Salute 10 più Nr. 2 Anno 2013

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MENSILE DI INFORMAZIONE SU SALUTE E BENESSERE » N. 2 - FEBBRAIO 2013

RAVENNA

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Dr. Pasquale Longobardi Dir. Sanitario Centro Iperbarico di Ravenna

IN QUESTO NUMERO - La chimica dell’amore - La stimolazione cognitiva negli anziani - La ginnastica della vista

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SOMMARIO » Nr. 2 - FEBBRAIO 2013

capelli per lui capelli per lei

ERBORISTERIA

2 I BENEFICI DEL GINSENG Dott.ssa Maria Nives Visani OCULISTICA

4 LE LENTI INTRAOCULARI

RAVENNA - Viale della Lirica, 21 Tel. 0544.403014 - ravenna@bayermann.it CESENA - Tel. 335.6081505

Dott. Ugo Cimberle CARDIOLOGIA

7 COME FUNZIONA IL PACEMAKER

TRATTAMENTI PERSONALIZZATI CONTRO LA CADUTA DEI CAPELLI

Dott. Flaviano Jacopi IL PERSONAGGIO

11 DR. PASQUALE LONGOBARDI Intervista di Tiziano Zaccaria PSICOLOGIA

14 LA CHIMICA DELL’AMORE

NOI POSSIAMO RIDARTI IL SORRISO

Dott.ssa Donatella Valmori TERZA ETÀ

15 DISTURBI ALLA MEMORIA - La stimolazione cognitiva Dott. Giorgio Maria Cicognani OCULISTICA

18 LA GINNASTICA DELLA VISTA Dott. Gianni Greco OSTETRICIA

20 LA PARTO ANALGESIA

- Partorire senza dolore

Dott. Pierpaolo Casalini ODONTOIATRIA

22 IL “NOBEL GUIDE” - Una nuova tecnica per l’implantologia Dott. Paolo Fusconi ALIMENTAZIONE

24 OMEGA 3

- Cosa sono, dove si trovano e che funzioni svolgono

Dott.ssa Monica Negosanti PSICOLOGIA

25 I DISTURBI ALIMENTARI TRA I GIOVANI Dott.ssa Serena Bagli

Marianna Gigliotti

SALUTE

BAYERMANN Ravenna

28 LA VITAMINA A Giulio Spinari I NOSTRI AMICI ANIMALI

31 IL LINGUAGGIO DEL NOSTRO CORPO VISTO DAL CANE Max Vismara SALUTE 10+ N. 2.2013 - Aut. Trib. Ravenna n. 1381 del 23/11/2011. Proprietà, redazione e realizzazione Multiservice sas: via A. Gnani, 4 - 48100 Ravenna - Tel. 0544.501950 - multiredazione@linknet.it

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ERBORISTERIA

IL GINSENG Pianta di origine asiatica, è nota da secoli per le proprietà energizzanti e tonificanti della sua radice.

Dott.ssa

Maria Nives Visani

Farmacista - Naturopata E-mail: salutenaturasnc@alice.it

Il Ginseng (Panax Ginseng Meyer) è una pianta della famiglia delle Araliacee, provieniente dall’Asia, in particolare da Cina, Corea e Giappone. I frutti sono piccole bacche rosse, ma della pianta si usa la radice carnosa, che presenta una o due ramificazioni e che in base al trattamento dà il Ginseng bianco o rosso. Per ottenere il bianco si essica la radice, alla quale è stata tolta la cuticola esterna, mentre il rosso si ottiene trattando la radice col vapore. Le varietà provenienti da piante più vecchie sono di maggior pregio.

Principali proprietà Le proprietà del Ginseng vanno attribuite ad una classe di diversi composti chimici esclusivi di questa pianta: i ginsenosidi, ciascuno dei quali presenta proprietà caratteristiche. Da secoli la pianta è oggetto di grande apprezzamento, per via delle sue proprietà tonificanti, rinforzanti e rinvigorenti, utili nel trattamento di stress, traumi, ansia, affaticamento e disturbi stagionali. 2

A livello del sistema nervoso centrale, i ginsenosidi svolgono un’azione di stimolazione del cervello, migliorando perciò le funzioni psicomotorie e cerebrali complessive: un valido aiuto, dunque, per chi studia o lavora. Alcuni studi condotti su sportivi affermano un netto miglioramento dell'efficienza del lavoro aerobico, con diminuzione di acido lattico e piruvico, riduzione dei livelli plasmatici di acidi grassi liberi, aumento del consumo di ossigeno e funzionalità respiratoria, diminuzione dei tempi di recupero. Il Ginseng svolge anche un’azione cardioprotettiva, migliorando la funzionalità del muscolo cardiaco. A livello dei vasi sanguigni questa radice, grazie alla sua spiccata azione antiossidante, è in grado di facilitare la circolazione. Alcuni ginsenosidi hanno un’azione antiallergica ed antinfiammatoria, altri sono in grado di abbassare il tasso di glucosio del sangue, e che possono dunque essere utili ai fini del controllo dei livelli glicemici delle persone che soffrono di diabete.

Il giusto dosaggio Per un'azione tonica, per migliorare le prestazioni sportive, la concentrazione e l'efficienza lavorativa si consiglia un dosaggio di 0,5-1 grammi di radice, suddivisa in due somministrazioni per un periodo breve di 2-3 settimane. Per migliorare le condizioni fisiche di debilitazione in pazienti con malattie degenerative e pazienti anziani, si utilizzano dosaggi di 0,4-0,8 grammi di radice al dì, divisi in due somministrazioni. Si può usare anche l'estratto fluido oppure l'estratto secco. Somministrate entro le 16 del pomeriggio, per non incorrere negli effetti collaterali di insonnia e nervosismo.


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Effetti collaterali e controindicazioni Il Ginseng è un prodotto generalmente ben tollerato; tuttavia è bene avvalersi del consiglio del proprio medico, farmacista o erborista di fiducia, in caso di contemporanea assunzione di medicinali, sia da banco che con prescrizione medica. È generalmente sconsigliato ai pazienti in cura con antidepressivi di assumere Ginseng in concomitanza con la terapia farmacologica, poiché si possono manifestare ansia, nonché l’inefficacia dei farmaci assunti. Occorre fare attenzione se si assumono i seguenti farmaci: corticosteroidi, estrogeni, calcioantogonisti, diuretici, anticoagulanti warfarinici, digossina, fenelzina. Non usare il Ginseng in gravidanza, in fase di allattamento e nei bambini sotto i 12 anni. Non assumerlo dopo le ore 16: si è notato che la varietà rossa può potenziare gli effetti della caffeina.

Curiosità… » Il Ginseng può essere classificato come “panacea”, termine che deriva da Panax, originato dalle parole greche pan (“tutto”) ed akèia (“cura”), il cui significato è letteralmente “cura per tutti i mali”. » Ginseng deriva dalla parola cinese “jen-shen”, che significa “pianta dell’uomo”: la sua radice ha in genere una forma biforcuta, che assomiglia alle gambe di un essere umano. » Negli Stati Uniti, il Ginseng è uno dei prodotti erboristici più venduti. Ogni anno in questo Paese si spendono oltre 300 milioni di dollari per il Ginseng, che da solo rappresenta il 15 per cento dell’intero mercato erboristico americano. » Si tende ad associare il Ginseng alla medicina orientale, ma va ricordato

che la radice era nota anche alle tribù di Nativi del Nord America. I Cherokee lo utilizzavano per la cura di coliche, crampi, dolori mestruali, stanchezza e debilitazione. » Esistono in commercio molti prodotti contenenti Ginseng, come compresse, bevande, tisane, estratti liquidi, tinture e polveri, ma in genere la radice viene commercializzata secca, sia intera che in pezzi. » Seguendo le tendenze di mercato “modaiole”, negli ultimi tempi sono stati introdotti in commercio energy drinks, preparati per bevande, caffè, chewing gum e caramelle contenenti Ginseng. Spesso, tuttavia, questi prodotti contengono quantità di Ginseng irrilevanti. Insomma, è più l’etichetta a fare il suo effetto, che non il Ginseng contenuto. Il modo migliore per godere dei benefici apportati da questa radice è quello di acquistare prodotti venduti in farmacia, parafarmacia o erboristeria, controllati e dall’efficacia testata. FINE

Salute Naturale? Chiedi a noi. Obiettivo Salute - Parafarmacia-Erboristeria è situata a due passi dalla Domus Nova a Ravenna. Sempre presidiata da un farmacista, da cui troverai competenza e professionalità per risolvere i tuoi problemi di salute nel modo più naturale possibile. Inoltre grazie alla presenza di un attrezzato laboratorio erboristico potrai sempre trovare il rimedio personalizzato per le tue esigenze. Previeni l’influenza con i rimedi naturali. Farmaci senza obbligo di ricetta - Omeopatia e Fitoterapia Fiori di Bach - Medicinali veterinari - Cosmesi naturale

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OCULISTICA

Lenti intraoculari per correggere la miopia Rappresentano una valida alternativa al laser, se inopportuno. Ma attenzione: in alcuni casi possono dare problemi all’occhio.

Dott.

Ugo Cimberle

modo da avere la più alta probabilità di successo. La classica correzione con il laser ad eccimeri che modella la cornea togliendo del tessuto, rimane la soluzione migliore, alta precisione e ridottissimi rischi, ma non si può applicare appunto con successo a tutti i casi.

Studio Oculistico Dal Fiume-Cimberle - Ravenna E-mail: cimberle@cidiemme.it

Oggi la tecnologia ci permette di affrontare con successo la maggior parte dei difetti refrattivi. Successo vuol dire interventi con altissime probabilità di una correzione ottimale del problema, sia dal punto di vista quantitativo (cioè la percentuale di difetto corretto) che qualitativo (cioè del "come" ci si vede), abbinata ad una sicurezza elevata in termini di effetti indesiderati o complicanze durante e dopo l'intervento.

Correggere la miopia con un intervento al laser Per correggere la miopia abbiamo diverse tipologie di interventi da applicare, a seconda delle situazioni, in 4

FASE DI UN INTERVENTO AL LASER

Le lenti intraoculari Se siamo di fronte ad una miopia di una certa entità, di solito oltre le 9-10 diottrie, ma con una cornea non sufficientemente spessa o troppo piatta per garantire una certa sicurezza di risultato, possiamo scegliere tra non correggere completamente la miopia o pensare ad un altro tipo di intervento.

Possiamo inserire una lentina supplementare, simile ad una lente a contatto, all'interno dell'occhio che corregga completamente il difetto refrattivo. Abbiamo due possibilità: mettere una lentina davanti all'iride o dietro, tra questa ed il cristallino. In ogni caso l'intervento è di tipo ambulatoriale, della durata di una decina di minuti, con anestesia locale o topica. Dopo qualche giorno di convalescenza, non c'è dolore e già ci si vede bene. Con queste lentine possiamo correggere miopie fino a 20 diottrie (oggi anche con astigmatismo ma con qualche riserva), con un'ottima precisione e con il vantaggio che possiamo ottimizzare il risultato, specie se ci sono astigmatismi, in un secondo tempo con il laser.

LA LENTE INTRAOCULARE VIENE POSTA ALL’INTERNO DELL’OCCHIO


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Esami specifici per valutare l’operabilità Ci sono alcuni punti che vanno valutati sia prima che dopo l'intervento. Anzitutto bisogna valutare l'effettiva operabilità mediante alcuni esami specifici: va misurato il grado esatto di miopia, vanno effettuate alcune misure della cornea quali lo spessore, la forma topografica e il numero delle importanti cellule endoteliali. Con un biometro ad ultrasuoni o, ancora meglio, con un moderno tomografo OCT, si misurano gli spazi tra cornea e cristallino, l'ampiezza dell'angolo tra cornea e iride e la lunghezza assiale. Infine si controlla pressione e fondo oculare. Se tutto è nella norma, si procede ad ordinare la lente su misura per quel dato occhio. I risultati sono eccellenti per quel che riguarda la capacità visiva, spesso migliore rispetto a quanto il paziente era abituato con le lenti a contatto.

Eventuali problemi Questo tipo di intervento può avere dei problemi, per quanto poco frequenti, a breve e lungo termine. Dobbiamo fare una piccola incisione e mettere all'interno dell'occhio una lentina, che è pur sempre un corpo estraneo. A differenza delle lentine che mettiamo nell'intervento di cataratta e che rimpiazzano il cristallino naturale nella stessa sua sede, queste lenti devono essere posizionate davanti ad esso ed occupano uno spazio poco fisiologico. Quindi nel tempo possono andare ad interferire con le strutture con le quali vengono a contatto. Nel breve periodo ci possono essere delle reazioni infiammatorie o degli aumenti di pressione dell'occhio. In tempi più lunghi le lentine messe davanti all'iride possono creare sofferenza e riduzione del numero delle cellule che tappezzano la parte interna della cornea, fondamentali per garantire la trasparenza corneale e che devono accompagnarci in numero adeguato per tutta la vita; se ciò dovesse

ESAMI PERIODICI EVITANO POSSIBILI COMPLICANZE FUTURE AGLI OCCHI

accadere, e ce ne accorgiamo con degli esami specifici periodici, basterà togliere la lentina per arrestare il problema, anche se le cellule andate perdute non si rigenereranno più e il difetto di miopia ritorna ad essere presente. Le lentine poste dietro l'iride invece possono provocare negli anni l'opacamento del cristallino, con una cataratta che andrà operata nello stesso momento in cui si toglie la lentina, risolvendo così in un altro modo la miopia. In definitiva la stragrande maggioranza dei problemi che possono provocare queste lentine, viene agevolmente risolta estraendole dall'occhio. Il consiglio è sempre quello di affidarsi ad un chirurgo esperto che saprà indicare o meno l'intervento, perché è sì un'ottima soluzione ma con dei passaggi delicati e non idoneo a tutti i casi. FINE

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CARDIOLOGIA

IL PACEMAKER LA SCATOLINA CHE SALVA LA VITA.

O PERLOMENO AIUTA A VIVERE MEGLIO “Penso che al giorno d’oggi quasi tutti sappiano cos’è un pacemaker (termine inglese che significa “segnaritmo”), almeno nelle linee generali. Tuttavia, non può mancare un approfondimento su questo prezioso strumento che da quasi 50 anni viene applicato a pazienti cardiopatici e che tanti problemi ha risolto, divenendo sempre più sofisticato e utilizzabile in circostanze anche molto complesse.”

Dott.

Flaviano Jacopi

Specialista in cardiologia e medicina dello sport Direttore Sanitario Astrea Medical Center - Faenza E-mail: flaviano.jacopi@fastwebnet.it

Qualche premessa di fisiologia del cuore Come noto, il cuore è una pompa che si contrae regolarmente dalle 60 alle 90 volte al minuto in condizioni di riposo, con una capacità di aumentare la sua frequenza in risposta alle necessità dell’organismo. In pratica, prima si contraggono gli atri riempiendo i ventricoli, poi, dopo una breve pausa, si contraggono i ventricoli che spingono il sangue nel circolo arterioso, sistemico e polmonare. Il ritmo viene dato da un segnapassi naturale, situato nell’atrio destro, il cosidetto NODO DEL SENO (per cui si parla di ritmo sinusale), che ha una capacità intrinseca di attivarsi circa 60 volte al minuto, ma che sotto gli stimoli del sistema nervoso autonomo può aumentare o ridurre la frequenza. Lo stimolo nato dal nodo del seno invade gli atri che si contraggono, poi si raccoglie nel

nodo atrio-ventricolare, dove rallenta, per poi passare ai ventricoli e farli contrarre. Altri centri, oltre al nodo del seno, possono dare origine a stimoli (tra questi anche il nodo atrio-ventricolare), ma hanno una frequenza intrinseca più bassa, per cui possono evidenziarsi soltanto se il centro con frequenza superiore non funziona. Perciò, se per qualche motivo il nodo del seno non manda impulsi, può originarsi un ritmo dal nodo atrio-ventricolare o dai ventricoli, che consentono comunque al cuore di avere una sua attività, anche se con frequenze sempre più basse. Questi ritmi sostitutivi possono insorgere immediatamente, ma a volte sono ritardati anche di parecchi secondi. In qualche caso possono anche mancare.

rarli con frequenze molto inferiori ai sessanta battiti al minuto. Così, si possono avere frequenze sinusali anche di 30 o meno battiti al minuto. In tutti questi casi, se non subentrano centri a livello inferiore, si ha l’arresto cardiaco. I sintomi di un blocco atrio ventricolare totale con bassa frequenza cardiaca (20-30 battiti al minuto) o di una estrema bradicardia (rallentamento dei battiti del cuore) con frequenze inferiori a 30 battiti al minuto, sono vertigini e senso di mancamento.

Vi sono patologie in cui il cuore può avere frequenze bassissime o non contrarsi affatto per motivi “elettrici”, i cosidetti blocchi cardiaci.

Alla lunga si può avere anche scompenso cardiaco. Quando le frequenze sono ancora più basse si può verificare la sincope, cioè una completa ed improvvisa perdita di coscienza, con caduta a terra, e a volte convulsioni per ischemia cerebrale prolungata, che il più delle volte si risolve spontaneamente per la ripresa di una qualche attività del cuore.

A volte il nodo atrio ventricolare subisce una lesione, per cui lo stimolo sinusale non può attraversarlo, e dunque il cuore può mandare sangue in circolo solo se nasce un ritmo idioventricolare (il blocco atrio-ventricolare totale); a volte lo stimolo passa saltuariamente e si ha il cosiddetto blocco atrio ventricolare di secondo grado, in cui c’è un battito ventricolare ogni 2 o 3 o più battiti atriali. In altre situazioni è il nodo del seno a non originare impulsi, o a gene-

LE CAUSE di questi blocchi o di queste ridotte frequenze cardiache, sono di varia natura: intossicazione da farmaci o da esteri fosforici (i veleni comunemente usati in agricoltura); lesioni ischemiche, spesso in corso di infarto acuto; lesioni degenerative, spesso legate all’invecchiamento, ma a volte anche più precoci; marcatissimo tono del parasimpatico (parte del sistema nervoso autonomo), detto anche iperto»SEGUE no vagale.

I blocchi cardiaci

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CARDIOLOGIA Tutte queste manifestazioni possono essere durevoli nel tempo oppure improvvise e acute e proseguire per qualche minuto, qualche ora o qualche giorno, per poi scomparire e ripresentarsi di nuovo (si dice parossistiche). Generalmente le forme tossiche sono parossistiche e, una volta rimossa la causa, non si presentano più. Le forme degenerative sono, almeno agli inizi, parossistiche e possono quindi ripresentarsi in ogni momento. Le forme ischemiche sono generalmente legate alla fase acuta di un infarto e, una volta superata questa, possono non ripetersi più. L’ipertono vagale, a volte chiamato in causa, di rado dà manifestazioni persistenti.

NUOVI TRAGUARDI DELLA RICERCA Il pacemaker ricaricato dal cuore - Le batterie che alimentano un pacemaker durano dai cinque ai dieci anni, poi vanno sostituite: il ché vuol dire un altro intervento, perché la pila è impiantata sotto pelle. Ma in futuro potrebbe non essere più necessario tornare in sala operatoria: ad alimentare il pacemaker sarà infatti lo stesso battito cardiaco. Ingegneri dell'Università del Michigan hanno progettato un ministrumento che trasforma le vibrazioni del ritmo cardiaco in segnali elettrici, in grado di alimentare un pacemaker: l'energia elettrica fornita, circa 10 microwatt, risulta di otto volte superiore a quella necessaria. Ora verranno avviati dei test clinici per arrivare poi alla produzione dell'apparecchio. Molti bambini sono destinati a vivere per sempre con un pacemaker: questa nuova strumentazione eviterà diverse operazioni nel corso della loro vita. il quale viene regolato sulla frequenza ritenuta utile al paziente (vedi disegno sotto).

Elettrostimolazione definitiva

I pacemaker artificiali

Elettrostimolazione temporanea

In questo campo la bio-ingegneria ha fatto passi enormi negli ultimi anni.

Dopo questa lunga ma necessaria premessa, possiamo ora parlare dei rimedi a queste drammatiche riduzioni della frequenza cardiaca. Il trattamento è il pacemaker artificiale, esterno o impiantato, collegato al cuore per dare lo stimolo sostitutivo quando necessario. In pratica, viene posizionato un elettrodo stimolatore nell’atrio destro o nel ventricolo destro, connettendolo al generatore di impulsi che è il pacemaker vero e proprio,

In condizioni di emergenza, cioè quando il paziente presenta estreme bradicardie, l’elettrodo viene introdotto da una vena periferica (del braccio, femorale, succlavia ecc), spinto fino alla punta del ventricolo destro e collegato al segnapassi artificiale. E’ questa l’elettrostimolazione temporanea, che può essere mantenuta per alcuni giorni, per essere seguita dall’impianto di un pacemaker definitivo, oppure sospesa, una volta rimosse le cause della bradicardia.

In pratica viene posizionato sotto cute, con un piccolo intervento, uno stimolatore dalle dimensioni ormai molto piccole, con un diametro di circa 2 cm, che manda gli impulsi al cuore tramite un sottilissimo catetere ad esso connesso.

ELETTRODO STIMOLATORE

PACEMAKER

ATRIO SINISTRO ATRIO DESTRO VENTRICOLO SINISTRO VENTRICOLO DESTRO

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Attraverso le vene del collo, succlavia e giugulare, l’elettrodo raggiunge l’atrio e/o il ventricolo destro, dove viene fissato con una mini-vite. A seconda del problema, la stimolazione può essere solo atriale, atriale e ventricolare (in questo caso i cateteri stimolatori sono due), oppure solo ventricolare. La bio-ingegneria ha consentito di dotare lo stimolatore della capacità di riconoscere se il cuore è dotato di una sua attività, intervenendo solo se necessario, o di arrivare a stimolare in successione le due camere in sequenza, oppure ancora di stimolare solo quella che ha bisogno, nel caso dei pacemaker bicamerali, infine anche di dare il numero di impulsi al minuto necessari alle richieste dell’organismo, passando a 80, 90, 100 o più battiti sotto sforzo!. La cosiddetta elettrostimolazione fisiologica.


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CARDIOLOGIA Un opuscolo “salva cuore” per prevenire le ricadute dopo un infarto

I pacemaker attuali sono dotati di batterie elettriche la cui durata si è prolungata fino a dieci anni o più. Quando la batteria è vicina al termine di carica viene sostituita con un nuovo piccolo intervento, molto rapido. Ovviamente, il pacemaker deve essere regolarmente controllato elettronicamente, e quando necessario modificato nei suoi parametri mediante specifici impulsi esterni. I rischi di un impianto di pacemaker sono minimi FINE e rare le complicanze.

“Il tuo cuore ti sta a cuore?” è il titolo di un opuscolo ricco di informazioni utili, spiegate con parole semplici, rivolto a chi ha avuto un infarto miocardico acuto o una sindrome coronarica acuta. Lo ha realizzato la Regione Emilia Romagna e, dai primi giorni del 2013, viene consegnato a tutti i pazienti al momento della dimissione dagli ospedali regionali, con l’obiettivo di aiutarli ad adottare i giusti comportamenti per prevenire ricadute e tornare ad una vita normale, ma senza far finta che non sia successo nulla. L’opuscolo, nella prima parte, dopo aver spiegato che cosa è un infarto, fornisce una serie di suggerimenti sulle abitudini di vita “salva cuore”. Segue una pagina sulle medicine: come e quando prenderle. La seconda parte dell’opuscolo ha invece un carattere

DOPO UN INFARTO RICOMINCIA UNA VITA NORMALE

informativo su aspetti più tecnici ma molto importanti per la prevenzione: il controllo della pressione arteriosa, il valore di un esame come la glicemia, il controllo del peso, il controllo del colesterolo nel sangue. Segue una parte dedicata ai farmaci raccomandati per il cuore e quale azione svolgono. Nell’ultima parte, oltre a un glossario sul significato di alcune parole chiave, l’opuscolo fornisce risposte ad

alcune delle domande più frequenti avanzate dai pazienti: riprendere a lavorare, ricominciare un’attività fisica, guidare la macchina, prendere l’aereo, andare al mare o in montagna, riprendere l’attività sessuale. L’opuscolo viene consegnato al momento della dimissione dopo un’attività di counseling, cioè di assistenza psicologica, di dialogo fra i sanitari e il paziente.

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SANITÀ

CENTRO IPERBARICO Da oltre vent’anni la struttura sanitaria di Ravenna si occupa di cura delle ferite difficili e di medicina rigenerativa.

LEADER IN EUROPA NELLA MEDICINA SUBACQUEA.

IL CENTRO IPERBARICO DI VIA AUGUSTO TORRE A RAVENNA

di Tiziano Zaccaria Molti di voi si saranno chiesti almeno una volta cos’è una camera iperbarica e quali malattie possono essere trattate con l’ossigenoterapia. Lo abbiamo chiesto al dottor Pasquale Longobardi (foto a sinistra), direttore sanitario del Centro Iperbarico di Ravenna, struttura sanitaria privata accreditata col Sistema Sanitario Nazionale, polo di riferimento e d’eccellenza nazionale.

Le indicazioni terapeutiche

DOTT. PASQUALE LONGOBARDI

«Il medico iperbarico è un medico olistico, che analizza la persona nella sua globalità; di conseguenza sono diverse le specialità abbracciate: dalla neurologia all’otorinolaringoiatria, dall’oculistica alle malattie cardiorespiratorie, e non ultima la traumatologia - spiega il dottor Longobardi - Il paziente deve

recuperare il suo benessere psicofisico attraverso questa terapia magica che è l’ossigeno, all’interno di quella che noi definiamo la “botte filosofica”, ovvero la camera iperbarica. Le patologie curabili variano dall’intossicazione da monossido di carbonio all’incidente da decompressione, dall’embolia gassosa arteriosa all’infezione acuta e cronica dei tessuti molli, dalle ulcere cutanee all’ischemia traumatica acuta, per arrivare all’ipoacusia improvvisa e alla retinopatia pigmentosa, fino alla paradontopatia. Inoltre, la camera iperbarica può permettere di salvare il bambino in caso di gravidanza a rischio. Insomma, è una terapia con tante valenze, tanto che nei paesi dell’est, come la Croazia, è riconosciuta come medicina » SEGUE preventiva». 11


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SANITÀ

Una “camera” confortevole «Il “viaggio” nella camera iperbarica dura in media 90 minuti, durante i quali si è assistiti da un’infermiera - riprende Longobardi - E’ una camera confortevole, dove si può ascoltare musica o leggere un giornale, oppure si può semplicemente riposare e c’è perfino la possibilità di bere un caffè. In ogni caso un paziente, se si trova in difficoltà, può uscire in qualsiasi momento. L’ingresso in camera iperbarica non richiede una preparazione particolare, ma è sufficiente rispettare alcune semplici regole, come quella di indossare abiti in cotone ed evitare indumenti sintetici». Il Centro di Ravenna dispone di due camere iperbariche, una per massimo 12 pazienti, l’altra per 14. Ciò permette di realizzare fino a 60-70 terapie giornaliere. All’interno delle camere sono monitorati temperatura, umidità, pressione e percentuale di ossigeno. E’ poi possibile il monitoraggio manuale di altri gas, come l’anidride carbonica, oppure la personalizzazione dei trattamenti, somministrando per piccoli gruppi miscele precostituite di ossigeno-azoto e ossigeno-elio - aggiunge il dottor Longobardi - La diversa pressione dell’ossigeno determina la diversità dei trattamenti: con la pressione a cinque metri trattiamo le donne con problemi di gravidanza, intorno ai nove metri trattiamo i bambini con problemi cerebrali, attorno ai dodici metri facilitiamo la ricicatrizzazione delle ferite, intorno ai quindici metri cominciamo a favorire la riparazione delle ossa, infine intorno ai diciotto

L’EQUIPE DEL CENTRO IPERBARICO

metri eliminiamo i microbi, di conseguenza le gangrene che possono portare alle amputazioni».

Ambulatorio “Cura Ferite Difficili” «A margine delle camere iperbariche abbiamo un Centro Cura Ferite Difficili, dove affrontiamo le ulcere con difficoltà di cicatrizzazione, soprattutto

nei pazienti anziani afflitti da piaghe causate da patologie come il piede diabetico e le ulcere arteriose, venose, reumatiche, da trauma e da pressione (o decubito). Le persone più a rischio di incorrere in un’ulcera sono i diabetici, i cardiopatici e gli arteriopatici. I percorsi di terapia sono monitorati da un gruppo di specialisti ospedalieri. Inoltre facciamo uso di un protocollo

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terapeutico studiato per guarire bene e in fretta i traumi e le ferite sportive, un percorso di una o due settimane applicato su campioni che si sono rivolti a noi per accelerare la loro guarigione, come nel caso di Valentino Rossi, trattato con successo. Per i pazienti che vengono da fuori Ravenna sono disponibili dei pacchetti soggiorno a Ravenna in alcuni hotel convenzionati».

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Medicina Subacquea «Un nostro fiore all’occhiello è il Centro Fisiopatologia Attività Acquatiche, leader in Europa nell’assistenza sanitaria ai sub professionali o amatoriali. I medici del Centro verificano i requisiti individuali necessari allo svolgimento delle attività subacquee, valutano l’idoneità all’immersione, effettuano screening preventivi o rilevano informazioni in caso di danni a lungo termine legati all’attività subacquea».

ASSISTENZA DOMICILIARE E OSPEDALIERA

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Medicina Rigenerativa «Infine disponiamo di un servizio di “Medicina rigenerativa”, dove infermieri esperti effettuano, inizialmente gratuitamente, l’analisi tridimensionale della pelle e dei suoi inestetismi. Inoltre somministrano il questionario per la valutazione dei “sintomi vaghi e aspecifici”. Successivamente il paziente condivide con gli specialisti (in naturopatia, dermatologia, dietologia, chirurgia plastica, fisiatria, medicina iperbarica, osteopatia) il migliore pacchetto integrato di prestazioni per la soluzione su “misura” del proprio malesse-

re o inestetismo. Dove necessario, è prevista l’analisi della composizione corporea e la “mappa alimentare”, finalizzata all’educazione sull’alimentazione personalizzata, sulla compatibilità individuale tra gli alimenti e il proFINE prio codice genetico».

TECNICO AL LAVORO

STORIA

E NUMERI DEL CENTRO DI RAVENNA

Il Centro Iperbarico di Ravenna è nato nel 1989 come divisione della Rana, la società di lavori subacquei di Marina di Ravenna, per dare assistenza alla ricerca e produzione di gas iniziate in quegli anni nell’offshore ravennate. Il progetto fu accolto con entusiasmo anche dalla locale Usl e la realizzazione avvenne in tempi record: avviammo l’attività già nell’agosto 1990. Siamo stati il primo Centro Iperbarico in Emilia Romagna a integrare un servizio di emergenza/urgenza attivo 24 ore al giorno per 365 giorni l’anno, realizzando un’area per far atter-

rare gli elicotteri per l’eli-assistenza, avvalendoci inoltre delle migliori tecnologie e di uno staff medico altamente specializzato». La direzione sanitaria fu affidata da subito al dottor Longobardi, che ha contribuito a fare del Centro di Ravenna una struttura d’eccellenza. Oggi vi lavorano settanta collaboratori tra i quali 6 medici, 15 infermieri coordinati da una caposala, 5 tecnici, 2 operatori socio sanitari, 4 responsabili della segreteria organizzativa, 4 amministrativi di cui 3 dirigenti con delega alle risorse umane, controllo di gestione e acquisti. La gestione delle emergenze è garantita h24

per tutto l’anno grazie all’integrazione con il Dipartimento delle Emergenze della Ausl di Ravenna e alla disponibilità di una pista di atterraggio diurno per l’elisoccorso. QUESTI I NUMERI PRINCIPALI - 2,3 milioni di euro di fatturato annuo - 50.000 prestazioni annue, di cui 16.000 prestazioni di Terapia Iperbarica e 34.000 di Cura Ferite Difficili - 1.500 pazienti trattati (30 per cento della provincia di Ravenna, 40 per cento di emiliano romagnoli e il restante 30 per cento provenienti da fuori regione) - 70 fra dipendenti e collaboratori. 13


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PSICOLOGIA

LA CHIMICA DELL’AMORE Cosa succede nel nostro corpo quando siamo attratti sessualmente e sentimentalmente da un’altra persona.

Dott.ssa

Donatella Valmori

Psicologa e Sessuologa Email: d.valmori@libero.it

La ricerca scientifica ha da tempo evidenziato che le sensazioni e gli stati d’animo sono strettamente collegati alla presenza o meno di alcune sostanze chimiche nel corpo. Reazioni biochimiche che avvengono nel cervello in relazione a stimoli provenienti dall’ambiente, determinano e condizionano i comportamenti, l’umore, i pensieri e le emozioni. Perciò anche l’amore non sfugge a questa regola.

Questa è responsabile a sua volta della fabbricazione di un’altra molecola, la dopamina, legata alla percezione del piacere, la quale agisce sulle parti cerebrali che controllano la gratificazione e la soddisfazione. Quando un evento viene percepito come piacevole, la dopamina genera uno stato di felicità ed euforia, che stimola la ricerca ed il ripetersi dell’esperienza, e similarmente, come accade per le droghe, si diventa dipendenti dalla persona amata. Associamo mentalmente la persona amata a percezioni e pensieri piacevoli, e ciò ci porta a ricercarla per gioire nuovamente. L’innamoramento si abbraccia al desiderio, a sua volta legato ad un’ulteriore sostanza, la noradrenalina, che produce uno stato di agitazione e iperattività, rendendo più probabile la messa in atto del rapporto sessuale.

Le sostanze dell’attrazione

L’assuefazione sessuale verso il compagno

I feromoni sessuali, sostanze emmesse dall’organismo, hanno la funzione di veicolare “informazioni” all’esterno, determinano l’attrazione ed aprono le porte all’innamoramento.

Poco a poco, però, così come avviene per le sostanze stupefacenti, l’organismo si abitua e sviluppa tolleranza alle “molecole dell’amore”, le iniziali emozioni dirompenti si attenuano e spesso questo segna la fine della coppia. Tuttavia ciò non significa che, terminata la tempesta chimica, termini pure la relazione sentimentale, semplicemente si trasforma in ciò che si definisce "attaccamento romantico”. Si entra in una fase più tranquilla di benessere e calma,

Dopo esserci inconsapevolmente attirati e reciprocamente piaciuti, il corpo aumenta a dismisura la produzione di una sostanza, la feniletilamina, simile alle anfetamine, che produce effetti simili ad una droga stimolante. 14

che risponde anche in questo caso a precise molecole, le endorfine, simili alla morfina, che producono un effetto sedativo, rilassante e analgesico. Responsabile del passaggio ad un sentimento amoroso più maturo e solido è anche l’ossitocina, definita l’ormone delle coccole, che stimola comportameti teneri ed affettuosi. Ossitocina ed endorfine si possono considerare come una “colla affettiva” che tiene unita la coppia anche dopo molto tempo dall'esaurimento della feniletilamina. Ovviamente affettività e relazioni amorose non possono essere ridotte ad una semplice reazione chimica. Gli elementi di natura psichica, ambientale e culturale che agiscono su tali meccanismi, apportano tante variabili quanti sono gli individui e le loro storie personali. Non si può soppiantare il romanticismo a favore di una materialistica visione delle emozioni, ma alla scienza va dato il merito di contribuire a fare luce su comportamenti umani tanto complessi, che condizionano le scelte della nostra vita. FINE


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TERZA ETÀ

Disturbi alla memoria:

la stimolazione

cognitiva per gli anziani

Dott.

Giorgio Maria Cicognani

Medico Geriatra - AUSL Ravenna E-mail: giorgio.cicognani@fastwebnet.it

I disturbi della memoria rappresentano uno dei motivi che più di frequente inducono l’anziano a rivolgersi ad un geriatra. Tuttavia spesso ciò avviene quando la smemoratezza è tale da interferire significativamente con la possibilità di una vita autonoma; in questo caso abitualmente il paziente non è consapevole delle proprie disabilità e sono i familiari a richiedere l’aiuto di un esperto. E’ ancora troppo diffusa, infatti, la convinzione che l’età comporti, inesorabilmente, una riduzione più o meno evidente della memoria, così disturbi lievi, ritenuti erroneamente inevitabili ed incurabili, vengono spesso trascurati. E’ opportuno, a questo riguardo, chiarire subito una regola generale che si applica a numerose malattie tipiche dell’anziano: l’efficacia di un intervento terapeutico e quindi la possibilità di ottenere una guarigione o comunque un controllo adeguato, è condizionata dalla tempestività con la quale si riconosce una malattia. Anche nel caso dei disturbi di memoria vale questa regola.

COS’È LA MEMORIA?

L’INVECCHIAMENTO COGNITIVO

E’ difficile definire con precisione cosa sia. La parola memoria è un termine generico che si riferisce alla capacità di rivivere coscientemente esperienze passate. Questa possibilità è dovuta alla registrazione, in specifiche zone del nostro cervello, di determinati messaggi, informazioni o avvenimenti, che al momento opportuno vengono richiamati alla coscienza del soggetto. Quotidianamente, tramite i nostri sensi, il cervello riceve enormi quantità di segnali di vario genere, dei quali siamo più o meno consapevoli, la maggior parte dei quali non lascia traccia. Il buon funzionamento della memoria dipende oltre che dal livello di integrità degli organi di senso, anche dal grado di attenzione che il soggetto rivolge ad un dato evento, dalla risonanza affettiva che quest’ultimo esercita, nonché dalle circostanze in cui l’evento deve essere richiamato.

Nel corso dell’invecchiamento alcuni aspetti del funzionamento della memoria presentano un declino. Si riducono ad esempio la capacità di ricomporre un numero telefonico, tenendolo in mente dopo un segnale di “occupato”, oppure di ricordare informazioni ascoltate alla radio mentre si guida. La presenza di fattori distraenti, in grado di disturbare la “ricezione” di informazioni, influisce in modo negativo nell’età avanzata. Esistono peraltro aspetti della memoria che nell’anziano non mostrano alcun deficit o addirittura presentano una prestazione migliore con il passare degli anni: l’apprendimento e molte delle capacità di memoria restano nel loro complesso relativamente normali. Si preferisce perciò oggi parlare di trasformazioni funzionali che accompagnano l’invecchiamento poiché, all’innegabile graduale declino di alcune prestazioni, corrisponde il mantenimento di altre. » SEGUE 15


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TERZA ETÀ

PICCOLI CONSIGLI PRATICI Se non ci si fida della memoria, è possibile aiutarla ricorrendo ad alcuni ausili. Uno AIUTARSI di questi, noto ma CON SEMPLICI STRUMENTI poco utilizzato, consiste nell’usare promemoria quali calendari, blocnotes o agende dove segnare appuntamenti, programmi giornalieri, elenchi di cose da acquistare. Anche il nodo al fazzoletto è ancora valido, ma può essere sostituito con strumenti più “moderni”, quali piccole svegliette, oppure “timer” che ricordano, tramite un segnale acustico, che si deve fare qualcosa. La perdita di oggetti, quali chiavi, penne, forbici, utensili, può essere

ovviato cercando di essere organizzati assegnando a ciascun oggetto una collocazione stabile. E’ anche utile rendere più visibili i piccoli oggetti che si nascondono facilmente: un nastro rosso legato alle forbici, il cordoncino per assicurare gli occhiali al collo. Un altro consiglio consiste nel terminare le azioni cominciate, per non rischiare di lasciarle in sospeso, tipo dimenticare le luci accesi. LA “PALESTRA DELLA MEMORIA” Bisogna a tal proposito ricordare il progetto Demenze della Regione Emilia Romagna, documento riassuntivo di quanto programmato ed attuato in ambito regionale per la prevenzione, diagnosi e cura dei disturbi cognitivi e del comportamento in relazione alla fisiopatologia cerebrale. Tra l’altro, nell’ottica di una diagnosi adeguata e più precoce possibile, il progetto prevede proprio l’implementazione delle cure non farmacologiche, cui appartengono tutte le attività di stimolazione cognitiva.

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Esistono metodi ed esercizi che possono aiutare a mantenere giovane la memoria oppure a compensarne le lacune. Molti usano semplici espedienti per ricordare il nome di qualcuno o altri dati; se anche l’anziano organizza le informazioni nuove che riceve, le associa a qualche immagine visiva, la sua capacità di memoria migliora. L’esercizio può essere costituito da riassunti di letture o di programmi televisivi, almeno una volta al giorno; un’alternativa è la ripetizione di filastrocche, poesie o fatti, come ai tempi della scuola. La creazione di collegamenti tra nomi, oggetti o fatti, oppure la loro trasposizione in immagini, colori o numeri, richiedono l’elaborazione del contenuto di una cosa da ricordare e costituiscono un altro meto-

do diffusamente impiegato per facilitare il ricordo. In alternativa è utile aumentare interessi ed attività in modo da esercitare indirettamente anche la memoria.

Andrea

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TERZA ETÀ Tuttavia le molteplici attività di stimolazione cognitiva abitualmente svolte nel territorio regionale, pur incrementate nel tempo, rimangono a tutt’oggi spesso misconosciute, isolate e difficilmente riproducibili. Nei nostri ambiti provinciali, a Ravenna, Lugo e Faenza tali attività sono state chiamate “Palestra della Memoria”: si avvalgono di professionisti neuropsicologi dei Centri di Ascolto in collaborazione con gli assistenti sociali afferenti al Servizio Assistenza Anziani e con i Geriatri operanti negli ambulatori dei disturbi cognitivi o dei Centri UVA dell’Azienda USL, coordinati dal Consultorio Aziendale per le Demenze. A questi professionisti ci si deve rivolgere per evitare di rimanere “ignoranti” e soggetti condizionati ancora da stereotipi nei confronti di una vecchiaia che è cambiata, diversa, arricchita di valori positivi e, soprattutto, da vivere attivamente. Nel nome della salute!

Il centro che si prende cura di te Direttore Sanitario Dr. Pier Luigi Fiorella Specialista in Medicina dello Sport e Cardiologia Autorizzazione sanitaria n. PG6592 del 01/03/04

Via Lago di Como, 25 - 48122 Ravenna Tel. 0544.45.67.66 - Fax 0544.45.10.19

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PER CONCLUDERE ECCO ALCUNE PILLOLE SULLA MEMORIA - Concedersi più tempo per imparare cose nuove; apprendere può richiedere più tempo ed una maggiore concentrazione. - Predisporre un ambiente adatto per l'apprendimento; la luce deve essere viva; devono essere eventualmente usati occhiali o apparecchi acustici.

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Prevenzione aneurisma aorta addominale

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- Non aspettarsi di ricordare velocemente fatti o nomi, come in gioventù. - Esercitare la memoria facendo mentalmente o ad alta voce brevi riassunti di letture o di trasmissioni televisive, almeno una volta al giorno. - Le amnesie talvolta "nascondono" quello che non si vuol ricordare o che non interessa.

Naso - Orecchie - Gola

Cure inalatorie

- Non esiste alcun "farmaco miracoloso" per la memoria. Quando, nonostante l'applicazione delle regole sopraindicate, la persona anziana ritiene di non ricordare bene, è utile chiedere consiglio al medico.

Visite otorino (dr. G. Mezzoli) a tariffe agevolate (G 75,00)

Cure inalatorie e visita preventiva a tariffe agevolate.

FINE

17


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OCULISTICA

LA GINNASTICA

DELLA VISTA Il Visual Training è una figura importante per il potenziamento del rendimento visivo degli sportivi, ma anche di adulti e bambini.

Dott.

Gianni Greco

Ottico - Optometrista info@otticagiannigreco.it

Agli inizi degli anni ‘80 Robert B. Sanet, un optometrista comportamentale americano, sviluppò un programma per migliorare la funzione visiva e motoria degli atleti dell'allora fortissima nazionale di pallavolo a stelle e strisce allenata dal grande Doug Beal. Le importanti sollecitazioni alle quali è sottoposto uno sportivo, l’intenso impegno fisico, la capacità di agire e reagire assieme ai compagni di squadra, il rapportarsi con un attrezzo come, ad esempio, la palla nel calcio, nella pallavolo, nel rugby, richiedono un sistema visivo ben sviluppato e ben allenato, in rapporto e coordinato con il resto del corpo. Il Visual Training è quella parte dell'optometria che si interessa proprio dello sviluppo, del miglioramento e dell'incremento del rendimento visivo degli sportivi ma, anche, dei bambini e degli adulti. L'allenamento visivo o Visual Training inizia con una corretta analisi visiva. Non è sufficiente la valutazione della semplice acuità visiva statica, non è sufficiente prendere atto che lo sportivo può raggiungere, senza la compensazione degli occhiali, i 10/10 perché 18

questa valutazione è sopratutto di carattere quantitativo. Molto importante per un atleta è anche conoscere la qualità della propria capacità visiva, sapere, insomma, come vedere e non solo quanto vedere. Ecco perché il Visual Training prevede dei test di acuità visiva ma anche di coordinazione oculare in tutte le aree di sguardo, di percezione della profondità, di resistenza e flessibilità per la messa a fuoco e la convergenza, di abilità a mantenere tutti e due gli occhi su di un obiettivo fermo o in movimento, di percezione delle forme, di coordinazione occhiomano, di memoria visiva. L'optometrista sportivo, il tecnico del Visual Training, deve avere specifiche conoscenze non solo delle abilità visive fondamentali ma anche dello sport praticato dall'atleta che si vuole allenare, sia sotto l'aspetto anatomo-fisiologico che psicologico. L'optometrista deve, insomma, collaborare con l'allenatore effettivo assumendo la doppia posizione di investigatore e di allenatore della vista.

Allenare la vista significa ottimizzare il suo utilizzo, rinforzare e, contestualmente, permettere un corretto stimolo verso i muscoli oculari, anche attraverso il rilassamento della mente e del corpo. Il "vedere" non è un processo di apprendimento innato e, pertanto, può essere modificato con l'allenamento, attraverso una serie di tecniche che permettono di utilizzare in modo più efficiente la visione e di incrementare il confort visivo, l'attenzione, la prontezza e la velocità. È noto come i due terzi di tutte le informazioni che il cervello riceve sono di origine visiva e che allenando professionalmente la propria capacità visiva un atleta può migliorare la sua performance sportiva. Se, ad esempio, pensiamo ad un portiere di calcio oppure ad un giocatore di rugby, appare evidente la necessità di incrementare la “flessibilità della messa a fuoco“, ossia l’abilità di guardare velocemente da lontano a vicino e viceversa, senza dover spostare lo sguardo dalla palla ad un compagno di squadra.

TEST DI CONVERGENZA OCULARE


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E’ IMPORTANTE PER QUESTI ATLETI MIGLIORARE ANCHE: LA PERCEZIONE DELLA PROFONDITÀ, ossia l’abilità di giudicare le distanze e la velocità della palla; L’ACUITÀ VISIVA DINAMICA, che è l’abilità che permette di identificare la palla in movimento; LA VISIONE PERIFERICA, che è l’abilità di capire cosa sta accadendo nel nostro campo visivo laterale e periferico (“la visione di gioco“).

ALLENARE LA VISTA MIGLIORA LE PRESTAZIONI SPORTIVE

L’ACUITÀ VISIVA STATICA PER LONTANO ossia la capacità di identificare la palla ad una distanza di circa sei metri;

CON UN ADEGUATO ALLENAMENTO È POI POSSIBILE MIGLIORARE ANCHE:

L’ACUITÀ VISIVA DINAMICA, che permette, da fermi, di identificare e controllare in modo nitido la posizione di un oggetto in movimento;

LA COORDINAZIONE OCULARE per seguire la palla che viaggia ad alta velocità;

LA VISUALIZZAZIONE, cioè, creare attraverso l’occhio della mente immagini, azioni sportive, che vengono immagazzinate nella nostra memoria e richiamate poi nel futuro, ad

L’ACUITÀ VISIVA PER VICINO la capacità di identificare le cose a breve distanza, entro la lunghezza del braccio;

Centro

esempio, durante un’azione di gioco. In pratica l’allenamento della vista, visual training, può essere svolto efficacemente in spazi aperti e chiusi, riproducendo, entro certi limiti, gli esercizi di base dei vari sport. E’ opportuno anche in allenamento «fisico», con l’utilizzo di attrezzi, assi di equilibrio, strumenti che favoriscano una corretta coordinazione. Per ottenere buoni risultati un’atleta ed uno sportivo non possono non allenare la propria capacità visiva con quello stesso impegno con cui si dedicano ai tradiFINE zionali, specifici allenamenti.

Medico B&B

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Direttore Sanitario Dott. Roberto Corsetti

Il professor Franco Borghesan, si occupa delle problematiche allergologiche di ogni età, oltrechè di manifestazioni cutanee come orticaria, angiodema, dermatite atopica, dermatite da contatto, reazioni da insetti. In relazione alle diverse necessità, l’approfondimento clinico viene effettuato grazie a test cutanei (per inalanti e per alimenti), PATCH test da contatto, spirometrie semplici e con test di reversibilità, test di provocazione (per alimenti e per farmaci), terapie farmacologiche di tutte le forme allergiche acute e croniche. Monitoraggio e terapia dell’asma, vaccinoterapia iniettiva e sublinguinale.

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OSTETRICIA

PARTORIRE

senza dolore La parto analgesia (farmaci anestetici somministrati nello spazio peridurale attraverso un sottile catetere) toglie o riduce le sofferenze provocate dalle contrazioni uterine e dalla dilazione dei tessuti. Dott.

Pierpaolo Casalini

Medico-Chirurgo U.O. Anestesia e Rianimazione dell’Ospedale di Faenza E-mail: pierpaolo.casalini@gmail.com

DA ALCUNI ANNI SI È DIFFUSA ANCHE IN ITALIA UNA PRATICA CHE CONSENTE DI RIDURRE O TOGLIERE IL DOLORE DA PARTO: LA PARTO ANALGESIA. Questa tecnica, comune da tempo in Usa, Canada e in altri paesi dell’Europa occidentale, era già presente anche in Italia da anni, ma soltanto in alcuni centri. Ultimamente si è invece sviluppata quasi a tappeto, in seguito ad una legge specifica che ha indotto le Aziende Sanitarie di una certa grandezza a fornire al pubblico che lo richiede questo servizio a titolo gratuito. Nell’Azienda di Ravenna, ad esempio, il servizio è attivo all’Ospedale di Ravenna e si avvale della collaborazione di anestesisti provenienti da tutti e tre gli ospedali dell’Azienda (Ravenna, Faenza e Lugo), con una presenza di guardia attiva e di reperibilità in grado di lavorare 24 ore su 24 e per tutti i giorni dell’anno. 20

In cosa consiste la parto analgesia? E’ una metodica anestesiologica che si prefigge di togliere o ridurre in maniera consistente il dolore provocato dalle contrazioni uterine e dalla dilazione dei tessuti che avvengono durante il parto. Essa si avvale della somministrazione di farmaci anestetici locali nello spazio peridurale attraverso un sottile catetere. Questa zona anatomica viene individuata negli spazi intervertebrali a livello delle vertebre lombari o delle ultime vertebre toraciche. Qui le radici nervose e la zona del midollo spinale che innervano la parte bassa dell’addome, del perineo e delle gambe vengono avvolte da un’adeguata dose di anestestico locale, con la conseguente perdita della capacità di trasmettere il dolore, esattamente come avviene quando il dentista pratica l’anestesia locale prima di lavorare sui denti. MIDOLLO SPINALE

SPAZIO EPIDURALE CON ANESTESIA

CATETERE

L’inserimento del catetere è la manovra più delicata della procedura stessa, in quanto lo spazio peridurale viene “cercato” attraverso una particolare tecnica con un apposito ago. La manovra, a volte indaginosa, è preceduta da una piccola anestesia locale della cute della schiena, per rendere sopportabile le manovre da effettuare con l’ago. Trovato lo spazio peridurale, viene introdotto attraverso l’ago un sottile catetere la cui estremità resta in contatto con lo spazio descritto per tutto il tempo necessario all’espletamento del parto: anche qualche ora. E’ una procedura che si realizza i pochi minuti, garantendo sterilità e sufficiente agio alla partoriente. La stessa viene praticata a travaglio già iniziato, quando la dilatazione dei tessuti uterini, il collo in particolare, avranno raggiunto uno stato di preparazione ritenuto adeguato per l’inizio della procedura stessa. Durante le successive fasi di travaglio, le condizioni generali e il livello di dolore percepito dalla partoriente sono controllate costantemente dall’equipe ostetrica, che si avvale appunto della consulenza attiva e continuativa dell’anestesista. Il medico potrà praticare somministrazioni di anestetico, che andrà a rimpiazzare quello già consumato attraverso il catetere lasciato in sede nel dorso della partoriente.


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Questa sorveglianza comporta la presenza e l’ingaggio di anestesisti specificamente formati per questa mansione. La procedura è eseguita fuori dalla sala operatoria e la stessa partoriente successivamente affronta il travaglio come se l’anestesia peridurale “non ci fosse”. Ma avrà sempre gli occhi puntati addosso per valutare eventuali necessità, problemi, effetti collaterali, alleggerimenti del piano anestetico o eccessivi approfondimenti che potrebbero ad esempio disturbare la forza e la sensibilità delle gambe o creare una riduzione eccessiva della pressione arteriosa o un eccessivo rallentamento del battito cardiaco. Tutti effetti ben conosciuti e controllati dall’anestesista che lavora in sala operatoria e che deve in questo caso allestire insieme al personale ostetrico un controllo preciso ma non oppressivo, attento ma discreto, per ridurre la “medicalizzazione” a ciò che si è reputato strettamente necessario. E’ comprensibile come ciò comporti un lavoro in più da svolgere, con la conseguente necessità

di riorganizzare tutto il servizio di anestesia degli ospedali, che devono prevedere personale appunto dedicato a questa attività.

Non tutte le partorienti possono avvalersi di questa procedura La partoriente deve essere collaborante, perché la parto-analgesia non è la delega del parto all’anestesia: è solo la riduzione o la contenzione di una parte del parto, cioè del dolore intenso, mentre tutti gli altri aspetti restano intatti. Inoltre, come per tutte le anestesie peridurali, occorre non avere problemi di coagulazione del sangue, oppure problemi alla schiena, tali da ostacolare il reperimento dello spazio stesso e l’introduzione del catetere, così come è fattore limitante avere la febbre a causa di qualche infezioni locale o generale. Queste ed altre condizioni devono essere valutate in anticipo attraverso una visita dedicata, che si aggiunge a quelle normalmente previste nel per-

corso nascita e può rendere difficile eseguire la procedura in regime di urgenza, perché la partoriente va conosciuta prima per valutare la sua idoneità. E se ci fosse l’eventualità di dover praticare un parto cesareo? La presenza del catetere ben funzionante permette la somministrazione di più elevati dosaggi di anestetico da rendere praticabile l’intervento chirurgico senza altre manovre anestesiologiche, passando direttamente dalla sala travaglio o dalla sala parto a quelFINE la operatoria.

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ODONTOIATRIA

QUANDO IL COMPUTER

FA IL CHIRURGO

Interventi di implantologia, preventivamente simulati in 3D, vengono effettuati senza rischi per il paziente e con esiti pressoché perfetti: è l’innovativa tecnica del “Nobel Guide”.

Dott.

Fabio Fusconi

Odontoiatra c/o Ospedale Privato Domus Nova

L’innovazione portata dalla tecnica Si chiama “Nobel Guide”: è un’innovativa tecnica di “chirurgia guidata”. Questa metodica consiste nella programmazione virtuale preventiva, computer assistita, dell’intervento chirurgico. A partire da una Tac è possibile ottenere una ricostruzione in tre dimensioni dei mascellari del paziente e programmare l’inserimento degli impianti nel completo e sicuro rispetto delle strutture sensibili quali nervi, vasi sanguigni, seni mascellari ecc. La gestione preventiva della chirurgia, inoltre, consente di programmare la posizione degli impianti in funzione della successiva riabilitazione protesica. L’odontotecnico quindi potrà creare ponti e corone con un’ottimale gestione degli spazi e dei tessuti molli, 22

con risultati estetici e funzionali non ottenibili con la metodica convenzionale. Dal punto di vista pratico l’innovazione consiste nella possibilità di creare fisicamente una dima chirurgica esattamente come è stata progettata al computer, grazie a tecniche di laser estremamente avanzate. La dima presenta delle “boccole” posizionate in modo da rendere obbligato, guidato,

il percorso seguito dalle frese prima e dall’impianto poi: in questo modo la mano del professionista è soltanto lo strumento finale, guidato dal computer. La possibilità di errore umano è dunque ridotta al minimo e tutti gli eventuali imprevisti sono gestiti preventivamente nella pianificazione dell’intervento. Questa tecnica è nata per la riabilitazione dei pazienti portatori


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ODONTOIATRIA di protesi totale, ma si sta progressivamente applicando a casistiche sempre più vaste, poiché presenta il grande vantaggio di non necessitare di incisioni chirurgiche e di punti di sutura. Quindi il paziente, oltre ai vantaggi funzionali ed estetici, gode di un completo confort postchirurgico, libero da gonfiore, dolore ed ematomi.

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lare e l’estrazioni dentarie in un’unica sessione chirurgica. Dopo una sola sessione chirurgica di poche ore, e senza bisogno di ricovero ospedaliero, si può quindi tornare al lavoro e alle proprie occupazioni già il giorno dopo. FINE

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ALIMENTAZIONE

OMEGA3

Alla scoperta di questi acidi grassi essenziali, che si trovano soprattutto nel pesce azzurro (ma anche in noci, cereali, legumi, etc.) e svolgono importanti funzioni biologiche nell’organismo umano.

Dott.ssa

Monica Negosanti

Dietista Maria Cecilia Hospital Cotignola E-mail: mnegosanti@gvmnet.it

Si parla molto di Omega 3 su riviste o in televisione, come di componenti basilari e salutari della nostra alimentazione, ma in pochi spiegano cosa siano precisamente, quali benefici forniscano al nostro organismo e dove si trovino. Gli Omega 3, così come anche gli Omega 6, sono acidi grassi essenziali: ciò significa che il nostro organismo non è in grado di sintetizzarli, per cui la loro introduzione attraverso la dieta è fondamentale. Gli Omega 3 svolgono importanti funzioni biologiche nell’organismo umano, le più rilevanti delle quali sono: » AZIONE ANTIAGGREGANTE PIASTRINICA (effetto antitrombotico), per cui riducono la possibile formazione di coaguli nella circolazione sanguigna; » CONTROLLO DELLA PRESSIONE ARTERIOSA mantenendo fluide le membrane delle cellule e dando l’elasticità alle pareti arteriose; » CONTROLLO DEL LIVELLO PLASMATICI DEI LIPIDI ed in particolare dei trigliceridi. Per tutti questi motivi l’assunzione di Omega 3 con la dieta è particolarmente consigliata nella prevenzione dei disturbi e delle patologie cardiovascolari. Vari studi epidemiologici ne attestano la loro efficacia in merito. Negli anni Settanta del secolo scorso, per esempio, furono presi in esame gli “Inuits”, popolazione eschimese che si cibava prevalentemente di pesce proveniente dal Giappone o dalla Groenlandia. Ebbene, in questa popolazione, l’incidenza di patologie cardiovascolari era bassissima. E lo stesso lo possiamo riscontrare in tutte le popolazioni marittime che consumano un abbondante quantità di pesce. Innumerevoli studi si sono susseguiti negli anni per capire quali altri effetti potevano offrire gli Omega 3: in ambito neonatale un’adeguata introduzione di questi acidi grassi sarebbe importante per favorire lo sviluppo del bambino; nel morbo di Crohn svolgono una rilevante azione antinfiammatoria; sui pazienti col24

piti da infarto miocardico riducono notevolmente la mortalità legata a questa patologia. In commercio si possono reperire numerosi composti a base di Omega 3, appartenenti alla categoria degli integratori, ma anche alimenti a cui sono stati aggiunti questi acidi grassi, i cosiddetti alimenti funzionali, come per esempio il latte arricchito o le uova addizionate. Normalmente, però, se si segue una dieta sufficientemente varia ed equilibrata, non vi è la necessità di ricorrere ad alimenti arricchiti o ad integratori. Gli Omega 3 li troviamo infatti in tantissimi alimenti come: pesce, in particolar modo il pesce azzurro (salmone, aringhe, sardine, sgombro, acciughe, ecc), olio di pesce, noci, cereali, legumi, olio di lino. Da un recente studio effettuato da Donald Jump e pubblicato sul Journal of Lipid Research, appare evidente come non tutte le fonti di Omega 3 siano uguali tra loro: sembra infatti che le fonti di origini vegetali siano meno efficaci rispetto a quelle animali (pesce e olio di pesce). Per questo motivo, per assicurarci con tranquillità la nostra dose ottimale di Omega 3 (deve aggirarsi attorno ai 3 grammi al giorno), andrebbe inserito nella propria dieta il pesce almeno tre/quattro volte a settimana, preferibilmente preparato al forno, in umido o alla griglia, in modo da mantenere inalterate le sue proprietà benefiche, e non sarebbe nemmeno male consumare un paio di noci ogni giorno. Ove questo non sia possibile, in quanto stile di vita o semplicemente gusti alimentari non lo consentano, si può ricorrere ad alimenti arricchiti o ad integratori alimentari. È comunque doveroso sottolineare che gli Omega 3 hanno sì effetti miracolosi, ma solo se associati anche ad un corretto comportamento che miri all’eliminazione dei principali fattori di rischio cardiovascoFINE lari, quali il fumo, l’obesità e la sedentarietà.

IL PESCE AZZURRO È RICCO DI OMEGA 3


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PSICOLOGIA

DISTURBI ALIMENTARI fra adolescenti e giovani Anoressia, bulimia, alimentazione incontrollata e notturna sono sindromi molto serie, dalle quali si può guarire con l’aiuto di medici, nutrizionisti e psicologi.

Dott.ssa

Serena Bagli

Psicologa - Lugo Email: info@serenabagli.it www.serenabagli.it

Nella società odierna problematiche psicologiche quali anoressia e bulimia rappresentano i disagi più diffusi tra le adolescenti, e in parte minore lo stanno diventando anche tra i ragazzi. Nonostante la conoscenza di queste sindromi, si rivela ancora molto difficile prevenire e affrontare tali problematiche. Di seguito proverò a chiarire alcune caratteristiche peculiari dei vari disturbi del comportamento alimentare e approfondirò in particolare la sindrome bulimica.

» RIFIUTO di mantenere il proprio peso ad un livello minimo di almeno l’85% del peso previsto sulla base delle proprie caratteristiche costituzionali; » FORTE PAURA di ingrassare, anche in presenza di una grave denutrizione; » ESTREMA PREOCCUPAZIONE che riguarda l’aspetto fisico e il proprio peso con un bisogno ossessivo di controllarne la forma; » NELLE FEMMINE, amenorrea (mancanza di ciclo mestruale) da almeno 3 mesi. Esistono segnali che caratterizzano questa malattia quali: forte bisogno di eccellere dal punto di vista scolastico o lavorativo, bisogno compulsivo di tenere sotto controllo gli altri e il proprio mondo, ossessioni di varia natura, rituali che possono riguardare il cibo ma non solo, scarsa autostima e iper-controllo dei propri impulsi.

DISTURBO DA ALIMENTAZIONE INCONTROLLATA Questo disturbo si caratterizza per le costanti perdite di controllo alimentare nel corso della giornata, durante le quali le persone fanno grandi abbuffate di cibo. I principali sintomi sono: » EPISODI ricorrenti di alimentazione incontrollata, in poco tempo grosse quantità; » DISAGIO CONSISTENTE; mangiare più rapidamente del normale, fino a sentirsi spiacevolmente pieni, anche se non ci si sente fisicamente affamati; » SEGUE

ANORESSIA NERVOSA

L’anoressia spesso inizia con pensieri e preoccupazioni apparentemente banali riguardanti l’aspetto fisico, poi i pensieri diventano vere e proprie ossessioni e i comportamenti legati al disturbo diventano sempre più evidenti. Colpisce soprattutto le femmine tra i 14 e i 25 anni. Se non curata adeguatamente, può condurre a complicanze fisiche serie, al punto a volte da compromettere la vita stessa. L’anoressia nervosa è caratterizzata principalmente dai seguenti sintomi: 25


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» SENTIRSI IN IMBARAZZO per quanto si sta mangiando e disgustati verso sé stessi, depressi o molto in colpa dopo le abbuffate; » DOPO L’ABBUFFATA l’individuo non ricorre, come nella bulimia, a condotte di eliminazione o di compensazione. In questo disturbo non sono presenti diete restrittive, comportamenti compensatori e non è attribuito un valore eccessivo alla magrezza. SINDROME DELL’ALIMENTAZIONE NOTTURNA È una forma di disagio psicologico che porta il soggetto ad avere abbuffate notturne.

I principali sintomi sono: » SCARSO APPETITO la mattina; » ECCESSIVA E COMPULSIVA alimentazione notturna; » DIFFICOLTÀ AD ADDORMENTARSI e necessità di mangiare prima di addormentarsi; » FREQUENTI RISVEGLI NOTTURNI, contraddistinti dalla necessità di mangiare per riuscire a riprendere sonno; » DIFFICOLTÀ A REGOLARE le proprie emozioni; » PRESENZA DI STRESS e/o depressione. Di solito insorge verso i 30 / 40 anni, si tratta di una sindrome che può essere, almeno inizialmente, una reazione allo stress. Spesso si associa alla depressione: sono le emozioni negative a spingere il soggetto all’abbuffata notturna, soprattutto tristezza o rabbia. BULIMIA La bulimia rappresenta un grosso pericolo per le giovani donne, si tratta di una sindrome pericolosa almeno quanto l’anoressia. Le persone bulimiche si abbuffano e cercano di non ingrassare ricor-

rendo a varie tecniche di depurazione come il vomito autoindotto o l’assunzione di lassativi. Diversamente dalle persone anoressiche, chi soffre di bulimia può ricadere nel peso forma appropriato per la propria età. Hanno paura di ingrassare, cercano disperatamente di dimagrire e sono profondamente insoddisfatte del proprio peso e del proprio aspetto fisico. Solitamente l’età d’esordio è intorno ai 18 anni, ma può avvenire anche molto prima, il sesso femminile appare più colpito di quello maschile. Non si tratta semplicemente di un problema con il cibo ma la sindrome vera e propria fonda le sue radici in problemi più grandi, problematiche individuali e/o familiari molto consistenti. Il paziente cerca di tenere sotto controllo la propria vita e alleviare lo stress. La persona bulimica ha un bisogno compulsivo di placare e controllare l’ansia, problemi di controllo degli impulsi, scarsa fiducia in sé, si sente fortemente sotto pressione, soprattutto riguardo alle aspettative altrui, si sente trascurata e non considerata.

Il COUNSELING è un intervento professionale circoscritto nel tempo che promuove il benessere della persona alleggerendo il peso dei momenti di difficoltà e disagio. Il counseling si rivolge alle persone che non hanno psicopatie. CON UN NUMERO LIMITATO DI INCONTRI SI PUÒ

» Favorire l’orientamento scolastico degli studenti, la loro concentrazione, il loro entusiasmo. » Comprendere e superare i disagi legati al rapporto genitori-figli, a qualsiasi età. » Affrontare un momento difficile nella sfera affettiva.

» Migliorare le relazioni fra colleghi in ambito aziendale e prevenire lo stress lavorativo IL COUNSELING IN OGNI CASO NON È IN CONTRASTO CON PSICOTERAPIE IN ATTO, MA PUÒ ESSERNE COMPLEMENTARE. NATASCIA GIANNOTTI - Info. e contatti - Cell. 345.4293970 - info@spaziovitale.org - www.spaziovitale.org

Counselor professionista e formatore, iscritto nel registro nazionale dei counselor FAIP (Federazione Associazioni Italiane Psicoterapia). OLTRE AGLI INCONTRI INDIVIDUALI, SI ORGANIZZANO PERSCORSI DI GRUPPO. 26


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PSICOLOGIA

I sintomi I comportamenti compensatori spesso sono eseguite di nascosto, perché la persona si vergogna o si sente disgustato, quindi è difficile capire se il paziente è veramente bulimico. Chi soffre di bulimia può ricorrere a tecniche estreme per perdere peso e spesso va in bagno dopo ogni pasto e fa molto esercizio fisico. Possono presentare i segni caratteristici del vomito, hanno un’immagine distorta del proprio corpo, spesso hanno gravi sbalzi d’umore, possono essere tristi o non avere voglia di uscire con gli amici. A volte si ritrovano nei bulimici: la tendenza all’inganno e alla manipolazione, comportamenti di cleptomania, abuso di alcol e comportamenti di autolesionismo. Per avere una diagnosi conclamata le abbuffate devono avere una frequenza almeno settimanale con l’assenza di una condizione concomitante di Anoressia Nervosa e di grave sottopeso.

permanente, dolore e rallentamento dell’apparato gastro-intestinale, nelle donne assenza del ciclo o ciclo irregolare.

Rischi connessi alla bulimia

La famiglia del paziente bulimico

La bulimia può essere molto dannosa per l’organismo. Si associano ad essa: problematiche cardiache, pressione bassa, erosione dello smalto dei denti, problematiche di disidratazione, carenza di potassio, magnesio e sodio, presenza di anemia, ulcere, lacerazioni, problematiche ai reni, affaticamento

Esistono delle caratteristiche che sono comuni nelle famiglie con un soggetto avente un disturbo alimentare. Spesso si parla addirittura di famiglie anoressiche o bulimiche perché la problematica, seppur sentita da un solo membro della famiglia, influenza tutti i membri.

Si può guarire dalla bulimia? I pazienti bulimici possono guarire, grazie all’aiuto di un’équipe formata da medici, nutrizionisti e psicologi. La terapia per la bulimia usa diverse tecniche, ma il successo della terapia dipende dal paziente e dalla sua famiglia. Il fatto che spesso colpisce adolescenti, evidenzia la necessità di coinvolgere anche la famiglia del bulimico. Il trattamento psicoterapeutico è indispensabile. FINE

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SALUTE

VITAMINA A È un composto essenziale per l’organismo, compresa nel gruppo delle vitamine liposolubili, ossia quelle che si sciolgono nei grassi. di Giulio Spinari

Elemento essenziale per diversi motivi Le funzioni della vitamina A sono molte e varie. Fa bene alla vista, come si suole dire, perché è indispensabile per la formazione della rodopsina, una sostanza pigmentosa necessaria per la visione in condizioni di scarsa luce. Inoltre favorisce la crescita e la riparazione dei tessuti, in particolare quelli che rivestono le superfici del corpo e degli organi. È per questo motivo che aiuta a mantenere sana la pelle e si usa nel trattamento di malattie dermatologiche come l’acne e i foruncoli, le ulcere cutanee e le mucose della bocca, del naso, della faringe, delle vie respiratorie, del tubo digerente, della vagina e dell’utero e protegge dall’esposizione a microrganismi e sostanze dannose. Esplica la sua funzione di difesa dell’organismo anche attraverso un effetto positivo sul sistema immunitario, di cui migliora le risposte alle infezioni. A livello delle cellule, poi, è indispensabile per la sintesi proteica. È infine necessaria per le funzioni degli organi genitali, sia maschili sia femminili, per lo sviluppo dell’embrione, e per la regolazione della crescita, soprattutto per la formazione delle ossa e dei denti e per la differenziazione dei tessuti. 28

DOVE SI TROVA E COME PUÒ ESSERE ASSIMILATA DALL’ORGANISMO La vitamina A è una vitamina solubile nei grassi ed esiste in natura sotto due forme: quella fisiologicamente attiva, nota anche come RETINOLO, che si trova esclusivamente nei tessuti animali (uno degli organi che ne contiene di più è il fegato), e il suo precursore, il BETA-CAROTENE, che è presente solo nei vegetali. Fonti alimentari di retinolo, sono

ALIMENTI DI ORIGINE ANIMALE CON VITAMINA A IN FORMA DI RETINOLO

le carni e i prodotti di origine animale: il latte (purché non scremato), il formaggio, il burro crudo, le uova (in particolare il tuorlo). Il beta-carotene, invece, è uno dei pigmenti giallo-arancio di frutta e verdura. È molto abbondante nelle carote, come dice il nome, ma si trova in concentrazione anche superiore nelle verdure a foglia scura (spinaci, verze, foglie di lattuga, finocchi, broccoli, cavolini di Bruxelles, cavoli, bietole), dove è mascherato dal colore verde della clorofilla. Altri vegetali ricchi di carotene sono la zucca, le patate dolci, gli asparagi e, tra la frutta, le albicocche fresche e l’anguria. Dal betacarotene assunto con i cibi di origine vegetale l’organismo può ricavare il retinolo, cioè la forma attiva, con una trasformazione metabolica che avviene già nella mucosa intestinale. Una volta assorbita, la vitamina A tende ad accumularsi nel fegato, che rappresenta l’organo di deposito principale. La carenza di vitamina A può favorire di conseguenza, l’insorgere di disturbi all’intestino e/o al fegato. ALIMENTI DI ORIGINE VEGETALE CON VITAMINA A IN FORMA DI BETA-CAROTENE


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Quando la vitamina A viene a mancare Prima che una carenza di vitamina A si manifesti sono necessari mesi di insufficiente apporto alimentare. In media, ogni individuo ha, depositata nel fegato, una scorta di vitamina A pari al consumo di due anni. Una carenza di vitamina si può verificare a causa di: Âť insufficiente assunzione di vitamina con la dieta. Âť incapacitĂ di assorbimento o di immagazzinamento (come nei casi di malattie intestinali o del fegato); Âť ostruzione del condotto biliare (come nella fibrosi cistica); Âť mancata trasformazione del betacarotene in retinolo (in malattie come il diabete e l’ipotiroidismo); Âť rapida perdita di vitamina A (in malattie come la polmonite e altre affezioni respiratorie o in corso di nefrite e di scarlattina).

DOLCE SALUTE

LA MANCANZA DI VITAMINA A PUĂ’ PROVOCARE DISTURBI ALLA VISTA

Tra i principali segni di una mancanza di vitamina A ci sono i disturbi agli occhi: la diminuzione della capacitĂ visiva in carenza di luce; la xeroftalmia, cioè la secchezza della congiuntiva e della cornea; l’opacizzazione della cornea con riduzione dell’acutezza visiva; l’atrofia delle ghiandole lacrimali con riduzione della secrezione. Se la mancanza di questa vitamina è grave e non è curata si può arrivare alla cecitĂ . Le altre manifestazioni piĂš frequenti sono legate agli effetti (di una mancanza di vitamina A), sulla cute e sulle mucose: la pelle diventa secca e rugosa, come invecchiata, e compaiono macchie e zone di desquamazione; dall’alterazione delle mucose dipendono invece la riduzione dell’olfatto, la secchezza della bocca, l’aumento delle infezioni a livello degli apparati respiratorio, digerenÂť SEGUE te, renale e genitale.

I nostri croissant della nuova linea “Dolce Salute� sono realizzati con materie prime naturali, come: burro di cacao, olio extravergine d’oliva, olio di riso, farina, uova, zucchero (q.b.) e sono arricchiti di Omega 3. Inoltre non contengono: latticini, grassi idrogenati, colesterolo “cattivo� grasso di cocco, e grasso di palma. E da oggi, a prendersi cura di te, ci sono 3 nuovi croissant:

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PIACERE MIO

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SALUTE grazione perché in queste condizioni l’organismo è incapace di trasportare e utilizzare la vitamina. Altre condizioni in cui sono consigliabili supplementi di vitamina A sono: le malattie croniche, lo stress prolungato, patologie o interventi chirurgici che possono compromettere l’assorbimento intestinale. Infine, i supplementi sono indispensabili nella cura delle ustioni gravi.

Attenzione a non eccedere

IN STATO DI GRAVIDANZA UN ABUSO DI VITAMINA A PUÒ CAUSARE SERI DANNI AL FETO.

Nel periodo dello sviluppo la scarsa disponibilità della vitamina comporta un rallentamento della crescita, alterazioni scheletriche, predisposizione alla carie dentale. Infine, la carenza di vitamina A è annoverata tra le cause di sterilità femminile e di aborto spontaneo. Sia il retinolo sia il beta-carotene sono presenti nella dieta normale in quantità tale da determinare alte riserve nei tessuti.

IN CARENZA DI VITAMINA A LA PELLE DIVENTA SECCA E RUGOSA

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Una cura a base di vitamina A è necessaria solo quando l’apporto con l’alimentazione è inadeguato oppure quando il fabbisogno individuale è aumentato. È opportuna, per esempio, nelle donne in gravidanza o che allattano, e nelle persone anziane, che ne assorbono meno a livello intestinale. I fumatori e coloro che abusano di alcool o droghe necessitano di un’inte-

Non bisogna però dimenticare che l’assunzione di dosi eccessive di vitamina A è dannosa, perché questa vitamina tende ad accumularsi nei tessuti e può raggiungere livelli tossici. La tossicità si manifesta più facilmente se la vitamina A è assunta in eccesso sotto forma di retinolo. Il beta-carotene è più sicuro perché in parte viene eliminato con le feci e perché non si trasforma in retinolo così ra pidamente da determinare sovradosaggio. L’accumulo di carotene nel grasso sottocutaneo può portare a un ingiallimento, comunque reversibile, della cute. I sintomi di intossicazione da vitamina A sono: desquamazione cutanea, fragilità delle unghie, alterazioni delle mucose, perdita dei capelli, nausea e vomito, diarrea, inappetenza, perdita di peso, disturbi della vista, mal di testa, crampi, dolori osteoarticolari, sonnolenza, lesioni del fegato e della milza. La situazione è lentamente reversibile quando s’interrompe l’assunzione di vitamina, ma i sintomi possono persistere per settimane. I bambini hanno maggiore probabilità di sviluppare effetti tossici da ipervitaminosi. Inoltre, l’abuso di vitamina A in gravidanza (con dosi giornaliere che superino i 1.000 RE) può causare ritardo di crescita e malformazioni nel feto. Anche l’isotretionina e l’etretinato, due derivati della vitamina A prescritti per problemi dermatologici, non devono essere usati in caso di gravidanza. FINE


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I NOSTRI AMICI ANIMALI

IL LINGUAGGIO

DEL NOSTRO CORPO VISTO CON GLI OCCHI Il linguaggio espresso dal nostro corpo e dalle nostre posture rappresenta per il cane, acuto osservatore, la più importante forma di comunicazione sincera e reale. Il cane non solo è in grado di studiare attentamente il nostro volto, ma anche di decodificare le variazioni che i nostri occhi, bocca e sopracciglia producono al mutare dell’umore e dello stato d’animo. Se la voce è gentile ma il nostro volto esprime rabbia, il cane non si avvicinerà a noi, e se sarà costretto a farlo mostrerà il suo disagio. Il nostro corpo e le posizioni che assumiamo rappresentano dunque un libro aperto per il cane, che fin da cucciolo impara a leggerle e capirle, reagendo di conseguenza.

Max Vismara Educatore di cani - www.dicasavismara.it

SEGNALI POSTURALI Pararsi di fronte a un cane, stando con le spalle erette, o peggio proiettate in avanti, con collo rigido e busto dritto, può rappresentare per lui una sfida alla quale rispondere o dalla quale fuggire. Al contrario, andare incontro ad un cane facendo un piccolo semicerchio e magari girando lievemente la testa di lato, viene interpretato da lui in modo amichevole.

DEL CANE L'orientamento del corpo, così come quello dello sguardo, aiutano il cane a comprendere quale direzione cerchiamo di comunicargli affinché ci possa seguire. Un segnale posturale di richiamo efficace è quello di andare nella direzione opposta in cui si trova il cane, per segnalargli che vogliamo che ci segua. TRASMETTERE LA PAURA La capacità di individuare nell’animale uno stato di allerta che può sfociare in paura, è essenziale nell'approccio con un cane che non ci conosce, magari con traumi sociali pregressi o poco socializzato, per il quale molti stimoli per noi famigliari sono al contrario fonte di stress. Evitamento dello sguardo, allontanamento, ansimo, sbadiglio ripetuto, eccessivo atteggiamento remissivo,

acquattamento, estrema circospezione e stereotipie motorie (l'andare su e giù senza apparente tregua) sono tutti segnali che devono essere codificati come di estremo disagio. Di rimando, al cane dobbiamo trasmettere calma, evitando l'avvicinamento da contatto, rendendo la nostra azione interessante, come il fingere di cercare in giro per stimolare la sua innata attitudine di ricerca (istinto predatorio), oppure offrire segnali calmanti come il non guardarlo in modo insistente evitando movimenti bruschi o toni della voce troppo alti. Se non si sa cosa fare, in questi casi, è meglio non fare nulla. La nostra inerzia sarà interpretata come calma e indifferenza. E questo nel linguaggio canino significa "è tutto ok". FINE 31


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HANNO COLLABORATO AL NUMERO DI FEBBRAIO DI Dott.ssa Serena Bagli Psicologa - Lugo Email: info@serenabagli.it www.serenabagli.it Dott. Pierpaolo Casalini Medico-Chirurgo U.O. Anestesia e Rianimazione dell’Ospedale di Faenza E-mail: pierpaolo.casalini@gmail.com Dott. Giorgio Maria Cicognani Medico Geriatra - AUSL Ravenna E-mail: giorgio.cicognani@fastwebnet.it Dott. Ugo Cimberle Studio Oculistico Dal Fiume-Cimberle - Ravenna E-mail: cimberle@cidiemme.it Dott. Fabio Fusconi Odontoiatra c/o Ospedale Privato Domus Nova

Dott. Flaviano Jacopi - Specialista in cardiologia e medicina dello sport Direttore sanitario Astrea Medical Center - Faenza E-mail: flaviano.jacopi@fastwebnet.it Dott.ssa Monica Negosanti Dietista Maria Cecilia Hospital Cotignola E-mail: mnegosanti@gvmnet.it Dott.ssa Donatella Valmori Psicologa e Sessuologa E-mail: d.valmori@libero.it Dott.ssa Maria Nives Visani Farmacista - Naturopata

Dott. Gianni Greco Ottico - Optometrista

E-mail: salutenaturasnc@alice.it Max Vismara Educatore di cani

info@otticagiannigreco.it

www.dicasavismara.it

I NOSTRI COLLABORATORI Dott. Andrea Baldisserri Medico-Chirurgo specialista in otorinolaringoiatria E-mail: abaldisserri@alice.it Dott. Giuseppe Ballardini Medico Specialista Reparto Infettivi c/o Ospedale di Ravenna E-mail: campehna@me.com Dott.ssa Chiara Barboni Medico Veterinario - Ravenna E-mail: sanbartolovet@libero.it Dott. Pier Luigi Bedei Medico, ginecologo E-mail: plbedei@hotmail.com

Alessandro Benazzi Gruppo Astrofili Faentini “G.B. Lacchini” E-mail: astrofililacchini@racine.ra.it Dott. Michele Ciani - Dottore in psicologia Osteopata Fisioterapista c/o Studio di Terapia Manuale e Poliambulatorio Osteolab E-mail: ciani.michele08@gmail.com www.micheleciani.com Dott. Lauro Di Meo Chirurgia Plastica, ricostruttiva ed estetica Ravenna Medical Center - E-mail: laurodimeo@libero.it Prof. Fabio Fabbri Responsabile tecnico area fitness e spinning Cosmos Fitness Club - Faenza E-mail: fabio.cosmos@virgilio.it Dott. Pierluigi Fiorella Specialista in Medicina dello Sport e Cardiologia Direttore Sanitario del Centro Medico Olympus di Ravenna E-mail: p.fiorella@olympus.ra.it Dott. Davide Guglielminetti Responsabile Reparto Chirurgia d’urgenza Ospedale Santa Maria delle Croci E-mail: d.guglielminetti@ausl.ra.it Dott. Antonio Iammarino Specialista in oculistica E-mail: aiammarino@gmail.com

Dott. Giovanni Innocenti Medico Chirurgo - Specializzato in malattie infettive Medico responsabile per il Consorzio Solco/Corif nella RSA San Rocco (Fusignano) Dott. Maurizio Marangolo Specialista in Medicina Interna ed Oncologia Medica Ricercatore volontario Istituto Oncologico Romangolo E-mail: m.marangolo@libero.it Dott. Massimo Margheri Direttore U.O. Cardiologica Ospedale di Ravenna E-mail: m.margheri@ausl.ra.it

Dott. Luca Rossi Direttore Tecnico Centro Studi del Cane Italia ASD E-mail: direzione@centrostudidelcane.com Dott. Maurizio Santarini Medico Veterinario, Ravenna E-mail: maurizio.santarini@gmail.com

Barbara Sartoni Insegnante di Scuola Primaria Fondazione Marri Sant’Umiltà - Faenza

Dott. Massimo Liverani Biologo Nutrizionista Consulente programma Dimagrimento c/o Centro Dimagrimento THOMAS TAI E-mail: info@indacosrl.it

Dott. Stefano Stea Responsabile U.O di Chirurgia Maxillo-Facciale Maria Cecilia Hospital Cotignola www.stefanostea.it E-mail: maxillofacciale-mch@gvmnet.it

Dott. Angelo Lofino Psicologo Psicoterapeuta www.psicologia-studio-sessuologia.it

Anna Tampieri Ricercatrice Istec-Cnr Faenza

Dott.ssa Barbara Pallareti Medico Veterinario specialista in patologia e clinica degli animali d’affezione E-mail: barbara.pallareti@gmail.com

Prof. Carlo Tagariello Villalba - Bologna E-mail: catag@iol.it

Dott.ssa Chiara Lisi Tecnologo alimentare E-mail: dipartimentotecnico@naturhouse.it Dott. Roberto Nonni Direttore Sanitario San Pier Damiano Hospital Faenza - E-mail: rnonni@alice.it Dott.ssa Anna Pasi Specialista in ginecologia e ostetricia E-mail: a.pasi1961@libero.it Dott. Fausto Pasqualini Galliani Responsabile clinico “Dental Unit” Maria Cecilia Hospital Cotignola E-mail: dentalunit@gvmnet.it Dott. Giuseppe Plazzi Dipartimento di Scienze Neurologiche Università di Bologna E-mail: giuseppe.plazzi@unibo.it

Dott.ssa Mariarosaria Venturi E-mail: maria.venturi@medici.progetto-sole.it Dott.ssa Dalila Visani Psicologa Psicoterapeuta Ospedale privato San Francesco Tel. 331.7324658 E-mail: d.visani5478a@ordpsicologier.it Dott. Mario Vitale Resp. Neurochirurgia Maria Cecilia Hospital Cotignola E-mail: mvitale@gvmnet.it

Marina Zoli Educatrice Nido Fondazione Marri - Sant’Umiltà Faenza Mauro Zaccarini Il Salto srl - Faenza E-mail: alsalto@interfree.it

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