Salute 10 più Nr. 3 Anno 2015

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RAVENNA

MENSILE DI INFORMAZIONE SU SALUTE E BENESSERE - N. 3 - MARZO 2015

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Nr. 3 - MARZO 2015 - www.salute10piu.it ERBORISTERIA

2 RIMEDI NATURALI PER DOLORI ARTICOLARI Dott.ssa Maria Nives Visani SALUTE

4 RICONOSCERE E CURARE L’INSONNIA Dott.ssa Isabella Cantagalli CARDIOLOGIA

6 I TRIGLICERIDI Dott. Vladimir Guluta SESSUALITÀ

7 DISTURBI DELL’ECCITAZIONE SESSUALE FEMMINILE Dott.ssa Edda Plazzi TEST

10 10 DOMANDE SULL’ALIMENTAZIONE BIOLOGICA RICERCA

11 COSA È INCRAFT Prof. Gioacchino Coppi SALUTE

14 LA CERVICALE Dott. Roberto Nonni IL PERSONAGGIO

15 DAVIDE CASSANI di Tiziano Zaccaria PSICOLOGIA

18 L’AMORE DIPENDENTE Dott. Josè Aguayo Ph. D. LONGEVITÀ

20 ANNA VALTANCOLI

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di Tiziano Zaccaria MEDICINA

22 I FARMACI BIOLOGICI Dott. Andrea Baldisserri SPORT

24 COME SCEGLIERE LE SCARPE DA RUNNING Denny Conti ORTOPEDIA

26 LA PUBALGIA Dott.ssa Sara Vignoli SANITÀ

27 ANTIBIOTICO RESISTENZA di Angela Nanni I NOSTRI AMICI ANIMALI

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ERBORISTERIA

RIMEDI NATURALI

PER DOLORI ARTICOLARI Le zone maggiormente interessate di solito sono le ginocchia, le anche, la zona lombare e cervicale, ma anche spalle e mani.

Dott.ssa

Maria Nives Visani

Farmacista - Naturopata E-mail: salutenaturasnc@alice.it

“Mal comune, mezzo gaudio” Chi non ha mai sofferto di qualche doloretto articolare “scagli la prima pietra”! Cosa succede alle articolazioni quando al mattino ci si sveglia irrigiditi e doloranti? Innanzi tutto si tratta di un problema che riguarda la cartilagine e la sua elasticità. Essa è come un cuscinetto che protegge l'articolazione dagli urti e sfregamenti e assieme ai liquidi sinoviali ci pemette un libero movimento. Questo sistema di ammortizzamento però con la cattiva alimentazione acidificante (troppi zuccheri associati a disbiosi intestinale favoriscono l'aumento di acido ossalico, mentre l'eccessivo consumo di carne e proteine comporta l'aumento di acido urico) diventa un sito di raccolta di acidi che infiammano l'articolazione comportando prima di tutto dolore, gonfiore e perdita della mobilità. Si avrà un conseguente assottigliamento della cartilagine e progressiva perdita completa di essa tanto da dover rendersi 2

necessario un intervento di protesi per rendere possibile la deambulazione se il problema riguarda ginocchia o anche. Il problema si può presentare anche in casi di stress dell'articolazione da usura in atleti anche giovanissimi e nei portatori di problemi posturali, in questo caso sarà necessario un intervento prima di tutto fisioterapico e osteopatico. ARTICOLAZIONE SANA Ossa

ARTICOLAZIONE ARTROSICA Capsula fibrosa

Membrana sinoviale Cartilagine

Cavità articolare con liquido sinoviale

Quali rimedi? Come possiamo intervenire in modo naturale per alleviare i sintomi dolorosi? La natura ci offre diverse piante con azione antidolorifica paragonabile, secondo molti studi scientifici, ai FANS (antinfiammatori non steroidei). Prima fra tutte l' Hargapagophytum Procubens o Artiglio del Diavolo la cui efficacia dipende dal principio attivo “ARPAGOSIDE” presente nell'estratto secco assieme ad altre

sostanze che ne modulano l'effetto. L'efficacia di questa pianta, naturalmente a dosaggio adeguato, raggiunge anche l'85% dei successi soprattutto se la terapia è precoce. Si è osservato un effetto positivo sulle aritmie cardiache e nell'ipercolesterolemia. Ma come tutte le piante occorre fare attenzione agli effetti collaterali che possono presentarsi come gastralgia, per cui ne è consigliata l'assunzione dopo i pasti. Inoltre è sconsigliato l'uso in gravidanza e in associazione a warfarinici (farmaci anticoagulanti). Assieme all'artiglio del diavolo, spesso presente in associazione, troviamo la Boswellia Serrata di cui si utilizza la resina o incenso (una pianta può dare circa 1 kg di resina all'anno). Nelle resine sono presenti miscele di acidi triterpenici capaci di inibire il processo antinfiammatorio per blocco dell'ENZIMA 5-LIPOSSIGENASI responsabile della formazione di leucotrieni proinfiammatori. Proprio per questa azione generale sul processo infiammatorio, si usa anche nella rettocolite ulcerosa e nell'asma. Presenta pochi effetti collaterali noti. Anche la Curcuma entra a far parte di molte preparazioni antidolorifiche proprio per


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l'azione antagonista nei confronti di prostaglandine proinfiammatorie. Attivo come antidolorifico è il Salix Alba o Salice, il cui estratto da corteccia deve contenere non meno del 4% di acido salicilico. Il principale glicoside la salicina si comporta come un profarmaco, essa è metabolizzata nel tratto gastro intestinale e svolge un'azione di blocco delle sintesi di prostaglandine, portando ad una rapida azione antidolorifica e in caso di manifestazioni dolorose articolari, ma anche per cefalea, dolori mestruali e odontalgie oltre che sintomi da raffreddamento e febbre. Utilizzando l'estratto secco come fitocomplesso si avrà un'azione meno gastro lesiva rispetto all'utlizzo dell'acido acetilsalicilico. Se ne sconsiglia l'uso in gravidanza e allattamento perchè i salicilati vengono escreti nel latte e possono essere responsabili di reazioni allergiche nel lattante.

Come rallentare la degenerazione della cartilagine Per rallentare questo processo abbiamo bisogno di Silicio Organico. Il silicio è presente per il 27,7% sulla crosta terrestre ed è il secondo elemento dopo l'ossigeno. Esso si trova particolarmente concentrato in estratti di Equiseto e Bambu, nel Miglio e Segale ma l'assimilazione si riduce con l'invecchiamento per la riduzione degli acidi gastrici necessari all'assorbimento di silicio. Si è arrivati alla scoperta di silicio organico dall'osservazione che sulla superficie di determinati grani di sabbia (silicio inorganico non assorbibile) alcuni micro-organismi scioglievano il silicio con l'aiuto di acidi organici producendo una sottile patina di ACIDO SILICEO solubile in acqua e, com'è stato dimostrato, facilmente assimilabile dall'uomo. Esistono in commercio preparazioni sia per uso orale che per uso esterno di silicio organico.

Il miele di Manuka della Nuova Zelanda:

VERA MEDICINA NATURALE Questo tipo speciale di miele prodotto in Nuova Zelanda ha un'altissima componente antibatterica. Viene prodotto dalle api che si nutrono dei fiori dell'albero di Manuka che è una pianta indigena che cresce nelle distese incontaminate e prive di qualsiasi tipo di inquinamento. Questo miele è riconosciuto dai medici come una valida alternati-

va alle forme convenzionali di medicina. È un potente e naturale antibatterico, antivirale, antiossidante, antisettico, antinfiammatorio ed è un validissimo vaccino naturale ma anche un ottimo rimedio in caso di mal di gola, raffreddore e tosse ricorrente. Sulle ferite crea un ambiente di guarigione che permette alle nuove cellule della pelle di crescere a filo della ferita, prevenendo deformità della pelle e cicatrici. Contrasta reflusso gastrico e bruciore di stomaco. Ha proprietà antifunginea.

Il Miele di Manuka è adatto anche ai bambini anche al suo sapore dolce e gradevole. L'attività antibatterica del miele di manuka è indicata dal quantitativo di MGO (MethylGlyOxal) che è indice di qualità del prodotto e ne suggerisce il corretto utilizzo. Contenuti MGO Utilizzalo per:

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Per rallentare i processi degenerativi cartilaginei troviamo anche la Glucosamina Solfato che deriva dalla Chitina (principale componente dell'esoscheletro di aragoste, granchi, insetti) è un componente dei mucopolisaccaridi e delle glicoproteine necessari per la produzione del tessuto connettivo, fluido sinoviale, tendini legamenti ossei. Associata spesso alla Condroitina Solfato anch'esso Mucopolisaccaride componente di cartilagini, tendini, ossa, è in grado di regolare gli enzimi che degradano la cartilagine. Affinchè avvenga un buon assorbimento di glucosamina e condroitina solfato è necessaria la presenza di vitamina C e Manganese. Altro elemento fondamentale per il corretto nutrimento delle cartilagini è lo ZOLFO che troviamo sotto forma organica assorbibile in MSM (Metil Sulfonil Metano), utile anche nel mantenimento di unghie, capelli e pelle oltre che per disintossicare da metalli pesanti come piombo, cadmio e mercurio, attraverso il processo il chelazione (reazione chimica).

Infine la molecola più utilizzata e reclamizzata degli ultimi tempi è Acido Jaluronico uno dei principali costituenti della matrice extracellulare e dei tessutti connettivi di cui il liquido sinoviale è particolarmente ricco, insieme a pelle e mucor vitreo dell'occhio. È in grado di legare un numero elevato di molecole d'acqua apportando idratazione ed elasticità, ma la sua presenza diminuisce con l'invecchiamento, per questo può rendersi utile una giusta integrazione.

Conclusioni Come si può ben vedere la natura fornisce moltissime armi, basta conoscerle e avvicinarvisi con fiducia e come sempre fare grande attenzione all'alimentazione preferendo cibi ad alto potere basicizzante come verdure, legumi, cereali integrali e semi oleaginosi che contengono inoltre grande quantità di omega3 (utili come antinfiammatori e antiossidanti) come ad esempio i semi di canapa e di lino che potranno essere aggiunti ad insalate o FINE zuppe. 3


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SALUTE

INSONNIA

Come poter RICONOSCERE e CURARE questo pericoloso disturbo.

L’insonnia acuta è l'impossibilità di dormire in modo soddisfacente per meno di un mese.

Dott.ssa

Isabella Cantagalli

Psicologa - Psicoterapeuta c/o Phisiomedica Faenza Cell. 329.8025403 E-mail: drcantagalli@gmail.com

L'insonnia è un disturbo caratterizzato dall’incapacità di prendere sonno, malgrado ce ne sia un bisogno fisiologico. La sua polarità opposta è l’ipersonnia. Generalmente chi ne soffre lamenta di dormire solo per pochi minuti alla volta e di agitarsi nel letto durante la notte. Se l'insonnia continua per diverse notti viene definita "cronica" e diventa molto nociva per la salute, alterando il naturale ciclo del sonno. Alcuni insonni cercano di dormire nel pomeriggio o nella prima serata, col risultato di ritrovarsi all’ora di dormire molto vigili: in questo modo aggravano il disturbo. Altri spingono il loro corpo ai limiti, fin quando la mancanza di sonno causa gravi problemi fisici e mentali.

Tipologia L’insonnia può essere classificata come transiente, acuta o cronica. L'insonnia transiente dura meno di una settimana e può essere causata da altri disordini, cambi di ambiente, depressione o stress; le sue conseguenze sono sonnolenza e ridotte abilità psicomotorie. 4

L'insonnia cronica dura più di un mese; può essere un disordine primario o causato da altre patologie. I suoi effetti dipendono dalle cause che la inducono, e possono includere affaticamento muscolare e mentale, allucinazioni e doppia visione.

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Cause L'insonnia occasionale può essere causata da stress, sconvolgimenti psicologici, allergie alimentari, scadente igiene del sonno (per esempio: andare a letto nei momenti sbagliati), uso di eccitanti, assunzione di alimenti con effetti stimolanti (caffè, cacao, ecc.) e di alcuni farmaci. Il disturbo può essere legato a patologie fisiche o psicologiche, come il disturbo bipolare e la psiconevrosi depressive. L’insonnia può essere un sintomo di iper-tiroidismo e colpisce talvolta chi ha nevralgie, chi soffre di dolori artrici, i

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soggetti asmatici, i sofferenti di cuore, i soggetti con disturbi gastrici.

DISTURBI ALLA TIROIDE POSSONO CAUSARE INSONNIA

Nei neonati si può associare ai disturbi digestivi e negli anziani ad un’iniziale arteriosclerosi cerebrale. Inoltre, una rara condizione genetica causata da un prione (agente patogeno, di natura proteica, con elevata capacità moltiplicativa) conduce alla “Insonnia familiare fatale”, una patologia letale.

Assicuratevi che l'ambiente in cui si dorme sia idoneo al riposo: la camera da letto dovrebbe essere al buio, silenziosa e ben aerata. Non usate il letto per altre attività oltre al sonno: leggere, scrivere, guardare la tv o altre attività diminuiscono l'associazione lettosonno. Inoltre, non guardate le sveglie, eventualmente coprendone il display: ciò evita calcoli mentali sulla quantità di sonno perduta sino a quel momento e sulla quantità di sonno rimasta prima del suono della sveglia.

Trattamenti psicologici e farmacologici In soggetti che soffrono di insonnia non correlabile ad alcun disturbo organico o neurologico specifico, la mancanza di sonno è sintomo di un problema emotivo non trattato: se una persona è infelice del proprio stile di vita, o sta rimandando problemi la cui soluzione è inderogabile, ciò può determinare disturbi del sonno. Alcuni vedono scomparire l'insonnia grazie a semplici attività sociali, altri trovano un trattamento valido nella psicoterapia, andando ad affrontare le cause di stress, ansia o depressione che provocano tale disturbo, anche senza l'ausilio di farmaci ipnotici.

Trattamenti

Infine, chi soffre di insonnia dovrebbe evitare del tutto la caffeina, per i suoi effetti eccitanti sul sistema nervoso periferico e sul sistema cardiocircolatorio. La caffeina è presente in tè, caffè, guaranà, cacao, nelle bevande a base di cola (come Pepsi Cola e Coca Cola) e nei cosiddetti energy-drink quali la Red Bull e la Monster Energy, nelle barre di cioccolato ed altri dolciumi.

Esistono diverse categorie di farmaci e psicofarmaci con effetto tranquillante, che vengono prescritte dai medici speFINE cialmente nei casi più gravi. Presso l’Università di Bologna, Dipartimento di Psicologia, vi è un servizio di Diagnosi e Cura delle Insonnie con responsabile il prof. Vincenzo Natale. Per informazioni 051-2091846 e 051-2091871, email: dippsic.serviziosonno@unibo.it

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Alcuni rimedi tradizionali per l'insonnia includono delle semplici norme di "igiene del sonno", per esempio mantenere un orario regolare del ciclo sonnoveglia: svegliarsi presto al mattino, evitando di dormire durante il giorno ed andare a letto in un orario consono e regolare, evitando attività stimolanti nelle ore serali. Altri consigli sono legati ad un corretto stile di vita: fate un forte esercizio fisico per mezz'ora nel pomeriggio; mangiate parecchio a pranzo e fate una cena leggera tre ore prima di addormentarvi; rilassatevi prima di andare a dormire, per esempio con un bagno caldo.

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CARDIOLOGIA

TRIGLICERIDI Se ne parla poco, ma QUESTI GRASSI CI DANNEGGIANO MOLTO.

dannosa “alla salute delle arterie” provocando infarto del miocardio (muscolo cardiaco), ictus (stroke) e malattie ostruttive a livello delle arterie degli arti inferiori.

Dott.

Vladimir Guluta

Cardiologo c/o Maria Cecilia Hospital - Cotignola E-mail: vguluta@gmail.com

Nella maggior parte delle volte che sentiamo parlare delle sostanze grasse (dei lipidi) contenute nel nostro sangue e tessuti si tratta del colesterolo. Pochissime volte si accenna qualche parola sui trigliceridi ed è strano perché rappresentano proprio il tipo più comune di grasso contenuto dal nostro organismo.

Cosa determina l’aumento di trigliceridi? Molte abitudini sbagliate nel nostro stile di vita possono determinare un aumento della concentrazione dei trigliceridi nel sangue. Tra questi citiamo il fumo, il sovrappeso e l’obesità, il consumo di tropi zuccheri (carboidrati) o di grassi saturi e/o grassi del tipo “trans” oppure condurre una vita sedentaria con poco consumo di energia. Il consumo di troppo alcol è un'altra causa di ipertrigliceridemia (aumentati valori dei trigliceridi nel sangue).

Da dove provengono i trigliceridi?

In altri casi…

L’organismo se li procura da una parte dagli alimenti che consumiamo e da un’altra producendoli nel fegato durante il suo normale funzionamento. Ricordarsi quindi che produrre colesterolo e trigliceridi non è quindi una disfunzione o malattia del fegato come potrebbe sembrare ad “una prima occhiata”. Una volta prodotti, i trigliceridi vengono depositati soprattutto nelle cellule del tessuto grasso sottocutaneo. Nei trigliceridi, il nostro corpo deposita energia che andrà utilizzata nei momenti di bisogno. Quindi, questo tipo di sostanza grassa è senza dubbio utile per l’organismo, solo che, se presente in quantità elevata può essere

…abbiamo a che fare con delle malattie che sono coinvolte nell’aumento dei trigliceridi, come il diabete mellito (soprattutto se non ben equilibrato), lo scarso funzionamento della ghiandola tiroide (ipotiroidismo), ed alcune malattie croniche dei reni. Attenzione anche all’uso di alcuni farmaci che hanno la capacità di aumentare la concentrazione dei trigliceridi nel sangue (betabloccanti, diuretici, estrogeni, alcuni tipi di pillole anticoncezionali e gli steroidi). Un caso particolare di malattie sono proprio quelle che coinvolgono “i grassi del sangue” ed hanno un carattere ereditario; nel caso specifico si tratta dell’ipertrigliceridemia familiare.

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Quali sono i valori normali? Oggigiorno, consideriamo che i trigliceridi non hanno un’azione negativa sulla salute delle nostre arterie se la loro concentrazione nel sangue è normale cioè inferiore a 150 mg/dl. I valori sono considerati leggermente aumentati se compresi tra 150 e 199 mg/dl, alti se tra i 200 ed i 499 mg/dl e molto alti se superano i 500 mg/dl. Più aumentano i valori nel sangue, più alto è il rischio di sviluppare la malattia aterosclerotica oppure una grave infiammazione acuta del pancreas, che si chiama pancreatite FINE acuta. COME POSSIAMO ABBASSARE I TRIGLICERIDI? A differenza del colesterolo, i trigliceridi rispondono più facilmente e più rapidamente ad alcuni cambiamenti del nostro stile di vita. » Condurre una vita attiva, con 30 minuti al giorno di camminata a passo sostenuto. » Limitare in modo il consumo di alcol.

considerevole

» Ridurre il consumo di zuccheri (carboidrati) soprattutto pane, pasta, frutta e dolci. » Diminuire il consumo di grassi saturi e grassi del tipo “trans”. » Aumentare il consumo di cereali, di verdure (ricche in fibre) e di pesce. In altri casi, quando per un efficace controllo del tasso alto dei trigliceridi il solo cambiamento dello stile di vita non dovesse bastare, il medico può decidere di ricorrere all’uso di una delle tre classi di farmaci che ha a disposizione: si tratta degli omega-3, dei fibrati e delle statine.


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SESSUALITÀ

I DISTURBI DELL’ DELL’ECCITAZIONE

SESSUALE

FEMMINILE Mancanza di sensazioni mentali di interesse o trasporto per l’attività sessuale sebbene si verifichi invece una lubrificazione e un inturgidimento adeguato.

Edda Plazzi Pisicologa e Psicoterapeuta di coppia per problemi sessuali e relazionali Cell. 333.6921234 - E-mail: eddaplazzi@hotmail.com

L’eccitazione femminile è certamente più ardua da riconoscere e da inquadrare rispetto a quella maschile, che invece si manifesta quasi esclusivamente attraverso l’erezione. La vasocongestione degli organi genitali, la lubrificazione vaginale, l’inturgidimento e l’arrossamento delle pareti vaginali sono certamente gli aspetti fisici che entrano in gioco quando si parla di eccitazione nelle donne, ma insieme a queste caratteristiche non si possono non tenere in considerazione quelle che riguardano l’eccitazione mentale. Il disturbo dell’eccitazione femminile può manifestarsi infatti come l’impossibilità a mantenere lo stato di eccitazione psicologico e/o fisico per un tempo adeguato a raggiungere poi il successivo stadio dell’atto sessuale rappresentato dall’orgasmo.

Come si manifesta? Mancata o insufficiente eccitazione genitale, i cui sintomi principali sono un’assenza di lubrificazione e inturgidimento degli organi genitali.

A volte questi disturbi si presentano in simultanea delineando quello che viene definito disturbo misto dell’eccitazione.

continuo, che può andare avanti persino per giorni anche in assenza di desiderio o di stimolazione sessuale. La quotidianità delle donne che ne sono affette (il priapismo riguarda anche l‘universo maschile) è fortemente compromessa perché il soggetto può avere difficoltà anche nello stare seduta o nel camminare.

Un caso molto raro A questi si può aggiungere un’altra forma di disturbo dell’eccitazione, molto rara, il priapismo o sindrome dell’eccitazione persistente. Essa si manifesta come un’eccitazione e un inturgidimento del clitoride

A volte l’orgasmo può risolvere questo stato, che può però ripresentarsi in seguito a qualsiasi stimolazione dei… »SEGUE

Dott. Mauro Passarini MEDICO CHIRURGO SPECIALIZZATO CHIRURGIA OSTETRICA

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…genitali, per esempio persino con lo sfregamento degli indumenti. La sindrome dell’eccitazione persistente può dipendere da fattori extravascolari, come fistole dei corpi cavernosi del clitoride, da malformazioni del circolo venoso, da anomalie del sistema nervoso periferico o centrale o dall’uso di farmaci psicotropi. Talvolta la causa può risultare sconosciuta. Non esiste una cura specifica per il priapismo anche se i farmaci decongestionanti possono apportare del sollievo almeno nell’immediato.

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disagio è subentrato in un momento successivo della propria vita sessuale. Può essere inoltre generalizzato quando l’eccitazione è inibita in ogni situazione e con qualsiasi partner o situazionale, quando la difficoltà si manifesta solo con un partner o in una determinata condizione.

In linea di massima… …la situazione più comune è quella in cui si verifica un’assenza dell’eccitazione soggettiva pur con un’adeguata lubrificazione. Molto spesso il disturbo dell’eccitazione può presentarsi in concomitanza con la difficoltà a provare desiderio o a raggiungere l’orgasmo. Esistono comunque donne che raggiungono l’orgasmo senza una lubrificazione evidente. Questo, come gli altri disturbi della sessualità, si suddivide in primario, cioè il disagio è presente sin dalle prime esperienze sessuali e secondario, il

Le donne che soffrono di difficoltà di eccitazione a livello fisiologico non mostrano i segni di una vasocongestione genitale adeguata in risposta alla stimolazione sessuale e vi traggono poco o scarso piacere. Le donne affette da questa sindrome vedono spesso aumentare il disagio e la sofferenza a causa dei dolori che possono sopraggiungere nel momento del rapporto per la mancanza di lubrificazione. Una mancata lubrificazione può dipendere da una riduzione degli androgeni che si manifesta durante la menopausa, il periodo dell’allattamento o la fase luteale del ciclo mestruale (dopo l’ovulazione). In alcuni casi è dovuta a condizioni mediche particolari quali il diabete mellito, la radioterapia, o l’uso di determinati farmaci come antidepressivi, antistaminici e antipertensivi.

L’importante ruolo della psiche Spesso il disturbo dell’eccitazione, come abbiamo detto, non è dovuto


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solo a motivazioni fisiche ma è fortemente influenzato da fattori psicologici. Una stimolazione insufficiente o non ritenuta piacevole, la difficoltà a esprimere al partner le proprie preferenze in ambito sessuale, la difficoltà ad abbandonarsi durante il rapporto e a voler assolutamente tenere il controllo della situazione sono tutti elementi che interferiscono con il manifestarsi di un’adeguata e soddisfacente eccitazione sessuale.

LIBERTÀ DI ABBANDONARSI IN SICUREZZA E DI SENTIRSI PROTETTI

una educazione repressiva, abusi o situazioni traumatiche vissute precedentemente, paura del rifiuto e di affidarsi agli altri.

Senza un apparente motivazione

In alcune situazioni le cause possono risiedere nella storia e nel vissuto del soggetto e avere implicazioni psicologiche più profonde, quali ad esempio un senso di vergogna e di colpa dovuti a

Quando non si riscontrano cause legate a particolari condizioni fisiologiche o iatrogene (uso di farmaci), la componente emotiva e psicologica svolge quasi certamente un ruolo centrale nello sviluppo di questo disturbo. In questo caso il trattamento di elezione, come per il disturbo da desiderio sessuale ipoattivo, è la terapia integrata centrata principalmente sulla coppia e non solo sull’individuo. Spesso quando le donne arrivano in terapia fanno fatica, anche più degli uomini, a parlare del loro disagio in ambito sessuale. Piano piano in un setting non giudicante prendono dimestichezza con la terminologia legata alla sessualità sviluppando maggiore consa-

pevolezza e verbalizzando con più precisione che cosa è che trasforma l’intimità di coppia in un momento vissuto con ansia e disagio. Lentamente si aiuta la donna a prendere coscienza delle proprie fantasie erotiche, spesso contrastate e non riconosciute, forse per un’educazione sessuofobica. Il passaggio alla sperimentazione sistematica di situazioni erotiche e sessuali sia in solitudine che in coppia è fondamentale per arrivare ad avere poi un rapporto soddisfacente con se stesse e con l’altro. L’obiettivo finale è quello di far sentire la donna libera di abbandonarsi ma in sicurezza durante il rapporto sessuale, condizione che può avvenire soprattutto se c’è una buona complicità mentale e sessuale con il partner. Talvolta alla psicoterapia si può accostare un trattamento farmacologico a base ormonale di estrogeni che migliorano la lubrificazione o di testosterone che FINE aumenta l’eccitabilità.

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SALUTE_10piu_n.3.15_CASA NOTIZIE cesena n1.2007 06/03/15 12:15 Pagina 10

TESTBIO

Quanta ne sai sui prodotti e sull’alimentazione biologica? RISPONDI AL NOSTRO QUIZ e vedi le risposte giuste a pagina 28.

1 Il nome e l’indirizzo del produttore, devono essere sempre indicati su un prodotto biologico?

» Sì, sempre. » A volte. » No, è facoltativo.

» IT » IE » ITA

2 Un prodotto bio ha un determinato codice. Quale sigla indica che il nostro Paese ha effettuato controlli sul prodotto stesso?

6 Oltre al logo europeo, in un prodotto biologico possono essere utilizzati altri loghi privati?

» Sì, sempre. » Sì ma senza conflitti. » No mai. 7 Quando la provenienza delle materie prime del prodotto biologico è mista, quale indicazione troviamo? » Agricoltura UE » Agricoltura parzialmente UE » Agricoltura UE – Non UE 8 Esiste il prosciutto biologico?

3 Com'è il logo dell'Europa che contraddistingue un prodotto biologico? » Una mela rossa su fondo azzurrino » Una foglia su sfondo verde » Un grappolo di uva su sfondo giallo 4 La data di scadenza e i valori nutrizionali in un prodotto biologico devono essere indicati?

» Sì, con le stesse regole di tutti i prodotti alimentari regolamentati dalle norme europee. » Sì, ma soltanto a volte » No 5 La dicitura bio assicura la qualità del prodotto?

» Sì sempre » Sì, ma soltanto a volte. » No, mai. 10

» Sì » No » Sì, ma non viene prodotto da un suino. 9 Tutti i prodotti vegani sono anche biologici?

» No, i prodotti vegani non sono sempre biologici. » Sì, sempre. » Sì sempre, ma non tutti non hanno la certificazione Bio. 10 I prodotti biologici possono essere surgelati?

» No, è vietato per legge. » No, è fortemente sconsigliato, perché la surgelazione compromette le caratteristiche del Bio. » Sì, non ci sono particolari controindicazioni. VEDI A PAGINA 28 LE RISPOSTE ESATTE


SALUTE_10piu_n.3.15_CASA NOTIZIE cesena n1.2007 06/03/15 15:09 Pagina 11

RICERCA

INCRAFT E’ un nuovo dispositivo endoprotesico, sperimentato con buoni risultati attraverso lo “Studio Innovation”. LA SOLUZIONE PER GLI ANEURISMI DELL’AORTA ADDOMINALE.

Prof.

Gioacchino Coppi

Direttore Chirurgia Vascolare Università di Modena e Reggio Emilia

L’aorta addominale decorre adagiata alla colonna vertebrale dal diaframma fino ad alcuni centimetri a monte dell’osso sacro, dove si suddivide. Essa ha un diametro fra i 20-27 mm. a seconda di età, sesso e struttura corporea. Nel tratto fra l’origine delle arterie renali fino alla biforcazione (8-12 cm.) si localizzano la maggior parte degli aneurismi dell’aorta.

L’aneurisma… …è una dilatazione progressiva di una arteria dovuta alla pressione arteriosa associata ad un indebolimento della sua parete.

soprattutto al diametro e si consiglia un intervento quando raggiunge i 5,5 cm. nell’uomo ed i 4,5-5 cm. nella donna. Un aneurisma più piccolo merita invece controlli Ecodoppler seriati. Prima dell’intervento è indispensabile eseguire una TAC estesa all’aorta toracica, per valutare in dettaglio estensione dell’aneurisma e lo stato dei vasi a monte ed a valle.

tubolare di Dacron sostitutivo suturato a monte ed a valle del tratto dilatato (Fig. 2). L’intervento, invasivo, ha una mortalità 2-5 %; nella popolazione a rischio (anziani, cardiopatici, polmonari cronici) può salire al 5-10%. La soluzione è duratura con rischi di infezione, fistole e dilatazioni anastomotiche non superiori all’1-5 % a dieci anni, frequenti tuttavia laparoceli e disfunzioni sessuali (10-30%).

All’inizio degli anni ‘90…

UNA TAC EVIDENZIA LA PRESENZA DELL’ANEURISMA

L’intervento classico… …ideato negli anni Cinquanta, consiste nell’aprire l’addome, clampare (applicare una pinza atraumatica) i vasi a monte ed a valle, aprire l’aneurisma, chiudere piccole arterie nella sacca ed applicare un

…fu proposta da un chirurgo argentino di origine italiana, Juan Parodi, una soluzione rivoluzionaria a bassa invasività per pazienti a rischio chirurgico elevato: la endoprotesi. Consisteva in un tubolare come quello della chirurgia classica con due stent fissati alle estremità espandibili con pallone. La endoprotesi montata in un catetere di 8 mm. veniva introdotta attraverso la arteria femorale all’inguine e fatta arrivare in aorta, seguendo a ritroso il decorso dei vasi, seguita sotto immagini radiologiche con mezzo di contrasto. »SEGUE

Cause: l’ereditarietà, l’usura legata alla età, l’arteriosclerosi e, raramente, traumi ed infezioni. Compare solitamente dopo i 55 anni ed è frequente dopo i 70 anni. Importante uno screening (Ecocolor) a queste età. L’aneurisma tende a dilatarsi progressivamente fino alla rottura con emorragia e morte. Il rischio di rottura è proporzionale

APERTURA DELL’ADDOME

TAGLIO DELL’ANEURISMA E CLAMPATURA DELLE ARTERIE

IL TUBOLARE DI DACRON VIENE INSERITO E CUCITO “SOPRA” E “SOTTO”

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SALUTE_10piu_n.3.15_CASA NOTIZIE cesena n1.2007 06/03/15 12:15 Pagina 12

»Giunta

in aorta, veniva sguainata ed applicata dilatando gli stent a monte ed a valle del tratto dilatato escludendo l’aneurisma dal flusso aortico La nuova proposta, fu accolta con entusiasmo specie in Italia dove organizzammo il primo trial clinico al mondo. I positivi risultati fecero esplodere la nuova tecnica che venne sottoposta a continui miglioramenti con la sostituzione dello stent espandibile su pallone, con un telaio di stent autoespandibile e con la creazione della protesi modulare biforcata. Presto si aggiunsero a livello prossimale stent scoperti con o senza uncini per consentire un migliore fissaggio. Oggi, per la sua efficacia, l’endoprotesi è ormai la prima scelta per tutti i pazienti nonostante alcuni limiti quali la minore stabilità e la necessità di controlli nel tempo con non rari possibili reinterventi 6-10% a 5-10 anni (quasi sempre tuttavia a bassa invasività). La tecnica può essere eseguita in anestesia locale e prevede una degenza minima anche di un sol giorno. Le endoprotesi hanno necessità di grossi cateteri (6-7,1 mm.) che vengono spinti in aorta correndo su di un robusto filo metallico. Il sistema ha una punta conico-affusolata per facilitare la sua ascesa. Giunta in aorta essa viene liberata ritirando la camicia esterna del catetere. Essendo la endoprotesi un tubolare con

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un telaio metallico autoespandibile, essa aderisce spontaneamente alla parete dell’aorta. Avendo opportunamente scelto diametri leggermente più grandi del lume aortico ed una lunghezza adeguata, la endoprotesi si fissa ad un tratto sano a monte ed a valle dell’aneurisma in modo da escludere l’aorta aneurismatica senza coprire e sacrificare arterie indispensabili all’organismo. Stomaco

Gamba

Endoprotesi

VÀ QUI

Aneurisma aortico

Con queste endoprotesi si possono oggi trattare in modo ottimale il 5060% degli aneurismi.

Nuove necessità Rimane tuttavia escluso un numero importante di casi in cui i vasi di accesso sono troppo sottili o troppo malandati per età, arteriosoclerosi avanzata e cattive condizioni generali.

L’INGUINE A FINE PROCEDURA

La grande maggioranza degli aneurismi inizia a 1-2 cm. dalle arterie renali lasciando una lunghezza di adesione sufficiente alla esclusione dell’aneurisma mentre a valle terminano quasi sempre alla biforcazione aortica. In questi casi bisogna scendere con l’endoprotesi oltre la biforcazione sul primo tratto delle aa. iliache. Per questo si sono perfezionate endoprotesi modulari costituite da un corpo protesico e due gambette od estensioni che permettono di creare una endoprotesi biforcata montata in aorta con accesso da entrambi gli inguini. La maggior parte delle endoprotesi attualmente disponibili segue questo modello.

Questi casi in cui l’endoprotesi sarebbe più desiderabile hanno spesso iliache difficili, tortuose e con restringimenti anche calcifici: situazione frequente nelle donne. Negli ultimi anni le aziende medicali si sono applicate alla soluzione di questi problemi. Occorreva assotigliare i materiali conservandone la robustezza e costringere la endoprotesi in un catetere sottili e flessibili senza impedirne una facile, precisa liberazione.


SALUTE_10piu_n.3.15_CASA NOTIZIE cesena n1.2007 06/03/15 12:15 Pagina 13

Cosa è INCRAFT Nel 2011 si è iniziato uno studio clinico per verificare la sicurezza e l’efficacia di INCRAFT, un nuovo dispositivo endoprotesico a profilo ultra-ridotto di tela in dacron speciale e stent al nitinolo montata su catetere del diametro di 5 mm. a massima flessibilità e scorrevolezza.

IN-CRAFT

Per una sperimentazione affidabile sull’uomo sono stati coinvolti 3 centri accreditati Italiani e 3 tedeschi, in quanto il nostro paese ha una riconosciuta autorevolezza in questo campo. Lo studio prevedeva 30 casi eseguiti in Italia e 30 in Germania ed è stato condotto con le massime garanzie e consen-

si dei pazienti e con verifiche indipendente dei risultati clinici, ECO e TC immediati ed ad ogni anno fino a 5 anni.

I risultati…

tare la facilità di applicazione della endoprotesi eseguita in molti casi in anestesia locale e da un brevissimo ricovero. Il suo disegno ha permesso di evitare l’inserimento di segmenti aggiuntivi permetten-

…sono stati eccellenti con procedure snelle e rapide in tutti i casi. A due anni, non si sono verificati eventi avversi e morti associate all’u- ESTREME TORTUOSITÀ DELL’AORTA COMPORTANO tilizzo del dispositivo UN ACCESSO DIFFICOLTOSO DEL CATETERE ed alla procedura. E’ stato necessario reintervenire per correggere a distanza due endoleak di tipo I ed un solo paziente ha L’OTTIMO RISULTATO OTTENUTO CON INCRAFT sviluppato una occlusione prote- do un risparmio di tempo, contrasto e sica tardiva causata da una progressione costi. Con questa endoprotesi di può pendella malattia arteriosclerotica all’esterno sare ad un importante estensione dei casi dell’endoprotesi. Anche a tre anni i risulta- trattabili con endoprotesi fino ad oltre ti hanno confermato l’andamento positivo. l’80% dei casi. Fino a tre anni di distanza è stata confermata la efficacia della endoIn conclusione… protesi dove non si sono avute nè rotture …la sperimentazione Innovation ha corri- nè dilatazioni dell’aneurisma anche nelle sposto alle attese, ha permesso di consta- anatomie più complesse. FINE

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SALUTE_10piu_n.3.15_CASA NOTIZIE cesena n1.2007 06/03/15 12:15 Pagina 14

SALUTE

LACERVICALE I DOLORI AL COLLO - Di frequente nei giovani sono provocati da semplici raffreddamenti; negli anziani invece possono essere l’espressione di alcune patologie. La cura? Farmaci anti-infiammatori e fisioterapia.

Dott.

Roberto Nonni

Direttore Sanitario San Pier Damiano Hospital Faenza E-mail: rnonni@alice.it

tando il movimento di lateralità e flessione. Di solito questo tipo di dolore può essere l’espressione di uno stato di tensione prolungata, ad esempio in situazioni di stress continuo, oppure di una postura sbagliata (molto frequente). A volte, al dolore e al ridotto movimento si può associare vertigine, nausea e cefalea.

Quante volte abbiamo sentito dire: “Soffro di cervicale”, termine che esprime una sofferenza espressione di un ampio ventaglio di disturbi e patologie definiti comunque dagli stessi sintomi. Sono le patologie organiche e funzionali che si localizzano a livello del collo.

Chi colpisce e come si manifesta Se si tratta di una persona giovane, il più delle volte un dolore al collo che ne blocca o limita il movimento può essere determinato da un banale raffreddamento, soprattutto se si manifesta nei periodi autunnali o invernali, dopo esposizione a freddo o umidità, oppure passaggio da ambienti caldi ad altri freddi. Quasi sempre il dolore si localizza da un lato del collo e ne impedisce parzialmente o totalmente il movimento; a questo sintomo non si associa mai febbre, né scadimento delle condizioni generali. Il dolore al collo può manifestarsi come una morsa che dalla nuca scende verso la base del collo, limi14

Altre volte possono essere delle vere e proprie ernie del disco che vanno a comprimere i nervi del collo. Anche un’artrosi grave può dare disturbi importanti, soprattutto se si verifica una compressione del midollo spinale, che in questa zona è altamente rappresentato. Sicuramente l’artrosi e l’osteoporosi sono la causa più frequente dei disturbi cervicali in questa fascia d’età.

In casi particolari… …bisogna ricercare le cause in altre sedi, ad esempio nei disturbi della masticazione, dei denti, ma anche disturbi della vista che portano a ruotare e sollevare il collo.

POSTURA ERRATA Nelle persone adulte ed anziane il dolore cervicale, oltre alle cause sopradescritte, può derivare da alcune patologie. Le malattie più frequenti sono quelle degenerative legate all’età, artrosi ed osteoporosi. I dischi interposti fra i vari corpi vertebrali si consumano, si riducono gli spazi fra le due vertebre, si assottigliano i forami attraverso i quali passano i nervi che vanno alle braccia ed al dorso, determinando un dolore a volte urente, bruciore, alterata sensibilità, formicolìo che può arrivare fino alle dita.

IL BRUXISMO PUÒ ESSERE CAUSA DI DOLORI DI TIPO CERVICALE

La diagnosi di questa affezione si basa sui dati clinici e sugli elementi forniti dal paziente. Altre volte si rende necessario eseguire accertamenti strumentali, radiografie, TC e risonanza magnetica. La terapia fondamentale si basa sulla prevenzione, soprattutto nei tanti casi causati da errori di postura, in cui basterebbe veramente poco: sarebbe sufficiente modificare alcune abitudini sbagliate. L’uso di farmaci anti-infiammatori ed un supporto fisioterapico può essere un valido aiuto. FINE


SALUTE_10piu_n.3.15_CASA NOTIZIE cesena n1.2007 06/03/15 15:19 Pagina 15

IL PERSONAGGIO

DAVIDE

CASSANI UNA VITA DI CORSA Intervista all’ex professionista del pedale, oggi COMMISSARIO TECNICO della NAZIONALE ITALIANA di CICLISMO su strada, che si diletta (con ottimi risultati) anche nel podismo.

di Tiziano Zaccaria E-mail: zaccariatiziano@alice.it

Nato a Faenza il 1º gennaio 1961 e cresciuto a Solarolo, Davide Cassani è stato ciclista professionsta su strada dal 1982 al 1996, vestendo le maglie di Termolan, Carrera, GewissBianchi, Ariostea, MG MaglificioTechnogym e Saeco. Nel 1996 ha chiuso la carriera dopo essere stato investito da un'auto durante un allenamento. Considerato uno dei migliori gregari nei primi anni Novanta, ha ottenuto i suoi migliori risultati nelle corse in linea di un giorno. Ha partecipato ad oltre 1.500 corse, fra cui 12 Giri d'Italia, 9 Tour de France e nove campionati del mondo, raccogliendo in tutto 27 vittorie. Tra i risultati più prestigiosi figurano un settimo posto al mondiale 1988 in Belgio, il Giro dell'Emilia conquistato nel 1990, 1991 e 1995, la MilanoTorino nel 1991, due tappe al Giro d’Italia (nel 1991 e 1993), un nono posto ai mondiali 1991 a Stoccarda e due Coppa Agostoni. Dopo il ritiro dall'attività agonistica, è diventato commentatore delle gare ciclistiche per Rai Sport, facendo ricognizioni in bicicletta per anticipare le tappe del Giro d'Italia. Il 28 gennaio 2014 è stato nominato commissario tecnico della nazionale italiana di ciclismo su strada, succedendo a Paolo Bettini.

Cassani, intanto una prima domanda riferita alla nostra rivista: qual è il suo rapporto con la salute ed il benessere fisico? «Mi piace tenere controllato il mio stato fisico. Tutti gli anni eseguo un chek-up generale e almeno due volte all’anno faccio gli esami del sangue, in accordo col mio medico di base, il dottor Magnani, che è fra l’altro un ciclista. Siccome faccio parte di quella ristretta cerchia di persone che non fuma, non

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beve e fa una costante attività fisica, ciò dovrebbe aiutarmi ad avere una vita migliore. In ogni caso, mi controllo con regolarità. Perché prevenire è meglio che curare. E cerco di “ascoltare” i segnali che il mio fisico mi dà».

Come ha iniziato a praticare ciclismo? «Mio padre mi portò a vedere i mondiali di Imola nel 1968, vinti da Vittorio Adorni. Da quel giorno mi appassionai… »SEGUE COSTA MENO DI QUEL CHE PENSI Protesi Mobile in Resina

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SALUTE_10piu_n.3.15_CASA NOTIZIE cesena n1.2007 06/03/15 19:22 Pagina 16

IL PERSONAGGIO dedicarsi complemente alla propria attività. Se invece si vuole fare sport per “stare in salute”, allora basta allenarsi con regolarità, seguire una sana alimentazione ed un corretto stile di vita».

Lei è ancora uno sportivo praticante ad un livello piuttosto alto, ma come podista e non come ciclista. L’anno scorso, a 53 anni, è riuscito a correre una maratona in 2 ore e 45’: un tempo veramente eccellente.

…al ciclismo, diventando un tifoso di FELICE GIMONDI. Per la verità, come tutti i bambini, fino ad una certa età ho tirato calci ad un pallone nella squadra di Solarolo. Ero una discreta ala sinistra, ma “fortunatamente” sulla mia strada ho trovato un allenatore che mi faceva giocare poco. Così a 14 anni ho lasciato il calcio e ho iniziato a correre in bicicletta».

«Nel ciclismo non ho più voglia di confrontarmi, anche se la bici resta ancora un piacere. Oggi è nel podismo che mi pongo degli obiettivi cronometrici. E siccome mi piacciono le scommesse difficili, quest’anno ho deciso che in maggio correrò la Cento Chilometri del Passatore, da Firenze a Faenza, con l’obiettivo ambizioso di terminarla in otto ore e mezzo».

Nello sport, quanto contano in percentuale la predisposizione naturale, l’allenamento, l’alimentazione e lo stile di vita? «Se si vuole fare sport professionistico per raggiungere un obiettivo, occorre partire da una buona predisposizione naturale, ma ciò non basta. Quand’ero ragazzo, tanti miei coetanei correvano più forte di me, ma non non hanno ottenuto i miei risultati perché a livello professionistico fanno differenza la caparbietà, la determinazione e la voglia di

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Chiunque può affrontare competizioni sportive così faticose? «Sì. Conosco tante persone, un tempo sedentarie, che hanno corso la loro prima maratona o la loro prima gran fondo di ciclismo attorno ai 50 anni. E alla fine la vita gli è cambiata. Perché l’attività fisica non fa bene soltanto al fisico, ma anche al cuore e alla testa».

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SALUTE_10piu_n.3.15_CASA NOTIZIE cesena n1.2007 06/03/15 12:16 Pagina 17

In anni non troppo lontani il ciclismo è stato segnato da molti casi di doping, in numero maggiore rispetto agli altri sport.

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«Io non conosco le realtà di altri sport, ma so per certo che nel ciclismo si è comunque cercato di risolvere il problema. E i risultati si vedono. Adesso i controlli sono rigorosi e secondo me il ciclismo è una delle discipline più “pulite”».

«Il ciclismo in Italia è uno sport molto popolare, ha uno zoccolo duro di cinque milioni di persone che non solo lo seguono, ma praticano loro stessi la bicicletta. La pressione un po’ la sento, anche perché non vinciamo il Mondiale già da qualche anno. In ogni caso, quando si accetta un incarico del genere, bisogna mettere in conto anche le critiche. L’anno scorso, nel mio mondiale d’esordio da Ct, il primo italiano è giunto tredicesimo. Ed io per primo non sono stato contento di questo risultato. Purtroppo oggi, soprattutto nelle corse di un giorno, l’Italia sconta il fatto di non avere un campione del calibro di Saronni, Fondriest, Argentin o Bettini».

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Probabilmente il commissario tecnico della nazionale ciclistica in Italia è secondo per importanza soltanto a quello della nazionale di calcio. Lei sente la pressione di dover decidere per un’intera nazione?

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Come si svolge il suo lavoro da Ct durante l’anno, in avvicinamento al giorno del mondiale su strada?

Spagna, Belgio; a volte si intromettevano gli svizzeri o gli olandesi. Oggi invece si è “globalizzato”.

«Molti pensano che il mio lavoro si basi soltanto su un giorno all’anno. In realtà il mio ruolo è più complesso, essendo io il coordinatore generale di tutte le nazionali giovanili. Assieme agli altri Ct della Federciclismo, sto cercando di portare avanti dei progetti per migliorare il nostro movimento giovanile».

«Sì, oggi ci sono tante altre nazioni competitive. Anche per questo motivo non riusciamo più a vincere il Mondiale con la frequenza di un tempo. Gran Bretagna e Australia ci hanno superato in certi settori come la pista e sono diventati molto forti anche su strada. Basta ricordare che negli ultimi anni due inglesi e un australiano hanno vinto il Tour de France. Sono poi cresciuti anche gli americani, i kazaki ed i colombiani. Oggi è molto più difficile di un tempo primeggiare a livello FINE mondiale».

Fino agli anni Novanta il ciclismo d’élite era una questione fra poche nazioni europee: Italia, Francia,

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SALUTE_10piu_n.3.15_CASA NOTIZIE cesena n1.2007 06/03/15 12:16 Pagina 18

PSICOLOGIA

LAMORE… ‘

DIPENDENTE

E’ facile star bene in un rapporto sentimentale senza dipendere o controllare? Se i nostri incontri affettivi ci fanno soffrire può dipendere anche da noi? Se la nostra felicità è legata a quando il partner cambierà, forse dovremmo porci delle domande? In sintesi, AMARE È SINONIMO DI SOFFERENZA?

Dott.

José Aguayo Ph.D.

Psicologo - Psicoterapeuta Cell. 340.8385059 Email: j.aguayo1345a@ordpsicologier.it

"Ama chi t’ama, e chi non t’ama lascia; chi t’ama di buon cuore stringi e abbraccia" ...dice un proverbio popolare. Scambio e parità, sono due elementi fondamentali dell’amore a partire dai quali la relazione di coppia diventa il contesto dentro il quale i partner costruiscono una realtà affettiva che li includa entrambi; ognuno con le proprie caratteristiche individuali apporta alla relazione caratteristiche per fare si che ne risulti un contesto di intimità e di tenerezza. Ecco, grazie all’amore vi è la possibilità di trascendere, e insieme ad un altro creare una realtà nuova, irripetibile.

Tu sei la mia altra metà Purtroppo, non sempre la "saggezza popolare" rende onore alla complessità che caratterizza la dimensione degli affetti nella vita di coppia. Infatti, nella nostra società vi è l’idea molto diffusa 18

che la coppia ideale sia quella in cui ognuno trova la propria altra metà, per poter completare sé stesso. Una tale convinzione, può essere il pensiero giustificatore che impedisca alla persona di vedere e valorizzare sé stesso e la propria identità, unica e originale. Secondo questa premessa l’amore sarebbe l’occasione che ci renderebbe “interi”, perché senza l’altro non riusciremmo ad essere (sentirci) completi. E’ proprio questo uno dei motivi per cui

può succedere che se nel rapporto di coppia viene ad alterarsi l’equilibrio tra il dare e il ricevere e nonostante ciò, anche anche se il partner non soddisfa più i miei desideri, continua ad esercitare su di me un’attrazione dalla quale non è possibile farne a meno. Da quel momento in poi, il partner che dona il proprio affetto non riesce ad immaginarsi al di fuori dalla relazione di coppia. La sua finalità diventa infatti quella di dimostrare amore nei confronti di un partner indifferente, distaccato, problematico.

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Possono così subentrare dei comportamenti a senso unico che comportano sofferenza e umiliazione (anche per via della mancata reciprocità). Si creano dei muri psicologici che impediscono di immaginare l'allontanamento come alternativa necessaria, di salvaguardia, come un passaggio che può permettere di ritrovare la propria dignità, al di fuori da un simile rapporto. L'esperienza amorosa diviene un rapporto di dipendenza affettiva (che è una condizione che colpisce sia le donne che gli uomini). Ecco che, come avviene in tutte le dipendenze patologiche, subentra un paradosso interno al comportamento di dipendenza, quello di compromettere l'arricchimento dell'io, diminuendo l'autostima della persona (o annullandola), compromettendo gravemente la qualità della sua vita.

“Senza di te non posso vivere” Quando alla base del rapporto sentimentale esiste una dipendenza affettiva, essa è una condizione psicologica malsana che stimola in chi la subisce la necessità di costruire una relazione che "garantisca" (illusoriamente) non solo la continuità del rapporto ma sopratutto che fornisca un senso di "sicurezza", di appartenenza. Con tali aspettative, viene a crearsi un attaccamento di subordinazione e passività (ma anche di controllo e di diffidenza); è il dazio da pagare per evitare l'abbandono, la solitudine e per cercare di contrastare la frustrazione, presente nella relazione stessa, con un partner problematico.

Per cui più insisto nel coltivare questa relazione, maggiore è il senso di vuoto e di solitudine interiore che provo. Si crea e si alimenta così un circolo vizioso che rinforza, mantiene e amplifica uno stato depressivo, stimolato dalla consapevolezza del disagio procurato dalla relazione stessa (depressione personale che si tentava di eliminare attraverso la dipendenza dal partner).

Tutto questo non fa altro che consolidare un lento ma progressivo, processo di deterioramento del rapporto a due nonché dell'autostima e della libertà personale dei protagonisti coinvolti. Anche perché un rapporto che genera dipendenza è una condizione che intorpidisce mentalmente la

persona e la rende incapace di esprimere i propri sentimenti minacciando gravemente la sua salute e il suo benessere psicologico.

“Anche se mi fa soffrire… non posso farne a meno” La continuità di una relazione non funzionale come quella della dipendenza affettiva, è probabilmente legata all'illusione di un cambiamento, impossibile, del partner problematico, anche perché se "faccio fatica ed è doloroso stare in questa relazione… non riesco a starle lontano". Essendo comunque una condizione complessa è anche imminente l'idea che la sofferenza sia uno stato emotivo complementare all'amare, quindi qualcosa con cui imparare a convivere. Acquisire la consapevolezza del malessere che crea la relazione stessa, può essere il primo passo per cominciare a valorizzare i propri desideri e bisogni; è fondamentale diventare consapevoli che il diritto a realizzare le proprie aspirazioni, non solo non danneggia nessuno ma fa del bene al partner e alla coppia perché introduce dinamismo e ricchezza nella relazione. Da questo punto in poi, la persona può cominciare a domandarsi su quelle che potrebbero essere le reali possibilità di cambiamento e di soluzione FINE del problema su cui lavorare.

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LONGEVITÀ

ILPRIMO

SECOLO DI ANNA

VALTANCOLI Nata sulle colline toscoromagnole, vive da anni a Brisighella. Ha lavorato come contadina e cresciuto quattro figlie. Nonostante abbia perso la vista, oggi si gode con serenità il fatidico traguardo dei cento anni.

di Tiziano Zaccaria

I primi anni

Prima l’amore poi la famiglia

E-mail: zaccariatiziano@alice.it

Anna ormai non vede più, ma è ancora estremamente lucida e non esita a raccontare i primi cento anni della sua vita: «Ho passato l’infanzia ad aiutare i miei genitori a coltivare viti, grano e patate. Tutte noi, cinque sorelle, lavoravamo nel podere. Nel periodo fra la Prima e la Seconda Guerra Mondiale c’erano pochi soldi e le comodità mancavano, però non abbiamo mai sofferto la fame. Non ho avuto la possibilità di studiare, ma mi piaceva leggere. Per esempio, leggevo di nascosto i libri di Alfredo Oriani, che a quei tempi era un autore messo all’indice dai benpensanti».

Negli anni successivi, mentre il mondo andava incontro ad un nuovo conflitto bellico, in Anna maturava l’amore per Guido Gentilini. I due si sposarono nel 1940: «Eravamo vicini di casa ed è nato tutto in maniera naturale. Dopo il matrimonio ci siamo trasferiti a Marzeno, frazione di Brisighella. Lui ha lavorato come contadino e come operaio in una cantina vinicola; io in casa mi prodigavo in qualche lavoro di sartoria e soprattutto crescevo le nostre quattro figlie: Giovanna, Rina, Silvana e Ginevra (tutte nate negli anni Quaranta, ndr.). Loro hanno poi lavorato una all’Omsa, una come commessa e due alla Cisa di Faenza.

«Sono nata il 21 gennaio 1915 a Lutirano, una frazione di Marradi situata sulle colline fra Romagna e Toscana, da una famiglia di contadini. Eravamo cinque sorelle. I miei genitori avrebbero voluto un maschio, per poterne fare “l’azdor” della casa, ma non è arrivato. Però siamo andate avanti lo stesso». «Lei si chiama Anna Valtancoli ed è l’ultima centenaria festeggiata a Brisighella, dove vive da parecchio tempo. Il fatidico traguardo del secolo di vita lo ha raggiunto nel gennaio scorso. www.privatassistenza.it

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SALUTE_10piu_n.3.15_CASA NOTIZIE cesena n1.2007 06/03/15 12:16 Pagina 21

Una vita movimentata Mio marito è morto nel 1989, a 72 anni. Oggi, oltre alle quattro figlie, mi restano cinque nipoti ed otto pronipoti». E’ stata una vita piuttosto intensa, quella di Anna. Una vita segnata da alcuni incidenti fisici: «A cinque anni persi la vista da un occhio. Nel giocare, a scuola, mi infilai una matita in una cornea, rompendola. Comunque questo incidente non mi ha mai rappresentato un grosso problema: mi è bastata la vista dall’altro occhio, almeno finché non ho perso anche quella, in questi ultimi anni. Da adulta sono stata tre mesi in ospedale a Montecatone per una pleurite mal curata. E a 97 anni mi sono rotta due costole, cadendo davanti alla televisione. Ma l’incidente che più mi è rimasto impresso nella memoria risale a quando, ancora giovane, vicino alla mia casa di Lutirano, caddi rovinosamente in bicicletta, andando a sbattere la testa per terra. Mi tirarono su e mi portarono in casa: ero quasi svenuta. Chiamarono mio marito, che venne a prendermi e

sul cannone della sua bicicletta mi portò fino all’ospedale di Modigliana, il più vicino, dove mi suturarono la ferita alla testa con dieci punti. Ricordo ancora oggi quei terribili dieci chilometri di strada ghiaiata e polverosa, sul cannone di una bicicletta, in una condizione di fatica e dolore che non auguro a nessuno. Allora era così. Ci si arrangiava in qualche modo, non c’era l’Ambulanza disponibile in dieci minuti».

Oggi Anna Valtancoli ha sempre avuto il suo bel da fare nel corso della sua vita, ma adesso si trova bene e si gode la sua vecchiaia. «Come è la mia giornata? Se c’è il sole e il bel tempo, faccio volentieri un giro fuori. Altrimenti, sto in casa ed ascolto la televisione. Di politica non me ne intendo; ascolto più che altro le disgrazie che accadoFINE no nel mondo».

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SALUTE_10piu_n.3.15_CASA NOTIZIE cesena n1.2007 06/03/15 12:16 Pagina 22

MEDICINA

FARMACI BIOLOGICI NON SONO FATTI CON “SOSTANZE NATURALI”, come molti credono, ma sono il prodotto di organismi geneticamente modificati. Vengono utilizzati sempre più per combattere tumori o malattie autoimmuni. Dott.

Andrea Baldisserri

Medico-Chirurgo specialista in otorinolaringoiatria E-mail: abaldisserri@alice.it

Oggi in presenza di alcuni tumori, o di una malattia autoimmune, si ricorre sempre più spesso ai farmaci biologici. Per molti però non è chiaro cosa siano: pensano che si tratti di sostanze naturali. Invece sono farmaci ricavati da sofisticate tecniche di laboratorio, intervenendo sul Dna di un anticorpo del nostro organismo, oppure su una proteina, riprogrammata in modo da veicolarla come una “bomba intelligente” contro un bersaglio riconosciuto. In realtà non si è ancora giunti a questo punto, tuttavia con i farmaci biologici si cerca di superare i limiti attuali della chemioterapia, che per curare un tumore colpisce non soltanto le cellule tumorali, ma anche quelle sane. L’obiettivo è di realizzare farmaci in grado di raggiungere il loro target con estrema precisione, senza uccidere o danneggiare gli altri tessuti. E attualmente il farmaco biologico è una via di mezzo verso questo traguardo: non riesce ancora a discernere la cellula sana da quella malata, però distingue un’eventuale falla nella difesa che l’agente patogeno attua nella malattia e cerca di debellarla. Il motivo per cui questi farmaci si definiscono “biologici” sta nel fatto che per agire in tal senso si utilizzano le nostre stesse difese, ovvero i nostri anticorpi, modificandoli in laboratorio in modo che riconoscano il loro aggressore, che può essere un tumore o una malattia autoimmune. Esistono una ventina di farmaci biologici, tuttavia nei laboratori di tutto il mondo si sta lavorando su alcune centinaia di nuove molecole, che potranno essere utilizzate nei prossimi anni. 22

Contro i tumori Un esempio di farmaco biologico è l’Herceptin, utilizzato contro il tumore alla mammella, che riduce del 50 per cento il rischio di ricadute. Altro esempio è il Lapatinib, che si sta dimostrando efficace contro le metastasi al colon, ai reni e al fegato.

In ogni caso, trattamenti oggi ampiamente utilizzati come la chemioterapia e la radioterapia non vanno considerati obsoleti. Un giorno lo saranno, ma non adesso. Il farmaco biologico in atto è una marcia in più, che non sostituisce le attuali armi a disposizione contro queste gravi malattie.

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SALUTE_10piu_n.3.15_CASA NOTIZIE cesena n1.2007 06/03/15 12:16 Pagina 23

Contro le patologie autoimmuni Nel caso delle malattie autoimmuni, come l’artrite reumatoide o il Morbo di Crohn, l’uso dei farmaci biologici è rivolto contro le citochine infiammatorie, ovvero le molecole proteiche rilasciate dalle cellule infiammate atte a chiamare in soccorso il nostro sistema immunitario. Con questi farmaci si migliora la vita del paziente, liberandolo in parte dall’infiammazione, soprattutto alle articolazioni.

I possibili effetti collaterali I più importanti effetti collaterali riguardano l’aumentato rischio di infezioni di ogni tipo, specie batteriche e fungine. In particolare, i farmaci che bloccano l’attività del TNF-α (Fattore di Necrosi Tumorale α, citochina coinvolta nell’infiammazione sistemica) possono determinare la riattivazione di una tubercolosi sottostante. Perciò, prima di somministrare un farmaco anti-TNF-α, i pazienti devono essere sottoposti a test in grado di evidenziare il contatto con il bacillo tubercolare. I farmaci biologici sono controindicati anche in casi di infezione attive (ulcere cutanee croniche infette, infezioni polmonari ricorrenti, infezioni protesiche) o nei portatori di cateteri vescicali con ricorrenti infezioni alle vie urinarie. Inoltre, non può assumerli chi ha un tumore, o l’ha

trattato con successo nei dieci anni precedenti. Non possono assumerli i pazienti con connettiviti (tipo la sclerodermia) o con malattie neurologiche pregresse demielinizzanti (sclerosi multipla o malattie simili). E’ poi importante evitarne l’uso in gravidanza e allattamento.

zione epatica, la creatinina e le urine. I pazienti che notino la comparsa di disturbi clinici nuovi durante il trattamento con farmaci biologici, devono riferirli al reumatologo di riferimento in modo da valutare se i disturbi possono essere dovuti al trattamento in atto.

Il necessario monitoraggio

Sono sempre efficaci?

I pazienti in terapia con farmaci biologici richiedono monitoraggio ambulatoriale clinico e laboratoristico ogni tre mesi, salvo diversa prescrizione specialistica, sia per verificare la loro efficacia nel tempo, sia per controllarne gli effetti collaterali. Gli esami principali da controllare sono la VES, la PCR, l’emocromo, la fun-

No: una percentuale di pazienti, stimabile tra il 10 e 20%, non risponde a tali trattamenti. La risposta alla terapia va valutata dopo 12 settimane dal suo inizio; va poi va controllato il mantenimento della sua efficacia ogni tre mesi. Tuttavia, il fallimento di un farmaco anti TNF-α non preclude la risposta ad FINE un altro.

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SALUTE_10piu_n.3.15_CASA NOTIZIE cesena n1.2007 06/03/15 15:20 Pagina 24

SPORT

SCARPE DA

RUNNING Come scegliere le GIUSTE CALZATURE DA CORSA, per evitare problemi a schiena, tendini e muscolatura.

fra la suola e il piede), in gel o attraverso cuscinetti d’aria. Più il podista è pesante, maggiore deve essere l’ammortizzazione delle proprie calzature, soprattutto per gli allenamenti lunghi.

Denny Conti Sport GM Solarolo Rivenditore specializzato scarpe da running

Le prime “scarpe da ginnastica” comparvero all’inizio del Novecento, ma soltanto dagli anni Settanta sono entrate a far parte della vita quotidiana di tutti. Oggi esistono molti tipi di scarpe sportive, specifiche per ogni disciplina, dal basket al volley, dal tennis al golf, dal calcio al running. In questo articolo approfondiamo la conoscenza delle scarpe da running, perché correre è il modo più semplice ed economico per restare in forma. Ed è fondamentale correre con le scarpe giuste, che devono essere comode, traspiranti, ben ammortizzate ed adeguate al peso di chi le indossa. L’errore più grave che si può commettere, è quello di calzare un paio di scarpe “qualunque”, perché fare running con calzature non adatte può causare problemi di schiena, tendiniti, contratture, dolori articolari e muscolari.

Ammortizzatori Negli ultimi trent’anni la scarpa da running si è evoluta parecchio grazie a studi biomeccanici che ne hanno migliorato i modelli e grazie anche all’introduzione di ammortizzatori realizzati in “power grid” (un materassino 24

Peso

Per una persona dal peso di circa 80 kg è consigliabile una scarpa da running di 280-300 grammi. Sotto gli 80 chili di peso, si può stare su una scarpa più leggera, da 240-260 grammi. Se invece si vuole puntare ad un buona prestazione cronometrica in una competizione ufficiale, il consiglio è di acquistare un secondo paio di scarpe da utilizzare soltanto per le gare, con un SCARPA CON AMMORTIZZATORI POWER-GRID peso di 40-50 grammi inferiore rispetto Per chi fa solo un po’ di jogging, invece, alla scarpa utilizzata per gli allenamenti. è sufficiente un’ammortizzazione inter- Minore è il peso della calzatura, media. In ogni caso, anche per corse maggiore è la reattività del piede e brevi e leggere, mai utilizzare scarpe dal quindi la velocità della corsa, anche fondo sottile non adatte alla corsa. se più bassa è l’ammortizzazione.

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SALUTE_10piu_n.3.15_CASA NOTIZIE cesena n1.2007 06/03/15 12:16 Pagina 25

Se il difetto è evidente, è necessario correre con un plantare interno. E’ tuttavia importante non acquistate il plantare da chi vende le scarpe, perché non è un dottore. E’ invece opportuno affrontare un esame posturale presso un podologo e farsi realizzare dei plantari medici personalizzati.

Quanto dura una scarpa da running?

TA

Una scarpa da running ha una vita media di circa 1000 km. Non fatevi ingannare se la calzatura, dopo questo chilometraggio, appare ancora in buone condizioni: ad esaurirsi è l’ammortizzazione, che pone il rischio di

Quando il terreno è accidentato, fangoso e scivoloso, sugli sterrati o sui sentieri di montagna, sono necessarie le scarpe da trail. Queste calzature sono più protettive e hanno più grip: la suola ha scolpiture aggressive, che permettono di salire su ogni superficie e di non scivolare in discesa. Le scarpe da trail spesso hanno una tomaia impermeabile per proteggere il piede da fango, pioggia e neve. Alcune modelli sono in Gore-Tex, uno strato interno traspirante, ma perfettamente impermeabile. Molte aziende produttrici di scarpe, commercializzano la versione trail delle loro scarpe da running. FINE IA

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PIEDE PRONATORE

Le scarpe da trail

IL

Calzature specifiche I pronatori sono i podisti che appoggiano il piede verso l'interno. In commercio esistono scarpe realizzate appositamente per loro, con un sostegno nell'interno piede in grado di preservare tendini, muscoli e articolazioni dalle conseguenze di questo tipo di appoggio. I supinatori sono invece i podisti che corrono appoggiando il piede verso l’esterno.

ECCESSO DI PRONAZIONE

FF

Le calzature per correre si classificano da A1, le più leggere, pensate per i professionisti, ad A4, fortemente ammortizzanti ed adatte a podisti sopra i 90 kg di peso. Se si ha un peso nella norma, le A3 sono quelle che garantiscono il giusto ammortizzamento e la necessaria protezione. Ma attenzione: ogni marca produce modelli diversi, quindi occorre scegliere il modello adatto alla conformazione del proprio piede. In ogni caso, suggerisco di acquistare la scarpa da running sempre mezzo punto più grande rispetto ai mocassini di utilizzo quotidiano, altrimenti lo sfregamento nella zona anteriore potrebbe procurare vesciche e unghie nere. Anche le calze possono preservare da piaghe e micosi: scegliete sempre un modello tecnico, con tallone e punta rinforzati, per proteggere il piede ed evitare che si muova troppo all'interno della scarpa.

problematiche a muscoli e tendini. Provate a premere col pollice sull’avanpiede, nella zona degli intagli per la flessione del piede: se il SCARPE UTILIZZATE materiale cede come se fosse PIEDE DA UN ATLETA CON NORMALE “sgonfio”, significa che l’ammortizAPPOGGIO NEUTRO zazione ormai è “scarica”. Inoltre, la SCARPE UTILIZZATE scarpa va cambiata anche se non è più DA UN ATLETA CON bilanciata: per capirlo è sufficiente TENDENZA ALLA appoggiarla su un tavolo e guardare se SUPINAZIONE pende da una parte. Altro consiglio: è PIEDE meglio cambiare le scarpe da gara un SUPINATORE po’ prima dei 1000 km, casomai continuando ad usarle ancora un po’ per gli SCARPE UTILIZZATE DA UN ATLETA CON allenamenti corti.

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SALUTE_10piu_n.3.15_CASA NOTIZIE cesena n1.2007 06/03/15 12:16 Pagina 26

ORTOPEDIA

LA PUBALGIA

MUSCOLO QUADRATO LOMBARE

E’ UN’INFIAMMAZIONE dei muscoli che si inseriscono sulle ossa pubiche: in questa area la sofferenza di un elemento provoca rapidamente il cambiamento nell’assetto posturale del bacino, e un conseguente malfunzionamento di tutti gli altri elementi a esso collegati. LEGAMENTO INGUINALE

INFIAMMAZIONE DELL’OSSO PUBICO

Dott.ssa

PUBE

Sara Vignoli

Fisioterapista - Studio Medico Villa Ginanni Corradini Campiano - Cell. 345.2801470 E-mail: vignolisara@gmail.com

Scientificamente, la sindrome rettoadduttoria interessa adduttori, muscolo gracile, otturatore esterno, e retti dell’addome; vi sono inoltre molteplici strutture legamentose che mantengono la stabilità ossea e degli organi pelvici, e il diaframma pelvico stesso, che, risiedendo in una zona molto delicata, ricca di stimoli viscerali (che forma anche passaggi stretti come il canale inguinale) risentono di qualsiasi squilibrio.

E’ una patologia complessa Partendo dal ragionamento sopradescritto, si capisce l’importanza di un intervento globale che corregga la posizione del bacino: se un emibacino, ad esempio, si trova ruotato in avanti, in antiversione non basta lavorare per sfiammare l’adduttore ma bisognerà trattare anche i muscoli ipertonici che aiutano a man- BACINO RUOTATO tenere l’antiversio- IN AVANTI 26

MUSCOLO ILEO-PSOAS

ne stessa, come ileo-psoas, retto femorale, quadrato dei lombi, e piriforme omolaterali, e far lavorare i flessori della coscia e gli addominali che invece facilitano la retroversione. Finchè tutte queste componenti non saranno risolte e stabilizzate l’adduttore resterà dolente, sempre più rigido, ma debole perché incapace di allungarsi e contrarsi normalmente, e le sue funzioni saranno sopperite da un ulteriore sovraccarico degli altri muscoli: come un cane che si morde la coda il dolore, anziché diminuire, aumenterà e si espanderà anche alla schiena o al ginocchio.

Un'altro fattore che può aumentare il rischio di infiammazioni è il campo da gioco in erba sintetica: non rappresenta di per sè un problema, si tratta però di un terreno più duro, molto diverso dai campi normali, e per chi non è abituato rappresenta un approccio sostanzialmente diverso che potrebbe alterare gli equilibri muscolari e portare all'infiammazione della zona pubica.

Prevenzione Alla base della prevenzione comunque, c'è lo stretching.

L’importanza di agire presto La pubalgia non è quindi una patologia facile da spiegare o curare; prima si interviene più sono limitate le componenti, mentre, se diventa “cronica”, cioè se persevera nel tempo, ci vorrà più tempo per guarire; certo è che l’attento esame e l’attenzione del fisioterapista a tutte le componenti che agiscono sul bacino, pur lontane da esso a volte, rappresentano l’unica via per la risoluzione completa del problema.

Chi colpisce I soggetti che soffrono maggiormente di pubalgia sono i calciatori poiché in genere prediligono l'utilizzo di una gamba per calciare, e nel gesto atletico l'adduttore viene molto sollecitato, quindi sono più predisposti ad avere alterazioni di posizione di un emibacino rispetto all'altro e microtraumi da sovraccarico nei suddetti muscoli.

Questo dovrebbe essere fatto da tutti gli sportivi, amatoriali e non, alla fine dell'allenamento per ripristinare le lunghezze muscolari. Nel caso specifico, l'allungamento in posture simmetriche, da imparare insieme al fisioterapista prima e da ripetere nel modo corretto poi, evitando così i compensi posturali che l'organismo cerca in modo autonomo ed automatico, è fondamentale per aiutare il bacino a restare nella posizione FINE corretta.


SALUTE_10piu_n.3.15_CASA NOTIZIE cesena n1.2007 06/03/15 12:16 Pagina 27

SANITÀ

ANTIBIOTICO RESISTENZA L’uso degli antibiotici va assolutamente razionalizzato o fra qualche anno diventerà impossibile curare anche infezioni banali.

di Angela Nanni Nella scorsa primavera l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha lanciato un monito molto importante: è necessario e inevitabile ormai, razionalizzare l’uso degli antibiotici, prescriverli solo quando effettivamente necessario perché altrimenti fra qualche anno si tornerà a morire per banali infezioni batteriche.

Negli ultimi 30 anni… …gli antibiotici sono stati somministrati e prescritti spesso in maniera irresponsabile e oggi molti batteri hanno imparato a vivere e proliferare anche in presenza degli antibiotici stessi. Durante il meeting annuale dell’European Congress of Clinical Microbiology and Infectious Diseases gli esperti riuniti a Barcellona sono tornati a insistere proprio su questo concetto: gli antibiotici vanno prescritti solo quando effettivamente necessario e con appropriatezza; l’Italia, purtroppo, è uno dei Paesi dove ci si impegna meno per ridurre l’abuso di antibiotici. Proprio perché la resistenza antibiotica è un problema di portata mondiale il 18 novembre scorso è stata celebrata la settima

giornata europea degli antibiotici, una giornata voluta fortemente a partire dal 2008, dal Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (ECDC) per sensibilizzare concretamente gli operatori sanitari e la popolazione generale su questo problema.

vera infezione batterica da contrastare. I numeri parlano chiaro la resistenza antibiotica determina circa 25000 decessi in tutta Europa ogni anno con un dispendio in termini di spesa sanitari e perdita di produttività nell’ordine di miliardi.

In Italia…

Chi viene colpito in prevalenza

…l’uso più inappropriato degli antibiotici viene fatto nella cura delle infezioni delle vie respiratorie: si stima che nell’80% dei casi queste affezioni sono di origine virale pertanto l’uso degli antibiotici è del tutto inutile, ma il loro uso in questo senso è frequente ed espone a non trascurabili problemi di natura individuale, poiché l’assunzione di antibiotici anche quando non necessario aumenta il rischio di sperimentare i numerosi effetti collaterali naturalmente connessi con l’uso di questi farmaci, dai disturbi gastrointestinali, al vomito a una maggiore incidenza di infezioni micotiche da candida soprattutto nel sesso femminile; è bene sottolineare che l’assunzione di un antibiotico quando non necessario ne diminuisce l’efficacia quando viene assunto nuovamente in caso di una

Le persone anziane e ospedalizzate sono quelle che più spesso contraggono infezioni batteriche che non riescono ad essere curate dai farmaci a disposizione: preoccupa la sempre maggiore inefficacia degli antibiotici appartenenti alla classe dei fluorochinoloni, molto utilizzati nel contrastare soprattutto le infezioni delle vie urinarie e delle cefalosporine di terza generazione che vengono usate, fra le altre cose, per contrastare le infezioni sostenute da Escherichia Coli, un batterio patogeno responsabile di gravi infezioni gastrointestinali.

I batteri sono “intelligenti” I batteri negli ultimi 30 anni hanno imparato ad eludere i sistemi di distruzione degli antibiotici oppure riescono a riprodursi nonostante le elevate concentrazioni di »SEGUE antibiotico in circolo; grande… 27


SALUTE_10piu_n.3.15_CASA NOTIZIE cesena n1.2007 06/03/15 12:16 Pagina 28

SANITÀ

Onlus Organizzazione di Volontariato Albo Provinciale n.1633

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Info.: 331.1017555 - angsaravenna@gmail.com - www.angsaravenna.it …preoccupazione desta in questo senso il riscontro di batteri capaci di resistere anche alla classe degli antibiotici dei carbapenemi, considerati farmaci di ultima linea ovvero da utilizzare quando tutti gli altri antibiotici hanno fallito.

La prevenzione è meglio della cura Per ridurre l’incidenza delle infezioni batteriche nosocomiali (ospedaliere) e non da batteri che resistono agli antibiotici, molto spesso, basterebbe semplicemente un’igiene più attenta da parte di tutti e il rispetto di poche regole:

- gli antibiotici non andrebbero mai usati per l’autocura, ma solo dietro prescrizione medica al dosaggio indicato e rispettando scrupolosamente la posologia e il numero di giorni terapia; - non bisogna mai interrompere il trattamento a metà perché i sintomi sono scomparsi.

Alcuni dati Quando si parla di antibiotico resistenza non si fa allarmismo, ma si documenta una preoccupante realtà: in Italia nel

TESTBIO

ECCO LE RISPOSTE ESATTE ALLE DOMANDE DI PAGINA 10

2003 l’antibiotico resistenza si attestava intorno al 21% oggi ha superato il 35%; l’Italia inoltre è uno dei paesi europei dove si mantiene più alta (intorno al 35%) l’incidenza di infezioni da Staphylococcus Aureus resistente alla meticillina (MRSA) ovvero infezioni causate da batteri della classe degli stafilococchi diventati resistenti agli antibiotici usati per trattare infezioni ordinarie; tali infezioni sono comuni nelle persone ospedalizzate o ricoverate nelle case di cura, nei centri per la dialisi o nei pazienti che portano dispositivi medici invasivi come un catetere endovenoso; le infezioni di questo batterio sono molto frequenti, inoltre, in caso di sovraffollamento e infatti epidemie sono state registrate nelle carceri e negli asili.

Nuove opportunità Dal 1987 non sono state immesse in commercio nuove classi di antibiotici e per il momento non c’è nulla che si affacci concretamente sul mercato. La scienza però è davvero molto preoccupata dalle implicazioni e dalla ricadute pratiche dell’antibiotico resistenza per questo non mancano studi che stanno cercando alternative agli antibiotici: molto interessanti in questo senso alcuni lavori di ricerca che hanno evidenziato come si potrebbero ottenere nuove molecole con attività antibiotica dal miele fresco o la scoperta di una certa attività antibatterica da parte di molecole attualmente utilizzate come

5 - NO MAI - La dicitura bio in generale non assicura sulla qualità del prodotto. Per dirsi veramente biologico, esso deve riportare altre informazioni, come il logo, il codice e la dicitura della provenienza.

- SÌ SEMPRE - Su un prodotto biologico devono essere sempre 6 - SI MA SENZA CONFLITTI - In un prodotto biologico, indicati il nome e l'indirizzo del produttore e dell'ultima persona che lo oltre al logo europeo, possono essere utilizzati altri loghi privati, ma questi ultimi non devono entrare in conflitto con il primo. ha maneggiato.

1

2 - IT - Il codice di controllo viene attribuito dallo Stato che ha effet- 7 - AGRICOLTURA UE - NON UE - Quando la provenienza delle materie prime alla base del prodotto è mista, troviamo l'intuato i controlli sul prodotto. In Italia il codice inizia con la sigla IT. dicazione "Agricoltura UE - Non UE". 3 - UNA FOGLIA SU SFONDO VERDE - Il logo dell'Europa che contraddistingue un prodotto biologico è costituito da 8 - SI - Se viene prodotto in allevamenti biologici di maiali. una foglia su sfondo verde, formata da stelline bianche. 9 - NO - I prodotti vegani non sono sempre biologici. SI Con le stesse regole di tutti i prodotti alimentari regolamenta4 ti dalle norme europee. La data di scadenza e i valori nutrizionali in un 10 - SI - non ci sono particolari controindicazioni. Il prodotto prodotto biologico non sono soggetti a particolari normative, ma per essi biologico, anche se surgelato, mantiene le stesse cartatteristiche organolettiche. valgono le norme generali europee per l'etichettatura agroalimentare. 28


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anticonvulsivanti. Uno studio recentemente pubblicato sulla rivista Nature Biotechnology ha evidenziato su un modello animale, la possibilità di neutralizzare i batteri attraverso l’uso di nano particelle contenenti liposomi che fungono da esche per le tossine batteriche; i liposomi inglobano le tossine e provvedono ad eliminarle in questo modo i batteri non possono danneggiare la cellula ospite e diventano del tutto inoffensivi; questa tecnica se offrirà gli stessi risultati anche nell’uomo potrebbe diventare un modo alternativo per debellare le infezioni batteriche senza che i batteri possano in alcun modo difendersi. La stagione invernale porta con sé l’influenza stagionale e una moltitudine di virus parainfluenzali è bene ribadire, semmai ce ne fosse bisogno, che l’influenza è un’infezione virale e che pertanto non può essere curata con gli antibiotici che non ne possono accorciare la durata o alleviarne i sintomi; in caso di influenza servono anche gli antibiotici solo se compare una complicanza batterica che va FINE sempre accertata dal medico.

DALLA RICERCA SCIENTIFICA LA POSSIBILE SOLUZIONE Una nuova sostanza per il trattamento delle infezioni batteriche severe, in assenza di antibiotico, potrebbe in futuro prevenire lo sviluppo dell’antibioticoresistenza. A metterla a punto è stato un gruppo di ricercatori svizzeri, dell’Università di Berna. Lo studio è nato con l’obiettivo di trovare alternative per la lotta alle infezioni batteriche. A partire dalla scoperta della penicillina avvenuta quasi 90 anni fa, gli antibiotici rappresentano armi di grande importanza per la difesa dagli attacchi batterici, dato che a tutt’oggi rappresentano il gold standard per il trattamento di tali infezioni.

L’OMS ha ripetutamente messo in evidenza la crescente emergenza di batteri resistenti a tali farmaci, un problema globale che rappresenta “una delle principali minacce per la salute pubblica”. Seguendo un nuovo approccio per il trattamento delle infezioni batteriche, gli scienziati di Berna hanno sviluppato una sostanza costituita da nanoparticelle, composte da ‘liposomi’ (ovvero strutture fosfolipidiche), che agiscono come un’esca per le tossine batteriche, sequestrandole e neutralizzandole. In assenza di tossine, spiegano i ricercatori, ai batteri vengono tolte le difese e possono essere eliminati dalle cellule del sistema immunitario stesso.

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I NOSTRI AMICI ANIMALI

TALE CANE TALE PADRONE Quante volte abbiamo sentito questa affermazione? Studi scientifici hanno dimostrato che LA SOMIGLIANZA FISICA FRA CANE E PADRONE ESISTE ECCOME.

E tali caratteristiche possono rispecchiare le medesime "qualità" dei proprietari o il loro stile di vita.

Max Vismara Istruttore cinofilo e psicologo clinico www.dicasavismara.it

Tale cane, tale padrone. Disney ci ha fatto delle parodie: mi viene in mente una scena della passeggiata al parco con cani e proprietari di... non ricordo se "La carica dei 101" o "Lilly & Il vagabondo". Ora, molti di noi vedono persone che portano al guinzaglio cani con caratteristiche fisiche (le più evidenti) ma anche comportamentali simili; questo secondo caso è dato da una sorta di contagio sociale o mimesi. Il termine mimèsi deriva dal greco mìmesis e ha il significato generico di "imitazione", che accomuna molti mammiferi che vivono in strutture sociali organizzate...

Preferire le similitudini Spesso in modo inconscio l'acquisto di un cucciolo viene fatto proprio sulla base di caratteristiche intrinseche ed estrinseche che il cane stesso presenta... caratteristiche non solo fisiche ma anche psicologiche e comportamentali (la cinofilia forbita parla di etogramma canino). 30

GRAEME SIMS, il Dog Trainer più conosciuto al mondo, in un suo consiglia libro appunto l'acquisto o l'adozione di cani che possano presentare le stesse attitudini comportamentali del proprietario, tali da non creare delle discrepanze tra il bisogno etologico e di razza del cane con quanto la

vita del "padrone" possa offrirgli. Insomma, Sims sconsiglia al pigro di vivere accanto ad un dinamicissimo border collie, oppure all'amante della corsa di prendersi un bulldog se desidera fare jogging con un cane. Naturalmente, trovo tutto ciò sensato.

C’è di più Partiamo da una premessa: il test dell’affinità caratteriale e della somiglianza fisica col cane vale per lo più per quelli di razza, dalle caratteristiche specifiche più nette e definite, piuttosto che per cani meticci dal carattere più complicato da prevedere.

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Da un punto di vista caratteriale, non si può parlare di somiglianza vera e propria, quanto più di un’affinità che può determinare la nostra scelta su una razza piuttosto che un’altra: sicuramente si tende a scegliere di adottare un cucciolo che in parte ci rispecchi e mostri delle affinità con le nostre abitudini.

La conferma scientifica Negli ultimi anni, inoltre, due studi hanno dimostrato in particolare come la somiglianza fra cane e padrone, quella fisica, esista e abbia un fondamento scientifico. Uno studio della Università della California (San Diego) ha evidenziato come – avendo chiesto a una giuria di accoppiare fotografie di volti di cani con quelle dei rispettivi padroni – per i quattrozampe di razza dai lineamenti più marcati e maggiormente identificativi la coppia veniva quasi sempre azzeccata, fondandosi su una forte e reale somiglianza fisica.

E dunque cosa valutiamo quando scegliamo un animale domestico? Sono meccanismi psicologici quelli che guidano la nostra scelta, oppure processi ancora più primitivi che derivano dall’evoluzione della specie?

Uno studio pubblicato su “Proceedings of the Royal Society” offre infatti valide argomentazioni riguardo l’istinto canino volto all’imitazione di comportamenti e azioni umane, risultato di una serie di esperimenti effettuati a campione. Il progetto documenSecondo un altro studio condotto nell’Universidad ta il comportamento di due Simón Bolívar di Caracas, nella scelta del proprio anigruppi di cani sottoposti a male (anche qui si parla sempre di cani di razza) stimoli diversi dopo un traientrano in azione alcuni meccanismi naturali propri ning preliminare uguale per della selezione del proprio partner di accoppiamentutti: l’apertura, mostrata to. Potremmo definirla legge dell’attrazione: in natudai rispettivi padroni, di ra si tende a scegliere il partner che garantisca la una porta scorrevole tramite miglior riproduzione possibile dei propri geni, sfavol’uso della testa o della rendo l’unione fra specie diverse e ottimizzando dunmano. A seguito di questa que in termini qualitativi l’evoluzione. fase, il primo gruppo di cani Sembra essere un meccanismo innato è stato invitato a “copiare” l’azione negli esseri umani, uno schema menta- osservata e ripele che ricalca una strategia che la natu- terla, tramite ra ha messo in atto per garantire la un premio in vita, e che scatta automaticamente cibo; il secondo anche quando dobbiamo scegliere un gruppo ha invepartner peloso. ce ottenuto Pertanto quando considerate che un ricompensa neluomo assomiglia al proprio cane, sì lo svolgere l’aGIOCO DI IMITAZIONE avete proprio ragione. zione contraria a quella del padrone, ovvero non apriQuasi come allo specchio re la porta. Il risultato ha in qualche Se invece si prende in considerazione il modo rovesciato le teorie di stimolo e comportamento imitativo, vediamo quan- risposta: tutti i cani, indipendentemento questo abbia una forte valenza positiva te dal gruppo, hanno spontaneamente sull'apprendimento del cane in cui il fatto tentato di imitare il comportamento di ripetere per imitazione un comporta- dei padroni, persino se ciò significava mento visto attuare dal proprietario, sia più non ricevere alcun premio goloso. FINE significativo di un bocconcino prelibato.

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HANNO COLLABORATO al numero 3_MARZO 2015 di SALUTE 10+ Dott. José Aguayo Ph.D. Psicologo - Psicoterapeuta Email: j.aguayo1345a@ordpsicologier.it Dott. Andrea Baldisserri Medico-Chirurgo specialista in otorinolaringoiatria E-mail: abaldisserri@alice.it Dott.ssa Isabella Cantagalli Psicologa - Psicoterapeuta c/o Physiomedica Via Malpighi, 150 - Faenza E-mail: drcantagalli@gmail.com - Cell. 329.8025403 Denny Conti Sport GM Solarolo Rivenditore specializzato scarpe da running

Dott. Roberto Nonni Direttore Sanitario San Pier Damiano Hospital - Faenza E-mail: rnonni@alice.it Edda Plazzi Pisicologa e Psicoterapeuta di coppia per problemi sessuali e relazionali Cell. 333.6921234 - E-mail: eddaplazzi@hotmail.com Dott.ssa Sara Vignoli Fisioterapista - Studio Medico Villa Ginanni Corradini Campiano - Cell. 345.2801470 E-mail: vignolisara@gmail.com Dott.ssa Maria Nives Visani Farmacista - Naturopata E-mail: salutenaturasnc@alice.it Max Vismara Istruttore cinofilo e psicologo clinico

Prof. Gioacchino Coppi Direttore Chirurgia Vascolare Università di Modena e Reggio Emilia

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I COLLABORATORI DI SALUTE 10+ Dott. José Aguayo Ph.D. - Psicologo - Psicoterapeuta Email: j.aguayo1345a@ordpsicologier.it Dott.ssa Serena Bagli - Psicologa e Psicoterapeuta - Lugo Email: info@serenabagli.it - www.serenabagli.it Dott.ssa Letizia Bompani Ortodontista c/o Studio ABB - Faenza - Tel. 0546.623355 E-mail: info@studioabb.it Dott. Alberto Busilacchi - Maria Cecilia Hospital Cotignola

Dott. Maurizio Fontana Direttore U.O.C. Ortopedia Traumatologia Presidio Ospedaliero di Faenza

Dott. Giuseppe Plazzi Dipartimento di Scienze Neurologiche Università di Bologna - E-mail: giuseppe.plazzi@unibo.it

Dott. Andrea Flamigni - Specialista Idrologia Medica Direzione Sanitaria Terme di Cervia Email: andrea.flamigni@terme.org

Dott. Alessandro Repici Responsabile Endoscopia Digestiva Humanitas Milano

Dott. Vladimir Guluta Cardiologo c/o Maria Cecilia Hospital - Cotignola E-mail: vguluta@gmail.com

Dott. Antonio Salzetta Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva Presidio Ospedaliero di Faenza - Ausl Ravenna

Dott. Eugenio Bucherini - Angiologo

Dott. Marco Ioni Dirigente Medico 1° Livello Medicina d’Urgenza e Pronto Soccorso Ospedale Civile di Faenza - AUSL di Ravenna

Dott. Ernesto Sarracino Coordinatore pedagogico Comune di Russi e Faenza - Pedagogista al centro per le famiglie del Comune di Forlì Consulente per i genitori Tel. 335.5238668

Dott.ssa Letizia Bompani Ortodontista c/o Studio ABB Faenza - Tel. 0546.623355 - E-mail: info@studioabb.it

Dott. Marcello Lanari - Consiglio Direttico SIN, Società Italiana di Neonatologia

Francesco Spadoni - Tecnico ortopedico Email: francesco@ortopediaspadoni.it

Dott. Ugo Cimberle - Studio Oculistico Dal Fiume-Cimberle - Ravenna E-mail: cimberle@cidiemme.it

Dott.ssa Enza Lamanna - Urologia - Azienda USL di Ravenna E-mail: ra.urologia@ausl.ra.it

Dott. Ignazio Stanganelli Responsabile Centro di Oncologia Dermatologica Skin Cancer Unit IRCCS IRST Istituto Tumori Romagna Progetto Melanoma Istituto Oncologico Romagnolo

Dott.ssa Chiara Bucherini - Biologa nutrizionista

Dott. Luciano Lozio - Docente universitario e consulente farmaceutico Dott.ssa Isabella Cantagalli Psicologa - Psicoterapeuta c/o Physiomedica Via Malpighi, 150 - Faenza E-mail: drcantagalli@gmail.com - Cell. 329.8025403 Dott. Pierpaolo Casalini Medico-Chirurgo U.O. Anestesia e Rianimazione dell’Ospedale di Faenza - E-mail: pierpaolo.casalini@gmail.com Dott. Giorgio Maria Cicognani - Medico Geriatra - AUSL Ravenna E-mail: giorgio.cicognani@fastwebnet.it Dott. Guido Cocchi Responsabile Centro Malformazioni Congenite e Amb/DH MR UO-Neonatologia Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna E-mail: guido.cocchi@unibo.it

Stefano Cresci Presidente AIDO Regionale Emilia-Romagna

Gianna Manna - Optometrista - E-mail: giannamanna@yahoo.it Barbara Maioli - Educatore Cinofilo APNEC nr. 043 Reg. Emilia Romagna - Disciplinato ai sensi della Legge nr. 4/2013 E-mail: barbara.maioli@alice.it

Dott. Stefano Stea - Responsabile U.O di Chirurgia Maxillo-Facciale Maria Cecilia Hospital Cotignola - www.stefanostea.it E-mail: maxillofacciale-mch@gvmnet.it

Fabrizio Tagliavini - Direttore Dipartimento Malattie Neurogenerative - Istituto Carlo Besta

Dott. Andrea Maccolini - Specialista in Ginecologia ed Ostetricia Tecnobios Procreazione Bologna Consigliere CECOS Italia - Email: amaccolini@alice.it

Doriana Togni - Bottega dei Servizi - E-mail: info@bottegadeiservizi.it

Gianna Manna - Optometrista - E-mail: giannamanna@yahoo.it

Dott. Gregorio Tugnoli - Responsabile U.O.S.D. Chirurgia del Trauma Ospedale Maggiore, Azienda USL di Bologna E-mail: gregorio.tugnoli@ausl.bologna.it

Dott. Marco Manfrini - Specialista in terapie Chirurgiche Innovative

Alberto Mantovani - Direttore Scientifico IRCCS Istituto Clinico Humanitas e docente Humanitas University

Dott.ssa Sara Vignoli Fisioterapista - Studio Medico Villa Ginanni Corradini Campiano - Cell. 345.2801470 - E-mail: vignolisara@gmail.com

Dott. Giuseppe Morino - Responsabile di Educazione Alimentare Ospedale Pediatrico Bambin Gesù, Roma

Dott.ssa Maria Nives Visani Farmacista - Naturopata - E-mail: salutenaturasnc@alice.it

Dott. Sergio D’Addato Dip. di Scienze Mediche e Chirurgiche Università di Bologna - Ospedale Sant’Orsola Malpighi

Dott.ssa Monica Negosanti - Dietista AUSL Bologna UOC Igiene Alimenti e Nutrizione

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Dott. Calogero Di Stefano - Specialista urologo E-mail: loger99@libero.it

Dott. Gianfranco Niedda - Otorinolaringoiatra E-mail: gianfranconiedda@tiscali.it

Dott.ssa Maria Cristina Digilio - Dipartimento di Medicina Pediatrica IRCCS Ospedale Pediatrico Bambino Gesù Roma

Dott. Roberto Nonni - Direttore Sanitario San Pier Damiano Hospital - Faenza - E-mail: rnonni@alice.it

Dott. Andrea Drei Pronto Soccorso Medicina d’Urgenza Ospedale di Faenza E-mail: andrea.drei@alice.it

Dott. Marco Quarantini Medico Chirurgo spec. Odontostomatologia Centro Odontoiatrico Bononia - Bologna E-mail: marcosmile@libero.it

Dott.ssa S. Zamuner - Medico Nutrizionista E-mail: info@stefaniazamuner.it

Prof. Marinella Di Stani - Psichiatra Responsabile Ambulatorio del Comportamento Alimentare di Ravenna - AUSL Romagna

Dott.ssa Federica Piras - Medico Veterinario - E-mail: st.fe@libero.it

Dott. Franco Ziccardi Medico di medicina generale Gruppo C.A.S.P.I.T.A. di Faenza E-mail: caspitafaenza@gmail.com

Dott. Stefano Farioli-Vecchioli Istituto di Biologia Cellulare e Neurobiologia - Centro Santa Lucia-EbriCNR, Roma - E-mail: stefano.farioli@inmm.cnr.it

Edda Plazzi - Pisicologa e Psicoterapeuta di coppia per problemi sessuali e relazionali Cell. 333.6921234 - E-mail: eddaplazzi@hotmail.com

Dott. Salvatore Voce - Urologia - Azienda USL di Ravenna E-mail: ra.urologia@ausl.ra.it Dott. Alfonso Zaccaria - Ex Direttore Dipartimento Oncologia ed Ematologia Azienda USL di Ravenna

Prof. Dott. Raul Zini Maria Cecilia Hospital Cotignola

SALUTE 10+ - Anno 5 - N. 3.2015 - Aut. Trib. Ravenna n. 1381 del 23/11/2011 - www.salute10piu.it Proprietà, redazione e realizzazione - Multiservice sas: via A. Gnani, 4 - 48100 Ravenna - Tel. 0544.501950 - multiredazione@linknet.it - Direttore responsabile: Spada Gabriele Stampa: Modulgrafica Forlivese - Forlì (FC) - www.modulforlivese.it


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