Addio senato

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6 » POLITICA

| IL FATTO QUOTIDIANO | Giovedì 8 Ottobre 2015

Lo sberleffo

OCCHIO A LOTITO, QUASI VERDINIANO » TO. RO.

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È SPALMATO su uno dei divanetti che portano al Transatlantico di Palazzo Madama. La sagoma sprofonda nella stoffa del mobile, ma rimane inconfondibile: è Claudio Lotito, padrone della Lazio, burattinaio del presidente Tavecchio e uomo ovunque della Federazione italiana giuoco calcio. Talmente ovunque che è pure in Parlamento.

Lotito, di umore gioviale, si intrattiene col verdiniano Ciro Falanga. Poi arriva pure Vincenzo D’Anna, sospeso per gestacci sessisti e sul punto di iniziare uno stoico sciopero della fame. È un bel quadretto. Ma che c’entra Lotito? “Ma niente, sono qui per parlare di sport”. Con Falanga? “Io e l’onorevole Falanga siamo legati da una lontana paren-

tela”. E D’Anna: “D’Anna? Chi è D’Anna? Me l’ha giusto presentato l’onorevole Falanga”. Presidente, ce lo dica, è pronto al grande salto: può essere protagonista anche qui, in Parlamento: “Ma non dica sciocchezze. C’ho già tanto da fare”. Non è che niente niente, sta diventando verdiniano pure lei? “Io sono solo lotitiano. Essere verdiniano non mi renderebbe giustizia: sarebbe una diminutio”.

ADDIO SENATO La riforma Boschi senza ostacoli

» TOMMASO RODANO

A

lla fine la scena è di Maria Elena Boschi, miss Riforme, camicetta arancione sotto il tailleur scuro e sorriso tiepido, consapevole. Anche questa è andata: il nemico è scappato, è vinto, è battuto. Sopra l’Aventino non c’è più nessuno, solo aghi di pino e qualche senatore leghista. Le opposizioni, in tempi e modi diversi, sono fuggite in ritirata o hanno dichiarato la propria resa. Forza Italia ha votato con la maggioranza nell’un ic o momento in cui rischiava di andare sotto, la minoranza Pd si è squagliata nel nome dell’ennesimo accordicchio. Eppure si era partiti per spaccare il mondo, in mattinata: dai berluscones al Movimento 5 Stelle, passando per Lega e fittiani. Doveva essere la prova d’orgoglio delle opposizioni. Paolo Romani, presidente dei senatori berlusconiani, aveva promesso sangue: “Alzeremo il livello dello scontro. Penso che sia arrivato il momento in cui il capo dello Stato aumenti il livello di attenzione su quanto sta accadendo al Senato”. E dunque: lettera firmata da tutte le opposizioni a Sergio Mattarella e conferenza stampa congiunta nel primo pomeriggio per annunciare l’uscita dall’aula. Tutti insieme. Maddeché. GLI SPIRITI PUGNACI si spen-

gono nell’arco di una mattinata. Sui voti segreti il governo sembra in difficoltà: su alcuni emendamenti agli articoli 12 e 13 della riforma, la maggioranza si abbassa pericolosamente fino a quota 143, mancano i ribelli Pd. Le opposizioni contano 130, ci sono 4 astenuti: il margine è di appena 17 voti. Sembra il momento della spallata. E invece no: il nodo si scioglie con l’articolo 17. Emendamento numero 17.201, a firma Neirina Dirindin, senatrice ex civatiana. La proposta di modifica prevede che la Camera dei deputati deliberi lo stato di guerra a maggioranza assoluta –come nel testo originale –ma aggiunge “dei propri componenti”(l’articolo 17 invece non lo specifica, ma lo dà per scontato). L’emendamento è sostenuto da tutte le opposizioni, da Calderoli ai 5Stelle. Tutte, tranne Forza Italia. Romani, che in mattina prometteva la guerra, torna colomba: “Votare l’emendamento Dirindin sarebbe una follia”. La maggioranza che rischiava di andare sotto, cammina sul velluto: emendamento respinto con 165 voti contrari, mentre i sì sono 100 e gli astenuti 8. Facendo due conti, alla fine, la stampella azzurra non è stata

La resa

Cucù, l’opposizione non c’è più Forzisti e sinistra dem squagliati I numeri

143

La quota più bassa raggiunta dalla maggioranza ieri mattina, nel voto di un emendamento all’articolo 12 della riforma

28

I senatori di Forza Italia che hanno soccorso la maggioranza al momento del voto a rischio sull’articolo 17

2

Gli astenuti di Ncd nel voto sull’art. 21

Maria E. Boschi. A destra, Miguel Gotor Ansa-LaPresse

Piazze & Palazzi

decisiva: i voti dei 30 senatori di Forza Italia avrebbero permesso di sfiorare l’impresa senza raggiungerla. In ogni caso, è la fine di quella che doveva essere la giornata di gloria delle opposizioni. Movimento 5 stelle, Lega e persino fittiani evocano un nuovo patto del Nazareno: “Forza Italia torna sui suoi passi, insegue Verdini”. IN TRANSATLANTICO, l’ono-

revole forzista Minzolini – ex “direttorissimo”del Tg 1–se la ridacchia e fa il verso alla senatrice del Pd, storpiandone il nome: “Dindindin, dirindindin, ma come si fa, dai su, siamo seri”. Veramente per una volta avreste potuto provare a mandarli sotto. “Cazzate – dice lui –. Abbiamo votato contro perché era un emendamento senza senso. Nuovo Nazareno? Maddai. Siamo seri, non possiamo mica stare dietro a questi qui della minoranza Pd, che non ne azzeccano mezza”. Passa anche Romani: “Noi non facciamo strategie quando votiamo la Costituzione”. Intanto la lettera condivisa delle opposizioni a Mattarella salta, ognuno procede in ordine sparso. E scompare pure uno degli ultimissimi ostacoli sulla strada di Renzi e Boschi:

Il prossimo fronte Formigoni sulle unioni civili: “Il Pd ci prende per il culo”. E mancano due voti di Ap/Ncd alla ripresa pomeridiana il senatore bersaniano Miguel Gotor – agitatore di mille battaglie verbali contro la riforma – annuncia il ritiro di tutti gli emendamenti della minoranza Pd sull’articolo 21, quello che disciplina la nuova elezione del presidente della Repubblica. I ribelli eternamente mancati del Partito democratico si accontentano di minuscole mediazioni sul quorum per eleggere il capo dello Stato dal

settimo scrutinio in poi, e sulla norma transitoria per l’elezioni del Senato. È il “liberi tutti”, il momento della resa. Il capogruppo leghista Gian Marco Centinaio se la prende ancora con Forza Italia e chiama per nome e cognome ognuna delle trenta “stampelle” che hanno soccorso Renzi: “Il Patto del Nazareno – strilla – è stato superato da un patto Renzi-Berlusconi-Verdini-Tosi”. Pure Tosi, che ci sta sempre bene. La Lega finalmente decreta il suo Aventino in miniatura e lascia l’aula. I Cinque Stelle rimangono, ma non partecipano al voto e restano in piedi, sventolando i tesserini parlamentari. Sel ritira i suoi emendamenti. La Boschi sorride glaciale: la riforma della Costituzione di Renzi è cosa praticamente fatta. Nel voto finale, all’ampissima maggioranza mancano due voti di Ap/Ncd, astenuti. Poca roba. Anche se qualche ora prima, alla buvette, Roberto Formigoni sembrava molto contrariato: “L’accordo era chiaro: le unioni civili non saranno in Aula entro il 15 ottobre. Il nuovo testo Cirinnà è una schifezza. Se il Pd ci vuole prendere per il culo, reagiremo”. Questa, però, è un’altra storia. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Vincenzo D’Anna Protesta contro Grasso: “Da lunedì soltanto cappuccini”

“Sciopero della fame, dopo gli ziti al ragù” » GIANLUCA ROSELLI

D

omenica mi mangio un ultimo piatto della mia pietanza preferita, gli ziti col ragù napoletano. Poi da lunedì inizio lo sciopero della fame. Ingerirò solo cappuccini”. Vincenzo D’Anna – medico e biologo, ex Pdl, ex Forza Italia, ex Gal ora passato nel gruppo Ala di Denis Verdini – è pronto a iniziare la sua personale protesta contro Pietro Grasso dopo la sospensione di cinque giorni inflitta a lui e al suo capogruppo, Lucio Barani. Seduto ai tavolini di un caffè in piazza San Lorenzo in Lucina, il senatore verdiniano è “amareggiato”. Senatore, addirittura lo sciopero della fame, una buona forchetta come lei...

Ma qui è stato tirato in ballo il mio onore. Sono stato sputtanato per colpe che non ho commesso. Lei quel gesto con le mani

l’ha fatto. E pure Barani.

Sì, ma come ha mostrato anche Striscia la notizia, il mio è un gesto che è venuto dopo quello degli altri per dire alla senatrice Lezzi: guarda che l’hai fatto prima tu. Guardi il filmato, legga il labiale. Per quanto riguarda Barani, è stato equivocato. Vi siete presi cinque giorni…

Grasso si è presentato in ufficio di presidenza con la sentenza già scritta. Ha detto di aver visto i filmati delle due telecamere del circuito di sicurezza. Ma io sono sicuro che mente sapendo di mentire. Lo sfido a mostrare quei filmati. Se verrà confermata la mia tesi, allora il presidente del Senato è un bugiardo e deve lasciare la sua carica. Continuerò lo sciopero della fame fin quando non mostrerà i filmati. Ammetta, Grasso le sta qui.

Anzi, lì…

Episodio a parte, credo non sia assolutamente in grado di gestire l’Aula. Non è proprio il mestiere suo. Grazie alla sua gestione dei lavori il Senato è diventato una bettola.

Non vorrà aggravare la sua

che i maggiori attacchi da parte dei senatori del M5s avvengono sempre un’ora prima dei tg delle 13 o delle 20. Insomma, hanno una regia precisa, che scatta a una certa ora per avere un bel ritorno mediatico. L e i i n s inua.

Certo che insinuo. E gliene dico un’altra. Loro Palazzo Madama tutto ormai è una bettola hanno l’interesse a buttarla in Io provocato: caciara per le grilline hanno posizione? d el eg i tt im aFin dall’in izio fatto gestacci re le istitudella legislatura zioni e prenil presidente ha prima di me dere più voti. consentito ai Più casino c’è grillini qualsiasi in Aula, più la tipo di linguaggio e atteggia- gente è disgustata dalla polimento. Loro insultano e pro- tica e vota Grillo. E Grasso lavocano in continuazione. E scia fare, strizzando l’occhio alla fine qualcuno ci casca e alle opposizioni, a partire dalreagisce. Le dirò di più. Noto la minoranza dem.

Per…

Forse spera nella caduta del governo e in un bell’esecutivo istituzionale guidato da lui medesimo. Laura Boldrini ha auspicato la sospensione per 40 giorni per quei deputati che si rendono protagonisti di gesti sessisti.

Benissimo. Chiedo però alla Boldrini perché si sveglia solo adesso e non ha mai detto nulla di fronte alle ignobili gazzarre che i grillini mettono in scena anche a Montecitorio. A quasi una settimana dai fatti, si sente di chiedere scusa a qualcuno?

Non alle senatrici del M5s, cui io ho solo risposto imitando i loro gesti. Però mi voglio scusare con tutti coloro che, specie tra le donne, fuori dal Palazzo si sono sentiti offesi. Insomma, domenica ultimo piatto di ragù…

Non mi ci faccia pensare!

© RIPRODUZIONE RISERVATA


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