Challenge

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collana sussidi R/S

Challenge

Il Challenge è una sfida. Un momento importante dell’esperienza scout nel quale ci si mette alla prova prima di tutto con se stessi , per conoscere i propri limiti e far emergere le proprie capacità, ma anche con gli altri . La competizione è un elemento appassionante che aiuta a stimolare l’impegno, che va sempre modellata sugli scopi educativi della gara. Attraverso il Challenge si impara a prendere decisioni , a mettersi alla prova, si affrontano prove nuove e difficili , si creano possibilità costruttive di incontro e confronto sia fra i ragazzi che fra i capi . La collana sussidi R/S è pensata per approfondire, sia dal punto di vista metodologico che tecnico, gli strumenti più significativi del cammino scout tra i 16 e i 20 anni. È rivolta sia a rover e scolte che ai loro capi, promuovendo il protagonismo e il coinvolgimento dei giovani nella vita di Clan/Fuoco. Può risultare utile anche ad un pubblico non scout per attività educative rivolte a questa fascia di età.

Giancarlo Cotta Ramusino

collana sussidi RS

€ 14,50

Challenge


Incaricata del Comitato editoriale: Laura Galimberti

Prima edizione: Fiordaliso, marzo 2012

Stampato su carta ecologica

ISBN 978-88-8054-898-0

Grafica e impaginazione: Chiara Baggio Disegni: Stefano Sandri Foto in copertina: Giancarlo Cotta Ramusino Redazione: Michela Bella Consulente editoriale: Stefania Cesaretti Coordinamento editoriale: Maria Sole Migliari

Š Fiordaliso Società Cooperativa Corso Vittorio Emanuele II, 337 00186 Roma www.fiordaliso.it


Giancarlo Cotta Ramusino

Challenge



INDICE

Presentazione

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Introduzione

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Per gli organizzatori Per lo staff R/S Per Rover e Scolte Organizzazione Valutazione prove e classifica Conduttori prove Squadre Prove

Cosa dice il Regolamento metodologico?

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presentazione

Questo prezioso lavoro, che parte dall'esperienza, descrive con capacità, passione e competenza un grande strumento della Branca RS. È un testo che mette in evidenza le peculiarità educative presenti nell'esercizio continuo della competenza in branca RS, nella vita all'aria aperta, esercitandosi a superare le difficoltà e i propri limiti con mentalità dinamica e rivolta al servizio. Crediamo che rappresenti un validissimo aiuto ai capi RS per preparare bene il Challenge a livello di Comunità RS e di zona, condotti per mano da uno scrittore vivace e attento ai particolari. Auguriamo a tutti i lettori una felice lettura, ringraziamo chi ha composto questo scritto e auguriamo a tutti, capi e ragazzi, di vivere con entusiasmo e impegno questo strumento che mette alla prova non solo la propria abilità, ma la nostra voglia di crescere e cambiare cooperando.

Buona lettura a tutti e Buona Strada Francesca Loporcaro, Flavio Castagno, Don Jean Paul Lieggi Incaricati Nazionali e Assistente Ecclesiastico, Branca Rover e Scolte (marzo 2012)


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La tenda rossa

e to dal General lia”, comanda ta “I le bi gi ri , il di l 6 15 aprile 1928 Alle 12.45 de il Polo Nord . o rs ve e rt pa e, del Umberto Nobil ggiunge la Baia etri di volo, ra om il ch a il im se maggio, dopo Svalbard . e col dirigibile Re nelle isol Nord nel 1926 lo Po il to la ld trasvo Nobile ha già norvegese Roa ratore polare lo sp l’e al e em orth . “Norge” assi Lincoln Ellsw e dell’impresa or at zi an fin , vi ritorna Amundsen e al lievi scientifici ri i re ua ett eff a potuto Nel ‘26 non h la gibile “Italia”. e , poco dopo quindi col diri ia le Svalbard sc la e av on er l’a Il 23 maggio e il Polo. l 24, raggiung de te scuote il not za ez m ssima tempesta ti en ol vi a un ritorno r uscire dalla Nel viaggio di le manovre pe tte tu a nt te o ipaggi . velivolo, l’equ ck e si spezza hianta sul pa sc si le bi gi ri di , alcuni bufera , ma il e e materiali no attrezzatur ia sc ve ro si rtati via dal Nell’impatto tri vengono po al , i cc ia gh i itano su del 25 maggio. uomini precip . È la mattina ve na ro ae ll’ de resti veri vento dentro i con i pochi vi r sopravvivere pe o an zz ni ga or gli SOS I superstiti si Polo. Lanciano l su a es sc di rtata per la ai soccorritori e la tenda po a più visibile nd te la e er Per rend r le con la radio. nza usata pe l’anilina , sosta n co o ss ro di la dipingono ientifiche . rilevazioni sc molti paesi si aerei e navi di , do on m l de il giro me operazione La notizia fa , inizia un’enor si er sp di i de a ricerc lanciano alla di salvataggio. ni estreme , internazionale anno condizio er nt ro aff e sanno ch repentaglio le I soccorritori metteranno a te vi e tr al e salvar di ranno a tutti sanno che per non consenti i cc ia gh i e o ch proprie , sann rtono... tornare , ma pa


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introduzione

Qualche esperienza interessante nasce per caso, capita senza averla cercata, si incontra semplicemente nel corso della propria vita. Alcune volte si incrocia per strada, altre volte la propone un amico, altre volte ancora si parte per fare una cosa e ci si trova poi a farne un’altra. Molte avventure vanno però cercate e preparate con passione. Sono magari esperienze che si vivranno una sola volta, per le quali bisogna dare il massimo. Talvolta si presentano come gare in cui è più importante mettersi in gioco fino in fondo che arrivare primi. Così è il Challenge: una sfida. Si parte autosufficienti, ci si arrangia anche in condizioni avverse senza temere la fatica. Si cerca la propria strada scovando l’itinerario migliore, anche se non è il più breve. Si parte dall’esperienza dello scouting, che attraverso lo stile dell’uomo dei boschi aiuta a conoscere meglio l’aspetto pratico delle cose. La preparazione tecnica e la creatività aiutano ad affrontare e superare difficoltà diverse. Anche nuove, strane e impreviste. Si studia il territorio con la carta topografica. Si approfondiscono senso dell’orientamento e spirito di iniziativa. Si sviluppano competenza e responsabilità. Si sviluppa il concetto dell’Estote Parati: il senso dell’imparare per servire. Ci si sfida, ci si mette in gioco, autovalutandosi e facendosi valutare. Capita magari che ci si cacci in un guaio, in un’emergenza (simulata) per vedere come uscirne. La sfida è con se stessi, ma la competizione è un elemento appassionante che aiuta a stimolare l’impegno. Viene però convogliata ed equilibrata, valorizzandone gli aspetti educativi. Non è una gara in cui cercare soprattutto di prevalere sugli altri. È un’esperienza in cui si lascia da parte la cooperazione, ma non per educare all’individualismo. Ci si esercita nel contare sulle proprie capacità anche affrontando e risolvendo i propri problemi.


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Si definiscono libertà e confini lasciando ai partecipanti l’opportunità di prendere le proprie decisioni rischiando di sbagliare, garantendo il cosiddetto “diritto di perdersi”, ma tenendo sempre presente la sicurezza. La totale libertà contrasta coi limiti richiesti da esigenze educative e organizzative: bisogna bilanciare la libertà di movimento con un’organizzazione funzionale. Si può concedere la possibilità di scegliere, ma spesso conviene consegnare alle squadre di volta in volta le indicazioni, per stimolarle a raggiungere tutti i posti prova dove accertarne il passaggio. Si concepisce una proposta a rischio controllato che consenta di sbagliare strada, ma non al punto di perdersi davvero. L’organizzazione cerca le condizioni adeguate inserendosi nei contesti e nell’ambiente, tenendo in considerazione le capacità di tutti: non ci sono prove pericolose e ostacoli insormontabili. Mal che vada si torna a casa stanchi e fradici dopo aver camminato sotto la pioggia, magari con un buon appetito, ma nulla di più grave. È il momento della sfida con se stessi e coi propri limiti. Non per la sola ricerca del limite, ma per imparare a mettersi alla prova, per prepararsi ad affrontare impegni futuri. In questo caso si stabilisce il limite tenendo in considerazione la preparazione e le condizioni ambientali, ma soprattutto l’età, la maturità e la predisposizione delle persone. Per esempio: è possibile percorrere sessanta chilometri in due giorni, ma sarebbe eccessivo, il limite verrebbe superato. Il senso del raggiungimento del limite ha valore solo se si sottolinea il fatto di mettersi in gioco, di provare cose nuove, anche difficili. Non di scommettere con azzardo e senza senso. Si punta a confrontarsi coi propri limiti. Il Challenge si organizza solitamente a livello di Zona o fra Zone limitrofe; talvolta a livello regionale. In questo modo è possibile raggiungere un numero adeguato di partecipanti, il che offre maggiori possibilità di incontro e confronto fra i ragazzi e fra i capi; sarebbe poco stimolante se realizzato a livello del singolo Gruppo. Buona sfida Giancarlo Cotta Ramusino


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• Per gli organizzator i

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Il Challenge è tr adizionalmente rivolto a Noviz ie e Novizi, ma realtà è propos in alcune to a tutta la br anca R/S. Così però i partecip molti di più e anti sono la loro preparaz ione è meno om ogenea, in ques di età tre anni ta fascia di differenza no n sono pochi. L’organizzazion e è più comples sa, soprattutto perché vede pi partecipanti, m ù a cambia anch e dal punto di vista metodolo è più una prop gico, non osta in cui si po trà giocare un a sola volta, no più essere il rif n ci può erimento al co ncetto di passa ggio “da ragazz Si rischia di cr o a uomo”. eare un evento di routine, di ac centuare l’aspet agonistico, di da to re all’avventur a uno spazio ec cessivo.


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Secondo la tradizione più diffusa e più consona le squadre sono composte da due elementi, dello stesso sesso, dello stesso Gruppo. Se convivono squadre di due e di tre componenti, non si gareggia in maniera omogenea. La squadra di tre elementi in molti casi è favorita (per cucinare il pane tre persone raccolgono legna più velocemente di due), in altri è svantaggiata (nel ponte su funi tre persone impiegano più tempo di due). La decisione sui criteri di composizione delle squadre spetta all’insieme dei capi R/S, mentre gli abbinamenti delle persone all’interno del Clan/Fuoco li stabilisce la singola Unità. La scelta di comporre le squadre con elementi provenienti da Gruppi diversi è meno consigliabile. Se i componenti sono dello stesso Gruppo la preparazione dei partecipanti è più semplice e può iniziare tempo prima, col proprio compagno di squadra e con la propria Unità. Cosa che non avviene se le squadre si formano sul posto, pochi minuti prima del lancio. Se la squadra è composta dall’intera Unità l’esperienza cambia radicalmente, il gruppo numeroso coinvolge i propri componenti meno di una piccola squadra. L’esperienza assomiglia maggiormente a un grande gioco e per coinvolgere tutti si tende ad aumentare le prove fisiche: più indicate per un gruppo numeroso rispetto alle prove di teoria o di abilità manuale. Il numero dei partecipanti è determinante, se è troppo alto probabilmente provengono da un’area geografica vasta, aumentano quindi le distanze da percorrere per giungere sul posto e tornare a casa. Si complicano l’organizzazione e la gestione dei punteggi, conviene dunque dare meno importanza alla valutazione o scegliere di non avere una classifica. Se, però, il numero è esiguo c’è minor interesse nei partecipanti perché viene ridimensionato l’incontro fra coetanei. Un numero adeguato può oscillare fra le cinquanta e le ottanta persone.


per gli organizzatori

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Organizzatori , capi R/S, collaboratori A volte il Challenge non viene preparato in prima persona dall’insieme dei capi R/S, ma da altri capi o da una pattuglia del Settore Protezione Civile. L’evento deve però incontrare il consenso dei capi R/S che hanno la diretta responsabilità educativa e devono essere pienamente coinvolti. Diverse componenti, prevalentemente tecniche e organizzative, possono trovare la collaborazione di persone appartenenti o vicine al mondo scout che si occupano solitamente di un aspetto tecnico ben preciso e non necessariamente hanno un quadro d’insieme della situazione. A loro non è richiesta la conoscenza del metodo R/S.

Percorso Il percorso è il filo conduttore lungo il quale s’incontrano le prove. Dovrebbe essere vario e fuori dalle strade asfaltate, evitare sentieri troppo impervi o zone in cui è facile perdersi. Può essere piacevole trovare una località di particolare interesse, anche se è distante da casa e richiede uno sforzo maggiore per i viaggi di andata e ritorno, ma è importante stimolare la conoscenza del proprio territorio. Si possono magari ipotizzare un percorso facile e uno difficile. Più itinerari aiutano a ridurre gli affollamenti nei punti prova e la formazione di grandi gruppi sul sentiero. Occorre stabilire i percorsi obbligati e dove ci si può muovere liberamente. Nei percorsi ad anello chiuso si parte e si ritorna nello stesso punto valido per partenza e conclusione, magari anche per il pernottamento. Le squadre si possono distribuire in senso orario e antiorario. Con due anelli si può arrivare a quattro suddivisioni, due per ogni itinerario, pur restando in un’area geografica circoscritta. Fra il primo e il secondo giorno si invertono le squadre sui due tragitti. Conviene incrociare in questo modo i percorsi quando vi sono due giorni pieni a disposizione, per consentire a tutti di avere la stessa quantità di tempo nei due anelli.

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Un possibile problema del percorso ad anello è che potrebbe offrire delle scorciatoie. Nei percorsi in linea si parte da un punto e si arriva a un altro. Si crea meglio il senso del cammino verso una meta. Le varie componenti devono consentire a tutti di mettere a frutto le proprie capacità grazie a un giusto equilibrio fra il percorso e l’insieme delle prove. Non ci possono essere solo prove fisiche, gradite ai più atletici, ma neppure solo teoriche, poiché trasformerebbero il tutto in un “grande quiz”. È importante chiedere l’impegno fisico, ma non puntare a una prova di forza. È indispensabile che l’itinerario sia rilevabile dalla carta topografica o che vi siano indicazioni precise e scritte. Potrebbe essere necessario un sopralluogo, anche nei giorni immediatamente precedenti, per verificare che frane, alluvioni o altro, non abbiano causato modifiche significative. Il Challenge aiuta a conoscere e valorizzare il territorio: bisogna guardarsi in giro, osservare i particolari e ciò che s’incontra. Se lungo il percorso si trova un fiume si può organizzare un traghetto per accorciare il cammino o renderlo più entusiasmante. Ci si muove nell’ambiente proponendo prove di natura. Se l’itinerario è molto impegnativo aumenta il rischio di smarrimenti. È possibile pensare alla creazione di check-point anche se è preferibile verificare il passaggio solo nei posti prova, magari collocandoli nei punti critici. I punti di ristoro sono in contrasto col concetto di autosufficienza. Ogni squadra cammina al proprio passo. Non si tratta di una gara in cui non ci si può fermare a riposare, i ritmi non sono così stressanti da impedire il reintegro delle forze. Il Challenge si può ipotizzare in bicicletta. Un percorso in pianura può essere lungo circa 50-80 chilometri, mentre in collina o in montagna è da valutare caso per caso. Comporta maggiori problemi di sicurezza, aumenta il rischio che qualcuno si smarrisca e l’itinerario è più difficile da controllare.


per gli organizzatori

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Generalmente si va dal pomeriggio del sabato a quello della domenica: 24 ore in tutto. L’ideale sarebbe poter usufruire di due giornate piene, partendo la mattina del primo giorno per concludere il pomeriggio del secondo, in tutto circa 32-34 ore. Tre giorni potrebbero essere eccessivi, il necessario clima di tensione difficilmente dura a lungo. Autunno e inverno sono meno favorevoli: le giornate hanno poche ore di luce e le condizioni meteo potrebbero essere ostili. Il periodo più consigliato è la primavera. Conviene fissare una data alternativa, nel caso in cui si manifesti qualche intoppo. L’ambientazione non è fondamentale, ma può essere stimolante tenere in considerazione l’ambiente, le tradizioni locali, la storia dei luoghi e gli avvenimenti nella zona. Possono essere interessanti ambientazioni relative a grandi esplorazioni della storia, preferiamo esploratori celebri e pacifici piuttosto che agguerriti conquistatori. Se sono previste ricostruzioni storiche, con personaggi in uniforme militare, va avvisata la Pubblica Sicurezza. In pubblico va evitata la simulazione di reati: rapimenti, rapine o simili; non si deve correre il rischio di essere scambiati per pazzi, fanatici o di incorrere in denunce per “procurato allarme”. In questi casi s’informa la popolazione residente, magari affiggendo un cartello in un punto dove ci sia passaggio di gente con scritto: “Stiamo facendo un gioco. Non siamo pazzi. Non chiamate la Polizia”. L’effetto sorpresa ha un peso notevole: se il percorso è sempre lo stesso e le prove uguali i partecipanti arrivano preparati dai loro predecessori. Le innovazioni aiutano a evitare che diventi un evento di routine. Un buon compromesso è una base da evolvere negli anni: i percorsi, alcune prove, ecc.

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L’“effetto transumanza” è un fenomeno che si verifica quando una squadra parte e le altre la seguono. Dopo un po’ ci si rende conto che l’apripista ha sbagliato strada. Conviene organizzare percorsi e prove in maniera tale da frammentare eventuali grossi gruppi. Si può considerare la possibilità di attribuire delle penalità a chi non cammina per proprio conto, ma non è semplice individuare, fra i tanti, chi sta guidando e chi si lascia condurre. Lo scautismo prevede l’educazione alla sicurezza e la creazione di una mentalità volta in tal senso. Il Challenge è una buona occasione per valorizzare questo aspetto, ma senza creare il continuo timore del pericolo si può puntare a una proposta a rischio controllato. Va offerto un itinerario vario, consentendo a tutti di trovarsi la strada da soli, ma senza correre il rischio di perdersi facilmente. Sicurezza vuol dire sia incolumità fisica delle persone che attenzione nei confronti di terzi: prevenzione di incendi, responsabilità civile. Onde evitare che qualcuno si preoccupi, perché vede girare “gente strana” di notte, va informata la Stazione dei Carabinieri più vicina.

Dopo la conclusione dell’evento La verifica conclude l’evento misurando gli aspetti metodologici e tecnico-organizzativi. Va preparato un evento piacevole, avendo però chiaro che una proposta divertente è un mezzo, non il fine. Ecco alcune domande nei vari ambiti: Metodologico

• Stile della proposta: si è applicato il metodo di branca R/S oppure ci sono stati troppi riferimenti a temi come il gioco e l’avventura? • Tema, ambientazione, lancio: erano consoni?


per gli organizzatori

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• I momenti comunitari erano ben collocati oppure i partecipanti erano ormai troppo stanchi? • L’ambientazione ha funzionato? Le prove erano ambientate? • Le prove erano adeguate? Banali? Impossibili? Troppo fisiche? Troppo teoriche? • Ci sono state prove poco gradite? • C’erano troppe cose da fare o troppe poche? • Il momento di conclusione e premiazione era pronto e adeguato? • Collaborazione da parte dei capi: i capi R/S hanno partecipato e contribuito? Anche con la loro presenza? • Tutti hanno potuto vivere pienamente l’evento oppure qualche condizione lo ha impedito? • Nell’insieme la proposta è stata troppo elementare o troppo ardua? Partecipanti

• Si sono messi in gioco di persona oppure si sono lasciati trascinare dal gruppo? • Erano tecnicamente preparati? • Hanno camminato divisi per squadre oppure in massa? • Sono arrivati da soli al ritrovo per la partenza oppure si sono fatti accompagnare? • Hanno vissuto la cosa come un momento di crescita personale o solo come una gara? Organizzativo tecnico

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Preiscrizione: ha funzionato? Foglio di lancio: conteneva tutte le informazioni necessarie? Orari di inizio e di conclusione: troppo presto? Troppo tardi? Problemi coi viaggi di andata e ritorno? Ritardi organizzativi? Tempi morti? Sono state rispettate le condizioni di sicurezza? Ci sono stati incidenti prevedibili? Leggerezza?

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• Ci sono stati problemi con gli abitanti della zona, gli automobilisti, gli agricoltori o i passanti? • Le condizioni meteorologiche hanno colto l’organizzazione e/o i partecipanti impreparati? • Servizio scopa, ha funzionato bene? • Valutazione punteggi e classifica? • Collaborazione con enti esterni? Percorso

• Il percorso era troppo difficile? Troppo facile? • L’itinerario era percorribile da parte di tutti o troppo impegnativo dal punto di vista fisico? • I sentieri erano percorribili oppure impraticabili? Erano stati verificati di recente? • Il luogo era raggiungibile dai ragazzi per proprio conto? Oppure troppo lontano per alcuni? • Qualcuno in eccessivo ritardo? Qualcuno si è perso? • La zona era adatta? I posti per le prove erano adeguati?


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