Figueras

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Ansa 10 maggio 2014 Libri: la tragedia dei desaparecidos vista con gli occhi di un bambino Il libro di Marcelo Figueras, scrittore argentino critico di papa Francesco (di Paolo Barbieri) (ANSA) – MILANO, 10 MAG – «Ho scritto “Kamchatka” perché dovevo farlo. Se non lo avessi fatto sarei morto per combustione spontanea, come un personaggio di uno dei miei romanzi preferiti di Dickens», racconta Marcelo Figueras, scrittore, sceneggiatore e giornalista argentino, che oggi a Milano ha presentato il suo ultimo libro, “Kamchatka”, edito da L’Asino d’oro (pp. 369, euro 14,00). Un romanzo sulla tragedia dei desaparecidos raccontata da un bambino e che ruota attorno alla parola “Kamchatka”, nome di una fredda penisola dell’oriente russo citata nel gioco del Risiko ma anche l’ultima parola che il padre di Harry, il protagonista del romanzo, pronuncia prima di diventare uno dei tanti desaparecidos. Harry è un bambino a cui piace inventare storie, giocare con il suo amico Bertuccio, sfidare suo padre a Risiko. Ha un fratello più piccolo, il Nano, e ama i suoi genitori. La serena quotidianità si interrompe bruscamente: in Argentina c’è il colpo di Stato e la famiglia di Harry deve fuggire da Buenos Aires e assumere una nuova identità. Cosa vuol dire ‘giocare’ a essere qualcun altro per sopravvivere? Divertente, ironico e toccante, Kamchatka suggerisce che l’eroismo risiede nella capacità di cambiare e che tutti hanno bisogno di un posto dove rifugiarsi e resistere prima di affrontare il mondo. «L’urgenza di scrivere questo romanzo – spiega l’autore, ospite della libreria Centofiori e domani al Salone del Libro di Torino – è stata quella di non far cadere nell’oblio la tragedia della dittatura militare come stava accadendo in Argentina. Era ed è necessario parlare di quella vicenda altrimenti resterà come un bubbone all’interno della società. La sfida è stata quella di trovare un modo per raccontare questa storia che fosse in grado di sedurre i lettori». Perché la scelta di fare raccontare la tragedia della dittatura da un bambino?: «I bambini dicono cose che gli adulti non sono in grado di dire. I bambini non si spezzano neppure sotto un bombardamento, sono di gomma. Il giorno dopo un bombardamento sono capaci di costruire per gioco ponti e case con le macerie». Il romanzo è una denuncia nei confronti della società argentina che ha troppo presto archiviato gli anni del regime militare: «Caduta la dittatura sono seguiti anni in cui sono stati approvati l’indulto e l’amnistia e la società ha cercato di dimenticare quel triste periodo. Non ha voluto fare i conti. Negli ultimi dieci anni, invece, sono state riaperte le indagini sui collaboratori civili della giunta militare. È sbagliato pensare che la colpa di quanto è accaduto sia solo dei militari. Non avrebbero fatto ciò che hanno fatto se non avessero avuto l’aiuto e il sostegno di una larga parte della società civile: i potentati economici, i ricchi e la chiesa». Il legame della chiesa con il regime è sempre stato denunciato ma è ritornato d’attualità quando lo scorso anno il cardinale Bergoglio è stato eletto papa. Marcelo Figueras non nasconde le sue perplessità su papa Francesco e sulla sua compromissione con la giunta militare argentina: «Per me – dice – è una figura controversa. I suoi atti durante il regime militare degli anni Settanta sono poco chiari.


Mi fido di alcune delle persone che lo hanno accusato come Horacio Verbitsky che è un giornalista serio ma mi rendo conto che non c’è una prova inconfutabile. L’accusa più grave è che ha coperto il regime e non ha fatto niente per salvare i suoi sacerdoti». Oggi papa Francesco è amato da tutti: «Da papa ha detto alcune cose importanti sulla povertà. Per me resta una figura controversa». (ANSA). BAB


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