Baby Magazine 1

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babymagazine allegato alla rivista salutare

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pediatria logopedia psicologia alimentazione Pedagogia curiositĂ link utili


Salutare dedica a mamme e papà un nuovo prodotto per poter meglio comprendere e affrontare il percorso della genitorialità, dalle cure mediche alla scelta dei migliori prodotti in commercio. Fornisce un servizio a 360 gradi che abbraccia tutti gli aspetti legati alla nascita e alla crescita di un figlio senza trascurare nessuna sfumatura. Valuta i prodotti per mamme e bambini favorendo una scelta consapevole. Si avvale della professionalità di medici, pediatri, ginecologi, puericultori specializzati in infanzia e maternità ed è supportato dal forum dedicato ai genitori, http://paroladimamma.forumattivo.com , per discutere e confrontarsi su ogni aspetto legato alla crescita del proprio figlio . Le esperienze, i consigli dei nostri esperti saranno un sostegno per quanti vivono questa meravigliosa esperienza. Scrivete, comunicate, informate su tutto ciò che riterrete opportuno divulgare, scambiamo idee e consigli, facciamo della rivista uno strumento informativo a disposizione di tutti. Il tuo contributo e la tua partecipazione consentiranno di diffondere più informazioni a più persone.

Baby Magazine è distribuito in allegato a Salutare Presso presidi ASL e Aziende Ospedaliere, cliniche, farmacie, parafarmacie e sanitarie con 72 espositori

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Redazionale

Sommario

È proprio il caso di dirlo: “È nato”! Dopo mesi di lavoro eccoci qui, in casa “Salutare”, ad esporre il classico fiocco e a presentare il primo numero di Baby Magazine. Numerose sono state le richieste dei lettori e delle lettrici che, fedeli ed impazienti hanno sommerso la redazione di domande circa la nascita di questo nuovo progetto editoriale. Baby Magazine parte proprio da qui: dalla necessità di voi mamme di essere sempre informate, capite e soddisfatte; dalla nostra volontà di venire incontro alle vostre esigenze, di chiarire i vostri dubbi, di aggiornarvi sulle problematiche più importanti e sulle notizie più attuali. Dal bisogno dunque di soddisfare le richieste di quelle donne che fanno sì che, nel Mezzogiorno, la Campania presenti il tasso di natalità più elevato in assoluto, superando la media nazionale. Baby Magazine vuole diventare il tramite tra voi e quel mondo sconosciuto e meraviglioso rappresentato dal diventare genitori, ma vuole anche essere una guida sicura e consolidata ai migliori prodotti e servizi riguardanti il benessere della mamma e del suo bambino. Per fare tutto ciò Baby Magazine si avvale di un comitato scientifico composto da illustri esperti in materia di infanzia, ginecologia, pediatria e psicologia, che saprà dare, mese dopo mese, pareri e consigli riguardanti il connubio mamma-bambino. Non solo. Baby Magazine vuole mettere in primo piano i genitori stessi e tutti quegli enti, istituzioni e associazioni che vorranno prendere parte al nostro progetto, dando così a voi la parola e sollecitando nuove discussioni e idee che saremo lieti di pubblicare. Con l’entusiasmo di chi porta in grembo una nuova vita! La Redazione.

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La carta dei diritti dei bambini e degli adolescenti in ospedale.

Il movimento in gravidanza

L’allattamento materno (1a parte)

Lo stato emotivo della madre condiziona il feto

Le malattie esantematiche nel bambino

e poi... Sintomi o “falso allarme” La favola del mese Diventare Genitori Guida al gioco sicuro Giochiamo a parlare Pedagogia clinica Il massaggio in gravidanza Pagine Baby

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Come è possibile ricevere a casa la rivista Baby Magazine? Per ricevere la rivista Baby Magazine a casa basta compilare in tutte le sue parti il form a pag. 22. Sono un medico specialista, come posso inviare i miei contributi redazionali? Per poter inviare articoli redazionali basta inoltrare la richiesta, il curriculum a: redazione@babymagazine.it Sono una mamma e vorrei segnalare un prodotto e/o servizio utile o dare qualche suggerimento, a chi posso scrivere? Per comunicare le vostre opinioni, esigenze, proposte, esperienze oppure un parere

sulle strutture e i servizi di cui avete usufruito potete scrivere una mail a comunica@babymagazine.it oppure segnalarlo al forum paroladimamma (pag.30). Le segnalazioni saranno preziose per orientare gli articoli e i dossier che pubblicheremo sulla rivista. Desidero contribuire alla vostra iniziativa e far crescere il progetto, posso sostenervi economicamente? È possibile fare un libero versamento sul c.c. 55117402 intestato all’Ass. Salutare via Due Principati, 210 Av. Sono titolare di un'Azienda/ struttura del settore maternità e infanzia. Come posso informare i lettori circa prodotti, servizi e iniziative? Partecipare a Baby Magazine significa sostenere un’iniziativa culturale intrapresa per sensibilizzare alla salvaguardia del benessere comune e di fornire ai lettori oltre ai servizi, il supporto da consultare per essere sempre aggiornati. Per poter usufruire di Baby

Magazine telefonare al n° 0825 74603 o inviare una mail a info@babymagazine.it specificando nome, recapiti e il settore dell'Azienda. Vi illustreremo le modalità di partecipazione promozionale. Desidero ricevere informazioni in merito ad un articolo o su di un argomento di specifico interesse, a chi devo rivolgermi? Per ricevere info più dettagliate su argomenti trattati sulla rivista o domande in merito ad alcune patologie, potete scrivere all'indirizzo info@babymagazine.it specificando i vostri dati anagrafici, recapito e tipo di richiesta.

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Baby Magazine è un allegato della rivista Salutare Reg. Tribunale Av in data 15/01/2004 N° 419 Editore: Ass. Culturale Salutare Anno I, n°1 Febbraio 2009 Distribuzione gratuita Collaborazioni: dott.ssa Mariangela Picardi, dr. Elio Caggiano, Alessandra Giannetti, dr.ssa Angela Carrino, dott.ssa Valentina Funicelli, dott.ssa Nanda Santoro, dr. Antonio del Sorbo, dott.ssa Leopoldina De Varti. sito: www.salutare.info e-mail: info@babymagazine.it contatto skype: babymagazine Tel.: 0825.74603 - fax: 0825.769808 Contributi: c/c postale n° 55117402 intestato all’Ass. Salutare via Due Principati, 210 Avellino Stampa: Csd - Na Crediti immagine: Copertina: © arash sabbagh - Fotolia

Comitato Scientifico: Prof. Emerito Giuseppe Roberto Burgio - San Matteo (Pavia) Prof. Pasquale Di Pietro Ospedale Gaslini (Genova) Pres. Nazionale SIP Prof. Pietro Ferrara - Università Cattolica Sacro Cuore (Roma) Prof. Alfred Tenore - Direttore Dip. Pediatria Università di Udine Prof. Alberto G. Ugazio Ospedale Bambino Gesù (Roma) Prof. Alberto Villani - Ospedale Bambino Gesù (Roma) dr. Elio Caggiano - specialista in pediatria - presidente dell’Associazione pediatrica “Per il Bambino” dr.ssa Angela Carrino -specialista in pediatria


Piccoli protagonisti di questo mese sono... Olimpia Olimpia d’Aquino, d’Aquino 2 anni Mamma & Papà: Maria Valentino Giancarlo d'Aquino

Alessandra Alessandra Picariello, 20 mesi. Mamma & Papà: Tina Orsini e Modestino Picariello

Sofia Sofia Faiella 3 anni - Mamma & Papà: Michela Anello e Arminio Faiella

Per inviare le foto:

V.I.B. (Very Important Baby)

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Fiorenza Fiorenza Manganiello, Manganiello 7 mesi Mamma & Papà: Paola Fanfarillo e Mario Manganiello

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Fai diventare il tuo bambino protagonista di Baby Magazine! Inviaci le sue foto specificando il nome e la sua data di nascita, il nome e cognome dei genitori all’ indirizzo mail:

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oppure al nostro indirizzo: via due Principati, 210 - 83100 Avellino Le più simpatiche entreranno a far parte dei nostri Vib!


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Fondazione ABIO Italia onlus La carta dei diritti dei bambini e degli adolescenti in ospedale. ABIO, Associazione per il Bambino in Ospedale ONLUS, è stata fondata nel 1978 per promuovere l’umanizzazione dell’ospedale. Da trent’anni i volontari ABIO si occupano di sostenere e accogliere, in collaborazione con medici e operatori sanitari, i bambini e gli adolescenti che entrano in contatto con la struttura ospedaliera, oltre a supportare i genitori che li accompagnano.

Fondazione ABIO Italia ONLUS coordina e promuove, sul territorio nazionale, l’attività delle Associazioni ABIO locali che con i loro 4.500 volontari offrono un valido e costante supporto ai bambini e alle loro famiglie. Scopo della Fondazione è sostenere le realtà pubbliche e private che promuovono l’umanizzazione dell’ospedale e l’accoglienza del bambino e della sua famiglia al fine di attenuare i fattori di rischio derivanti dall’ospedalizzazione. Per informazioni: www. abio.org. La Carta dei Diritti dei Bambini e degli Adolescenti in Ospedale. La Carta dei Diritti dei Bambini e degli Adolescenti in Ospedale è un documento redatto da ABIO in collaborazione con la Società Italiana di Pediatria. Essa fa riferimento alla Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza del 1989 e si ispira alla Carta di EACH del 1988, adattandole all’attuale situazione italiana in base anche alla trentennale esperienza di volontariato ABIO presso le pediatrie. Il momento del ricovero per il bambino è molto delicato: l’ambiente sconosciuto, la perdita dei quotidiani punti di riferimento, la preoccupazione per la propria salute, influiscono sull’equilibrio del bambino e dei suoi genitori. La Carta evidenzia l’importanza di passare dal curare le malattie al prendersi cura dei bambini malati: per questo sono importanti un ambiente il più possibile a misura di bambino, l’opportunità di garantire il gioco anche durante il ricovero, la necessità della presenza dei genitori, il diritto alle cure migliori e al ricovero

all’interno di reparti pediatrici. Il documento è stato diffuso nel corso del 2008 presso gli ospedali che hanno aderito all’iniziativa e distribuito dai volontari ABIO nei reparti in cui prestano il proprio servizio. Fondazione ABIO Italia ha realizzato inoltre una campagna di sensibilizzazione e di promozione della Carta anche presso l’opinione pubblica e le Istituzioni; un Convegno organizzato a Roma nel novembre 2008 ha permesso poi di fare un primo bilancio della diffusione del documento, oltre che di festeggiare il Trentennale di ABIO che ricorre proprio nel 2008. La Carta dei Diritti dei Bambini e degli Adolescenti in Ospedale gode del Patrocinio del Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali e del Patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le politiche per la Famiglia.

I T A L I A PER IL BAMBINO IN OSPEDALE


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La Carta dei Diritti

le. a d e p s o in ti n e c s le o d dei Bambini e degli A a sia in pron-

i reparti di degenz

24 ore su 24 sia ne to soccorso.

o diritto ad adolescenti hann 1. I bambini e gli cure. Possiigliore qualità delle ritto ad avere sempre la m e, qualora io olescenti hanno di or lio o in ambulat I bambini e gli ad ici 6. m ate (pedo izz a ial te ec A en sp le. e lm bi osizione figur lide, in ospeda sp va di e o tiv lor na i a er e er alt av ro nza icologi, mediator non esistesse ieri pediatrici, ps ita loro una assiste m nt er ra inf ga di re ri, o at se ad di es gr ve in tale fine de a rete orgai sociali, volontari) la costruzione di un a alle culturali, assistent li, ria to globale attraverso rri te nziale che rispond izi rv e una rete assiste ri ospedale e se ar della eg e cre int o e lor ch e a tiv ich za ich niz atri di famiglia. e, emotive e ps di ich pe i fis de tà to ssi en ce im ne con il coinvolg loro famiglia. o il diritto di nn ha ti en sc ole ad e quo2. I bambini e gli to (giorno, scenti devono aver o in ogni momen bambini e gli adole lor I a ione e 7. o az nt re ca ric ac , o, e co gli er av anestesia, risve possibilità di gio i, te am en es am di e ian tid ion sso, cultura e contuto notte, esecuz te alla loro età, se ori o un loro sosti at nit ad ge o i di ente a) stu siv en terapia int onni, frabiente adeguatam di salute - in am e a loro gradito (n to ni titi pi zio sis m di as co re al se to es a ua adeg ), senza alcun dato e devono re ri… ar ta ed lon to vo ra , tu co ica ut str rmato per ac telli, persona am ecificatamente fo io. ar sp or le di na o rso po pe m da te limitazione di cura di loro. glierli e prendersi ba , tto (le i offrire facilitazion essere tratta3. L’ospedale deve pasti a prezzo olescenti devono li, ad na gli rso e pe ni bi ti m et ba eff I 8. o intimità deve gno, spazio per i bambini e adole mprensione e la lor de co i e or tto nit ta ge n ai co ) ti to ento. A bambini e convenziona giarli – ttata in ogni mom aiutarli e incorag pe ve ris de re e se i to alla es at er ov scenti ric e familiari re garantiti il dirit enti devono esse con le loro esigenz sc ile e da ole tib ad ica pa fis m e co on è izi no se ciò é possa e dall’espos dale. Inoltre, perch ltuivacy e la protezion cu pr a all à, ’et i , all e lio - a restare in ospe fig ilianti, in relazion cura del loro um rsi ni de en zio pr ua ia. sit te igl en fam adeguatam lla diagnosi, o loro e della loro sere informati su ra e al credo religios te rsi genitori devono es rco pe i e del reparto e su o genitori sull’organizzazion adolescenti – e i lor gli e ni bi m ba diaI 9. rapeutici in atto ormati riguardo la ritto ad essere inf di o ioni nn cis ha de involti nelle diritto ad adeguatamente co olescenti hanno e ad i bini os gli m gn e ba ni ai bi i m 4. I ba ormazion - e mai in alle terapie. Le inf reparti pediatrici ive inin o lat i re at an er rd ov ua ric rig r re pe do esse ti, specie quan ente aggregati en lm sc bi ssi ole ad po li – i da ag ult e re vono essere te reparti per ad hé si possano tene stiche invasive, de no inc ag aff di i ee en gin og da om di un genitore e in nze di fasce d’età ssibile in presenza e le differenti esige po ion do az an er comid qu ns co ta in debi o età, capacità di n deve esadeguato alla lor o un adolescente. No od di m o no bi . m ta tiba un compa ilità manifesta all’età dei visitatori, prensione e sensib sere posto un limite gli altri de e nz ige es lle si petto de e terapeutica che cessità bilmente con il ris ttività diagnostica ricoverati e alle ne ti ll’a en ot Ne sc . ad 10 ole e pr ad m e se ni bambi no essere te stesso. il e necessaria, devo mbino o adolescen e nd ba ar l re izz de m i ial ini m nz a te e sis as e finalizzat tate tutte le pratich ni e degli sere assies ve icofisico dei bambi de ps s ti es en str sc lo ole e ad e li lor ag do e iglia. ni bi fam 5. Ai bam rica da della loro ll’assistenza pediat nti e la sofferenza ce de es ità ol ad inu nt co la curata ospedaliera multidisciplinare parte dell’équipe


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Sintomi o “falso allarme” ?

Quali sono i sintomi della gravidanza? Che differenze ci sono con quelli premestruali? È possibile riconoscere dai sintomi una eventuale gravidanza prima ancora di eseguire il test?

Sono queste le domande che si pongono tante future mamme o ragazze che hanno avuto rapporti non protetti. Prima di affrontare e differenziare la sintomatologia delle varie situazioni, è doveroso ricordare che è naturale e giusto ascoltare il proprio corpo, ma che non bisogna stressarsi nella continua ricerca di conferme nell’uno o nell’altro senso. La sindrome premestruale. È un insieme di sensazioni che le donne avvertono prima dell’arrivo delle mestruazioni. Non è uguale per tutte le donne, né tutti i mesi: può essere più o meno intensa e alcune hanno solo taluni dei sintomi. Si manifestano dai 7 ai 4 giorni prima dell’inizio del ciclo e migliorano non appena inizia la mestruazione. I sintomi fisici più frequenti sono: - stanchezza - gonfiore addominale (ma a volte coinvolge anche le gambe, il viso o le mani) - dolori addominali e alla schiena, nella zona lombare - ritenzione idrica - nausea - aumento di peso - mal di testa

- dolore al seno e alle articolazioni - acne - stitichezza o diarrea - perdite fluide color latte Mentre, quelli psicologici si manifestano con: - aggressività, irritabilità - crisi di pianto, malinconia, depressione - scarsa concentrazione - cambiamenti repentini d’umore La colpa di questi sintomi è di solito ricondotta all’alterazione dell’equilibrio ormonale, che si crea prima della comparsa del flusso mestruale. La prima gravidanza. Anche qui i sintomi precoci sono diversi e non assolutamente uguali per tutte le donne. Di solito compaiono nel secondo-terzo mese, ma alcune donne li avvertono già dopo 15-20 giorni dal concepimento. I sintomi fisici più riscontrati sono: - mal di testa, vertigini - seno gonfio e dolorante, con capezzoli sensibili e vene delle mammelle più evidenti. Areola mammaria più scura e piccoli rilievi in superficie, chiamati tubercoli di Montgomery. A volte c’è la possibilità di provare prurito al seno. - stanchezza, sonnolenza

- aumento di sensibilità verso gli odori - perdite acquose più o meno bianche - dolori addominali, gonfiore - mal di schiena - nausea - stitichezza - poco appetito - difficoltà di digestione


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- amenorrea, assenza di mestruazioni - frequenza a urinare più spesso - aumento della temperatura (vicino ai 37°C)

Questo tipo di sintomi si manifesta nel corpo femminile come risposta all’impianto dell’embrione nell’utero e alle modificazioni ormonali.

I primissimi sintomi che si presentano riguardano il seno (1-2 settimane dopo il concepimento), segue la stanchezza (1-6 settimane dopo il concepimento), poi la sensibilità agli odori e la nausea (2-8 settimane dopo il concepimento).

È davvero difficile diagnosticare una gravidanza unicamente dalla sintomatologia fisica evidente o dai cambiamenti di tipo psicologico, in quanto la situazione si presenta molto simile al periodo di sindrome premestruale. La presenza o non presenza di alcuni rispetto ad altri non è un segno positivo né negativo. Sicuramente, il fenomeno più significativo è l’amenorrea, la mancanza delle mestruazioni, comune a tutte le gravidanze. Anche questo, però, non implica necessariamente gravidanza: ci sono altre cause che producono amenorrea, come stress, alimentazione, assestamento del ciclo. L’unico modo per accertare una gravidanza è il test casalingo. I test casalinghi sono decisamente comodi e si distinguono non per affidabilità, ma per sensibilità. Alcuni di questi si possono eseguire a qualsiasi ora del giorno e non serve essere a digiuno. Comunque è bene farsi consigliare dal proprio farmacista di fiducia. Sono considerati “test precoci” di gravidanza perché riescono a rilevare dosi più piccole dell’ormone Hcg, quindi si possono eseguire anche prima dell’arrivo previsto delle mestruazioni. Bisogna ricordare però che, vista la possibilità di falsi negativi, per maggiore sicurezza, è sempre consigliabile eseguire il test una seconda volta, aspettando magari qualche giorno in più, e convalidare il risultato sottoponendosi alle analisi del sangue o delle urine.

I sintomi psicologici sono, invece: - cambiamenti d’umore - crisi di pianto, malinconia, depressione - scarsa concentrazione.

L’ormone Hcg La gonadotropina corionica umana (HCG) è un ormone prodotto dalla placenta sin dalle primissime fasi della gravidanza, per questo motivo il suo dosaggio viene utilizzato proprio per diagnosticarla. Il dosaggio può essere effettuato sulle urine o su sangue. Nel caso del test di gravidanza il dosaggio è definito qualitativo: è in grado di discriminare i campioni negativi (concentrazione dell’ormone inferiore a 25 mUI/mL, cioè milliunità internazionali per millilitro) da quelli positivi (concentrazione superiore a 25 mUI/mL). Il dosaggio effettuato a partire da un prelievo di sangue, invece, è quantitativo, dal momento che fornisce un valore numerico che può andare da zero a 300.000 mUI/mL circa.


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Il movimento in gravidanza a cura di: dott.ssa Mariangela Picardi marvintown@tiscali.it

La gravidanza è un incredibile periodo di trasformazione che coinvolge mente e corpo.

Il corpo della donna che accoglie, crea e accompagna una nuova vita è la massima espressione della più antica capacità creativa.

I cambiamenti fisiologici della gravidanza influenzano lo stato fisico, le cui alterazioni più evidenti sono: la postura, il peso, l’equilibrio, la flessibilità, il tono muscolare, la respirazione ed il livello di energia. Il movimento è uno dei modi per migliorare il benessere psicofisico in gravidanza. Il riconoscimento della sua validità ha radici molto antiche: nel mondo occidentale i greci avevano messo a punto uno speciale programma di esercizi per la gravidanza. Il movimento in gravidanza serve perché: -incoraggia la consapevolezza -aumenta la flessibilità e la tonicità -migliora la circolazione e la respirazione -aumenta il livello di energia -previene e rilassa dolori scheletromuscolari -previene i più comuni disturbi -permette di raggiungere un buon rilassamento -migliora il sonno -offre radicamento (grounding) fisico emotivo -sviluppa risorse per gestire le sensazioni e il dolore in travaglio -facilita le posizioni che si potrebbero adottare durante il travaglio

È stato dimostrato che il movimento in gravidanza : -riduce in modo significativo l’intensità del mal di schiena -riduce il rischio di diabete gestazionale -riduce lo stato d’ansia e l’alternanza di umori -non induce ipertermia nella madre -non influisce sul peso del feto -non riduce la crescita ed il volume della placenta -non c’è correlazione tra movimento/esercizi e distress fetale e frequenza del battito cardiaco fetale dopo gli esercizi -non induce il travaglio anzi previene il rischio di parti prematuri -non pospone l’inizio del travaglio -aumenta il tono e migliora le competenze di gestione per il travaglio -riduce il tempo del travaglio e la percezione dolorosa -riduce, significativamente, il numero delle donne che partoriscono con taglio cesareo -non cambia la quantità e la composizione del latte materno.

In ultima analisi, è stato dimostrato che il movimento e gli esercizi in gravidanza riducono sintomi somatici, ansia ed insonnia e promuovono un buon livello di benessere psicologico. Secondo l’EBM (Evidence Based Medicine) il movimento in gravidanza ha una classificazione di tipo A ed è quindi da incoraggiare attivamente. Le donne che frequentano un corso allattano più precocemente, in modo esclusivo e per più tempo; inoltre sono a minor rischio di ricorrere ad un taglio cesareo, sono a minor rischio di ripetere un cesareo, richiedono meno frequentemente l’utilizzo di analgesici preferendo utilizzare altre strategie (movimento, massaggio, sostegno emotivo, voce, rilassamento, acqua,…)


La Favola del mese In un giorno di forte pioggia, un ragazzino di nome Plivio giocando tra le vie del suo paesino, si inzuppò dalla testa ai piedi. Si chiedeva perchè piovesse così forte e soprattutto da dove venisse tutta quella pioggia. Così prese un secchio e aspettò che si riempisse, ma in men che non si dica, il secchio traboccò. Dunque prese un contenitore ancora più grande e quando questo fu pieno, un altro e un altro ancora.

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tra le mani. Il sole coceva, lui era stanco e a pensarci bene aveva una gran sete. “Non succede nulla se ne bevo un po'”, si disse e scese per dissetarsi. Tre secchielli erano quasi vuoti e anche in quelli più grandi si notava una diminuzione del livello. Era stupito, anzi furioso: due giorni a controllare e non era passato nessuno. I secchielli completamente vuoti non avevano nessun foro o altri segni di lacerazione. Mah, proprio un mistero!

Il giorno dopo uscì il sole e Plivio era molto felice. Così pensò: “Finalmente è finita tutta l'acqua del cielo, e finchè la terrò io, non potrà più scendere giù!” Il giorno seguente notò che i contenitori non erano pieni come il primo giorno... “Qualcuno sta liberando l'acqua”! pensò tra sé e si mise di guardia nascosto sui tetti con la fionda

Plivio e il mistero della pioggia

Mentre si arrovellava il cervello per trovare una soluzione sentì che gli scappava la pipì. Eh si, l'acqua che aveva bevuto voleva uscire; allora capì, prese una bottiglia a la fece dentro. Poi subito la tappò. Da allora è piovuto ancora e Plivio si è inzuppato tante volte, ma egli è pronto a giurarlo: “ne piove quasi un litro in meno”!


12 (1a parte) Le posizioni per allattare.

della mamma e che la sua testa sia in asse con il resto del tronco, per evitare che ruoti il capo per raggiungere il seno. Le posizioni più collaudate ed efficaci per allattare, sono essenzialmente tre. Posizione seduta: è la più comune. Il corpo del bambino viene sostenuto con l'avambraccio, ma non è necessario che il capo si trovi nella piega del gomito. La mamma non deve chinarsi per porgergli il seno, ma deve avvicinare a sé tutto il corpo del bambino.

Allattare il proprio bambino è un evento naturale, ma talvolta le mamme, soprattutto se sono alla loro prima esperienza, possono trovarsi in difficoltà. Alcuni semplici consigli posso aiutarle in questo importante compito e possono prevenire le complicazioni più frequenti (ragadi, ingorgo mammario) che rendono difficile e doloroso allattare. Per il bambino il latte materno è il miglior latte in natura: è adatto al suo fabbisogno nutrizionale, è completo e non richiede integrazioni, è sempre pronto alla

temperatura ideale e non costa nulla! Inoltre non è affatto una leggenda che garantisca ai bambini un'efficace protezione dalle malattie e, fattore non da poco, allattare favorisce l'instaurarsi di un legame affettivo tra madre e figlio molto profondo. È molto importante che la posizione in cui la madre allatta e il modo in cui il bambino prende il seno siano corretti. Infatti la maggior parte delle difficoltà che si presentano (dalle ragadi alla scarsa produzione di latte) è dovuta ad una posizione errata del neonato. Il bambino va sistemato sul fianco, rivolto verso il corpo della mamma, e va sostenuto in modo che il suo viso sia di fronte al seno e il naso di fronte al capezzolo. È fondamentale che il corpo del bambino sia attaccato a quello

Posizione distesa: è utile quando si allatta a letto. La mamma deve porsi sul fianco accanto al bimbo, anche lui messo sul fianco, girato verso di lei, con la testa all'altezza del seno. Posizione rugby: è particolarmente indicata per le donne predisposte all'ingorgo mammario, perchè favorisce lo svuotamente anche dei dotti più profondi. È molto utile anche in caso di parto gemellare e di difficoltà ad attaccare il bambino. Bisogna tenere il bimbo come un pallone da rguby, sostenendo il suo corpo con un braccio all'altezza dell'ascella e il capo con l'altra mano, in modo che la testa del piccolo si trovi davanti al seno. Trovata la posizione giusta, come attaccare il bambino al seno? Bisogna aspettare che abbia la bocca aperta, come se stesse sbadigliando. Se è chiusa, può essere utile toccare con il capezzolo il suo labbro superiore: il bambino, di riflesso, aprirà la bocca.

a cura del dr. Elio Caggiano specialista in pediatria Presidente dell’Associazione pediatrica “ Per il Bambino”

È importante, poi, avvicinare l'intero corpo del bambino al seno: limitarsi a spingere la testa o avvicinare il seno al capo possono rendere difficoltoso e inefficace l'attacco. Quando il bambino prende il seno nella bocca, bisogna controllare come si è attaccato. Se ha la bocca ben aperta, ha afferrato gran parte dell'areola (la zona scura intorno al capezzolo) ed è visibile più l’areola sotto che sopra le labbra, il suo mento è attaccato al seno e il labbro inferiore è retroflesso, allora si è attaccato bene. Se le cose non stanno così o la mamma sente dolore (l'attamento al seno non deve causarlo), bisogna interrompere la suzione e ricominciare da capo. Se lo desidera, la mamma può sostenere il seno, ma deve evitare di mettere le dita a forbice intorno al capezzolo: va sistemata l'intera mano al di sotto del seno.

Ragade: Le ragadi sono ulcerazioni lineari della pelle o delle mucose. Possono formarsi agli angoli della bocca, dietro l'orecchio, nella regione anale e, durante l'allattamento, al seno. In particolare, sicreano delle lesioni superficiali della cute del capezzolo, ma a volte possono formare addirittura una raggiera su tutto l'apice del seno se la suzione e l'attacco del neonato non sono corretti. Queste lesioni, per la loro natura, tendono a cicatrizzare con difficoltà divenendo croniche. Non c'è altro rimedio per la guarigione se non la loro asportazione chirurgica.


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Il Pannolino Sempre più delicati e anatomici, ma anche naturali, i pannolini sono fra i prodotti maggiormente utilizzati e di diverse tipologie e qualità.

Qualche informazione in più per scegliere meglio: Chi lo Produce:

Nome del Prodotto:

Il Pannolino primi mesi: La pelle di un neonato trasmette una meravigliosa sensazione di morbidezza e delicatezza. Un pannolino più morbido che avvolge delicatamente il tuo bambino. Fascia in vita e linguette elastiche per il massimo della comodità e della sicurezza. Riduce del 40% le dermatiti da pannolino.

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Il Pannolino ultra-assorbente: Pannolino ultra assorbente, ultra sottile dà al tuo bambino l'asciutto di cui ha bisogno, di giorno e di notte. Grazie allo strato super assorbente ed alle bande tienitutto, risolve tutte le esigenze di assorbenza e di prevenzione delle fuoriuscite.

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Il Pannolino che facilita il movimento: Da indossare come una mutandina, aderisce perfettamente attraverso le bande strette in vita, e si toglie 'a stappo', con un movimento unico. Si tratta di un pannolino-mutandina pensato per bimbi che iniziano a camminare ed hanno bisogno di assorbenza, stabilità e libertà di movimento. Il Pannolino lavabile: Si tratta di un pannolino di cotone lavabile e riutilizzabile. Gli inserti di cotone forniscono strati addizionali di cotone e servono ad aumentare l'assorbenza del pannolino, per esempio la notte, o in altri momenti in cui serve una maggiore protezione. Per molti genitori magari utilizzare un pannolino lavabile può voler dire tornare indietro nel tempo, ma ci sono tre fattori che influiscono sulla scelta del pannolino migliore per il proprio bambino. Il primo è la salute. In secondo luogo, occorre considerare le esigenze di rispetto e salvaguardia dell'ambiente. Per ultimo il risparmio.

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Rooming-in a cura di: Alessandra Giannetti

Quando è cominciato, e chi lo ha inventato?

Il rooming-in è nato circa 100000 anni fa durante il pleistocene. In quegli anni si partoriva nelle caverne, con poca igiene e molta scomodità; la mamma scaldava il neonato e lo nutriva per 4-5 anni col proprio latte.

Successivamente ci è stato tramandato un altro rooming-in che era programmato in una locanda, ma per “problemi tecnici” è poi avvenuto in una mangiatoia; come oggi, anche in quell’occasione l’arrivo di visitatori impedì che nella stanza ci fossero la tranquillità e la privacy necessarie dopo il parto. Nei secoli successivi si è continuato a partorire in ogni luogo, ma la mamma e il bambino rimanevano insieme per tutto il puerperio. È stato solo negli ultimi cinquant’anni che, spostando il parto in ospedale, si è cominciato a pensare che la mamma e il bambino potessero essere separati. Nella visione scientifica della nostra medicina moderna la donna che ha partorito ha necessità assistenziali specifiche e il suo bambino deve essere accudito da personale specializzato. Effettivamente questo modo di procedere ha permesso di ridurre enormemente l’alta mortalità della mamma e del neonato; solo all’inizio del ‘900 in Occidente morivano circa il 18% dei bambini nel primo anno di vita, oggi ne muore meno dello 0.5%. Questo eccezionale risultato è stato raggiunto grazie all’uso degli antibiotici, al monitoraggio della sofferenza fetale e alla possibilità di nascita per via chirurgica. Nella riduzione della mortalità materna e neonatale non ha invece contribuito la separazione del neonato dalla sua mamma.

Chi ha inventato il rooming-in moderno? Un neonatologo francese, Pierre Budin, nel 1907 scrisse un saggio nel quale osservava che “le madri separate precocemente dai loro bambini perdevano interesse per coloro che erano state incapaci di curare e nutrire”. Durante la seconda guerra mondiale, a causa della carenza di personale, in alcuni ospedali si iniziò a tenere i neonati in camera con la mamma allo scopo di farli accudire e alimentare da lei; ci si accorse che in questo modo la mortalità per infezione calava sensibilmente. È stato però solo dopo gli anni ’70 che gli studi di psicologia neonatale hanno messo in evidenza quanto fosse importante per il benessere del neonato restare vicino alla madre. In particolare gli studi di Bowlby e poi quelli di Winnicott e Brazelton, hanno permesso di dimostrare che il rooming-in era la strada maestra per ottenere un efficace attaccamento madre-bambino. I vantaggi riguardavano anche la capacità di allattare e di accudire il bambino: infatti, a distanza di mesi, chi aveva potuto seguire un regime di degenza assieme al bambino mostrava significativi benefici nella relazione col figlio. Lentamente si è iniziato a capire che il neonato sano non aveva bisogno di personale specializzato che lo accudisse al posto della mamma; l’azione


15 dell’esperto doveva invece aiutare la madre a sviluppare e a far emergere competenze innate e istintive. In futuro sarà maggiore la richiesta di strutture e schemi organizzativi che favoriscano il legame mamma-bambino. Per evitare di dover portare l’ospedale “a domicilio”, occorrerà impegnarsi per portare un po’ di casa in ospedale. Il rooming-in andrebbe considerato come la fase iniziale di questo tentativo apparentemente ovvio e banale. Stare con il proprio figlio accanto nella stessa stanza ospedaliera (ovvero effettuare il così detto “rooming-in”) consente di continuare quella stretta unione (simbiosi) durata 9 mesi, di cui hanno bisogno sia la mamma che il bambino per entrare in contatto fin da subito.

È infatti risaputo, anche grazie a numerosi studi scientifici a riguardo, che accudire il prima possibile e il più possibile da vicino il proprio figlio significa prendere subito confidenza con i piccoli problemi quotidiani (suzione, allattamento, cambio pannolino) e risolverli con maggiore facilità, anche grazie al personale infermieristico ed ostetrico che risponde alle richieste della mamma stessa. In altri termini il rooming-in permette di riavvicinare sin da subito mamma e bambino, interponendo loro meno ostacoli possibili: infatti, il poter attaccare al seno il proprio piccolo ogni qualvolta questi lo richieda, favorisce il miglior avvio all’allattamento al seno e, in ultima analisi, migliora la reciproca conoscenza perchè instaura la giusta relazione madre-neonato.

Rooming-in Strutture ospedaliere pubbliche Azienda Ospedaliera San Giuseppe Moscati Città Ospedaliera Contrada Amoretta , Avellino - tel. 0825 203431 0825 203412 Ospedale Landolfi Via Melito Solofra Tel. 0825 5301 Ospedale Sacro Cuore di Gesù - Fatebenefratelli Viale Principe di Napoli, 14/A Benevento - Tel. 0824 771111 (0824-771562 dr. La Brusca) Azienda Ospedaliera G. Rummo Via dell´Angelo, 500 Benevento Tel. 0824 57111 Ospedale Civile San Giuseppe Moscati Via Gramsci, 1 Aversa (CE) - Tel. 081 5001111 (081-5001426 URP) Presidio Ospedaliero Santa Maria della Speranza Via Fiorignano Batipaglia (SA)

- Tel. 0828 674111 (0828674334 URP) (0828674290 Beatrice Lopardo- primario pediatria) Ospedale Santissima Annunziata Via Egiziaca a Forcella, 18 Napoli - Tel. 081 2542111 (081-2542622 URP)

Cliniche private accreditate Casa di Cura Santa Rita Via Appia Atripalda (AV) - Tel. 0825 629011 Casa di Cura Malzoni - Villa dei Platani Via C. Errico, 2 Avellino Tel. 0825 7961 Casa di Cura Villa del Sole Via Appia, 35 Caserta Tel. 0823 251111 Casa di Cura Tortorella Via N. Aversano, 1 Salerno

- Tel. 089 2578111 (0892583188 dr.ssa Pietrasanta) Casa di Cura Villa del Sole Via Belvedere, 31 Salerno Tel. 089 564111 (089-564420 direttore dr. Iandolo)

Rooming-in parziale Strutture ospedaliere pubbliche Azienda Ospedaliera San Sebastiano Via Tescione, 1 Caserta - Tel. 0823 231111 (0823-232248 dr. Gaetano Rivezzi-responsabile nido - formatore regionale allattamento al seno) URP: 0823 232216 Ospedale Amico Gaetano Fucito Corso UmbertoI, 1 Mercato San Severino (SA) - Tel. 089 823111 (089-6911 centralino di Salerno)

Per la durata del rooming-in non devono esistere regole, né imposizioni da parte del personale sanitario. Ogni mamma è libera di scegliere se e quanto deve durare la pratica del rooming-in. Certamente però per il neonato è provato che più tempo passa con la sua mamma e meno viene confuso da stimoli sensoriali diversi: basti pensare infatti che ogni bimbo alla nascita ha, ad esempio, un olfatto molto sviluppato (riconosce l’odore della mamma e del latte materno che poi è simile al liquido amniotico in cui era immerso) e ha un campo visivo ristretto a 20/30cm., che è la distanza tra gli occhi della madre e quelli del bambino quando questi è attaccato al seno!

Il rooming-in risulta nel complesso gradito alle donne nonostante fattori di carattere sociale e culturale possano creare concrete difficoltà di implementazione. Anche nelle strutture che non effettuino il rooming-in, la madre ha il diritto di richiederlo, e di allattarlo non a orari fissi ma a richiesta. Questo rientra nelle raccomandazioni dell'Oms e, in caso di obiezioni da parte del personale, è bene ricordarle.


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Diventare Genitori a cura della dott.ssa Leopoldina De Varti, Psicologa e Psicoterapeuta

Quando si diventa genitori? Quando il figlio nasce o quando si ha la notizia di aspettare un bambino o una bambina? Si comincia a diventare genitori realmente quando ci domandiamo: Come faccio ad educare mio figlio? Qual è la maniera giusta? Negli anni, a contatto con innumerevoli madri e padri e soprattutto bambini, mi sono convinta che ciò che è meglio per ogni figlio è ciò che ogni genitore riesce ad imparare dalla propria diretta esperienza e da quanto riesce a maturare attraverso la propria sensibilità e il proprio istinto. A cominciare dal primissimo scambio che avviene tra madre e figlio già quando questo è nella pancia materna e poi dal contatto con il padre, ogni genitore si trova a confrontarsi con un ‘mondo bambino’ completamente sconosciuto e che rivoluziona quella che era stata la vita di coppia fino ad allora. Il figlio rappresenta un notevole cambiamento emotivo, il nuovo ruolo di genitore mette in gioco molte parti di noi, perciò è accompagnato da ansie e paure, anche se è un cambiamento positivo e gioioso. La prima cosa che si tende a fare è trasmettere passivamente, senza rendersene conto, ciò che è stato trasmesso dai propri genitori, finendo così con il riproporre quegli stessi modelli che forse molto spesso ab-

biamo anche criticato. Una prima riflessione utile può essere proprio quella sull’origine della nostra educazione e chiedersi: quali sono i valori che ci sono stati offerti e che hanno formato in maniera determinante la nostra vita? Quali vogliamo offrire ai nostri figli? Tutti i genitori vogliono accudire al meglio i propri figli e li vogliono vedere felici; quello che manca è una sana autocritica e l’accettazione dei propri limiti umani. Non ci sono dei criteri assoluti che possono essere considerati giusti e venire applicati come un manuale. La risposta alle situazioni va cercata nel momento stesso in cui si presentano davanti. Come si fa? Semplicemente basandoci un po’ sulla nostra esperienza, un po’ sulla nostra cultura, ma soprattutto facendo appello alla nostra sensibilità. Per esempio, se ascoltiamo il nostro corpo esso ci trasmetterà un eventuale disagio di fronte alla situazione che stiamo vivendo. Nel rapporto con il figlio comprendere se si è agito nel modo giusto vuole anche dire essere in grado di sentire se proviamo armonia. Armonia vuol dire sentire tranquillità, piacevolezza nel contatto con il bambino e con l’ambiente che ci circonda. Quando non c’è armonia, se si osserva sinceramente il bambino, abbiamo subito la risposta e il genitore quando vede e sente che qualcosa non va, può osservare il proprio comportamento; forse è distratto, forse è arrabbiato, forse è immerso in altri pensieri che lo portano con la mente e con le emozioni lontano dal bambino, pur essendo presente fisicamente. Il bambino reagisce a ciò che gli tra-

smette il proprio genitore: se avverte durezza s’impaurisce e si chiude, se sente attenzione si rilassa e così via. Non esiste un metodo razionale: per diventare madri e padri occorre mettersi alla prova, accettare di sbagliare e soprattutto imparare ad ascoltare il figlio e imparare ad ascoltarsi internamente. Diventare genitori significa impegnarsi a creare per i figli un ambiente armonioso in cui possano crescere e svilupparsi al meglio delle proprie potenzialità. Giovanni Bollea afferma a proposito che: “Le madri non sbagliano mai” - e aggiunge: “mi riferisco a quella sintesi armonica di istinto-tradizione-cultura, che ogni madre porta con sé. Una madre che non sbaglia, inoltre, può dare ancora di più se il marito-padre arricchisce con sicurezza e fiducia il contenitore familiare. Se poi anche i suoi genitori-nonni osservano con gioia e non criticano troppo il suo operato, e soprattutto se la nonna si limita a piccoli consigli e si mostra orgogliosa della figlia, giovane madre”.

A partire dal 21 e 22 Marzo 2009, ad Avellino, inizierà il corso intensivo di formazione pratico ed esperenziale, sulla Relazione e la Comunicazione Psicocorporea per insegnanti, educatori, psicologi, counseling, genitori e tutti coloro che ne sono interessati per motivi personali o professionali. È un’iniziativa dell’Assessorato alle Politiche sociali del Comune di Visciano (NA) (prof.ssa Francesca Siringano). A richiesta sarà rilasciato attestato di partecipazione. Per info.: dr.ssa Leopoldina De Varti, 347 0352548.


Lo stato emotivo della madre condiziona il feto

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a cura della dr.ssa Angela Carrino

L'analisi del pediatra sullo stretto rapporto psicologico che resiste alla recizione del cordone ombelicale. È necessaria la figura del pediatra, in quanto in possesso delle specifiche nozioni che gli permettono di conoscere il bambino dalla nascita, sia dal punto di vista fisico che mentale e comportamentale, di aiutare lui e i suoi genitori a risolvere al meglio le problematiche di “sviluppo” dell'individuo che si presenteranno fino alla soglia dell'età adulta. Non è un caso che a questo punto abbia citato i genitori, infatti, il rapporto tra mondo circostante e bambino (e anche in parte tra bambino e pediatra) è mediato dall'azione dei genitori e soprattutto nel primo periodo di vita, dalla madre, la quale probabilmente, ha un regime circolatorio (pressione, frequenza cardiaca) diverso da quello del bam-

bino, a seconda del suo tipo di vita e delle sue esperienze. Ad esempio, se la madre è iperattiva, in continuo movimento, è probabile che il bambino si sarà abituato a questo modo di vivere e, una volta nato, si aspetterà di essere continuamente sballottato, bamboleggiato; se la madre è quieta e serena, il bambino probabilmente sarà preparato a vivere in un ambiente tranquillo. In un certo senso si può dire che sa più cose il bambino della madre che lei del figlio. Con la nascita si ha la divisione fisica dei due esseri, con il taglio del cordone ombelicale, ma (secondo Winnicot) non si ha una vera e propria separazione psicologica, in quanto il bambino non ha ancora una conoscenza di sé, cioè non si rende ancora conto di essere un'entità nettamente separata dalla madre, un'altra persona, e si sente un tutt'uno con lei. D'altro canto, negli ultimi mesi di gravidanza le madri si vanno orientando interiormente fino a divenire capaci di identificarsi in tutto

e per tutto col proprio bambino, su cui proietteranno gran parte di loro, per il quale finalizzeranno gran parte delle loro azioni. Questo processo prende il nome di “predisposizione materna primaria”. Ecco quindi che la coppia (duplice) divisa fisicamente al momento del parto, rimane unita (unica) psicologicamente ancora per molto tempo. Il bambino neonato nei primissimi mesi è protetto nella mente della madre come lo era fisicamente nel suo utero, protetto in tutto e per tutto, come in un avvolgente abbraccio, che lo sostiene nelle sue esperienze del mondo. Questo fenomeno si chiama appunto “holding” dall'inglese “abbraccio”. Tutti questi concetti sono mirabilmente rappresentati nel dipinto della Francesca “La Madonna del parto”, che raffigura appunto la Madonna che, con l'espressione del viso dolce ed estatico e con il braccio che sembra quasi avvolgere e proteggere il ventre che contiene il bambino evidenzia perfettamente la predisposizione materna primaria e l'holding di tutte le madri.


18 Selezione Baby Care Mamme e Papà, Come sapere se un prodotto è meglio di un altro? Certamente non si possono acquistare decine di prodotti per scoprire quello più adatto. Riscopriamo un antico sistema: il Passaparola! Se usate un prodotto con cui vi trovate bene, e perchè no, costa poco, fatecelo sapere. Grazie a voi e alle vostre “esperienze”, tanti genitori potranno accudire i loro pargoli nel migliore dei modi, magari risparmiando anche un po’ di soldini.

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Guida al gioco sicuro

Tutti i bambini soprattutto nei primi anni di vita sono in continua esplorazione del mondo che li circonda e tutti i bambini amano giocare. Il gioco per loro non è solo divertimento, è un modo per conoscere la realtà e sviluppare le proprie capacità. Al giocattolo spetta, quindi, un ruolo di primo piano e prima di acquistarne uno è bene verificare l’età a cui esso è indirizzato e, soprattutto, controllarne la sicurezza. Vediamo insieme come scegliere senza correre il rischio di sbagliare.

I marchi di garanzia Ogni giocattolo destinato ai bambini da 0 a14 anni deve riportare l’etichetta con il marchio CE, obbligatorio per gli oggetti in commercio nei Paesi dell’Unione che devono rispettare norme comunitarie. Tale marchio garantisce che l’oggetto non abbia parti taglienti acuminate, pezzi piccoli che possano essere ingoiati, vernici o altri materiali tossici per inalazione o ingestione, che sia fatto con materiali robusti e resistenti agli urti, che abbia una soglia di sicurezza per i suoni per evitare che il rumore provochi problemi all’orecchio del bambino. Esiste poi un marchio “Giocattoli sicuri”, concesso dall’Istituto Italiano Sicurezza dei Giocattoli alle aziende che certificano il loro prodotto e si sottopongono a test periodici per la verifica delle loro dichiarazioni. La presenza di questo marchio costituisce quindi un’ulteriore garanzia di sicurezza. La sigla IMQ (Istituto Marchio di Qualità) garantisce invece i giocattoli che vanno ad elettricità o con pile. A ogni età il suo gioco Il marchio con un viso di bambino indica giochi adatti a chi ha meno di 3 anni. Prima di acquistare un giocattolo, verificate se la confezione riporta l’indicazione “non adatto ai bambini di età inferiore a 36 mesi”: questa scritta avverte gli adulti che il prodotto può essere pericoloso, perché magari contiene parti di piccole dimensioni, che il bambino piccolo potrebbe ingerire. Le indicazioni della fascia d’età del bambino al quale il gioco è destina-

to non sono obbligatorie, sono un servizio in più fornito dal produttore per aiutare gli adulti a scegliere: dare ad un bambino un gioco previsto per un’età diversa dalla sua non farà sfruttare appieno le sue potenzialità e forse non lo farà nemmeno divertire. Gli obblighi dei costruttori Sulla confezione deve comparire il nome del fabbricante e/o dell’importatore (in caso di necessità è così possibile rivolgersi a chi è in grado di fornire informazioni esatte sul prodotto) e le istruzioni d’uso devono essere in italiano. Un decreto del Ministero dell’Industria vieta il commercio di giocattoli di plastica al Pvc morbido che contengono più dello 0,05% di ftalati, sostanze chimiche che servono a mantenere morbida la plastica e che, se ingerite dal bambino nel mettere in bocca il gioco, possono essere dannose. Tuttavia, la difficoltà ad effettuare controlli a tappeto sui vari prodotti importati, anche a marchio CE, impone la massima cautela per evitare di acquistare beni pericolosi. È bene dunque preferire l’acquisto di articoli di provenienza certa e che siano chiaramente etichettati come privi di Pvc. I controlli dopo l’acquisto Una volta acquistato il giocattolo è bene controllare periodicamente che l’uso non lo abbia privato dei requisiti essenziali di sicurezza. Per quanto riguarda i pupazzetti, per esempio, occorre verificare che gli occhi, il naso,


21 i bottoni e tutte le parti applicate siano ancora ben salde e che nell’imbottitura non ci siano penetrati oggetti duri e appuntiti come aghi, chiodi, schegge. I sonaglini o i giochi che contengono materiale piccolo al loro interno, devono rima-

nere integri, affinché il bambino non possa prenderlo e metterlo in bocca. Per i giocattoli a batteria occorre accertarsi che la parte contenente la pila sia integra e che il bambino non riesca ad aprire lo sportello di accesso alla batteria.

Papà, giochiamo insieme!!!

Un ruolo essenziale che la figura del papà riveste è quello del compagno dei primi giochi, specie se si tratta del primogenito/a. Il legame che si stabilisce tra madre e figlio durante i mesi di gravidanza continui in maniera speciale anche dopo, tanto che nei primi mesi di vita il bambino non percepisce la madre come qualcosa di esterno a sé. Il padre, invece, subentra pian piano, in maniera discreta, nella vita del bambino, ma ne diventa comunque parte insostituibile. Non sottrae spazi alla mamma, ma ne conquista di propri. L’inserimento della figura del papà, quindi, è essenziale per lo sviluppo e la crescita armoniosa di vostro figlio. Non è mai troppo tardi per intraprendere un rapporto d’amore o un dialogo, ma prima accade e più sarà naturale e facile. Il gioco è il modo più semplice per cominciare a comunicare con un figlio. Fin dai primi mesi di vita comincia a essere attratto da tutto ciò che lo circonda, luci, suoni e rumori. Non è ancora in grado di giocare da solo (ci vorrà del tempo) perciò è richiesta la partecipazione attiva. Nessuno può insegnare cosa fare e come farlo. Certe cose vengono d’istinto, oppure si affinano attraverso una serie di prove ed errori. Inutile dire che qualche volta ci si sentirà un po’ stupidi, ma è del tutto normale, la corazza da “persone serie” è difficile da scalfire, specie a una certa età. Una cosa da chiarire fin da subito è che i bambini, anche quelli molto piccoli, non sono di vetro, pronti a rompersi al minimo urto. Anzi, in proporzione sono molto meno fragili e deboli degli adulti. Innanzitutto sono elastici e poi hanno una forza sproporzionata rispetto

al loro peso. Quindi, non sottovalutate le capacità fisiche dei vostri bambini, sono molto più forti e resistenti di quanto sembri. Tuttavia, non bisogna esagerare nella direzione opposta! A poco a poco si familiarizza con le capacità fisiche e motorie del bambino e si riescono a calibrare bene i propri “interventi”. Per quanto possa essere divertente far giocare un bimbo sotto l’anno di età (ridono molto facilmente), la parte più divertente del ruolo del papà arriva più tardi, quando il bambino comincia a muoversi con disinvoltura e a manifestare le proprie preferenze. I giochi, a questo punto, diventano interattivi e qualunque oggetto può essere utile ad aiutare il bambino ad esplorare il suo mondo. Per lui molte delle cose che vede e che tocca sono assolute novità. La scoperta cosciente della forza di gravità, ad esempio, è fonte d’innumerevoli giochi ed esperimenti. Non crediate che vostro figlio si diverta a lanciare gli oggetti e romperli, in realtà sta facendo esperimenti scientifici!

E scoprirà presto che il preziosissimo vaso dono di nozze della zia Adelina, urtato con perizia, si frantumerà in pezzi di dimensioni microscopiche, ma anche che incollando questi ultimi non otterrà nuovamente il vaso in tutto il suo splendore. In parole povere; attenzione alla voglia di scoperta! Non c’è da sorprendersi che il bimbo voglia ripetere all’infinito determinate azioni, come lanciare un oggetto o arrampicarsi in luoghi proibiti. Porre delle barriere e dei veti è rischioso, lui tenderà comunque a non rispettarli. È più logico eliminare - alla fonte possibili situazioni di pericolo e fargli invece toccare tutto ciò che desidera. Dopo un certo numero di tentativi si stancherà e comincerà a capire che certe cose “non vanno fatte”. A poco a poco comincerà a giocare con la palla, le costruzioni, i puzzle e manifesterà interesse verso i libri colorati che, realisticamente, vorrà sentire commentati da voi. Inoltre, cari padri, non crediate che solo ai maschietti piacciano i giochi d’azione: anche le bimbe adorano saltare e fare le capriole!


22 Aspetti un bambino o sei già mamma? Inserisci questi dati ... L’invio della rivista è totalmente gratuito per i privati abitanti della Regione Campania e per le aziende del settore di tutta Italia.

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a cura della dott.ssa Valentina Funicelli

Lo sviluppo comunicativo - linguistico nella prima infanzia.

Alla nascita il bambino entra in un mondo fatto di suoni, immagini, parole e sensazioni: il mondo della comunicazione, che abbiamo popolato con la nostra voce, i nostri gesti, le nostre parole. È il volto della madre il primo stimolo per il bambino allo scambio comunicativo. Nell’interazione la madre guida il bambino alla conoscenza di sé e del mondo, poi poco alla volta si sviluppa la capacità di capire e di comunicare che permetterà al bambino di riconoscere, nominare ed evocare. Prevenire e/o trattare precocemente un disturbo di linguaggio, vuol dire evitare al proprio bambino un probabile, futuro, insuccesso scolastico. Da 0 a 9 mesi La prima comunicazione del bimbo avviene attraverso il pianto, il sorriso, lo sguardo, il movimento del corpo, le vocalizzazioni. Dai 3 mesi produce suoni più svariati e simili a quelli linguistici, impara ad ascoltare

quando una persona gli parla, la guarda voltando gli occhi o la testa. Da 9 a 18 mesi Le sillabe prodotte sono sempre più varie ripetute ( pa-pa, da-ta-ca...). in questo periodo il bambino mostra di comprendere le espressioni semplici rivolte a lui dall’adulto. Importante è l’apparizione del gioco, attraverso l’utilizzo corretto degli oggetti di uso quotidiano (prende un cucchiaio e finge di mangiare,...), del gesto (indicare, mostrare, richiedere) precursore delle prime parole, dell’espressione verbale, inizialmente affiancata al gesto che, gradualmente, viene abbandonato. Da 18 a 36 mesi Il bambino sviluppa e utilizza un numero sempre maggiore di parole (in media da 80 a 500), scoprendo che tutte le cose hanno un nome. Dai 24 mesi circa, cominciano ad apparire frasi di due o più parole e si perfezionano sempre di più tutte le componenti del linguaggio, anche se possono permanere difetti di pronuncia. Da 3 a 6 anni L’ingresso nella scuola dell’infanzia stimola

ulteriormente lo sviluppo del linguaggio, grazie alla socializzazione e all’attività didattica. Il linguaggio si struttura in maniera più precisa intorno ai 4 anni, la pronuncia è corretta. Dopo i 4 anni migliorano le abilità di conversazione e la capacità di raccontare, dovute all’incremento dei tempi di attenzione. Intorno a 5 anni il bambino inizia a riflettere sui vari aspetti del linguaggio (giochi di parole, rime, fusione e segmentazione fonemica e sillabica), premessa fondamentale per i successivi apprendimenti scolastici (fase che deve essere seguita in maniera specifica nell’ultimo anno della scuola dell’infanzia). Bisogna ricordare una cosa fondamentale: il bambino che impara a leggere e scrivere non è diverso da quello che impara a parlare e a pensare. Un armonioso sviluppo del linguaggio rappresenta un importante segnale di benessere, un suo disturbo o ritardo può indicare difficoltà nelle altre aree dello sviluppo psicofisico e/o influenzare gli apprendimenti della lettura, scrittura e calcolo.


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a cura della dott.ssa Nanda Santoro

Gli stili educativi e il disagio infantile.

Il disagio infantile è un’emergenza che sta assumendo dimensioni davvero allarmanti. Secondo una ricerca dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), un bambino su 5 è affetto da psicopatologie e questa è una cifra tristemente destinata ad aumentare: si calcola infatti, che entro i prossimi 20 anni sarà circa il 50% della popolazione tra O e 18 anni a soffrire di questi problemi. La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità ha catalogato i principali fattori di rischio psico-sociale alla base del disagio infantile e tra questi grande rilievo assumono gli stili educativi, quali modello e rinforzo della percezione di sé, del mondo e della vita. È innegabile, infatti, che esista un’intima correlazione tra stili educativi e pensiero disfunzionale. È il caso di una modalità iperansiosa che si connota attraverso la trasmissione di messaggi che pongono il bambino in uno stato di costante allarme (per es. “non correre che ti fai male”, “non salire sul muretto che cadi”, “non toccare il gatto che ti prendi le malattie” etc.). Un simile atteggiamento, presumibilmente, costringerà il bambino ad ipotizzare l’esistenza di un mondo invaso da ogni sorta di pericolo e ciò lo renderà pauroso, insicuro e alla ricerca ossessiva di sicurezza. Caratteristiche analoghe si riscontrano nello stile educativo iperprotettivo, che pone un’attenzione eccessiva all’incolumità emotiva del bambino, postulando che qualsiasi frustrazione possa incidere irreversibilmente nella sua vita. L’iperprotezione finirà con

l’ostacolare la capacità di tolleranza ed elaborazione delle frustrazioni, costringendo il soggetto ad un eccesso di egocentrismo. Vi sono poi, stili educativi quali l’ipercritico e il perfezionistico che si basano sul ruolo dell’adulto quale giudice esigente ed insindacabile; tali genitori comunicano al figlio che egli vale qualcosa e merita di essere amato solo se riesce in tutto quello che fa. È inevitabile che il timore della disapprovazione si traduca in paura di sbagliare e in un basso livello di autostima. Vi è infine lo stile educativo incoerente. L’incoerenza può essere di tipo intrapersonale, quando i genitori tendono a punire o gratificare il figlio a seconda del loro umore; o interpersonale, nel caso in cui il rimprovero non si basi su regole chiare e stabilite. Ciò, presumibilmente, indurrà il soggetto ad un tale relativismo per cui gli sarà difficile in età successiva distinguere il giusto dallo sbagliato, il bene dal male. Si configurano così, già in età infantile quei profili psicopatologici che un tempo erano prerogativa dell’età adulta: stress, ansia, depressione, diffuso senso di inadeguatezza. Sono le forme degenerative della cultura occidentale ormai riscontrabili in ogni ambito della stratificazione sociale con una particolare accentuazione nei cosiddetti ceti medio-alti. Modalità e contesti educativi sono oggi, oggetto di analisi e di intervento della Pedagogia Clinica. La Pedagogia Clinica è una disciplina scientifica che ha saputo armonizzare i significativi principi teorici su cui si basa con un complesso organico di conoscenze e competenze innovative indirizzate al vasto panorama dei bisogni educativi della persona. In tal senso, l’azione del pedagogista clinico non si esaurisce in un intervento sui sintomi del disagio o della patologia; al contrario, in quanto approccio olistico, coinvolge l’individuo nella sua globalità, e tenendo conto del vizio educativo non esclude la coppia genitoriale cui vengono forniti strumenti di lettura del disagio e strategie educative.

“Barchette di carta” Sostegno alla genitorialità A partire dal 16 febbraio, in oltre 20 scuole dell’infanzia cattoliche sono stati attivati centri di ascolto e di sostegno psicopedagogico per i genitori. L’iniziativa, fortemente voluta dalla Federazione Italiana Scuole Materne e dall’Ufficio Scuola Diocesi di Avellino si connota per il forte carattere sociale ed educativo e per la capacità di cogliere con attenzione le diverse domande (implicite ed esplicite) delle famiglie. Uno dei bisogni che i genitori esprimono è, infatti, l’opportunità di trovare spazi di confronto e di condivisione con altri adulti sulle responsabilità e le fatiche dell’educare. Diventare genitori comporta un processo di cambiamento e di ridefinizione dell’identità sia del singolo che della coppia. Passare dalla dimensione di coppia allo “status genitoriale” rappresenta una transizione che modifica la vita e l’organizzazione familiare e implica aggiustamenti e nuove modalità di funzionamento. Il progetto “le barchette di carta” si inserisce in questo percorso e si articola in incontri diversificati per temi, bisogni e approfondimenti, riconoscendo la scuola come luogo privilegiato d’incontro tra le famiglie e le istituzioni e come punto di riferimento per bambini e genitori. L’obiettivo di fondo è quello di offrire ai genitori uno spazio di pausa, un tempo per sé, per fermarsi a riflettere sul proprio stile educativo, sull’essere padre e madre e sulle scelte da affrontare insieme. L’iniziativa è coordinata dalla dott.ssa Nanda Santoro, presidente della Federazione Italiana Scuole materne di Avellino, dalla psicologa Carmen Guarino e dalla pedagogista Epifania Gimmelli. Per informazioni: tel.: 0825 35320


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Il massaggio in gravidanza

Il massaggio in gravidanza o massaggio prenatale è una pratica che asseconda le necessità del corpo della futura mamma nel corso delle varie fasi che precedono il parto.

È una convinzione sbagliata credere che vada effettuato solo in presenza di dolori o disturbi articolari. Durante la gravidanza il massaggio é di ottimo beneficio non soltanto quando vi sono dei disturbi quali lombagie, sciatica, crampi muscolari, dolori delle ossa e delle articolazioni, ma anche in gravidanze del tutto normali per migliorare il tono muscolare, favorire una buona ossigenazione della pelle, stimolare la produzione di endorfine con benefici effetti sugli stati d’ansia. Lo scopo è quello di accrescere le funzioni dei muscoli e delle articolazioni, migliorare la circolazione, tonificare il corpo e rinvigorire la donna sia sul piano fisico che mentale. I benefici fisici, inoltre, comprendono la riduzione dello stress ormonale e di quello fisico legato alla trasformazione del corpo della donna durante la gravidanza. Può prevenire, tra l’altro, le smagliature derivanti dalla distensione della pelle, migliorando la sua elasticità attraverso una stimolazione della circolazione sanguigna. Il massaggio prenatale non differisce, sostanzialmente, dal massaggio tradizionale, se non fosse per la posizione della donna che dovrà essere supina o su un fianco per non influenzare negativamente la posizione del feto nell’utero e per una serie di accortezze mirate a tutelare la salute della madre e del bambino. Le zone che dovranno essere maggiormente stimolate nel massaggio prenatale sono la regione pelvica, la spina dorsale e la muscolatura della schiena. La regione addominale,

in particolare, dovrà essere solo minimamente sollecitata, senza esercitare pressioni. Durante il terzo trimestre si presentano generalmente alcuni disturbi dovuti all’aumento di volume del ventre: si può osservare come all’accentuarsi della lordosi lombare fisiologica possano apparire crisi di lombalgia che verranno trattate come lombalgie comuni.Nello stesso periodo le articolazioni sacro-iliache si divaricano, provocando alcuni disturbi. In entrambi i casi i massaggi aiuteranno ad alleviare i fastidi delle gestanti. Un’altra complicazione è dovuta alla compressione delle vene iliache esercitata dell’utero: la conseguenza è una diminuzione della circolazione venosa con probabile comparsa di varici. Queste andranno trattate come si farebbe in qualsiasi altra terapia antivaricosa. Durante la gravidanza non si devono trattare le mammelle, tranne in certi casi, quando la massaggiatrice-ostetrica farà un leggero impastamento e svuotamento venoso per preparare i dotti galattofori alla lattazione successiva. Tra i benefici che produce il massaggio prenatale ci sono anche un generale senso di rilassamento e la diminuzione dell’insonnia, il sollievo alle articolazioni, relativamente al peso che devono sopportare nel corso della gravidanza, ma anche al collo e alla schiena, provati dallo squilibrio dei muscoli e dalla relativa debolezza. Il massaggio aiuta, inoltre, a mantenere la postura corretta, a preparare i muscoli ad essere usati durante il parto, a ridurre il gonfiore delle mani e dei piedi e ad alleviare il mal di testa. Il massaggio prenatale non presenta particolari problemi di sicurezza per la salute della donna, ma è sempre consigliabile consultare il proprio medico prima di affidarsi alla pratica di un terapista, specialmente se si dubita della sua esperienza. In ogni caso, è bene informare il massaggiatore dei problemi fisici che si stanno avvertendo durante la gravidanza, prima di iniziare il massaggio. In linea generale e salvo controindicazioni

mediche il massaggio è possibile, tuttavia è assolutamente vietato affidarsi a tele pratica in presenza di minaccia di aborto che si manifesta con perdite di sangue più o meno abbondanti. Il massaggio è generalmente controindicato nelle seguenti situazioni: fuoriuscite di acqua o di sangue, diabete, malattie contagiose, febbre, nausee mattutine, vomito o diarrea, vertigini, palpitazioni, dolori inusuali, alta pressione sanguigna, dolori addominali. Il massaggio in gravidanza potrà riguardare ogni parte del corpo ma non dovrà insistere nell’area delle ossa dell’anca o del tallone, poiché essi sono collegati all’utero e una loro eccessiva stimolazione potrebbe causare un travaglio prematuro. Altre situazioni fisiche da non sollecitare in alcun modo nel corso del massaggio sono: eruzioni cutanee, ferite aperte o contusioni, infiammazioni, vene varicose, infezioni locali.


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Alcuni medici sconsigliano la pratica del massaggio durante il primo trimestre di gravidanza a causa dei forti cambiamenti fisici ed ormonali cui è soggetta la donna. Solo a partire dal secondo trimestre, infatti, la donna avrà acquisito dimestichezza con la gravidanza e potrà giovare delle sollecitazioni del massaggio. Sollecitazioni che non dovranno comunque essere mai troppo insistite per non causare disagio e dovranno essere accompagnate da un dialogo costante e rassicurante tra il terapista e la futura madre. Nel secondo trimestre il massaggio potrà essere effettuato una volta alla settimana per una durata variabile tra i 10 minuti e un’ora, nel terzo trimestre la frequenza dei trattamenti potrà anche raddoppiare. L’uso di lozioni durante il massaggio è ammesso purché siano inodori, nel rispetto della alta sensibilità olfattiva della donna in gravidanza. Il luogo ove avverrà il massaggio dovrà essere ben ventilato per l’intera durata del trattamento, ed è raccomandata anche la presenza di musica, purché calma e rilassante. Una volta concluso il parto, la cosa migliore è aspettare i classici 40 giorni per riprendere o cominciare qualsiasi massaggio: durante questo periodo l’utero deve far cicatrizzare le ferite del parto e ritornare alle dimensioni e alla posizione normale, così come l’intestino che viene leggermente dislocato. In seguito il massaggio aiuterà la muscolatura addominale a recuperare il tono e avrà dunque un effetto estetico.


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Le malattie esantematiche nel bambino a cura del dr. Antonio Del Sorbo Specialista in Dermatologia e Venereologia

Con le vaccinazioni di massa si assiste attualmente ad un aumento relativo delle malattie esantematiche meno note.

to”, mentre agli arti l’eruzione assume per lo più una distribuzione a rete. Si tratta di una malattia autorisolutiva e che non causa particolari problemi, tranne se contratta in gravidanza, a causa dei possibili effetti che potrebbe avere sul feto.

Il termine esantema deriva dal greco ( = sbocciare) e viene utilizzato per indicare un vasto gruppo di eruzioni cutanee, che in età pediatrica prendono il nome di malattie esantematiche. Il Morbillo (prima malattia) è causato dal paramyxovirus ed è molto contagioso. Dopo un’incubazione di circa 2 settimane, inizia il cosiddetto periodo pre-esantematico, caratterizzato da febbre alta, raffreddore e congiuntivite. Dopo qualche giorno inizia a presentarsi l’eruzione cutanea (esantema rosso vivo), che inizia al viso per poi interessare in poche ore tutto il corpo. Prima della distribuzione del vaccino, il morbillo era molto frequente tra i bambini, mentre oggi lo osserviamo soprattutto tra gli adulti non vaccinati. La vaccinazione trivalente (antimorbillo, rosolia e parotite) può essere utile nella prevenzione della malattia e delle sue possibili complicanze (es. panencefalite, polmonite, otite, etc). La Scarlattina (seconda malattia) è causata da una tossina prodotta dallo streptococco beta emolitico di gruppo A. Dopo un periodo di incubazione di 3-4 giorni, inizia il cosiddetto periodo pre esantematico, caratterizzato da febbre alta, mal di gola e lingua di colore rosso lampone. Dopo qualche giorno l’eruzione cutanea (esantema rosso scarlatto) esordisce a livello delle grandi pieghe (ascelle, inguine, collo) per poi interessare nel giro di una giornata, il resto del corpo. La terapia antibiotica consente la

risoluzione della malattia e la prevenzione di possibili effetti collaterali (es. febbre reumatica, glomerulonefrite acuta, etc). La Rosolia (terza malattia) è causata dal rubivirus. Dopo un periodo di incubazione di 2-3 settimane, inizia il cosiddetto periodo pre esantematico, caratterizzato da febbre, ingrossamento dei linfonodi nucali e artralgia. Dopo qualche giorno inizia a presentarsi l’eruzione cutanea, caratterizzata da un esantema a piccole papule non confluenti, che interessa in poche ore prima il viso, poi il tronco e le gambe. Si tratta di una malattia autorisolutiva e che non causa particolari problemi, tranne se contratta in gravidanza, a causa dei gravi effetti che può avere sul feto. La Scarlattinetta (quarta malattia) è detta anche malattia di Filatov Duke e colpisce i bambini tra i 2 e gli 8 anni. Oggi si tende a considerarla come una forma attenuata di scarlattina. Il Megaloeritema Infettivo (quinta malattia) è causato generalmente dal parvovirus B19 ed è contagioso. Esordisce dopo un periodo di incubazione di alcuni giorni, con febbre e rinorrea. L’esantema compare dopo alcuni giorni e conferisce alle guance un aspetto rosato “schiaffeggia-

L’esantema Critico (sesta malattia) è provocato da un’infezione da herpes virus di tipo 6 e di tipo 7 ed interessa generalmente bambini di età compresa tra 6 mesi e 2 anni. Dopo un periodo di incubazione di 2-3 settimane, inizia il cosiddetto periodo pre esantematico, caratterizzato da febbre altissima, raffreddore e mal di gola. Dopo 3-4 giorni la febbre regredisce bruscamente dando luogo ad un esantema morbilliforme che parte dal tronco e si distribuisce in poche ore al collo, al viso e agli arti. La febbre raggiunge talora i 40°C e può causare convulsioni. Si ritiene che una riattivazione di questi virus nell’adulto, potrebbe dar luogo alla cosiddetta pitiriasi rosea di Gibert, in maniera del tutto analoga a quanto avviene con il virus della varicella e l’herpes zoster. Tra le Malattie Esantematiche ricordiamo anche la varicella, l’herpes zoster, l’eruzione pustolosa generalizzata acuta (AGEP), l’epidermolisi stafilococcica acuta (SSSS), l’acrodermatite papulosa infantile di Gianotti Crosti, la sindrome in guanti e calzini (glove and socks syndrome), la sindrome mani piedi bocca, l’esantema periflessurale asimmetrico dell’infanzia (APEC) e la pseudoangiomatosi eruttiva.


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