Inganni

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Domenico Palladino

Inganni Romanzo



Domenico Palladino

Inganni Romanzo

SocietĂ

Editrice Fiorentina


© 2020 Società Editrice Fiorentina via Aretina, 298 - 50136 Firenze tel. 055 5532924 info@sefeditrice.it www.sefeditrice.it facebook account www.facebook.com/sefeditrice twitter account @sefeditrice instagram account @sef_editrice isbn 978-88-6032-588-4 Proprietà letteraria riservata Riproduzione, in qualsiasi forma, intera o parziale, vietata Immagine di copertina Disegno di Domenico Palladino Copertina a cura di Studio Grafico Norfini (Firenze) Tutto quanto scritto nel presente romanzo è frutto di fantasia, senza riferimento alcuno a fatti e personaggi della vita reale.


Inganni



Capitolo 1

Estate 2017 Si era ripreso. Il peggio era passato. Era andato in Basilicata per quasi un mese e quel periodo lontano da Milano gli era servito per risollevarsi. Il viaggio e la lunga vacanza gli avevano permesso di ricaricare le batterie e, una volta tornato in città, di riprendere il suo lavoro di commercialista con gli stessi ritmi di sempre. Adesso poteva finalmente dire di essersi lasciato alle spalle la storia di quella maledettissima vigna. Era passato un anno da quando, insieme a Mario Latella, era stato incaricato di acquistare una vigna nella campagna toscana. Sembrava una banale operazione commerciale, all’inizio. Dovette ricredersi, fu coinvolto, suo malgrado, in un turbinio di fatti e avvenimenti che poco avevano a che fare con l’ordinario svolgimento del suo lavoro. Quella vicenda lo aveva profondamente segnato e gli aveva dato la consapevolezza che nella vita non potevano esserci certezze, che quelle poche che pensava di aver acquisito durante anni di lavoro e con infiniti sacrifici erano in realtà destinate a svanire al più piccolo accenno di difficoltà. Nemmeno le tante esperienze che avevano contribuito a formarlo erano servite a rendere quella vicenda meno amara. Si rendeva conto che la vita di un uomo poteva cambiare all’improvviso e che i cambiamenti non sempre contribuivano a migliorarne l’esistenza. Al contrario. La vita di ogni uomo è piena di esperienze negative e proprio quella storia, da poco vissuta, stava lì a dimostrarlo. 7


Eppure, era sempre convinto che se fosse potuto tornare indietro a un anno prima, avrebbe rifatto esattamente tutto. In fondo, i guai che aveva dovuto affrontare, pensava, alla fine lo avevano rafforzato in tutte le sue convinzioni ed erano stati ampiamente compensati dall’incontro con persone che gli erano diventate care, tanto da entrare a far parte della sua vita. Pensava non tanto a Benedetta e Bruno, quanto a Mario e alla moglie Federica. Certamente i primi non avevano mai mancato di fargli sentire la loro vicinanza, il loro affetto nei momenti peggiori. Ma erano lontani adesso, intenti come sempre a occuparsi delle loro vigne. Permaneva forte però il suo senso di gratitudine nei loro confronti e sapeva che la loro casa sarebbe sempre stata per lui un porto accogliente dove rifugiarsi nei periodi più bui. Discorso diverso invece per quanto riguardava Federica e Mario. Come Benedetta e Bruno, li aveva conosciuti proprio in occasione dell’acquisto della vigna a un’asta giudiziaria. Lui e Mario, un avvocato contrattualista, avevano ricevuto quell’incarico da Bruno. Quello che avevano ricavato, quello che soprattutto lui aveva ricavato, erano stati guai che a un certo punto della vicenda si erano mostrati in tutta la loro serietà e l’avevano fortemente fatto dubitare di poterne uscire senza farsi male. Certamente non ce l’avrebbe fatta senza l’aiuto di Mario e senza l’affetto che Federica, sua moglie, docente di letteratura all’Università di Milano, non gli aveva mai fatto mancare. Loro erano stati sempre presenti e lo erano tuttora. Con loro sentiva di essere riuscito a costruire un rapporto speciale, che sarebbe durato a lungo e si sarebbe ancora rafforzato nel corso degli anni. Li avrebbe visti anche quella sera, lo avevano invitato a cena. Era un bel sabato mattina di fine estate, il cielo sereno faceva venire voglia di camminare. Aveva già indossato la tuta e scarpe comode. Prima avrebbe preso un caffè e sfogliato il giornale. Lo comprò subito appena uscito di casa e senza 8


neanche aprirlo si diresse verso un bar poco lontano, dove gli piaceva fermarsi per fare colazione quando poteva permetterselo. Si sedette a un tavolino fuori e chiese caffè e brioches. Aveva tutto il giorno davanti a sé e lo avrebbe impiegato al meglio. Aprì subito le pagine della cronaca cittadina. Cominciava sempre da quelle ora, dedicandosi sempre meno alle pagine della politica nazionale che ormai lo annoiavano. Uno dei primi articoli catturò immediatamente la sua attenzione. Era un trafiletto in realtà. Parlava di una sentenza di condanna per circonvenzione d’incapace e lui conosceva molto bene quella vicenda. Era stata fatta giustizia, si disse dopo aver letto. Forse. Ma forse non del tutto. Lo aveva letto velocemente e, anche se era solo un trafiletto, aveva prestato la massima attenzione a tutto quello che il cronista aveva riportato. Capì quasi subito, dopo una lettura più attenta, che quella sentenza, da sola, non sarebbe bastata a risarcire gli enormi danni, non soltanto materiali, provocati dalle azioni efferate di quello squallido personaggio appena condannato dal Tribunale di Milano. La vita di un uomo era stata infangata, calpestata, dalle azioni criminali di un altro uomo. Ma di questo la sentenza non parlava quasi e forse era anche giusto così. Certo nulla traspariva, dalla lettura di quel piccolo trafiletto, delle continue angherie che un essere umano aveva dovuto subire. Il giudice penale si era limitato ad applicare la legge e aveva condannato l’imputato. Solo quello poteva fare. Il resto forse non apparteneva alla competenza di un giudice terreno ed era molto meglio per tutti che venisse dimenticato prima possibile. Sapeva che c’era voluto tempo per arrivare a quella decisione. Troppo a suo parere. E questo non giocava a favore della vittima. In questo caso il trascorrere degli anni non aveva favorito Fausto, la sua famiglia, la memoria del padre so9


prattutto, la cui carriera, costruita con fatica nel corso di una vita, era stata completamente rovinata a causa della condotta di un uomo senza scrupoli. Ricordò da quando tutto era cominciato, da quando un uomo aveva cominciato a fare del male a un altro uomo facendogli subire infinite umiliazioni. Dopo tutte le malefatte c’erano voluti anni solo per arrivare alla fine del primo grado di giudizio. Quanti altri ne sarebbero serviti per mettere definitivamente la parola fine a quella vicenda? E il giudizio di appello, che lui considerava certo, avrebbe confermato la decisione del Tribunale o avrebbe mandato assolto quel malfattore? O, peggio ancora, il decorrere del tempo non avrebbe infine comportato la prescrizione di quei reati per la commissione dei quali quell’uomo era stato condannato? Allora sì che il decorso del tempo avrebbe significato la salvezza di quel delinquente che per anni aveva sfruttato la buona fede e le debolezze di Vasco Bellandi. Questo da una parte. Da una diversa prospettiva pensava all’impotenza di Fausto e a come avrebbe potuto evitare che quella decisione avesse anche su di lui conseguenze nefaste. Quasi sicuramente la certezza della prescrizione dei reati, la consapevolezza che sarebbe rimasto impunito, avrebbero indotto quel soggetto, che tanto a lungo era riuscito a sfruttare la debolezza del padre, a desistere dalla restituzione di quelle ingenti somme di denaro delle quali si era appropriato nel corso degli anni. Fausto, molto tardi, quando tante cose erano ormai compromesse e non vi poteva essere posto rimedio, aveva finalmente cominciato a capire quello che stava succedendo. Non aveva potuto fare nulla allora, se non sobbarcarsi il peso di una grossa perdita del patrimonio di famiglia. Ma c’era ben poco da fare per impedire che ciò accadesse. Tutto il peggio era successo negli anni passati. Poteva solo cercare di contenere i danni. 10


E quindi sarebbe stato Fausto a pagare, così come per tanti anni aveva pagato il padre. Quel figlio che non aveva seguito le orme paterne. Dopo gli studi classici al Cesare Beccaria si era laureato in matematica e dedicato all’insegnamento. Li capiva bene lui i numeri, ne conosceva l’enorme potenza che potevano sprigionare, ma nulla aveva potuto per fermare quel disastro annunciato. Aveva conosciuto Fausto Bellandi a casa di amici comuni e da allora erano passati dieci anni. Si erano frequentati e avevano imparato ad apprezzarsi per quello che erano. Col tempo, erano diventati amici. Vittorio, come il padre di Fausto, era un commercialista. Ricordava ancora la telefonata di quel sabato mattina di sette o otto anni prima. Ricordava la sua voce stanca e quello che gli aveva detto: «Devo parlarti Vittorio, anche oggi se puoi». Aveva compreso l’urgenza e avevano fissato di vedersi già quella mattina. E da allora anche lui si era fatto coinvolgere, anche se era solo un estraneo, da quella storia terribile. Rinunciò alla passeggiata e provò a chiamare Fausto, ma niente, il suo telefono era staccato. Decise di tornare a casa e riguardare quello che aveva appuntato in una vecchia agenda. Mentre leggeva ricostruiva mentalmente quella vicenda triste e incresciosa che da allora, per anni, avrebbe seguito insieme a Fausto. Inevitabilmente quei fatti lo riportavano anche al suo passato, a quando lui aveva dovuto occuparsi del padre ormai malato. Si chiedeva com’era possibile che due uomini, il padre di Fausto e suo padre, forti entrambi, avessero dovuto subire l’affronto di quella brutta malattia. Quella malattia che si era manifestata per entrambi, quasi coetanei, circa dieci anni prima. Per il padre di Fausto però la malattia aveva rappresentato solo l’ultimo anello di quella lunga catena che non era riuscito 11


a spezzare nel corso di una vita. Quella malattia che affligge i vecchi si era manifestata per Vasco soltanto molto tempo dopo che aveva permesso a quell’uomo di introdursi nella sua vita e di dominare la sua mente per oltre vent’anni. Quell’individuo, però, non era stato condannato per quello ma solo, e non poteva essere altrimenti, perché, accecato dalla cupidigia, non aveva esitato a sfruttarlo anche nel momento in cui quella malattia, infine sopraggiunta, lo aveva devastato fino a renderlo completamente incapace di intendere e di volere.

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Indice

7 Capitolo 1

13 Capitolo 2 18 Capitolo 3 24 Capitolo 4 29 Capitolo 5 38 Capitolo 6 45 Capitolo 7 52 Capitolo 8 58 Capitolo 9 64 Capitolo 10 68 Capitolo 11 74 Capitolo 12 80 Capitolo 13 85 Capitolo 14 91 Capitolo 15 96 Capitolo 16 102 Capitolo 17 107 Capitolo 18 111 Capitolo 19 117 Capitolo 20 122 Capitolo 21


127 Capitolo 22 131 Capitolo 23 137 Capitolo 24 142 Capitolo 25 147 Capitolo 26


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