Il professor C.S. Lewis va in Paradiso

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«Tutti i bambini che mi scrivono capiscono subito chi è Aslan, mentre gli adulti non lo fanno mai!»: Lewis non parlava per supposizioni: aveva risposto a molte lettere dei suoi giovani fans, come pure a diverse altre di ammiratori meno giovani. Ma si noti anche il dettaglio relativa alla ristampa di uno dei suoi libri e del saluto ai genitori del piccolo Philip: Lewis prendeva seriamente ogni rapporto e rispondeva con attenzione calibrata a ciascuno. Andava al fondo – e faceva in modo che ciascuno, in ciò, potesse imitarlo. È proprio in questo senso che le pagine che seguono rivelano aspetti di Lewis che la critica non ha spesso voluto indagare e/o saputo rilevare: quella di un uomo che, prossimo al termine della propria esperienza terrena, sapeva ancora insegnare – e forse ancor di più che nella sue prestigiose Università di Oxford e Cambridge dove era stato a lungo docente – e lasciarsi interrogare da un incontro, e in tutto questo rimanere umile, aperto e schietto ricercatore dell’alterità. Proprio in questa schiettezza e umiltà Walter Hooper, che pur ci ha regalato una enorme quantità di materiali inediti, dimostra di essere certamente il più grande studioso di Lewis. Con il coraggio di colui che ha assimilato l’insegnamento del maestro, Walter sa indicare con chiarezza la reale direzione finale del pensiero lewisiano, cosa che ben pochi hanno saputo (o voluto) fare. Carlo M. Bajetta Università della Valle d’Aosta


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