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Cresce il successo al botteghino delle produzioni nazionali

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L’inserto è preparato e pubblicato da Rossiyskaya Gazeta (Russia) e non coinvolge le strutture giornalistiche ed editoriali di e

Inserto distribuito con The NYT International Weekly

LUNEDÌ 28 GIUGNO 2010

Cinema

FIFA

Chi ha preso il posto di Kandinsky, Malevich e Chagall ai nostri giorni?

DOZORFILM.RU

AES+F

La Russia è in corsa per ospitare i Mondiali 2018 o 2022

Arte

Nuovo sito

Calcio

Droghe La Russia a Usa e Ue: “La minaccia delle sostanze stupefacenti delinea una nuova agenda globale”

“Soli nella guerra al narcotraffico” «La priorità assoluta deve essere la completa distruzione delle colture afgane», ha detto Viktor Ivanov, direttore del Servizio russo antinarcotici.

Il presidente russo Medvedev durante il forum internazionale sul narcotraffico afgano che si è svolto a Mosca il 9 e 10 giugno

Sulla scia della conferenza sul narcotraffico tenutasi a Mosca il 9 e 10 giugno, la Russia sta caldeggiando la comunità internazionale - Usa e Ue in testa - perché vengano sradicate una volta per tutte le colture di oppio in Afghanistan, principale esportatore di eroina. Questa sostanza stupefacente provoca ogni anno in Russia tra 30 e 40mila vittime. «Davanti ai nostri occhi si delinea una nuova agenda globale: la minaccia delle sostanze stupefacenti è la nuova sfida per il genere umano», ha detto il direttore del Servizio russo per il controllo degli stupefacenti Viktor Ivanov rilasciando un’intervista esclusiva a Russia Oggi. La Nato invece si rifiuta di distruggere le colture perché teme di alienarsi i favori dei coltivatori afgani.

SU QUESTO NUMERO La ripresa del settore auto Le case automobilistiche russe si stanno riprendendo da un 2009 disastroso: grazie a un programma di incentivi statali alla rottamazione, quest’anno le vendite sono aumentate per la prima volta dall’ottobre 2008.

PHOTOXPRESS

SERVIZIO A PAGINA 5

Mosca scopre il “mangiar sano” In 12 anni la percentuale deI moscoviti in sovrappeso è raddoppiata. Sugli scaffali degli ipermercati della capitale russa hanno fatto la loro comparsa insalate e yogurt.

L’intervista esclusiva su www.russiaoggi.it

RICARDO MORAES_REUTERS

Nello spazio Un italiano tra i volontari per un viaggio simulato

FOTOIMEDIA

Tra oltre 50mila candidati alla simulazione di una missione sul Pianeta rosso, ne sono stati selezionati sei. Tra loro anche un torinese: Diego Urbina.

Il nuovo corso delle relazioni tra Mosca e Ue, inaugurato già nel 2009, è stato riconfermato questo mese a Rostov-sul-Don e a San Pietroburgo.

VERONIKA DORMAN

BEN ARIS

RUSSIA OGGI

BUSINESS NEW EUROPE

Il 3 giugno si sono chiuse ermeticamente le porte della“navetta spaziale” virtuale del centro ricerche biomediche di Mosca dove l’italiano Diego Urbina e gli altri cinque volontari della missione Mars500 resteranno sigillati per 520 giorni. Tanti quanti ce ne vorrebbero per andare e tornare da Marte e per esplorare il Pianeta rosso. Urbina, 27 anni, resterà chiuso con tre russi, un francese e un cinese in condizioni di vita identiche a quelle di un equipaggio in viaggio per Marte, eccetto la gravità e le radiazioni cosmiche. Lo scopo dell’esperimento

Sembra lontanissimo l’agosto 2008 quando, durante la guerra russo-georgiana, i rapporti tra Ue e Mosca raggiunsero il loro punto più critico. Il nuovo corso, inaugurato già lo scorso anno, si è definitivamente palesato durante il 25° summit Ue -Russia che si è svolto a inizio mese a Rostov-sul-Don e durante il Foro economico internazionale conclusosi una settimana fa a San Pietroburgo. I 27 - ha detto il presidente dell’Ue Herman Van Rompuy a Rostov-sul-Don - desiderano prendere parte da vicino agli sforzi attuati da Dmitri

MARS500.IMBP.RU

Verso Marte, per finta

Russia ed Europa sempre più vicine

Un esperimento con lo scafandro

messo a punto da cinque anni dall’Istituto per i problemi biomedici (Imbp) di Mosca e dall’Agenzia spaziale europea (Esa) è studiare i rischi psicologici e fisiologici connessi a un isolamento totale per un periodo di tempo molto lungo nello

spazio ristretto di una navicella spaziale. I giorni saranno equamente ripartiti tra lavoro, riposo e allenamento e tutto sarà rigorosamente razionato, dal cibo all’intimo. SEGUE A PAGINA 3

Medvedev per diversificare l’economia e renderla più competitiva. Sforzi ribaditi una settimana fa dallo stesso presidente russo: «Noi siamo cambiati perché è cambiato il mondo intero. Sono scoppiate delle bolle di sapone, sono crollati dei miti», ha detto intervenendo a San Pietroburgo. «La Russia - ha proseguito - si svilupperà non tanto grazie alle sue materie prime, quanto grazie alle sue conoscenze». Potendo contare su centinaia di miliardi di petroldollari, negli ultimi anni Mosca aveva in parte rinunciato a investire in alcuni settori economici strategici. Il crollo del prezzo del petrolio e la crisi economica globale hanno invece convinto il Cremlino che non è possibile esimersi dal diversificare la propria economia. SEGUE A PAGINA 2

SERVIZIO A PAGINA 4

SUL NOSTRO SITO RUSSIAOGGI.IT Opere d’arte in movimento ITAR-TASS

Lungo la metropolitana di Mosca viaggia un treno speciale: si chiama “Acquarelle” ed è una vera e propria mostra visitata ogni giorno da oltre 8 milioni di passeggeri. Sulle sue pareti sono esposte infatti riproduzioni delle opere del Museo russo.

Sul nostro sito l’intervista rilasciata dal ministro degli Esteri russo al quotidiano “Kommersant” su

all’Ue di creare un comitato simile al Consiglio Russia-Nato” russiaoggi.it

• le relazioni con la NATO e la Georgia, • l’abolizione dei visti con l’Ue, • l’entrata della Russia nell’Omc e altro ancora

RG

Sergei Lavrov: “Abbiamo proposto


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Attualità

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Calcio La Fifa giudica “di grande interesse” la candidatura russa ai prossimi Campionati

IN BREVE LIFE_VOSTOCK-PHOTO

Febbre Mondiale 2018-22

ENOALIMENTARE PIATTI TRICOLORI A “EAT RUSSIA” A MOSCA SI MANGIA ITALIANO

L’assegnazione delle prossime due edizioni verrà annunciata a dicembre. In corsa anche Inghilterra e Stati Uniti

Si è conclusa oggi la seconda edizione di Eat Russia, European art of taste, il progetto finanziato dall’Unione europea che ha colorato per dieci giorni di tricolore i menù dei ristoranti più glamour di Mosca e San Pietroburgo. Secondo una recente indagine, la cucina italiana è al terzo posto nelle preferenze culinarie russe dopo quella nazionale e caucasi-

ca, staccando di almeno 10 punti percentuali tutte le altre, cinese e francese comprese. Una tendenza che ha favorito la nascita di nuovi ristoranti italiani soprattutto tra Mosca e San Pietroburgo. Grande successo anche per la settima edizione di Vinitaly Russia: nelle abitudini alimentari russe il vino infatti sta insidiando, talora sorpassandole, vodka e birra.

IVAN SEKRETAREV_AP MIKHAIL MEDVEDEV_ITAR-TASS

Il Paese intende costruire 16 nuovi stadi da 70-300 milioni di dollari l’uno in 13 città, tra cui Mosca, San Pietroburgo e altri centri con una scarsa tradizione calcistica come Kaliningrad. TIM GOSLING RUSSIA OGGI

Dopo il Sudafrica e il Brasile, la Russia? Il Paese si è candidata per ospitare i Mondiali di calcio 2018 o 2022, benché il progetto sia molto ambizioso. Per la Fifa, il Paese che ospita i campionati dovrebbe avere una dozzina di stadi da 40mila posti e uno da almeno 80mila per il match finale. Al momento soltanto lo stadio Luzhniki di Mosca da 84 mila posti è all’altezza dei parametri, benché altre strutture in costruzione destinate alle Universiadi di Kazan del 2013 e alle Olimpiadi invernali di Sochi del 2014 potrebbero essere sfruttate. Il che farebbe diventare sedi principali città con una scarsa tradizione calcistica come Kaliningrad,Ya-

roslavl, Saransk e Sochi. I lavori necessari per questa candidatura contrastano con quella dell’Inghilterra che si basa su stadi già esistenti e di fama mondiale come il Wembley. Ma il presidente della Fifa Sepp Blatter, che ha definito la candidatura inglese «la più facile al mondo da appoggiare», ha giudicato quella russa «di grande interesse». Ospitare i Mondiali del 2018 o del 2022 darebbe un incentivo enorme alle infrastrutture sportive e turistiche. «Vi sono straordinarie opportunità per gli affari. Mi riferisco alle “infrastrutture aggregate”: alberghi e strutture cittadine», ha detto il primo vicepremier Igor Shuvalov. La Russia intende realizzare 16 stadi in 13 città - tra cui Mosca, San Pietroburgo, Kaliningrad, Rostov-sul-Don, Sochi, Samara e Nizhny Novgorod - e spendere per ognuno tra i 70 e i 300milioni di dollari. La mancanza di alberghi e di stadi in Russia potrebbe alla fine anda-

è approdata ai quarti di finale solo tre volte conseguendo il suo migliore risultato nel 1966 perdendo 2-1 contro la Germania Ovest nelle semifinali, la squadra russa non è riuscita a migliorare le sue prestazioni. Eliminata al primo round due volte – nel 1994 e nel 2002 – ha deluso anche in seguito – nel 1998 e nel 2006 – non riuscendo ad arrivare alle finali. Non essere riuscita a qualificarsi per il Mondiale in corso in Sudafrica è stato uno smacco che ha irritato nella stessa misura opinione pubblica e politici, tanto che l’allenatore olandese Guus Hiddink – molto amato dopo gli Europei 2008 che avevano visto i russi arrivare a due passi dalla gloria – è stato rimosso dal suo posto. La candidatura russa a ospitare le prossime edizioni dei Mondiali lascia perciò prefigurare ingenti investimenti anche nel mondo del calcio, per migliorare le performance della nazionale.

“Vi sono straordinarie opportunità per gli affari”, ha detto il primo vicepremier Igor Shuvalov re a suo vantaggio, in quanto la Fifa è interessata a promuovere infrastrutture calcistiche in tutto il mondo. Gli altri candidati - tra cui Usa, Spagna-Portogallo e Paesi Bassi-Belgio hanno già strutture di questo tipo. Una commissione della Fifa arriverà in Russia il 16 agosto per visitare le città elencate nella proposta di candidatura. I Paesi che si saranno aggiudicati le edizioni 2018 e 2022 saranno annunciati il dicembre. La mancata qualificazione 2010 Contrariamente ai suoi exploit nei Campionati europei, i risultati della Russia ai Mondiali sono deludenti se si tiene conto delle dimensioni del Paese. Se in passato la squadra dell’Urss

ARMI BERETTA GUARDA A IZHEVSK, LA CITTÀ DEL KALASHNIKOV Izhevsk, la patria del famoso mitragliatore russo AK47 dove ancora vive il suo inventore Mikhail Kalashnikov, potrebbe diventare la sede di una joint-venture della Russia con l’italiana Beretta per la progettazione e la produzione di armi da fuoco sportive e da caccia, ma anche di pistole per i servizi speciali e per la polizia. La Beretta è interessata in particolare all’ampliamento della gamma

Dalla Russia mano tesa all’Europa SEGUE DALLA PRIMA PAGINA

LIFE_VOSTOCK-PHOTO

IL CAMBIAMENTO

D. Medvedev

''

Siamo cambiati perché il mondo intero è cambiato. La Russia diventerà un Paese dove la gente vorrà venire per realizzare il proprio sogno.

PAVEL GOLOVKIN_KOMMERSANT

Stando a quanto emerso da una fuga di notizie basata su un documento redatto dal ministro degli Esteri Lavrov, il Cremlino quest’anno vuole adottare una linea di politica estera più pragmatica e favorevole al commercio e stringere «alleanze volte alla modernizzazione» con almeno 14 membri dell’Ue. Dal canto loro, anche i principali membri dell’Ue stanno rivedendo i propri rapporti con la Russia. Oltre alla Germania, da tempo il migliore alleato europeo di Mosca, anche la Francia ha recentemente rafforzato i propri rapporti con la Russia. Da quando in Polonia è cambiato il partito al governo, anche Varsavia si è riavvicinata a Mosca, così come, in seguito al cambiamento a Downing Street, anche i rapporti con il Regno Unito ripartono su nuove premesse. Complessi rimangono invece i rapporti con gli Stati baltici, che però, a causa delle difficoltà economi-

produttiva, gli armaioli russi sono invece interessati alle pistole di grosso calibro. Se l’accordo si concretizzasse, la Beretta potrebbe diventare il fornitore delle forze speciali di polizia e dei servizi segreti russi, trovando un mercato ancora inesplorato dalle compagnie straniere. Secondo “Kommersant”, le vendite annuali della nuova joint venture ammonterebbero a 35 milioni di euro.

Il presidente russo Medvedev fra il Presidente della Commissione Ue Barroso (a sinistra) e il Presidente Ue Van Rompuy (a destra)

che, hanno iniziato a stabilire con Mosca dei rapporti più pragmatici. I Paesi dell’Europa meridionale, invece, desiderano avvicinarsi a Mosca perché desiderosi di attrarre capitali russi.

Durante il summit di Rostovsul-Don, a ogni modo, la Russia ha metaforicamente teso una mano che i leader dell’Ue hanno afferrato con entusiasmo. Mano che Medvedev ha conti-

nuato a tendere anche durante il recente Foro di San Pietroburgo. «La Russia - ha promesso - diventerà un Paese dove la gente vorrà venire per realizzare il proprio sogno». Perché ciò avvenga, ha aggiunto Medvedev, le direttive della nuova politica russa saranno: modernizzazione; investimenti (e per attrarli il Cremlino abolirà le tasse sull’aumento del capitale sociale in caso d’investimenti diretti); un regime di concorrenza e un clima favorevole per gli affari secondo lo slogan “Aiutare a coltivare anche un giardino di meli”.

TURISMO BOOM DI RUSSI IN ITALIA IL 40% IN PIÙ RISPETTO AL 2009 Quest’estate i russi tornano a visitare l’Italia. Il mercato dell’area ha ripreso lo slancio dell’ultimo quinquennio, dopo un anno di stop dovuto alla crisi economica. A dirlo è Carlo Biraschi, il direttore dell’agenzia di Mosca dell’Agenzia italiana del turismo (Enit). «Per quest’anno — precisa Biraschi — registriamo una crescita del 40 per cento dei turisti

russi che verranno in Italia, mentre il 2009 per il bacino è stato pesante, con un perdita del 24 per cento dei flussi verso il Belpaese». Diversi i motivi alle radici della ripresa: il ritorno della fiducia per i consumatori russi oltre ad un apprezzamento del rublo sull’euro che ha reso i pacchetti italiani più convenienti.


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Scienza

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MARS500.IMBP.RU

INTERVISTA CON DIEGO URBINA

“È sempre stato il mio sogno” Cosa pensa di questa collaborazione russo-europea?

MARS500.IMBP.RU

La collaborazione con i russi è indispensabile: hanno un’esperienza inestimabile. In ogni caso, un vero volo su Marte si potrà realizzare soltanto con sinergie internazionali.

CITTADINANZA: ITALIANA

In viaggio verso Marte ...per finta

ETÀ: 27

Nel modulo abitativo le condizioni di vita sono spartane. La cucina consiste in un forno a microonde e il salotto in un televisore. Lo spazio personale è limitato alle sole camere per una superficie di tre metri quadrati. I contatti con la Terra saranno assicurati, ma rigorosamente razionati. Elena Feichtinger, responsabile del progetto per l’Esa, fungerà da mediatore tra i“prigionieri” e il mondo esterno e precisa: «Potranno inviare messaggi stringati ai loro parenti più intimi che a loro volta li terremo al corrente degli avvenimenti più importanti che accadono nel mondo. Ogni scambio d’informazione dovrà però passare al vaglio degli psicologi». Mars500 è una sorta di “Grande Fratello”scientifico: grazie a 70 telecamere la vita degli abitanti del modulo sarà tenuta sotto controllo 24 ore al giorno da un medico e da un tecnico che interverranno in casi di grave emergenza. I volontari, in ogni caso, sono addestrati a superare ogni sorta di eventualità. Non appena la navicella avrà raggiunto nella simulazione una certa distanza dalla Terra, ci sarà un ritardo di circa 40 minuti nella trasmissione e nella ricezione dei messaggi e nessun

LE COMUNICAZIONI

E. Feichtinger

''

I volontari potranno inviare ai loro parenti messaggi stringati, che però dovranno passare al vaglio degli psicologi

intervento potrà dunque essere eseguito in comunicazione diretta. Dopo aver simulato 240 giorni di viaggio verso Marte, tre dei sei volontari simuleranno l’esplorazione del Pianeta rosso, indossando autentici scafandri “Orlan-E”. «Stiamo sperimentando metodi di pronto soccorso utilizzabili senza una specifica formazione medica», ha spiegato Julien Graf, interno alla facoltà di Medicina dell’università di Magonza, prima di mostrare come si pratica una rianimazione cardio-polmonare su un

Appassionante. Scienziati e ricercatori di tutto il mondo ci hanno raccontato che tipo di esperienze vivremo. La cosa più interessante e più difficile è stata imparare a sopravvivere in condizioni estreme.

RESIDENZA: TORINO

Ha dei timori?

Il mondo si vede così dallo scafandro che indosseranno i tre volontari che simuleranno una discesa sul Pianeta rosso MARS500.IMBP.RU

SEGUE DALLA PRIMA PAGINA

Com’ è stato l’addestramento?

manichino di ultimissima generazione che si lascia perfino intubare. Una delle tante esercitazioni a cui i cosmonauti si sono prestati molto coscienziosamente prima del 3 giugno. Prima di “decollare” a giugno, gli astronauti diretti su Marte hanno impiegato infatti almeno quattro mesi ad allenarsi quotidianamente e a imparare anche a conoscersi. Certo, non è del tutto estranea dalla loro mente la sensazione di partecipare a un grande gioco di ruolo, ma questa consapevolezza non dovrebbe avere una grande influenza sui risultati finali dell’esperimento. Un vero viaggio vero Marte comporta grandi pericoli ed enormi sacrifici. La motivazione, in ogni caso, è proporzionale al rischio. La simulazione naturalmente comporta meno pericoli e quindi anche minore motivazione. Ma che si tratti di prendere parte a “un piccolo passo in più per l’umanità” o

di mettere alla prova i propri limiti, è con unanime soddisfazione – e «con grande orgoglio per la propria famiglia», ha assicurato Diego Urbina – che i sei volontari si sono trasformati nelle fiere cavie di un progetto vecchio quanto l’astronautica stessa.

Urbina è nato a Bogotà 27 anni fa da padre colombiano e madre italiana. Nel 2002 è arrivato a Torino dove risiede. “Russia Oggi” lo ha intervistato alla vigilia dell’inizio della missione Mars500.

Urbina, come è venuto a conoscenza del progetto? Consulto regolarmente il sito dell’Esa e ho letto l’annuncio. Avevo i requisiti (una laurea in Aeronautica e un master in Studi spaziali) e mi sono candidato.

Temo soprattutto gli effetti psicologici della vita in un luogo chiuso. Per ridurre al minimo le difficoltà, ho scaricato interamente Wikipedia e sto portando con me fotografie, musica, film, giochi.

Che rapporti ha con gli altri membri dell’equipaggio? Ci capiamo bene e andiamo d’accordo. In un anno e mezzo sarà inevitabile che sorgano tensioni, ma sono sicuro che riusciremo a risolvere ogni problema.

Cosa l’attira del progetto?

La sua famiglia ha approvato la sua scelta?

Mi piacerebbe prendere parte a vere missioni nello spazio. Nell’attesa è già un grande onore prendere parte a questo programma.

È molto fiera di me. Sa che il mio sogno è sempre stato una missione spaziale e mi appoggia incondizionatamente.

L’esperimento “Mars 500”

I NUMERI

520 i giorni

6 i volontari

70 le telecamere

impiegati dall’equipaggio per andare e tornare (virtualmente) da Marte ed esplorare il pianeta

che partecipano al programma “Mars 500”, risultato della collaborazione tra Imbp e Esa

che seguirano i sei ricercatori trasmettendo i video al dottore di turno e alla squadra di ingegneri

Nello spazio Sono italiani i cibi presenti sul modulo di Mars 500, la simulazione completa di una missione sul Pianeta rosso

Per i sei cosmonauti un anno e mezzo di dieta “made in Italy” L’Italia sta partecipando all’esperimento iniziato 25 giorni fa curando l’alimentazione dei volontari, ma anche coordinando molteplici ricerche. Il cibo italiano vola verso Marte. Alla missione Mars 500 che simula il viaggio dalla Terra al Pianeta rosso, giunta oggi al suo

venticinquesimo giorno, stavolta infatti si mangiano prodotti “made in Italy”. Durante una precedente simulazione durata appena 105 giorni, i volontari «mangiarono malissimo, per questo si è pensato al coinvolgimento dell’Italia», ha raccontato Enrico Roda, direttore del reparto di Gastroenterologia del Sant’Orsola di Bo-

logna, spiegando che stress e isolamento avevano anche provocato «un rallentamento dei tempi di svuotamento gastrico» e del «transito intestinale». Stavolta diverse aziende italiane, dalla Colussi alla Granarolo e alla Valsoia, hanno invece lavorato perché i cosmonauti mangino cibi non solo sani, ma anche ad alto contenuto energetico e,

I prodotti per il benessere del corpo usati dall’equipaggio sono stati forniti da un gruppo bolognese

soprattutto, che non scadano visto che l’isolamento stavolta durerà 520 giorni. Sul modulo marziale però non è solo il cibo a essere italiano. Il gruppo bolognese Coswell ha fornito prodotti per il benessere e la cura del corpo targati Istituto Erboristico L’Angelica, Vitermine e Sekura Medical, mentre ad avere progettato al-

cuni dei molteplici esperimenti a cui si stanno sottoponendo i sei volontari sono stati ricercatori dell’Alma Mater di Bologna, dell’Università degli Studi di Milano, del Centro Extreme di Pisa e dell’Università della Tuscia. Sondaggi e video su Mars500 su www.russiaoggi.it

russiaoggi.it/lettere It@rbth.ru


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Economia

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Alimentazione Sui banchi dei supermercati della capitale hanno iniziato a fare la loro comparsa i primi prodotti biologici e salutistici

A Mosca va di moda il mangiar sano Dopo essersi lasciati alle spalle l’epoca del deficit alimentare, i russi scoprono i chili di troppo e iniziano a fare più attenzione alla qualità dei prodotti che acquistano.

Il consumo di prodotti alimentari in base alle diverse fasce di età Prodotti alimentari (gr/giorno)

NATALIA FEDOTOVA RUSSIA OGGI

60 anni e più

Dose giornaliera raccomandata

Pane e farinacei

336

362

348

326

250-350

Patate

198

195

198

183

150-190

Verdure

163

196

196

148

Frutta

108

110

112

96

Grassi

60

62

56

46

30

Latticini

555

539

539

533

600-800

Carne

143

143

124

85

85

Pesce

21

24

23

17

30-50

Zucchero e dolciumi

74

68

61

52

50

>400

IGOR STOMAKHIN_ROSFOTO

Se un cittadino dell’Unione Sovietica si fosse ritrovato in uno qualsiasi degli odierni negozi di alimentari, avrebbe pensato di aver vinto a sorpresa un viaggio premio nel paradiso degli alimentari. Conquistarsi un pezzo di salame per la colazione, anche quello meno caro, nell’Urss costava non poca fatica. Oggi invece gli amanti della buona tavola hanno solo l’imbarazzo della scelta, ma poi devono fare i conti con la salute e con il soprappeso. «A causa dei chili di troppo, il mio cuore era diventato come il bicipite di un culturista. I dottori mi hanno detto che se non avessi iniziato subito a perdere peso, il mio cuore avrebbe potuto cedere», dice Ivan Butman, ex sportivo, oggi uno dei dirigenti della banca Srednij Moskovskij. «Sono dovuto passare agli alimenti con un ridotto contenuto di grassi». Ivan non è l’unico moscovita in queste condizioni. Secondo i dati del dipartimento della Sanità pubblica di Mosca, il 38% dei moscoviti è in sovrappeso, il doppio rispetto a 12 anni fa. Negli ipermercati di Mosca perciò sono apparse porzioni singole di insalate, yogurt che abbassano i livelli di colesterolo e

18-29 anni 30-44 anni 45-59 anni

Secondo il dipartimento della Sanità pubblica, il 38% dei moscoviti è in sovrappeso, il doppio rispetto a 12 anni fa

I russi mangiano spesso al fast food?

latticini con una percentuale di grassi quasi nulla. Sono arrivati i prodotti biologici che rafforzano la flora batterica intestinale e quelli che riducono il livello di glucosio nel sangue o il rischio di diabete. «Adesso la mattina mangio solo gli yogurt che compro nel supermercato più vicino dopo il lavoro. Ora per mangiare spendo di più», aggiunge Butman.

Il mercato dei cibi sani

polazione per questo tipo di prodotti. Ne è convinta l’esperta dell’Unione Ecologica di San Pietroburgo Natalia Galecjan. «O meglio, l’interesse c’è, ma manca la fiducia. Il consumatore russo ha un atteggiamento molto scettico», constata la Galecjan. «Anche la crisi che ci ha colpito nel 2008 ha segnato una battuta d’arresto per il nascente interesse dei russi verso il seg-

“L’interesse dei consumatori russi per i cibi light è in parte frenato dai prezzi in media più alti”

Una delle cause fondamentali della lentezza con cui si sta sviluppando il mercato del “mangiar sano” in Russia è la mancanza di una cultura consumistica e di un interesse della po-

mento degli alimenti salutistici». «L’interesse dei consumatori russi per i prodotti alimentari sani al momento è ridotto a causa del loro prezzo», spiega la partner del Retail Training Group Elena Komkova. I prezzi dei prodotti “sani” in media sono più alti del 20-30% rispetto ai comuni prodotti alimentari. Ma ben presto la situazione potrebbe cambiare in maniera radicale. Il Rospotrebnadzor (l’organismo federale di sorveglianza per la difesa dei diritti dei consumatori e del benessere dei cittadini) intende fissare le norme e i principi per un’alimentazione sana già alla fine di quest’estate; ciò dovrebbe per-

mettere ai produttori e ai consumatori di orientarsi meglio e accrescerà la fiducia verso i prodotti salutistici. Nonostante i ritmi di crescita ancora lenti, il potenziale di sviluppo del mercato degli alimenti salutistici in Russia è piuttosto alto. Per fare un confronto, negli Usa il mercato dei prodotti confezionati sui quali il produttore scrive“biologico”nel 2007 è cresciuto del 19,3%. Anche la Russia, dove il mangiar sano comincia a essere propagandato anche dalla tv, si adeguerà alla tendenza generale se i produttori saranno in grado di garantire una produzione adeguata per qualità e prezzi.

Idrocarburi La joint venture tra il monopolio russo Gazprom e le aziende italiane Eni ed Enel andrà a regime il prossimo anno

SeverEnergia, l’asse energetico italo-russo

ALEXANDR KRYAKOV_KOMMERSANT

URY LUSHIN_RIA NOVOSTI

La prima società italo-russa attiva nell’esplorazione e produzione di idrocarburi mira a triplicare la produzione entro dieci anni e a diventare così uno dei maggiori produttori energetici europei. NICK WATSON BUSINESS NEW EUROPE

SeverEnergia, la joint-venture tra Gazprom, la società russa che detiene il monopolio delle esportazioni di gas, ed Eni ed Enel, le due maggiori aziende italiane produttrici di energia, mira a triplicare la produzione di gas entro i prossimi dieci anni e a diventare così uno dei più grandi produttori energetici europei. Dopo aver mantenuto basse le tariffe energetiche per buona parte degli ultimi vent’anni nel tentativo di frenare l’inflazione, questo mese il Cremlino le aumenterà rapidamente sino a portarle all’80 per cento dei livelli europei entro il 2013 rendendo così il comparto molto

SeverEnergia vuole rispondere alla crescente domanda europea

Preparativi nella baia di Portovaya in vista della cerimonia d’inaugurazione dei lavori di costruzione del gasdotto “Nord Stream”

RESS PHOTOXP

Un viaggio attraverso l’Italia seguendo le orme dei più celebri scrittori russi

più proficuo per le aziende. La joint-venture italo-russa andrà a regime a partire dal 2011 ed entro il 2020 produrrà dai 25 ai 30 miliardi di metri cubi l’anno, ossia 542mila barili di greggio al giorno, circa il 5 per cento della produzione complessiva russa di idrocarburi. Eni ed Enel avevano rivelato una quota della divisione Gaz-

prom Neft, ramo del gigante energetico russo, e di alcuni giacimenti di gas per un corrispettivo di 5,8 miliardi di dollari nel 2007 nell’ambito della contestata liquidazione da parte dello Stato del colosso petrolifero russo privato Yukos. A marzo Gazprom però ha ultimato il versamento di 1,6 miliardi di dollari per rilevare il 51% della

quota pattuita nella joint venture italo-russa portando le quote di Eni ed Enel al 29,4 e al 19,6 per cento. Enel ha intenzione di utilizzare la sua quota per rifornire la sua centrale energetica in Russia, Enel Ogk-5, nel momento in cui il mercato energetico è soggetto a una deregulation e a una liberalizzazione dei prezzi e in cui si prevede che in Europa la domanda di gas cresca mentre la produzione dovrebbe calare. Secondo previsioni indipendenti, le importazioni europee di gas saliranno a 415 miliardi di metri cubi l’anno entro il 2020 e a 500 entro il 2030. «Purtroppo - ha detto l’ad di Gazprom Alexei Miller - la crisi continua ad avere influenze negative sui consumi di gas. Mentre alla fine del 2009 e nel primo trimestre del 2010 abbiamo assistito a una crescita dinamica della domanda di gas nei Paesi dell’Ue, la situazione dei consumi a maggio modificherà al ribasso questo trend positivo».


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Automobili / 1 Dal governo 263 milioni di euro di aiuti

Nel 2009 le vendite erano crollate. Molte fabbriche avevano chiuso i battenti licenziando gli operai

CLARE NUTTALL RUSSIA OGGI

Quest’anno, complice anche un I produttori stranieri programma statale d’incentivi di automobili stanno alla rottamazione, le vendite nel continuando a investire settore auto sono aumentate per la prima volta dall’ottobre 2008. in Russia realizzando A riferirlo è stato David Tho- nuovi impianti mas, presidente della Commissione dei produttori di automobili presso l’Associazione delle imprese europee. Nel 2009 l’economia russa si è contratta di circa il 7,9 per cento, ma le case automobilistiche sono arrivate quasi alla paralisi non appena le vendite sono drasticamente crollate. Molte fabbriche hanno chiuso i battenti e messo in cassa integrazione molti operai. Seguendo l’esempio americano, il Cremlino ha perciò stanziato 10 miliardi di rubli, pari a 263 milioni di euro, per un programma di incentivi statali alle vendite di automobili “made in Russia”. Grazie a esso sono già stati erogati 200mila finanziamenti e sono state vendute 65.000 automobili. Anche la produzione auRussia tomobilistica russa – riferisce Asm Holding, società che sorveglia l’industria automobilistica del Paese – è salita aumentando del 52,7 per cento fino a raggiungere le 330.321 unità vendute nel periodo gennaioEuropa centrale e aprile di cui 155.291 di orientale marchi esteri, e 127.449 Stati Uniti di fabbricazione russa. Solo questo mese Avtovaz ha messo in produzione 56.700 automobili e pre-

Il calo delle vendite nel 2009 a confronto

53%

12%

21%

vede di produrre entro la fine del 2010 570mila unità, ovvero un terzo della produzione complessiva di auto russe. Si prevede infatti che per il 2010 la produzione del settore auto continuerà ad aumentare sino ad arrivare a 1,4 milioni di unità, pari a circa la metà di quelle prodotte in Russia prima della crisi economica globale. Ma le difficoltà per le case automobilistiche non sono del tutto finite: i produttori russi di acciaio lo scorso mese hanno aumentato il costo del metallo per l’industria del 20 per cento e Avtovaz si è vista costretta a operare una ristrutturazione tagliando il personale dai 12mila operai dell’estate scorsa agli odierni 72mila. Una riduzione dolorosa se si considera che l’economia locale della città di Togliattigrad si regge in tutto e per tutto sulla fabbrica Avtovaz. In ogni caso, al di là delle difficoltà contingenti, il futuro del mercato automobilistico russo rimane roseo: la Russia spicca nell’Europa emergente come uno dei migliori performer e pochi dubitano che nel medio periodo riuscirà a riguadagnare la sua posizione di primo produttore automobilistico in Europa. Molti produttori stranieri continuano a investire in fabbriche russe. Come Hyundai-Kia, la joint venture coreana, che investirà 450 milioni di dollari in tre grandi impianti russi per produrre fino a 500mila vetture l’anno con un ritmo che aumenterà di un quinto la produzione totale russa di automobili. O Renault,Volkswagen e Ford (rispettivamente al terzo, quarto e quinto posto nella classifica dei più importanti costruttori di automobili in Russia) che continuano a programmare investimenti a breve scadenza.

Il salone delle auto di lusso di Mosca. Nei primi quattro mesi dell’anno in Russia sono state vendute oltre 330mila vetture.

La Volkswagen lancia una nuova low-cost in Russia La casa automobilistica tedesca Volkswagen lo scorso mese ha lanciato un nuovo modello di automobile progettato esclusivamente per il settore più basso del mercato automobilistico russo in fortissima espansione. L’automobile in questione si basa sul modello Polo della casa automobilistica tedesca e sarà prodotto nello stabilimento di Kaluga. Il nuovo modello costerà 399mila rubli (12.500

dollari). Tra le sue caratteristiche peculiari c’è il telaio montato su ruote più alte del normale, così che la scocca dell’automobile sia maggiormente protetta nel caso in cui si guidi lungo le strade russe disseminate di numerose buche. Sarà anche l’unico modello sul mercato ad avere sei marce. In questo particolare settore la concorrenza è già agguerrita tenuto conto delle offerte simili di

Chevrolet Aveo, Renault Logan e Ford Focus per quanto riguarda le case automobilistiche straniere e di Kalina prodotta dalla casa automobilistica a controllo statale Avtovaz, venduta sul mercato per 250mila rubli. Sinora gli impianti della fabbrica Volkswagen a Kaluga erano stati utilizzati per produrre Tiguan e Skoda Octavia, costruite a partire da kit completamente assemblabili.

Marussia B2, la prima supercar russa

RIA NOVOSTI

Un programma statale d’incentivi alla rottamazione ha aiutato le case automobiliste russe a risollevarsi dopo la recessione globale che le aveva duramente colpite.

ANTON DENISOV_RIA NOVOSTI

L’industria delle quattro ruote torna a decollare

Automobili / 2 Stereotipi e una politica di marketing poco aggressiva tra le ragioni dell’impopolarità delle macchine italiane

Ai russi piacciono le “tedesche” e le “giapponesi”

MIKHAIL LVOV RUSSIA OGGI

Ci fu un tempo in cui la Fiat aveva conquistato la Russia. Nel 1970 l’Urss acquisì il diritto di produrre il modello Fiat 124. Venne alla luce la Vaz 2101 (Lada 1200) – forse la più famosa tra le auto sovietiche. Ma l’antica trasformazione del modello 124 nella Vaz 2101 costituì uno svantaggio per la Fiat. La marca italiana fu associata all’ormai superata Vaz. Probabilmente questa è una delle cause dell’attuale scarso succes-

MAXIM SHEMETOV_ITAR-TASS

Alle Fiat, i russi preferiscono altre utilitarie straniere. Eppure i veicoli commerciali Doblò e Ducato sono tra i più comprati a testimonianza del fatto che non si dubita dell’affidabilità delle marche tricolori.

Una Ferrari in un centro cittadino russo

Nella capitale e nell’intera regione di Mosca solo sei concessionarie vendono vetture Fiat

so delle macchine italiane in Russia: secondo i dati di “Аvtostat”, infatti, a gennaio in Russia sono state vendute soltanto 191 autovetture Fiat a fronte delle migliaia delle altre marche straniere, soprattutto te-

desche, giapponesi e americane. Quanto ad Alfa Romeo, secondo i dati dell’Associazione russa per gli affari con l’Europa, nel 2009 ne sono state vendute 111 mila in tutto il mondo, di cui solo 104 in Russia. Le ragioni del successo delle “tedesche”e delle“giapponesi” sono racchiuse anche negli stereotipi culturali: l’opinione che i tedeschi si distinguano per precisione e approccio razionale alle cose, mentre gli italiani per bellezza, design, arte, idee ingegneristiche e artistiche. Un terzo motivo risiede nell’atteggiamento passivo degli stessi marchi italiani. Non c’è una politica aggressiva, una pubblicità agguerrita. La Fiat ha aperto una rappresentanza in joint venture con la compagnia

russa Sollers, ma nella capitale e nell’intera regione di Mosca ci sono solo sei concessionarie ufficiali che commercializzano le vetture Fiat. Altre quattro si trovano a San Pietroburgo, e tre sono a Rostov sul Don. Nella maggior parte delle altre città ce n’è una sola. Se si confrontano questi numeri con quelli dei brand più apprezzati, il quadro è desolante. Nella sola Mosca, Volkswagen e Hyundai hanno una ventina di conces-

191 LE AUTOVETTURE FIAT vendute in Russia a gennaio

sionarie ufficiali ciascuna. Toyota e Mazda – una dozzina. La Ford ne ha diciotto. Quanto ad Alfa Romeo, non ci sono più rivendite dove si possa acquistare un’auto nuova. Ci sono però delle auto italiane che si vendono bene. Si tratta dei veicoli commerciali Fiat (Doblò e Ducato) che, sempre nel gennaio 2010, sono risultati al terzo posto nella classifica di vendita di veicoli commerciali stranieri più venduti. Il fatto che, nel gennaio 2010, Fiat si sia aggiudicata il 7,2% del segmento commerciale, testimonia, seppure in modo indiretto, come non ci sia da lamentarsi della qualità e dell’affidabilità delle macchine italiane. Ora non resta che convincere i compratori delle comuni autovetture.


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RUSSIA OGGI WWW.RUSSIAOGGI.IT

Opinioni

SUPPLEMENTO REALIZZATO DA ROSSIYSKAYA GAZETA (RUSSIA) PER LA DISTRIBUZIONE CON NYT INTERNATIONAL WEEKLY

DALLA FIEREZZA DI PUTIN AL SORRISO DI MEDVEDEV Fedor Lukjanov ANALISTA POLITICO

I

“piani segreti” del Cremlino e del ministero degli Esteri per migliorare i rapporti con l’Occidente sono diventati argomento di dibattito tra gli analisti di politica estera e la stampa. Tutto ciò ha avuto inizio con la pubblicazione di un documento del ministero degli Esteri pervenuto il mese scorso a Russian Newsweek, che illustra in che modo la Russia potrebbe sfruttare alcuni fattori esterni per modernizzare il Paese e rafforzare la propria posizione nell’arena globale. Secondo il documento, dopo la crisi finanziaria mondiale, i leader globali tradizionali – come Usa e Ue – starebbero perdendo il loro vantaggio e la Russia dovrebbe sfruttare questa tendenza creando «alleanze per la modernizzazione» utili a promuovere il suo sviluppo e a rafforzare la sua posizione a livello interno e globale. La Russia dovrebbe aiutare l’Ue a risolvere i suoi problemi internazionali più importanti e in cambio l’Ue dovrebbe rispondere alla proposta del Cremlino di una nuova compagine europea per la sicurezza. Il messaggio lanciato all’Europa è che la Russia auspica sì più solidi e stretti rapporti con l’Ue, ma su un piano d’eguaglianza. Mosca scommette in particolare su Italia, Germania, Francia e Spagna, mentre restano freddini i rapporti con la Gran Bretagna. Che il rafforzamento degli interessi economici in Occidente e degli interscambi d’affari siano prioritari, non è una novità: per buona parte della sua presidenza, Putin ha cercato di instaurare rapporti di collaborazione

ARTISTA DMITRY DIVIN

All’interno dell’Ue il Cremlino considera prioritari i rapporti con Italia, Germania, Spagna e Francia con i partner occidentali che fossero reciprocamente proficui e vantaggiosi. Dall’idea, ora dimenticata, dei“debiti per gli investimenti” del 2000 al proposito di costruire rapporti basati su uno “swap” di asset energetici nel 2005, tutte le sue proposte erano finalizzate a un avvicinamento a tutto campo

con l’Occidente.Tutti questi progetti però non sono andati a buon fine. Competitività, invidia e affermazioni infervorate hanno messo in secondo piano qualsiasi approccio pragmatico. Gli atteggiamenti di Putin e il suo peculiare senso dell’umorismo non hanno poi funzionato granché bene in Occidente. Putin – che ha sempre disprezzato l’ipocrisia politica internazionale e ritenuto una virtù la sincerità pubblica - è riuscito a trovare un linguaggio comune solo con pochi politici occidentali. Ma non è bastato a instaurare rapporti più intimi con l’Occidente in senso lato. Oggi le relazioni sono sicura-

mente più bilanciate. Le parti hanno ammesso di avere entrambe i loro limiti. E a fine aprile il presidente Dmitri Medvedev ha fatto una dichiarazione rivoluzionaria durante un’intervista a un giornalista danese: quando gli è stato chiesto che volto il suo Paese dovrebbe mostrare al mondo esterno, Medvedev ha sorriso e ha detto: «La Russia deve avere lo stesso sorriso che ho io adesso. Se questo volto fosse quello della Russia o di chi sorride agli altri Paesi, credo che sarebbe proprio quello giusto». Oltre a ciò, ha aggiunto, la Russia non dovrebbe «digrignare i denti, arrabbiarsi, offendersi o tenere il muso nei confronti di nessuno». Nessun leader russo prima d’ora si era mai espresso così. I rapporti di Mosca con l’Occidente stanno cambiando davvero, ma non perché la prima abbia inaugurato una nuova strategia. Il documento del ministero degli Esteri illustra i medesimi obiettivi del passato, semmai li definisce con maggior chiarezza. Le tattiche forse stanno facendosi più flessibili.Se la politica di Putin era sintetizzabile in gran parte nel motto «chiunque ci offenda non sopravvivrà che tre giorni», dichiarazione che fece nel 2000, la formula scelta da Medvedev a dieci anni di distanza è sicuramente positiva: «Sorridiamo a chi ci sorride». Questo recentissimo sforzo di pragmatismo potrebbe dimostrarsi più producente, sempre che fattori imprevedibili esterni o interni non sopraggiungano a interferire. L’autore è il direttore di“La Russia nella politica globale” Articolo apparso su Moscow Times

TELEMOSCA

IL MURO DEI VISTI RUSSIA-UE Armando Sala GIORNALISTA

È

caduto il Muro di Berlino, è finita la Guerra Fredda, ma non crolla il muro dei visti che l’Unione europea ha eretto nei confronti della Russia, una dannosa, costosa e fastidiosa barriera dove si perde il filo della logica che si può misurare nella lunghezza delle code di gente fuori dai consolati in attesa dell’agognato visto. A fine maggio, a Rostov-sulDon, si è tenuto un vertice tra Ue e Russia: piatto forte eliminare i visti per consentire a uomini e merci di circolare liberamente. Dmitri Medvedev ha consegnato a Josè Manuel Barroso il testo del provvedimento adottato dal governo russo. «Noi siamo pronti, anche da domani», ha affermato il leader russo. Perché tardare ancora un’intesa che sta nelle cose da tempo, che penalizza l’economia di due realtà con rapporti economici, turistici e culturali intensi non foss’altro per la vicinanza geografica? Anche Francia e Germania sono in piena sintonia con l’Italia, a frenare sono i Paesi dell’Est che di recente hanno aderito all’Ue. I problema dei visti è finito in una secca politica. Gli italiani hanno una valida ragione per essere preoccupati: il 2011 è“l’anno della cultura” con la Russia. Nel corso del 2009, sono stati rilasciati a cittadini italiani 350 mila visti, contro i 175 mila concessi ai russi. Si calcola che potrebbero essere almeno il doppio soprattutto per coloro che intendono visitare i due Paesi con finalità turistiche. In uno dei suoi primi incontri conVladimir

Putin, Silvio Berlusconi lasciò esterrefatti gli astanti. «Domani torno a Roma e abolisco i visti». L’apprezzabile entusiasmo cozzava evidentemente contro la realtà delle cose. L’Italia è un Paese Schengen che non consente spazi per iniziative unilaterali. Ma il problema era giusto porlo ieri e a maggior ragione oggi. La“pratica” ristagna in qualche palazzo di Bruxelles e non è noto in quale cassetto sia finita. La globalizzazione indicano all’Europa un sentiero obbligato: allargare i propri confini commerciali e turistici, allearsi con i Paesi dell’Est che da tempo segnalano una possibilità di sviluppo sempre maggiore. Dopo il disastroso 2009 (6.383 miliardi contro il 7.114 del 2008), i dati relativi all’interscambio commerciale Italia-Russia nel primo bimestre 2010 registrano una forte ripresa: 41% rispetto ai primi due mesi del 2009, un dato tuttavia inferiore a quello registrato dall’Unione europea che per lo stesso periodo segnala un più 52%. Dopo Olanda e Germania, l’Italia è il terzo partner commerciale della Russia dove vengono esportate soprattutto macchine e apparecchi meccanici, seguiti dai prodotti dell’industria tessile. E’ un 88% che lascia un modesto 4,1 alla voce alimentari. L’Italia importa petrolio e suoi derivati, gas naturale (77% dati 2009), seguono i prodotti di attività manufatturiere. Dmitri Medvedev è ritornato alla carica. A Rostov-sul-Don ha messo nero su bianco. Ora l’Europa ha le spalle al muro. Sarebbe bene che i governanti italiani suonino qualche squillo di tromba. L’autore ha pubblicato il volume “Mosca: le chiese riemerse”

SE LA DEMOCRAZIA SI COLORA DI BLU Ben Aris RUSSIA OGGI

L

a seccatura più grande per chi vive a Mosca è sicuramente il traffico, ma non i suoi leggendari ingorghi, bensì la prepotenza delle costose Bmw, Audi e Mercedes che sfoggiano lampeggianti blu sul tetto e percorrono le strade in modo talmente noncurante che occorre tenere costantemente il piede sul freno per evitare di essere tamponati. Adesso, però, per le strade della capitale è in corso una piccola rivoluzione politica perché i moscoviti ne hanno davvero abba-

stanza. Gli automobilisti russi hanno iniziato a posizionare sui tetti dei loro bolidi dei secchi blu che assomigliano ai lampeggianti - noti con il nome di migalki in russo - di cui sono dotate le auto di servizio e di cui si servono i loro conducenti per arrogarsi il diritto di ignorare le regole del codice della strada, anche se in teoria potrebbero farlo soltanto quando sono in servizio per un’emergenza. Negli anni Novanta, nei tempi in cui vigeva la legge del canemangia-cane, gli automobilisti di macchine costose potevano guidare impunemente e a loro piacimento, in quanto una mazzetta di pochi rubli era sufficiente a corrompere la venale

La classe media sta diventando più intollerante nei confronti di coloro che infrangono il codice della strada polizia stradale per far ritorno dopo poco nel traffico. Le regole del codice della strada sono diventate un’optional e di conseguenza la Russia detiene uno dei peggiori record europei in fatto di sicurezza stradale. Nel 2009 ci sono stati circa 200mila incidenti stradali che, secondo il ministro degli Interni, hanno provocato

la morte di quasi 31mila persone. Adesso che per il russo medio la vita sta migliorando, l’abitudine di guidare in modo aggressivo sta lasciando pian piano il posto a comportamenti migliori. Alcuni automobilisti ancora non vi permetteranno tanto facilmente di imboccare la strada principale da una traversa secondaria, né vi lasceranno lo spazio necessario ad attraversare un incrocio, ma se doveste fare voi simili cortesie, è probabile che ricevereste un rapido segnale luminoso di ringraziamento con i fari. Perciò la classe media emergente sta diventando sempre più intollerante nei confronti di co-

loro che infrangono il codice della strada. A maggio è esploso un tafferuglio quando una Mercedes S600, con il lampeggiante blu acceso, è passata con il rosso in pieno centro a Mosca schiantandosi contro una berlina verde Bmw. La Mercedes è risultata intestata al governatore del Dagestan nonché miliardario Suleiman Kerimov e la polizia inizialmente ha negato che ci fosse stato un incidente. È stato soltanto quando numerosi testimoni hanno postato le foto su Internet, sollevando l’opinione pubblica, che un uomo si è presentato in tribunale dove è stato multato di 100 rubli (2 euro e mezzo) per essere passato col

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semaforo rosso. Pare, in ogni caso, che il problema non stia sparendo da solo. In azione, insomma, è entrata la classe media. I proprietari di automobili sono tra le forze politiche di base meglio organizzate nel Paese e hanno già dato vita a proteste di massa per l’alto prezzo della benzina, per i dazi sulle importazioni e per la corruzione che dilaga tra la polizia stradale. Adesso si stanno facendo ancora più ardimentosi: per quanto strano possa sembrare, la democrazia oggi ha un secchio blu in testa. L’autore è il caporedattore della rivista“Business New Europe”

LE LETTERE AL DIRETTORE, GLI ARTICOLI DEI REDATTORI ESTERNI E LE VIGNETTE DEFINITE “COMMENTI” O “PUNTI DI VISTA” O PUBBLICATE NELLA SEZIONE “OPINIONI” VENGONO SELEZIONATE IN MANIERA DA FORNIRE UN VENTAGLIO DI POSIZIONI E NON RISPECCHIANO NECESSARIAMENTE IL PENSIERO Di “RUSSIA OGGI” E DELLA “ROSSIYSKAYA GAZETA”. INVIATE LE VOSTRE LETTERE AL DIRETTORE A EDITOR.ITALY@RG.RU


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Cinema

SUPPLEMENTO REALIZZATO DA ROSSIYSKAYA GAZETA (RUSSIA) PER LA DISTRIBUZIONE CON NYT INTERNATIONAL WEEKLY

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Arte Nell’ultimo decennio l’industria cinematografica russa è tornata a far parlare di sé

L’OPINIONE

Una rivoluzione in sala

Dall’era zarista a Medvedev sullo schermo realtà e ricordi 2

Massimiliano Lenzi GIORNALISTA

M

OUTNOW.CH

usica, titoli di testa, buio in sala. Intorno il silenzio per “dare senso alle immagini”. Per entrare nella memoria di oltre un secolo di cinema russo, il passepartout più adatto è il lavoro sul montaggio e sulle inquadrature svolto dal regista Sergej M. Ejzenstejn, uno dei più grandi autori russi (tra i suoi film ricordiamo Ottobre e La corazzata Potëmkin). Come in ogni vicenda umana, infatti, la storia del cinema è la narrazione di una cinetica, di vite, di uomini e donne in continua mutazione. Un racconto che guarda al futuro non dimenticando il proprio passato: dai primordi dell’era zarista in decadenza alla Russia di Medvedev. Il percorso sul cinema del nostro tempo, il XXI secolo, comincia perciò con una galleria di registi e di film: tra questi Aleksey Popogrebsky autore di Roads to Koktebel (codiretta con Boris Khlebnikov); Aleksey Balabanov che mette in scena l’incomunicabilità dei nostri tempi, così digitali ma così solitari (ricordiamo Morphia, 2009, tratto da un racconto di Mikhail Bulgakov). E poi Piotr Buslov, con Boomer, il primo esperimento di film pulp russo. È un cinema autoriale, di dolore contemporaneo, di realtà, che si mischia - in quel ricco universo culturale e spirituale che è da sempre la Russia - al cinema identitario e di ricerca delle proprie radici. Di ricordi.

MOLNIYAFILM.COM

3

CENTRAL PARTNERSHIP

A dispetto di qualche recente esitazione, ai produttori russi si deve la metà dei dieci film più fortunati del 2010 e un quarto delle vendite al botteghino.

ENORMI PROGRESSI

736,2

Stephen Norris

i milioni di dollari incassati dalle sale cinematografiche russe nel 2009, ossia l’11% in meno rispetto all’anno precedente

NORA FITZGERALD RUSSIA OGGI

1900 le sale cinematografiche in Russia secondo i dati della società “Nevafilm”

STORICO RUSSO DELLA MIAMI UNIVERSITY E AUTORE DI UN LIBRO DI PROSSIMA USCITA SUL CINEMA RUSSO.

''

Negli ultimi cinque anni, alcune delle aspettative sono andate deluse, e non avrebbe potuto essere diversamente.Al tempo stesso però, molti degli enormi progressi compiuti dall’industria cinematografica dal 2000 in poi hanno retto

INTERVISTA CON KAREN SHAKHNAZAROV

“Siamo ripartiti da zero” re considerata una conquista l’essere riusciti a farlo e per di più in un arco di tempo così breve, 10-12 anni.

Ci sono giovani registi di talento? ANNA ARTEMEVA

Due mesi fa, dopo dieci anni di attesa, al Gran palazzo del Cremlino ha debuttato il seguito de Il sole ingannatore, il film di Nikita Mikhalkov del ’94 già premiato con un Oscar. Il sequel, ricco di simbolismi, ripropone i medesimi personaggi che alla fine del primo film, ambientato al culmine delle purghe staliniane, erano stati dati per morti: un colonnello, un ufficiale del Kgb e la donna amata da entrambi. L’epico film, presentato anche al Festival di Cannes, è stato però stroncato dai critici russi come un polpettone sentimentale fallito. Avvincente e controverso, Mikhalkov era un tempo considerato una sorta di industria cinematografica a sé stante. Oggi, mentre l’arte da lui rappresentata sta vivendo una fase di trasformazione, gli affari esplodono. Negli ultimi dieci anni i film russi sono infatti tornati a far parlare di sé. Gli ultimi due anni sono stati controtendenza, ma la rinascita dell’industria cinematografica russa, che prese il via agli inizi del 2000, sta ritrovando nuovi slanci. Anche se dopo quanto accaduto a Mikhalkov, i suoi colleghi potrebbero esitare prima di lanciarsi in opere di carattere patriottico, i registi di epoca sovietica e i film d’essai stanno conoscendo una timida, promettente ripresa. Negli ultimi anni, alcune opere, come Il ritorno, l’opprimente film di Andrei Zvyagintsev, e il macabro L’accordatore di Kira Muratova, hanno segnato il ritorno a quello che fu l’autentico punto di forza della cinematografia russa, ovvero il movimento di avanguardia di epoca sovietica. Tuttavia, grazie alla realizzazione di nuove sale, più spaziose, e al diffondersi del fenomeno del 3D, la rinascita cinematografica nel 2010 ha privilegiato soprattutto film hollywoodiani come Ava-

NUMERI

CITTADINANZA: RUSSA CARICA: DIRETTORE DI MOSFILM Karen Shakhnazarov è un regista, produttore e sceneggiatore russo. Nel 1998 è diventato direttore generale degli studios di MosFilm, la Cinecittà russa. Veronica Dorman lo ha intervistato in esclusiva per “Russia Oggi”.

Cosa pensa dell’evoluzione del cinema russo negli ultimi vent’anni? Occorre risalire al momento cruciale in cui la nostra industria cinematografica, quella sovietica, è andata distrutta. Nessun’altra industria russa credo abbia patito sorte peggiore. Verso la metà degli Anni ’90 la nostra industria cinematografica aveva di fatto cessato di esistere e noi l’abbiamo ricostruita da zero. Dev’esse-

Esiste una nuova generazione di registi di cui tutti parlano, ma per il momento non si può ancora parlare di una nuova ondata. Negli Anni ’60 comparvero Chukhrai e poi Tarkovsky e Bondarchuk: quella sì che poteva definirsi una nuova generazione e la sua fama non tramonta mai. Si ha una nuova generazione quando un’estetica cinematografica trova riconoscimenti non solo ai festival o presso la critica, ma diventa patrimonio del tessuto identitario nazionale. E per ora non c’è nulla del genere. Il problema del cinema russo, a mio avviso, è che non riesce a trovare una sua identità.

Che effetti avrà sul Festival la riforma sul finanziamento pubblico del cinema? Non è ancora chiaro. La fondazione del cinema russo si sta ancora costituendo e per il momento non ci sono soldi. È un problema serio. Oggi gira solo chi lavora con investitori privati o coi canali televisivi.

L’intervista integrale sul nostro sito www.russiaoggi.it

tar rispetto alle opere di registi russi. Nel corso del decennio successivo, il numero di film di produzione nazionale è andato aumentando di anno in anno, sino a quando, nel 2004, il “cult” sui vampiri I guardiani della notte scalò le classifiche di vendita, incassando più di sedici milioni di dollari. A I guardiani della notte fecero seguito diversi film russi di grande successo commerciale, come Company Nine (un film d’azione che racconta di alcuni soldati di stanza in Afghanistan durante l’invasione sovietica) e Gambetto turco (un poliziesco-storico ambientato in Bulgaria nel 1877, durante la guerra russo-turca), nel 2005, e, un anno dopo, I guardiani del giorno. Quest’ultimo, sequel de I guardiani della notte, ha incassato quasi 32 milioni di dollari, superando al botteghino il campione di incassi hoollywoodiano Pirati dei Caraibi. Nel 2009 decine di progetti non sono decollati e le vendite sono calate; ma l’economia russa si è ripresa prima del previsto, e oggi la gente sta tornando al cinema. Anche il ritorno di registi di epoca sovietica è dovuto alla favorevole tendenza del mercato: negli anni Novanta, alcuni di loro non ebbero fortuna perché mancavano sale. Adesso invece, stando a Neva Film, in Russia esistono circa 2100 cinema moderni, metà dei quali all’interno di complessi multisala a cinque o più sale, e di cui quasi 400 attrezzati per la proiezione in 3D. Ai produttori russi si deve inoltre la metà dei dieci film più fortunati di quest’anno: grazie a produzioni come Nasha Russia: Yaitsa Sud’by che, costato 3,5 milioni di dollari, ne ha incassati 22,2 nel primo trimestre, o Black Lightning, che ha incassato 19,7 milioni, un quarto delle vendite al botteghino è da attribuire a film nazionali. Ciò, insieme al sostegno che a partire dal 2002 lo Stato offre all’industria cinematografica, dà ai produttori russi la fiducia di poter investire in film più costosi e incoraggia il coinvolgimento delle case di produzione internazionali.

L’articolo integrale sul nostro sito www.russiaoggi.it

IL FESTIVAL DEL CINEMA DI MOSCA

Una tradizione nata a Venezia

SERGEY KUKSIN_RG

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Fotogrammi di film russi che hanno fatto scalpore: 1. “Il sole ingannatore 2” di Mikhalkov; 2 “L’esilio” di Zvyagintsev; 3 “Fulmine nero” di Bekmambetov

Capolavoro di questo genere è sicuramente L’ammiraglio, storia appunto di un ammiraglio della marina zarista russa Aleksander Kolchak, fucilato nel 1920 dai bolscevichi. Il protagonista allo scoppio della Rivoluzione d’ottobre, è in viaggio come osservatore militare in Gran Bretagna, Stati Uniti e Giappone. Gli inglesi lo convincono a tornare in patria. Dalla Siberia tenta una disperata rimonta con le truppe bianche fedeli allo zar. In una delle scene più immaginifiche i bolscevichi legano un macigno ad un ufficiale zarista e lo buttano a mare. È un film che recupera l’identità russa, pure quella del periodo zarista, legandola ad un modo di essere e di vivere ben più forte dei regimi politici - zarismo, comunismo, fine del comunismo - che hanno attraversato il Paese nei secoli. Il regista, Andrei Kravcuk, 48 anni, di San Pietroburgo, parlando del suo lavoro, ha spiegato: «È importante parlare della storia del nostro paese. Riscopriamo la dignità». Sono tutti figli, Kravcuk, Popogrebsky e gli altri, del XXI secolo. Certo. Ma anche di una terra non più sovietica che si porta addosso cent’anni e più di cinematografo e secoli di vita. Un ciak di nomi e di cognomi. Di ieri e di oggi. Di pace e di guerra. Perché - come ripeteva il regista americano Orson Welles - «gli uomini sono più interessanti delle idee».

A destra, Luc Besson, presidente della giuria del Festival Sabato a Mosca si è conclusa la 32° edizione del Festival internazionale del cinema la cui giuria quest’anno è stata presieduta dal regista, produttore e sceneggiatore francese Luc Besson.

L’omaggio a Sergio Leone A margine del concorso principale sono stati proiettati cinque film recentemente restaurati del regista italiano Sergio Leone: il film epico, cosiddetto peplum, “Il colosso di Rodi”, e i suoi famosi spaghetti-western “Per qualche dollaro in più”, “Il buono, il brutto, il cattivo”, “C’era una volta il West”, “Giù la testa”. «L’idea di restaurare i classici del cinema ha avuto nuovo impulso, e ciò è particolarmente importante se si considera quanto rapidamente si deteriori la pellicola» spiega il responsabile

del programma del festival, Kirill Razlogov.

Un concorso antico Il Festival internazionale del cinema di Mosca è il secondo concorso cinematografico più antico al mondo dopo la Mostra di Venezia. L’idea di un Festival moscovita nacque proprio nel capoluogo veneto dove, nel ’34, vennero presentati diversi film sovietici (tra cui “Tutto il mondo ride - Allegri ragazzi”). La prima edizione del Festival di Mosca risale infatti al ’35. Poi la tradizione fu interrotta per 24 anni per riprendere a tenersi ogni due anni a partire dal ’59 prima di diventare annuale nel ’95. Le 32 edizioni hanno visto in concorso numerosi film italiani: da “C’eravamo tanto amati” di Scola a “8 ½” di Fellini che nel ’63 vinse il primo premio scandalizzando i vertici sovietici.


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Arte

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Creatività Aumentano gli spazi espositivi privati e pubblici e cresce l’interesse di galleristi e giovani

L’arte russa guarda al futuro A quanti cercano un segno complessivo di quanto l’arte russa sia cambiata dalla caduta del comunismo a oggi, basterebbe solo dare uno sguardo alla lunga barba sale e pepe di Oleg Kulik.

1. Un quadro della mostra “La parata della Vittoria 2937” di Aleksej BeljaevGintovt che vuole presentare la Mosca del futuro attraverso il prisma della celebrazione del giorno della Vittoria sulla Piazza Rossa

A Venezia le “Russie” del Novecento

JONATHAN HOEFLER MAX SEDDON

L’art performance Crollata l’Unione Sovietica, il mondo dell’arte russa ha dovuto ricominciare da capo. Negli Anni ’90 la scena artistica moscovita si è sviluppata in quattro gallerie e in un centro “sovvenzionato”dallo Stato che però non poteva più contare su alcuna sovvenzione. In parte come reazione contro l’inesistente mercato dell’arte, molti ripiegarono sull’arte nichilista e sulle performance, forma d’arte invendibile. Kulik naturalmente giocò un ruolo di primo piano come pure l’anarchico Anatoly Osmolovsky che inscenava performance nella Piazza Rossa recitando testi teoretici o altri persino osceni. Sebbene quel clima di ristrettezza finanziaria sia passato, l’esperienza degli Anni ’90 ha fatto sì che l’arte russa restasse una dimensione limitata a un centinaio di artisti come in passato sotto il regime sovietico. Con l’arrivo dei nuovi ricchi e l’istituzione nel 2007 della Triumph Gallery visitabile solo su prenotazione, il numero di gallerie è salito a cinque. Ma gli artisti contemporanei russi restano pochi. L’artista e gallerista Aidan Salakhova ne conta 101: una cifra desolante se si pensa che solo NewYork ne ospita 130mila. È per questo stesso motivo che l’arte russa è generalmente priva di movimenti, tendenze e reazioni politiche. È al contrario individualista.

Cento anni di arte russa: dallo Zar a Putin. Tre Russie: dall’Impero all’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, alla nuova Federazione. È questo l’arco di tempo abbracciato dalla mostra in corso a Venezia, presso Ca’ Foscari Esposizioni, sino al 25 luglio. Una vera e propria panora-

mica dell’arte russa del ventesimo secolo: dall’arte figurativa russa e sovietica dei primi del secolo al movimento “underground”, senza tralasciare la produzione degli anni Novanta. In mostra, tra le altre, opere di Ekster, Chagall, Kandinskij e Malevic (nella foto: La fioraia, 1903), Tatlin e Fal’k.

Le mostre

spazi espositivi si sta gradualmente colmando grazie a imprese private e al recupero di vecchie aree industriali come il complesso Winzavod o l’ex fabbrica di Cioccolata Ottobre Rosso. Novità che hanno suscitato uno straordinario interesse nei giovani come ha osservato recentemente la rivista “Afisha”, bibbia delle ultime mode. C’è anche molta speranza nei giovani artisti, specie in quelli che si muovono nel genere astratto e negli ex membri del gruppo Radek che si ispirava all’anarchico Osmolovsky. L’arte russa avrà pure ancora molta strada da fare, ma è andata incredibilmente avanti in poco tempo: tutto lascia presagire, che, come la barba di Kulik, possa continuare a crescere anche di più.

A parte Kabakov, Kulik e una manciata di altri, sono pochi gli artisti russi noti in Occidente al di fuori della ristretta cerchia di esperti e specialisti. L’arte russa raramente è in mostra in gallerie e musei all’estero. La situazione, tuttavia, sembra migliorare. L’ultima Biennale di Venezia ha registrato un numero record di artisti russi come Pavel Pepperstein, i cui acquerelli raffiguranti “paesaggi del futuro” hanno giustamente conquistato la giuria, o Igor Makarevich e Elena Elagina. Grazie a ciò, alcuni dei migliori artisti del movimento concettuale sembrano finalmente ottenere qualche riconoscimento. Anche in Russia la scena sembra allargarsi. La mancanza di

2. Un quadro della serie “La cena di Trimalcione” di AES+F. Illustra l’unico capitolo del romanzo “Satyricon” di Petronio, poeta romano contemporaneo di Nerone, conservatosi quasi integralmente 3. “Nasa” di Gosha Ostrecov. Si tratta di un originale “fumetto di attualità”

1 COURTESY TRIUMPH GALLERY (2)

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Noto per le sue performance da “uomo-cane” degli Anni ’90 nelle quali andava in giro nudo, scappando da un guinzaglio o mordendo la gente, negli ultimi mesi Kulik ha progettato una “liturgia spaziale” per un’opera di Monteverdi in scena al Théâtre du Châtelet di Parigi (è per quest’opera che si è fatto crescere la barba) ed esposto alla Biennale di Mosca. Questa trasformazione da bestia nera a figura riconosciuta sarebbe stata impensabile vent’anni fa. Decenni di censura sovietica avevano portato i pochi artisti“nonconformisti”del Paese a scegliere la clandestinità e organizzare mostre nei propri appartamenti o performance tra i boschi. Molti di loro, tra cui il concettualista Ilya Kabakov, hanno lasciato il paese non appena possibile.

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SPECIALE PER RUSSIA OGGI

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I nuovi collezionisti tra record e reticenze Prima che i bolscevichi nazionalizzassero la proprietà privata, la Russia aveva alcune delle collezioni più raffinate al mondo. La loro rinascita è uno dei fenomeni più significativi degli ultimi vent’anni. JOHN VAROLI SPECIALE PER RUSSIA OGGI

Vyacheslav Kantor, uno dei più ricchi uomini d’affari russi con interessi nel campo dei fertilizzanti e nell’immobiliare, ha trascorso gli ultimi dieci anni a met-

tere su la sua collezione privata di artisti del XX secolo, compresi modernisti quali Marc Chagall, Chaim Soutine e Amedeo Modigliani, o leggende del dopoguerra come Mark Rothko e Ilya Kabakov. Fa parte della nuova elite russa tornata con entusiasmo alla vecchia tradizione del collezionismo. L’assalto russo ai mercati d’arte mondiali è iniziato nel 2004 quando per oltre 100 milioni di dollari il miliardarioViktorVekselberg rilevò dalla famiglia Forbes l’intera collezione di uova

Fabergé appena qualche mese prima che venisse messa all’asta da Sotheby’s. «C’è un grande interesse verso i capolavori impressionisti e moderni tra i ricchi russi», sostiene Marina Goncharenko, collezionista d’arte moscovita e direttrice della Galleria Gmg. «Sono più inclini a comprare opere resistite al vaglio del tempo e che rappresentano un vero investimento finanziario. È più probabile che spendano milioni per un noto impressionista piuttosto che 100mila per un contemporaneo

poco noto». La collezione Kantor comprende Ragazza seduta con vestito nero di Modigliani (1918) acquistato da Sotheby’s nel 2000 per 15,6 milioni di dollari su una stima di 12, e Le boeuf écorché di Soutine (1924), battuto all’asta da Christie’s nel febbraio 2006 per 13,8 milioni di dollari. È stato Kantor a fondare il Museum of Avant-Garde Mastery (Magma) che l’anno scorso ha presentato per la prima volta le sue opere a Ginevra, dove risiede. Tuttavia Kantor è uno

tra i pochissimi grossi collezionisti russi ad avere una dimensione pubblica. Molti non parlano dei loro beni artistici adducendo motivi di sicurezza. Roman Abramovich, il magnate del Chelsea, è considerato un altro maggiore collezionista russo. Si dice che nel maggio 2008 abbia speso 120 milioni di dollari tra Sotheby’s e Christie’s per assicurarsi un dipinto di Lucian Freud e un altro di Francis Bacon, ma egli non lo ha mai confermato.

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