PELLEGRINAGGIO E PROTAGONISTI
ro e l’asino di un pellegrino defunto; san Giacomo lo punì facendogli rompere l’osso del collo in una caduta. Non mancavano locande malfamate, ritrovo di ubriaconi e quant’altro14. Tuttavia con l’avanzare del Medioevo il numero delle locande crebbe: una città come Roma nel Quattrocento ne
contava oltre 1000. Esse avevano specifici nomi15 e proprie insegne (brocche, corone, boccali…). L’attività di locandieri, tavernieri, albergatori divenne una vera e propria professione con tanto di corporazioni di mestiere e specifiche normative dettate dai poteri legislativi.
IL RITORNO DEL PELLEGRINO
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Al suo ritorno in patria ed a casa il pellegrino, o pellegrina, poteva mostrare con “orgoglio” le insegne identitarie delle mete raggiunte. Questi oggetti erano sia un souvenir del viaggio sia la testimonianza giuridica di esso, diventando al ritorno a casa oggetto di devozione privata. Inizialmente c’erano le ampolle da appendere al collo che contenevano olio, acqua o terra raccolta presso il santuario. Dal secolo XI iniziano a diffondersi veri e propri sigilli che autenticano e certificano l’avvenuto pellegrinaggio. Nel Basso Medioevo erano diffusi anche fischietti o campanelli da appendere al collo: ormai non ci si procura più un solo oggetto ma numerosi e la devozione è proporzionata alla quantità di insegne che venivano esposte, ad esempio, sul cappello proprio per conferire ad esse adeguata visibilità. Le insegne erano prodotte in serie tramite stampi i cui diritti appartenevano alla chiesa che quindi otteneva un guadagno dalla loro vendita. La palma di Gerico qualificava i pellegrini di Terra Santa ((palmieri); questa, simbolo di rigenerazione, era il segno formale che il voto era stato adempiuto. Col tempo i pellegrini pote-
vano comprarle presso apposite bancarelle. La conchiglia era il simbolo del pellegrinaggio a Santiago, questa era detta “pettine di Venere” ed era propria dell’Atlantico dove il cammino di Santiago si concludeva con la località di Finister-
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