Rivista Festa Patronale Manfredonia (Anno 2013)

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CITTÀ DI MANFREDONIA

MARIA SS. di SIPONTO

FESTA PATRONALE 2013 R I V I S TA

U F F IC IALE

DE LLA

17 7ª

E D IZ ION E

La corona è di oro purissimo come il cuore dei tuoi figli che te la offrono,

come il cuore del tuo pastore che te la procurò.

Angelo Giuseppe Roncalli



INDICE 3 Il messaggio dell’Arcivescovo 5 Il messaggio del presidente 7 Il messaggio del sindaco 9 Programma delle Celebrazioni 11 Programma delle M anifestazioni Civili 13 A Stèlle ‘i marenère Antonio Di Tullo 15 Programma Musicale 17 La venerazione di Maria tra Oriente e Occidente. Le più antiche festività mariane don Luigi Carbone 24 Prije pe nûje Franco Pinto 27 L’incoronazione di Maria SS. di Siponto Antonio Tomaiuoli

Numero unico 2013. Distribuzione gratuita. Progettazione grafica IdeaDoc Adv - Manfredonia Stampa Grafiche Falcone - Manfredonia Foto Saverio de Nittis Foto storiche Archivio Franco Rinaldi Per il contenuto degli articoli firmati, l’Agenzia del Turismo declina ogni responsabilità.

33 A te dolce mamma di Siponto Marialucia Rinaldi 35 Maria e il Grest. Un rapporto da scoprire, in Lei Madre e Maestra di educazione Massimiliano Arena 39 Per noi prega, Madre pia! I motivi della fede nella storia della devozione alla Madonna di Siponto don Leonardo Petrangelo 47 Vivo la terra Antonio Di Tullo 49 Perché quello Sguardo affascina così tanto? Massimiliano Arena 53 Maria maestra di fede e di umanità Michele Illiceto 56 Credits

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Festa Patronale Manfredonia



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Saverio de Nittis

Il Messaggio dell’Arcivescovo La Festa della Madonna di Siponto ci porti ad alzare lo sguardo verso le altezze di un Dio che ci cerca ancor prima che siamo noi a cercare Lui. Maria ci ricorda che abbiamo bisogno di Dio, che una terra senza Cielo è un deserto e che solo una terra con il Cielo può diventare un giardino. Maria ci insegna a rimanere con i piedi per terra, ad amare la nostra quotidianità, ad amare la vita partendo dalle piccole cose, ad amarci così come siamo. Maria ci invita a guardare alla vita come a un dono prezioso e gratuito ricevuto da Dio: un dono da accogliere, da rispettare, da difendere e da condividere. La grande devozione alla Madonna, Madre di Dio e Madre nostra, deve portarci ad essere attenti ai bisogni di tutti, specie in questo tempo di crisi economica. Ognuno, in modo responsabile e solidale, è chiamato a contribuire al perseguimento del bene dell’intera città. Noi non siamo soli, perché Dio è con noi, Dio è in noi, allora non lasciamo solo nessuno. Facciamo in modo che nella nostra città i problemi di ognuno diventino i problemi di tutti, e le difficoltà della comunità siano prese in carico da ciascuno. Oggi è di moda intessere relazioni ‘virtuali’. Non limitiamo i nostri rapporti solo alla ‘rete virtuale’. Facciamo attenzione a curare anche la ‘rete reale’ della comunità. Alle piccole, protettive comunità, alle “piccole reti” presenti sul territorio, parrocchie, scuole, associazioni culturali, sportive e di volontariato, chiedo: “Non chiudetevi in voi stesse. Apritevi. Collegatevi. Aiutate il rafforzamento della comunità civile”. Verrebbe da dire: “Mettetevi in rete”. In questo modo riusciremo a proteggere le nuove generazioni, soprattutto i giovani più fragili ed esposti ai pericoli. La Vergine di Siponto benedica la nostra Città. Manfredonia, agosto 2013

† Michele Castoro, arcivescovo

FESTA PATRONALE 2013

3



Il Messaggio del Presidente

Il presidente Agenzia del Turismo Michele De Meo

5 FESTA PATRONALE 2013

Cari concittadini e fedeli, la ricorrenza dei festeggiamenti in onore della Santa Patrona Maria SS. di Siponto, rappresenta il momento dell’anno più profondo ed emozionante per la nostra comunità, che mai come in questi giorni, attraverso la devozione religiosa, riscopre con passione ed orgoglio il senso di appartenenza a questa terra. Chi ha la fortuna di risiedere a Manfredonia, o chi, invece, per varie vicissitudini, ha dovuto lasciare la città di cui è natio, sa di avere una “Mamma speciale” che sempre e comunque veglia e protegge i suoi amati figli. Una protezione che certamente si avverte nei momenti in cui la quotidianità presenta dure prove da affrontare. Esattamente come in questo prolungato periodo di difficoltà economica ed occupazionale che sta facendo soffrire oltremodo tutte le famiglie, a cui sono venute meno tutte le basilari certezze e che, di conseguenza, hanno perduto fiducia e speranza nel futuro. Ed è nei momenti più complicati che i figli trovano nell’abbraccio della propria madre il desiderato conforto e la necessaria forza per resistere e per ricominciare. Quindi, l’Agenzia del Turismo, che da quest’anno ha assunto l’onore di organizzare la Festa Patronale di Maria SS. di Siponto, ha voluto fortemente un ritorno alla tradizione ed un approccio sobrio rispetto al programma degli appuntamenti civili. Ci è sembrato prioritario avere come punto di riferimento la messa al bando degli eccessi e delle pomposità per non essere oltraggiosi delle migliaia di persone che quotidianamente trovano enormi difficoltà nel far fronte agli stenti della crisi economica. Ma, sobrietà non sarà assolutamente sinonimo di sciatteria o depauperazione nell’organizzazione, che, anzi, sarà molto meticolosa nel predisporre un programma che soddisfi diffusamente le diverse esigenze. Piuttosto, d’ora in poi, si è deciso di puntare maggiormente sulla valorizzazione della tradizione mariana locale e non su ciò che può risultare effimero. La Festa patronale in onore di Maria SS. di Siponto, nell’anno della Fede e dell’elezione di Papa Francesco, riporterà in auge i riti e le tradizioni religiose popolane che il tempo e l’incedere del consumismo hanno posto sempre più in un angolo reietto, lontano dai cuori e dagli occhi di cittadini e fedeli, soprattutto di quelli più giovani. Il ‘genius loci’ è un patrimonio che non può essere disperso, sia dal punto di vista religioso che storico; le straordinarie e toccanti manifestazioni di devozione dei sipontini, tramandatesi di generazione in generazione, sono le fondamenta della nostra comunità, delle nostre origini, della nostra identità, delle quali Manfredonia non può fare a meno. La Festa patronale dev’essere un momento per la città per ritrovarsi come attorno ad un conviviale focolare per rinnovare un patto di solidarietà tra gli stessi concittadini, da tempo sgualcito. Un momento intimo anche per ciascuno di noi sipontini per rivolgere alla nostra “Madre speciale” quello sguardo sincero che colpevolmente troppo spesso Le neghiamo, ma che Lei, invece, con amore caritatevole, non ci fa mai mancare, soprattutto quando la vita ci chiama a superare ostacoli insormontabili. Come ha detto Papa Francesco “Cerchiamo di non farci rubare la speranza del futuro”, affinchè realmente, ed in tempi celeri, Manfredonia possa vedere realizzato il suo rilancio economico e sociale. Maria S.S. di Siponto, noi tuoi amati figli, ci affidiamo alla Tua protezione.



Il Messaggio del Sindaco

Il Sindaco di Manfredonia Angelo R iccardi

7 FESTA PATRONALE 2013

Cari Tutti, in queste giornate di festa, accompagnate dal grande senso religioso e l’affetto per la nostra Patrona, possa giungere il mio saluto e quello dell’Amministrazione Comunale ai fedeli ed a quanti si stanno impegnando per la riuscita dell’evento. Non nascondo emozione e gratitudine nel rappresentare l’intera comunità manfredoniana in momenti durante i quali si palesa evidente la sua devozione alla Beata Vergine Madre di Dio “Maria SS. di Siponto”. Una comunità che è fatta di donne, uomini, giovani, anziani, che ritrova vigore, affiatamento, desiderio e voglia di vivere le proprie tradizioni ed il proprio territorio con dignità e orgoglio di appartenenza. Una devozione che è atto di fede condivisa e profonda, perché fondante il patrimonio del nostro spirito comunitario. Non, dunque, una semplice tradizione da accudire, rispettare e tramandare, bensì un momento a cui partecipare con consapevolezza e passione. Sono sempre tanti gli aspetti che caratterizzano i solenni festeggiamenti, ma è certamente da salvaguardare quello religioso. Invito pertanto tutti a riscoprire ed a conservare la religiosità della festa, che non toglie nulla al sobrio divertimento fatto anche di manifestazioni e feste. In periodi così difficili, inediti un pò per tutti, con poche risorse a disposizione ma tante idee da realizzare, dovremmo capacitarci che l’unione conquista mentre l’individualismo demolisce. L’unione fa la forza e crea legami duraturi. In qualità di primo cittadino sento il dovere di richiamare ciascuno di noi ad uno sforzo maggiore, come per un patto stipulato responsabilmente tra membri di una stessa comunità. Pratichiamo in ogni momento la passione per la solidarietà e l’inclinazione alla generosità; preserviamo il sentimento della giustizia; consegniamo alle generazioni che verranno una società degna di questo nome. Un pensiero, infine, agli anziani e alle persone impossibilitate a vivere i momenti belli di festa: a loro l’incoraggiamento ad avere fiducia e forza, per vincere le avversità. Ai nostri emigranti che ripercorrono con il pensiero nostalgico ogni attimo dei tradizionali momenti dei festeggiamenti, sentendone quasi suoni e profumi: ovunque si trovino, sappiano che il nostro cuore li segue. Ai giovani affinché non ignorino la Festa Patronale nel suo significato più vero e nobile: non siano superficiali nei giudizi, perché ci è stata trasmessa nei secoli dal più profondo sentimento religioso dei nostri padri. A tutti gli ospiti il nostro benvenuto: si sentano accolti, benvoluti e godano della nostra proverbiale accoglienza. Buona Festa Patronale a tutti.


È dietro le quinte che i battiti arrivano all’apice P.zza G. Bovio, 2 - Manfredonia (c/o palestra Fitness Lify Style)

DIREZIONE ARTISTICA

NICLA PRENCIPE

MOBILE 340 3603426


Dal 22 agosto in Cattedrale ore 18,15 (ogni sera)

Novena in preparazione alla solennità della Madonna di Siponto, Santo Rosario meditato e Celebrazione eucaristica.

Giovedì 29 agosto 2013

ore 18,30 Celebrazione dei Primi Vespri della

Solennità della BEATA VERGINE MARIA di SIPONTO, presieduta da Sua Ecc.za Mons. Michele Castoro, Arcivescovo di ManfredoniaVieste-San Giovanni Rotondo, con l’assistenza del Capitolo Sipontino della Cattedrale. Seguirà la celebrazione eucaristica.

Venerdì 30 agosto 2013 SOLENNITÀ DELLA BEATA VERGINE MARIA DI SIPONTO

SS. Messe, alle ore 7,00 / 8,00 / 9,30 Ore 11,00 SOLENNE CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA PONTIFICALE PRESIEDUTA da Sua Ecc.za Mons. Michele Castoro, Arcivescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, con la partecipazione delle Autorità civili e militari. ore 17,45 Recita del Santo Rosario e SS Messe: ore 18,30 e ore 20,00

Sabato 31 agosto 2013

SS. Messe, alle ore 7,00; 8,00; 9,30 e 11,00 ore 18,30 PROCESSIONE DELL’ICONA DELLA BEATA VERGINE MARIA DI SIPONTO che percorrerà il seguente itinerario: Cattedrale, via Arcivescovado, corso Manfredi, viale Aldo Moro, via E. Tulliano, via della Croce, via di Porta Pugliese, via Palatella, via Antiche Mura, via Magazzini, (Ospedale civile “S. Camillo”), via Isonzo, via G. Matteotti, viale Beccarini, via S. Giovanni Bosco, corso Manfredi, via Campanile, piazza Giovanni XXIII, Cattedrale.

Domenica 1 settembre 2013 FESTA DI SANT’ANDREA APOSTOLO

ore 11,00 Chiesa di Sant’Andrea Apostolo, Vil-

laggio dei Pescatori, Celebrazione Eucaristica presieduta da don Carlo Sansone, Rettore della Chiesa. ore 17,00 Processione del simulacro del Santo, presieduta da Sua Ecc.za Mons. Michele Castoro, Arcivescovo, secondo il seguente itinerario: Chiesa di Sant’Andrea, viale Kennedy, Molo di PonenteImbarco sul moto peschereccio. Al largo del porto, un momento di preghiera in suffragio dei caduti in mare. Attracco al Molo di levante e prosieguo per viale Miramare, via dell’Arcangelo, corso Manfredi, piazza Marconi, viale Kennedy, Chiesa di Sant’ Andrea. Al rientro della Processione, CELEBRAZIONE EUCARISTICA SUL SAGRATO DELLA CHIESA, presieduta da Sua Ecc.za Mons. Michele Castoro, Arcivescovo.

9 FESTA PATRONALE 2013

Programma delle Celebrazioni



Programma delle Manifestazioni civili Mercoledì 28 AGOSTO

Ore 17:00 Piazza Papa Giovanni XXIII - Raduno di tutti i

bambini ed educatori partecipanti ai vari Grest della città di Manfredonia per animazione e giochi di piazza coordinati dell’associazione culturale “Il Girasole”. Ore 18.00 Centro Storico - Mezzanotte bianca dei bambini. Percorso didattico-ricreativo con esibizioni di artisti di strada, giocolieri, burattini e marionette: Ore 19.00 Piazza Papa Giovanni XXIII - Celebrazione eucaristica con tutti i bambini, educatori e genitori presieduta dall’arcivescovo Mons. Michele Castoro. Ore 20.00 Piazza Papa Giovanni XXIII - Spettacolare accensione delle luminarie. Ore 20.30 Piazza Papa Giovanni XXIII - Saluto musicale al termine della celebrazione della Novena e giro per le vie della Città della Banda di Manfredonia. Ore 21.00 Piazza Papa Giovanni XXIII - Musical “Pinocchio” a cura Pinocchio Animazione. Giovedì 29 AGOSTO

Ore 07.00 - Solenne apertura dei festeggiamenti con sparo di

mortaretti.

Ore 08.00 - Giro per le vie della Città delle Bande Musicali

Città di Manfredonia e Città di Racale (LE).

Ore 10.00 Viale Miramare - presso la Lega Navale Italiana

sezione Manfredonia - “31a ed. Gran Nuotata del Golfo” Km. 2 organizzata dal Club Nuoto Manfredonia. Ore 10.30 Piazza del Popolo - Matinèe con il Premiato Gran Concerto Bandistico Città di Racale (LE) diretto dal M° Direttore e Concertatore Grazia Donateo. Ore 18.30 - Giro per le vie della Città della Banda Musicale Città di Racale (LE). Ore 20.00 Chiostro Palazzo San Domenico - Premiato Gran Concerto Bandistico Città di Racale (LE) diretto dal Direttore e Concertatore M° Grazia Donateo. Ore 20.30 Piazza Papa Giovanni XXIII - Al termine della celebrazione dei primi vespri della solennità della BEATA VERGINE MARIA di SIPONTO saluto musicale e giro per le vie del centro storico del Concerto Bandistico Città di Manfredonia. Ore 20.30 Piazza Papa Giovanni XXIII - Musical “SERENATA A MARIA” di Carlo Tedeschi a cura di un gruppo di giovani della città di Manfredonia guidati dal Servizio Diocesano per la Pastorale Giovanile e Vocazionale e dell’associazione “DARE” della fondazione “Leo Amici”. Ore 22.00 Piazza Papa Giovanni XXIII - Gran Concerto bandistico “Città di Manfredonia”- Maestro Direttore e Concertatore Giovanni Esposto.

Venerdì 30 AGOSTO

Ore 07.00 - Sparo di mortaretti. Ore 08.00 - Giro per le vie della Città della Banda Musicale

Città di Manfredonia e della Banda Musicale “G. Piantoni” Città di Conversano (BA). Ore 11.10 Piazza del Popolo - Matinèe con il premiato Gran Concerto Bandistico “G. Piantoni” della città di Conversano (BA) diretto dal Direttore e Concertatore M° Vincenzo Cammarano. Ore 18.30 - Giro per le vie della Città della Banda Musicale “G.PIANTONI” Città di Conversano (BA). Ore 20.30 Chiostro Palazzo San Domenico - Premiato Concerto Bandistico “G. Piantoni” Città di Conversano (BA) diretto dal Direttore e Concertatore M° Vincenzo Cammarano. Ore 21:30 Piazza Papa Giovanni XXIII - Spettacolo Musicale 3a edizione “Una Voce per il Sud” finalissima, con show di artisti emergenti provenienti dal sud Italia e con la partecipazione straordinaria di big della musica italiana. Sabato 31 AGOSTO Ore 07.00 - Sparo di Mortaretti. Ore 08.00 - Giro per le vie della Città della Banda Musicale “G. Ligonzo” Città di Conversano (BA). Ore 10.30 Piazza del Popolo - Matinèe con la Grande Orchestra di Fiati “G. Ligonzo” Città di Conversano (BA) diretto dal direttore e concertare M° Angelo schirinzi. Ore 17.30 - Tradizionale colpo di mortaretto “u calcasse” per l’inizio della processione dell’ icona della Beata Vergine Maria di Siponto. Ore 18.30 - Sparo di mortaretti all’ uscita della Sacra Icona della Madonna di Siponto dalle Cattedrale; a seguire colpi di mortaretto, che accompagnano la processione, ad intervalli regolari. Ore 21.00 Chiostro Palazzo San Domenico - Grande Orchestra di Fiati “G. Ligonzo” Città di Conversano (BA) diretto dal direttore e concertare M° Angelo Schirinzi. Ore 22.30 Piazza Papa Giovanni XXIII - Spettacolo musicale da definire. Ore 01.00 Spiaggia Castello - Grande finale con spettacolo di fuochi piro musicali terra-mare-cielo. Domenica 01 SETTEMBRE Festa del mare dedicata a Sant’Andrea, Patrono dei pescatori Ore 07.00 - Sparo di Mortaretti. Ore 21:30 Piazza Papa Giovanni XXIII - Spettacolo UCCIO DE SANTIS – Show del mudu’: “è da una vita che faccio questa vita” (con Antonella Genga e l’orchestra da favola). Ore 00:30 Spiaggia Castello - Spettacolo di fuochi pirotecnici terra-mare-cielo.

11 FESTA PATRONALE 2013

Giovedì 22 AGOSTO Ore 07.00 Sparo di mortaretti ad apertura della Novena per la Festa in onore di Maria SS. di Siponto.



A Stèlle ‘i marenère

La stella dei marinai

Jì bbunazze, u mère dorme u sole jìrte scalefe, aggìove.

è bonaccia,il mare dorme Il sole è alto, scalda, giova.

Sott’a canichele ce ne turnème … i caggène ce sudechejene Svulacchjene gridane… Chicche jùne chèl’a ‘ppecchjète jìnd’a š cumàzze “affèrre e cjallundène…

Sotto la canicola,ritorniamo …. Gabbiani ci seguono sulla scia svolazzano, gridano… Qualcuno plana a picco sulla schiuma Ghermisce, s’allontana…

Hamme fenùte d’annettè me pigghje a papagne u socje m’ho viste, me dè a ndòse m’appogge… m’addorme, sonne: “d’ anghjanè numònne de schèle scomete che nu sorte de ciste chjùne de rete ngudde! Me respègghje nguitete. “ frìšche de recchje!... nuvetà?! M’affiùre naziòne de cristijène arrebbellète I uagnùne malnutrite; i ggiòvene nustre sbandète: e i famigghje? Quiddi šcufije de seringhe sop’ i scugghje!

Finito di nettare, il torpore mi tormenta Il socio mi vede, con la sua approvazione mi adagio… m’addormento ; sogno: di salire tante scale malsicure con una grossa gerla piena di reti addosso! Mi risveglio angosciato… “Fischio all’orecchio! … Novità?! Raffiguro le nazioni con gente agitata bambini malnutriti; alcuni giovani nostri sbandati… e le famiglie?!” Quei resti di siringhe sulle scogli…!

U scèrocche ce sconge, ce dè sullìve u penzire vè alla famigghje père mill’ànne putirle ‘accarezzè’. Avvecenànnece,jì lundène! E cùme se da vecìne Vète a cappèlle da Madonna Sepuntìne!? Guarde ngile: vète ancòre a Stèlle… Mo me sènte cautelète. Sott’a coste… ndravète u cambanère …i rufele du vinte, u remòre de l’acque mbaccj a varche U romde allerie du motòre… …a vìte mo jì culurète, pa grazie de Madonne de seponte: “u pène i marènere”. Antonio Di Tullo

Lo scirocco ci scuote, dà sollievo. Il pensiero va ai miei cari non vedo l’ora: poterli accarezzare. Avvicinandoci… lontano il “dromo” Ma come se fosse vicino, immagino vedo “il saccello con la Madonna di Siponto…” guardo il cielo, c’è ancora una stella … ora mi sento cautelato. Lungo la costa… intravedo il campanile, i refoli del vento lo sciabordio dell’acqua il rombo lieto del motore… la vita, ne rivedo i colori… con la grazia della Madonna di Siponto: “il pane dei marinai”. Antonio Di Tullo

Franco Rinaldi

13 FESTA PATRONALE 2013

Archivio



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PROGRAMMA MUSICALE Premiato Gran Concerto Bandistico Città di Racale (Le) Maestro Direttore e Concertatore Grazia Donateo ore 10.30 > Piazza del Popolo

1. Verdi – Nabucco 2. Bizet – Pescatori di perle

ore 20.30 > Chiostro Palazzo Comunale

1. Rossini - Cenerentola “Sinfonia” 2. Rossini - Barbiere di Siviglia “Sinfonia” 3. Verdi - Rigoletto 4. Verdi - Trovatore 5. Ravel - Bolero

Venerdì 30 Agosto

Premiato Gran Concerto “G. Piantoni” Città di Conversano (Ba) Maestro Direttore e Concertatore Vincenzo Cammarano ore 11.10 > Piazza del Popolo

1. Ponchielli - Giocanda 2. Bizet - Carmen

ore 20.30 > Chiostro Palazzo Comunale

1. Autori diversi - Rivista d’Arte 2. Puccini - Turandot 3. Bellini - Norma 4. Rossini - Gazza Ladra “Sinfonia”

Sabato 31 Agosto

Grande orchestra di Fiati “G. Ligonzo” Città di Conversano (Ba) Maestro Direttore e Concertatore Angelo Schirinzi ore 10.30 > Piazza del Popolo

1. Puccini - Tosca 2. Puccini – Madama Butterfly

ore 21.00 > Chiostro Palazzo Comunale

1. Respighi - I Pini di Roma 2. Verdi - Traviata 3. Verdi - Aida “Sunto dell’opera” 4. Verdi - Vespri Siciliani “Sinfonia” Il presente programma musicale potrebbe subire variazioni.

Via Sacco e Vanzetti, 47 - Manfredonia (FG) - Zona Liceo Scientifico - Tel. 0884 661537

15 FESTA PATRONALE 2013

Giovedì 29 Agosto

Saverio de Nittis


Inserto per rivista festa patronale 2013 di Edil RAM


Saverio de Nittis

La venerazione di Maria tra Oriente e Occidente. Le più antiche festività mariane di Don Luigi Carbone 1 La persona della Vergine Maria è stata fin dagli albori del Cristianesimo tenuta in grande considerazione presso le prime generazioni di cristiani. I frequenti richiami evangelici, (Matteo e Luca ai capitoli 1-2), hanno fatto sì che la figura di Maria fosse considerata come seconda per importanza, solo dopo il Figlio Gesù Cristo. Il Martirologio Geronimiano (una sorta di calendario liturgico del V-VI sec.) reca al 5 agosto la commemorazione della dedicazione della Basilica di Santa Maria Maggiore, (la più antica Basilica mariana in Occidente) all’indomani della proclamazio1- Sacerdote sipontino specializzato in Sacra Liturgia presso il Pontificio Istituto Liturgico “S. Anselmo” di Roma

ne del dogma della Maternità divina di Maria al Concilio di Efeso (431). Dopo tale Concilio ecumenico, la devozione mariana crebbe sempre più, poiché Ella poteva essere definita non solo Madre di Cristo, ma Madre di Dio (Theotòkos). Nella città di Roma, la venerazione venne sempre più incrementata dalla venerazione di celebri icone: quella della Madre di Dio a Santa Maria Maggiore appunto, e quella del SS.mo Salvatore, custodita nella basilica del Laterano. Immagini queste che saranno portate in processione nel corso delle festività mariane dal VII secolo in poi. La basilica venne denominata, a causa di una reliquia della grotta della natività di Betlemme: Sancta Maria ad praesepe. Lì infatti vi si celebrava la messa notturna di

Natale. Verso la metà del VI secolo sorse a Roma al 1° gennaio una solennità denominata In Natale Sanctae Mariae, in congiunzione stretta con il Natale del Signore. E’ la prima festa mariana della liturgia romana, celebrata nella chiesa di Santa Maria ad Martyres (Pantheon), avente per oggetto la divina maternità verginale di Maria. Nel VII secolo, ben presto questa festa cambiò nome, e al 1° gennaio venne imposta la festa della Circoncisione e imposizione del nome di Gesù. Tale mutamento in festa cristologica, non offuscò però il tenore mariano che la caratterizzava, come appare dalla colletta della messa del 1° gennaio (tutt’oggi utilizzata), tratta dal Sacramentario Gregoriano:

17 FESTA PATRONALE 2013

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l’espandersi del rito romano, an- Abbiamo tante omelie dei Padri che queste feste si diffonderan- in merito. Ricordiamo Abramo di Efeso (VI sec.) che parla del no gradualmente. mistero della spada che trafiggerà l’anima della Vergine; le omeL’Ipapante (“Incontro”) lie di Sofronio di Gerusalemme (+638), nelle quali paragona le Tale festa è di origine gerosoli- lampade dei fedeli alla luminomitana. La celebrazione è attesta- sità delle nostre anime con cui ta infatti alla fine del IV secolo andare incontro a Cristo; e vari (380) da Egeria, ed ha come og- Tropari e Kontakia della liturgia getto l’avvenimento narrato da bizantina. Luca 2,22-38. Inizialmente era Nel VII secolo tale festa fu la fissata al 14 febbraio poiché in prima ad esse accolta a Roma: Oriente la celebrazione del Na- troviamo la dicitura Ipapanti ad tale era al 6 gennaio. Il quaran- sanctam Mariam Maiorem. Tale tesimo giorno dopo l’Epifania, festa era caratterizzata come si andava in processione all’Ana- accennato, da una processiostasis, (la basilica della Risurre- ne notturna fino ad arrivare a zione) e tra i tanti riti troviamo Santa Maria Maggiore, dove si già il lucernario, con accensione celebrava l’Eucarestia. Dopo la di numerosi lumi dalla lampada diffusione in Occidente, in reladel Santo Sepolcro da cui risorse zione all’uso giudaico prescritto Cristo, Luce del mondo. dopo il parto, cominciò a chiaTale festa denominata nel V marsi Purificazione di Maria, con secolo, dell’Incontro, (Ipapante una tonalità mariana, che resterà in greco), era caratterizzata sin fino alla riforma del calendario dall’inizio da una processione di Romano Generale nel 1969. Con ceri e fu stabilita al 2 febbraio, la riforma liturgica del Calendapoiché anche in Oriente la cele- rio romano, voluta dal Concilio brazione del Natale si festeggia- Vaticano II, la festa sarà chiava il 25 dicembre. L’imperatore mata Presentazione del Signore, riGiustiniano nel 534 la rese ob- acquistando così il suo carattere bligatoria in tutto l’impero. cristologico.

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Saverio de Nittis

19 FESTA PATRONALE 2013

«O Dio, che nella verginità feconda di Maria hai donato agli uomini i beni della salvezza eterna, fa’ che sperimentiamo la sua intercessione, poiché per mezzo di lei abbiamo ricevuto l’autore della vita, Cristo tuo Figlio». Nel VII secolo fecero il loro ingresso a Roma le feste del 2 febbraio, 25 marzo, 15 agosto e 8 settembre, forse per influsso delle comunità orientali dimoranti in città. Nel Liber Pontificalis si attribuisce il merito a papa Sergio (687-701) originario della Siria, di aver introdotto tali feste, anche se dobbiamo ritenere che siano state solo meglio riorganizzate dal suddetto papa: «Stabilì dunque che nei giorni dell’Annunciazione del Signore, della Dormizione e della Natività della santa Madre di Dio e sempre vergine Maria e di San Simeone, festa che i Greci chiamano “Incontro”, una processione litanica cominci dalla chiesa di Sant’Adriano e finisca col concorso di popolo a Santa Maria ».(Ducchense) Il merito di papa Sergio è stato quello di aver arricchito queste feste di una processione che andava dalla basilica di S. Adriano al Foro romano fino alla basilica di Santa Maria Maggiore. Con



Franco Rinaldi Archivio

L’Annunciazione L’alveo primitivo della celebrazione trova spazio della celebrazione del mistero del Natale. La Chiesa Ispanica celebrava tale ricorrenza il 18 dicembre, la Chiesa ambrosiana la VI Domenica di Avvento.Tale festa tuttavia sembra sia nata a Costantinopoli nel VI secolo e poi diffusasi durante l’epoca di Giustiniano (527-545). Perché il 25 marzo? Ovviamente è logico il riferimento cronologico dei 9 mesi con il 25 dicembre, ma dal III secolo già la tradizione attribuiva al 25 marzo la data dell’ Incarnazione di Cristo. Era in coincidenza con la primavera e con il plenilunio, costringendo

padri della Chiesa e astronomi ad attribuire al 25 marzo un senso storico-salvifico. Per alcuni fu ritenuto il giorno della morte, del concepimento, della risurrezione, dell’ultima cena, e ancora della creazione della luce nel primo giorno della creazione e infine dell’ultimo giorno della storia! La più antica omelia sull’Evanghelismòs è di Abramo di Efeso pronunciata tra il 530 e il 550. A Roma tale festa è rivestita subito di una tonalità mariana. Nel Sacramentario Gregoriano (VII-VIII sec.) troviamo la dicitura Annuntiatio sanctae Mariae, anche se nel complesso le orazioni sono una forte professione della fede cristologica, e nell’Incarnazione del Verbo. A questo punto la festa del 25 marzo resterà mariana fino al 1969, quando con la riforma del Calendario, anche essa riacquistò il suo tenore cristologico col nome di Annunciazione del Signore.

La Dormizione Si sa che una solenne festa in onore della Theotokos si celebrava nel V secolo a Gerusalemme il 15 agosto come recita un antico lezionario armeno. Circa la data, l’ipotesi più convincente sembra

essere il fatto che il 15 agosto ricorreva l’anniversario della dedicazione di un santuario mariano eretto a Katisma presso Gerusalemme al tempo del vescovo Giovenale (422-458). Tra il V e VI secolo infatti il racconto apocrifo del Transitus Mariae conobbe una straordinaria diffusione, la conseguenza fu il desiderio dei pellegrini che affluivano a Gerusalemme di onorare la tomba della Vergine che si trovava nella basilica fatta costruire dall’imperatrice Eudossia proprio agli inizi del VI secolo. Questa data commemorava d’ora in poi l’evento mirabile della morte e glorificazione della Tuttasanta. In tal modo divenne in Oriente la solennità della Dormizione di Santa Maria. L’imperatore Maurizio (582-602) decretò che questa festa venisse celebrata con grande riverenza in tutto l’impero osservando il riposo festivo. Presso i bizantini ancora oggi è celebrata con grande onore tanto da polarizzare l’intero mese di agosto denominato “mese di Maria”. Nel corso del VII secolo, col nome di Assunzione la festa fu accolta a Roma. Tale solennità divenne la festa mariana più importante dell’anno, dotata di vigilia con prescrizione del digiuno. Leo-

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La processione con le candele, invece, è forse una cristianizzazione, al tempo di papa Gelasio I (490) dell’antica processione pagana che aveva luogo in Roma, all’inizio di febbraio con carattere di purificazione ed espiazione (Amburbalia). La processione romana avrà in seguito un duplice carattere, penitenziale e festivo, caratterizzato dai paramenti violacei e dai ceri accesi in onore di Cristo “luce per illuminare le genti” (Lc 2, 32).



ne IV (+855) la arricchì dell’ottava e Nicolò I la paragonava alle solennità di Natale, Pasqua e Pentecoste. Vi era una grande processione notturna con l’icona del Salvatore custodita in Laterano e quella di Maria custodita in Santa Maria Maggiore. Un passaggio del prefazio (inlatio), nella seconda Messa ispanica dell’Assunzione, pone in rilievo la verginale e divina maternità di Maria con la sua assenza da ogni contagio di colpa. Essa sembra essere una delle più antiche allusioni liturgiche all’immacolato concepimento di Maria: «E poiché tu l’hai coronata con le infule di una degna esaltazione di lode, in lei non vi è stato il contagio della corruzione né ha temuto l’irriverente morso della morte nel momento finale della sua esistenza [...] Ella ignara dei danni provenienti dall’albero proibito, al contrario, traendo dal frutto benefici degni di me-

rito, come non ha avvertito la fatica del parto, così ha meritato anche che il suo transito fosse senza dolore...».

La Natività di Maria E’ nota la tradizione ecclesiale di celebrare come giorno natalizio di un santo quello della morte, cioè la sua nascita al cielo. Uniche eccezioni per Gesù, Giovanni Battista e più tardi per Maria. La lacuna di dati su Maria fu colmata già nel II secolo dall’autore dell’apocrifo Protovangelo di Giacomo, scritto per rispondere in modo immaginario alle lacune circa la vita terrena di Maria. Lo scritto, ebbe però una influenza molto forte sulla pietà popolare, sull’arte, nella liturgia e nella iconografia mariana: si pensi alle basiliche romane di Santa Maria Maggiore e di Santa Maria in Trastevere con i suoi splendidi mosaici. L’origine della

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commemorazione della Natività di Maria è legata alla chiesa edificata nel V secolo a Gerusalemme, nelle vicinanze della piscina probatica, luogo che la tradizione indicava come casa di Gioacchino ed Anna, genitori di Maria. La data dell’8 settembre forse è il giorno della dedicazione di tale chiesa. Dal VI secolo la festa fu celebrata anche a Bisanzio, anche perché è la festa che apre l’anno liturgico bizantino. Da tale festa si calcolò l’istituzione di un’altra commemorazione (il 9 dicembre): la concezione di S. Anna. Tale data fu accolta dall’Occidente romano (l’8 dicembre) per celebrare il dogma della Immacolata Concezione. Molto celebre è l’antica orazione sulle offerte, tuttora presente nel Messale Romano (2008), in cui si dice che la verginità di Maria nel parto è opera e grazia del Figlio, il quale nascendo da lei ne consacra l’integrità, poiché il prodigio cristologico è la perpetua verginità. «Ci soccorra o Padre, l’immenso amore del tuo unico Figlio, che nascendo dalla Vergine non diminuì, ma consacrò l’integrità della Madre, e liberandoci da ogni colpa ti renda gradito il nostro sacrificio ».

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Prije pe nûje Madonne de Seponde, Mamma Sande, prije pe nûje. Pecchè ne nàscene chió Cajine ca ce fanne u cûle granne sôpe u corje di uagnûne ca de latte a vocche danne. Madonne de Seponde, Mamma Sande, prije pe nûje. Pecchè i nu mónne ca stanne pòzzena jitté, nd’a nu lambe, tutte quande u sanghe da nganne nzipe u diavele ca li cambe. Madonne de Seponde, Mamma Sande, prije pe nûje.

Pecchè u pòvere vèrme a la nûte, cûme e l’ate, càveze e vèste, ne ndîcîme pe tutte a vîte, m’ammachére i jurne a fèste. Madonne de Seponde, Mamma Sande, prije pe nûje. Pecchè Mamma Mambredonje e tutte i bèlle sôre attorne ne nvanne méje méne a demunje o a nzazziabbele vocche de forne. Madonne de Seponde, Mamma Sande, prije pe nûje. Pecchè nd’u chére e améte mére, vîte, prisce e speranza nostre, crèsce a grasce u calamére, a sicce, u pôlpe e a trègghja d’aspre.

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Franco Pinto

Prega per noi: Madonna di Siponto, Madre Santa, prega per noi. // Perché non nascano più Caini / che accumulino ricchezze / sulla pelle dei bambini / che sanno ancora di latte. // Madonna di Siponto, Madre Santa, prega per noi. // Perché i tanti che ci sono / possano, in un lampo, / crepare / con il diavolo che li fa vivere. // Madonna di Siponto, Madre Santa, prega per noi. // Perché il povero verme nudo, / come gli altri, abbia di che calzarsi e vestirsi / non diciamo per tutta la vita, / ma almeno nei giorni della festa. // Madonna di Siponto, Madre Santa, prega per noi. // Perché Mamma Manfredonia / e tutte le belle sorelle attorno / non vadano mai in mano a demoni / o insaziabili bocche grandi come un forno. // Madonna di Siponto, Madre Santa, prega per noi. // Perché nel caro e amato mare, / vita, gioia e speranza nostra, / crescano in abbondanza il calamaro, / la seppia, il polpo e la triglia di scoglio. // Madonna di Siponto, Madre Santa, prega per noi. // Perché a palazzo Montecitorio, dal capo fino a chi sta in basso, / finisca per sempre la storia / di giocare a “cinque e tre otto”. // Madonna di Siponto, Madre Santa, prega per noi.// Perché Donna Italia bella, / già con l’acqua alla gola, / non abbracci un “altro di quelli” / che la portino definitivamente a fondo. // Madonna di Siponto, Madre Santa, prega per noi.// Perché l’uomo impari a trattare / la donna come un dono / e non come una cagna da accarezzare / e poi picchiare una volta sazio. // Madonna di Siponto, Madre Santa, prega per noi. // Perché questo stupido mondo intero / si renda conto di come stanno le cose, /e cioè che o con la carne o con il pane secco, / tutti devono morire, senza scampo. // Madonna di Siponto, Madre Santa, prega per noi. // Perché a questa misera preghiera, / scritta con uno spigolo di croce / sulla sabbia in riva al mare / possa il vento dare voce // e in ginocchio cantarla a Te. // Madonna di Siponto, Madre Santa, prega per me. (Traduzione di Mariantonietta Di Sabato)

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Madonne de Seponde, Mamma Sande, prije pe nûje. Pecchè a palazze Montecitorje, da lu chépe a chi sté sotte, vôla fernèsce pe sèmbe a storje de juché a “cinghe e trè, iotte”. Madonne de Seponde, Mamma Sande, prije pe nûje. Pecchè Donna Italia bèlle, già pe l’acque nzise e nganne, ne nge abbrazze a “n’ate e chille” ca la porte ndôtte a fônne. Madonne de Seponde, Mamma Sande, prije pe nûje. Pecchè l’ôme mbére a tratté a fèmmene cûme e na grazzje e no cûme na chéne d’allîscé e po’ mené na volte sazzje. Madonne de Seponde, Mamma Sande, prije pe nûje. Pecchè u stôbbete mónne tótte ce dé cônde de quèdde ca ji, ca pa carne o a pén’assôtte uà murì, nenn’éve addù ji. Madonne de Seponde, Mamma Sande, prije pe nûje. Pecchè a sta misera preghire, scritte pe nu cuzze de crôce sôpe a rône ngann’a mére pozze u vinde darle vôce e ngînocchje candarle a tè. Madonne de Seponde, Mamma Sande, prije pe mè.



Saverio de Nittis

L’INCORONAZIONE DI MARIA SS. DI SIPONTO. GLI ANTEFATTI di

Antonio Tomaiuoli

Il conte di Cavour nei suoi discorsi parlamentari amava ripetere, che la storia è una grande improvvisatrice: improvvisazione gli pareva, infatti, l’unità d’Italia. In realtà gli eventi storici, anche quelli “improvvisi”, convivono con lunghi silenzi, che, se infranti, possono rivelare un concorso di tante energie profuse per la creazione di quell’evento “improvvisato. È il caso della solenne celebrazione della Incoronazione di Maria SS. di Siponto, una splendida intuizione di un Pastore, e della quale, a ragione, si ricordano data, personaggi, parole e suoni. Noi qui vogliamo percorrere il cammino a ritroso per scoprire la perspicacia, la determinazione, il coraggio, la meticolosità, la passione che hanno accompagnato gli artefici di quell’evento, seguendo passo passo la documentazione raccolta nel nostro Archivio storico diocesano. Tutto si inizia in una riunione capitolare, tenuta nel pomeriggio invernale del 20 dicembre 1953. L’arcidiacono, mons. Sipontino Cafarelli, notifica al Capitolo metropolitano il desiderio dell’arcivescovo Cesarano di incoronare, in quell’anno ma-

riano, la “sacra Immagine di S. Maria di Siponto”, e propone di affidare l’iter della pratica al canonico teologo don Silvestro Mastrobuoni, che già nel 1941 aveva preparato un «breve documentario sul Culto della Madonna di Siponto col voto unanime che anche il Sacro Tavolo di S. Maria di Siponto entri, quanto prima nel numero delle più venerate Immagini, incoronate dal Capitolo Vaticano». Il Capitolo approva la proposta e «unanimemente delibera di far iscrivere il prezioso quadro di S. Maria di Siponto tra le immagini più venerate nel mondo cattolico, e di provvedere per la solenne incoronazione da farsi nel prossimo agosto 1954, durante la festa della nostra Protettrice». La delibera, non chiara nella formulazione, aveva un duplice oggetto: l’iter burocratico presso il Rev.mo Capitolo Vaticano cui spettava di decretare sulla incoronazione, e, coestensivamente, l’iscrizione del prezioso quadro tra le immagini più venerate del mondo cattolico. Il giorno 3 gennaio è inviata all’arcivescovo Andrea Cesarano la deliberazione capitolare, nella quale don Silvestro, circa il secondo oggetto della delibera, suggerisce all’Ecc.za di inoltrare perso-

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Franco Rinaldi Archivio

culto) è trasmessa dal Procuratore capitolare don Silvestro Mastrobuoni al Rev.mo Capitolo di San Pietro in Vaticano il 23 gennaio 1954. Giunge nel frattempo (14 febbraio 1954) il Decreto del Capitolo e Canonici di S. Maria Maggiore in Roma, con il quale la «Chiesa della Beata Vergine Maria Sipontina» è “unita, aggregata ed incorporata” alla Sacrosanta Patriarcale Basilica di S. Maria Maggiore, onde godere dei medesimi privilegi spirituali ed indulgenze. Copia del Decreto è presto inviata al Capitolo di S. Pietro in Vaticano. Il 1° marzo 1954, il card. Federico Tedeschini, Prefetto della Congregazione della Fabbrica di S. Pietro, in risposta alla documentazione richiesta e fatta pervenire al Capitolo Vaticano e tenuto conto dell’antichità e della peculiarità del culto alla Madonna di Siponto, manifesta la votazione favorevole ed unanime di quel Capitolo, per cui decreta che la effigie di S. Maria Maggiore di Siponto pretioso diademate redimiri posse, possa essere cinta di prezioso diadema. Tutto è pronto... ma l’incoronazione avverrà l’anno seguente! Perché? Le supposizioni potrebbero moltiplicarsi: la raccolta del materiale prezioso curata da alcuni sacerdoti forse non era sufficiente, la confezione delle corone forse richiedeva più tempo, forse si aspettavano migliori momenti... Solo ipotesi. Qui assistiamo ad un altro lungo silenzio documentario, che, speriamo, un giorno possa essere spezzato. Troviamo, invece, una missiva della Segreteria di Stato di Sua Santità del 16 agosto 1955 nella quale si comunica l’invio del Rescritto con cui Papa Pio XII concede ai fedeli di lucrare l’Indulgenza ple-

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nalmente domanda al Capitolo della Basilica di S. Maria Maggiore in Roma. La duplice istanza, del Capitolo Sipontino al Capitolo Vaticano e di mons. Arcivescovo al Capitolo della Basilica di S. Maria Maggiore, è immediatamente inoltrata. Nella medesima data (13 gennaio 1954) si dà comunicazione della deliberazione capitolare al sig. Sindaco di Manfredonia, comm. Giuseppe Brigida, come pure della intenzione della data della incoronazione nell’agosto del 1954, già annunciata dall’Arcivescovo al popolo; si chiede, altresì, una «petizione promossa dall’Autorità cittadina». In data 21 gennaio 1954, il Sindaco inoltra istanza al Capitolo Vaticano, nella quale attesta l’antica e “profonda divozione” del popolo sipontino alla Madonna di Siponto, tale “da destare l’ammirazione dei forestieri”; si associa al voto del Capitolo sipontino e si rende interprete dell’attesa dell’intero popolo, cui l’accoglimento del voto “apporterà un immenso giubilo”. Nel frattempo il Capitolo metropolitano sipontino invita il Clero della città e dell’Arcidiocesi ad una raccolta di firme “per dimostrare l’unanime sentimento” nel ricordare la venerazione di S. Maria di Siponto “a preferenza di ogni altra Immagine nella Città ed Archidiocesi di Manfredonia, da epoca immemorabile”. Assieme al Clero sono invitati alla sottoscrizione anche i professionisti e gli esponenti della Giunta diocesana di Azione Cattolica. Una prima trance di documenti (istanza del Capitolo sipontino, supplica del Sindaco, sottoscrizioni, copia dell’immaginetta con relativa preghiera, foto del santuario, relazione sull’antichità del



naria in occasione della incoronazione di Maria SS. di Siponto, e si avvisa che al card. Roncalli, Patriarca di Venezia, è stata accordata la facoltà d’impartire la Benedizione Papale con l’Indulgenza Plenaria. Il 28 agosto 1955, alle ore 17,00 – riporta il Programma dei Festeggiamenti – «in Piazza Duomo, cerimonia della Incoronazione, con pontificale celebrato da Sua Eminenza Rev.ma il Signor Cardinale assistito dagli Ecc.mi

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31 presenti. Interverranno le Autorità provinciali ed i Sindaci della Diocesi». Dell’intero evento roga atto notarile l’avv. Francesco Giuva, notaio in Foggia, assistito in qualità di testimoni dal comm. Brigida Giuseppe e dal Grand’Ufficiale Raffaele Castriotta, con la presenza di Sua Eminenza card. Angelo Giuseppe Roncalli, di Sua Ecc.za mons. Andrea Cesarano, di mons. don Sipontino Cafarelli, Arcidiacono del Capitolo sipontino e dei Vescovi di Squillace, Tricarico, Campobasso, Lucera, S. Severo, Troia e Foggia. Nelle mani del Card. Roncalli sono poste due preziose corone di oro, eseguite dall’orafo napoletano Eduardo Virgilio e dettagliatamente descritte negli elementi compositivi, che il futuro Papa colloca sul capo del Bambino e della Vergine di Siponto e che ancora oggi si ammirano quale segno della venerazione sincera del popolo sipontino.

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A te dolce mamma di Siponto Dolce Mamma dal cuore immenso, se chiudo gli occhi penso e ripenso a quei ricordi degli anni passati di quando i miei occhi di Te innamorati, scorgevano l’immagine Tua bella che per antonomasia di Siponto sei la stella.

Il suono dei mortaretti che al mattino apriva la festa, il pranzo in famiglia fatto di corsa perché si temeva che in un batter di ciglia arrivasse già l’ora in cui Tu o Meraviglia, fra le vie della nostra città saresti passata. Tutti i tuoi figli ti facevano omaggio: chi in preghiera dietro di Te in processione, o chi non poteva sul proprio balcone adornato a festa. Luci, fiori, petali di rosa, le coperte più belle delle doti da sposa e poi i dolci profumi dai sapori sublimi, Manfredonia d’agosto brillava di luce per Te. Ogni tuo figlio apriva il suo cuore: c’era chi pregava sottovoce e chi mesto e silente portava la croce. Infine il commiato fatto da un canto che fa commuover, pianger di gioia, che narra la storia di Te o Santissima che “…di Siponto sei la stella, più del sol fulgente e bella”

Marialucia Rinaldi 1

1 - Scrittrice sipontina, autrice del libro “l’Aquila nel cuore”, Andrea Pacilli Editore

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Ricordi d’infanzia di una bambina che Ti ricorda come regina mentre curiosa ascoltava la storia di una nonna e una mamma che ne facevan memoria.



Maria e il Grest.

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di

M assimiliano Arena

Forse a qualcuno, o ai tanti, questa riflessione sul Grest sembrerà fuori luogo in una rivista che parla della Festa Patronale, delle sue storie, dei suoi aspetti storico, religiosi, civili. Ma per evitare subito confusioni mi preme spiegare immediatamente la motivazione. Lo faccio attraverso qualche semplice e banale domanda. Parlando di Grest di chi

parliamo? La risposta è di bambini. La Madonna cosa è stato? La risposta è una madre. Madre e bambini, due parole che non possono esser separate, sono un unico concetto, una sfaccettatura dell’amore. L’amore ha mille facce, mille sfaccettature, uno di questi è l’educazione. Da anni la nostra amata Manfredonia vive l’esperienza del Grest, si prende a cuore l’educazione dei piccoli della Città nei mesi estivi, spes-

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un rapporto da scoprire, in Lei Madre e Maestra di educazione so vuoti di attività e percorsi. Ormai da quasi 14 anni si vive questa meravigliosa esperienza da prima nata in una sola parrocchia, successivamente in due, ed a macchia d’olio diffusa in tutte le comunità parrocchiali che vede coinvolti interi quartieri e cittadini e fedeli. In tutte le parrocchie sono circa 1500 i bambini che vivono le avventure del Grest, accompagnati da circa 400 giovani (studenti del-

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fare il Grest con la Festa Patronale? Quest’anno i giorni della Festa Sipontina saranno lo scenario del Grest Cittadino, evento che solitamente era vissuto nella prima Domenica di Ottobre. Questo anno il desiderio del coordinamento del Grest, dell’Arcivescovo, dell’Agenzia del Turismo, si sono uniti in un intendo: donare durante la festa Patronale un momento ai bambini, e donare qualche momento religioso in più alla Festa. Nella giornata del 28 Agosto, ad apertura della Festa Patronale, Piazza Giovanni XXIII si riempierà dei colori dei Grest di tutte le parrocchie, ascolterà le sue musiche, udirà il “chiasso” dei bambini, simbolo di una nuova generazione che vuole abitare differentemente la Città. Si incontreranno i ragazzi, gli educatori, insieme con l’Arcivescovo per vivere un momento di preghiera in Piazza e di festa, aperto a tutti. Il Grest Cittadino è un libro aperto, un racconto che i protagonisti di questa esperienza vogliono donare alla Città, un aprire le porte e permettere a tutti, giovani ed anziani, di conoscere il dono ricevuto. Il Grest rompe i gusti del personalismo e dell’indifferenza, il tutto vissuto si mette a disposizione della comunità. Ma c’è un altro aspetto che lega il Grest e la Festa di Maria S.S. di Siponto: l’esempio di educa-

zione di Maria. C’è un brano nel Vangelo di Luca ( Lc 2, 41-50) in cui Gesù scappa vai dai genitori, lo perdono di vista, per poi ritrovarlo dopo tempo a parlare tra i dottori del tempio, con grande stupore di tutti. Dopo la paura iniziale, i primi rimproveri, il Vangelo dice che Gesù resto sottomesso e Maria custodiva nel cuore il tutto. Gesù sottomesso ci ricorda che tutti siamo da educare, tutti siamo aperti ad esser educati, tutti dobbiamo avere l’umiltà di lasciarci educare, imparare da altri, mettere i noi un pezzo in più, tirare fuori da noi qualcosa che non sappiamo di avere. L’atteggiamento di Maria ci insegna che per educare occorre umiltà, pazienza, e spesso il fare un passo indietro. L’amore, l’educazione, sono spesso da vivere nel silenzio, nell’amore che guarda da lontano, segue, accompagna, ma non ostacola la libertà di ciascuno. Il Grest è anche scuola di educazione in cui i bambini sono lasciati liberi di esprimersi, scoprirsi, accompagnati dall’amore degli educatori che a loro volta si lasciano educatore dalle Comunità, dai sacerdoti e dagli stessi bambini, scoprendo loro stessi i doni da mettere a disposizione. Da questo anno Maria S.S. di Siponto di potrebbe definire anche Madre dell’educazione, patrona del Grest Cittadino.

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le scuole superiori e universitari) che offrono gratuitamente il loro tempo con amore. Il Grest è un’esperienza di fede, di vita, ed è un’esperienza sociale. È un laboratorio di fede, dove i ragazzi sono chiamati ad interrogarsi, attraverso il teatro, la musica, la danza, il gioco, la creatività, i linguaggi artistici, ai grandi ideali del Vangelo. Laboratori di vita in cui, attraverso le attività citate, i ragazzi di scoprono come dono, imparano a cercare i propri talenti, a metterli a disposizione degli altri in uno spirito di condivisione. È un laboratorio “sociale”, di cittadinanza attiva, che educa ragazzi, giovani, genitori, nonni, ad abitare diversamente i quartiere, specialmente le periferie della Città. È un evento ormai atteso da tanti bambini della Città, che vede coinvolta quasi tutte le settimane dei mesi estivi, da Giugno a Settembre, in cui le 12 parrocchie della Città, la Comunità della Gifra, le parrocchie di Borgo Mezzanone e San Salvatore, distribuiscono i giorni del progetto. Si, si tratta di un progetto, perché amare ed educare necessitano di una progettazione, di una fase in cui il cuore e la mente di chi deve educare si devono fermare, riflettere, costruire, guardare oltre, avanti. Ma guardiamo più a fondo alla nostra domanda: cosa ha a che


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Per noi prega, Madre pia!

I motivi della fede nella storia della devozione alla Madonna di Siponto Le ragioni di una devozione Pellegrino tra noi 26 anni fa il 24 maggio 1987, il Beato Giovanni Paolo II (fra qualche mese elevato alla gloria degli altari, insieme a Giovanni XXIII) dalla loggia delle benedizioni della Cattedrale così si espresse a nostro riguardo: “Città di Manfredonia, che hai le radici della tua fede in età apostolica e conservi nel cuore un fervido amore per la Madre di Dio, io ti benedico!”. Gli fece eco mons. Valentino Vailati affermando in un’omelia che: “Al centro della storia di Siponto prima e di Manfredonia dopo, nella continuità della sua storia, c’è l’icona della Madonna di Siponto”. Due voci del secolo scorso che ben sintetizzano la storia, la tradizione, la manifestazione di fede più pura dei nostri padri, le quali hanno anche motivo di essere nella devozione alla Madre di Dio, venerata nei secoli a Siponto prima e a Manfredonia dopo. La devozione alla Madonna di Siponto, che ogni agosto riporta in modo più o meno invariato dal 1836 (anno in cui si pensa sia nata la manifestazione così come oggi la viviamo) in seguito alla prima manifestazione del colera, ripropone ad ogni sipontino sicuramente un saporoso mix di momenti felici vissuti in famiglia e con amici, in questo lembo di terra, baciata dal sole ma anche abitata da Dio e dalla fede. Per moltissimi, gli ultimi giorni d’agosto segnano il vero giro di boa dell’anno, il momento di riscoperta personale e comunitario dell’essere cristiani, figli amati nell’Amato, partecipando al solenne novenario e soprattutto nella lunga, composta, sentita processione. Tradizioni ataviche e di fede semplice che iniziano già dai primissimi secoli della cristianità e che si tramandano fedelmente quasi con il latte materno: “Madonne de Seponte!” è il grido vero che nel momento del bisogno oppure di gioia unisce il bimbo al vecchio, il giovane all’adulto. Ne fanno fede antiche preghiere e giaculatorie che ho sentito ancora pronunciare sulla bocca di 1 - Sacerdote nativo di Manfredonia, attualmente Vicario Parrocchiale presso Carpino.

alcuni anziani che incontro nel ministero: “O Vergene Sepuntene! Tutta bbelle e tutta pure, nuje a te c’appresenteme, tutte nzembre c’appresenteme e prejeme con dolce amore. S. Geseppe e S. Francesche, la Madonne e Gese Creste, tutti i sante ncumbagnje, facce ggraz je tu, Marje! Oh Maria, bieta a Te! E nen te scurdanne de me: au punte de la morte, famm jess custante e forte!” È difficile affermare storicamente l’origine della devozione mariana sipontina. Secondo alcune fonti, ha certamente nel santo vescovo Felice un esponente di riguardo, per via di un oratorio costruito nell’antica Siponto di ritorno al concilio romano del 465: qui avrà appreso dell’altro più famoso, quello di Efeso nel 431, dove Maria venne chiamata ‘Madre di Dio’ perché generò non solo l’umanità, ma anche la divinità nella mirabile persona del Figlio di Dio. È questa “la corona” più bella di Maria, per cui i nostri fratelli bizantini – invece di ornare il capo con corone auree – preferiscono “incoronare” le icone mariane apponendo: Meter Theou, Madre di Dio! Titolo che di sicuro avrà ornato per secoli il capo della Madonna di Siponto. Ad ogni modo, la nascita della devozione mariana resta comunque un sentiero ancora totalmente inesplorato dagli storici locali, e che non è detto possa dare frutti sperati, dal momento che documenti di quel periodo non ce ne sono, perché perduti nella distruzione di Siponto e nel sacco dei Turchi. Sta di fatto che nel corso dei secoli, la devozione mariana è diventata una costante nel popolo e nei pastori che si sono succeduti: si ricordano l’ultimo arcivescovo oriundo di Siponto, Sasso Ramamondi (1330-1342) “…la cui effigie frequentemente riveriva”; il servita toscano Dionisio De Robertis (1554-1560) che “…venuto alla sua residenza promosse la devozione alla Madonna di Siponto”; ed in genere ogni arcivescovo che, dal 1300, ininterrottamente, si ferma in preghiera prima dinanzi a Lei al momento di prendere possesso di lì a poco nella Cattedrale di Manfredonia. Ed anche gli arcivescovi dell’ultimo secolo non sono stati da meno: chi non ricorda tra i più anziani il solido, tenero, filiale affetto di mons. Cesarano (1931-1967)? Quanto ha fatto per vederla incoronata ed esaltata Regina di Siponto, per-

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di don Leonardo Petrangelo 1



ché per primo sperimentò la sua materna intercessione nei giorni bui dall’8 al 26 settembre 1943 sulla nostra città e su trentatre concittadini, già votati alla morte! E l’altro non meno fervido di mons. Vailati (1970-1990) e mons. D’Addario (1990-2002), zelanti sostenitori della frequentazione della Basilica e della riproposizione della devozione in termini più evangelici con le ‘Giornate dell’ammalato’, le chiusure cittadine del mese mariano, l’indizione e la chiusura dell’Anno mariano 1987-1988; ed ancora mons. D’Ambrosio (2003-2009) che ha voluto portare con sé la copia fatta da Angelo Lupi per custodirla nell’episcopio di Lecce, dopo di aver ideato la Peregrinatio del cinquantenario? E la nostra Regina non ha mai mancato di intercedere, ricambiando la nostra devozione con numerose grazie e miracoli.

La devozione di un passato non lontano. A Lei si ricorreva in molte occasioni dell’anno e per diversi motivi. Ricordiamo i ‘Sabati della Madonna’ testimoniati anche da Spinelli: “La devozione dei Sipontini verso una tanto miracolosa Immagine è stata sempre, siccome la è anche oggi [siamo nel ‘700], e tale che in questa Cattedrale [l’attuale Basilica] non mancano mai delle numerose Messe in tutti i giorni, ma sono in maggior numero in ogni Sabato, per esservi numerosissimo concorso de’ nostri Sipontini”. Altra tappa famosa era il lunedì dell’Angelo, detto anche “u lunede de Seponde”: ci si recava in Basilica in compagnie o a gruppi spontanei già dall’alba e, riverita la Vergine, si prendeva posto nella pineta o nelle campagne limitrofe per consumare ‘a rianete’ di agnello con ‘cardungelle’ oppure la più pratica frittata di uova con ricotta. D’obbligo al termine la consumazione della ‘scarjelle’, dolce tipico pasquale. Il Mastrobuoni ci ricorda che pure il 25 marzo era un appuntamento di ritrovo religioso a Siponto, per via di un altare dedicato all’Annunciazione, indulgenziato fin dal 1669 da Clemente IX (attualmente non più esistente, in seguito ai restauri degli anni ’70).

Saverio de Nittis

Rimosso in seguito ad un riordinamento dei riti e delle processioni dopo il Vaticano II, consuetudine divenne il novenario dal 29 dicembre al 6 gennaio, dal 1928 a tutto il 1969, in ricordo del primo restauro dell’icona, avvenuto per mano del Prof. Vito Venturini-Pàpari nei Laboratori Vaticani dal 25 ottobre al 28 dicembre 1927. Ma era il periodo di aprile-maggio il tempo in cui spesso ci si recava a Siponto, e non solo il giorno di sabato, quando cioè i campi annunciano abbondanza o scarsità di raccolto; per invocare soprattutto il dono della pioggia, ma anche la fine dei temporali; l’abbondanza di pescato: agricoltori e pescatori, a piedi e tantissimi scalzi, chiedevano al clero novene e processioni dal tipico carattere penitenziale. E davvero si sperimentava che: “È pel tuo particolare affetto, se sui nostri inariditi campi scende la desiderata pioggia; è pel tuo particolare patrocinio se le pubbliche calamità e i divini flagelli deviarono talora da noi, salvando la nostra vita e le nostre sostanze”. P. Serafino da Montorio nello Zodiaco di Maria ce lo conferma: “Una delle grazie più singolari con le quali fa conoscere la Vergine la protezione che tiene di tutto quel popolo e convicini, si è dare secondo il bisogno abbondanti pioggie del cielo, le quali sono molto rare in quelle campagne; […] e spesso, lo stesso giorno ottengono la grazia richiesta, e per lo più ne anticipa gli effetti, perché piove mentre si va a prenderla, o si pensa fare detta processione”. E più antica, la testimonianza del Sarnelli: “la Beatissima Vergine ottenne perciò molte grazie da Dio a favore de’ suoi devoti, vedendosi cader copiosa pioggia in tempo di estrema siccità, e liberando anche i bruti (n.d.tr. gli appestati) da una fiera pestilenza, che a migliaia li conduceva a morte”. Raccontano gli anziani di quando erano bambini che non raramente, appena giunti a Siponto il 22 agosto, goccioline di acqua “salutavano” i fedeli per poi effondersi arrivati in città in copiosa pioggia al termine delle liturgie. Alle domande dei bambini sul perché, le nostre nonne l’attribuivano “a u chiante de la madonne” che non voleva lasciare Siponto. Memorabile ancora in alcuni il lungo acquazzone che inatteso si ebbe il 31 agosto 1955 (anno dell’incoronazione), per cui la processione si dovette fermare e i Santi Patroni… alloggiarli tra la chiesa Stella, S. Matteo e l’icona nel palazzo Delli Santi.

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di rosa. I campanili gareggiano nello scampanìo festoso e solenne, dando il senso di una misticità sublime che coinvolge nell’emozione e commozione chi partecipa e chi è ai bordi delle strade.

I “segni” della Vergine di Siponto Ad un così grande affetto, la Vergine di Siponto non è rimasta di sicuro inerme, anzi, in ogni secolo si contano gli immensi benefici della sua protezione verso la gente sipontina. Ai già menzionati miracoli o “segni” evidenti e nell’ordine della natura, si aggiungano e non si dimentichino quelli spirituali che il Signore ha compiuto nei cuori. Una forma di testimonianza di quelle “grandi cose” che Dio ha compiuto in e per mezzo di Maria e, nello stesso tempo, segno della misericordia divina “su quelli che lo temono” sono i tanti ex voto che un tempo ornavano le pareti della cripta della Basilica e che sono ben custoditi nei depositi della Curia: piccole tavolette di ferro, di legno, di tela, di vetro lavorate da anonimi o conosciuti artisti sipontini, raffiguranti il momento del prodigio nelle situazioni più disparate; arnesi da lavoro, stampelle ed ingessature; abiti da sposa, di prima comunione e cuori, teste, mani, gambe d’argento… Segni semplici, piccoli, umani, corruttibili… che insieme alla vita cambiata del protetto fanno comprendere, testimoniano l’intercessione costante nei momenti bui o felici della vita. Nel secolo appena trascorso, ci sono almeno due “segni” che hanno interessato la comunità sipontina: durante l’epidemia del colera nel 1910 e la protezione sulla città durante l’ultimo conflitto mondiale. Il primo avvenimento è documentato da un opuscolo del dott. Giuseppe Borgia, Epidemia colerica in Manfredonia dal 19 al 31 agosto 1910, allora ufficiale sanitario e maggiore artefice dell’opera di assistenza ai colpiti; ovviamente la sua è trattazione solo dal lato sanitario, vista cioè da uomo di scienza. Mastrobuoni ne Il culto alla Madonna di Siponto, da uomo di fede… ci ricorderà l’altra faccia. L’epidemia si diffuse complice il caldo afoso il 19 agosto, data di accertamento del primo caso, in contemporanea con Barletta, Ascoli Satriano e Molfetta. Per l’occasione, il grande monolocale umido e dalla volta a botte bassa accanto all’antica Chiesa della Croce di Gesù Cristo (la Croce), ed una stanzetta al piano superiore funzionante da infermeria, di proprietà e sede

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Senza dubbio il momento più alto di devozione rimane la novena d’agosto (anche perché tutto il resto è scomparso dal 1970). Nel primo pomeriggio del 22, due “canonici giovani” e molti fedeli si recavano a piedi a prelevare l’icona, pregando il rosario; caricata a spalla e portata dai pescatori e dagli agricoltori, veniva accolta davanti al ‘Palazzo rosso’ (fino al 1936), oppure davanti ai magazzini Brigida (dal ’36 in poi) od anche a cala dello Spuntone a colpi di mortaretti. Era iniziata la grande festa! Qui c’era il Capitolo, l’arcivescovo, la banda musicale, la delegazione, le autorità civili, nonché le associazioni cattoliche e confraternite con i rispettivi labari: si procedeva a cambiare la macchina processionale ed avviarsi in Cattedrale, dove – posta sull’altare maggiore – per nove intensissimi giorni veniva celebrata l’Eucarestia. Al riguardo mi sia concesso sottolineare che nell’insieme si trattava di una vera intronizzazione di tutti i Santi Patroni, di cui Maria SS. veniva ad essere la Regina dei Santi! Anche se comunemente era iniziata ‘a Festa Madonne’ (come da sempre il popolo si riferisce a questi giorni), la comunità sipontina celebrava la comunione dei Santi Patroni: tanto che fino agli anni ’50 – poco prima dell’incoronazione - , il manifesto annunciava con precisa dizione: “Solenni festeggiamenti in onore di S. Maria Maggiore di Siponto e dei Santi Patroni Lorenzo, Filippo e Michele Arcangelo”. Da qui il senso dell’esporli in Cattedrale e del portarli altrettanto insieme in processione. Solo dal 1955, pian piano i nomi dei Santi Patroni sono andati sparendo dai manifesti, per poi scomparire anche dall’altare maggiore (d’allora rimasero nelle nicchie) e dalla processione nell’agosto 1971. Al mattino del 30 veniva celebrato il Pontificale dall’Arcivescovo e nel pomeriggio del 31 la grande processione: l’icona era preceduta dai “Sande tarlete” (e io aggiungerei… “fessejete” per la storia dei 300 fichi d’India…), cioè i Santi Patroni S. Michele, S. Filippo Neri e S. Lorenzo Maiorano, accompagnati dalle confraternite cittadine. È edificante vedere l’immensa marea di gente in fila che arriva anche a misurare 4-5 km, ordinata, appassionata ed orante, percorrere per ore numerose strade. Il momento più suggestivo è verso sera, quando le mille fiammelle dei ceri illuminano il percorso, rendendolo mistico pellegrinaggio verso la Cattedrale. Intanto salgono da ogni dove canti, preghiere alla Vergine; dai balconi, dalle finestre fanno bella mostra splendide ed antiche coperte di seta, raso, pizzi e scendono mille petali



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della Confraternita omonima, venne adibito a lazzaretto; non è stata la prima volta: già nel 1800 più volte ha assolto a questa funzione per la sua particolare posizione elevata, ventilata, fuori dal centro abitato e per la presenza di una fonte d’acqua naturale, oltre che… di un cimitero che sorge proprio accanto al grande monolocale-ospedaletto (raso al suolo nel 1972. Sul suo perimetro ora sorgono esattamente le strutture parrocchiali della parrocchia “SS. Redentore”). Anche qualche locale del seminario Orsini, seppure all’estremità del borgo abitato ma vicino alla Chiesa della Croce, venne utilizzato per alcuni casi sospetti. Da notare che si era a pochi giorni dall’inizio della novena di agosto, per cui il popolo decise di affidarsi alla sua Protettrice. Si cercò di non creare affollamento nella cattedrale, così come non si diede il permesso a tutta la cittadinanza di andare fino a Siponto per prelevare l’icona, ma in forma privata si recarono solo due canonici. Non si invitò per quell’anno nessun predicatore, ma lo stesso mons. Gagliardi, assistito da tutto il clero presente nella città predicava al popolo, incitandolo alla conversione e ad affidarsi alla divina misericordia. Il 22 agosto, primo giorno della novena, l’arcivescovo consacrò la città alla Madonna e così ogni giorno, fino al 31 agosto, in cui le autorità furono costrette a dare l’autorizzazione alla processione, partecipata e devota. E il prodigio non mancò a manifestarsi… insieme anche a tutte le prescrizioni e misure igieniche e profilattiche! Il 31 agosto per il dott. Giuseppe Borgia fu debellato ufficialmente il colera, anche se la morte dell’ultimo caso è avvenuta solo il 31 ottobre: cioè 83 giorni di lavoro febbrile, di angoscia …e di fede intensa! Come segno concreto per ringraziare la divina misericordia, la città offrì una nuova pavimentazione alla Basilica, rimossa

per far riemergere l’attuale pavimento nei restauri degli anni ’70. Una lapide, con testo dell’arcivescovo Gagliardi, ricorda ancora l’accaduto. Della protezione sulla città nell’ultimo conflitto mondiale abbiamo la trascrizione delle relative pagine del diario personale di mons. Cesarano (di recente pubblicate da Antonio Tomaiuoli) e tantissime testimonianze orali impresse nelle memorie di chi visse quei giorni. Intanto si deve ricordare che saggiamente l’icona venne prelevata dalla basilica e conservata per motivi di sicurezza in Cattedrale, da mons. Cesarano, dal 22 agosto 1939 fino al 1° settembre 1945 (fatta eccezione per gli anni ’40-‘41 in cui, essendo la Cattedrale disponibile al Penati per gli affreschi, l’icona venne conservata nella chiesa di S. Chiara, cappella maggiore del seminario diocesano). Quel periodo fu un momento speciale per i sipontini, i quali a motivo della permanenza dell’icona tra loro, si sentivano protetti in quei giorni bui, di paura e di angoscia: i rumori dei continui bombardamenti su Foggia (memorabile quel 22 luglio anche in tanti anziani…), le nuvole nere che si elevavano e i continui arrivi di profughi erano segni non certo rassicuranti. Dopo l’8 settembre 1943, mons. Cesarano, aiutato nell’opera di traduzione in tedesco dal rettore del seminario diocesano can. prof. Augusto Viotto (di Roppolo Castello, Biella), salvò 33 concittadini dalla fucilazione; il castello già totalmente minato; la flotta locale (tre battelli erano già in fiamme) e azioni di rappresaglie contro i cittadini. Subito fece suonare le campane della Cattedrale a distesa e radunò tutti per ringraziare Dio e la Madonna dello sventato pericolo. Di più non sappiamo, ma non è da scartare che mons. Cesarano abbia fatto voto in cuor suo alla Madonna di Siponto, nei concitati minuti che lo portarono dall’episcopio al castello. Ce lo fa pensare quanto riporta di striscio Mastrobuoni in Il culto alla Madonna di Siponto, pp. 48-49 : “Ed è per questa costante protezione della Gran Madre di Dio che sgorga unanime il desiderio, reso più vivo con la rinnovazione del quadro, di vedere solennemente incoronata questa sacra immagine dal Capitolo Vaticano. Interprete autorevole di così giusta e santa aspirazione, il nostro E. Arc. Cesarano […] l’ha già espresso nella recente inaugurazione del Duomo di Manfredonia […] in attesa del grande avvenimento, che farà acclamare la Madonna di Siponto non solo Patrona e Protettrice, ma anche madre dei neo sipontini e regina dell’antica e nuova Siponto”. Questi non sono i soli “segni” di materna protezione: di quanti ogni sipontino in cuor suo ne potrebbe testimoniare… Una relazione di mons. De Lerma, poi, è totalmente dedicata a registrarne i non pochi miracoli del suo episcopato! Per cui, davvero, come disse Mastrobuoni: “Manfredonia è città di Maria!”



Vivo la terra

Cambe ca terre A iurnète passe dde fatije E m’arreture stanche si ma cuntènte.

Vivo in campagna. La giornata passa di fatica E mi ritrovo stanco, si ma contento.

Quann’ a chèse Me mbrijèche jind’a l’ucchje di uagnùne che lòre arrambechète ngudde juchème, ce mbruscenème jìnd’a l’èvere.

Quando sono a casa mi ubriaco negli occhi dei miei figli, con loro appiccicati addosso giochiamo rotolandoci nell’erba.

…A recchèzz’u penecutte A zupp’u latte, i frutte, e quanne dopo chjuvete acchjarisce: l’anemèle vanne au cambisce; guardanne condrasole “sarrà cchessì u Paradise? L’acque zampìlle e bbrìlle, u scambanijè di cambanèlle u renuative ai prime frunnèlle, e quanne nasce na frùschele, u nzite ca ho pegghjète u grène au spònde ngrecchète: crèsce spiche cj’ammature, ce fè chelore d’ore cotele au vinde cume se vulèsse salùtè”!

… La ricchezza del pancotto la zuppa del latte, i frutti, e quando dopo piovuto: schiarisce i greggi vanno al pascolo; guardando contro sole: “sarà così il Paradiso? L’acqua zampilla e brilla Scampanellio di campanelli la rinascita di nuove foglioline d’erba; e quando nasce un animaletto, l’innesto che attecchito germoglia, il grano spunta ritto cresce, fiorisce, matura, s’indora oscilla al vento come se salutasse”.

… A sère sott’u cile stèllete: u’ cungirte di ranogne; e nzip’a lore je fenanche cante, cante e zummbètte rengraziannea Madonna Santisseme de Seponte e arraccumanne pe quande sepportene na croce cchjù ppsante.

… La sera sotto il cielo stellato: “ il concerto delle rane e insieme a loro io finanche canto, canto e saltello ringrazio la Madonna santissima di Siponto e raccomando per quanti sopportano una croce più pesante.

… Capete ca manche u pène, ca jì tuste, o ca jì jamère! “wàrde ncile: schière… a Madonna Santisseme de Seponte responne ca ne nn’agghja ‘avì pavure”.

… Capita che manchi il pane o è duro, o che è amaro! Guardo al cielo, il cielo schiara Maria Santissima di Siponto mi rassicura: non devo aver paura.

Antonio Di Tullo

Antonio Di Tullo

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Vivo la terra



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Perché quello Sguardo affascina così tanto? M assimiliano Arena1

Quando ho preso in mano carta e penna per scrivere questo articolo per la preziosa rivista della Festa Patronale mi sono chiesto cosa potessi scrivere, come potesse inserirsi una mia riflessione in questo libretto cosi prezioso, con un importanza storica di non poco conto? Dopo qualche istante di silenzio mi son detto che volevo dedicare questa mia povera riflessione ad un tema: il rapporto, strano e profondo, tra la Madonna di Siponto ed i giovani sipontini. Da sempre, anche per il compito che sono chiamato a svolgere all’interno della Chiesa Diocesana, ho osservato con grande stupore un fenomeno che può esser oggetto di svariate valutazioni. Tanti, tantissimi oserei dire, giovani della Città, anche lontani per il resto dell’anno dal vivere un rapporto con la Chiesa e con le figure “sante”, sentono un forte legame alla figura della Vergine e si riversano per strada, per vivere la 1 - Servizio Diocesano per Pastorale Giovanile dell’Arcidiocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo

processione. Ho appositamente usato l’espressione “lontani da un rapporto con la Chiesa”, e non con la fede, perché essa è un mistero molto più profondo nel cuore, insondabile e non giudicabile da nessuno esternamente, ed è forse proprio la chiave di lettura di questo fenomeno. La domanda che mi pongo è una sola: perché? Perché questi giovani sentono questo bisogno, vivo, spesso anche emozionato? C’è un movimento nel cuore in tanti giovani, e non solo, che spinge ad un amore profondo, quasi appunto filiale, con la Vergine di Siponto. Tantissimi studiosi di psicologia e psicoanalisi affermano che l’uomo ha bisogno del rapporto materno, e vive tutta la sua vita tra effetti positivi e negativi di questo rapporto. A tale bisogno umano si associa un bisogno religioso di protezione, di affidamento a qualcuno che vada oltre l’umano, che non è attanagliato, legato, ai limiti umani e può donare un respiro di speranza oltre. I Vangeli, o meglio il Vangelo di Giovanni, ci presentano una scena unica, dal profilo profondamente

umano. Giovanni, lo stesso evangelista, alla morte di Gesù è poco più di un adolescente, smarrito e certamente impaurito, pieno di tristezza per la morte di Gesù, e lì, sotto la croce, forse è senza più punti di riferimento. Gesù l’aveva preso con sé da poco più che bambino, fatto suo discepolo, il più amato da come si dice, ed ora lo lascia solo. Vede morire, grondante di sangue, la sua speranza, il suo punto di riferimento. Gesù dinanzi a ciò non resta inerme, e l’evangelo dice che Gesù parlando a Maria, con grande solennità pronuncia queste parole: “donna ecco tuo figlio”. E guardando Giovanni dice con grande dolcezza: “Figlio, ecco tua madre”. Un umanissimo e profondissimo affidamento reciproco, una sorta di adozione non solo di un figlio ma anche di una madre. Gesù ha avuto a cuore che nessuno dei due rimanesse solo. In quel fragile Giovanni potremmo ritrovarci tutti noi, specialmente i più giovani, spesso smarriti in questa società, senza più punti di riferimento, senza nessuno che ti dona uno sguardo di amore, predilezione, ma solo tutti pronti a

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darti notizie disperate, a poter usare le qualità conquistate a fatica e svenderle in occupazioni professionali di poco conto, spremuti all’estremo. E li che lo sguardo di quella madre, se pur materiale di un icona simbolo di essa, riempie il cuore, lascia respirare, e tanti affidano ad essa i desideri più nascosti. Anche i più duri, coloro che spesso appaiono spavaldi ed intemerari, si commuovono, piangono incrociando lo sguardo dell’icona che passa. Tutti necessitano del tenero sguardo della madre che conosce i segreti a cui nulla è nascosto. Non sono nascosti i pianti ed i sorrisi delle nostra mura domestiche, non sono nascoste quelle lacrime, quelle insoddisfazioni che ci portiamo dentro, non sono nascosti i nostri peccati, quelli che ci vergogniamo di far scoprire anche a chi ci è più vicino in casa. Non sono nascoste le ingiustizie che sui luoghi di lavoro tanti giovani hanno, usati e poco pagati. Non sono nascosti le infedeltà contro Dio a cui tanto chiediamo e poco diamo. Non sono nascosti coloro che sono rimasti orfani in questa città perché qualche genitore, sempre più crescete il numero, muore di tumore o di altra morte prematura. A Lei, nulla è nascosto, e come madre, come solo una madre può fare, silenziosa guarda, sorride, entra dentro ed è come se dicesse “Figlio mio vai avanti, nono-

stante le tue fragilità, vai avanti, io credo in te, farai cose grandi”. Al termine della processione sembra quasi atteso ormai il messaggio dell’Arcivescovo, anche questi giovani, che durante il resto dell’anno rabbrividirebbero alla sola idea di ascoltare un prete parlare, sono li, ascoltano, e spesso di commuovono. Sono i miracoli delle notti Sipontine della Festa Patronale. Ma ci basta leggerlo in questo modo? Papa Francesco, che proprio tra i giovani sta riscuotendo un grande successo, ci direbbe che dobbiamo leggere la Provvidenza e la Misericordia di Dio che c’è dietro un evento di questo genere. Dio ama i suoi figli e corre dietro di essi, prendendoli e recuperandoli in ogni modo. A Dio, forse, o senza forse, per alcuni basta quel sentimento profondo di quel giorno. Non è una scusa per non approfondire la fede e restare alle emozioni di un giorno. Questo, ovvio, sarebbe l’ottimale, ma Dio sa cogliere ogni cosa, e sarà Lui a fare i resto. La fede è in ogni uomo, e lo sguardo di Maria suscita la fede, lei è la donna che ha detto “si”, e da quel si è cambiata la storia, si è capovolta la storia dell’umanità, è entrata il concetto vivo dell’amore e della Misericordia nel mondo. In ogni uomo c’è una traccia di Dio, spesso essa resta coperta, come la firma di un

Saverio de Nittis

autore su un quadro d’epoca. Esso resta in qualche cantina, la polvere copre la firma, ma se gratti, pulisci, esce e scopri di chi è. Cosi è l’uomo, la polvere dei peccati, delle esperienze negative vissute e subite, coprono la firma di Dio che è in noi, ma basta pulire, risvegliarsi, ed essa è li, e ci ricordiamo che siamo Creature di Dio, nate, create, messe al mondo per amare e costruire il Regno di Dio. Lo sguardo di Maria può aiutare a “grattare”, pulire, tirare fuori questa firma, tirare fuori la fede. Chiudo con una frase semplice e schietta di Papa Francesco alla Giornata Mondiale della Gioventù di Rio de Janeiro conclusasi da poco: ‘’La fede in Gesù Cristo non è uno scherzo, è una cosa molto seria. E’ uno scandalo che Dio sia venuto a farsi uno di noi. E’ uno scandalo che sia morto su una croce. E’ uno scandalo: lo scandalo della Croce. La Croce continua a far scandalo. Ma è l’unico cammino sicuro: quello della Croce, quello di Gesù, quello dell’Incarnazione di Gesù. Per favore, non “frullate” la fede in Gesù Cristo. C’è il frullato di arancia, c’è il frullato di mela, c’è il frullato di banana, ma per favore non bevete “frullato” di fede’’ (Papa Francesco).

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MARIA MAESTRA DI FEDE E DI UMANITà

Tutti conosciamo il brano dell’Annunciazione a Maria. Ci troviamo a Nazareth, un villaggio mai nominato nella Bibbia, villaggio minore, senza storia, lontano dai luoghi del potere sia politico che religioso. In questo luogo di periferia Maria vive la sua quotidianità, la sua ferialità, alle prese con le cose concrete della vita. Non cerca l’eccezionale, lo scoop. Maria è la donna delle periferie, delle geografie dimenticate. Si trova all’interno di una società che non è favorevole alle donne. E’ vista con sospetto perché è donna e perché è giovane. Ma è proprio da qui che Dio ricomincia: dagli umili e dagli ultimi, dai dimenticati, dai contorni rosicchiati ed erosi da epicentri che hanno preso tutto. “E l’Angelo entrò da lei”. Maria si trova nella sua casa. Donna di vita quotidiana ci insegna ad aspettare Dio nelle vicende di tutti i giorni. A non fuggire dalle nostre dimore. Perché il suo Dio è un Dio delle case amiche: “Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua” (Lc 19,5). Un Dio che rende familiari i luoghi estranei. La sua casa si trovava in un villaggio che sapeva di lavoro e di vita familiare, in un brulichio di scambi e di incontri. Maria maestra di quotidianità che vive il vicinato a pelle a pelle con gli altri, incrociando sguardi e intercettando bisogni, che coglie lo spirituale nel grembo del materiale sociale, nel tessuto delle rela-

zioni umane. Perché ei sa che Dio, più che i templi, abita i nostri quartieri, gli angoli dimenticati delle nostre periferie. Dio parla e Maria ascolta. Maria comincia con l’ascolto. Infatti «la fede viene dall’ascolto» (Rm 10,17). Donna del silenzio, non come assenza della parola, ma come ricerca della parola vera. Una parola che si fa carne nella voce di un angelo che sa di cielo. Il silenzio di Maria è il silenzio di chi fa tacere le cose, perché esse non bastano ad un cuore che ha sete di infinito. Perché le cose non saziano, e lei sa che se prendono il posto di Dio diventano idoli, bugie dette sulla nostra felicità tradita. Perchè è quando le cose tacciono che Dio inizia a parlare. Nel deserto delle parole vuote Dio comincia a farsi Parola che restituisce spessore alle nostre parole mute. “A quelle parole Maria rimase turbata”. E’ lo smarrimento della creatura di fronte al suo Creatore. Maria all’inizio si perde in questa festa di luce. Pensa che non sia per lei. Non se l’aspettava tanta grazia che invece la spiazza. E’ troppo grande per lei che, al contrario, si sente molto piccola, e pensa di non poterla contenere. E, invece, è proprio in lei che la grazia incontra la vita, il Creatore la creatura, l’infinitamente grande l’infinitamente piccolo. All’inizio Dio non viene a rassicurare ma a turbare. Dio non viene come risposta, ma come domanda. Maria deve perdersi per ritrovarsi. Deve uscire

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di M ichele Illiceto


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fuori dalle sue sicurezze per affidarsi ad un punto molto più saldo su cui ancorare le sue nuove certezze. Deve fare un salto, deve andare anche oltre la Legge e le tradizioni ebraiche. E’ un turbamento misto a stupore il suo. A noi che non sappiamo più stupirci di nulla, Maria, che è la donna dello stupore, ci insegna la meraviglia che prepara il cuore alla inedita sorpresa con la quale il Dio atteso ci spiazzerà. “Non temere”. Dio ci porta su delle vette che ci sembrano troppo alte per noi. Ci chiede di fidarci, di affidarci. Dio non usa la paura per portarci a credere. La fede non si fonda sulla paura, ma sull’amore. Maria si sente amata da un amore che la spiazza perchè pensa di non esserne all’altezza. Ma l’amore disarma ogni forma di paura, e con la sua tenerezza prepara il cuore alla resa totale e all’abbandono fiducioso. Come scrive Papa Francesco nella sua recente enciclica Lumen fidei: “Al centro della fede biblica, c’è l’amore di Dio, la sua cura concreta per ogni persona, il suo disegno di salvezza che abbraccia tutta l’umanità e l’intera creazione e che raggiunge il vertice nell’Incarnazione, Morte e Risurrezione di Gesù Cristo” (n. 54). “Ti coprirà con la sua ombra la potenza dell’Altissimo”. Ecco lo stile di Dio. Dio si fa ombra silenziosa per coprirci nel cavo della sua mano. Quasi si nasconde. Si vela di carne e stende sulla carne fragile del’uomo il suo manto di bisso: “Passai vicino a te e stesi su di te il mio mantello e coprii la tua nudità” (Ez 16, 8). L’ombra indica sia la potenza ma anche la presenza discreta di Dio. Maria non si aspetta un Dio onnipotente, ma un Dio innamorato, non un Dio che fa miracoli, ma che ti sta accanto nel dolore, che condivide la tua quotidianità. Dio non dà risposte, ma suscita domande. Non risolve il presente, ma ti dà un futuro. Un Dio umile poteva essere accolto solo da una donna umile. Dio non si impone, si propone, si apposta sulla soglia della tua libertà, Perché “la libertà è il letto nuziale della grazia” (Berdjaev). La libertà è come unporta he si pare solo dall’interno.

Saverio de Nittis

Dio non la aprirà se tu non la aprirai per lui. E’ un Dio che va cercato, atteso e accolto. Cercato nel mentre scopriamo che è Lui che cerca noi: “Adamo dove sei?” (Gn, 39). Dio si sta spogliando della sua divinità (Fil 2,6), per rivestire noi, che siamo stati spogliati della nostra dignità dal peccato, del suo manto di luce. Chi avrebbe potuto accogliere un Dio spoglio di Dio se non una donna che si è saputa spogliare di tutto? “Eccomi sono la serva del Signore”. Maria si fa discepola dell’umiltà di Dio. Imita la sua spoliazione nel farsi servo, e si fa serva. A un Dio che si dona, Maria si fa lei stessa dono. Ci sono tre passaggi: “Eccomi” che indica la consegna; ”sono la serva” che indica in quale logica di vita Maria si colloca. Non logica di potere ma del servizio. “La serva del Signore”, cioè non un servizio qualunque, ma un servizio che nasce da un amore ricevuto e condiviso. La vicinanza di Dio crea servizio. Maria non usa Dio per aumentare il proprio potere sociale, la propria immagine o per crearsi un ruolo di prestigio, o ancora per accaparrarsi un posto di comando: “Voi sapete che coloro che sono ritenuti capi delle nazioni le dominano, e i loro grandi esercitano su di esse il potere. Fra voi però non è così; ma chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore, e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti. Il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti” (Mc 10,42-45). Maria si mette al servizio di un Dio che si è fatto servo dell’uomo. Per questo motivo, Maria ci insegna a servire Dio e l’uomo. A servire Dio nell’uomo. Dio le metterà nel cuore la fretta di andare da Elisabetta per mettersi al suo “servizio”. E così comincia l’attesa. Il grembo di Maria si gonfia di speranza. Maria non attende per una mancanza da colmare. ma per una pienezza da far scoppiare. Si attende per generare perché ormai il vento dello Spirito ha preso posto nella sua vita e nella sua carne.

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CREDITS Il CDA dell’Agenzia del Turismo: Michele De Meo, Presidente Teresa Musacchio, Vicepresidente Michele D’Errico, Consigliere Francesco Schiavone, Consigliere Enza Delli Carri, Consigliere L’Agenzia del Turismo ringrazia per la collaborazione volontaria l’Associazione Maria SS. di Siponto ed in particolar modo i collaboratori: Ardò Concetta, Arena Massimiliano, Bottalico Marisa, De Filippo Raffaella, de Nittis Saverio, Feltri Vincenzo, Marasco Michele, Mazzamurro Salvatore, Trotta Luciano, Verderosa Massimo, Virgilio Elvira. Un sincero ringraziamento si rivolge alla Cittadinanza e a tutti coloro che hanno partecipato alla realizzazione della festa: all’Amministrazione Comunale, all’Ufficio Informazione Accoglienza Turistica, all’Ufficio Tecnico, all’Ufficio Demanio e Patrimonio, all’Ufficio Cultura, all’Ufficio Sport e Turismo, all’Ufficio Annona, all’Ufficio Attività Produttive, l’Autorità Portuale, alla Polizia di Stato, alla Capitaneria di Porto, ai Carabinieri, alla Guardia di Finanza, ai Vigili del Fuoco, alla Polizia Municipale, al servizio Manutenzione del Comune di Manfredonia, all’A.S.E. alle associazioni: Paser, Ass. Naz. Carabinieri, Amici del Volontariato, Operatori Emergenza Radio, Associazione Misericordia, Avis, Arcobaleno, AVO, Cooperativa Sociale IRIS, Associazione Sant’Orsola, Associazione pubblica assistenza emergenza radio Cerignola, Gruppo Scout e tutti gli operatori economici e le aziende della Città che hanno contribuito e che contribuiranno ancora nei prossimi giorni. L’addobbo floreale in Cattedrale in occasione dei Primi Vespri del 29 agosto e del Pontificale del 30 Agosto e alla Statua di Sant’Andrea del 1° Settembre sono offerti e curati dalla Ditta Mimmo Rignanese. L’addobbo al Sacro Quadro in processione del 31 Agosto è offerto e curato dalla Ditta Roberto Gagliardi. Gli omaggi floreali e gli allestimenti ai palchi sono offerti e curati dalle Ditte Pasquale Rignanese e Antonio Paglione. L’illuminazione artistica è curata dalla Premiata Ditta Faniuolo Illuminazioni di Putignano (Ba).




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