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Sono un editoriale, vivo, respiro, mi nutro e ho una coscienza per quanto malata e sociopatica. Vivo nel terzo pianeta del sistema solare, la temperatura è in continuo innalzamento, (secondo alcuni per colpa delle scorregge delle mucche secondo altri e semplicemente così e non ci si può fare nulla.) In questo pianeta vivono esseri composti per il 90% d’acqua e per il resto da fili e tubi. Credono di essere onnipotenti. Non oso contraddirli, quando parlo con uno di questi complicati grovigli annuisco e fingo di essere d’accordo con lui. Non mi va di essere scortese. Io sono un semplice editoriale (80% lettere, 5% punteggiatura, 15% spazi bianchi) non cerco rogne, voglio solo vivere la mia breve vita nel miglior modo possibile, riprodurmi e sfornare piccoli editoriali, educarli con sani principi, per non vederli finire un giorno sulle pagine de “Il Giornale”. Ma torniamo agli esseri pieni di fili, tubi e acqua. Con alcuni mi trovo bene, molti sono anche simpatici. Mi spiace dovergli dare la notizia che si stanno per estinguere. Quello che state per a leggere è il frutto dell’ inutile sforzo di alcuni simpatici grovigli di fili tubi e acqua che presto si estingueranno.


-Su 'Il Giornale' spunta dossier apocrifo su Gesù Cristo. Nell' Ultima Cena d' affari, Gesù avrebbe preferito avere accanto qualche accompagnatrice. -Bambina di terza elementare si alza la gonna e fa vedere le mutandine. Ottiene un ruolo politico di primo piano nell' entourage del capoclasse.

-In Italia 3 morti sul lavoro ogni giorno. Cadaveri si issano sulle gru per ottenere più visibilità.

-Donna stuprata corre a farsi una doccia. Denunciata per ostentazione di cliché.

-Il tribunale penale internazionale di Silicon Valley condanna Windows Vista per crimini contro l' umanità.

-Spacciatore di coca obiettore di coscienza si rifiuta di procacciare ragazze immagine per meeting di CL. -Terrorista islamico fallisce attentato suicida a Palazzo Grazioli. Ma si trova egualmente circondato da 70 'vergini'

-Gli insegnanti di religione delle scuole pubbliche italiane vengono nominati da uno stato estero, il Vaticano. Perchè è la culla della cristianità o qualcosa del genere. Che sarebbe come se gli insegnanti di filosofia fossero nominati dalla Grecia.

-Capezzone sogna di diventare portavoce dell' influenza A H1N1. -Servizi segreti preparano dossier sul Profeta Maometto con piccanti rivelazioni sulla sua vita privata, e li inviano a tutti gli imam presenti in Italia. -Fisica quantistica dimostra l' esistenza di Dio con un' equazione. Subito migliaia di fedeli si appendono una radice quadrata al collo.


Omofobia Ancora vita dura per i gay romani, ma le coltellate di ora sono un piccolo passo avanti rispetto alle 33 pugnalate di un tempo. Homeless A Milano successo per il mondiale dei senza tetto. Italia subito sconfitta nonostante in Ghana fosse rimasto in dieci quando un giocatore soccorso dai medici è stato denunciato come clandestino. Chiesa "Insegnare a scuola anche le altre religioni porterebbe confusione, sarebbe come trovarsi insieme tanti bambini nudi in sacrestia”

Bongiorno La moglie "Preparava i bagagli quando si è accasciato. Ho chiamato i soccorsi ma il notaio ha potuto solo constatarne il decesso" Crotone Madre canta canzone di Marco Carta e il figlio in coma si sveglia. Pur di farla smettere.

Premier Berlusconi dichiara "Sono di gran lunga il miglior premier in 150 anni di storia italiana. Sarà un vero peccato doverla riscrivere" Omofobia/2 Nuovo pestaggio di un gay, stavolta a Firenze. Ormai hanno così paura che vanno in giro camuffati da clandestini. Chiesa/2 A causa dell'influenza scatta ovunque il divieto ai fedeli di toccare le reliquie religiose. A Napoli invece sarà concesso baciare la teca di San Gennaro, ma senza lingua.


In questo pezzo non troverete battute come: -Berlusconi: "Tra i grandi della Terra sono un autorità" "Ehi Silvio, dove si va a puttane?" -"La maggioranza degli italiani vorrebbe essere come me, si riconosce in me e condivide i miei comportamenti". Ovvio, si sa che l'Italia è un paese malato -"Sono il migliore degli ultimi 150 anni" Silvio, le donne per non deludere, spesso mentono al proprio partner. Anche se dato che è un grande amatore, io personalmente non vedo l'ora di trovare nei baci perugina una delle sue piu' grandi frasi d'amore come: "Ama. E se sarai fortunato riceverai uno sconto". (Non invidio l'educazione sentimentale di

PierSilvio. Magari gli invidio la Toffanin, ma non l'educazione sentimentale). Avevamo lasciato il Premier in calo nei sondaggi. Talmente in calo da essere solo nono nella classifica dei peggiori leader mondiali. Ma Ultimamente si è dato da fare. Prima ha sostenuto che in Italia c'è ancora la libertà di stampa; ma c'erano talmente pochi veri giornalisti che nessuno si è accorto che quella dichiarazione era la smentita di una sua precedente smentita. All'inaugurazione della Fiera del Tessile Milano Unica oltre al simpatico lapsus freudiano su Tangentopoli ha ulteriormente suggerito agli imprenditori di non appoggiarsi per la pubblicità a quei giornali che palesano la crisi. Ovvero, sottotitolato: "Ricattateli". Quindi grazie ad una domanda inusuale dovuta all'inusuale presenza di un Giornalista durante la visita di cortesia di Zapatero, è riuscito a farsi dare del "personaggio oltremodo ridicolo" da El Pais. Intanto Ghedini cerca di metter fine alle voci di difficoltà d'erezione del Premier costretto ad un abuso di viagra; che tra l'altro ha come effetto collaterale un'alterazione dell'acutezza visiva con disturbi della discriminazione dei colori: il che spiegherebbe il perché del vedere minacce rosse ovunque.


Questo mentre in Afghanistan l'Italia sta arrivando a dotare di bombe gli aerei delle forze armate: cosicché ormai mancano solo le difese immunitarie da mandare in sedicente peacekeeping. E mentre continua sotto silenzio il traffico umano per la Libia, il cui aspetto più assurdo sono i trafficanti d'essere umani che ogni tre ore fermano i camion per pregare: un passatempo inutile per chi tradisce, sevizia, vende e tratta persone come animali. E questo quando non è di cattivo umore. Come se non bastasse, a tutto questo si è aggiunto il funerale di Mike Bongiorno. Una cerimonia con troppe pause pubblicitarie; con le strane trovate di ricoprire la bara con uno degli sponsor storici, le pellicce Annabella, ed affidare ad Antonella Elia e Miriana Trevisan il compito di attraversare a turno l'altare per voltare le pagine del Vangelo al parroco. Per non parlare dell'indegno finale di un fan sfegatato che preso dall'isteria ha tentato di

annerire gli spazi tra una parola e l'altra dell'epitaffio. E anche stavolta il parente affranto del caso non mi è parso trovare nessun conforto in una delle lettere di San Paolo ai Corinzi.


Mio nipote Alex, la mente di un bastardo quarantenne dentro il corpo di un secchione di 6 anni, era fuggito negli USA prima delle vacanze, tagliando tutti i ponti con la famiglia. Un'emittente radiofonica della CBS, avendo letto per caso un suo saggio scritto all'asilo in cui si interrogava sulle "similitudini tra il caso dei desaparecidos argentini e i bambini prepotenti che ti scacciano dallo scivolo", lo aveva ingaggiato per condurre una trasmissione notturna. Appena atterrato negli USA, si era trovato in mezzo ad una manifestazione degli sceneggiatori di film porno, che protestavano

contro i tagli dei buoni-zoccola dai loro contratti. Ne prese spunto per la prima puntata, che iniziava con la domanda: "Cosa sarebbe Tiger Woods senza i buchi?". E' stato subito un successo. In breve tempo il suo programma, "ColoredBullshits", era diventato molto noto, raccoglieva ogni notte più di 200.000 ascoltatori, il suo pubblico era formato principalmente da prostitute, poliziotti corrotti, sputatori nei panini di McDonalds, poeti maledetti, commercialisti, venditori di auto usate, compratori di auto usate, e Ben Stiller. Come tutti i successi però, era destinato a finire. Una notte, mentre intervistava un tizio di origini inglesi il cui zio era diventato famoso perchè aveva un magnetofono nel naso, aveva detto che Monica Lewinsky sarebbe tornata volentieri alla casa bianca, ora che c'è un presidente nero. La cosa non era scandalosa in sè(anche perchè lo stesso Obama si rammarica di non avere la Lewinsky); solo che la Lewinsky era la testimonial per uno sponsor importante della rete, il colluttorio Blintòn. La mattina dopo due tizi gli erano entrati in casa, lo avevano strappato a forza dalle tette della responsabile del personale e lo avevano caricato su una limousine, diretti verso la villa del boss. La villa era fuori città, per arrivarci bisognava fare 45km di curve di montagna, ed essendo Alex un bambino di 6 anni, aveva vomitato durante tutto il viaggio: la macchina puzzava


come un chilo di minestrone dove al posto delle patate hai usato castori morti. Barcollante e col volto pitonato, Alex era stato portato di fronte a William Paley e al suo socio, il governatore della California Arnold Schwarznegger. E in quello stato pietoso, era stato costretto ad umiliarsi fingendo di aver apprezzato tutti i suoi film. Schwarzy ringraziò, Paley licenziò. Senza lavoro e senza un soldo(spendeva sempre tutto in patatine, caramelle al limone e magliette di Britney Spears), aveva chiesto aiuto al suo fonico, Tushar, un ingegnere indiano di 30 anni che per mantenersi affittava la sua stanza ad una cellula di Alqaeda durante le ore notturne in cui lavorava in radio.Così di notte condivideva la stanza con 5 pakistani e 3 egiziani più la moglie di uno di loro, Joan Collins. Dopo appena quattro giorni la Collins in preda ad un raptus coniugale aveva divorziato dall'egiziano e aveva chiesto ad Alex di

Sposarla, o almeno di farsi adottare. Alex era quindi sceso a riflettere in strada prima che l'egiziano gli tagliasse la testa. In pochi minuti, tutte le cellule di AlQaeda dello stato avevano una sua foto con una taglia sulla sua testa. Era scappato all'aereoporto e aveva preso il primo volo in partenza, fingendosi figlio di una coppia europea che stava imbarcandosi. Dopo aver riconosciuto Patrizio Roversi e Syusy Blady, aveva tentato disperatamente di tornare dall'egiziano, ma l'aereo ormai era decollato. E così, tra pullman pieni di napoletani, treni pieni di napoletani, furgoni pieni di mozzarelle di bufala, è tornato a casa. Ma non vi ho detto come faccio a sapere tutte queste cose, visto che aveva tagliato tutti i ponti. Me le ha raccontate lui. Un pomeriggio ero a casa a guardare le foto delle escort di Villa Certosa, bussano alla porta, apro, e: "Bentornato, nipote". "Vaffanculo, zio".




Al tempo ero disoccupato, mia moglie non voleva avere rapporti con me e si interessava solo alle sue stupide bestie. Adorava quei cazzo di criceti, cani, gatti, ragni. Adorava qualunque cosa lontanamente simile ad un animale, purché non si trattasse del mio uccello. Non era un grosso problema, in fondo lei non era un granché: sembrava uscita da una cura di bellezza in una congrega evangelica in Texas, anche se qualcuno mi aveva detto che sotto il trucco che portava abitualmente avrebbe potuto esserci una bella gnocca, tipo Cameron Diaz. Difficile a credersi. Un giorno entrò in cucina sprizzando allegria e svolazzando come una scoreggia in una galleria del vento, dicendo di aver trovato un lavoro per me, per cui a suo dire ero tagliato per la mia grande abilità con le mani (sono un marionettista): si trattava di un impiego come archivista. Mi presentai al luogo del colloquio: un ufficio collocato al settimo piano e mezzo di un palazzo a Milano Due. Fu piuttosto strano dover fermare l’ascensore durante la corsa ed

aprire con un piede di porco la pesante porta di metallo, ma era molto più strano il fatto che il costruttore di quel palazzo avesse qualcosa di simile al pan grattato al posto dei capelli, quindi non ci feci caso. L’esaminatore mi spiegò che avrei dovuto mettere in ordine alfabetico una gran quantità di dossier. Ognuno di questi fascicoli portava il nome di qualcuno che avevo già sentito nominare: Prodi Romano, Travaglio Marco, Saviano Roberto, Jackson Michael... Ci misi poco a catalogare quanto richiesto e ci volle ancor meno perchè realizzassi di essere all’interno dell’ormai defunto SISDE. Gli indizi erano chiari: appesa ad una parete campeggiava una foto di Renato Farina a fianco ad un poster di Pinochet. L’esaminatore mi comunicò che ero assunto e mi spiegò che, sì, mi trovavo proprio dove pensavo; aggiunse che il dipartimento era stato chiuso in via ufficiale e spostato in quel luogo curioso non perché era un covo di cazzari eversivi e senza dignità, ma per sfuggire a Cossiga che si presentava di continuo o con il portabagagli pieno di comunisti morti chiedendo di insabbiare tutto o pretendendo che qualcuno si infiltrasse in qualche corteo pacifista per ammazzare di botte i primi innocui manifestanti che gli capitavano a tiro. Erano stufi del suo approccio “Old School” e non sapevano come liberarsi di lui in un altro modo. Una curiosità mi rimaneva: “E Michael Jackson perché lo tenevate d’occhio?” “Ce l’ha chiesto Al Bano” I primi giorni il lavoro filava liscio, poi avvenne “il fatto”. Lo chiamo così perché stavo giustappunto sistemando il fascicolo di Enzo Biagi nella sezione “rompicoglioni morti”, proprio nella casellina prima di “Borsellino Paolo”, quando il foglio che segnalava le malefatte di Enzo mi scivolò andandosi a incuneare dietro un mobile. Beh, spostato il mobile, non direste mai che cazzo mi sono trovato sulla parete… … Un culo! Sì, proprio un buco del culo del diametro di un metro. Non vedendo il resto di Dino Boffo tutto attorno al culo, pensai di aver trovato l’entrata dell’ufficio di Scaramella, ma non era così. Mi feci supposta e mi gettai all’esplorazione di quell’ orifizio misterioso e, so che è bizzarro, scivolai lungo le pareti di quello che sembrava essere un intestino e mi trovai scaraventato nella testa di qualcuno! Proprio così: non


Libero Pensatore Soave Leccatore Svanita Dignità Servo di Dio (S.B.) Quando gli occhi con cui vedevo leggevano quei versi una calda sensazione avvolgeva il cuore del corpo che mi ospitava, e di conseguenza il mio. Le mani del mio corpo-contenitore aprirono un cassetto e ne estrassero un foglietto con intestazione Inferno S.P.A., firmato da un certo Lucifero. Sembrava una fattura. Era chiaro, mi trovavo nel cervello di Vittorio Feltri. Ecco perché stavo così stretto. Feci appena a tempo a realizzare tutto questo che l’esperienza finì, ripercorsi la strada che mi aveva portato in Feltri scivolando lungo l’intestino e finii al ciglio di una strada: Via D’Amelio. Mi levai subito da lì, quel posto mi inquietava. potevo interagire con l’esterno, ma vedevo tramite gli occhi di qualcun altro, mi muovevo come lui decideva di muoversi, dicevo quel che lui decideva di dire, e leccavo i culi che lui decideva di leccare. Non avevo nessuna possibilità di reazione, come un giornale nazionale querelato da un premier con l’immunità parlamentare o uno ScaricaBile querelato da un ex-direttore di Avvenire col culo rotto da un premier con l’immunità parlamentare. Rileggete pure, vi aspetto. Mi trovavo in un ufficio grossolanamente addobbato con bandierine dell’Italia, mezzibusti del Duce, calendari del Grande Fratello e libri senza nessuno spessore culturale e totalmente inesatti dal punto di vista storico. Vicino alla porta giacevano alcune bombole di elio, con attaccato un post-it con scritto “Dimenticate dall’ex-direttore. Recapitare a Mediaset”. Sul tavolo di fronte a me c’era una foto incorniciata di Berlusconi che teneva sottobraccio due ragazzine giovani e pronte a tutto pur di sfondare. Al suo fianco un’altra foto di Berlusconi intento a smentire di essere il personaggio immortalato nella prima foto. Il salvaschermo del computer che avevo di fronte mandava in loop una poesia che recitava così:

Nei giorni seguenti iniziai a sfruttare commercialmente la mia scoperta, aprendo l’ufficio nelle ore notturne e portandomi dietro una fila di persone disposte a pagare molti soldi per essere Vittorio Feltri.


insospettirmi dal momento che i soldi erano falsi. Feltri entrò in se stesso e si trovò catapultato in un mondo surreale, popolato solo da personaggi con il suo volto che si esprimevano dicendo “Vittorio Feltri” e null’altro. Ognuno di loro era al guinzaglio di un Feltri basso e pelato, con le scarpe rialzate, dei capelli davvero innaturali e un pool di giudici alle spalle.

Ognuno aveva i suoi motivi per fare questa esperienza: c’era chi voleva provare l’assenza di sentimenti, chi riteneva di poter controllare Feltri e voleva picchiare Filippo Facci, chi voleva semplicemente vedere cosa si provava a mentire in ogni singola affermazione. Tutti motivi validi. Mia moglie entrò in Vittorio Feltri una prima volta per semplice curiosità, ma da quel momento sviluppò una passione tanto morbosa quanto inspiegabile per Maria Giovanna Maglie, che Vittorio Feltri chiamava MGM, perché diceva che era grossa quanto una multinazionale (N.d.r.: Metro Goldwin Mayer). Quell’uomo aveva classe da vendere. L’ultimo passeggero di Feltri ero io, ogni notte. Ogni notte diventavo Feltri e mi allenavo a farlo agire contro la sua volontà, cercando di sfruttare la mia abilità di marionettista per muovere i fili del suo cervello. I comandi erano un po’ più spartani di quelli cui ero abituato per le normali marionette, ma con un po’ di allenamento i primi risultati arrivarono. Al decimo giorno riuscii a far alzare il pugno sinistro, chiuso, a Vittorio, ma quando persi il controllo delle braccia lo stesso Feltri in preda al panico si amputò l’arto e lo dette in pasto a Giuliano Ferrara. Avevo sottovalutato la sua capacità di adattamento alle situazioni di emergenza. Un giorno si presentò lo stesso Feltri all’ufficio, con quattrocento euro sonanti, pronto per fare “l’esperienza”. Si era mascherato e non l’avevo riconosciuto, anche se avrei dovuto

Il giorno dopo mentre stavo aprendo l’ufficio arrivò Vittorio, stavolta in borghese, con un branco di scagnozzi al seguito. Era gente davvero poco raccomandabile. La spedizione punitiva era guidata da Renato Farina, che organizzava un manipolo di teste di cuoio affinché mi mettessero una Kefia e mi deportassero. Ero circondato, dovevo reagire: usai la vecchia tattica della distrazione e urlai “Oh, cazzo, c’è Ilda Bocassini dietro di voi!”. I picchiatori si girarono di scatto schiumando per la rabbia e io mi gettai nell’ascensore, corsì nel mio ufficio e mi tuffai nel culo sul muro senza perdermi in preliminari o cospargermi di Vasellina. In un attimo mi trovai di nuovo in Feltri, questa volta col controllo totale sul suo corpo. Corsi via dicendo all’agente Betulla che dovevo


scrivere un pezzo in cui accusavo Di Pietro di pedofilia perché mi era venuta in mente la battuta “Di Pietro, piccolo bimbo? No hai capito male, ho detto di pietra!”. Betulla sghignazzò: “L’ispirazione va assecondata, o sommo maestro della mistificazione. Vai pure, qui ci pensiamo noi” Non andai a scrivere l’articolo, mi precipitai ad Arcore, da Berlusconi. Volevo trovare qualcosa che lo inchiodasse per usarlo il giorno successivo contro di lui dalle pagine del suo stesso giornale. Avevo l’occasione di salvare il paese. Berlusconi disse che mi stava aspettando, mi accolse con un ghigno malefico, mi fece accomodare di fronte a lui in una sedia tra Dell’Utri e Previti, mentre con una mano accarezzava Bondi, che mi guardava in cagnesco da sotto la scrivania. “Voi due non dovreste essere in galera ragazzi?” osservai. “Già, e tu non eri stato radiato dall’albo dei giornalisti?” osservarono loro. “Touchè”. In realtà Vittorio è stato anche riammesso all’albo, ma non lo feci notare perché anche Dell’Utri ormai lavorava all’antimafia. Eravamo stati entrambi riabilitati. Silvio iniziò a girare per la stanza roteando Brunetta come fosse una mazza da baseball, dicendomi che non ero davvero Vittorio Feltri,

ma solo un povero comunista eversivo che lo stava possedendo. Ero stato scoperto. Provai a fuggire ma Dell’Utri mi fermò: “C’è Capezzone fuori dalla porta a fare la guardia, tu non vai da nessuna parte”. Capezzone. Meglio una mazza da baseball in pieno volto che un incontro con lui a quattrocchi. Sei occhi, se vogliamo essere pignoli. Berlusconi disse che mi avevano osservato, che quel cunicolo l’aveva costruito per nascondersi con Fedele, Marcello, Cesare e compagnia bella all’interno di Feltri qualora i giudici fossero riusciti ad inchiodarlo. Era molto arrabbiato per quello che avevo fatto. Vorrei poter dire che riuscii a combattere e mettermi in salvo, ma non fu così. Finii murato nella casa di Arcore, dal cemento armato spuntavano solo i miei occhi, fui costretto a guardare ogni giorno la vita di Silvio, che nel frattempo aveva fatto trasferire a casa sua Maria Giovanna Maglie e mia moglie. Vivevano nella promiscuità e nelle promesse di un posto al ministero. Fu una tortura cui nessun umano dovrebbe essere sottoposto. Per fortuna ora sono morto.

PS: Se non avete visto “Essere John Malcovich”, questa è l’occasione buona per rimediare..


A quel tempo il Signore arrivò a piedi, via mare, sull'isola della Maddalena per incontrare Zapatero, uomo buono ma, ai suoi occhi, irrimediabilmente comunista. Dopo aver scalato l'impervio palchetto delle conferenze, il Grande Ammiratore dell'altra metà del cielo posò lo sguardo sulla platea ed esclamò: «Sono il miglior Messia degli ultimi 2000 anni». I giornalisti, dal basso, lo adoravano festanti. Tutti tranne uno dall'iberica favella. Costui chiese al Signore cosa ci facesse con così tante prostitute nel regno dei cieli. E il Signore vide che la malvagità dei giornali di sinistra era grande sulla terra e che ogni disegno concepito dal loro cuore non era altro che male. E se ne addolorò in cuor suo. Il Signore disse: «Sterminerò dalla terra l'uomo che ho creato: con lui anche il bestiame, i giornalisti, El pais, l'Unità, Repubblica e i rettili. Ma non tutti. Salverò solo quelli nel mio partito, ovviamente». Ma Vittorio Feltri trovò grazia agli occhi del Signore. Allora Dio disse a Vittorio Feltri: «È venuta per me la fine, perché la terra, per causa loro, è piena di violenza; ecco, io li distruggerò insieme con te. Fatti un'arca di legno di cipresso; dividerai l'arca in scompartimenti e la spalmerai di bitume dentro e fuori. Finita l'arca poi prenderai la penna e scatenerai un putiferio per distruggere ogni carne che alita contro di me». Vittorio Feltri eseguì tutto; come Dio gli aveva comandato, così egli fece.

MrG


Consegni la tua dignità e inizia il gioco. Parti principalmente da Eritrea, Somalia, Etiopia; ex colonie italiane in situazioni di guerra e/o regime. Paghi per attraversare il deserto. Peschi una carta e i passeurs si fermano a metà strada: se hai altro denaro continui stipato come verso Auschwitz, in piedi, ammassato con gli altri, senza aria, col caldo, senza cibo, senza pause per defecare e urinare. Se non hai denaro vieni abbandonato lì. Sempre che il flusso migratorio del periodo non sia troppo vasto, altrimenti il passeur puo' sempre decidere di prosciugarti del denaro ma di riportarti al punto di partenza per non perdere tempo e affari, e ricominciare con altri. Se sei un bambino i compagni di viaggio cercano di farti avvicinare al telone del camion per trasporto merci e di farti respirare un po' d'aria dai buchi che qualcuno è riuscito a fare con una penna. Peschi una carta e sei una donna e ci si ferma in un'oasi. Tentano di stuprarti e ci riescono. Peschi un'altra carta e chiedono altri soldi per continuare il trasporto: se la colletta basta, vai avanti. Se la colletta non basta, puoi sempre pagare in natura e andare avanti. Se il tuo uomo o tuo fratello è con te e ti difende, muore. Se gli altri difendessero lui, morirebbero loro: perché l'autista è l'unico che sa muoversi in un deserto privo di strade. Arrivi in Libia. Ti fermano previa irruzione della polizia in combutta coi passeur che ti avevano detto di aspettare nel capannone abbandonato in cui ti hanno trasportato. Finisci in uno dei centri di detenzione, magari in uno dei tre finanziati dall'Italia. Sei uno dei pochi che ha i documenti da rifugiato politico? who cares? Strappati, dimenticali: in Libia non è concepito il diritto




Il grande sogno: Michele Placido prende sonno e si risveglia a Roma, nel 1968. Per seguire una bella ragazza, si infiltrerà nel movimento di protesta studentesca. Non ci capirà un cazzo, ma deciderà di farci un film in ogni caso. Il film è talmente piatto e banale che Placido si è dovuto fingere un mediocre arrivista di sinistra interessato solo ai soldi per scatenare un po’ di bagarre durante la conferenza stampa di presentazione. Essendo un buon attore, oltre che regista, è risultato piuttosto convincente. Capitalism – a love story: ecco il nuovo documentario di Michael Moore. Questa volta il soggetto è il capitalismo. Lo stile è sempre lo stesso, e un po’ ne risente: ogni due interviste dobbiamo assistere a Moore che si asciuga il sudore e si rifocilla con mezzo litro di Pepsi e due scatole di nachos piccanti. Le domande taglienti però di certo non mancano. Un sacco

di esperti sono stati interrogati. Tranne Sandro Pascucci, che rosica abbestia. Moore è già al lavoro sul prossimo film: chi è la causa dell’improvviso cedimento strutturale delle fondamenta di Venezia? Recentissimi studi fanno coincidere l’arrivo di Moore a Venezia col collasso del sottosuolo. Casualità? Videocracy: lascia piuttosto perplessi questo horror di quart’ordine dato per possibile vincitore. La trama: in un Paese di fantasia, un magnate delle comunicazioni controlla il cervello delle persone e ne deturpa progressivamente le abilità logico-criticocognitive. Trasformerà presto tutti in nauseabondi automi senza futuro. La totale inverosimiglianza fa perdere punti al film, e quel nano pelato che trama in silenzio è quantomeno grottesco. Cosmonauta: Italia degli anni ‘60. Luciana, ragazzina comunista, vive in casa con un patrigno che detesta e con una madre che non sa recitare. Del tutto all’oscuro che il circolo di giovani comunisti di cui fa parte un giorno diverrà una sede del Partito Democratico in cui


le discussioni più politicamente influenti saranno quelle sulle cravatte da evitare quando ci si fa intervistare dal Tg1, Luciana intraprende i primi passi in politica e nel suo essere una giovane adolescente. Capirà ben presto che l’unica soluzione per salvarsi è costruire un’astronave e spararsi su un altro pianeta. Lourdes: che cosa succede di misterioso a Lourdes? Un film introspettivo e tetro sul luogo che grida vendetta a Dio. Centinaia di persone ogni anno che ringraziano il Signore per le malattie e le disgrazie con cui il Salvatore ha voluto colpirli, si ritrovano di colpo sani e segnati per sempre da una cura blasfema non appena si avvicinano alla città. Quali forze del male agiscono? Un’anziana signora, in una folle corsa contro il tempo per recuperare la sclerosi multipla prima di morire senza soffrire, indaga sul fenomeno. Notevole la prova del coprotagonista, Dino Boffo. Toy Story 3: Nuovo film pixar completamente in 3D! Che cosa succedeva ai nostri giocattoli mentre non eravamo presenti nella stanza? Sorpresa, soldatini e peluche si animano e

parlano. E fanno un sacco di domande sul conflitto d’interessi e sui fondi occulti della Mediaset. Woody e Buzz alla riscossa, trameranno in tutti i modi per mettere alle strette Berlusconi. Convincono i doppiatori d’occasione, Padellaro e Travaglio.


TRASHABILE (GRAZIE A UMBERTO ECO) Bentrovati allo speciale post-invernale di Scaricabile e quindi di Trashabile! Come è ormai tradizione da molti anni, lo speciale viene condotto da me assieme a mio nonno disertore dell'8 settembre 43, che ha selezionato rigorosamente tutte le notizie. Non perdiamo tempo e cominciamo! Iraq La notizia più importante ci viene dalla terra che fu di Saddam: dopo molte pressioni da parte degli USA, il governo iracheno ha varato una legge che vieta di fumare in tutti gli edifici pubblici. Proprio così, una severissima legge anti-fumo! Chi verrà beccato a fumare sigarette dovrà pagare una multa di circa 2'600 dollari, più o meno il costo al tabaccaio iracheno Asmur di 17'000 pacchetti di sigarette. C'è confusione tra gli statali su cosa succederà se dovessero bruciare vivi dopo un attentato terroristico: dovranno pagare una multa? E se dovessero morire, dovranno pagarla i familiari? Afghanistan Restiamo nelle terre dei cattivi, indove si è condotta l'ennesima elezione buffa. Anche qui, come ormai tradizione in tutti i paesi

semidemocratici, dall'Italia all'Uzbekistan, gli sfidanti accusano l'oligarca di turno di brogli, veri o presunti. Dopo un iniziale pareggio tra il presidente uscente Karzai e il suo ex-vice e ora avversario dalla bava alla bocca, dall'originale nome di Abdullah Abdullah, la conta dei voti è andata molto a rilento, a sufficienza da poter truccare i voti a favore di Karzai. Cina Il governo cinese ha deciso di aprire un programma di donazione volontaria degli organi dei defunti. Prima, i due terzi degli organi venivano da condannati a morte, e il restante terzo da desaparecidos. Davanti alla titubanza dei cittadini cinesi, il Ministero della Salute ha promesso che firmare la tessera di donazione non implicherà di essere arrestati e uccisi per pagare il trapianto di qualche grasso leader di partito. Grecia Il premier di centrodestra ha finalmente ceduto e, dopo la chiara incompetenza nel gestire la crisi e le continue violenze della sinistra radicale contro polizia e istituzioni, prosieguo delle manifestazioni dello scorso dicembre, ha indetto nuove elezioni, che porteranno probabilmente alla vittoria del Partito Socialista. Capito come si fa, Ferrero?


Libia Grandi polemiche in Gran Bretagna per la decisione del governo scozzese di liberare Abdelbaset al-Megrahi, uno degli autori materiali della strage terroristica di Lockerbie del 1988, in cui morirono 270 persone di cui 189 americani. Al-Megrahi, liberato ufficialmente per “ragioni umanitarie”, dato che ha un tumore allo stadio finale. Al-Megrahi è stato accolto con tutti gli onori in Libia da Gheddafi. La cosa puzza di composti aromatici (una metafora per il petrolio o il gas naturale libico, per i poco ferrati nelle scienze): ci sono molti carcerati in condizioni peggiori e non si è mai sentito di qualcuno liberato perché in punto di morte, e la maggior parte di questi non è

accusata di aver ucciso centinaia di americani. E infatti, dopo molte polemiche, il ministro inglese Jack Straw ha ammesso che la liberazione di al-Megrahi fa parte di un lungo percorso che ha anche portato a un accordo da 550 milioni di sterline tra la Libia e la British Petroleum. Circa cinque minuti dopo averlo detto, il suo portavoce ha accusato la stampa di avere frainteso, ma noi italiani sappiamo che cosa fare con queste smentite: passarle a Minzolini per farci un servizio del TG1. E con questo io e mio nonno vi salutiamo, ci sentiamo per la strenna natalizia. Ciao!


I DIARI DEL CINGOLATO Harlot MILANO - “Mussolini era un uomo buono. Mussolini era solo una brava persona che ha fatto degli errori”. Una voce fuori campo si propaga per la Scala di Milano, accompagnato dalle leggiadre musiche di Ruccione e da un suggestivo gioco di luci e ombre. La voce è del senatore Marcello Dell'Utri, one man show (o meglio, unico uomo spettacolo) della serata, che procede a passo militaresco e cadenzato attraverso la platea per andare ad occupare il palco. Il suo ingresso è accompagnato da un convinto e caloroso applauso di tutto il teatro, questa sera al gran completo. Inizia così l'inedito spettacolo teatrale “I diari del cingolato”, lettura ragionata e artistica dei verofalsi diari del Duce, approdato nel tempio della cultura milanese che conta dopo gli oceanici successi di Predappio e dei circoli moderat di Casa Pound.

Accompagnato dalla solita scia di polemiche marxiste-Mao-Giap dei fanatici del Libretto Rosso, lo spettacolo è una sopraffina occasione per fare del costruttivo revisionismo storico in tempi in cui la sensibilità verso il fenomeno fascista sta cambiando – verso il meglio, cioè il peggio, naturalmente. Dell'Utri definisce subito la fenomenologia della sua rappresentazione: i comunisti hanno scritto la storia a loro uso e consumo; ora è arrivato il momento di riscriverla sotto una diversa ottica, un'ottica più iniqua e assolutamente ambigua. “Non è colpa di Mussolini se il fascismo diventò un orrendo regime. Ci sono testimonianze autografe del Duce in cui critica i suoi uomini che hanno falsato il fascismo, costruendosene uno a proprio modo, basato sul ricatto e sulla violenza”. La lettura dei testi prosegue serrata, intervallata da suite musicali après-garde che reinterpretano in chiave moderna la splendida colonna sonora del regime. Emerge dalla sofferta interpretazione del senatore la figura di uno statista completamente diversa da quella propugnata dalla propaganda sovieticopartigiana. Nessuna dittatura, nessun gusto per la repressione, di totalitarismo neanche a parlarne. Si, la controversa (per i sinistrorsi) tesi di fondo è che Mussolini era antifascista, antinazista e pacifista. Tutto vero, nero su nero. Hitler era visto di cattivo occhio, Stalin era considerato un pazzo sanguinario. La guerra in Etiopia una follia, una specie di Vietnam del 1935 visto da un proto-hippie di Los Angeles del 1968 – che però indossa il fez, Spara per aria e fa il passo dell'oca. Mussolini non amava che una cosa: la Cultura. Dietro il senatore, infatti, scorrono le immagini proiettate sul megaschermo, allestito per l'occasione, delle vere passioni del Duce Nietzsche, lo Sturm und Drang, la cultura


Classica, Hello Kitty e gli orribili accessori penzolanti che le quattordicenni lobotomizzate dalla televisione commerciale attaccano ai loro cellulari. Il tutto accompagnato dal suadente eloquio palermitano del noto patteggiatore per frode fiscale e false fatture nonché condannato in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa. L'emozione di Dell'Utri contagia ripetutamente il pubblico, che si commuove in maniera osmotica, quasi orgasmica, per gli afflati pericolosamente anti-antifascisti che pervadono il sacro ambiente nell'arco dei quattro atti delle pièce. L'atto finale è il capolavoro che, siamo sicuri, consacrerà i “Diari del cingolato” come il più fulgido esempio di teatro epico del XXI secolo: Mussolini, l'autentico homo sacer del secolo breve, l'uomo che chiunque poteva uccidere senza essere accusato di omicidio e che non poteva, però, essere sacrificato per un rito. Un umano, troppo umano, che restava al di fuori tanto del diritto umano che di quello divino. Nuda vita fascista spogliata di tutto il resto. Cala il sipario e la standing ovation è un imperativo categorico kantiano - anzi, mussoliniano. Il fluire delle parole si confonde nella marea negazionista in esondazione dal teatro, nessuna argine costituzional-antifascista a contenerne i prodigiosi effetti. Questa, che piaccia o meno alla gauche caviar, è CULTURA a caratteri maiuscoli con cui tutti, prima o poi, dovremo confrontarci. E al più presto: nel caso contrario abbiamo uomini e mezzi per convincervi a cambiare opinione. L'EDITORIALE DEL DIRETÜR Una bomba all'idrogeno scagliata contro

l'establishment culturale parastatale e situazionista? Un calcio nelle palle ai fannulloni della cultura italica? Un'opera di igiene per rimuovere i corpi infetti che ammorbano le Lettere del Belpaese? Una martellata inferta alle reni degli intellettuali organici veltroniangramsciani? Forse nessuna di queste definizione è esatta, oppure lo sono tutte. Chiamatelo come volete, ma quello che è successo ieri alla Scala non ha paragoni nel panorama culturale degli ultimi 150 anni. “I diari del cingolato”, portati in scena meravigliosamente dalla rockstar intellettualgiudiziaria del momento (Marcello Dell'Utri), costringono tutto il dibattito politico-culturale a concentrarsi sulla bufala dei falsi diari del Duce. Abbiamo capito tutti, forse persino Gasparri, che quelli rifilati al senatore sono delle patacche senza alcun valore storico e men che meno economico. E sapete cosa vi dico? Chi se ne frega. L'importante è che i diari si percepiscano come veri, che si sentano come autentici, che vadano in prima o seconda serata e che si leggano i passi in cui il falso Duce dice che le vere leggi razziali sono state un'operazione voluta da settori deviati dell'Ovra in combutta con le SS e con, chessò, Lenin e Max Mosley. Con buona pace dei pacifinti antifascisti e dei guerrafondai travestiti da terzomondisti noglobal, c'è da dire che l'antifascismo, come l'antimafia, costa troppo per quello che produce: cioè niente, a


parte l'obsoleta Costituzione del '46 e un tendenziale rispetto dei diritti umani che costituiscono, in realtà, una vessazione plutocratica per muovere guerre petrolifere, per non intervenire in Africa o per qualche altra diavoleria (post)modernista. "In questa mia iniziativa non c'è alcun progetto revisionistico ma solo un interesse storico e per il profilo umano di Mussolini” ha dichiarato in un'occasione (no, non al matrimonio di Jimmy Fauci) il senatore, aggiungendo: “Non ho paura di diventare impopolare con queste rivelazioni, perseguo solo la ricerca della verità”. E la verità è una, irrevocabile e scocca nei cieli della nostra Patria: VINCERE E VINC--- ehm, dicevo, la Verità è che “I diari del cingolato” è una gioiosa macchina da guerra culturale, un'opera teatrale potente, necessaria e imprescindibile in questi tempi cupi macchiati

dal revisionismo rosso e dal revanscismo antitotalitario e democratico. Dai diari-patacca viene fuori non il profilo umano del Duce, ma quello superumano e superomistico: ed è questo quello che conta davvero. Al di là del male e del male. Un uomo romantico e sentimentale, crepuscolare, che ama annotare intime impressioni, emozioni, stati d'animo, vagheggiamenti e desideri. E come fa una studentessa delle medie a provocare la guerra più sanguinosa della storia umana? Non può. Se i tedeschi nel confrontarsi con il nazismo hanno avuto studiosi come Joachim Fest e Klaus Theweleit, le italiche genti hanno Dell'Utri. E scusate se è poco. A Noi.




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