Russia_Oggi_Aprile2011

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www.russiaoggi.it Inserto distribuito con The NYT International Weekly

LUNEDÌ 18 APRILE 2011

Sport

Cultura

Il Team Katusha si prepara a conquistare il Giro d’Italia grazie ai suoi talenti.

Numerosi scrittori della Federazione saranno al Salone del Libro di Torino. Ecco le nuove tendenze della letteratura.

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AFP/EASTNEWS

L’inserto è preparato e pubblicato da Rossiyskaya Gazeta (Russia) e non coinvolge le strutture giornalistiche ed editoriali di e

Nucleare, ritorno a Chernobyl

Ottavia Piccolo legge Anna Politkovskaya Una grande attrice italiana per una grande scrittrice russa, che ha pagato con la vita l’amore per la sua professione e per la verità. Ottavia Piccolo gira i teatri italiani con lo spettacolo “Donna non rieducabile” basato su alcuni articoli e momenti di vita di Anna Politkovskaya. Uno spettacolo diretto da Silvano Piccardi, per la sceneggiatura di Stefano Massini. Attraverso un lungo monologo la Piccolo ripercorre alcuni tra i più importanti avvenimenti del lavoro della giornalista russa uccisa da un misterioso killer il

Il guscio di cemento sul reattore della centrale. Il 26 aprile del 1986 il disastro che terrorizzò il mondo.

7 ottobre 2006 a Mosca e definita“non rieducabile”dal Cremlino. Senza effetti speciali, né scenografia se non l’essenziale, l’unico accompagnamento della Piccolo sulla scena è un’arpa. Una musica coinvolgente che affianca 20 istantanee dense di significato e il grido di denuncia di chi non ha mai rinunciato ai comandamenti del proprio mestiere, che punta a raccontare verità, anche scomode, senza pregiudizi, né timori di sorta. SERVIZIO A PAGINA 10

Nuovi stilisti alla ribalta VOSTOCK-PHOTO

Un quarto di secolo dopo il terribile incidente nucleare che scosse il mondo, Russia Oggi è tornata a Chernobyl. Il nostro inviato racconta ciò che ha visto nei dintorni del centro dove i bambini continuano a nascere con diverse malformazioni e i

cittadini si ammalano più facilmente che altrove. L’esplosione di 25 anni fa è tornata d’attualità dopo il terremoto che ha colpito il Giappone. Perchè, d’un colpo, sono riemerse quelle scene di morte e distruzione a due passi dall’Eu-

ropa Occidentale, e i problemi che si sono trascinati nel tempo e ancora oggi continuano a preoccupare i residenti. Intanto il Cremlino ha fatto sapere che non ha alcuna intenzione di ridiscutere la propria politica del nucleare, anche per-

Sochi affida il restyling a due italiani

STUDIO ZOPPINI ASSOCIATI

La città che ospiterà le Olimpiadi invernali nel 2014 ha affidato a Pino e Alessandro Zoppini, padre e figlio, la progettazione di molti dei nuovi impianti che saranno realizzati nei prossimi due anni. Si tratta di due veterani del settore, avendo già lavorato per i Giochi invernali di Torino 2006.

chè il know-how acquisito negli anni ha reso la Federazione un’esportatrice di tecnologie e componentistica. Con tutto ciò che questo comporta in termini economici. MAX AVDEEV

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SUL NOSTRO SITO RUSSIAOGGI.IT Medvedev e la modernizzazione

Paolo Gerani, il direttore creativo di Iceberg, parla con un inviato di Russia Oggi delle tendenze dominanti nel mondo della moda russa. E lo fa mostrando grande entusiamo per la folta schiera di giovani stilisti che si sta fa-

cendo spazio nel mercato. Un po’ come accadeva in Italia negli anni Ottanta. Quando il talento dei più giovani era vissuto come una risorsa da utilizzare. SERVIZIO A PAGINA 7

Auto, salgono le vendite

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ITAR-TASS

La Pasqua è, in assoluto, la festa più sentita dai russi. Più sentita anche del Natale, in parte offuscato dalla chiusura dei locali pubblici tipica dei primi giorni dell’anno. Ma non è solo questo a renderla speciale. In occasione della festa di domenica prossima, infatti, si affollano le celebrazioni legate al cerimoniale religioso con quelle pagane, che si sono tramandate nei decenni, immu-

AFP/EASTNEWS

Al via le celebrazioni della Pasqua ni al cambio di sistema politico e sociale nel Paese. In questo numero parliamo delle tradizioni della Pasqua russa attraverso i racconti delle persone comuni, i ricordi degli anziani e le emozioni dei più giovani, che mostrano come - di fronte a un appuntamento condiviso - si nascondano in realtà mille modi di viverlo. SERVIZIO A PAGINA 10

Il presidente Dmitri Medvedev preme sull’acceleratore per modernizzare il Paese. Così, da Magnitogorsk annuncia i dieci punti di un pacchetto destinato a cambiare radicalmente l’immagine del Paese. Russiaoggi.it illustra, punto per punto, le iniziative pensate per migliorare il clima degli investimenti e attirare così capitali stranieri. Si parte da alcune nuove leggi per semplificare l’attività imprenditoriale con partecipazione straniera. Tra due mesi verranno presentati i primi risultati.

REUTERS/VOSTOCK-PHOTO

La crescita sostenuta dell’economia e il formarsi di una classe media sempre più ambiziosa favoriscono il boom dell’automobile nella Federazione. Entro il 2015, la Russia diventerà il primo mercato europeo del settore, con quasi tre milioni e mezzo di unità vendute ogni

anno. Un potenziale che fa gola ai grandi gruppi internazionali dell’automobile, impegnati in questi mesi a siglare accordi pluriennali con gli operatori locali, che hanno il vantaggio di conoscere il territorio. SERVIZIO A PAGINA 4


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Attualità

SUPPLEMENTO A PAGAMENTO REALIZZATO DA ‘ROSSIYSKAYA GAZETA’ (RUSSIA) PER LA DISTRIBUZIONE CON NYT INTERNATIONAL WEEKLY

ENERGIA NUCLEARE TORNA IL TEMA DELLA SICUREZZA DEGLI IMPIANTI 25 ANNI FA LA PAURA PER L’INCIDENTE IN UCRAINA

CHERNOBYL E FUKUSHIMA TRAGEDIE ALLO SPECCHIO RUSSIA OGGI

Nell’Unione Sovietica, il 1° maggio veniva festeggiato con parate sfarzose, accompagnate da roboanti comunicati sui successi economici. Nel 1986, in occasione della giornata del lavoro, si pensò di rinnovare la tradizione provando un nuovo regolatore di tensione nella centrale nucleare di Chernobyl. Il risultato fu nefasto e le sue conseguenze furono rese più gravi dal silenzio delle autorità nei primi giorni dopo l’accaduto. Fu solo con le prime immagini diffuse dai giornalisti che l’opinione pubblica venne a conoscenza del disastro. Un quarto di secolo dopo, il nucleare è ancora di casa in Russia, anche se il suo appeal verso la cittadinanza è in calo, come rilevato daVladimir Sliviak, fondatore dell’associazione ambientalista Ecodefense. Dopo l’incidente di Chernobyl, le norme di sicurezza sono state radicalmente riviste, i reattori sottoposti a manutenzione straordinaria e a un nuovo collaudo da parte dell’Aiea (Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica). «Per poter escludere l’errore umano come causa scatenante, abbiamo introdotto sistemi intelligenti per la sicurezza passiva», spiega Igor Konyshev, dell’agenzia di Stato sul nucleare Rosatom. Ai piani alti dell’agenzia, si sentono talmente sicuri riguardo alle centrali modernizzate che il programma nucleare viene ancora esteso, dall’Europa attraverso la Turchia fino alla Cina: «La Federazione possiede oggi una fetta del mercato mondiale per le centrali nucleari pari al 20%», aggiune.

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LE CAUSE DELLA CATASTROFE

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Il reattore Rbmk aveva un coefficiente di vuoto positivo: questo significa che le bolle di vapore, che si formano nell’acqua usata come refrigerante, incrementano la reazione nucleare. Alle basse potenze, il coefficiente positivo di vuoto non è compensato da altri fattori, rendendo il reattore instabile e pericoloso.

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Lo stesso reattore presentava un difetto nelle barre di controllo, che è stato rilevato solo dopo il disastro, anche se la stessa anomalia si era verificata già nel 1983 in Lituania, su un reattore dello stesso tipo.

Più sicuro di Fukushima? Esperti di alto rango dubitano che in questa maniera l’energia atomica possa diventare davvero più sicura. È pur vero che scenari come quello di Chernobyl o di Fukushima sono difficilmente immaginabili per le centrali nucleari russe, come crede Juri Visnevski, l’ex direttore dell’agenzia per l’energia nucleare: sarebbero antisismiche fino a 9 gradi, mentre, teoricamente, in quest’area ci potrebbero essere terremoti fino 5 gradi: «Le centrali nucleari

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Le condotte dell’acqua nel nocciolo scorrevano in direzione verticale: questo creava un gradiente di temperatura (la temperatura dell’acqua aumenta salendo) nei tubi.

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Gli operatori commisero diverse violazioni delle procedure. Questo, unito alla scarsa comunicazione tra gli addetti alla sicurezza e gli operatori che dovevano condurre l’esperimento, contribuì all’incidente.

sono oggetti tecnologicamente complicati e pericolosi, qualcosa può sempre succedere», spiega Visnevski è preoccupato per i controlli: «Oggi non esiste alcun comitato che adotta con coerenza la sorveglianza nucleare», dice. La sua agenzia è stata incorporata dalla Rosatom già nel 2005. Per Sliviak, la sicurezza dell’industria nucleare russa rappresenta da tempo una spina nel fianco, puntualizza la situazione: «La Rosatom fa quello che vuole. Tranne le organizzazioni ambientaliste, non c’è nessuno che la controlla». Il fronte tra le parti è irrigidito. «Qualunque cosa gli ecologisti dicano, si tratta di bugie», ribatte Konyshev. Oltre ai comitati interni, esiste anche il Rostechnadsor, il “Servizio Federale per il Controllo Tecnico nell’Industria”,ente per i collaudo tecnico del nucleare. Sliviak non crede nel suo funzionamento. «11 dei 33 reattori sono ormai obsoleti e dovrebbero essere spenti», dice. Nel 2000 si è verificato un rapido calo della tensione elettrica nella zona di Sverdlovsk, con il rischio di conseguenze gravissime. La società russa conosce i pericoli e secondo un sondaggio il 70% dei cittadini è contro il nucleare. Ma le proteste restano sotto traccia: si è imparato a convivere con la paura.

IL SONDAGGIO

L’energia del futuro TRA 20 ANNI LE RISERVE DI PETROLIO E DI GAS SARANNO FORSE ESAURITE. QUAL È L’ENERGIA DEL FUTURO?

L’ ENERGIA ATOMICA VA AUMENTATA, MANTENUTA AI LIVELLI DI OGGI, RIDOTTA OPPURE ABBANDONATA?

GETTY IMAGES/FOTOBANK

ANASTASIA GOROKHOVA

viak. «Anzi, vuole diventare leader del settore energetico». L’energia nucleare è un business altamente redditizio: un reattore costa all’incirca 3,5 miliardi di euro, a cui si aggiungono i ricavi dalla manutenzione e dalla modernizzazione. Solo in Russia, la Rosatom vuole costruire, entro il 2020, 32 nuovi reattori, oltre ai 33 già esistenti. L’agenzia atomica punta su reattori moderni a neutroni veloci: la tecnologia sarebbe più efficiente ed ecologica rispetto ai reattori convenzionali perché il combustibile radioattivo consumato rifluirebbe nel ciclo e le scorie diminuirebbero», assicura Dmitri Medvedev. «Non dobbiamo modernizzare quelli vecchi, ma costruire reattori moderni», è stato il suo impegno.

Legislazione L’emergenza in Giappone non modificherà le politiche della Federazione

Cremlino, nessun passo indietro sulle centrali I reattori nucleari russi sono tra i più nuovi al mondo: secondo i dati diffusi da Bloomberg, infatti, la loro età si aggira in media sui 19 anni, contro i 30 degli Usa e i 26 dell’Ue.

LA FRASE

Sergei Bubnov ANALISTA

Grandi affari in gioco

BEN ARIS

Il Paese va controcorrente rispetto alla tendenza internazionale, però con una propria logica: «Il petrolio e il gas naturale diventeranno sempre più cari e un giorno si esauriranno. La Russia, però, non vuole perdere la sua quota di mercato come importante fornitore di energia», spiega Sli-

RUSSIA OGGI

Nessun passo indietro sulle politiche nucleari. L’incidente al reattore di Fukushima non modificherà le politiche del Cremlino sul versante dell’energia nucleare. L’impianto giapponese, costruito trentotto anni fa, era uno dei più vecchi rimasti in funzione, e malgrado il suo

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La crescita dell’energia nucleare nei prossimi anni sarà in larga parte dovuta ai Paesi emergenti. Dei 72 impianti in via di progettazione, 48 saranno localizzati tra Cina, Russia, Corea del Sud e India. La Russia è il Paese che più di tutti punta su questa tecnologia”

smantellamento fosse stato previsto per quest’anno, la sua licenza era stata rinnovata per un altro decennio. Tra le economie emergenti, la Russia è il Paese che più di ogni altro fa affidamento sul nucleare, cui si deve il 16% di tutta l’energia prodotta a livello nazionale. Nonostante le proteste delle associazioni ambientaliste, il ritorno del caro-petrolio potrebbe favorire la costruzione di nuove centrali. Vasily Nikonov, funzionario del ministero dell’Energia russo, ha dichiarato che l’aumento del proprio fabbisogno energetico

richiede la costruzione di 18 nuovi impianti nucleari e idroelettrici. Un ragionamento condiviso dal premier Putin e dai leader di Bielorussia, Ucraina e Turchia: tutti Paesi che hanno recentemente acquistato dalla Russia degli impianti nucleari. A breve dovrebbe essere firmato un nuovo accordo per la realizzazione di una centrale in Bangladesh, per un costo di due miliardi di euro. Segno che questo è un business anche sul fronte dell’export. Molto difficile, quindi, che un giorno si possa tornare indietro abbandonando il nucleare.

AFP/EASTNEWS

Negli ultimi anni la Russia ha investito miliardi per rendere sicure le sue centrali. E anche dopo la tragedia in Giappone, c’è chi continua a puntare sull’atomo.

In alto, un’immagine dal Giappone dopo lo tsunami che ha coinvolto anche la centrale di Fukushima. Al centro e sotto, due foto da Chernobyl. Fu solo con le notizie e le immagini diffuse dai giornalisti che il mondo venne a conoscenza della tragedia. I cui effetti, sono ancora lontani dall’esaurirsi. Gli scienziati stimano che, nella zona adiacente all’impianto, gli indici di radioattività non scenderanno sotto la soglia di rischio prima di 900 anni.


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1986, cronaca del disastro 25 APRILE 01:06 • Comincia a ridursi la potenza del reattore (margine operativo di reattività pari a 31 bar) e i tecnici vengono allertati.

STORIA

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L’interno di una casa abbandonata nei dintorni della centrale

Quei corpi congelati nella Foresta Rossa

03:47 • La potenza termica del reattore viene graduamente ridotta e stabilizzata fino al 50% della potenza nominale (1600 mw termici).

15:20–23:10 • Si predispongono i test sull’unità del reattore. La potenza termica del reattore viene costantemente ridotta fino a scendere a 720 mw termici.

AP

26 APRILE 00:41–01:16 • Viene disabilitato dalla rete il secondo turbogeneratore, parte integrante della struttura dell’unità, per ridurre al minimo le vibrazioni.

01:23:43 • Risuonano gli allarmi durante la fase di accelerazione e innalzamento di potenza del reattore. Viene disattivata la prima coppia di pompe “con perdite”. 01:23:48 • Recupero delle uscite delle pompe principali con perdite fino a valori vicini alla fonte. Ulteriore aumento della pressione e del livello dei tamburi-separatori. 01:23:49 • Segnale di allarme “Aumento della pressione nello spazio del reattore (rottura del canale tecnologico)”. Poi il segnale di “Assenza di tensione”. 01:24 • Nel libro-giornale l’ingegnere responsabile della sicurezza del reattore annota le esplosioni. Le radazioni si propagano nell’aria dando il via al disastro.

Ecco dove sono gli impianti

OLGA MATVEEVA

C

entinaia di migliaia di persone pagano ancora le conseguenze del disastro di Chernobyl, come si ascolta dalle loro testimonianze. Alexander Antonov è uno di loro, anche se a lui è andata meglio di altri. Ci accoglie seduto al tavolo di cucina con una giacca grigia un po’ consumata e un paio di jeans. Fuma una sigaretta dopo l’altra. Ha lavorato a lungo come giornalista: adesso, 64enne, è in pensione. «Con Chernobyl ho capito cos’è una guerra», commenta. Ricorda la frenesia dei soccorsi ai quali ha partecipato e i morti a decine tra i soccorritori. «Quando divenne evidente che tutti loro sarebbero morti, fu deciso di chiamare i riservisti quarantenni», racconta Antonov, «nella considerazione che non avevano molto altro da chiedere alla vita». Il giornalista fu uno di loro. Una sera del gennaio 1987 trovò due inviati militari davanti alla sua porta che gli ordinarono di presentarsi la mattina successiva al comando militare. Antonov capì subito di cosa si trattava. Non c’era scampo. Pochi giorni dopo era già alla guida di un camion militare per la “foresta rossa”,come venne soprannominata per il colore assunto dalle piante colpite dalle radiazioni. Antonov è ancora vivo per una coincidenza: l’esercito cercava qualcuno che sapesse battere a macchina per scrivere i rapporti e lui si propose. Rimase a svolgere questo lavoro per 50 giorni, e solo tre volte andò alla centrale. Per arrivarci bisognava passare davanti ai bacini di raffreddamento. «Non potevo credere ai miei occhi quando all’improvviso vidi due pescatori congelati come statue di ghiaccio». Notò anche che la maggior parte dei soldati non portava le maschere di protezione obbligatorie, anche se tanti oggetti intorno erano pesantemente contaminati. Nonostante abbia avuto salva la vita, Antonov soffre di disturbi alla pelle. Ma, tutto sommato, riconosce di essere stato fortunato: nella sua mente si sovrappongono ancora i ricordi dei compagni di lavoro con i volti sfigurati dalle radiazioni, i corpi resi irriconoscibili dalle conseguenze dell’esposizione ai siti altamente inquinanti. A.G.

FONTE: ROSENERGOATOM

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Reportage Tra checkpoint e alimenti contaminati

Viaggio nella Zona Proibita Quello che resta 25 anni dopo mo le prove della corruzione, naturalmente, ma il progetto ne presenta tutti i sintomi» commentaVladimir Tchurpov, direttore del dipartimento energetico di Green Peace Russia, facendo riferimento alle centinaia di migliaia di euro già inghiottite da un cantiere che stenta a decollare. Il direttore della zona proibita,Volodymyr Kholocha, tiene a precisare che oggi mancano 600 milioni di euro dei 1,5 miliardi necessari alla costruzione di un nuovo sarcofago. Ma gli esperti denunciano anche le vistose carenze strutturali del progetto: «L’obiettivo principale della nuova copertura, previsto dalla Costituzione ucrai-

L’Ucraina è sempre alle prese con le conseguenze dell’incidente avvenuto nella centrale di Chernobyl, considerata la più grave catastrofe nucleare della storia. VERONIKA DORMAN RUSSIA OGGI

Per entrare nella “zona proibita”– che circonda il reattore numero 4 esploso nella notte tra il 25 e il 26 aprile 1986 e ha un raggio di trenta chilometri – occorre passare attraverso un checkpoint. A circa 15 chilometri dalla centrale, c’è una stazione di polizia: ci si ferma e a questo punto bisogna firmare un modulo in cui ci si assume l’intera responsabilità dei rischi ai quali va incontro. Avvicinandosi al reattore danneggiato, ricoperto dalla fine del 1986 con un sarcofago realizzato in tutta fretta, i dosimetri impazziscono, mostrando un livello di radiazioni di decine di volte superiore alla norma. Ma le guide dell’agenzia Chernobyl Interinform, che gestisce e controlla la zona, rassicurano: «La dose di radiazioni che si assorbe in una giornata trascorsa qui è inferiore a quella di una radiografia dentale», spiega Juri Tatarchuk, che lavora in questo luogo dal 1998 e vuole evitare allarmismi ingiustificati, che spesso si diffondono nell’opinione pubblica. Non lontano dal reattore, alcuni pali d’acciaio si innalzano verso il cielo: si tratta del cantiere del nuovo sarcofago che dovrà ricoprire quello vecchio, diventato fatiscente. Il progetto va avanti dal 2007 per opera del consorzio francese Novarka e fa discutere. «Non abbia-

Dopo un quarto di secolo continuano i problemi di salute per quanti vivono nei pressi della centrale na, era di permettere lo smantellamento del vecchio sarcofago e l’estrazione dei combustibili nucleari al suo interno» spiega Nikolay Karpan, ingegnere della centrale dal 1969 e in seguito liquidatore delle conseguenze dell’incidente dal 1986 al 1989, attualmente direttore dei programmi di perizia del Partito nazionale di Chernobyl. «Invece, quel proposito è stato completamente abbandonato e l’attuale progetto è solo un guscio vuoto, un semplice hangar che non prevede smantellamento alcuno, né tanto meno permette di tutelare chi lavorerà al suo interno. Ora come ora, il pericolo è nella pol-

La lotta contro le radiazioni Dopo l’incidente di Chernobyl, il governo sovietico inviò personale da tutta l’Urss per i lavori di sgombero. I liquidatori – vigili del fuoco, tecnici, militari, operai e piloti d’elicottero – avevano il compito di decontaminare la zona e costruire un sarcofago di cemento armato intorno al reattore distrutto. Non si sa ancora con certezza il numero delle vittime tra quei lavoratori.

RIA NOVOSTI

GETTY IMAGES/FOTOBANK

14:00 • Il sistema di raffreddamento del nocciolo di emergenza (Ecce) viene disattivato dal sistema di circolazione. Il test di sicurezza viene differito.

Uno dei liquidatori al lavoro dopo l’esplosione del reattore

COMMENTO

Non è tutto oro ciò che luccica Bulat Nigmatulin ESPERTO ENERGETICO

Dopo Chernobyl occorreva imparare la lezione e cambiare registro. In realtà l’agenzia per il nucleare Rosatom continua a non essere gestita da esperti. In una situazione critica sarebbero in grado di prendere le decisioni giuste? Oltre all’enorme potenziale di pericolo, l’energia nucleare rappresenta anche il benessere perché la prosperità si acquisisce soltanto con l’energia. Spesso si mettono in risalto solo i vantaggi e non anche i rischi dell’attuale mix energetico. Non ci si è occupati, ad esempio, delle enormi perdite di energia nelle centrali convenzionali e nella rete elettrica, poiché lo Stato preferisce investire in centrali nucleari, così come si punta poco sulle energie rinnovabili, che hanno grandi prospettive di crescita.

Bulat Nigmatulin è stato direttore dell’Istituto di ricerca sulla Sicurezza delle Centrali Nucleari

vere radioattiva, che provoca irradiazione interna quando è inalata». A un quarto di secolo dalla catastrofe, è ancora l’assorbimento degli elementi radioattivi a minacciare più di qualsiasi altra cosa i residenti. Da allora gli abitanti dell’intera regione sono esposti alle radiazioni tramite il cibo: funghi, bacche e latte delle vacche che pascolano liberamente sono portatori di radionuclidi. Oggi dal 70 al 95 per cento delle irradiazioni è interna. «Il vero problema è che la popolazione si nutre da anni di alimenti contaminati» si dispera Olga Vassilenko, dottore del centro medico francese di Kiev. E sono in tanti a pensarla esattamente allo stesso modo. A soffrire più di tutti sono i bambini: quelli che vivono nelle zone contaminate hanno un sistema immunitario debole e presentano spesso problemi di crescita.


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Economia

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Sotto, una catena di montaggio. Per i prossimi anni, previsti molti investimenti stranieri

Auto Forte incremento degli acquisti

LA NOTA

Può essere una crescita provvisoria

Mosca torna nel mirino delle grandi aziende

Entro il 2015, la Russia dovrebbe essere il primo mercato europeo dell’automobile con quasi 3 milioni e mezzo di unità vendute. Un traguardo inimmaginabile solo qualche anno fa, e reso possibile dal formarsi della classe media nel Paese e dal contemporaneo rallentamento della domanda nell’Europa Occidentale. Oggi a Mosca ci sono 250 auto per abitante, metà rispetto alle principali capitali dell’Europa Occidentale, ma il doppio rispetto ai piccoli centri della Federazione. E le stime vengono aggiornate di mese in mese al rialzo. A conferma delle potenzialità espresse dal mercato locale ci sono gli accordi siglati negli ultimi mesi dalle multinazionali dell’automobile, a caccia di partner locali per crescere attraverso la produzione interna, aggirando così le barriere in arrivo sulle importazioni. Infatti, presto il Cremlino aumenterà i dazi per ogni operatore che non aumenterà la produzione di auto a 300mila unità l’anno. La gara è iniziata con le modifiche al regime fiscale entrate in vigore il 1° marzo, relative alla stretta sulla componentistica proveniente dall’estero. Degli otto produttori internazionali già operan-

LA FRASE

Warren Brown BROWN CONSULTING

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Nell’anno in corso le vendite di automobili in Russia raggiungeranno i 2 milioni e 250 mila unità, con un aumento del 18% rispetto al 2010. Una simile crescita è resa possibile dai cambiamenti positivi intevenuti in campo economico. La crescita del pil, stimata al 4%, sembra contenuta, se confrontata con quella degli altri Paesi compresi nel novero dei Bric”

IL NUMERO

3,5 Sono, in milioni, le automobili che secondo le stime saranno vendute nella Federazione Russa nel 2015. Un incremento dovuto alle richieste della classe media.

ti in Russia, sei hanno presentato proposte, e gli accordi per nuovi investimenti dovrebbero essere firmati entro giugno, ha rilevato Alexander Rakhmanov, direttore del dipartimento di Ingegneria automobilistica e agricola presso il ministero russo dell’Industria e del Commercio, che ha supervisionato il processo. «Non ci aspettavamo una risposta così forte da parte dei produttori», ha aggiunto. Lo Stato ha concesso un regime fiscale agevolato e l’interruzione dei dazi sull’importazione per le imprese straniere intenzionate a costruire stabilimenti nella metà del decennio scorso, e molti gruppi automobilistici ne hanno tratto beneficio – i più grandi si trovano a San Pietroburgo e Kaluga – mentre la produzione di marchi esteri nelle fabbriche russe è cresciuta al punto che le compagnie internazionali hanno messo a dura prova nel 2008, anche se per breve tempo, il primato dei principali produttori nazionali, vale a dire Avtovaz e Gaz. Ora il Cremlino è impegnato per completare la riforma di un settore che impiega ben più di un milione di persone. Se la Russia accederà all’Organizzazione mondiale del commercio quest’anno, dopo 16 anni di tentativi, dovrà abolire tutti i dazi ancora in vigore e questo costituirà una sfida impegnativa, che tuttavia la Federazione appare oggi in grado di vincere. La crescita del mercato automobilistico è tra i fiori all’occhiello con cui il Cremlino si presenta agli investitori esteri, interessati a capire se l’annunciata modernizzazione dell’economia trova riscontro nei fatti. Ma le ricadute sono molto importanti anche sul fronte dell’occupazione: «Per ogni

piu’ contenuto multimediale

nuovo design iscrizione all’e-paper

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RUSSIA OGGI

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Impennata nelle vendite per Daewoo e Kia TRA LE CASE CON MAGGIOR SUCCESSO ANCHE BMW, SUZUKI E UAZ . IN FORTE CALO OPEL, FORD E MITSUBISHI

arei cauto con i trionfalismi perché i dati di vendita in Russia comprendono anche i veicoli commerciali leggeri e perché vanno letti anche alla luce della componente rottamazione. Con questo non voglio mettere in dubbio la crescita in atto, ma solo evitare che si brindi già al primato prossimo venturo. Anche perché la crisi è stata dura e le vendite del 2010 (1,92 milioni di pezzi) non hanno ancora raggiunto i livelli del 2008 (2,08 milioni). Considerando l’effetto residuo del programma di rottamazione, il mercato del 2011 dovrebbe raggiungere i livelli del 2008 e forse riuscirà anche a superarli (si viaggia verso i 2,2-2,3 milioni di unità). Per altro, a quanto pare, il governo è disposto a prolungare la durata del programma, perciò la crescita potrebbe risultare più netta. Non credo che le nuove regole previste per i produttori stranieri comporteranno una crescita dei prezzi: il nostro non è ancora un mercato maturo e la concorrenza resta elevata. Il mercato, in generale, è determinato dalla domanda e dall’offerta. Se qualcuno non sarà in grado di adeguarsi ai nuovi requisiti, i concorrenti prenderanno il suo posto. Nel suo insieme, l’offerta ne risentirà in maniera molto contenuta. Preparato da Anton Kutuzov

PARTNERSHIP

I tre modelli più diffusi nella Federazione

Le multinazionali ora corteggiano i produttori locali ITAR-TASS (3)

BEN ARIS

ANALISTA

Leader assoluta delle vendite in Russia per il 2010 rimane la Lada: nel periodo considerato sono state vendute circa 221mila auto.

La coreana Kia in un solo semestre ha venduto 45.700 auto, conquistando così il secondo posto tra i costruttori internazionali.

Al terzo posto si piazza la Renault - 42mila unità - confermando il peso della casa automobilistica francese.

posto di lavoro che creiamo nel settore automobilistico, ne vanno aggiunti altri 16 in ambiti complementari, spiega Rakhmanov, aggiungendo che la spinta della domanda è anco-

ra forte, per cui non ci sono rischi di saturazione a breve per il mercato. I recenti investimenti stranieri nel mercato russo delle auto contribuiranno in modo signi-

ficativo ad accelerare la crescita e anche a migliorare la produttività dell’industria locale, facendo leva sull’esperienza e il know-how maturati in altri mercati.

VIKTOR VASENIN_RG (3)

Il formarsi della classe media fa crescere rapidamenti i consumi delle famiglie. I grandi gruppi internazionali hanno fiutato le potenzialità e stanno investendo nel Paese.

Aleksei Zakharov

TUTTE LE FOTOGALLERY CON LE AUTO RETRÒ PIÙ CELEBRI SUL NOSTRO SITO: RUSSIAOGGI.IT

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oro per un anno in Mi è stato offerto un lav ni ci sono per la cozio op di o tip Russia. Che miei familiari? dei pertura medica mia e

L’interesse dei grandi gruppi internazionali per il mercato russo dell’auto è testimoniato dai recenti accordi commerciali nel settore. Negli ultimi mesi, le statunitensi Ford e General Motors, la tedesca Volkswagen e la giapponese Toyota hanno annunciato investimenti per diversi miliardi di euro con l’obiettivo di incrementare la produzione locale. In tutti i casi si è trattato di accordi con operatori locali, che conoscono il territorio. In particolare, Ford ha raggiunto un accordo con Sollers, che di fatto ha interrotto le trattative in corso tra quest’ultima e Fiat. L’azienda torinese ha fatto sapere, comunque, che non rinuncerà a crescere nel mercato locale. Resta da decidere se lo farà da sola o cercherà nuovi partner.


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Investimenti Dopo McDonald’s e la Coca Cola, George Cohon porta in Russia anche il Cirque du Soleil

IN BREVE

Se il progresso passa dal circo

Il sommerso è al 16% del Pil

Tanti ricordano ancora il gennaio del 1990 quando in Piazza Pushkin a Mosca aprì la prima filiale di McDonald’s. Erano venuti in 30mila a curiosare, aspettando per ore.

I NUMERI

14 anni sono stati necessari per ottenere tutte le autorizzazioni e portare McDonald’s in Russia

ARTEM ZAGORODNOV RUSSIA OGGI

40 REUTERS/VOSTOCK-PHOTO

VASILY SHAPOSHNIKOV_KOMMERSANT

Sono i milioni di euro che dovrebbero essere destinati al progetto per il Cirque du Soleil

280 George Cohon mentre mangia un hamburger in uno dei ‘suoi’ McDonald’s

L’uomo d’affari canadese ha ingaggiato Elton John per le musiche dello spettacolo teatrale

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George Cohon, chi era costui? Se un cittadino comune ponesse una domanda del genere, non ci sarebbe da sorprendersi. Più difficile, invece, che lo stesso non conosca quello che lui ha portato in terra russa. Ai tempi dell’Unione Sovietica, il canadese di origini americane si è infatti reso protagonista dello sbarco nella Federazione dei marchi più famosi del mondo, vale a dire Coca Cola e McDonald’s. E lo ha fatto adottando una ricetta semplice: non imporre al mercato locale il modello occidentale, ma adattarlo alle esigenze locali attraverso l’ascolto dei consumatori, il coinvolgimento delle istituzioni, la ricerca di collaboratori validi in loco. I fatti gli hanno dato ragione. Al contrario della maggior parte dei manager occidentali, che ha sofferto l’avventura russa. Tutto ha inizio, nel lontano 1976 alle Olimpiadi di Montreal. All’epoca capo di McDonald’s Canada, Cohon conosce per caso una delegazione sovietica. E subito inizia a maturare dentro di sè l’idea audace di instaurare una catena di fast food dall’altra parte della cortina di ferro. Dopo dodici anni di “diplomazia dell’hamburger”, la direzione della città di Mosca gli concede il permesso di aprire un ristorante. Attualmente Cohon gestisce in Russia 280 punti vendita, con 25mila dipendenti. Sono 850mila i clienti che quotidianamente frequentano i templi del fast food, un numero

In alto, l’inaugurazione del primo McDonald’s a Mosca Sopra un’immagine di scena del Cirque du Soleil

maggiore rispetto agli Usa. L’80% dei prodotti deriva dalla produzione locale, qualcosa viene addirittura esportato in Germania. Adesso Cohon sta progettando un nuovo colpo: insieme a suo figlio Craig porterà in Russia il Cirque du Soleil, mettendo in campo un investimento da 40 milioni di euro per due teatri. Per la musica dello spettacolo “Zarkana” ha scritturato Elton John. Ci sono voluti 14 anni per far sbarcare McDonald’s in Russia, quattro anni

per la Coca Cola, bastano otto mesi per avviare il progetto del Cirque du Soleil. Cohon afferma: «Ero qui quando nel 1993 i carri armati spararono sulla Casa Bianca di Mosca mentre noi continuavamo a fare affari». L’ultimo contratto l’ha firmato al Cremlino due ore prima dell’attacco terroristico all’aeroporto Domodedovo. Cohon vede con ottimismo il futuro della Russia e chiede maggiore pazienza riguardo allo sviluppo politico del Paese. E’ convinto che «entro 20 anni accadranno tante cose: il ceto medio imparerà a esigere i propri diritti, l’economia si trasformerà con il baricentro che passerà dalle materie prime all’high tech. Questo processo è già iniziato». A questo punto non resta che seguirlo.

Non solo vodka, cresce l’importazione di whisky

ROLAND OLIPHANT THE MOSCOW TIMES

I venditori ambulanti di vodka dicono di aver assistito negli ultimi anni a un cambiamento lento, ma costante nei gusti: l’abbandono della tradizionale vodka, a favore degli aromi dolcemente fumosi del whisky scozzese. «Il gin ha subito una battuta d’arresto, la tequila anche, il cognac è statico, mente le importazioni di whisky continuano a crescere», spiega Erkin Tuzmukhamedov, sommelier esperto di whisky.

Tra le varie tipologie di questa bevanda è soprattutto lo scotch - che viene prodotto dalla Scozia e che molti considerano la varietà più genuina - a vivere un momento d’oro: nel 2010, infatti, le esportazioni sono aumentate del 12% rispetto all’anno precedente. La Russia è il più grande mercato globale dei superalcolici, basti pensare che nel 2009 sono state consumati 275 milioni di casse da nove litri. Il whisky è ancora distante dai vertici delle vendite di bevande, ma sta recuperando rapidamente terreno dal 1992, anno in cui Eltsin decise per la liberalizzazione dell’import. Negli ultimi dieci anni, la ven-

dita di superalcolici importati è cresciuta di 40 volte, trainata dall’aumento dei redditi e dalla crescita della classe media. E anche i gusti si sono avvicinati a quelli dei consumatori occidentali. Questa situazione mette a dura prova i produttori russi di vodka, che ora sono costretti a ripensare il proprio business per cercare nuove fonti di diversificazione. Soprattutto alla luce del mutamento di clima verso i consumi di alcolici: infatti, il Cremlino sta alzando progressivamente l’accise sulla produzione di alcolici nell’ambito di una campagna per contrastare il fenomeno dilagante dell’alcolismo.

RESS PHOTOXP

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Tutto il mondo è paese, verrebbe da dire. Il peso del sommerso si fa sentire anche nell’economia russa. Secondo quanto dichiarato da Aleksandr Surinov, responsabile dell’Ufficio statistico pubblico Rosstat, l’economia in nero incide nella Federazione per il 16% della ricchezza prodotta ogni anno. Il sommerso, ha proseguito il ricercatore, avrebbe assunto livelli allarmanti anche sul fronte occupazionale, tanto che sfuggirebbero alle rilevazioni ufficiali sui contributi all’incirca 13 milioni di persone, vale a dire tra il 17 e il 18% della popolazione attiva. Allo studio del Cremlino ci sono azioni di sistema per contrastare il fenomeno.

Il successo del vino italiano

ristoranti McDonald’s sono attualmente aperti nel Paese: tutti gestiti da George Cohon

Consumi La fine del monopolio decretata nel ‘92 ha aperto le porte alla bevanda prodotta in Scozia

Una sfida che mette a dura prova i produttori russi, costretti anche a fronteggiare l’innalzamento delle accise.

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STOCK FOOD/FOTODOM

Il vino italiano conquista i russi. Lo scorso anno le bottiglie prodotte nella Penisola hanno registrato un boom delle esportazioni verso la Federazione: un +56% contro il +16,3% verso la Germania e il +14,4% verso gli Stati Uniti. I dati sono stati comunicati dalla Cia (Confederazione Italiana Agricoltori) e mostrano il grande interesse dei consumatori russi verso le bevande italiane. Una tendenza che trova conferma nei frequenti scambi tra delegazioni imprenditoriali dei due Paesi alla ricerca di collaborazioni in campo commerciale.

I ministri nei cda sono incompatibili

Il 6% beve alcolici tre volte a settimana ITAR-TASS

Il presidente Dmitri Medvedev ha inviato in una lettera al premierVladimir Putin contenente i nomi dei ministri che siedono nei cda di grandi società pubbliche. A Putin viene chiesto di premere su di loro perché scelgano quale dei due inc a r i c h i m a n t e n e re . G l i stranieri, spiega Medvedev, non si fidano dell’intreccio tra economia e politica in Russia, e le istituzioni devono attivarsi senza esitazioni per evitare il cortocircuito.


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Mercati Crescono le preoccupazioni tra gli analisti

Il boom degli Etf rischia di favorire la bolla finanziaria TIM GOSLING RUSSIA OGGI

Le Borse dei mercati emergenti e le asset class di nicchia a disposizione anche del piccolo risparmiatore e senza costi eccessivi. È la rivoluzione resa possibile dalla diffusione degli Etf, strumenti che consentono di investire - con un solo versamento - su una pluralità di titoli sottostanti. Un po’ come i fondi comuni, ma con la particolarità di non movimentare il portafoglio: cosa che permette di praticare commissioni più contenute, tra lo 0,3 e lo 0,8%. Inoltre, essendo quotati, gli Etf possono essere acquistati e venduti negli orari normali di apertura dei listini, con valorizzazione immediata dell’operazione. Proprio il boom degli Etf preoccupa tuttavia gli analisti. Infatti, la corsa scatenata all’acquisto di prodotti che hanno per sottostanti i principali indici russi rischia di creare una bolla sui mercati, che potrebbe scop-

piare da un momento all’altro. La Borsa di Mosca è reduce da una corsa senza soste (+150% nel 2009 e +225% nel 2010), trainata anche dalle buone prospettive del pil, che tuttavia è sempre più dipendente dal petrolio. «Le sviluppo parallelo degli Etf e delle motivazioni addotte per investire nei mercati emergenti ha prodotto fin qui risultati strabilianti» dice Chris Weafer, responsabile delle strategie di Uralsib a Mosca. «Gli Etf hanno riscosso un forte interesse presso gli investitori desiderosi di attingere ai mercati in forte crescita, in quanto possono offrire un’ampia diversificazione e la possibilità di investire in aree specifiche».

La borsa è reduce da una corsa senza soste negli ultimi due anni. Ma ora si teme una rapida discesa Le performance di Borsa indicano che la Russia sta attirando investimenti finanziari dal mondo occidentale: per il fund tracker Epfr Global, nella sola ultima settimana di marzo i nuovi flussi in entrata hanno

PARERI

Chris Weafer RESPONSABILE DELLE STRATEGIE DI URALSIB

"

Per molti aspetti lo sviluppo parallelo degli Etf e dei mercati emergenti è stato una felice coincidenza. Gli Etf hanno riscosso un forte interesse presso gli investitori desiderosi di attingere ai mercati in forte crescita, in quanto possono offrire un’ampia esposizione oppure “drill down” in aree specifiche"

Liam Halligan

REUTERS/VOSTOCK-PHOTO

I listini emergenti sono reduci da un biennio di forte crescita, in parte dovuta al boom degli Etf. Ma tra gli esperti cresce il timore che si siano raggiunti livelli insostenibili.

Un’immagine della Borsa di Mosca. Negli ultimi anni si è registrato un forte aumento degli scambi

3

RAGIONI PER INVESTIRE CON GLI ETF

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Sono strumenti trasparenti e semplici da comprendere anche da parte del risparmiatore che non ha conoscenze finanziarie avanzate. Si tratta di un valore aggiunto importante dopo la crisi di fiducia post-recessione.

2

Consentono, con un solo versamento, di investire su una pluralità di sottostanti. Questo approccio è il migliore per ridurre il rischio totale del portafoglio e puntare a una crescita sostenibile nel tempo.

3

Sono meno costosi rispetto ai fondi comuni - anche della metà - perché non si affidano alla gestione attiva dei professionisti. E i risultati passati dicono che questo spesso porta a rendimenti migliori per i risparmiatori.

CAPO ECONOMISTA DI PROSPERITY CAPITAL

"

Il mercato russo finora è stato destinataio di investimenti inferiori alla media degli emergenti, dopo la stretta creditizia in Occidente. Avendo assorbito molto meno hot money occidentale, la Russia è meno esposta alle speculazioni e al più generico passaggio dai mercati emergenti con successivo ritorno verso il mondo sviluppato"

Andamento dei mercati finanziari tra il 18/2 e il 18/3

raggiunto i 216 milioni di euro rispetto ai 139 della settimana precedente, segnando così una performance positiva per la quindicesima settimana consecutiva. «Chi investe in Etf continua ad aumentare la propria esposizione sulla Russia. Quasi tutti gli afflussi verso i fondi russi provengono da Etf nazionali, proseguendo così nel trend avviato alla fine dell’anno scorso» dice Weafer. Proprio la vicinanza tra gli Etf e i titoli azionari, quanto a liquidità e facilità di negoziazione, rende i fondi passivi uno strumento ideale per la speculazione. In sostanza, quello che in gergo finanziario si definisce “hot money”, ovvero una strategia mirante a ottenere guadagni in tempi rapidi. «Il mercato di Mosca al momento si differenzia rispetto al trend generale. Avendo assorbito molto meno hot money occidentale, è meno esposta alle speculazioni e al più generico passaggio dai mercati emergenti con

cente, dovrebbe portare a diffidare dai facili entusiasmi: quando sui mercati c’è troppo ottimismo, il pericolo di un crollo improvviso potrebbe essere dietro l’angolo. «Questi flussi nei fondi sono molto sensibili nei confronti dei trend dei prezzi del petrolio e di altre materie prime. Questo accresce il rischio di una grande instabilità dei mercati» dice Weafer. Un segnale preoccupante è arrivato dal Market Vectors Russia, il più importante fondo comune d’investimento russo quotato negli Usa, che secondo quanto rilevato da Bloomberg a fine febbraio ha bruscamente aumentato la sua vendita allo scoperto di fondi russi. Segno che, evidentemente, i gestori professionali vedono concretizzarsi il rischio di una brusca correzione e prendono posizione vendendo titoli che non possiedono in portafoglio, con la prospettiva di riacquistarli a prezzi più convenienti.

Sotto accusa le “Hot Money”, operazioni alatamente speculative che mirano ad un guadagno immediato successivo ritorno verso il mondo sviluppato» dice Liam Halligan, capo economista di Prosperity Capital Management. Inoltre, anche i piccoli risparmiatori europei hanno acqu i s t a t o i n m a s s a E t f focalizzati sui listini russi, a volte di propria iniziativa, altre su input dei propri consulenti finanziari. «Il boom di fondi passivi sulla Russia è dovuto anche al fatto che il Paese è sempre più citato da gli investitori professionali tra i mercati con maggiori di potenzialità di crescita nell’anno in corso e nel prossimo» precisa Halligan. Resta da capire, tuttavia, la sostenibilità del trend in corso. La storia finanziaria, anche re-

IN BREVE

Le nuove strategie di Deutsche Bank Per competere con gli operatori locali

Truffe allo Stato, in fuga banchiere

Richmond punta sulla capitale

Il presidente della Banca di Mosca, Andrei Borodin, ha lasciato la Russia nei primi giorni di aprile. Il manager teme di essere incriminato per una sospetta maxi frode legata a un prestito emesso a favore della moglie dell’ex sindaco della capitale, Elena Baturina. Le indagini si concentrano sulla sottrazione di una somma pari a 327 milioni di euro.

Richmond, marchio satellite del gruppo Moschillo, ha inaugurato il suo primo store monomarca in Russia all’interno del luxury shopping centre Crocus city hall di Mosca. La scelta rientra nella strategia dell’azienda italiana di puntare sui mercati emergenti, a cominciare proprio della Russia, che mostra grande interesse per il made in Italy.

NICK WATSON RUSSIA OGGI

di semplificare la struttura organizzativa, anche per fronteggiare la competizione crescente da parte degli operatori locali. L’arrivo sul mercato di Vtb Capital ha rappresentato una seria sfida per le banche di investimento esistenti, tanto che lo scorso anno è diventata la più grande del settore tra quelle operanti in Russia. A questa si è aggiunta nei mesi scorsi Sberbank, con l’annuncio della prossima acquisizione della banca d’investimento Troika Dialog per 1 miliardo di euro. Rispetto a qualche anno fa, lo scenario per le banche internazionali presenti nel Paese appare oggi molto più complicato.

Wind diventa tutta russa

GETTY IMAGES/FOTOBANK

Deutsche Bank riorganizza la propria presenza in Russia per fronteggiare il nuovo scenario economico che va emergendo nel post-crisi. Il gruppo tedesco ha annunciato la dismissione del brand Zao Securities Deutsche, specializzato nel brokeraggio e nel private equity. L’intento è accentrare le attività per «fare un uso più efficiente delle opportunità che si stanno aprendo nel mercato

finanziario», secondo quanto dichiarato dai vertici societari. La decisione porta a termine la fusione con la banca di investimento United Financial Group, che Deutsche Bank ha acquisito nel 2006. Il prossimo anno Deutsche Bank festeggerà 130 anni di operatività in Russia, ma ha cominciato ad assumere dimensioni di rilievo nel Paese solo dal 1998, con l’apertura della divisione commerciale. Deutsche Bank è stata tra le poche banche internazionali che ha continuato a fare assunzioni anche durante la crisi per tener fede ai suoi progetti di espansione. A questo punto è giunto il momento

E’ stata completata l’acquisizione di Wind da parte di Vimpelcom. Gli azionisti russi hanno dato il via libera all’acquisizione da 4,3 miliardi di euro, rilevando l’azienda dal gruppo del magnate egiziano Naguib Sawiris. L’operatore telefonico operante in Italia conosce così il suo terzo proprietario, considerando anche il controllo iniziale da parte dell’Enel.

LORI/LEGION MEDIA

La banca è presente sul territorio russo da 130 anni. E dal 1998 ha iniziato ad avere una posizione di rilievo.

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Credito L’istituto tedesco semplifica la struttura societaria


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Se si punta sulla moda per investire in Asia

MAX AVDEEV (3)

L’analisi Mosca rappresenta un ponte per la crescita dei nuovi stilisti italiani Contenuti multimediali su www.russiaoggi.it

Due momenti di una sfilata Iceberg. Secondo i dati Istat la Russia figura tra i primi dieci acquirenti di moda maschile italiana

BIOGRAFIA

COMMENTO DELL’ESPERTO

Paolo Gerani

Il made in Italy può sfondare Tatiana Souchtcheva SOCIETA’ ITALIA

Il direttore creativo di Iceberg, Paolo Gerani, parla delle prospettive del mercato russo. E traccia paragoni con l’entusiasmo italiano di qualche decennio fa. LUCIA BELLINELLO RUSSIA OGGI

«Il mercato russo? Forse abbiamo trovato un nuovo El Dorado». Parole di Paolo Gerani, 48 anni, direttore creativo di Iceberg, nei giorni scorsi ospite con la sua nuova collezione Autunno Inverno 2011-2012 al Mercedes-Benz Fashion Week di Mosca, appuntamento clou per l’alta moda russa. «La Russia, insieme al Medio Oriente, rappresenta la nuova frontiera per la moda italiana», spiega Gerani al termine della sfilata. «D’altronde qui i soldi ci sono. E ce ne sono tanti». Ma questo El Dorado, a quanto pare, Gerani lo aveva scrutato all’orizzonte già diversi anni fa, decidendo di aprire proprio a Mosca due nuovi negozi che, insieme ai punti vendita di Kiev, Dubai e Riyadh (quest’ultimo in Arabia Saudita), gli hanno spalancato le porte sui nuovi mercati emergenti.Tutt’altro che avari. «L’entusiasmo che si percepisce in questi Paesi»,

dice, «mi ricorda l’atmosfera che su respirava da noi in Italia 30 anni fa: le prime sfilate, i progressi delle grandi firme. Il tasso di crescita di questi mercati è buono. Da noi invece la crescita è bassa, se non addirittura negativa. E, a mio parere, nella cosiddetta Old Europe non si può sperare in un futuro particolarmente roseo». Del resto, il comparto della moda si è salvato dagli effetti disastrosi della crisi globale. E se piano piano in lontananza si inizia a scorgere il sereno, lo si deve anche alle esportazioni verso la Russia, unico paese Bric che, secondo i dati Istat elaborati da Sistema Moda Italia, figura tra i primi dieci acquirenti di moda maschile italiana, al settimo posto con una quota del 4,5% dopo Francia (in cima alla lista con una quota del 13,5% sul totale), Germania (9,2%), Svizzera (9,2%), Spagna (7,9%), Stati Uniti (7,5%) e Regno Unito (7,1% «Lo Stato non percepisce la potenza di questo settore. Non solo questo governo, ma anche quelli precedenti hanno sempre dato poca importanza a un settore che dà lavoro a milioni di famiglie, che fattura più della Fiat. Il problema è che spesso non veniamo ascoltati. E que-

Entrato in azienda giovanissimo, si sente subito attratto dalla creatività del business: non tanto dalla creazione vera e propria delle collezioni, quanto dallo studio e dalla ricerca delle tendenze, dei tessuti e dei colori, ovvero dalla complessa, difficile arte di prevedere le tendenze della moda e dare forma ai desideri e alle aspettative del consumatore. Da qui nasce la sua passione per la pubblicità.

NAZIONALITA’: ITALIANO ETA’: 48 ATTIVITA’: Imprenditore

Paolo Gerani è nato nel 1963. L’anno precedente i suoi genitori avevano fondato la Gilmar, che produce e distribuisce i marchi di abbigliamento “Iceberg” e “Gerani”. Paolo ha assorbito lo spirito dell’azienda, basato su lavoro, passione e determinazione.

sto, a mio parere, è un errore gravissimo». Troppo scarsi, secondo Gerani, anche gli incentivi dati dallo Stato ai designer emergenti. «E così ci ritroviamo noi stessi ad aiutare i giovani di talento. Nel tempo – spiega – abbiamo lanciato marchi come DSquared, Gianbattista Valli e Frankie Morello». Investimenti che richiedono non solo grande qualità del prodotto, ma anche capacità di scelta. «Davanti a noi vedo un

L’azienda continuerà ad investire nel Paese, contando sulle potenzialità di crescita per i prossimi anni

In Russia c’è una grande ripresa in vari settori, tra cui la moda, fiore all’occhiello del made in Italy. Dalla crisi i russi hanno imparato molto: l’atto di acquisto si è evoluto, sono attenti al rapporto qualità/prezzo, fanno molta attenzione al visual dei loro spazi e al merchandising. Inoltre investono molto nella formazione perché dalle professionalità dipende una quota importante del successo nei mercati internazionali. Hanno iniziato a curare la qualità del servizio incrementando così business. C’è entusiasmo e voglia di migliorarsi, innovarsi, costruire un futuro migliore. Bisogna comunque dire che è finito il tempo dell’euforia in Russia, quando i soldi non si contavano e si spendeva con leggerezza. L’Italia ha tante opportunità di sviluppo nei rapporti commerciali. Anche in settori collaterali al fashion: come il merchandising, il consulting nell’assortimento prodotti e le boutique multibrand. Inoltre, i due Paesi sono accomunati dalla passione per la cultura, il cinema e la buona cucina. Le aziende della Penisola possono avere successo nella Federazione, ne sono certa, ma a una condizione: riuscire a proporre il made in Italy come uno stile di vita onnicomprensivo.

zioni ideali per gli investitori stranieri. Anche per un giovane ambizioso ci sono ottime possibilità di carriera.

INTERVISTA CON BERNARDO PAOLI

“Tante risorse ma la burocrazia pesa” Uno sguardo italiano sulla capitale All’inizio degli anni Novanta, da studente alla facoltà di Lettere di Firenze, ho trascorso un anno nella capitale nell’ambito di un programma di scambi studenteschi. I miei genitori hanno insegnato nell’università per molti anni, ma a me piace il contatto diretto con le persone.

Come inizia la tua esperienza a Mosca?

La Mosca dei “folli” anni ’90... I tempi in cui c’era solo il caffè

solubile “tre in uno” [con latte in polvere e zucchero, n.d.t.]. per non dire della scarsità di pc in giro. Sono stato lontano da Mosca tra il 1996 e il 1999: al ritorno ho trovato una città radicalmente trasformata. Quali le differenze principali tra Mosca e l’Italia? Direi che la Russia è come la Penisola degli anni ’80. Nell’Italia di oggi, invece, domina l’in-

E la burocrazia? Il suo peso si avverte, ma non più che altrove. Non ho incontrato particolari difficoltà quando lavoravo come dipendente, né quando nel 2009 ho deciso di fondare una società. Anzi il dinamismo dell’economia russa invoglia a investire. Puntiamo a crescere anche in altre città, facendo da ponte tra Italia e Russia per far emergere i talenti che ci sono nei due i Paesi.

ANNA LEONOVA

Per gli italiani vale la pena di andare in Russa o l’ambiente è troppo diverso? Quali sono le principali differenze tra i due paesi? Di questi e altri temi abbiamo parlato con Bernardo Paoli,direttore di Studies&Careers, società di consulenza per la formazione che opera a cavallo tra Mosca e Milano.

futuro tosto», confessa. «L’importante sarà fare gli investimenti giusti, innovare il prodotto e innalzare il livello di percezione dei marchi. Cercando poi di riuscire a intercettare i gusti dei mercati emergenti, come Russia e Cina: capire i loro gusti, dare loro ciò che vogliono, compatibilmente con la nostra identità. Dobbiamo poi renderci conto che questi sono mercati da capire, non semplicemente da riempire». E così la nuova collezione Iceberg è stata presentata al più importante evento di moda di tutto l’Est Europa, da sempre conosciuto come Russia Fashion Week, solo da poco ribattezzato con il nuovo nome accostato al marchio Mercedes-Benz. Un evento così importante da attirare i più autorevoli stilisti dei paesi vicini, come Ucraina e Bielorussia. Ma anche grandi firme inglesi, tedesche, spagnole. In passerella, la collezione ispirata al film anni Settanta“Ultimo tango a Parigi”, che ne ha suggerito i colori neutri e i ricami barocchi, tra linee minimal e accessori ridotti. A seguire la sfilata, anche celebri volti legati al mondo della moda russo, dalla modella Karolina Kurkova alle attrici Olesya Sudzilovskaya e Olga Kabo. «Questa settimana della moda per loro è molto incoraggiante: c’è un bell’entusiasmo, anche se hanno ancora molto da imparare – conclude Gerani – Per quanto riguarda la nostra azienda, il 2010 è stato un anno stabile. Abbiamo un fatturato di oltre 100 milioni di euro e lavoriamo per crescere ancora di più. Per farlo, ovviamente, punteremo sulla Russia».

fantilismo. Di recente ho aperto un giornale italiano e mi sono imbattuto in un articolo su un incidente stradale che cominciava con queste parole: “Un ragazzo di quarant’anni…”. I

giovani in Russia, al contrario, sono molto indipendenti. Come vede l’approccio russo verso gli investimenti stranieri? «La Russia ha creato le condi-

A cura dI Anna Leonova Russia Oggi Intervista completa su russiaoggi.it


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LA VICENDA LIBICA

ZOOM

LE CONSEGUENZE DELLA GUERRA Sergey Startsev ANALISTA

S

ilvio Berlusconi ha promesso di candidare Lampedusa per il premio Nobel per la Pace e ha dichiarato di voler acquistare una villa nell’isola. Pur riconoscendo l’ospitalità e la pazienza degli abitanti di Lampedusa, bisogna tener conto di ciò che ha dichiarato il portavoce della tendopoli di Manduria, Hamady Ksouri: «Non riusciamo a farvi capire che quasi nessuno vuole rimanere in Italia». Si tratta di migranti che sono nel Belpaese solo di passaggio per poi dirigersi verso la Francia, il Regno Unito, il Belgio e la Germania. Giustamente a Roma si lamenta la lentezza e l’atteggiamento passivo delle autorità comunitarie, che non si affrettano a fornire fondi per normalizzare l’emergenza. Non si può però dimenticare che l’Italia non è nemmeno tra i primi cinque Paesi destinatari di flussi migratori in Europa. Poco dopo il crollo dell’Urss, Mosca si scontrò con un problema di immigrazione molto grave. Migliaia di abitanti delle periferie dell’ex-impero sovietico si mossero verso la capitale alla ricerca di una vita migliore. Lì si trasferivano anche imprenditori di successo per i quali la casa a Mosca diventò un status-symbol. Ovunque, per le strade e nei mercati, nelle scuole e negli ospedali, si iniziarono a sentire sempre con maggior forza lingue e accenti differenti. Ciò non era consueto per la maggior parte dei moscoviti, mentre non pochi furono scioccati da quella che alcuni commentatori arrivarono a etichettare come“invasione barbarica”. Tuttavia oggi è impossibile immaginare la vita quotidiana di Mosca senza gli operai edili del Tagikistan, gli spazzini del Kirghizistan e i fruttivendoli dell’Azerbaigian. Ciò non significa affatto che una tale situazione debba essere premiata con un Nobel per la Pace. Questo è stato dimostrato dagli avvenimenti dello scorso dicembre a Piazza Manezhnaja, dove si scontrarono ultras, nazionalisti e polizia. «Quando ho visto persone innocenti ferite, aggredite solo perché dal viso di un altro colore e di diverso aspetto, mi sono sentito amareggiato e mi sono vergognato per l’accaduto», commentò il Patriarca Kirill. E’ ingenuo credere che, con gli investimenti finanziari all’estero e con gli armamenti moderni a casa, sia possibile difendere l’Europa o la Russia dallo “tsunami immigratorio”. Nell’epoca della globalizzazione fermare questo processo è praticamente impossibile: saremo comunque costretti a convivere con“gli altri”.E raramente protetti dall’alto recinto di una lussuosa villa.

L’autore è direttore dell’agenzia Ria Novosti a Roma.

coalizione combatta, riservandosi di denunciare la morte dei civili. Un tentativo di “salvare la faccia” che si potrebbe definire “dinamico”. Scatenare una guerra nel mondo moderno e globalizzato è stato inaspettatamente facile: sembra infatti che nessuno si sia fermato a considerare i controversi esiti delle campagne condotte duramente gli ultimi anni in teatri di guerra come la Yugoslavia, l’Iraq e l’Afghanistan. Attaccando Gheddafi, la coalizione non prende realmente le parti della popolazione libica, ma, tutt’al più, difende i ribelli, anche se nessuno sa ancora con certezza chi siano e come si comporterebbero in caso di vittoria. Tutto questo sempre a patto che alla fine risultino vincitori della guerra. L’ammiraglio Mike Mullen, capo di stato maggiore delle forze armate Usa, ha dichiarato che l’operazione militare in Libia potrebbe sfociare in un’ennesima situazione di stallo. Senza contare che nessuno sembra aver pensato alle ripercussioni che questa guerra sicuramente avrà sull’economia globale.

Editoriale VEDOMOSTI

LA REPUTAZIONE DELL’EUROPA E LE MOTIVAZIONI DEI RIBELLI

I

n Libia le forze di coalizione hanno deciso per il conflitto militare con l’intento di proteggere la propria reputazione, senza considerare le possibili ripercussioni che una simile iniziativa rischia di avere. Se si analizzano le dichiarazioni pubbliche rilasciate dall’inizio del conflitto, emerge chiaramente che l’Occidente (affiancato da alcuni Paesi dell’Est) non è realmente interessato alle vicende interne, a cominciare dal massacro che si è compiuto a danno di tanti civili inermi. Piuttosto l’intento è sempre stato quello di spodestare Gheddafi. Un obiettivo che inizialmente si riteneva facile: si pensava che sarebbe bastato supportare i ribelli per assistere a un successo con la stessa rapidità a cui abbiamo vista in Tunisia ed Egitto,. Quando però è apparso chiaro che l’opposizione stava iniziando ad arretrare sulla pressione delle forze fedeli al rais, si è deciso di intervenire senza interpellare le parti in causa.

Vedomosti è un progetto editoriale di Financial Times, The Wall Street Journal e Independent Media.

Orietta Moscatelli POLITOLOGO

LE CAUSE DEL CONFLITTO E LE INCOGNITE SUL FUTURO

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ella girandola di punti interrogativi – e poche risposte – che accompagna la guerra in Libia, l’ultimo dubbio della coalizione internazionale riguarda la possibilità di armare gli insorti. Fornire ai ribelli armi e mezzi? Quali? Si chiedono le Cancellerie occidentali, che aggiungono così un altro capitolo alla voce ‘divergenze’, dopo quelli sul tipo e sul comando delle operazioni, sul livello di partecipazione, sull’opzione negoziale da mettere eventualmente in campo, e in fin dei conti sugli obiettivi della guerra. E qui si arriva al grande nodo del conflitto in corso sulla sponda sud del Mediterraneo. Esistono certamente obiettivi che vanno oltre il mandato

‘umanitario’ alla base dell’intervento, ma sono diversi da paese a paese: elettorali per Nicolas Sarkozy e forse per Barack Obama, energetici per Francia, Gran Bretagna e anche Italia, diplomatici per tutti, in una misura o un’altra, da quando è stato deciso che era giunta l’ora di Gheddafi. E’ stato il Colonnello, in ultima battuta, a rendere inevitabile l’intervento militare, annunciando l’intenzione di“stanare casa per casa” i ribelli. A questo punto, a tempo quasi scaduto, i dubbi e gli interessi di ogni singolo paese hanno trovato in questa sfida il minimo comune denominatore per entrare in azione e prendere le parti degli insorti. Affogando nell’attivismo di Sarkozy e David Cameron la paura di aver sbagliato. Oggi è difficile dare una risposta a questo estremo timore, che pure riemerge, carsico, a ogni intervista concessa da leader ribelli – o aspiranti tali – che sino a ieri sedevano alla tavola di Gheddafi, oppure sospettati di troppa simpatia per Al Qaeda, pur con tutti i necessari distinguo. Non intervenire contro i piani di vendetta del dittatore era impossibile, come appare impossibile prevedere cosa nascerà in Libia da questa guerra che è stata fin dall’inizio una saga dei dubbi. Il quadro è talmente fitto di incognite, che per il dopoguerra i meglio posizionati rischiano di essere proprio quelli che si sono chiamati fuori da subito. Ovvero la Russia che – dopo l’astensione in Consiglio di Sicurezza – valuta giorno dopo giorno il meglio da dirsi e farsi. E ancora più la Cina, a sua volta

L’operazione militare in Libia potrebbe sfociare in una situazione di stallo. E nessuno sembra pensare alle ripercussioni economiche

E’ stato Gheddafi a rendere inevitebile la guerra. Non intervenire contro i piani di vendetta del dittatore era, a quel punto, impossibile

La campagna è stata voluta dai governi europei, tutti più o meno desiderosi di rafforzare la propria posizione nel mondo arabo, regolare i flussi migratori provenienti dal Medio Oriente e risolvere problemi di politica interna. E gli Stati Uniti hanno finito per farsi coinvolgere. La Russia si è distinta innanzitutto astenendosi dal votare la risoluzione 1973 del Consiglio di Sicurezza Onu, e in secondo luogo condannando l’impiego della forza. Il Cremlino lascerà che la

in attesa di capire come finirà. Dei cinesi si dice che stiano intensificando l’attività diplomatica e di intelligence in tutta l’area, per non ritrovarsi spiazzati alla formazione di nuovi, reali gruppi di potere. Forse è l’unico paese a non avere dubbi su cosa prevedere per il Medio Oriente: qualsiasi sia lo scenario. DMITRY DIVIN

LAMPEDUSA: IMPARARE A CONVIVERE CON GLI ALTRI

L’autrice è caporedattrice di “Nuova Europa” dell’agenzia di stampa Apcom.

IL SONDAGGIO Abolizione dell’ora solare? L’opinione dei cittadini

QUAL E’ IN GENERALE IL SUO PARERE SULL’IPOTESI DI ABOLIRE DEL PASSAGGIO ANNUALE ALL’«ORA SOLARE» E VICEVERSA?

SECONDO LEI CONVIENE MANTENERE ANCHE IN FUTURO L’«ORA LEGALE» OPPURE RINUNCIARVI?

GIUDIZIO SOSTANZIALMENTE FAVOREVOLE, IN VIRTU’ DI UN MINOR CONSUMO ENERGETICO E PIU’ TEMPO PER LE FACCENDE PERSONALI. UNO SU QUATTRO ESPRIME LA PROPRIA CONTRARIETA’, SEPPURE CON ACCENTI DIVERSI

Tra l’11 e il 14 febbraio 2011 il Centro studi «Jurij Levada» ha condotto un sondaggio su un campione di 1600 cittadini russi maggiorenni, residenti in 130 centri abitati di 45 regioni della Federazione. Le risposte alle domande dello studio sono indicate in percentuale sul totale degli intervistati. La possibilità di un errore statistico di questi ri-

sultati non supera il 3,4%. Nel complesso, i cittadini russi accolgono in maniera largamente favorevole (65% tra i giudizi “del tutto positivi” e quelli “piuttosto positivi”) l’iniziativa. All’opposto, coloro che si sono dichiarati del tutto contrari superano di poco un quarto degli intervistati (26%), divisi quasi equamente tra una contrarietà netta e più sfu-

mata. Contenti della novità sono i moscoviti (85%) e i cittadini russi con un livello di reddito basso (75%). Tra i vantaggi dell’ora legale, al primo posto viene indicato il risparmio di energia elettrica in ambito civile e industriale, seguito dalla disponibilità di un’ora in più di sera per le faccende domestiche, lo svago e per la cura dei figli.

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Opinioni

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TELEMOSCA

QUALE RUOLO IN MEDIO ORIENTE? Evgenij Ivanov POLITOLOGO

DMITRY DIVIN

È

opinione prevalente che sia meglio attendere che la polvere si adagi prima di trarre le debite conclusioni su un avvenimento. Anche se il“polverone”sollevato dai moti popolari in Africa del Nord e in Medio Oriente è talmente fitto che la Russia non può attendere. La prima conseguenza di questi tumulti popolari è l’aumento del prezzo del petrolio. Dopo essere costantemente saliti negli ultimi due anni, i prezzi del greggio alla fine di febbraio sono schizzati alle stelle. Sul breve periodo, la Russia trarrà soltanto benefici da questo trend. Dall’inizio dell’anno, la miscela d’esportazione - fiore all’occhiello degli Urali - si è mantenuta in media sui 98 dollari al barile, facendo registrare un 30% in più rispetto a quanto programmato in bilancio. Secondo alcune proiezioni, questo prezzo aiuterà il Cremlino a riportare in pari il bilancio federale entro il 2014 (prima di quanto previsto finora) ed entro la fine dell’anno di raddoppiare il fondo di riserva russo, portandolo dagli attuali 20 miliardi di euro ai 50 miliardi. Inoltre, la possibile interruzione delle forniture di gas dall’Algeria – che aumenterebbe ancor più la dipendenza dell’Ue dal gas di Gazprom – rafforzerà la posizione della Russia nelle trattative riguardanti il “terzo pacchetto energetico” dell’Ue.

I cambiamenti in corso nel mondo arabo potrebbero offrire alla Federazione l’opportunità di accrescere la propria influenza economica nella regione.

Tuttavia, verosimilmente gli utili aggiuntivi comporteranno un onere non secondario: l’inflazione. L’afflusso di contanti in eccesso nell’economia renderà più difficile mantenere il caro prezzi al di sotto dell’obiettivo fissato per il 2011 e pari al 7%. Inoltre, i prezzi alle stelle del petrolio prima o poi provocheranno una seconda ondata di crisi economica globale, alla quale farà seguito un’inevitabile crollo precipitoso dei prezzi dell’energia. Qualora ciò dovesse accadere, Mosca si ritroverebbe nella medesima,

LA RIFORMA MILITARE FERMA IL TERRORISMO Ruslan Pukhov ANALISTA

DMITRY DIVIN

S

ono passati poco più di quattro anni – era il febbraio del 2007 – dal giorno in cui Anatoly Serdyukov, all’epoca semi-sconosciuto funzionario del Fisco, fu inaspettatamente nominato ministro della Difesa. Secondo la maggioranza degli osservatori, il principale compito del neo ministro sarebbe stato quello di mettere ordine tra i conti dell’esercito. Nei primi anni del nuovo millennio, infatti, le spese militari erano progressivamente lievitate senza produrre alcun risultato tangibile. E benché il predecessore Sergei Ivanov avesse vantato riforme militari, a 18 mesi dalla sua nomina a ministro Serdyukov decise di attuarne di nuove, avendo constatato il deterioramento dell’esercito nell’agosto del 2008, in occasione della Guerra tra Russia e Georgia. Le sue riforme mirano a creare una compagine moderna, in grado di fronteggiare le nuove minacce alla sicurezza nazionale senza perdere di vista le

difficile situazione economica del 2008-2009. Senza dubbio, difficilmente si assisterà nelle città russe a rivolte simili a quelle arabe. Tuttavia non si possono escludere a priori sommosse nella regione del Caucaso, che presenta situazioni preoccupanti e simili a quelle di Tunisia ed Egitto, vale a dire molti giovani e alta disoccupazione. Inoltre, una rivolta dell’opinione pubblica è possibile ai confini russi in Asia Centrale, dove le instabilità politiche e sociali hanno già provocato tutta una serie di violente rivolte antigovernative

minori risorse economiche e demografiche di cui il Paese dispone. La Russia non possiede le risorse necessarie a combattere un conflitto su larga scala e di tipo convenzionale con la Nato o la Cina. Tutte le parti in causa sanno perfettamente che nell’eventualità di un simile conflitto, Mosca sarebbe obbligata a fare affidamento sul proprio deterrente nucleare. Intanto, il rischio di conflitti locali e regionali è in aumento: tutte le ex Repubbliche sovietiche (a eccezione degli Stati baltici) subiscono infatti tensioni di matrice separatista, conflitti inter-etnici o regimi instabili e dispotici. La Russia, che non può fingere di ignorare tale realtà, deve prendere parte a molti di questi confliti. Sono queste le guerre a cui l’esercito di Serdyukov dovrà prepararsi a fare fronte. Senza contare che le forze armate attualmente sono coinvolte nel Caucaso settentrionale: una regione che le rivolte dei separatisti etnici e gli attacchi terroristici che si succedono quasi ogni giorno hanno praticamente trasformato in una zona di guerra. Le riforme militari sono il proseguimento di quelle politiche ed economiche implementate dalla Russia negli anni Novanta. L’iniziativa potrebbe rappresentare il più ambizioso progetto statale dell’ultimo decennio - con la possibile eccezione del tentativo, solo in

negli anni successivi al crollo dell’Urss. Malgrado tutto, però, l’orizzonte non è soltanto cupo e grigio per la Russia. I cambiamenti in corso nel mondo arabo potrebbero offrire alla Federazione l’opportunità di accrescere la propria influenza nella regione. L’entusiasmo con il quale gli Stati Uniti e i loro alleati europei hanno appoggiato le sollevazioni popolari nei Paesi arabi ha spaventato le élite arabe al potere, che si sono sentite tradite. E che adesso potrebbero essere maggiormente disposte a prendere in considerazione la Russia – che si è rifiutata di intromettersi nelle questioni interne di altri Paesi – in qualità di partner più attendibile e fidato per gli anni a venire. I tentativi di prevedere che cosa accadrà adesso – in particolare quale paese arabo possa soccombere di fronte all’epidemia della “rivoluzione araba” – sono in definitiva del tutto inutili. Perfino in Egitto e in Bahrain, dove per il momento pare reggere una certa calma, la violenza potrebbe tornare ed esplodere in qualsiasi momento. Una cosa è ormai chiara: il mondo arabo è definitivamente entrato in un’era di profondo e radicale cambiamento, il cui esito resterà ignoto per molto tempo. In altri termini, quindi, la “polvere” che satura l’aria dei Paesi arabi non si adagerà tanto presto e Mosca farebbe bene a seguire la situazione con estrema attenzione. L’autore è un commentatore politico residente in Massachusetts, e cura il blog The Ivanov Report.

parte riuscito, di pacificare la Cecenia. In un più ampio contesto militare e storico, le riforme portate avanti da Serdyukov e Nikolai Makarov (capo di Stato Maggiore) prevedono la più radicale e profonda trasformazione dell’esercito dai tempi di Leon Trotsky e del leader bolscevico Mikhail Frunze. Il Cremlino e la Casa Bianca [sede del governo], solitamente attenti a scongiurare qualunque iniziativa in grado di scatenare sommosse sociali, hanno caldamente appoggiato Serdyukov malgrado le diffuse critiche e la sfrenata opposizione delle forze armate. Un appoggio che si è manifestato sotto forma di sostegno politico ed economico. Anche durante il periodo più duro della crisi economica, il finanziamento è rimasto una priorità assoluta del bilancio pubblico. Forse, a spingere i riformatori a implementare con tanta rapidità i cambiamenti in atto è il timore che le riforme possano essere compromesse o boicottate. Come sosteneva il riformatore Sergei Witte, primo ministro della Russia imperiale (1905-06), che riteneva improduttivo portare per le lunghe le trattative di riforma. In questo caso, ricordava, sono sempre destinate a fallire. L’autore dirige il Centro per l’analisi delle strategie e delle tecnologie. L’articolo è già apparso su The Moscow Times.

NESSUNA SORPRESA ALLE ELEZIONI KAZAKE Stefano Grazioli RICERCATORE

N

ulla di nuovo sotto il cielo di Astana. Non c’era da aspettarsi altro dalle elezioni kazake di inizio aprile. Nursultan Nazarbayev trionfa come previsto e continua a dirigere il Paese come fa ormai da una ventina d’anni. Secondo gli osservatori dell’Organizzazione per la Cooperazione e Sicurezza in Europa non poche sono state le irregolarità che anche questa volta hanno accompagnato la tornata elettorale. Per l’Osce le «istituzioni democratiche nel Paese non si sono sviluppate allo stesso passo di quelle economiche» e gli osservatori internazionali hanno notato che «le riforme necessarie per elezioni genuine e democratiche devono ancora materializzarsi». Insomma, grazie a petrolio e gas l’economia gira, ma non si può certo pretendere che Astana diventi, 20 anni dopo l’indipendenza, la culla della democrazia centroasiatica. Certo, qui le cose vanno meglio che ad Ashgabat o a Tashkent, ma il paradosso è che fino l’anno scorso il Kazakistan ha avuto la presidenza dell’Osce e da Vienna bacchettava chi non rispettava le regole. Alexander Lukashenko, uno per tutti. E così si va avanti: business as usual, e poco conta chi alza la voce sulle carenze democratiche. Visto quello che succede sulle sponde del Mediterraneo, chi offre stabilità tra il Caucaso e il Pamir è comunque il benvenuto. L’opposizione è frammentata e debole, non c’è apparente alternativa al clan Nazarbayev che gioca su più fronti, da quello russo a quello americano a quello cinese, per rimanere in equilibrio. Con ottimi successi. Il ricco sottosuolo su cui il presidente ha piazzato il suo scranno garantisce un roseo futuro, almeno sul breve periodo. Ma qualcosa, sul lungo, dovrà cambiare, come insegna la primavera araba. In Kazakistan non ci sono stati fino a ora rivoluzioni, chiamiamole così, come quelle in Kirghizistan nel 2005 e nel 2010, o ribellioni soffocate nel sangue come quella in Uzbekistan, ad Andijon, nel 2005. Non c’è stata nemmeno una brutale guerra civile come in Tagikistan tra il 1992 e il 1997. E va aggiunto infine che, rispetto al chiuso Turkmenistan, da queste parti si respira davvero un’altra aria. Nazarbayev è stato capace di trovare il ritmo giusto per traghettare il Paese dal totalitarismo a una parvenza di democrazia. Che, in ogni caso, deve ancora materializzarsi, e adesso ha ancora qualche anno per migliorare. L’autore vive a Kiev e ha fondato il sito d’informazione East Side Report.


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Società

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Pasqua Al via i preparativi per celebrare la risurrezione

Così torna in vita quella tradizione antica e misteriosa

La Paqua è la festa più amata dal popolo russo. Ancor più del Natale, quindi, perché unisce credenti e laici, cattolici e non, residenti nelle città, così come nelle campagne, da Mosca alla

Agonia e rigenerazione

Un momento dei festeggiamenti

Di uova di cioccolato e coniglietti pasquali Galina non ha mai sentito parlare. «A quei tempi si dipingevano i gusci delle uova con un impasto di cera o si creavano con un’antica tecnica slava meravigliose uova decorate».

Riti religiosi e pagani si intrecciano. Per una giornata di festeggiamenti in tutto il Paese

DA MOSCA

DA ROMA

Emozione e smarrimento

Il fascino di un rito suggestivo

AFP/EASTNEWS

AP

Una festa che italiani e russi non potranno mai emotivamente condividere fino in fondo è la Pasqua: troppo grande è la differenza nel vivere questa ricorrenza. Quest’anno le date della ricorrenza coincideranno nei due Paesi, ma a Mosca mi sentirò come sempre e mio malgrado una semplice spettatrice della festa religiosa in assoluto più sentita e partecipata dal popolo russo. Come ogni anno, un mio caro amico

russo non mancherà di provare a colmare il mio smarrimento ripetendo la sua teoria sull’argomento: «Voi italiani inneggiate a un evento concreto della vita reale coma la nascita (il Natale), noi invece a un fenomeno razionalmente inspiegabile come la Risurrezione (la Pasqua)». Insomma, a ciascuno il suo.

Il mio “incontro” con la Pasqua russa risale ai tempi dell’università quando, neo studentessa di lingua russa, iniziavo ad avvicinarmi a questo sconosciuto, ma affascinante mondo. Il primo approccio è avvenuto con le tradizionali frasi di augurio: prima di andare a seguire la liturgia presso la chiesa russa di Roma dedicata a San Nicola, Evgenij, l’amico che mi avrebbe accompagnato, mi spiegò cosa bisognava dire e

Preparato da Stefania Zini

rispondere: «Hristos voskres» «Voistinu voskres», ovvero «Cristo è risorto» - «Veramente è risorto». Alla suggestiva liturgia pasquale seguì il pranzo a casa dell’amica Natalia durante il quale potei vivere un altro pezzo della tradizione - quello culinario, assaggiando piatti come zakuski a base di pesce, vareniki e dolci. Preparato da Daniela Ciabattini

ITAR-TASS

Decorare le uova

Kulich

A Pasqua in tanti vanno in pellegrinaggio ai cimiteri per ricordare i morti. In quel giorno un terzo dei russi visita le tombe dei propri parenti e due terzi della popolazione prepara piatti tradizionali, mentre il 42% invita nei giorni di festa i propri cari a un lauto pranzo pasquale. Ma la Pasqua è anche la festa delle contraddizioni: da un lato ci sono le severe regole ecclesiastiche, l’idea dell’agonia e della risurrezione; dall’altra c’è la tradizione pagana dei giochi popolari rumorosi e allegri, dei “giochi dell’uovo”e del banchetto festante. Per la 25enne Irina Certanova, Pasqua significa soprattutto un digiuno severo e la gioia che segue dopo l’osservanza del canone ecclesiastico. «Sono ormai cinque anni che la celebro consapevolmente come festa spirituale», spiega. Per la maggior parte dei suoi parenti è diverso: si limitano a biglietti di auguri o gustano un dolce pasquale acquistato al supermercato. Irina, invece, la sera della vigilia va a messa. «In quell’occasione avverti sensazioni particolari: sei circondata da persone che sentono una profonda gioia per la risurrezione di Cristo. E dentro di te cresce la certezza che Dio esiste e che oggi è accaduto qualcosa di grande».

Teatro L’attrice porta in scena la vita e gli scritti della giornalista assassinata nel 2006

Il prossimo appuntamento è fissato per il 21 maggio a San Lorenzo al Mare, poi sarà la volta di Venezia. ELENA ZUCCO RUSSIA OGGI

Un racconto appassionato di una grande giornalista che ha pagato con la vita il suo impegno per la verità. Ottavia Piccolo porta in scena nei teatri italiani“Donna non rieducabile”, monologo dedicato alla giornalista russa Anna Politkovskaya. Il prossimo appuntamento è per il 21 maggio a San Lorenzo al Mare (Imperia) presso il Teatro dell’albero, poi - il 23 e 24 dello stesso mese - toccherà al Teatro Goldoni di Venezia. Diretto da Silvano Piccardi, lo

spettacolo è un riadattamento teatrale fatto dallo scrittore e drammaturgo Stefano Massini sulla base di alcuni articoli e scritti autobiografici della giornalista. «A volte la gente paga con la propria vita per dire ad alta voce ciò che pensa». Era stata la Politkovskaya a pronunciare queste parole che suonano quasi come un tragico presagio di quello che sarebbe accaduto il 7 ottobre 2006, quando un killer la uccise con quattro colpi di pistola. Ci avevano provato già altre volte senza riuscirci, ma è stato necessario commissionare un killer per mettere a tacere quella giornalista scomoda. La Politkovskaya era consapevole che la sua vita era appesa a un filo sottilissimo, ma questo

ADRIANA ARGALIA

Ottavia Piccolo, un monologo per la Politkovskaya

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Ottavia Piccolo in una scena di “Donna non rieducabile”

non le impediva di continuare a cercare la verità e a raccontarla. Pochi giorni dopo la sua uccisione, avrebbe dovuto pubblicare su “Novaya gazeta” un articolo di denuncia sulle torture perpetuate ai danni dei ceceni. “Donna non rieducabile”sta riscuotendo un grande successo di pubblico. La rappresentazione è un lungo monologo accompagnato esclusivamente dalla musica dell’arpa di Floraleda Sacchi. Non ci sono effetti speciali, né scenografie. Parole che non si ascoltano soltanto, ma che fanno anche ‘vedere’ l’orrore, la paura e soprattutto sentire il forte grido di denuncia che distingueva i reportage della giornalista. Dietro quelle paro-

Il Kulich è un pane lievitato, che viene ricoperto e decorato con glassa. La forma e il sapore ricordano il nostro panettone. Il Kulich simboleggia “Artos”, il pane che Gesù condivideva con i discepoli.

Pisanki

ITAR-TASS

RUSSIA OGGI

Sorride soddisfatta Galina Ivanova quando pensa ai preparativi per la Pasqua della sua infanzia. La 70enne, che viene da un paesino della piccola Repubblica Ciuvascia, ricorda i rami di salice che si inserivano come simbolo della Pasqua in un vecchio e cvaso di coccio. Ricorda che appendeva una corona e una ghirlanda di rami di salice pieghevoli sopra la soglia per atti-

IN CUCINA

Variante più polare rispetto alle uova Fabergé: con la cera vengono applicati gli ornamenti elaborati per poi immergere l’uovo più volte in vari colori. Infine viene tolta la cera.

Pascha LORI/LEGION MEDIA

ELENA DANILOVICH

Sacha-Jacuzia, dalla Carelia a Vladivostok. «Ai tempi della mia infanzia non era possibile comprare il pane pasquale», racconta Galina, «e quindi il Kulich veniva preparato con cura all’interno della casa, insieme con il dolce realizzato a forma di piramide Pascha, il cui nome deriva da Paskha, che in russo significa appunto Pasqua».

rare la buona sorte. Così come è ben vivo nella sua memoria il “giovedì pulito”,come si chiama qui il giovedì santo. Giornata in cui si puliva l’intera casa e si metteva in ordine anche la stalla. Durante gli anni dell’Unione Sovietica, la festa ortodossa della Pasqua, che come nella vecchia Russia dura anche oggi 40 giorni, era vietata, ma molte tradizioni si sono mantenute intatte.

AFP/EASTNEWS

Il 24 aprile suoneranno come sempre le campane: l’intero Paese virà con trasporto la festa che 20 anni fa era ancora vietata e oggi è la più importante per i russi.

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Oltre al Kulich, anche la piramide “Pas-cha” è essenziale per il banchetto di Pasqua. Viene preparata con ricotta secca, panna, uova e tanto burro per poi essere decorata con uvetta e canditi.

le c’è Anna Politkovskaya, c’è il suo lavoro, c’è la sua voce, il suo sdegno, ma anche e soprattutto il suo impegno e la sua continua ricerca della verità. Sul palco un tavolo e l’alternarsi dell’intensità delle luci sono sufficienti per ricreare emozioni ed eventi vari che si concludono con l’annunciata tragedia finale. Colpito dalla tragica immediatezza che caratterizza gli articoli della Politkovskaya, Stefano Massini ha deciso di dedicarsi alla stesura del memorandum “Donna non rieducabile”per restituire un respiro teatrale a quei testi e alla giornalista. Per farlo non ha scelto di raccontare semplicemente la sua vita, ma di ripercorrere attraverso 20 istantanee di forte impatto emotivo alcuni tra gli episodi più importanti del lavoro e della ricerca della verità da parte di questa grande donna.


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Cultura

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Letteratura Le tendenze della prosa degli anni zero sorprendono e appassionano. E creano un acceso dibattito tra i critici

Donne e impegnate, ecco le nuove star Negli anni zero sono cambiati sia le condizioni economiche che quello sociale. E il gusto del pubblico si è modificato, abbandonando la produzione culturale di basso profilo.

Gli scrittori più apprezzati dall’ex blogger all’imprenditrice ELENA CHIZHOVA NATA NEL 1957

YEVGENIJ GRISHKOVETS NATO NEL 1967

LE SUE OPERE PIÙ CONOSCIUTE SONO “IL TEMPO DELLE DONNE” E “IL MEZZOSANGUE “

CONOSCIUTO IN PATRIA E ALL’ESTERO PER I TESTI INTITOLATI “LA CAMICIA”, “I FIUMI” E “L’INVERNO”

SOPRAVISSUTA: Elena Chizhova, ex economista, insegnante e imprenditrice, ha iniziato a scrivere nel 1996 dopo essere stata salvata da una nave da crociera in fiamme.

TECNO-DIFFIDENTE: Per quattro anni Grishkovets è stato uno dei blogger più popolari della Russia, anche se lui afferma di essere a malapena in grado di accendere il proprio pc.

PAVEL BASINKSIJ RUSSIA OGGI

ALEXEI IVANOV NATO NEL 1969

VIKTOR PELEVIN NATO NEL 1962

TRA I SUOI LAVORI “IL CUORE DI PARMA” E “CHERDYN È LA REGINA DELLE MONTAGNE”

LE SUE OPERE PIÙ FAMOSE SONO “GENERAZIONE P”, “IL LIBRO SACRO DEL LUPO MANNARO” E “OMON RA”

RAGAZZO DI CASA: Ivanov, considerato uno degli scrittori più importanti della Russia, fa parte della riserva d’oro della letteratura nazionale e non è mai stato all’estero.

RE DEL KARMA: I temi esoterici nei libri di Pelevin non sono casuali: lo scrittore ha studiato la cultura orientale e si è recato più volte in Corea del Sud dove ha sperimentato la vita in un ritiro buddista.

Il salone del libro di Torino ospiterà alcuni dei nuovi talenti della nuova letteratura

AFP/EASTNEWS

I lettori di libri impegnati sono rimasti fedeli alla letteratura anche durante la crisi economica degli uomini per una serie di circostanze e questo ha contribuito a far crescere l’apprezzamento per le scrittrici, come Dina Rubina (che vive in Israele, ma scrive in russo), Lyudmila Ulitskaja, Tatiana Tolstaya, Elena Chizhova, Olga Slavnikova ed Elena Katishonok, per non parlare delle «regine del poliziesco al femminile» Alexandra Marinina, Tatiana Ustinova e Daria Dontsova. Segno di un contesto dinamico e oggi più aperto rispetto al passato verso la produzione letteraria in rosa. Un buon auspicio anche per il futuro.

CITAZIONE

Boris Akunin SCRITTORE RUSSO

''

La cosa che caratterizza i romanzi gialli russi molto di piu di quelli scandinavi è secondo me la varieta. È cosi perche la vita in Russia è come una fontana: una fontana dalla quale sgorga odio, sangue, emozioni”

INTERVISTA CON EVGENIJ SOLONOVICH

Il guru dei traduttori tra Montale e Sciascia Dietro la grandezza di molti poeti, si cela l’ombra di Evgenij Solonovich. E delle sue traduzioni. Riconosciuto come il maggior traduttore della poesia italiana in Russia, Solonovich, 78 anni,e da 45 membro dell’Unione degli scrittori, negli anni ha regalato al pubblico russo brillanti traduzioni dei grandi scrittori italiani come Dante, Ungaretti e Petrarca. Senza dimenticare Montale e Zanzotto. Un elenco troppo lungo per essere citato per intero. E proprio in occasione dell’Anno della cultura Italia-Russia, Solonovich il 12 maggio sarà ospite del 24esimo Salone Internazionale del libro di Torino, insieme ad altri grandi traduttori, tra i quali Elena Kostioukovitch.

contro fra traduttori. Non ci sarà, invece, una presentazione ufficiale dei miei ultimi lavori.

E’ la prima volta che partecipa al Salone del Libro (12-16 maggio, ndr)? Sì, è la prima volta che mi capita. Il programma non lo conosco ancora nel dettaglio, ma da quanto ho appreso andrò a Torino per partecipare a un in-

Il suo amore per la poesia italiana è risaputo. Ma quali sono invece gli autori russi che più preferisce? A essere sincero seguo più la poesia contemporanea, che la prosa. E fra gli artisti di oggi riconosco che ci sono poeti di

Che riguardano il poeta Giuseppe Gioachino Belli… Certo. E’ da tempo che me ne occupo, e a settembre finalmente verrà pubblicata la prima raccolta dei suoi sonetti in romanesco, tradotti in russo: una selezione di 150 opere, accompagnate da una vasta introduzione scritta da me, e da alcune illustrazioni di Bartolomeo Pinelli. Oltre a ciò, ha terminato altri lavori? Ho appena consegnato alla rivista Novij Mir la traduzione di un lungo pezzo dell’Orlando Furioso, che verrà pubblicato a giugno.

VLADIMIR SOROKIN NATO NEL 1955

LYUDMILA ULITSKAYA NATA NEL 1943

TRA I SUOI TITOLI PIU’ NOTI , “IL GIORNO DELLA GUARDIA”, “IL GHIACCIO” E “IL CREMLINO DI ZUCCHERO”

DMITRY DIVIN (6)

I cosiddetti anni «zero» (il primo decennio del secolo) nella letteratura russa sono stati caratterizzati da un importante cambiamento in seno al «clima» editoriale. I grandi editori russi hanno iniziato a mostrare interesse per la letteratura «impegnata», al contrario di quanto avvenuto negli anni ‘90, quando si erano mostrati sostanzialmente indifferenti agli esiti dei premi letterari. La convinzione diffusa era che i riconoscimenti a cura di critici e scrittori professionisti identificassero un tipo di letteratura di scarso interesse per il lettore di massa. E viceversa: ciò che interessava al consumatore di massa di letteratura non rientrava nella sfera di attenzione della critica professionistica. Negli anni «zero» sono cambiate le condizioni socio-economiche e il contesto culturale. I lettori dai gusti meno raffinati, disposti a consumare una produzione letteraria di basso profilo, sia dal punto di vista dei prezzi che della qualità – gialli, polizieschi, romanzi rosa, fantasy, – realizzata in tutta fretta e non di rado con il contributo dei cosiddetti «negri» della letteratura (autori anonimi), ben presto hanno spostato la loro attenzione sui telefilm e sui film di Hollywood. I lettori di libri impegnati, invece, sono rimasti fedeli alla letteratura anche nella crisi economica. Sono disposti a sacrificare gli ultimi spiccioli pur di sentirsi persone di cultura e per rimanere aggiornati sugli ultimi sviluppi della letteratura contemporanea. Si tratta per lo più di lettrici. E anche questo è un importante segno dei tempi. Uno dei romanzi che ha riscosso maggior successo negli ultimi due anni ha un titolo emblematico: Vremja Zhenschin (Il tempo delle donne). L’autrice, Elena Cizhova, docente universitaria all’Università di San Pietroburgo, ha vinto il premio Booker russo 2009 ed è subito diventata uno degli autori più amati in patria. Le donne in Russia leggono più

HA SCRITTO, “DANIEL STEIN”, “L’INTERPRETE”, “SONECKA” E “MEDEA & SUO FIGLIO”

IRASCIBILE: Lo sperimentalista Sorokin è l’unico romanziere ad aver scatenato le proteste al Grande Teatro di Mosca per un’opera che narra le vicende dei cloni di grandi esponenti della tradizione culturale, raffigurati come vagabondi.

METROPOLITANA: Lyudmila Ulitskaya ha lavorato come ricercatrice presso l’Istituto di genetica sovietica fino al licenziamento - avvenuto nel 1970 - per aver stampato letteratura vietata all’interno del laboratorio.

grande valore, come Timur Kibirov, Sergei Gandlevskij e Maria Stepanova.

DA VISITARE

E fra gli autori italiani che ha conosciuto, ce n’è qualcuno che ricorda con particolare piacere? Ho dei meravigliosi ricordi di Leonardo Sciascia. Era una persona molto taciturna, non amava parlare. In compenso i suoi occhi dicevano molte più cose della bocca. Era un uomo straordinario, che con la sua arte ha contribuito a rendere ancora più speciale e nota nel mondo la letteratura italiana. Preparato da Lucia Bellinello

I nuovi talenti arrivano a Torino LINGOTTO FIERE MAGGIO 12-16, TORINO

Oltre ai libri, la Russia proporrà al pubblico italiano un ampio programma culturale che prevede, tra le altre cose, tavole rotonde sulla letteratura contemporanea, seminari creativi, incontri con gli scrittori. Tra gli ospiti del capoluogo piemontese ci saranno Lyudmila Petrushevskaja, Evgenij Grishkovets e Lyudmila Ulitskaja.

FOTOGRAFIA

Con sguardo carico di partecipazione Anastasia Khoroshilova ritrae i protagonisti delle sue fotografie: bambini, donne e anziani scovati nelle lontane province della grande Russia e messi in posa con semplicità d’altri tempi. Alla 54a Biennale d’Arte di Venezia, presso la Biblioteca Zenobiana, dal 2 giugno al 27 novembre la 33enne fotografa espone la sua ultima serie di ritratti: “Starie Novosti” (che tradotto significa “Vecchie Notizie”). Intervista a cura di Valentina Bonelli su russiaoggi.it

ANASTASIA KHOROSHILOVA (3)

Volti e sguardi dalla provincia profonda nella mostra veneziana di Anastasia Khoroshilova

Foto tratta dalla serie “Russkie”. Russkie # 47

L’istallazione veneziana Starie Novosti (Vecchie Notizie)

Russkie # 76


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RUSSIA OGGI WWW.RUSSIAOGGI.IT

Sport

SUPPLEMENTO A PAGAMENTO REALIZZATO DA ‘ROSSIYSKAYA GAZETA’ (RUSSIA) PER LA DISTRIBUZIONE CON NYT INTERNATIONAL WEEKLY

Ciclismo Pozzato e Paolini in sella, Cipollini tra i tecnici: la squadra russa punta sugli italiani. E il presidente è Andrey Tchmil

Il Team Katusha si prepara a conquistare il Giro d’Italia La compagine fondata appena due anni fa può contare anche sulla presenza dello spagnolo Joaquim Rodriguez, nel 2010 numero uno della classifica Uci e quarto alla Vuelta.

Filippo Pozzato

Luca Paolini

Andrey Tchmil

ILYA TRISVYATSKIJ

TRA I VELOCISTI DI PUNTA DEL TEAM

PASSISTA, GRANDE AMICO DI PAOLO BETTINI

LA GUIDA DELA SQUADRA

IL NUMERO

30

Sono i ciclisti membri del team. Tra questi, 17 russi e 4 italiani. Tra i responsabili anche Mario Cipollini, l’ex velocista campione del mondo nel 2002.

CITAZIONI

"

Sono disposto a collaborare se un mio compagno mostrerà di avere più gamba. Per me conta innanzitutto il successo della squadra. Punto a essere in grande forma al Giro, ma anche le grandi classiche sono un appuntamento che non voglio perdere”

"

Siamo una delle poche squadre che può vincere diverse tappe della corsa rosa. Nel 2010 eravamo in lizza per la vetta della classifica Uci, ma siamo arrivati quinti. Questo è un indicatore di quanto sia forte la competizione nel mondo del ciclismo”

GETTY IMAGES/FOTOBANK

"

Gli obiettivi per la stagione 2011 sono sempre gli stessi, in particolare puntare al successo nelle classiche di primavera. Si tratta senza dubbio delle corse più adatte alle mie caratteristiche. Conto di essere competitivo per questi appuntamenti-chiave”

RIA NOVOSTI

IMAGO/LEGION MEDIA

Sventola il tricolore nel Team Katusha che si appresta a correre il Giro d’Italia da protagonista. Un appuntamento che partirà il 7 maggio a Torino, per concludersi come da tradizione a Milano. Nella compagine russa che qumira al primato nella classifica Uci figurano ciclisti italiani di peso come Luca Paolini, Danilo Di Luca (in cerca di riscatto dopo essere finito nelle maglie dell’antidoping), Filippo Pozzato e Giampaolo Caruso. Ma non finisce qui: il general manager è Pierumberto Zani; tra i direttori sportivi ci sono Serge Parsani, Mario Chiesa e Claudio Cozzi. Ma la star assoluta è Mario Cipollini, che ha accettato il ruolo di consulente tecnico con lo stesso entusiasmo con cui inforcava la bici per lanciarsi negli sprint al fumicotone. Al Team Katusha, nato nel 2009, i fondi non mancano, considerato che gli sponsor rispondo-

GETTY IMAGES/FOTOBANK

RUSSIA OGGI

L’edizione numero 94 della corsa in rosa partirà il 7 maggio

no a nomi come Gazprom, Rostekhnologii, Itera, Transneft e il presidente del Team Katusha Andrey Tchmil, vincitore della Coppa del Mondo 1999, oltre che grande cacciatore di classiche, tanto da trionfare nella Milano-Sanremo, nel Giro delle

Fiandre e nella Parigi-Roubaix. La stella più brillante della squadra ciclistica russa , invece, è lo spagnolo Joaquim Rodriguez, che ha chiuso la scorsa stagione al primo posto nella Classifica mondiale Uci, e ha

vinto alcune tappe del Tour de France e della Vuelta a España (dove è arrivato quarto nella classifica generale). Al suo fianco ci sono anche Sergei Ivanov, Vladimir Karpets, Aleksandr Kolobnev, Vladimir Gusev, e lo sprinter Denis Ga-

limzyanov., che in molti vedono come l’erede di Cipollini. «Siamo alla nostra terza stagione, e l’obiettivo è quello di migliorare i risultati ottenuti negli ultimi due anni», dichiara prudente Tchmil. Una curiosità: in lingua russa Katusha è il dimi-

nutivo del nome femminile Ekaterina, ma anche dei lanciarazzi usati dalle forze armate dell’Urss durante la Seconda Guerra mondiale. Una doppia lettura - gentile e aggressiva che piace ai sostenitori del Team.

Olimpiadi Pino e Alessandro Zoppini progettano due impianti per i Giochi del 2014

IN BREVE

La creatività italiana che trasforma Sochi

Pattinaggio, al via i mondiali dopo la rinuncia del Giappone

Da Torino 2006 a Sochi 2014: dietro i Giochi invernali c’è la firma italiana. Per le strutture stanziati 420 milioni di euro. MARIELLA CARUSO

STUDIO ZOPPINI ASSOCIATI

RUSSIA OGGI

Pino e Alessandro Zoppini, padre e figlio, sono specializzati in impiantistica sportiva. E’ alla loro creatività che si è affidato il Comitato Olimpico di Sochi 2014 per progettare due degli impianti destinati a ospitare i Giochi invernali. Sono esperti del settore, avendo iniziato la loro personale avventura olimpica con la progettazione dell’Oval di Torino, il palasport del pattinaggio utilizzato, dopo i Giochi, come sede espositiva per eventi internazionali. «Una struttura che ha riscosso l’interesse dei russi», racconta Zoppini senior. Tanto da far imboccare una corsia preferenziale ai progetti per Sochi 2014,

Alessandro e Pino Zoppini realizzerano l’Arena da 12mila posti

presentati dallo studio con sede a Milano. Una scommessa vinta dai due archistar di strutture sportive. La coppia ha ricevuto l’incarico di progettare l’Oval da 8mila posti destinato alle gare di pattinaggio di velocità su ghiaccio e l’Arena da 12mila posti per le gare di pattinaggio di figura. «Vladimir Putin ha mostrato

grande apprezzamento per i nostri progetti su Sochi». Una città di mare, che si trova alla stessa latitudine di Cannes e a 40 minuti d’autostrada dalle montagne del Caucaso. E che «attraverso le Olimpiadi i russi vogliono lanciare come meta turistica internazionale. Sochi è la destinazione preferita per le vacanze balneari dai russi be-

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nestanti e ora miglioreranno tutte le infrastrutture». L’amministrazione non ha badato a spese per farne «la Cannes del mar Nero». A favorire la crescita di Sochi, che oggi conta poco più di 400mila abitanti, saranno anche i collegamenti aerei che si moltiplicheranno in occasione dei Giochi e che, in futuro, potrebbero diventare stabili con lo sviluppo turistico dell’area. Una città nella quale, dice Pino Zoppini, «più persone di quante mi aspettassi parlano l’italiano». L’attrattiva turistica di Sochi è legata alla buona riuscita dei Giochi ed è per questo che il governo ha previsto investimenti per 8,8 miliardi di euro. Una somma che sale di quattro volte se si considera l’indotto. Di questi, 420 milioni di euro sono destinati alla costruzione degli impianti. Non male per una città di mare diventare la regina dei Giochi invernali.

to: «La sciagura avvenuta nel Paese che doveva ospitare il campionato si rifletterà nelle cerimonie di apertura e di chiusura delle gare». Zhukov ha fatto notare che l’imminente campionato viene organizzato a tempi di record: «Cercheremo di semplificare il più possibile il rilascio dei visti. Abbiamo già avuto un’esperienza simile con la finale della Champions League di calcio».

REUTERS/VOSTOCK-PHOTO

consiglia

24esima edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino o Fiere Lingott

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E’ tutto pronto a Mosca per i mondiali di pattinaggio artistico, in programma dal 24 aprile al 1° maggio. La capitale russa sostituisce il Giappone, che ha dovuto rinunciare dopo il terremoto. Sono attesi tra i tremila e i cinquemila appassionati da tutto il mondo. Il vice-premier della Federazione Russa e presidente del Comitato Olimpico russo Aleksandr Zhukov, che ha spiega-

magg io 12-1 6 Tori no

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