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| IL FATTO QUOTIDIANO | Mercoledì 2 Marzo 2016

COMPENSI D’ORO

Marchionne nel 2015 ha preso 21 milioni (erano 66 nel 2014)

L’AMMINISTRATORE delegato di Fiat Chrysler, Sergio Marchionne, nel 2015 ha messo insieme compensi per circa 10 milioni di euro: 3,6 milioni di stipendio vero e proprio più 6,3 milioni di incentivi legati ai risultati e 126.620 euro di altre compensazioni. Sempre l’anno scorso, poi, Marchionne ha ricevuto 4,32 milioni di azioni condizionate al raggiungimento di determi-

q

nati obiettivi aziendali e altri 1,62 milioni di azioni alle quali può invece accedere in ogni momento e senza condizioni: ai prezzi attuali fanno altri 10,8 milioni. Parecchi soldi, ma non è detto che il manager italiano (con passaporto canadese e residenza in Svizzera) sia felice: nel 2014 si era fermato a soli 6,6 milioni di compensi diretti, ma poi contando premi (25 milioni solo per

la fusione Fiat-Chrysler) e stock option era arrivato a mettersi in tasca l’equivalente di 66 milioni. Le cifre risultano dal rapporto annuale depositato lunedì sera dal gruppo alla Sec di New Tork, cioè l’autorità statunitense di controllo sulla Borsa (equivalente alla nostra Consob), lo stesso da cui si evince che tutto compreso - John Elkann non è arrivato a mettere insieme neanche 2 milioni.

Gufo

OSSESSIONE Come B., il miglior presidente da 150 anni » MARCO PALOMBI

U

n quotidiano è una brutta bestia. Ti costringe a seguire qualunque cosa accada, anche la più superflua. Ieri, per dire, Matteo Renzi – stavolta via Facebook e in un italiano tanto volgare quanto legnoso – ha fornito la solita pletora di numeri anti-gufi per dimostrare che lui è “il miglior presidente del Consiglio degli ultimi 150 anni” (copyright: Silvio B.). Fuori da un quotidiano uno potrebbe ignorare il cherry picking – scegliersi il dato che fa più comodo – del premier, lasciando che sia la realtà a rimetterlo a posto. In un quotidiano no: tocca ogni volta tentare di separare la realtà dalla propaganda (“le chiacchiere stanno a zero”, come dice lui) e spiegare, per quanto è possibile, come sta l’Italia a marzo 2016. Magari servirà anche a Renzi il giorno che gli diranno che il suo tempo è scaduto. PIL. “A inizio 2015 avevamo

immaginato una crescita del 0,7%. È stata invece di +0,8%. Meglio delle previsioni” (segue bullismo contro i governi Monti e Letta, durante i quali eravamo in recessione). Vero, anche se grazie alla correzione al ribasso di Istat del Pil 2014 (s’è scoperto improvvisamente che lo Stato ha speso

La strana crescita Il +0,8% di cui si bea l’esecutivo deriva anche dalla correzione al ribasso del Pil 2014

+1,6%

Prodotto interno 2016 per il governo: l’Ocse dice che sarà al +1% meno di quanto diceva). Problema: il 2015 era partito molto bene – interventi della Bce, petrolio ai minimi – ma ora l’Italia è ferma. Leggendo i dati del Pil per trimestre la cosa è evidente: +0,4% nel primo; +0,3 nel secondo; +0,2 nel terzo; +0,1 nell’ultimo. L’Italia, come sa anche il governo, sta spendendo in importazioni dalla Germania quel che guadagna grazie alle politiche espansive. Lo stop di fine anno si vede dappertutto: la produzione industriale – come fatturato e ordinativi – è scesa negli ultimi due mesi 2015 e l’ultimo trimestre ha il segno meno (-0,1%); pure i consumi hanno chiuso l’anno in contrazione. Non a caso l’Italia, a febbraio, risulta in deflazione.

Autoelogio senza fine Renzi dà i numeri su lavoro, Pil, deficit... Nuovo post propagandistico del premier che tenta di usare i dati come gli fa più comodo: “Le chiacchiere stanno a zero”

DEFICIT. “È sceso per la prima

volta da anni sotto il 3%: quest’anno abbiamo fatto il 2,6% (miglior risultato degli ultimi dieci anni). E nel 2016 scenderemo ancora”. In realtà sotto al 3% di deficit rispetto al Pil –ammesso che sia un valore – ci siamo arrivati coi governi Monti e Letta. Quest’anno abbiamo fatto il 2,6% (segno, peraltro, che Renzi sta facendo austerità, seppur moderata, e non manovre espansive come dice). Nel 2016 – sostiene la Commissione europea – saremo al 2,5%. Sempre che, va ricordato, il Pil cresca dell’1,6% come prevede il governo (l’Ocse, per dire, dice +1% se va bene): se non sarà così, bisogna rifare tutti i conti. LAVORO. “Il boom del Jobs Act

è impressionante. Nei due anni del nostro governo abbiamo raggiunto l’obiettivo di quasi mezzo milione di posti di lavoro stabili in più. E Inps ricorda come siano aumentati i contratti a tempo indeterminato nel 2015 di qualcosa come 764.000 unità”. L’ultimo dato è amministrativo: sono flussi, non teste (lo ha ricordato a Renzi, senza successo, anche il presidente dell’Istat). Vediamo il resto: nel 2015 il governo ha distrutto lo Statuto dei Lavoratori (licenziamenti, demansionamento, controlli a distanza, etc) e regalato 12 miliardi in tre anni alle imprese che assumevano a tempo indeterminato. Ieri sono usciti i dati preliminari Istat di gennaio: gli occupati sono tornati al livello di agosto dopo il calo di dicembre, il tasso relativo è fermo al 56,8% di un anno fa. In un anno si parla di 299mila lavoratori in più, ma l’aumento è tutto nella fascia d’età over 50

SUISOCIAL

SUL PROFILO FACEBOOK Il lungo post di Matteo Renzi sul suo profilo Facebook inizia con “post urticante per gufi e talk” e via una sfilza di numeri su Pil, deficit, occupazione, evasione fiscale, spending review, tasse, export, investimenti e mutui

SU TWITTER Il cinguettio del premier: “Con questo governo le tasse vanno giù, gli occupati vanno su. Le chiacchiere dei gufi stanno a zero

(359mila), mentre aumentano i senza lavoro tra i giovani (15-24 anni) e nella fondamentale fascia 35-49 anni. Ha spiegato su Lettera 99 la ricercatrice Marta Fana: “Si conferma l’ipotesi che la riforma Fornero giochi un ruolo predominante sull’andamento dell’occupazione in Italia” (tradotto: in quella fascia d’età prima si andava in pensione, ora non più). Il tasso di disoccupazione è fermo dall’estate, così come il numero dei disoccupati (poco sotto i 3 milioni). Va segnalato che a gennaio i dati sulla Cassa Integrazione dicono: +12,8% su un anno e +33,8% su dicembre (e con dati incompleti). Nessun tweet di Renzi. EVASIONE FISCALE. Il 2015 è

stato l’anno record nella lotta all’evasione con 14,9 miliardi di euro recuperati dallo Stato, alla faccia di tutti quelli che criticavano il nostro governo su questo”. Fino a quest’anno eravamo in recessione e la sentono pure gli evasori: nel 2014 (Pil a -0,4%), comunque, il recupero dell’Agenzia delle Entrate era 14,2 miliardi. Piccola nota a margine: piano a parlare di evasione, in questa cifra finisce pure il recupero di Equitalia delle multe non pagate. TASSE. “Abbiamo impedito o-

gni aumento di tasse (l’ultimo fu nel settembre 2013, con altro governo) e bloccato anche l’aumento delle tasse locali” (seguono esempi a partire dagli 80 euro). La pressione fiscale era al 43,6% nel 2014 ed è scesa dello 0,3% l’anno scorso: le entrate generali, però, sono aumentate di quasi 7 miliardi (a 709 totali). Un certo ruolo nella diminuzio-

ne percentuale ce l’ha l’aumento del Pil.

I numeri del lavoro

+299

mila occupati a gennaio su un anno prima (ma gli stessi di agosto): frutto del +359mila tra gli over 50 e la diminuzione degli altri

5 6,8% Il tasso di occupazione: è lo stesso di un anno fa

11, 5% il tasso di

disoccupazione: lo 0,1% in più di agosto

12 miliardi in 3

anni: gli sgravi alle imprese nel 2015 per assunzioni stabili (ora lo sconto è al 40%)

SPENDING REVIEW. “Cotta-

relli aveva proposto 20 miliardi di revisione della spesa. In due anni abbiamo fatto tagli per 24,9 miliardi, di cui la stragrande maggioranza a livello di governo. Fonte Mef”. Siamo all’elogio della capacità di tagliare spesa pubblica: tipo i 5 miliardi che mancano al Servizio sanitario nazionale o i 17 in tre anni caricati sulle Regioni. Per arrivare a 25 miliardi - contro i 18 miliardi della Corte dei conti - il Tesoro è costretto a contare di tutto, anche quel che non ha ancora tagliato.

Chi si loda... Il premier Matteo Renzi, su Facebook, loda l’operato del governo su temi che vanno dal lavoro al Pil Ansa

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