Avana

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ESTERI

Venerdì 11 Novembre 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO |

Il Canada di Trudeau e il Nafta

magnate ha invitato il primo ministro canadese ad andare a Washington. Secondo la stampa canadese, la tradizione vuole che la prima visita all’estero che compie un presidente degli Stati Uniti neo eletto, sia proprio in Canada. Durante la campagna elettorale, il candidato repubblicano alla presidenza aveva promesso di rinegoziare il Nafta, l’accordo nordamericano per il libero scambio. Secondo quanto scrive

Justin Trudeau ha invitato il nuovo presidente degli Stati Uniti Donald Trump a visitare il Canada durante un incontro ufficiale. L’ufficio del primo ministro canadese ha confermato che Trudeau ha chiamato Trump mercoledì sera per congratularsi della vittoria che gli ha permesso di entrare alla Casa Bianca, ma anche per discutere di interessi reciproci. A sua volta il

Bloomberg News però, le politiche protezioniste auspicate dal tycoon e sostenute da una parte dei Repubblicani più intransigenti, più che per i “cugini” canadesi, potrebbero rivelarsi rischiose per il Messico. In una conferenza stampa a Sydney, Trudeau ha detto di avere brevemente parlato al telefono con Trump, aggiungendo “se gli americani vogliono parlare del Nafta, sarò felice di farlo”.

Incubo a L’Avana: è tornato il gelo tra gringos e Cuba Sull’isola speravano in un presidente vicino alle aperture di Obama per risollevare l’economia grazie ai turisti americani » DIEGO LÓPEZ

C

uba si è svegliata come dopo un brutto incubo. L’elezione di Donald Trump come 45° presidente degli Stati Uniti, per di più con l’en plein repubblicano nel Congresso e la rielezione in Florida dei più noti esponenti dell’anticastrismo, corre il rischio di interrompere il sogno di recuperare relazioni normali col potente vicino, foriere, per gran parte dei cubani, di un miglioramento della vita di tutti i giorni. Il magnate nordamericano, negli ultimi giorni della sua campagna elettorale, era stato chiaro. Le “concessioni”fatte da Barack Obama per la normalizzazione e per alleviare le conseguenze dell’embargo, aveva detto, “sono state decise e attuate come ordini esecutivi”, ovvero come espressione delle prerogative del presidente e che quindi possono essere cambiate o addirittura eliminate dal nuovo inquilino della Casa Bianca. E Trump aveva messo in chiaro che era deciso a fare marcia indietro, perché tali misure “hanno beneficiato solo il regime dei Castro” e per “ottenere l’accordo che la gente di Cuba , qui (in Florida) e là (nell’isola) merita: la libertà politica e religiosa e la liberazione dei pri-

Fatto a mano

LA STORIA

L’Avana

Trump è stato chiaro: i nuovi rapporti con gli Usa sono a senso unico, ne ha beneficiato solo il regime di Castro

Tel Aviv La destra plaude, Haaretz teme disinteresse

Il Medio Oriente secondo Donald: vicino a Israele, ma faccia da solo O

bama? Una delusione. Per una fetta di Israele, e di ebrei americani, il presidente di colore non era l'uomo giusto. All'elezione di Donald Trump, molti iscritti all'Aipac (The American Israel Public Affairs Committee) avranno stappato lo champagne. L'Aipac viene considerata la più potente lobby ebraica degli Stati Uniti e il 22 marzo ha ospitato il magnate durante una tappa della campagna elettorale. La figlia del tycoon, Ivanka, è sposata con l'immobiliarista Jared Kushner e per lui si è convertita all’ebraismo ortodosso nel 2009. “Io sono uno che sa fare accordi, e lasciatemi dire una cosa - disse Trump - questo accordo (riferendosi a quello siglato fra Usa e Iran sul nucleare) è catastrofico per l’America, per Israele e per l’intero Medio O-

Promesse Trump in comizio all’Aipac Ansa

riente”. Stoccata a Obama. Applausi in sala. Infine: “Quando sarò presidente i giorni in cui Israele è trattato come un cittadino di seconda classe finiranno”. Ora sarà tutto da vedere se le promesse troveranno applicazione. Uno dei più

stretti consiglieri di Trump, Jason Greenblatt alla Radio militare israeliana ha ribadito che il presidente “non vede negli insediamenti un ostacolo alla pace” ed ha confermato che l'ambasciata Usa sarà trasferita a Gerusalemme. Il quotidiano Haaretz però cita un documento sviluppato dal ministero degli Esteri israeliano: “Da un lato Trump ha espresso sostegno agli insediamenti e allo spostamento dell’ambasciata Usa a Gerusalemme, ma dall’altro ha sostenuto di voler restare neutrale e che le due parti (Israele e Autorità nazionale palestinese) devono da sole raggiungere un accordo”. Insomma, l'interesse minimo per il Medio Oriente da parte del neo presidente potrebbe essere un boomerang per Tel Aviv.

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gionieri politici”. In Florida, dove vive la maggior comunità di esiliati cubani – quasi due milioni di persone – il nuovo presidente ha ricevuto il 49,1% dei voti contro il 47% ottenuto da Hillary Clinton, guadagnando i voti elettorali di uno degli Stati decisivi per la vittoria di Obama quattro anni fa. Non solo, i campioni dell’anticastrismo della Florida sono stati rieletti al Congresso: Mario Rubio (senatore) e Ileana Ross-Lethinen, Carlos Curbelo, Mario Díaz-Balart (deputati). IERI MATTINA a L’Avana regnava una

grande preoccupazione come confermava a Telesur il professor Esteban Morales, uno dei maggiori studiosi delle travagliate relazioni tra l’isola e gli Usa. Durante la lunga campagna presidenziale vari esponenti del governo di Raúl Castro avevano ripetuto che Obama non aveva esercitato tutte le sue prerogative presidenziali per “svuotare” l’embargo e dunque per rendere irreversibile il processo di normalizzazione tra i due Paesi. E si erano augurati che il nuovo presidente avrebbe seguito la stessa strada, ma con maggior slancio, anche perché, come affermava nei giorni scorsi il ministro del commercio Malmierca, quest’anno Cuba non raggiungerà l’obiettivo di una crescita del 2% del Pil e dunque necessita di nuovi investimenti esteri, soprattutto nel settore del turismo. Quello dove l’interesse degli Usa è maggiore. Josefina Vidal, la responsabile cubana dei negoziati con Washington, ha ripetuto che L’Avana spera nel dialogo con gli Usa. Ma è chiaro che i prossimi giorni, in attesa che Trump faccia capire quale saranno le sue priorità e i suoi uomini incaricati di trattare la questione Cuba, saranno assai delicati per il governo de L’Avana. Secondo alcuni osservatori, la vittoria del magnate dovrebbe rafforzare la componente fidelista del governo, quella che ha sempre continuato a pensare che il vicino del nord sia l’ostacolo a una vera sovranità e indipendenza di tutta L’America latina, oltre che di Cuba. E che l’Avana doveva continuare a essere il centro di resistenza contro le misure imperiali degli Usa. In questo contesto arriva l’annuncio che le forze armate rivoluzionarie (Far) attueranno manovre nell’isola dal 16 al 20 novembre per “preparare le truppe e il popolo ad affrontare differenti azioni del nemico”. Le manovre “Bastione 2016” avranno luogo in tutto il territorio, ad eccezione della regione di Guantanamo, quella colpita dall’uragano Matthew. È chiaro che tali manovre sono state previste da tempo, ma il concetto di “guerra popolare” ricorda da vicino i tempi più duri delle relazioni Cuba-Usa. © RIPRODUZIONE RISERVATA

REGNO UNITO

Theresa May alla Casa Bianca: “Mi manda Farage” » CATERINA SOFFICI

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Londra

arack Obama era venuto a Londra per mettere sull’avviso gli inglesi: se vince Brexit sarete “in fondo alla coda” per trattare con noi. Adesso che ha vinto Trump, la prima ministra Theresa May vuole sfruttare l’occasione e ripristinare quella “relazione speciale” con gli Stati Uniti che durante la presidenza Obama è stata molto tiepida. May è stata quindi tra i primi leader mondiali a congratularsi con il presidente in pectore (p are non ricambiata subito, peraltro). E sarà una dei primi capi di Stato ad andare a Washington in visita ufficiale, dopo l’i ns ed iamento ufficiale di Trump il 20 gennaio. In una telefonata, ieri Donald l’ha invitata a Washington “il più presto possibile” e ha detto che il Regno Unito è per lui “un luogo molto, molto speciale” e anche la relazione sarà “molto importante e molto speciale”. Non c’era da dubitarne, visto che alla vigilia del voto, nel suo ultimo comizio, Donald aveva previsto che avrebbe avuto come risultato una “Brexit plus plus plus”, una Brexit all’ennesima potenza. Ossigeno per la May, che sta cercando di rafforzare le connessioni britanniche a livello internazionale prima di attivare l’uscita dalla Ue. Theresa May si ritrova però tra i piedi un Nigel Farage ringalluzzito dalla vittoria repubblicana negli Usa. Il leader del partito indipendentista Ukip, supporter della prima ora di Trump che è tornato alla guida p ro tempore del partito, vorrebbe ora far valere la sua relazione privilegiata con il futuro presidente e ieri ha fatto il buffone in una trasmissione radiofonica dicendo che dovrà accompagnare la May da Trump, per evitare che gli metta le mani addosso se la lascia da sola nella stanza con lui. Un’altra delle sue battute sessiste terrificanti, che c’è da giurarci avrà fatto ridere un sacco Donald.


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