"Una ricerca affascinante per il superamento del comunismo"

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“Una ricerca affascinante per il superamento del comunismo” Massimo Fagioli, sul n° 45/2010 di LEFT In casa mia, quando ero un ragazzo - e un po’ mi vergogno a dirlo -, entravano Il Mattino, il quotidiano di Mattei e di Fanfani che usciva allora, o addirittura l’Avvenire, quando non persino l’Osservatore Romano. Poi però, giovani e arditi, noi uscivamo di casa. Certo, anche per me, come per tanti, il primo incontro con l’Unità fu nell’adolescenza. Nei primi anni Sessanta, andare al liceo ogni mattina, o al lavoro, con una copia dell’Unità piegata nella tasca della giacca - facendo bene attenzione che proprio tutti vedessero, da come la piegavamo e ce la mettevamo in tasca, che quella era proprio l’Unità - era l’unica protesta che ci era allora possibile. Quelli in effetti erano anni duri. Una bandiera. Non ricordo che in realtà la leggessimo quasi mai, a parte forse Fortebraccio - era davvero un po’ pesante per dei ragazzi come eravamo, con il suo linguaggio distanziante, con i suoi frequenti inserti dei dibattiti integrali di pagine e pagine del Comitato Centrale o delle relazioni del Segretario Politico - ma era un grido, forte e silenzioso, una rivendicazione d’identità. Quella testata nera e rossa, sempre ammezzata, piegata in verticale nella tasca sinistra del cappotto, o della giacca quando veniva la primavera, in modo che tutti la vedessero, diceva a tutti che noi eravamo diversi. Che noi eravamo contro. A sedici anni, se non eri contro, beh, allora eri davvero fottuto! Contro la professoressa di Greco, contro l’Ora di Religione, contro la Società e il Potere, Senza avere capito ancora proprio nulla, per la verità, né certamente della didattica del Greco, né degli strumenti melliflui d’oppressione della Religione, né dei meccanismi violenti di dominio della Società. Solo una vitalità elementare. Poi, dopo il 1964, l’ingresso dei socialisti nel governo democristiano e con l’aggressione al Vietnam, arrivò la Grande Rivolta, e con essa tutt’altre rappresentazioni, differenti. Ci colse all’improvviso e ci travolse. Ubriachi, tutto ci sembrò semplice e chiaro. L’essere contro trovò altri comportamenti e altre manifestazioni. Sui baveri delle giacche, sugli eskimo, fiorirono rossi distintivi cinesi smaltati, dalle tasche adesso spuntavano testate nuove: Potere operaio, Lotta continua - o il Libretto delle Guardie Rosse. Adesso all’improvviso sapevamo che non soltanto i nostri padri - i partigiani bianchi - ci avevano tradito, ma anche i comunisti. E noi eravamo contro. Era la nostra giovinezza, giusto quella che c’era toccata. Ma non durò molto. E presto diventò un incubo. La sconfitta, il terrorismo, l’angoscia quotidiana che ti divorava ogni giorno il ventre. Massimo Fagioli, nel 1985, poi, avrebbe scritto «il Sessantotto morì con il Sessantotto: la Rivoluzione culturale non aveva fatto un bambino, i giovani non erano riusciti a sognare». Aveva scritto anche: «C’era stato il Sessantotto. La libertà-felicità ottenuta con niente (...). Stetti a guardare e arrivarono regolarmente le prime vittime. Ricevevo persone depresse, dissociate, completamente sperdute (...). Decisi che era proprio ora di scrivere». “Istinto di morte e conoscenza”, era il 1971. E allora, con il suo scrivere, era cominciata una storia davvero del tutto differente. Senza che allora ci capissimo granché, ma con una insperata speranza nuova. E anni passarono. E anche se ancora non capivamo poi molto di quello che stava accadendo, però stavamo meglio ed eravamo sempre di più. Nel 2005, poi, il regista cinematografico Francesco Maselli, intervistato da Adele Cambria sull'Unità del 18 settembre dirà: «negli anni Settanta i Seminari di Massimo Fagioli sottrassero un gran numero di giovani alla lotta armata e alla droga». Beh, Citto Maselli parlava proprio di noi. Passarono così anni di ricerca e di lavoro, nel 1980, quando francamente meno ce l’aspettavamo, ecco che anche l’Unità riapparve quasi all’improvviso nelle nostre vite. Il 18 aprile 1980 era uscito “Bambino donna e trasformazione dell'uomo”, il quarto libro di Massimo Fagioli. Nell’agosto i compagni di Siena per primi aprirono uno stand nel Festival provinciale dell’Unità della loro città con i libri di Massimo Fagioli e il 24 eravamo lì in tanti. Poi, il 30 agosto al Festival dell’Unità di Firenze, oltre allo stand dei libri, ci fu anche un affollatissimo dibattito, per la prima volta le compagne e i compagni parlarono in pubblico della loro ricerca. Il primo settembre ripresero regolarmente i Seminari dell’Analisi


collettiva. E una telefonata, una di quelle sere, arrivò a Firenze. Una voce femminile disse: «Ti passo Massimo». Quell’anno la Festa Nazionale dell’Unità - che allora era una scadenza politica di grandissimo rilievo - si sarebbe tenuta a Bologna. E il Partito aveva invitato i Seminari dell’Analisi collettiva a parteciparvi. Questo avrebbe voluto dire uno spazio nella Libreria della Festa per i libri di Massimo Fagioli e ben due serate di dibattito negli spazi, grandissimi, della Festa. In quella telefonata Massimo Fagioli dettò i titoli che avrebbero avuto quei due dibattiti: “Realtà umana dell’artista e opera d’arte” e “Possibilità e realtà di un lavoro psichico di realizzazione, trasformazione e sviluppo umano” a uno stupitissimo interlocutore fiorentino che la mattina successiva, forse un po’ frastornato, prese un treno per Bologna e si recò alla Federazione del Pci a portarli: servivano per pubblicare il programma definitivo della Festa Nazionale. Poi quel fiorentino nei giorni successivi restò lì, a Bologna, come dettava il costume di allora, a lavorare manualmente alla costruzione della Libreria e degli stand. E il 6 settembre finalmente accolse Massimo Fagioli negli spazi della Festa, e gli fece fare il giro delle grandi installazioni che l’ospitavano. Quella stessa sera si svolse il primo incontro con un’affluenza eccezionale di pubblico. Il pomeriggio successivo, il 7 settembre, ebbe luogo il secondo dibattito, con una partecipazione di pubblico ancora più grande. La mattina di quello stesso giorno era stata trasmessa da Radio Città di Bologna una oggi storica intervista a Massimo Fagioli. Le trascrizioni delle parole dette in quelle straordinarie giornate sono tutte disponibili sulla rivista “Il sogno della farfalla”, oggi edita da L’Asino d’oro. Nel dibattito del secondo giorno, il 7 settembre, una compagna comunista disse: «Nelle sezioni, nella vita di militante, c’è uno sforzo continuo di capire una realtà nuova che viene avanti e che ci sfugge anche di mano, ed è umano anche che ci sfugga di mano (...) I compagni comunisti con tutti i limiti che possono avere sono pronti e disponibili a mettersi in discussione sempre, ecco, amano profondamente il loro prossimo». E Massimo Fagioli, rispondendo, quella stessa sera disse «È stato detto in maniera netta e chiara che tutto è legato alle teoria, perché al di là, molto al di là del Partito comunista, a monte, c’è una realtà storica e culturale di delusione del desiderio. è che non c’è una teoria sufficientemente valida e completa nei riguardi della realtà umana e della scienza della realtà umana, in particolare della scienza psichica». La teoria della nascita umana. Il Partito comunista, poi, si ritrasse, ma la ricerca dell’Analisi collettiva, in tutti i lunghi anni successivi non si è mai fermata. Apertasi pubblicamente fin dalla prima edizione di “Istinto di morte e conoscenza” fra il 1971 e il 1972, e attraverso quel 1980 che ho qui sommariamente ricordato, è proseguita, realizzazione dopo realizzazione, fino alla piena riuscita pubblica che essa registra oggi. Dal 2006 Massimo Fagioli ha una sua rubrica, “Trasformazione”, sul settimanale Left e tutti i suoi articoli vengono poi, anno dopo anno, raccolti in volume per la casa editrice L’Asino d’oro che è nata nel 2009. Dal 2011 quel settimanale su cui scrive esce regolarmente insieme all’Unità. Attraverso quegli articoli, oltre che nei Seminari, ancora la ricerca cresce e si approfondisce e il tema dell’identità della Sinistra è sempre un riferimento. Nell’articolo del 5 dicembre 2008 Massimo Fagioli scrisse: «Una lotta, senza armi, soltanto rivoluzione del pensiero e parola» e in quello del 19 novembre 2010: «Una ricerca affascinante per il superamento del comunismo». Sono le due frasi che si possono leggere tutti i giorni su Internet in apertura di “Segnalazioni”, una pagina che oggi è seguito da decine di migliaia di lettrici e di lettori in tutto il mondo, in Italia e fuori d’Italia. Intanto, dal 2010 al 2012, per tre successive estati, l’Analisi collettiva fu ancora invitata alla Festa dell’Unità di Caracalla, a Roma. Migliaia e migliaia di persone affluirono a quegli incontri, con una partecipazione eccezionale di donne e di uomini che affollò, in quelle bellissime sere d’estate, le arene e i viali di quella Festa. Delle serate affascinanti e memorabili, che poi, anch’esse, si interruppero. Adesso, anche per i novant’anni dell’Unità da quel 1924 in cui Antonio Gramsci la fondò, ancora e meglio di prima, noi ci siamo. Ci saranno forse nuove occasioni? Penso che ci piacerebbe... Fulvio Iannaco


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