelle dell’etica – contro chi ci vuole decapitare uno alla volta. Ma sempre sapendo che quello stesso mondo reale così ostile è la grande ombra della nostra luce e che quasi ogni nostro beneficio discende da quella diseguale equivalenza. Per questo una parte della nostra guerra dovrà riguardare anche le condizioni che l’hanno determinata e che senza distruggerle o almeno modificarle, nessuna pace sarà più possibile. Nel mondo che ci ha appena svegliato siamo noi spettatori gli intrusi. E da un momento all’altro le salme. © RIPRODUZIONE RISERVATA

vuole “un nuovo federalismo municipale”, non fatevi infinocchiare dal “Supereroe Renzi” – twittò nel 2014 – che “finge di abolire le province e crea 25mila poltrone in più”. La “vecchia” Meloni invece non era così sensibile ai costi e alla razionalizzazione degli enti locali, tant’è che nel 2011 votò contro la soppressione delle province in Costituzione. Ma dirlo adesso, come il resto, non conviene. AMNESIE anche su Mafia Capi-

tale: “Rivendico con orgoglio che non ci sono esponenti di FdI coinvolti”, “Il nostro capogruppo era definito da Buzzi il più onesto”, “Alemanno non era di FdI quando governava”. Vero, ma mica vorrà farci credere che il suo rapporto col Pdl e la destra romana, Gramazio e Alemanno, cominci nel 2012 con FdI, e prima nulla? Quando Alemanno divenne sindaco FdI non c’era ancora, ma si ricandidò nel 2013 col suo sostegno, poi entrò nel partito e nel 2014 corse alle Europee. Quando fu indagato era di FdI, tant’è che si autosospese. Qualche autocritica in più, al di là della facciata, potrebbe farla. Cara Meloni, un consiglio: non finga di essere nuova e coerente. Ormai ha quasi 40 anni, impari a convivere con le rughe (fisiche e non). Un cordiale saluto.

» GIANNI BARBACETTO

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li “arancioni” di Giuliano Pisapia (e con loro tanti cittadini milanesi) sono assediati e frastornati. Non sanno come uscire dal pasticcio in cui sono imprigionati: “Giuliano” non si ripresenta alle prossime elezioni, non ha preparato né indicato un successore della sua esperienza, così le primarie previste per il 7 febbraio 2016 saranno una lotteria, che sembra già vinta dal candidato di Matteo Renzi e di parte del Pd, Giuseppe Sala. Un caos da cui partiti, liste, gruppi e gruppetti che hanno sostenuto la giunta Pisapia non sanno come uscire, in un guazzabuglio di documenti, incontri, assemblee, interviste, battute e ripicche da cui si capisce che non si capisce niente. Gli “arancioni” sembrano indecisi tra due strategie. La prima: tentare almeno di cercare una via per dare continuità all’esperienza della giunta Pisapia. La seconda: non provarci nemmeno e consegnare le chiavi della città all’assediante, cioè a Beppe Sala. Questa sembra essere la scelta prevalente. Il Santo Subito dell’Expo è il tappo che blocca tutto: nessuno osa contrapporsi a lui, sfidarlo in campo aperto. Ha dalla sua, oltre a Renzi, migliaia di ore di tv e migliaia di articoli di giornale che lo incensano, vezzeggiano, glorificano, santificano. Chi, sano di mente, può avere il coraggio di sfidarlo? La gara parte truccata. Nessun Davide ha il fegato di sfidare il Golia di Rho. Anche perché tutti, nel centrosinistra, si sono accodati a una retorica, enfatica, dolciastra celebrazione di Expo e delle magnifiche sorti e progressive (prima ancora di vedere i conti, che promettono sorprese). E allora. Sala l’Expo-guru può permettersi di tenere, da mesi, tutti sulla corda: Mi si nota di più se dico no, ni, non so, vedremo; o se per lanciare la mia candidatura a sindaco aspetto i botti di Capodanno? Intanto ha lanciato segnali netti: ha incontrato Maurizio Lupi, ciellino, del Nuovo centrodestra; e ha dichiarato “io non sono Pisapia”. Più chiaro di così: ha spiegato di non incarnare la continuità con l’esperienza “arancione”, ha fatto capire di essere, semmai, il candidato del Partito della Nazione. Altro che sinistra unita più movimenti civici e senzapartito (la formula magica del successo Pisapia). E IL CENTROSINISTRA? Vittima della sin-

drome di Stoccolma (eppure la Svezia si è ben guardata dal buttare soldi per partecipare a Expo), continua a blandire, inseguire, aspettare Sala. A qualcuno piace proprio (una parte del vertice del Pd milanese, che sa di non avere la forza d’imporre un candidato di partito). Altri se lo fanno piacere, perché non hanno alternative proprie, perché sono fifoni, perché cercano di cavalcare Sala per vincere e poi ottenere qualche poltrona e qualche assessorato. Nessuno che lavori concretamente per costruire un’alternativa e preparasi a sfidare Sala. Tranne Pierfrancesco Majorino (sinistra Pd più Sel) che si è candidato da tempo alle primarie. Il resto del movimento “arancione” e del centrosinistra gira vorticosamente come le api di un alveare su cui l’Apicultore dell’Esposizione Universale ha sparso fumo (e poco arrosto). Una parte si prepara a dire all’assediante: signor Expo, grande manager, demiurgo di un centrosinistra senza strategie, prego si accomodi, queste sono le chiavi della città, occupi Palazzo Marino come quando era city manager di Letizia Moratti. “Arancioni”, se ci siete, battete un colpo. Uno abituato a parlar chiaro, l’assessore Franco D’Alfonso, già ad agosto aveva detto a Pisapia: “Non fare lo Schettino”. Ora basta temporeggiare. Cara Francesca Balzani, vicesindaco, se sei tu a dover prendere la guida del movimento, fallo presto e dicci dove volete andare. Valori, programmi, nomi. O dobbiamo tutti prepararci a contemplare inebetiti l’Albero della Vita issato davanti a Palazzo Marino? © RIPRODUZIONE RISERVATA


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