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Visita il sito LUNEDÌ 26 LUGLIO 2010

Tecnologia

Turismo

Boom d’Internet in Russia. Gli internauti raddoppiano di anno in anno. Sono già 33 milioni

Il Caucaso che non ti aspetti: vette da scalare e sorgenti di acque minerali. Un luogo di riposo e d’affari per molti italiani

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Inserto distribuito con The NYT International Weekly

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L’inserto è preparato e pubblicato da Rossiyskaya Gazeta (Russia) e non coinvolge le strutture giornalistiche ed editoriali di e

Bambini Molti Paesi - Francia e Usa in testa - vogliono prendere a modello l’accordo bilaterale italo-russo

Adozioni, un’intesa che fa scuola

SU QUESTO NUMERO

La Russia granaio mondiale

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La nuova normativa entrata in vigore a novembre prevede controlli scrupolosi e un’autorità centrale.

Lo scorso anno il 20 per cento delle adozioni internazionali di bambini russi ha avuto come destinazione l’Italia

ANNA REDYUKHINA RUSSIA OGGI

L’Italia fa scuola: in fatto di adozioni dalla Russia, molti Paesi - Francia e Stati Uniti in testa - vogliono prendere a modello l’accordo bilaterale siglato da Roma con Mosca, il primo al mondo stipulato in materia. Il bisogno di una regolamentazione internazionale è diventato prioritario dopo la recente vicenda di Artiom Saveliev (rispedito in Russia dalla madre adottiva statunitense a otto mesi dall’adozione) e le tristi statistiche rilasciate dal ministero russo per l’Istruzione (almeno 17 bambini morti in famiglie adottive americane). Sebbene nessuno di questi episodi si sia verificato in Italia, Roma e Mosca hanno concordato sul fatto che fosse necessaria una più stretta regolamentazione. Del resto, con 745 casi solo nel 2009, l’Italia è il terzo Paese ad adottare bambini russi.

Riconvertendo i terreni all’agricoltura e investendo in tecnologie, trasporti e infrastrutture, la Russia prevede entro nove anni un raccolto di circa 125 milioni di tonnellate di grano, così da superare gli Stati Uniti e diventare il leader mondiale nelle esportazioni. SERVIZIO A PAGINA 2

La crisi in Kirghizistan Il direttore del dipartimento Relazioni internazionali dell’Istituto di analisi politica e militare di Mosca Sergei Markedonov e la caporedattrice del notiziario Nuova Europa dell’agenzia Apcom Orietta Moscatelli si interrogano sulla recente crisi kirghiza.

SEGUE A PAGINA 7 COMMENTI A PAGINA 6

Esteri Un nuovo corso per la diplomazia

Scrittori Meta eletta dei russi nell’800 GETTY/FOTOBANK

Modernizzare il Paese ecco i tre imperativi Il presidente Medvedev ha in mente profondi cambiamenti di politica estera. Tra gli obiettivi principali, stringere alleanze con Unione Europea e Usa. VIKTOR KUZMIN RUSSIA OGGI

Primo: modernizzare l’economia e la produzione, nonché porre le basi per un’economia di innovazione. Secondo: rafforzare le istituzioni della democrazia e della società civile russa. Terzo: combattere la criminalità organizzata. Sono i traguardi prefissati da Dmitri Medvedev per superare l’arretratezza tecnologica del Paese e ribaditi dal Presidente russo agli ambasciatori e ai rappresentati permanenti della Federazione Russa presso le organizzazioni internazionali nel corso di un incontro che si è tenuto questo mese. «In vista della modernizzazione, abbiamo bisogno di alleanze speciali con i nostri part-

ner internazionali principali, soprattutto con l’Italia, la Germania, la Francia, l’intera Ue e gli Usa», ha detto Medvedev invitando i diplomatici a lasciare da parte i vecchi stereotipi e a concentrare i propri sforzi sul raggiungimento dei tre traguardi da lui elencati. Per Medvedev la cooperazione con gli Stati dell’area del Pacifico e con gli altri membri del gruppo Bric (Brasile, India e Cina) è diventata ancor più prioritaria di quella, pur importante, con i Paesi della Csi, precedentemente ritenuti partner strategici. Non è solo la Russia - ha aggiunto - a dover elaborare nuovi standard per la democrazia moderna e coinvolgere in questo processo tutti i Paesi, ma tutta la comunità mondiale. Stralci dell’intervento di Medvedev sul sito www.russiaoggi.it

I Paesi emergenti SUL NOSTRO SITO non guardano più RUSSIAOGGI.IT verso Occidente A meno che non inizi a investire quanto prima, l’Ovest rischia di perdere terreno rispetto alla Russia nella lotta per il controllo delle risorse naturali mondiali.

Ferie a Cervinia per Medvedev

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BEN ARIS RUSSIA OGGI

tora molte tracce. In Piazza Pitti a Firenze ci si può perciò imbattere nell’abitazione dove Dostoevskij scrisse l’Idiota, mentre a Venezia si possono ripercorrere i passi del poeta Brodskij che al capoluogo veneto dedicò il saggio Fondamenta degli Incurabili.

I mercati emergenti, e l’Africa in prima linea, sono al centro della lotta che vede opposti Oriente e Occidente nel tentativo di accaparrarsi le risorse naturali mondiali ma, a meno che non inizino subito a investire — avverte un recente rapporto dell’Hsbc — i Paesi occidentali rischiano di perdere terreno. «Il modello in base al quale l’Occidente si occupava dello sviluppo, mentre l’Oriente forniva merci a basso costo è ormai superato. L’Occidente — sostiene il rapporto — preferisce rischiare di rimanere fuori dal gioco per paura di correre rischi piuttosto che rischiare di agire».

SERVIZI ALLE PAGINE 4 E 5

SEGUE A PAGINA 2

Viaggio in Italia sulle orme dei poeti Per tutto l’Ottocento e parte del Novecento l’Italia diventò la «patria dell’anima» di scrittori e poeti russi. Dei loro viaggi fugaci, come quelli di Cechov che si recò «nel paese delle meraviglie» per tre volte e sempre facendo tappa nella «città bella» di Venezia, o dei lunghi soggiorni di Gorkij a Capri e Sorrento o di Gogol a Roma restano tut-

Cervinia ha avuto un ospite d’eccezione negli ultimi tre giorni: il presidente della Federazione russa Dmitri Medvedev che si è concesso una breve vacanza in Val d’Aosta. Il Presidente russo e il suo staff hanno alloggiato presso l’Hotel Hermitage, uno degli alberghi più prestigiosi della località turistica valdostana. Prima di giungere in Val d’Aosta, Medvedev ha incontrato a Milano il presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi. Al centro dei loro colloqui temi economici ed energetici. Sul nostro sito russiaoggi.it la cronaca e le foto del viaggio.


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RUSSIA OGGI WWW.RUSSIAOGGI.IT

Economia

SUPPLEMENTO REALIZZATO DA ROSSIYSKAYA GAZETA (RUSSIA) PER LA DISTRIBUZIONE CON NYT INTERNATIONAL WEEKLY

Investimenti Le aziende russe invece sempre più competitive

I Paesi emergenti non guardano più verso Occidente SEGUE DALLA PRIMA PAGINA

In fase di negoziato le compagnie occidentali partono svantaggiate rispetto a quelle russe sostenute da un Cremlino disposto a rendere ogni accordo più allettante. L’Uganda, ad esempio, è in trattativa con la Russia per l’acquisto di sei caccia Su-30MK2 della Sukhoi, ma non può permettersi di pagare 300milioni di dollari e l’accordo tra i due Paesi potrebbe basarsi sull’offerta di armi in cambio di petrolio. Una proposta che società come la Total non potrebbero mai uguagliare. Le compagnie russe invece sono ben inserite nell’economia africana. La compagnia petrolifera Lukoil sta seguendo quattro progetti nel continente, mentre il gigante del gas Gazprom, di proprietà statale, ne ha in ballo tre. Le compagnie metallurgiche private RusAl, Norilsk Nickel e Evraz si sono già aperte a diversi altri Paesi. La crisi economica sta mettendo sempre di più in discussione il modello economico globale che riconosceva indiscutibilmente un ruolo centrale agli Usa e all’Europa. «Due terzi delle esportazioni indiane sono dirette verso mercati diversi dagli Stati Uniti e dall’Europa», scrive Alan Kier, co-direttore globale delle operazioni bancarie

IL COMMENTO

Alan Kier CO-DIRETTORE GLOBALE DELLE OPERAZIONI BANCARIE COMMERCIALI DELLA HSBC

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Due terzi delle esportazioni indiane oggi sono dirette verso mercati diversi dagli Usa e dall’Europa. Lo scorso anno la Cina si è affermata come primo importatore di merci brasiliane”

commerciali di Hsbc. «Lo scorso anno, la Cina è diventata il maggiore importatore di merci brasiliani. La Cina è già il primo partner commerciale dell’Africa. Questi mercati sono pieni di nuove idee e si rifiutano di essere compressi dalle percezioni economiche tradizionali e stanno innovando nuovi modelli d’affari che stanno superando le tecnologie e le infrastrutture sinora fornite dall’Occidente». Si tratta di un trend di cui le principali aziende russe sono consapevoli, come ha testimoniato la conferenza annuale della principale banca di investimenti russa, Renaissance Capital, intitolata “La Russia si apre al mercato globale”. Tra le migliaia di delegati, il numero dei rappresentanti delle banche di New York e Londra era decisamente inferiore rispetto a

quello degli esponenti di Abuja e Nuova Delhi. «Il termine“mercati emergenti” è già diventato obsoleto», afferma Stephen Jennings, amministratore delegato di Renaissance Capital. «Questi mercati stanno cercando altrove i capitali necessari: la Russia si è rivolta all’Asia e ai Paesi del Golfo, mentre i Paesi della Comunità degli Stati indipendenti (Cis), dopo essersi rivolti all’Europa, si stanno riavvicinando sempre di più a Mosca. Persino il Fondo monetario internazionale ha chiesto ai mercati emergenti di contribuire al fondo per aiutare a tirare fuori dai guai gli Stati Uniti e l’Ue e non viceversa». Dopo essere approdata in Africa diversi anni fa, oggi Renaissance Capital è la principale banca di investimenti del continente e ha recentemente stretto un accordo con la banca indiana Kotak Investment per facilitare gli investimenti delle società russe e indiane in Africa, soprattutto nel settore delle risorse naturali. «Le compagnie indiane non guardano ai mercati occidentali, perché sono saturi di competizione», dichiara Falguni Nayar, direttore generale e amministratore delegato della Kotak Investment. «I mercati emergenti risultano invece più interessanti perché hanno un potenziale di crescita enorme e la concorrenza è quasi inesistente».

LEGION MEDIA

Agricoltura Potenziate le infrastrutture

IN BREVE

La Russia torna a essere granaio mondiale

Riparte la crescita economica “Stiamo superando la crisi”

Entro nove anni, la Russia potrebbe superare gli Stati Uniti e diventare il leader mondiale nell’esportazione di grano. VLADISLAV KUZMICHEV RUSSIA OGGI

La Russia sarà in grado di superare gli Usa nell’esportazione di grano entro i prossimi nove anni, ha dichiarato a Russia Oggi il presidente dell’Unione russa cereali Arkadij Zlochevskij. La Russia sta rapidamente riconvertendo i terreni all’agricoltura (da 42 milioni di ettari all’inizio degli anni 2000 a 48) e investendo in tecnologie e infrastrutture. Se nel 2002 la capacità di trasbordo dei porti russi per l’esportazione era di soli 5 milioni di tonnellate, ora ha superato i 30. Fino a poco tempo fa la situazione era completamente diversa. L’Urss dipendeva interamente dalle importazioni di grano e vendeva petrolio, gas e oro per poter sfa-

mare i propri cittadini. Ora, benché quest’anno la siccità provocata dalle alte temperature abbia distrutto milioni di ettari di raccolto, l’Istituto di studi sul mercato agrario della Federazione Russa (Ikar) prevede per il 2019 un raccolto di circa 125 milioni di tonnellate di grano, di cui 45-50 destinati all’esportazione (contro i 30 forniti dagli Usa). I principali mercati per la vendita del grano russo sono i Paesi del Nord Africa e del Vicino Oriente. All’Ue, secondo Zlochevskij, la Russia fornisce solo mezzo milione di tonnellate di grano, dirette principalmente in Italia, Grecia e Spagna.Viene esportato per lo più grano di classe 4 che nella classificazione internazionale corrisponde al «frumento per alimenti non di qualità superiore». «È il tipo più richiesto», spiega Zlochevskij, precisando che in Europa l’utilizzo di additivi che permettono la panificazione anche

Nel 2019 si prevede un raccolto di circa 125 milioni di tonnellate

con un frumento di qualità inferiore. Il primo vice-premier della Federazione Russa,Viktor Zubkov, ha dichiarato che il principale problema del settore agrario in Russia è quello dei ritmi di modernizzazione dell’industria. La soluzione potrebbe venire dal programma di sviluppo delle infrastrutture in fase di elaborazione: si pensa di ripristinare il trasporto merci lungo i corsi dei fiumi navigabili. Un altro problema è l’invecchiamento dei convogli ferroviari: il parco vagoni per il trasporto del grano si ridurrà entro il 2015 del 57% circa.Vero è, come fa notare Zlochevskij, che il rinnovo è già iniziato: nell’ultimo biennio sono stati ordinati circa 1,5-2 migliaia di nuovi vagoni l’anno.

Il tasso di crescita economica russa è tornato al livello del periodo precedente alla crisi economica: lo ha detto all’agenzia di stampa Itar-Tass Alexander Surinov, capo del Servizio statale federale di statistica. «Il trend è positivo», ha detto Surinov. «Siamo tornati al tasso (di crescita) del 2008», ha aggiunto, senza però specificare quale sia il tasso medio di crescita mensile. Surinov ha inoltre affermato

che la disoccupazione è in calo: «La disoccupazione e la crescita economica sono due fattori che dimostrano che forse stiamo uscendo dalla crisi». Agli inizi di giugno, il ministro dello Sviluppo economico Elvira Nabiullina aveva dichiarato che, nel periodo compreso tra gennaio e maggio, il prodotto interno lordo della Russia era cresciuto del quattro per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Quintuplicano i milionari Sono quasi centodiciottomila Il numero dei cittadini russi ricchi è quintuplicato l’anno scorso, ha rivelato il World Wealth Report, il rapporto annuale sulla ricchezza nel mondo presentato da Merrill Lynch e Capgemini. Il numero di persone con un patrimonio liquido netto superiore al milione di dollari ha così raggiunto quota 117.700. L’aumento di milionari russi sarebbe da imputare all’aumento del valore delle azioni che l’anno scorso, dopo aver subito una forte contrazione nel 2008, è aumentato del 129 per cento.

LEGION MEDIA

i russi con un patrimonio sopra il milione di dollari sono 117.700

L’Enel interessata alla “Silicon Valley” di Skolkovo L’Enel potrebbe prendere parte a Skolkovo, il distretto tecnologico attualmente in fase di costruzione a circa 20 chilometri da Mosca che è già stato battezzato la“SiliconValley”russa. Lo ha riferito l’amministratore delegato Fulvio Conti. A Skolkovo verranno svolte attività inerenti a cinque importanti settori: energia, informatica, comunicazione, ricerca biomedica e tecnologie nucleari. L’Enel, ha affermato Conti, è estremamente interessata allo sviluppo di nuove tecnologie. «La nostra partecipazione al progetto Skolkovo verrà decisa dopo che avremo preso in esame tutte le condizioni: cifre, progetti e tassi di profitto», ha detto Conti. L’Enel produce, distribuisce e vende elettricità e gas in tutta Europa, oltre che nell’America settentrionale e in America Latina. L’azienda, presente in 22 Paesi, gestisce una capacità produttiva pari a circa 95 GW e fornisce elettricità e gas a quasi 60milioni di utenti. La Russia considera lo sviluppo dei settori dell’alta tecnologia e dell’innovazione una priorità assoluta, nella quale investe miliardi di dollari.


RUSSIA OGGI WWW.RUSSIAOGGI.IT

Tecnologia

Computer Sempre più diffuse le connessioni a banda larga

Su Internet una Russia senza confini Andare online è considerato un investimento in un Paese che copre ben nove fusi orari. Il numero degli internauti russi raddoppia di anno in anno e man mano aumenta anche il giro d'affari collegato alla Rete.

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TIM GOSLING RUSSIA OGGI

Il numero degli utenti di Internet in Russia è in pieno boom, tanto che ogni anno gli internauti raddoppiano e sono ormai arrivati a essere 33 milioni. «In Russia si considera Internet in modo diverso rispetto che in Occidente», spiega Greg Thain, a capo di Ims, una società di marketing. «Perfino le famiglie più povere delle zone più remote del paese investono appena possono nell’acquisto di un computer collegato alla Rete, perché andare online è considerato il sistema più semplice per consentire ai propri figli, che vivono isolati da tutto, di conoscere il resto del mondo. In pratica, Internet è considerato un investimento per l’educazione dei figli». Il settore delle telecomunicazioni è stato liberalizzato completamente nel 2001 e resta uno dei settori più avanzati in Russia. Pertanto avere una connessione a Internet è un vero “must” se si hanno familiari sparsi nel Paese che copre ben nove fusi orari. Così, il numero degli internauti russi è passato dai 12 milioni del 2007 ai 33 milioni della fine dell’anno scorso e gli analisti prevedono che il loro numero crescerà a questi ritmi per parecchi anni, sulla falsariga della ra-

LE RISORSE ONLINE PIÙ RICHIESTE

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Al primo posto ci sono i servizi di notizie utilizzati dal 63% degli intervistati. La maggior parte dei cittadini russi si rivolge a essi almeno una volta al mese

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Al secondo posto ci sono i servizi di ricerca: il 48% dei russi li usa per ottenere informazioni. Di solito la gente cerca informazioni su viaggi, lavoro e tempo libero. In Russia l'80% delle persone trova lavoro usando questi servizi

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Al terzo posto le "media resources" che permettono di scaricare o guardare file audio e video (rispettivamente il 47 e il 42%). Viene evidenziato anche il grande potenziale del commercio online: solo il 16% del campione ha fatto acquisti su internet, ma il 18% ha dichiarato che, pur non avendolo mai usato finora, vorrebbe provare questo servizio

pida diffusione della telefonia mobile. Il numero di ricerche su RuNet (come è denominato Internet in russo) ha raggiunto dal marzo dell'anno scorso alla metà di marzo di quest’anno oltre 1,75 miliardi, ben il triplo rispetto a due anni fa. In realtà i russi ormai trascorrono online più tempo di qualsiasi altra

popolazione (fino a otto ore a settimana) e vantano un maggior numero di blog pro-capite. Tutto ciò contribuisce a espandere la crescita della banda larga, che attualmente raggiunge il 20 per cento della popolazione e che – secondo Anastasia Obukhova, analista esperta in telecomunicazioni presso Vtb Capital – dovrebbe raggiungere il 60 per cento entro il 2014. A mano a mano che i russi si collegano online, aumenta anche il giro d’affari a esso collegato: la pubblicità online per esempio è stato l’unico settore della pubblicità in genere a essere cresciuto l’anno scorso. L’agenzia iContext ha calcolato che a gennaio il mercato globale russo legato a Internet ha raggiunto il 13 per cento di un giro d’affari complessivo di 600 milioni di dollari, contro un calo del 30 per cento registrato nel 2009 delle spese nel settore. Tuttavia, spendere per fare pubblicità online è ancora un concetto poco diffuso: le aziende in genere spendono per pubblicità online solo il 9 per cento del budget complessivo destinato alla pubblicità, rispetto al 15-25 per cento della media nel resto d’Europa. Le aziende russe dominano il settore con 80 copechi per ogni rublo che va al più importante motore russo di ricerca,Yandex.ru. «Internet è ancora ai primi passi, ma crediamo che nei prossimi cinque anni gli introiti che le aziende online incasseranno verosimilmente saranno sei volte quelli odierni», ha concluso Obukhova.

L'INTERVISTA CON NIKOLAI PRYANISHNIKOV

ITAR-TASS

Il presidente della divisione russa di Microsoft “Sosterremo la formazione e le innovazioni” La Microsoft in Russia non si limita a investire sui propri prodotti, ma cerca anche di potenziare il capitale umano. "Russia Oggi" ha intervistato Nikolai Pryanishnikov, il presidente della divisione russa. Pryanishnikov, quali sono le attuali priorità di Microsoft in Russia? Aprire centri di formazione, sostenere le società innovative e il centro tecnologico che abbiamo aperto a Mosca. È il più moderno

centro d'informatica d’Europa. Come giudica oggi il mercato dell'informatica in Russia? Negli ultimi anni sono stati compiuti grandi progressi. La pirateria è diminuita e il mercato dell’informatica si sta affermando. È un trend positivo. Anche Lei ha un’alta opinione dei programmatori russi? In Russia ci sono molte persone di talento, ma che non hanno potuto di mettere a frutto le loro capacità soprattutto perché il livello imprenditoriale è ancora basso.

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LEGION MEDIA

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Gli utenti di Internet in Russia sono arrivati a quota 33 milioni

La telefonia mobile si evolve in arrivo la quarta generazione Il mercato russo è esploso nell'ultimo decennio: il numero di carte Sim supera addirittura quello della popolazione. Gli operatori sono perciò pronti a scommettere sulle nuove reti. VENERA REZTSOVA

net con la banda larga sono i trend più evidenti nel mercato delle telecomunicazioni russe. Mentre il numero degli abbonati che utilizzano i servizi “voice” non sempre cresce con lo stesso ritmo degli inizi, l’esercito degli utenti di connessioni

a Internet su cellulare è quasi raddoppiato in un anno. Al momento la banda larga è diffusa soltanto tra il 6-7 per cento degli utenti russi rispetto al 30 per cento europeo, dal che si deduce la grande potenzialità di questo mercato.

RUSSIA OGGI

Il mercato russo della telefonia mobile negli ultimi 10-12 anni è esploso. Prima della crisi del debito pubblico del '98, possedere un cellulare era un privilegio dei più benestanti. Oggi il numero delle carte Sim supera addirittura quello della popolazione russa: 209,1 milioni, secondo J’son & Partners Consulting, per 143 milioni di abitanti. Il mercato degli operatori di telefonia mobile è dominato dal cosiddetto gruppo dei "Big Three": Mts, sussidiaria del gruppo Afk Sistema, che serve il 33 per cento degli abbonati russi, e Beeline (VimpelCom) e MegaFon che coprono il 24 per cento ciascuno. Dopo aver presentato pacchetti di servizi sempre più vasti, i Big Three sono ora pronti a scommettere sulla quarta generazione. La differenza principale tra i servizi 4G e 3G è la maggiore velocità di trasmissione dei dati. L’espansione dei servizi 4G e la maggiore facilità di accesso a Inter-

3G e 4G a confronto

russiaoggi.it/lettere editore@russiaoggi.it


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Cultura

russia oggi www.russiaoggi.it Supplemento realizzato da Rossiyskaya Gazeta (Russia) per la distribuzione con NYT International Weekly

russia.italia il belpaese meta eletta dei letterati dell’impero per tutto l’ottocento e parte del novecento

il mal d’italia di poeti e romanzieri russi Gli scrittori d’epoca zarista amarono la penisola per il clima che giovava alla loro salute e per le testimonianze artistiche e storiche che trovavano “a ogni passo”. alice verdi russia oggi

Voglia d’Italia e mal d’Italia, desiderio e nostalgia. Che fosse smania di andare o struggente brama di ritornare, l’Italia diventò oggetto di sentimenti ardenti che pervasero anime e pagine degli scrittori russi. Poeti e romanzieri, realisti e romantici furono uniti da questo fil rouge che attraversò tutto l’Ottocento e in parte i primi anni del secolo successivo. Quella Russia che in Italia vedevano ancora come chiusa, aveva iniziato ad aprirsi all’Europa con Pietro Il Grande che, con un editto del 1696, aveva invitato i figli delle famiglie agiate del suo impero a recarsi in Occidente per i propri studi. E la penisola italiana divenne presto meta privilegiata: di viaggi fugaci - come quelli di Anton Cechov che si recò «nel paese delle meraviglie» per tre volte e sempre facendo tappa nella «città bella» di Venezia - e di lunghi soggiorni, come per il socialista Maksim Gorkij o per il realista Nikolaj Gogol, secondo

cui «tutta l’Europa è fatta per essere visitata, ma l’Italia è fatta per viverci!» e «chi vi è stato può dire addio agli altri Paesi» perché «chi è stato in cielo non avrà mai voglia di tornare sulla terra». Fu meta prediletta soprattutto per via del clima e della cultura. In fuga dai loro ostici inverni, in Italia gli scrittori russi andavano a rifugiarsi sotto «la volta del cielo tutta azzurra» che giovava alla loro salute, che alcuni avevano funestata da tubercolosi o altri malanni. E, come il sole, anche la storia e l’arte erano ovunque. Antichità «a ogni piè sospinto», piaz-

ze «tutte ricoperte da rovine», pinacoteche «dove ci sarebbe da vedere per un anno intero», strade con una «scuola di pittori e scultori quasi a ogni porta» e tante chiese come «in nessuna altra città al mondo». Purtroppo, un fascino altrettanto intenso non provocava in Italia la Russia, vista come geograficamente e politicamente distante. Baluardo della Santa Alleanza, l’impero dello zar era considerato emblema della Reazione e in Italia si covava la convinzione che in un ambiente di arretratezza politica non potesse che esserci grettezza culturale. Pertanto, nemmeno la straordinaria produzione letteraria russa dell’epoca destava granché interesse. Sebbene la letteratura russa stesse vivendo il suo momento storico più rilevante, nelle riviste letterarie e culturali della prima metà dell’Ottocento se ne trovavano solo sporadici riferimenti. A quest’indifferenza e ignoranza facevano eccezione le oasi di curiosità coltivate da alcuni salotti letterari, come quello della famiglia Demidov di Firenze e della principessa Volkonskaja. Solo nella

seconda metà del secolo cominciarono a circolare opere di Dostoevskij e Tolstoj ma per mediazione di Parigi a riprova del provincialismo intellettuale dell’epoca. La contrapposizione tra la negligenza dell’intelligencia italiana verso la cultura russa e la familiarità di scrittori d’epoca zarista con la cultura italiana provocò surreali cortocircuiti. Ad esempio, fu nel Belpaese che Gogol produsse la prima parte di Le anime morte e fu all’opera dantesca che s’ispirò progettando di inserire il poema in una trilogia. Eppure l’Italia si fece passare davanti agli occhi la nascita di quel capolavoro.

A Firenze si possono ripercorrere le passeggiate dello scrittore che qui ebbe la figlia Lubjov e concluse il suo romanzo più famoso. Civico 22, Piazza Pitti, Firenze: dietro la stringata solennità di una targa commemorativa si cela uno dei soggiorni italiani più fecondi per uno scrittore russo. È qui che nacque il frutto dell’amore tra Fëdor Dostoevskij e sua moglie Anna, una bambina che chiamarono appunto Lubjov (“amore” in russo). Soprattutto, è qui che l’autore di Delitto e Castigo concluse quel progetto che lo «tormentava da tempo, perché un’idea difficile», quella di «raffigurare un uomo assolu-

tamente buono»: quel Gesù moderno che avrebbe reso L’idiota uno dei romanzi più famosi della letteratura russa. È il 1868. Epoca di Firenze capitale. A Palazzo Pitti abita il re dell’Italia unita. E, dopo aver lasciato Mosca per l’Europa sfuggendo ai creditori, Dostoevskij trova casa proprio sulla spettacolare piazza in cui s’affaccia il Palazzo reale. «Il cambiamento ebbe di nuovo un effetto benefico su mio marito e noi cominciammo ad andare insieme per chiese, musei e palazzi», annotò sua moglie tra i ricordi del loro anno fiorentino. Un periodo felice, cadenzato da quotidiane passeggiate ai Giardini di Boboli, ma anche da pressanti sca-

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Piazza Pitti, qui Dostoevskij terminò l’Idiota

La Piazza dove lo scrittore trovò casa nel 1868

denze con il Russkij Vestnik (Il messaggero russo) su cui pubblicava a puntate il romanzo. Con il rientro a Pietroburgo, l’Italia non scompare. Dagli articoli che Dostoevskij pubblica sulla rivista d’attualità Grazdanin (Il cittadino) traspare un sentimento di nostalgia per un’Italia che non vide mai: quella dei «duemila anni» in cui gli italiani avevano «portato in sé un’idea universale…reale», l’«unione di tutto il mondo». Un’idea assente nella «creazione del conte di Cavour», che non è altro che «un piccolo regno di second’ordine che ha perduto qualsiasi pretesa di valore mondiale», «un’unità meccanica e non spirituale». AV

Viaggio a Roma “patria dell’anima” di Nikolaj Gogol Lo scrittore si trasferì nella capitale italiana tra il 1837 e il 1841 e vi trovò ispirazione: qui scrisse “Il Cappotto” e il primo volume di “Le anime morte”. Ogni mondo rivela spesso deludenti chiaroscuri che la propria immaginazione non aveva prefigurato, ma non fu così per l’Italia di Nikolaj Gogol. Se ne era innamorato ancora prima di averla vista, tanto da dedicarle uno dei suoi primi scritti e l’unico componimento in versi: «Italia, magnificente paese! Per te l’anima geme, e si strugge: tu sei paradiso, tu piena letizia…Giardino dove tra il vapor dei sogni vivono Torquato e Raffaello ancora! Ti vedrò io, trepido d’attesa?». E quando finalmente la vide non ebbe disillusioni. Anzi: ne parlò come la «patria della mia anima», il luogo dove essa «viveva prima ancora che (venisse) alla luce». Amareggiato per il magro successo che la messa in scena della commedia L’ispettore generale aveva riscosso a Pietroburgo, nel 1837 Gogol si era trasferito in Italia, dopo essere passato per Germania, Svizzera e Francia, anche per via della sua cagionevole salute. A Roma - «dove l’uomo è più vicino al

cielo di una versta intera» e l’aria «fa venire voglia di trasformarsi in un gigantesco naso, con narici grosse come secchi» per «farci entrare almeno settecento angeli» - visse fino al 1841, in via Santo Isidoro 17, frequentando scrittori russi e italiani, come Gioacchino Belli. Dell’Italia amò sia la ricchezza storica che artistica - «tutto ciò che leggete nei libri, lo vedete qui davanti a voi» -, la sua natura e il suo popolo, dotato «in gran misura di senso estetico». Qui lo scrittore d’origine

Si era innamorato della penisola ancor prima di averla vista tanto da dedicarle il suo unico componimento in versi ucraina fu felice e il Belpaese diventò un pozzo d’ispirazione: vi che compose il primo volume del poema Le anime morte, Il ritratto e Il cappotto, la summa della sua irriverente comicità. Ed è qui che abbozzò quell’idea della purificazione dall’anima che in seguito influenzò buona parte della letteratura russa. av


Cultura

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INTERVISTA CON IURIJ LEPSKII

Guardare Venezia con gli occhi di Brodskij Il volume Sulle tracce di Brodskij uscito nel 60° anniversario della nascita del poeta non è né un saggio né una biografia. Si potrebbe dire che è un libro su Venezia, città amatissima da Brodskij, o meglio su una Venezia inedita. Quella dei luoghi prediletti dal poeta. Ce ne parla il suo autore, Iurij Lepskij, giornalista della Rossiyskaya Gazeta. Lepskij, come è nata la sua passione per Brodskij? Dalla passione perVenezia. Una volta raccontavo del mio ennesimo viaggio a Venezia quando un amico mi risponde: «Quel che dici è un pallido riflesso di ciò che dice Brodskij di Venezia nelle sue conversazioni con Solomon Volkov». Comprai subito il libro. Nello stesso periodo apparvero in edizione russa i saggi di Brodskij. Lessi Fondamenta degli Incurabili e volli tornare aVenezia per vedere con i miei occhi ciò che Brodskij aveva scritto. Passai un intero giorno alla ricerca della via evocata nel saggio omonimo.

L’esule Gorkij che trasformò Capri in un’isola socialista Scrittori e menti raffinate del socialismo s’incontravano quotidianamente nella sua villa per discettare di rivoluzione e letteratura. Sarebbe dovuto rimanere due mesi: vi restò sette anni. Perché come tutti ne subì il fascino, ma anche perché l’Italia fu per Maksim Gorkij rifugio dalle intemperanze politiche. Terra d’esilio, anzi di un doppio esilio: dal governo zarista prima, dai soviet poi. E la sua condizione di dissidente non fece che accrescere l’aura di rispetto di cui godeva presso gli italiani, sia come scrittore che come simbolo della lotta dell’intelligencia contro il regime assolutista. Tanto che quando sbarcò a Napoli, il 27 ottobre 1906, tale fu il clamore per il suo arrivo e l’assedio di giornalisti e ammiratori, che lo scrittore scappò a Capri. Con la sua permanenza, sull’isola si creò una sorta di colonia russa. Scrittori e menti raffinate del socialismo s’incontravano quotidianamente nella villa di Gorkij per discettare di rivoluzione e letteratura. Un fermento che per ben due volte spinse un preoccupato Lenin a recarsi nel Golfo di Napoli per incontrare il drammaturgo impegnato.

Oltre che con politica e lavoro (la stesura, tra le altre opere, de La madre), il padre del realismo socialista occupava il suo tempo a Capri con un gaudente riposo. Amava sostare in una trattoria per gustare vino locale o commuoversi di fronte agli isolani che ballavano la tarantella. La nostalgia per la Russia però non tardò ad affiorare e quando nel 1913 lo zar decretò un’amnistia, Gorkij vi fece ritorno. Rivide l’Italia nel 1921: in fuga ora dalle persecuzioni leniniste e in cerca di un clima più favorevole per la sua tuber-

NAZIONALITÀ: RUSSA PROFESSIONE: GIORNALISTA RESIDENZA:

MOSCA

la mia ricerca. Il fiasco era completo. Tuttavia, dopo aver passeggiato lungo via Garibaldi, m’imbattei in un negozio di antiquariato e trovai un’antica mappa di Venezia. In un angolo, al confine meridionale del quartiere Dorsoduro, dove la terra dell’isoletta confina con lo stretto della Giudecca, era stato scritto con inchiostro nero: Fondamenta degli Incurabili. Ecco, questo lungofiume esiste! O in ogni caso esisteva in passato.

Petr Vajl

AV

Cosa amava Brodskij di Venezia? L’odore di alghe congelate, l’incresparsi dell’acqua nei canali, l’intricato groviglio di viuzze, ponti e ponticelli. Tutto ciò gli ricordava l’amata Leningrado di cui era stato crudelmente privato. Non a caso scrisse che la felicità «è quando incontri elementi di cui tu stesso sei fatto e che si trovano allo stato libero». Immaginate di venire disintegrati in atomi e dispersi nell’aria e di sentire che siete parte di quest’aria. È quel che provava Brodskij. A Venezia, in un certo senso, era entrato nel suo autoritratto.

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L’intervista integrale su www.russiaoggi.it

Massimo Cacciari

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Nessuno si decideva ad avvicinarlo e parlargli. Raccolsi tutto il mio coraggio e mi avvicinai. Iniziammo a discutere di poesia antica. In tutte le compagnie dove compariva diventava subito chiara una cosa: era appena accaduto qualcosa di importante. Tale era la grandezza di quell’individuo”

Il rapporto di Brodskij con Venezia è sempre stato molto agitato. Qui è stato pubblicato il suo meraviglioso saggio “Fondamenta degli Incurabili”. A mio avviso si tratta di eccellente letteratura. E in generale Brodskij rappresenta una parte essenziale della grande cultura russa”

LO SCRITTORE AMICO DI JOSIF BROSKIJ

L’EX SINDACO DI VENEZIA

Amava gustare i vini locali nelle trattorie e si commuoveva di fronte agli isolani che ballavano la tarantella colosi, si stabilì a Sorrento. E quando nel 1931 rimise definitivamente piede in terra russa fu alla terra del suo esilio che rivolse gli ultimi pensieri: «In Unione Sovietica - ricordò di Gorkij il medico ingiustamente condannato per averlo ucciso non aveva più aria per respirare, aspirava appassionatamente a tornare in Italia».

vuto alla presenza di un ospedale dove nel Medioevo erano destinati i malati terminali contagiati dalla peste. Quando l’epidemia scomparve, i sopravvissuti di Venezia decisero di costruire a ricordo degli scomparsi Santa Maria della Salute e ribattezzarono il lungofiume degli Incurabili “Fondamenta Zattere”. È stato l’ex sindaco Massimo Cacciari a restituirgli il suo nome originario.

Perché è scomparso dalle mappe? Il nome del lungofiume era do-

ARCHIVIO PERSONALE

ELENA SHAGIEVA_CARGOCOLLECTIVE.COM/LENASHAGIEVA (2)

Come andò? Acquistai una mappa della città, ma non trovai nulla. Decisi allora di ripercorrere i passi di Josif: dal ponte dell’Accademia arrivai a un canale deserto, dove una volta si trovava la pensione Accademia, il primo rifugio veneziano di Brodskij, e poi al quartiere dove, secondo la mia opinione, viveva Olga Rudge, vedova del poeta Ezra Pound. Da lì voltai a sinistra e dopo due minuti mi trovai a tre passi dal ponte da dove era iniziata

KIRILL LAGUTKO

Il giornalista della “Rossiyskaya Gazeta” racconta l’amore del poeta scomparso per il capoluogo veneto. “Gli ricordava l’amata Leningrado da cui era stato esiliato”.

Il poeta Josif Brodskij in gondola per i canali di Venezia

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Nuove brillanti prospettive per i giovani autori russi Una raccolta di racconti presenta ai lettori occidentali la nuova generazione di scrittori russi emancipata dai fantasmi del passato sovietico. NORA FITZGERALD RUSSIA OGGI

Il profumo del coriandolo fresco e la corsa precipitosa del pollame, il calore opprimente di un bazar e le montagnole di sabbia per progetti edilizi che non saranno mai portati a termine. Le ragazze indossano l’hijab, gli uomini le pistole e vanno in giro su automobili straniere. Siamo a Makhachkala, capitale della repubblica russa caucasica del Dagestan, scenario di Salam, Dalgat (Ciao, Dalgat), uno dei racconti brevi della raccolta Squaring the Circle (La quadratura del cerchio), pubblicata dalla casa editrice russa Glas, che introduce al pubblico anglofono gli scrittori russi nati ai tempi della perestrojka o subito dopo. «Scrittori che non devono combattere con i fantasmi del passato sovietico», spiega Natasha Perova, direttrice di Glas. Il racconto offre uno spaccato della generazione di giovani daghestani che vivono sul filo del rasoio in una regione devastata dalla violenza dove la sopravvivenza dipende quasi sempre dall’abilità di sottrarsi al destino peggiore: criminali, delinquenti, polizia, prostitute o l’Imam e i suoi seguaci che istigano alla jihad violenta. Il racconto, scritto da Alisa Ganieva, 25 anni, nata a Makhachkala, ha vinto nel 2009 il “Debut Prize”,il premio letterario russo dedicato ai giovani esordienti. L’autrice ha firmato il suo racconto con lo pseudonimo di Gulla Khirachev: Gulla è un antico nome di lingua avar che significa “proiettile” e Khirachev è il cognome di un giovane uomo. «Dopo aver svelato la mia identità alcuni si sono offesi racconta Ganieva, che ora vive a Mosca - hanno creduto che io li avessi ingannati. La maggior parte dei miei concittadini ha criticato il mio racconto, accusandomi di lavare i panni sporchi in pubblico».

Il Debut Prize

La raccolta Squaring the Circle comprende storie scritte da 12 giovani scrittori russi di talento. Il titolo appare forse una scelta bizzarra per comprenderli tutti, a meno di non considerarlo in senso ironico. La forza espressiva di questa raccolta sta tutta nella diversità dei testi. «Il Debut Prize è l’unico dedicato ai giovani», spiega Perova, accanita sostenitrice e patrocinatrice dei romanzi russi. Fino a 50mita scrittori concorrono al Premio finanziato da un’associazione benefica medica. Quest’anno i vincitori sono stati presentati anche al pubblico straniero, poiché la raccolta è stata tradotta in inglese e cinese e verrà tradotta anche in italiano, francese, tedesco, spagnolo e giapponese entro il 2011. L’idea che questi scrittori siano emancipati dai fantasmi sovietici è vera soltanto in parte. La loro scrittura è fresca sì e ben riflette lo scombussolamento sociale di questo momento storico, ma non è mai leggera o inconsapevole.


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Opinioni

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IL DIBATTITO LA CRISI IN KIRGHIZISTAN

TELEMOSCA

UN GIOCO A SOMMA ZERO ANALISTA POLITICO

NON BASTA PROCLAMARSI INDIPENDENTI PER ESSERLO

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l momento la situazione in Kirghizistan è in così continua e rapida trasformazione che è difficile azzardarsi a esporre valutazioni. Eppure si può cominciare a trarre un bilancio parziale. In primo luogo, l’attuale crisi ha dimostrato ancora una volta come il disfacimento dell’Urss, inteso come creazione di stati nazionali da parte delle sue ex Repubbliche, sia ancora lontano. Darsi il nome di “Kirghizistan indipendente” non basta per esserlo. Per diventare indipendenti è necessaria un’adeguata politica di costruzione dello stato e della nazione che non si è avuta né sotto la presidenza di Askar Akayev, rovesciato nel 2005, né sotto quella del suo successore Kurmanbek Bakiev, destituito quest’anno. Risultato della mancanza di una nazione politica integrata, principale presupposto per governare efficacemente, è appunto la tensione interetnica. In secondo luogo, la situazione ha mostrato quanto sia stretto il corridoio delle possibilità per la “transizione” negli stati dell’Asia centrale. Nei prossimi anni in quest’area si parlerà non della scelta tra democrazia e autoritarismo, ma della presenza o meno di un potere in quanto tale. Il governo“tecnico”del Kirghizistan guidato da Roza Otunbaeva sta facendo grandi pro-

messe di trasformare lo stato in una repubblica parlamentare. Ma considerati la bassa integrazione nel paese, l’insufficiente legittimità del governo e la mancanza di partiti politici, ciò crea dei rischi enormi. Ne consegue, in terzo luogo, che la crisi kirghiza ha posto duramente la questione della presenza di un arbitraggio e di un intervento internazionale obiettivo. Il problema, ancora una volta, è se al mondo esista davvero una comunità internazionale. Rispondere non è facile. Le strutture internazionali limitano la loro“partecipazione” ai progetti umanitari. Quanto a Usa, Ue e Russia, non riescono a elaborare un’adeguata strategia di cooperazione per impedire che sulla carta geopolitica mondiale compaia un “secondo Afghanistan”.Eppure né alla Russia, né all’Occidente rimane molto tempo per pensare. La scelta è ristretta: o si gioca un “gioco a somma zero” e si moltiplica l’instabilità nell’Oriente post-sovietico o si trovano dei punti di incontro. L’autore è direttore del dipartimento Relazioni internazionali dell’Istituto d’analisi politicomilitare di Mosca

Orietta Moscatelli GIORNALISTA

SE RUSSIA ED EUROPA RESTANO A GUARDARE

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e la Russia, ex “padrona di casa”, ha preferito restare a guardare l’ultima (per ora) crisi in Kirghizistan, l’Europa si è a malapena accorta delle violenze scoppiate a giugno a Osh, nel sud del Paese. Bilancio ufficiale: 316 morti, anche se il capo di stato Roza Otunbaeva suggerisce 2mila. Poi 100mila profughi e 400mila sfollati che prima di fuggire dalle loro case hanno disegnato sulle strade grandi Sos sperando che i satelliti avrebbero rilanciato la richiesta di soccorso. I satelliti hanno riferito, ma la vicenda è rimasta notizia da scovare sul web. Un tempo importante mercato sulla Via della Seta, oggi Osh è tagliata fuori dalle grandi rotte del commercio, con due eccezioni: prodotti cinesi e narcotraffico. Questa crisi – tra

IL DISEGNO DI DMITRY DIVIN

Sergei Markedonov

SCANDALO SPIONAGGIO KAFKA DIVENTATO REALTÀ Alexander Golts ANALISTA POLITICO

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hiunque sia cresciuto nell’Unione Sovietica ed abbia superato la trentina, ricorda il famoso verso di un canto patriottico «Siamo nati per trasformare le favole in realtà» spesso parafrasato in «Siamo nati per trasformare Kafka in realtà». Il recente scandalo delle spie in missione negli Stati Uniti dimostra che i servizi di intelligence russi sono più kafkiani che furbi.

Stando ai documenti del dipartimento di Giustizia Usa, i servizi di intelligence russi avevano assegnato ai propri agenti missioni che chiunque avrebbe potuto facilmente portare a termine, semplicemente leggendo i giornali o cercando su Internet. Alle spie era stato chiesto di chiarire quale fosse la linea politica degli Usa riguardo alla non-proliferazione degli armamenti nucleari e la strategia adottata dal presidente Barack Obama nei confronti della Russia culminata con la sua visita a Mosca nel luglio 2009. O di raccogliere le

Gli agenti russi arrestati negli Usa dovevano cercare dati che chiunque avrebbe potuto scovare in Rete opinioni diffuse all’interno della Casa Bianca. Il ministro degli Esteri ha affermato il vero quando ha detto che gli individui posti sotto arresto «non hanno commesso alcun reato contro gli interessi degli Stati Uniti».

la preoccupazione di rito dell’Ue, la cautela Usa e il mancato intervento russo – conferma quanto la comunità internazionale sia poco interessata a farsi carico di un altro pezzetto di mondo a enorme rischio instabilità. Per ora interna, poi chissà. Ma cosa è davvero accaduto nella città di Osh, 4.952 km da Roma, 3.066 da Mosca, solo 134 dal confine cinese. Dopo lo spodestamento del presidente Kurmanbek Bakiev, in aprile, il Sud è il fianco debolissimo del nuovo gruppo al potere guidato dalla Otunbaeva, oggi la prima donna capo di stato dell’Asia centrale. Ai kirghizi del Sud – più poveri degli uzbeki dediti al commercio - non è piaciuta l’uscita di scena del leader avvocato dell’etnia a scapito delle minoranze russa e uzbeka. Così, forse con l’aiuto di un regista “proBakiev”,i kirghizi hanno attaccato i vicini di casa uzbeki. Una minaccia, ora che il loro ex presidente è a Minsk e le nuove autorità prospettano un taglio con il passato. Insomma un conflitto politico sfociato in scontri etnici in una zona dove etnia e interessi corrispondono. La dinamica non è nuova: negli Anni ’90 a Osh migliaia di persone furono uccise in violenze interetniche. All’epoca fu l’esercito sovietico a riportare l’ordine, mentre oggi stupisce che Mosca non raccolga l’invito di Otunbaeva a intervenire. L’astensione russa, però, spiega molto. Entrare in Kirghizistan diventare un pantano politico. Meglio attendere di agire “in gruppo”, riservandosi di reclamare i diritti di sfera d’influenza su altre questioni, tipo la presenza militare Usa a Manas. L’autrice, per sei anni corrispondente da Mosca del Messaggero, è caporedattrice di “Nuova Europa” dell’Apcom

Durante l’era sovietica, alle spie dislocate negli Usa, che non godevano di alcuna immunità diplomatica, era vietato avere contatti con dipendenti dell’ambasciata sovietica o di qualsiasi altro istituto governativo per l’ovvio motivo che così facendo avrebbero potuto insospettire le agenzie di contro-spionaggio statunitensi. I dieci individui arrestati, invece, intrattenevano regolari contatti con i diplomatici delle missioni russe di NewYork e Washington, come dimostrato da alcune riprese dell’Fbi. Si rivolgevano ai diplomatici russi ogni qual volta i loro gadget smettevano di funzionare. Gli Usa non hanno potuto accusarli di aver carpito informazioni segrete, poiché infatti le spie in questione sono state ben lungi dal procurarsene. Le accuse nei loro confronti vertono invece sul riciclaggio di denaro

IL PATRIARCA RIFORMATORE Adriano Roccucci RUSSIA OGGI

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al gennaio 2009 a capo della Chiesa ortodossa russa è il patriarca di Mosca e di tutte le Russie Kirill. Una delle personalità di maggior rilievo del mondo cristiano. Subito dopo la sua elezione ha rivolto all’assemblea conciliare parole che sono un programma: «La Chiesa ortodossa russa potrà ancora apportare il suo contributo unico e significativo alla civiltà europea e a quella mondiale». Nel cuore del secolo scorso, il Novecento, tale affermazione poteva sembrare espressione dell’ingenuità di sognatori o di nostalgici del passato. Da Mosca erano altri i soggetti che aspiravano a esercitare un ruolo da protagonisti nella costruzione di una nuova civiltà che doveva imporsi come modello universale. L’ortodossia russa era costretta a un’esistenza rattrappita a causa della persecuzione e dell’oppressione da parte del regime sovietico. Oggi si presenta con il volto di una grande Chiesa, attraversata da correnti di dinamismo religioso e culturale, radicata in Russia e in gran parte dei paesi ex sovietici, ma anche proiettata in una dimensione di diffusione mondiale. Il patriarca in un suo recente articolo ha osservato come l’uomo europeo abbia rinunciato «ai tentativi di elaborare una qualche visione generale del mondo» e si ritrovi in una condizione di «vuoto spirituale».

e sulla loro mancata dichiarazione di operare come agenti di uno Stato estero. Per evitarle sarebbe bastato“denunciare”gli agenti come lobbisti che, come i migliaia che affollano Washington e altre città sono liberi di raccogliere qualsiasi tipo di informazione accessibile al pub-

Gli Stati Uniti non li hanno neppure potuti accusare di aver carpito informazioni segrete blico. Perché, dunque, l’intelligence russa spende più di 10 milioni di dollari per missioni che non servono alcun utile scopo? Non è un caso che l’attuale rete di spionaggio sia stata creata agli

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L’uomo europeo ha bisogno di colmare questo vuoto spirituale, che è mancanza di idee, di senso, di prospettive. In un tempo in cui scarseggiano le visioni, da Mosca Kirill guarda il mondo, si interroga sulle sue sfide e ha il coraggio di elaborare una visione per il futuro. Il patriarca è un uomo profondamente radicato nella tradizione ortodossa. Non indulge però a nostalgie passatiste né alla difesa di arcaismi. Anzi conosce il mondo e la cultura contemporanei e sente fortemente la sfida di elaborare una risposta cristiana fondata sulla tradizione alle domande che la storia solleva per l’umanità del XXI secolo. La capacità di coniugare armonicamente la modernizzazione con la tradizione è l’aspirazione del disegno spirituale del patriarca. È una battaglia culturale non priva di valenze di carattere geopolitico che non sfuggono a Kirill. Egli solleva questioni fondamentali sul futuro del cristianesimo, ma anche su quello della Russia e dell’Europa. Ed è su questo piano della visione geoculturale e geospirituale dell’Europa che la connessione tra Roma cattolica e Mosca ortodossa è vitale per il futuro stesso dell’Europa. È una sfida cruciale anche per il futuro del cristianesimo. In gioco è la sua capacità di contribuire in modo sostanziale alla collocazione dell’Europa negli scenari del XXI secolo con un messaggio forte da trasmettere al mondo. L’autore è docente di Storia contemporanea presso l’Università Roma Tre e studioso della Chiesa ortodossa russa

inizi del 2000, quando Vladimir Putin divenne presidente. Lui e i suoi colleghi considerano i giornali stranieri e il materiale pubblicato dai think-tank disinformazione diramata dalla Casa Bianca allo scopo di ingannare la Russia. È per questo che negli Usa i servizi russi si servono di agenti che non godono di immunità diplomatica e operano per confermare ciò che potrebbe scoprire chiunque sia in grado di compiere una ricerca su Google. Le spie sono come soldati che vanno in giro indossando occhiali da visione notturna: facili bersagli per il controspionaggio Usa. Alexander Golts è il vicedirettore del giornale onlineYezhednevny Zhurnal Il commento rappresenta un punto di vista della stampa indipendente

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SEGUE DALLA PRIMA PAGINA

L’accordo bilaterale, entrato in vigore lo scorso 27 novembre dopo tre anni di trattative, prevede innanzitutto lo scrupoloso monitoraggio dei meccanismi che regolano l’adozione, a cominciare dalla meticolosa valutazione dei genitori adottivi, con tanto di test psicologici e incontri di preparazione al ruolo che li attende. Dal canto loro, le autorità russe dovranno fornire senza alcuna reticenza tutte le informazione relative al minore, comprese quelle sul suo stato di salute. Spetta alle agenzie di adozione internazionale - che devono essere accreditate da entrambi i Paesi - garantire l’ottemperanza di tutte le misure previste dall’accordo. È loro compito, ad esempio, accertarsi delle condizioni di vita dei bambini adottati, del loro benessere psicologico e del loro adattamento al nuovo ambiente. Secondo l’accordo, il minore adottato diventa di fatto cittadino di entrambi i Paesi e acquisisce tutti i diritti dei congiunti diretti dei genitori adottivi. L’intesa ha inoltre previsto l’istituzione di un’autorità centrale che abbia il compito di sovrintendere alle adozioni internazionali - ruolo svolto in Italia dalla Commissione per le adozioni internazionali del ministero degli Esteri, in Russia dal ministero per la Scienza e l’Educazione - che ha il compito di rilasciare i permessi di adozione, accertarsi che la documentazione venga consegnata entro i limiti fissati dalla legge e che le parti coinvolte abbiano soddisfatto tutti i punti previsti dall’accordo. Una delle norme più importanti introdotte dall’accordo è però quella che riguarda le adozioni private: d’ora in poi potranno

GETTY/FOTOBANK

Adozioni, l’accordo italo-russo fa scuola LA CIFRA

745 le famiglie italiane che hanno adottato bambini russi nel 2009

IL COMMENTO

Natalia Trigubovich PARTECIPE ALLA STESURA DELL’ACCORDO BILATERALE ITALO-RUSSO

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L’accordo bilaterale tra la Russia e l’Italia è nato dall’esigenza di colmare alcune lacune nella regolamentazione delle adozioni internazionali”

L’intesa bilaterale è diventata il modello per i patti che Mosca intende stringere con altri 15 Paesi Tra le norme previste, un’autorità centrale e una meticolosa valutazione dei genitori adottivi essere stipulate solo da familiari diretti del minore. Tutti gli incidenti mortali che hanno avuto come vittima un minore russo adottato all’estero riguardavano casi di adozioni private. Secondo Natalia Trigubovich, che ha preso parte alla stesura dell’intesa bilaterale, l’accordo

offre ai bambini russi delle tutele addirittura superiori rispetto a quelle garantite loro dalla Convenzione sulla protezione dei bambini e la cooperazione in materia di adozioni internazionali. Se fosse stato in vigore un documento simile, si sarebbe forse evitato l’episodio che ha visto come protagonista Artyom e che ha rischiato di bloccare del tutto le adozioni internazionali in Russia. L’accordo italo-russo prevede infatti che, se un orfano non riesce ad adattarsi alla sua nuova famiglia, le autorità italiane sono tenute a mettere al corrente le autorità russe e a interessarsi della sua ri-adozione. Per questo l’accordo russoitaliano è stato preso a modello da Mosca per le intese che prevede di stringere con altri 15 Paesi, tra cui Usa, Francia, Spa-

LA TESTIMONIANZA

Porte sbattute in faccia, impiegati incompetenti, rinvii: una coppia italiana racconta il difficile percorso dell’adozione di un bambino russo di tre anni iniziato nel 2007.

VOSTOCK-PHOTO

“I costi scoraggiano molti Bisogna essere tenaci”

ROBERTA BROCCOLINI RUSSIA OGGI

Come un raggio di sole, da gennaio, illumina la vita di una coppia del Centro Italia, trentenni liberi professionisti, sposati da sette anni, senza figli. Il bimbo adottato, 3 anni di vita passati in un istituto nel territorio dell’Habarovsk, dove il fiume Amur segna il confine tra Rus-

Dopo Stati Uniti e Spagna, l’Italia è il terzo Paese per adozioni dalla Russia

RESS PHOTOXP

La riforma dell’Istruzione e gli studenti occidentali alla corte del Bolshoi

gna, Gran Bretagna, Irlanda, Israele, Nuova Zelanda e Malta. È necessario, ha sottolineato Pavel Astahov, commissario per i diritti del bambino presso il Cremlino, che prevedano «meccanismi efficienti per controllare le condizioni di vita dei bambini russi adottati e assicurare loro una tutela legale». In Russia attualmente si contano 600mila orfani, di cui 138mila vivono negli orfanotrofi in attesa di adozione, mentre il resto è stato dato in affido. In base al Diritto di famiglia russo, i cittadini stranieri possono adottare esclusivamente gli orfani che non hanno trovato una famiglia adottiva in patria. Ma il numero di genitori adottivi russi, benché in aumento, resta molto limitato. Per gli orfani russi, perciò, l’adozione internazionale equivale alla salvezza.

sia, Mongolia e Cina, ha fatto dimenticare loro il lungo, e a tratti doloroso, percorso, iniziato a gennaio 2007, prima dell’entrata in vigore dell’accordo bilaterale italo-russo. Parla la mamma e l’emozione si taglia a fette. Quali e quante difficoltà? Tantissime, come le porte che ci hanno sbattuto in faccia, in prefettura e in procura. Tra gli ostacoli affrontati, per esempio, il medico che si rifiutava di compilare il modulo arrivato dalla Russia; i mesi che passano per prenotare le visite ospedaliere; l’assenza dei timbri a norma richiesti dalla Federazione negli uffici pubblici della nostra città, che non è né Roma né Milano. Così abbiamo perso due mesi per fare i documenti, mattine intere senza poter andare a lavorare e, alla fine, il timbro che serviva lo abbiamo fatto fare noi. Paradossalmente è stato più difficile portare avanti le pratiche in Italia. In Russia pretendono timbri messi in un certo modo o di un certo tipo, ma è giusto

L’età dei bambini russi adottati

che sia così: in ballo c’è il futuro di un minore. Qui nessuno sembrava capire. Neanche il medico mostrava un briciolo di comprensione. Poi, una volta giunto l’ok per i documenti, da agosto 2008, la chiamata da Mosca è finalmente arrivata ad aprile 2009. Il primo incontro? È successo tutto all’improvviso. Nella stanza del direttore dell’istituto, senza interprete, è entrato un bimbo molto più piccolo dei suoi 2 anni. Chiedevo: “È lui?”, ma nessuno rispondeva e d’istinto l’ho abbracciato. La sua cartella clinica era spaventosa, riportava gravi ritardi fisici e psichici, ma sapevamo che era sano e la certezza è arrivata consultando un pediatra di fiducia in Italia. Quasi tutti i piccoli in istituto avevano quadri clinici critici. In Russia sono molto severi: se un bimbo a tre anni non dice le 200 parole che dovrebbe conoscere, è considerato ritardato. E questo spaventa i futuri genitori.

Poi ancora sette mesi di attesa prima dell’adozione. Dovevamo tornare in Russia il mese dopo. Invece, da maggio fino a dicembre abbiamo vissuto il periodo più brutto della nostra vita. Sette visite mediche ripetute cinque volte perché i documenti valevano due mesi ma per prepararli ci volevano 20 giorni e in Italia gli addetti alle pratiche incontrati erano incompetenti; poi, il giudice russo in ferie per oltre un mese; in più, per due mesi, istituti russi in quarantena per l’influenza A. Ma siamo pronti a un’altra adozione. Un consiglio a chi intraprende questa strada? Non credo che la trafila sia cambiata. Bisogna essere tenaci. Purtroppo, tanti sono costretti ad arrendersi, anche per i costi. L’appello è anche alle autorità perché aiutino chi non può permettersi queste spese. Sono tanti i bimbi in attesa di famiglia.


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Turismo

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Viaggi La regione vanta la vetta più alta del continente e oltre tredici sorgenti di acque minerali

L’acqua caucasica in bottiglie made in Italy

GEOPHOTO

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MIKHAIL MORDASOV_FOCUS PICTURES

Il 30 per cento degli stabilimenti d’imbottigliamento d’acqua minerale della regione si serve di macchinari e tecnologie italiane.

Non è solo teatro di conflitti. È anche la terra del monte Elbrus e di decine di terme curative, meta di russi e turisti da tutto il mondo. STEFANIA ZINI RUSSIA OGGI

Nella mente di un europeo, il termine “Caucaso” viene involontariamente ma immediatamente associato a terrorismo, estremismo e guerra. Non a caso. Anche in tempo di pace, questa regione plurietnica è teatro di

banditismo e scontri tra clan. Tuttavia, il Caucaso non è solo vendette tra clan e rapimenti di promesse spose. Il Caucaso è anche la terra dell’Elbrus che, con i suoi 5.642 metri di altezza, è la vetta più alta del continente europeo, meta di sciatori e alpinisti, e di migliaia di sorgenti di acque curative ricche di solfati, calcio e magnesio, che dissetano il popolo russo e ne curano gli acciacchi dai tempi degli zar. Come l’acqua di Narzan,“acqua

Una catena di produzione

Le serre Lucchini-Agrokom

operazione con Università italiane e l’interscambio di studenti sono i principali obiettivi. «Abbiamo studenti da ben 26 Paesi. Gli italiani per ora mancano», spiega il rettore. Per l’imminente 2011, anno della Russia in Italia e dell’Italia in Russia, si prevede un fitto calendario di eventi, tra cui mostre fotografiche e un festival del cinema. «Potremmo organizzare un tour per gli operatori turistici italiani. Dobbiamo far conoscere la nostra regione».

In Russia, nella maggior parte dei supermercati, dei bar e dei ristoranti acquistare una bottiglia di acqua minerale italiana non è certo un problema. In Italia, invece, poter assaggiare le acque minerali curative del Caucaso Narzan, Essentuki No. 4 o No. 17, o l’acqua Slavjanovskaya è a dir poco raro. Sembra una contraddizione, perché gli italiani contribuiscono in modo attivo a imbottigliare e confezionare l’acqua che scaturisce dalle sorgenti locali. La società italiana Sacmi fornisce nel Caucaso le linee produttive per l’imbottigliamento dell’acqua minerale dal 2004. In un piccolo paesino, a metà strada tra Pjatigorsk ed Essentuki, di recente è stata aperta una fabbrica. Il proprietario russo ha acquistato il pozzo d’acqua a quattro chilometri dall’azienda. Al momento della scelta della linea di produzione, ha preferito la tecnologia italiana a quella offerta da un produttore di San Pietroburgo. Il rapporto qualità-prezzo garantito dagli italiani gli è sembrato ottimale. Ai non specialisti del settore la capacità produttiva della linea pare impressionante: diecimila bottiglie di plastica all’ora; a breve, poi, entrerà in funzione una seconda linea che permetterà di imbottigliare ottomila bottiglie di vetro all’ora. Questa è solo una, e nemmeno tra le più grandi, delle 60 fabbriche di imbottigliamento di acqua minerale della regione. Di queste, ben il 30 per cento si serve di macchinari e tecnologia made in Italy, anche nell’ambito della depurazione dell’acqua.

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MIKHAIL MORDASOV_FOCUS PICTURES

IL CASO

Situato a circa 150 chilometri da Mineralnye Vody, il complesso di serre Agrokom nella regione è conosciuto da tutti. Costruite nel 2008, le serre occupano attualmente 20 ettari di terreno; la società proprietaria è locale, mentre gli impianti sono stati acquistati in gran parte in Italia presso Lucchini e Acotec. «L’investimento è stato dell’ordine di 40 milioni di euro, ma la decisione di servirsi di tecnologia straniera è stata presa fin dall’inizio», spiega il direttore generale Rezuan Zaifov. La serra più grande della repub-

Università Visita al centro di Lingua inaugurato un anno fa

Pjatigorsk parla italiano L’Istituto si sta già preparando al 2011, anno della Russia in Italia e dell’Italia in Russia, con un fitto calendario di eventi tra cui mostre e festival. Un negozio di abbigliamento ModaMilano, un ristorante Palermo, la trattoria Il Gusto, un

bar Cappuccino... L’Italia a Pjatigorsk è un po’ ovunque, ma soprattutto all’Università statale di Lingue della città dove l’italiano si insegna ormai da cinque anni e dove un anno fa è stato inaugurato un centro di Lingua e cultura italiane. Importante per lo sviluppo del

Centro è stata la tenacia del rettore Aleksandr Gorbunov. «L’ambasciata italiana ci ha messo molto prima di prendere in considerazione il nostro progetto», spiega Gorbunov. «Grazie all’Istituto italiano di cultura di Mosca alla fine ci siamo riusciti». Tanti i progetti futuri. La co-

blica Cabardino-Balcaria lo scorso hanno ha prodotto 4.300 tonnellate di pomodori e 2.300 tonnellate di cetrioli. «Ma possiamo fare di più — assicura il direttore — dobbiamo ancora prendere confidenza con la nuova tecnologia». La produzione viene inviata a Mosca, San Pietroburgo e in Siberia. «Il mercato locale è più che saturo. Tutti qui coltivano e vendono cetrioli e pomodori. E chi si lamenta che roviniamo il mercato con un prodotto migliore a prezzi troppo bassi, lo dice solo per invidia».

UNIVERSITÀ DI PJATIGORSK

Il Caucaso, una vacanza sul tetto dell’Europa

di vita”, o quella di Mineralnye Vody, a un paio d’ore di volo da Mosca, che tradotto in italiano significa“Acque Minerali”. E ancora Pjatigorsk, che significa “Cinque montagne”, Zheleznovodsk ossia“Acqua acetosa”,Kislovodsk che equivale ad“Acqua acida”ed Essentuki. Tutte cittadine termali che fanno parte dell’ente “Acque minerali del Caucaso” che, fondato oltre 200 anni fa, conta oltre 100 sorgenti di 13 diverse acque minerali e vari tipi di fanghi curativi. Dopo una breve sosta a Pjatigorsk e un’irrinunciabile passeggiata lungo la Broadway locale (così gli abitanti del posto chiamano la via centrale, la Prospettiva Kirov) raggiungiamo Kislovodsk, la nostra “Acqua acida”., un tempo stazione termale del Kgb, oggi meta di russi e turisti da tutto il mondo. Presso la locale stazione termale dal nome vivificante di Luch - in italiano “raggio”- è possibile immergersi nel regime di vita tipico di questi centri curativi russi: sveglia di buon mattino, cure termali, tre pasti al giorno e a letto presto. Dopo cena, una passeggiata lungo il viale principale. Così per tre settimane. Il costo? Ottocento euro, tutto incluso.

L’Università di Pjatigorsk

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