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| IL FATTO QUOTIDIANO | Mercoledì 26 Ottobre 2016

DOMANDE SU SOFTWARE E LISTE

Casaleggio e i big M5s citati come testi in tribunale a febbraio

LA MATTINA del 20 febbraio 2017, Beppe Grillo e lo stato maggiore del M5S si trasferiranno in una minuscola aula giudiziaria del Tribunale di Napoli Nord. Davanti al giudice Annamaria Ferraiolo, Grillo, Davide Casaleggio, Alessandro Di Battista e Luigi Di Maio dovranno rispondere, in qualità di testimoni obbligati a riferire la verità, a domande su uno dei segreti di Fatima del Movimento: la gestione del software della Casa-

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leggio Associati e le procedure per le votazioni online che formano le liste elettorali del M5S. Il giudice ha infatti accolto in toto la “lista testi” dell’avvocato Marco de Scisciolo, difensore di Angelo Ferrillo, ex grillino uscito dal Movimento tra furibonde polemiche dopo la mancata candidatura alle elezioni campane del 2015. Ferrillo, un leader dell’associazionismo nella Terra dei Fuochi, è imputato per diffamazione dopo aver scritto un post

COME PREVISTO Per il voto arriva a Montecitorio pure Beppe Grillo, ma la maggioranza affossa la legge 5 Stelle: “Sono senza vergogna”

Il Pd dice no alla riduzione dell’indennità parlamentare si di quanto vergato sul blog, dopo il voto: “Loro hanno ine forbici restano nel globato le cose, come vacche cassetto, la palla fini- autonominatesi sacre hanno sce in tribuna. Sotto gli ingurgitato e se ne sono andaocchi dell’Avversario, te”. La reazione complicata di Beppe Grillo seduto sugli del leader, apparso alla Camespalti della Camera, il Pd dice ra anche per rimarcare l’asno al taglio degli stipendi dei senza di Renzi, che il M5s inparlamentari, ma senza pro- vocava da giorni in Aula, inununciarlo dritto e chiaro. Co- tilmente. Il fondatore si muome previsto, strangola la pro- ve dal suo albergo sui Fori posta del M5s per all’ora di pranzo, il dimezzamento e diffonde subito delle indennità e sillabe mistiche: la riduzione delle “Approvare quediarie giocando sta legge è un atto Il capo a Roma... di regolamento. di buona volontà, Il disegno di leg- Si presenta pensate il Papa ge a prima firma come sarebbe alla Camera Roberta Lombarcontento”. di non viene boc- per sottolineare A Montecitociato, ma rimanrio, si rintana nel’ass enza dato in commisgli uffici della sione Affari costi- del premier, poi Comunicazione, tuzionali, da dove dove chiede lo show in tribuna l ’ a v e v a n o s c aspiegazioni su gliato in aula senvoto e proceduza relatore. Mere. “Posso entraglio rispedirlo alla casella di re in aula?”chiede. E gli dicono partenza a prendere polvere, che non si può. Giù, in Tranpiuttosto che ucciderlo con un satlantico, è folla delle grandi no a caratteri cubitali, perché occasioni. Spunta anche Paolo è già battaglia da referendum, Cirino Pomicino, ex veterano e bisogna limitare i danni di Dc, che sibila: “Siamo alla deimmagine. Ma la sostanza è magogia contro demagogia”. che il Pd sbarra la porta ai tagli, Una deputata del M5s, Maria con buona pace del M5s che ha Edera Spadoni, è avvolta in un mobilitato fondatore e mili- tricolore. Il sit-in dei 5Stelle tanti, peraltro pochini, in piazza di Montecitorio.

» LUCA DE CAROLIS

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QUASI TUTTI si aspettavano

un corpo a corpo duro, da referendum, con i 5Stelle a seminare caos in aula e fuori. E invece dopo il veto i deputati se ne stanno composti. Un po’ perché presiedeva Luigi Di Maio, candidato premier in p ec t o re da tutelare. Ma soprattutto per non dare in pasto ai tg l’immagine di un M5s rissoso: e anche qui, il calcolo è in prospettiva del 4 dicembre. Certo, poi c’è Alessandro Di Battista che arringa la piazza e si scaglia “contro questa gentaglia che non conosce il valore della democrazia, sono ignobili”. Mentre Lombardi promette: “Non mollo, nella capigruppo abbiamo già strappato alla presidente Boldrini un impegno a ri-calendarizzare in aula il testo per novembre, durante la sessione di bilancio. Certo, a fissare la data dovrà essere la commissione. Non sarà facile...”. Di certo i 5Stelle fino a dicembre useranno contro il Pd il no ai tagli. E Grillo, che aveva lanciato vari appelli (“Siate generosi”)? Esce dalla Camera alle 18, e sibila: “Questa gente rumina democrazia”. La sinte-

A ‘PORTA A PORTA’

Fatto a mano

discipline del trattamento dei parlamentari alla vigilia di un referendum non ha senso”. E Lombardi infierisce: “Hanno mandato il sottopanza di maggioranza e governo a fare il lavoro sporco al posto del Pd”. GRILLO PARLOTTA coi suoi,

Sono vacche autonominatesi sacre: hanno ingurgitato e se ne sono andate BEPPE GRILLO

davanti a Montecitorio è fissato per le 15, ma la gente non è tanta. E Grillo non si fa vedere. Il Pd si sbizzarrisce sui social con foto della piazza disseminata di vuoti, mentre i dem accordano l’inversione dell’ordine dei lavori: il ddl grillino verrà votato per primo. E allora alle 15,30 si parte, con Grillo in tribuna assieme ai capi della comunicazione Rocco Casalino e Ilaria Loquenzi. Comincia Lorenzo Dellai (Centro Democratico) proponendo il rinvio del ddl in commissione: “Votare nuove

sfoglia un libro passatogli da una ragazza. Anche Forza Italia, SI e Fratelli d’Italia annunciano voto contrario al rinvio. Poi la parola passa al capogruppo dem Ettore Rosato: “Ai 5Stelle interessava venire qui per dire che un parlamentare dovesse prendere la metà di quanto prendeva di consulenza la Muraro (l’assessore all’Ambiente a Roma, ndr)”. Il Pd applaude, Grillo ride e urla: “Bravo”. Pier Luigi Bersani si copre il viso con una mano, mentre Rosato punge: “C’è un ospite importante, abbiamo adattato la nostra agenda a quella di Beppe Grillo. Lo pregherei di andare dopo anche in un altro colle qui vicino (il Campidoglio, ndr) a parlare di auto blu, di consulenze, di tagli di costi”. Grillo sghignazza, scandisce “ti voglio bene”verso il dem. L’aula si scalda, Di Maio discute perfino con un suo deputato (Francesco D’Uva), ma non si deborda. Si vota, ed è rinvio, con 109 voti di dif-

ferenza per Pd e alleati. Grillo se ne torna su, e incrocia il forzista Renato Brunetta. “Che incontro”ride forte. Con i suoi si sfoga: “Questi del Pd sono spudorati, senza vergogna”. Un paio d’ore dopo se ne va, senza tagli. Ma la partita dei soldi è tutt’altro che finita.

Sugli spalti Beppe Grillo in tribuna a Montecitorio con un membro dello staff M5s Ansa

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Imbarazzo Chiede a Vespa di invitarlo col comico, poi promette vaghi interventi futuri

Renzi svicola: “Ora in tv con Grillo” » WANDA MARRA

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i invita un giorno in trasmissione con Grillo, si fa due chiacchiere?”. Matteo Renzi la proposta la fa a Bruno Vespa, durante Porta a Porta. Il leader dei Cinque Stelle, ieri, era andato alla Camera, in tribuna, ad assistere al dibattito sulla proposta del Movimento di dimezzare le indennità dei parlamentari. VOLEVA un confronto, anche a

distanza, con il segretario-premier. Ma i banchi del governo sono completamente vuoti, mentre il Pd acclama il capogruppo, Ettore Rosato, nelle vesti di tribuno-difensore delle indennità. Maria Elena Boschi, il ministro delle Riforme, passa per Montecitorio, ma in aula non ci va. Renzi, da Vespa, prova a dare una lettura della giornata, che rovesci quello che hanno visto tutti. “Grillo si è inventato ‘la

Aula Montecitorio durante la seduta di ieri Ansa

mossa’ per andare contro di me, siccome con il referendum tagliamo i costi della politica e riduciamo il numero dei parlamentari, lui si trova in difficoltà a spiegare che voterà No”. Renzi non ci pensa proprio a presentarsi in aula dove ha dato mandato a Rosato di portare a casa il rinvio in commissione della proposta dei Cinque Stelle. Luigi Di Maio gliel’aveva chiesto ufficialmente in aula nel suo inter-

vento di lunedì. Più o meno in contemporanea il segretario-premier faceva sapere che sarebbe andato, invece, nello studio di Vespa (la puntata di ieri sera è stata registrata alle 18 e 30). “Dov’è Renzi, arriva Renzi?”, chiede Di Maio a tutti i cronisti che si avvicinano. Il nervosismo è palpabile tra i deputati più vicini al premier: la legge in aula non ci doveva proprio arrivare, in mez-

zo a una campagna referendaria, in gran parte basata sul taglio dei costi della politica. Il tema “casta”è sensibile e Renzi lo sa. Non a caso, domenica, a In Mezz’ora, ha cercato di limitare i danni, con uno dei suoi metodi più classici. L’annuncio. “Il Pd studierà il ddl sul dimezzamento degli stipendi”, aveva detto. Parole di circostanza. E infatti, dichiarava: “Perché ai parlamentari anziché dare l’indennità piena non la diamo sulla base delle presenze in aula?” La promessa elettorale pre-referendum è questa. Ma nessuna traccia ancora se ne trova. FONTI parlamentari renziane

raccontano che si sta lavorando a un disegno di legge, che la metta nero su bianco. “Sono loro che spendono e spandono. Mentre noi diamo una parte della diaria al partito, a loro basta rendicontarla, e ci fanno quello che vogliono”: un de-

putato renzianissimo prova a rovesciare l’immagine del Pd che vota per non fare nemmeno la discussione sugli stipendi, dipingendo i 5Stelle come “nababbi”. Renzi in serata va oltre. Di Maio? “Non viene in aula perché è in missione? In missione ci vanno i missionari”. E ancora: “Noi siamo disponibili a ridurre lo stipendio dei parlamentari, anche a dimezzarlo, a condizione che non sia un giochetto, una ‘mo ssa’”. E l’accusa: “L oro hanno detto che prendono 2 mila, 3 mila euro al mese. Poi vai a vedere e scopri che con i rimborsi prendono 10-11-12 mila euro, come quelli del Pd”. In realtà, il riferimento è semplicemente alle tre voci presenti nelle buste paghe dei parlamentari (indennità, diaria, rimborsi per svolgere il mandato). Ma nel gettare fumo negli occhi, il premier è maestro. © RIPRODUZIONE RISERVATA


POLITICA

Mercoledì 26 Ottobre 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO |

che Gianroberto Casaleggio ritenne offensivo: “Mi sto preparando le valigie per cambiare Paese perché se il futuro è in mano a un fallito e truffatore con sede legale a Milano meglio espatriare”. Fu pubblicato nel gennaio 2015, nei giorni in cui Ferrillo veniva sospeso con effetto immediato dallo staff di Grillo mentre era 13° nella graduatoria delle “regionarie” con 104 preferenze. Era praticamente certo di un posto da candidato consigliere e in lizza

per partecipare al voto elettronico per la candidatura a governatore. Motivo della sospensione: lo staff si ricordò delle affermazioni di Ferrillo dell’anno prima, quando fu trombato durante la corsa online per candidarsi alle Europee e accusò il Movimento di scarsa trasparenza sulle procedure: “Nessuno degli esclusi ebbe la possibilità di sapere quanti voti aveva ottenuto”. “La querela di Casaleggio fu un pretesto per met-

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termi fuori gioco – commenta Ferrillo – non è un caso che querela ed espulsione mi arrivarono solo dopo aver superato il primo turno. Come mai? Mettevo a rischio la candidatura a presidente della Regione della loro preferita, la Ciarambino? Dovranno dare delle spiegazioni in aula, voglio vedere se Di Maio verrà a deporre sulla gestione di questa farsa”. VINCENZO IURILLO

IMBARAZZI E ora tutti hanno un’idea alternativa

» GIANLUCA ROSELLI

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SUL BLOG Oggi scade il termine

L’appello dalla “casa madre” di Milano: “Votate il Regolamento” VOTATE , per difendere il Movimento dagli attacchi giudiziari e politici”. Dopo lo stesso Grillo e i i vari big del Movimento, da Luigi Di Maio ad Alessandro Di Battista, è Davide Casaleggio a lanciare l’appello dal blog del fondatore perché gli iscritti votino il nuovo regolamento del Movimento. La votazione si concluderà oggi alle 21, e secondo forti indiscrezioni si è ancora lontani dal quorum dei tre quarti dei 130mila iscritti al blog (e quindi a Rousseau, la nuova piattaforma web), necessari per rendere le nuove norme a prova di ricorsi. Che sicuramente pioveranno, visti anche i processi in corso a Roma e Napoli su istanza di decine di militanti. Così ci prova anche Casaleggio junior, con toni gravi: “Con questo voto si decide che direzione potrà prendere il Movimento dal punto di vista organizzativo e come potrà difendersi dagli attacchi che si stanno intensificando e si intensificheranno sempre più mano mano che ci avvicineremo alle elezioni politiche e alla possibilità di governare questo Paese”. D’altronde, sostiene Casaleggio, non è importante solo cosa sceglierai, ma anche in quanti avremo partecipato a questo voto. Più saranno i votanti e meglio il Movimento potrà difendersi dagli attacchi che sicuramente arriveranno. Stiamo facendo nuova giurisprudenza politica”. Oggi si chiude. Ma il quorum dovrebbe restare una chimera. E nel M5s già lavorano a “soluzioni alternative” con lo staff legale.

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metà pomeriggio, in Aula alla Camera, la questione la pone Roberta Lombardi. “Come farete a giustificare davanti ai vostri elettori questa scelta quando le città sono piene dei vostri manifesti referendari che promettono tagli ai costi della politica?”, chiede ai colleghi del Pd la deputata che ha proposto la legge per dimezzare l’indennità parlamentare: da 5 mila a 2 mila e 500 euro netti. Di lì a poco la norma sui tagli sarà rispedita in commissione coi voti della maggioranza e i fischi degli altri. Prima, però, parla Ettore Rosato. “A voi fa comodo questo sistema, perché così potrete continuare a urlare. Avete calcolato che noi dobbiamo guadagnare la metà della Muraro (l’assessore all’Ambiente della giunta Raggi, ndr)”, dice il capogruppo Pd a Montecitorio. Che si rivolge direttamente a Beppe Grillo, seduto in tribuna. “Più tardi dovrebbe andare anche in un Colle qui vicino (il Campidoglio, ndr), per fare il calcolo di consulenze e auto blu…”. Infine, snocciola le cifre della busta paga di Luigi Di Maio. “Allora, lei ad aprile 2016 ha preso…, a maggio invece… e a giugno poi... Vede presidente, lei guadagna come tutti noi!”. ALLA CAMERA ieri si è fatto

anche molto spettacolo. Con il Movimento 5 Stelle ad aizzare la piazza contro il Palazzo. E dentro i pidini a difendersi accusando i grillini di “demagogia populista” e di “voler strumentalizzare un argomento serio solo in vista del referendum”. “Siete voi che volete rimandare tutto al dopo 4 dicembre, ma un Paese non si può fermare per la vostra riforma…”, ribatte la Lombardi. “Il problema”, spiega un deputato pidino, “è che, se si dimezza l’indennità, qui molti di noi sono in difficoltà perché, tra l’affitto di una casa a Roma e la quota da dare al partito, in tasca non resta granché. Insomma, ci andiamo a perdere rispetto alle nostre professioni. A quel punto nessuna persona di un certo livello professionale vorrà più dedicarsi alla politica. O, viceversa, farà politica solo chi è ricco”. L’indennità parlamentare, ricordano i deputati pidini, è equiparata per legge allo stipendio del presidente di sezione della Corte di Cassazione. “Ormai è addirittura inferiore, visto che nelle ultime legislature è stato ridotta del 20 per cento…”. Le proposte alternative al taglio lineare grillino, intanto, si sprecano. A partire da Matteo Renzi: “Perché non leghiamo l’indennità al numero di

“Non siamo contrari ai tagli, ma...”. Le mille giustificazioni dem Geniale Alessia Morani: “C’è solo un modo per ridurre i costi: fare le riforme!”. Miccoli: “La solita proposta acchiappa-voti” farebbe la fame…”, i commenti di alcuni dem in Transatlantico. Giorgia Meloni propone di dimezzare la busta paga, ma con l’inserimento di premi produttività: se si raggiungono gli obbiettivi il salario si alza, altrimenti resta com’è. “Ecco realizzato il modello del Parlamento-azienda, à la Berlusconi…”, si sussurra. Sinistra italiana, invece, vuole agganciare l’indennità a quella dei parlamentari europei. Altri sorrisi: “Ma quelli guadagnano di più di noi…”. INSOMMA, un po’ di teatro.

presenze in aula?”. Ma in questi due giorni di discussione sui tagli alla Casta, ne sono piovute diverse. Renato Brunetta, per esempio, propone di legare l’indennità allo stipendio pregresso: si guadagna quello che si prendeva con la precedente professione. “Allora c’è gente senza arte né parte che

IL QUESITO

Democratici Il capogruppo a Montecitorio Ettore Rosato e i deputati Alessia Morani e Marco Miccoli Ansa/LaPresse

“L’iniziativa dei grillini è strumentale perché tra poco più di un mese potremmo avere una sola Camera. Noi non siamo contrari ai tagli, ma vanno inseriti in un quadro organico di riduzione generale dei costi della politica”, osserva Giuseppe Lauricella, che per fare il deputato si è messo in aspettativa dalla sua cattedra di docente universitario a Palermo.

Alan Ferrari, altro deputato Pd, accusa: “Solo il fatto che i grillini lunedì abbiano fatto 30 interventi da 1 minuto l’uno fa capire la loro serietà…”. “In questo Paese quando un partito è in difficoltà tira fuori l’arma vincente porta-voti: lo stipendio dei parlamentari”, osserva Marco Miccoli. Emanuele Fiano, invece, vede del marcio in Danimarca: “Strano che questa proposta arrivi proprio a ridosso del caso sui rimborsi di Di Maio…”. Per Alessia Morani (che poi denuncerà di essere stata aggredita in piazza da un attivista grillino), invece, “c’è solo un modo per tagliare i costi della politica: fare le riforme!”. Ma c’è anche il governatore della Toscana Enrico Rossi, secondo cui la verità sta nel mezzo: “È nel giusto Grillo e ha ragione Renzi: è possibile trovare un accordo tra le due posizioni”. E la soluzione, per dirla alla Dylan, la porterà il vento. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Risparmi? Solo sulla scheda referendaria

Sulla riduzione dei costi delle istituzioni Lombardi batte Boschi 88 milioni a 57

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a cosa bizzarra è che l’argomento, per governo e Pd, è così rilevante da essere finito dentro al quesito referendario: approvate la riforma che causa “il contenimento dei costi delle istituzioni”? Più che un po’ demagogico, visto che si tratta pure di abolire il diritto di voto per il Senato. Eppure quando “il contenimento” potrebbe essere realizzato, e in misura maggiore, senza toccare prerogative dei cittadini diventa subito un argomento populista. E dire che, senza toccare l’elettività di una delle due Camere, la pdl Lombardi prevedeva risparmi per complessivi 88 milioni di euro contro i 57,7 certificati dalla Ragioneria generale dello Stato per la riforma Renzi-Boschi. La legge grillina funziona così: l’indennità, cioè lo stipendio dei parlamentari, passa da circa 10 mila a circa 5 mila euro lordi; i rimborsi spese, concessi solo dietro rendicontazione, hanno un tetto massimo di 3.500 euro al mese. Col primo taglio il Parlamento rispar-

mia 61 milioni, col seconnatori e i rimanenti 9 daldo circa 27 milioni. Quasi la cessazione della corre90 milioni di euro di sponsione della diaria “contenimento dei costi mensile, cioè 3.500 euro delle istituzioni”, come mensili pro capite ai seamano dire dalle parti di natori 215 eliminati). ViPalazzo Chigi. E invece sto che quest’anno il Seniente: la proposta non nato costerà 540 milioni va bene. Toccare quasi di euro, un risparmio del 50 articoli della Carta 9%. L’abolizione delle per risparmiare quasi la R. Lombardi Ansa Province, dicono i tecnimetà –e vantarsene denci, c’è già stata ed è diffitro alla scheda elettorale – invece cile quantificare nuovi risparmi, deve essere buona politica. mentre la soppressione del Cnel (anche esso nel quesito) comporta PER RIASSUMERE, la Ragioneria ge- “risparmi pari a 8,7 milioni”. Nel nerale – che è un organo del mini- nuovo Senato peraltro, seppure i sestero del Tesoro –ha stimato “il con- natori saranno meno, viaggeranno tenimento dei costi” della Costitu- molto di più visto che saranno sinzione renziana così: la riduzione dei daci e consiglieri regionali: questo senatori da 315 a 100, con annessa potrebbe comportare un aumento cancellazione dell’indennità parla- dei rimborsi per trasferte e soggiormentare per gli inquilini di Palazzo ni romani e quindi una diminuzione Madama, comporta una “minore dei risparmi stimati dalla Rgs. Ma spesa stimabile in circa 49 milioni di non vogliamo esagerare: ad oggi, euro” (40 milioni ottenuti dall’abo- Lombardi batte Boschi 88 a 57. lizione dell’indennità per i futuri se© RIPRODUZIONE RISERVATA


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