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Dalla tragedia la riconciliazione

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Sebbene sia difficile immaginare che fino a dieci anni fa non si tenessero sfilate regolari in Russia, la Settimana moscovita della moda ha festeggiato il suo 10° anniversario questo mese. OKSANA NARALENKOVA RUSSIA OGGI

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MAXIM MALINOVSKY_AFP

Tecnologia Il Cremlino ha affidato al miliardario Vekselberg il compito di guidare il nuovo centro hi-tech

Una “Silicon Valley” russa alle porte di Mosca Sarà il magnate della multinazionale Renova a guidare il polo di ricerca che verrà costruito a Skolkovo, nei pressi della capitale. SERGEI BORISOV

YULIA MAYOROVA_RG

KONSTANTIN ZAVRAZHIN_RG

RUSSIA OGGI

I piani per la costruzione di un nuovo centro scientifico e tecnologico a Skolkovo, alla periferia di Mosca, procedono spediti dopo che il presidente russo Dmitri Medvedev ha nominato il magnate Viktor Vekselberg manager del progetto di ricerca e produzione hi-tech. Vekselberg sarà chiamato a portare le sue capacità manageriali nel centro di ricerca che si focalizzerà su energia, informatica, telecomunicazioni, ricerca

A 65 anni dalla fine della guerra mondiale, Stalin incute meno timore

Dai film al folclore: le nuove tendenze in passerella

La croce russo-polacca di Katyn

La morte del presidente Lech Kaczynski e di altri rappresentanti dell’elite politica polacca nell’incidente aereo vicino a Smolensk è stata un’ulteriore dura prova per il popolo polacco e per quello russo. I rapporti tra la Polonia e la Russia, due popoli slavi confinanti, non sono mai stati sereni, anzi. Nel corso dei secoli passati si sono accumulate critiche e numerose offese reciproche. Sembrava che una delle ferite più dolorose, ossia il massacro di Katyn dove 70 anni fa su ordine di Stalin furono fucilati oltre 20mila ufficiali polacchi tenuti prigionieri, cominciasse pian piano a rimarginarsi. Da ambedue le parti erano stati compiuti importanti passi avanti verso la riconciliazione. Ed ecco che si verifica una nuova, orribile tragedia... questa volta non per volontà umana ma per un accidente del destino. Cosa cambia? La situazione odierna è molto complicata. Per uscirne esiste una sola soluzione, semplice ma difficile da realizzare. Per superare il macabro simbolismo del passato ci vuole pazienza, maggiore attenzione e rispetto reciproco. Il cordoglio può riavvicinare le persone ma può anche separarle per sempre.

Anniversari

L’inserto è preparato e pubblicato da Rossiyskaya Gazeta (Russia) e non coinvolge le strutture giornalistiche ed editoriali di e

Inserto distribuito con The NYT International Weekly

LUNEDÌ 26 APRILE 2010

Finalmente in Italia “Il Lago dei cigni” e “Giselle” con Svetlana Zakharova ITAR-TASS

Presto i lavoratori stranieri potranno ottenere i visti per la Russia più facilmente

KOMMERSANT

PHOTOXPRESS

Immigrazione

Danza

Viktor Vekselberg (a sinistra) e Zhores Alferov (a destra), i responsabili del futuro centro scientifico e tecnologico di Skolkovo

medica e tecnologia nucleare. Il centro è stato soprannominato la “Silicon Valley russa” e rappresenterà la prima piatta-

forma nel Paese dedicata all’innovazione delle tecnologie informatiche, come ha spiegato il primo vicepresidente dell’am-

FATEVI UNA VOSTRA OPINIONE it.rbth.ru

politica, affari, economia e cultura

31 MAGGIO

ministrazione presidenzialeVladimir Surkov che sta sovrintendendo alla realizzazione del progetto. La nomina di Vekselberg evidenzia anche la volontà di Medvedev di affidare lo sviluppo del centro a imprese private. Il Presidente ha annunciato il progetto lo scorso febbraio come parte del suo programma di modernizzazione del Paese. È speranza condivisa che Skolkovo possa attrarre scienziati e imprenditori di punta non solo russi, ma anche stranieri. Vekselberg, 52 anni, di origine ucraina, presidente del consiglio di amministrazione della multinazionale Renova, è considerato il ventitreesimo uomo più ricco della Russia ed è convinto che quest’ ambizioso pro-

getto avrà successo se vedrà la partecipazione di aziende straniere. La creazione di un centro autosufficiente di ricerca e produzione hi-tech, secondo lui, richiederà dai 5 ai 7 anni. Intanto Vekselberg dovrà scegliere un condirettore straniero. Renova, la società d’investimenti nel settore petrolifero, metallurgico, energetico e delle nanotecnologie guidata da Vekselberg sin dalla sua fondazione nel 1990, ha progettato la costruzione di diversi centri di ricerca in Russia, compreso uno sull’energia solare, scrive il quotidiano “Vedomosti”. Ed è possibile che alcuni di questi progetti verranno trasferiti a Skolkovo. SEGUE A PAGINA 3

Gli stilisti russi sono poco conosciuti al di fuori dei confini nazionali. Ciononostante nel Paese la professione di stilista è molto ambita. Ogni anno al prestigioso concorso per giovani stilisti di moda “Russkij siluet” (Silhouette russa) arrivano circa 3mila candidature da tutto il Paese. Alcuni nomi, però, sono riusciti a sfondare e a oltrepassare il vuoto mediatico. Si tratta, innanzitutto, dei maestriVjacheslav Zaitsev eValentin Judaškin, nonché di vari esponenti della nuova generazione, come Igor Chapurin, Alena Akhmadullina e Denis Simachev, che hanno già presentato più volte le loro collezioni a Milano e Parigi. È stato proprio Denis Simachev ad“introdurre”in Russia e in Europa la moda dei colbacchi, mentre Igor Chapurin ha dedicato una delle sue prime sfilate parigine al balletto russo. Durante la recente decima edizione della Settimana della moda Russa (stagione autunno-inverno 2010/2011), numerosi giovani stilisti russi hanno giocato sugli elementi dello stile nazionale. La coppia di artisti Anna e Aleksej Borodulin (Borodulin’s), ad esempio, si è ispirata al film “Solaris” di Andrej Tarkovskij, allestendo una specie di spettacolo teatrale sul motivo del film. SEGUE A PAGINA 2

SUL PROSSIMO NUMERO La leggendaria isola di Atlantide? PHOTOXPRESS

È probabile che si trovasse al largo del Nord della Russia

SULLA RUSSIA Ogni ultimo lunedì del mese

28 GIUGNO, 26 LUGLIO, 30 AGOSTO....


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RUSSIA OGGI WWW.IT.RBTH.RU

Attualità

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IN BREVE

Tecnologia Il cinema ha aperto la strada alla terza dimensione. La pay tv va all’incasso

ALEXANDR VIKULOV_RIA NOVOSTI

Rivoluzione in salotto arriva la televisione in 3D Il cartone in 3D Stardogs uscirà nelle sale in occasione del 50° anniversario del volo spaziale dei cani Belka e Strelka

ISTRUZIONE TORNA L’ORA DI RELIGIONE MA IL 40% SCEGLIE ETICA LAICA

WWW.BELKA-I-STRELKA.RU

Da questo mese nei programmi degli scolari russi di 19 regioni esiste una nuova materia: “Fondamenti di cultura religiosa ed etica laica”. Per il momento questa materia viene insegnata esclusivamente ai ragazzi tra i 9 e i 10 anni che frequentano la quarta elementare. La scelta della religione da approfondire spetta a ogni scolaro

Da Avatar fino a Toy Story, sono tante le novità cinematografiche in 3D dell’anno. Ora anche la tv russa aggiunge profondità alla sua offerta catodica. ALEXANDRA PROKOPENKO ITAR-TASS SPECIALE PER RUSSIA OGGI

Sulla scia degli incassi al botteghino, anche la televisione russa diventa tridimensionale. La compagnia russa General Satellite e la coreana Samsung Electronics hanno infatti siglato un accordo per lanciare l’of-

ferta di contenuti in 3D su Platforma Hd, la piattaforma televisiva russa ad alta definizione a pagamento. «Assieme alla americana DirecTv e all’inglese SkyUk - spiega Nikolai Gyubbenet, direttore generale di Platforma Hd - il progetto russo si fa pioniere nello sviluppo della televisione in 3D». Secondo la CableTv Association di Mosca il cittadino russo medio guarda molta più televisione rispetto agli europei occidentali o agli americani. L’aumento delle entrate assieme allo scetticismo sui canali control-

lati dallo Stato ha reso la pay tv sempre più popolare. «Varie statistiche - sottolinea ancora Gyubbenet - indicano che il volume del mercato della pay tv nel 2009 ha superato il miliardo di dollari». E secondo la IksConsulting, solo un anno fa il numero degli utenti aveva raggiunto i 19 milioni (14% della popolazione russa). A Mosca, quasi una famiglia su tre possiede un televisore hd e il loro costo scende di anno in anno. Oggi la maggior parte degli apparecchi tv venduti in Russia hanno il formato hd. E sembra

che l’interesse non sia stato intaccato neppure dalla recente crisi economica mondiale. La produzione dell’attrezzatura per la televisione 3D è già iniziata nella regione di Kaliningrad. Secondo il vice primo ministro Sergei Ivanov, che di recente ha visitato l’impianto, i costi per un televisore 3D, un ricevitore e gli occhiali, sono però ancora piuttosto alti. «Ma quando l’economia si svilupperà e l’interesse della gente verso la qualità aumenterà, il mercato si espanderà di certo», ha aggiunto lo stesso Ivanov.

Moda A Mosca sfilano le nuove tendenze dell’autunno-inverno: asimmetrie e colori vivaci

SEGUE DALLA PRIMA PAGINA

Una modella è avvolta da un capo di maglieria con inserti in jersey e pelle, pizzi e ricami di raso e seta, mentre la linea del collo, completamente scoperto, è decorata da accessori che sembrano provenire dallo spazio. I colori principali sono sfumature monocromatiche di grigio, bianco e nero, ma sono presenti anche il viola intenso e il rosso scarlatto. Lo stilista Narciss si è ispirato invece al folclore lettone. Le imprese epiche di Lacplesis, l’eroe dalle orecchie d’orso, sono diventate il leitmotiv delle sue nuove creazioni, in cui dominano colbacchi, pompon e maniche foderate di pelliccia, cappotti lunghi fatti a maglia con chiusure lampo decorative, guanti con ricami d’ambra, stivali di feltro con fiocchi di neve e stampe dell’aurora boreale. La nuova collezione di Dasha Gauser racconta una storia di seduzione in cui gli amanti, al mattino, si scambiano i vestiti per errore. In tal modo, i mini abiti tanto amati da Dasha si trasformano in camicie a drappeggi: le maniche reggono il cor-

MIKHAIL KLIMENTIEV_RIA NOVOSTI

ANNIVERSARI LA NATO SULLA PIAZZA ROSSA PER LA PARATA DEL 9 MAGGIO Per la prima volta nella storia, in occasione del 65° anniversario della vittoria nella seconda Guerra mondiale, sulla Piazza Rossa sfileranno reparti militari di Usa, Gran Bretagna, Francia e Polonia, accanto a quelli dei Paesi della Confederazione degli Stati indipendenti (Csi). Il primo vice ministro della Difesa russo, il generale Aleksandr Kolmakov, ha riferito che sono stati invitati a

RFW.RU

In passerella folclore e seduzione

partecipare alla parata i reparti militari dei Paesi che apportarono il maggior contributo alla vittoria sulla Germania di Hitler. Per la Francia sfileranno perciò i piloti della squadriglia Normandie–Niemen che combatté sul fronte russo, per gli Usa i militari della 69a divisione di fanteria che incontrò le forze russe a Torgau sul fiume Elba e per la Gran Bretagna i soldati del reggimento del Galles. WWW.CAREDGE.RU

AUTOMOBILI NASCERÀ A TOGLIATTIGRAD LA PRIMA VETTURA IBRIDA RUSSA

La nuova collezione di Yegor Zaitsev, figlio del rinomato Vjacheslav

petto o diventano cinture, mentre il colletto della camicia si stacca parzialmente dal corsetto dando un tocco piccante alla creazione. Gli elementi maschili non contraddicono affatto, anzi si sposano perfettamente con l’idea di femminilità estrema: tagli asimmetrici, schiene décolletté,

e ai suoi genitori. Secondo i risultati di un’indagine demoscopica preliminare, circa il 40% degli alunni interpellati ha scelto di studiare etica laica, un terzo ha dato la preferenza ai fondamenti di cultura ortodossa, mentre il 25% alla storia delle religioni del mondo. Il resto invece esaminerà i fondamenti dell’ebraismo, del buddismo e dell’Islam.

addobbi complicati e pieghe a non finire. Sensazionale è stato l’effetto suscitato dalla sfilata di Yegor Zaitsev (YeZ), figlio di Vjacheslav Zaitsev, rinomato maestro di moda russo. La sala era gremita di amici di Yegor del club motociclistico “Lupi notturni” e la sfilata era accompagnata

dalle canzoni del noto musicista rock russo Garik Sukachev. Lo stesso stilista ha definito la sua collezione “New Glook” (dove “glook”, nel gergo giovanile russo, significa “allucinazione”,NdT), una sorta di“strana antimoda”. I presenti sono rimasti stupiti e letteralmente senza parole.

A Togliattigrad, la capitale nazionale dell’automobile, presto verrà avviata la produzione delle prime automobili ibride russe. A finanziare il progetto sarà il miliardario russo Mikhail Prokhorov, disposto a investire oltre 100 milioni di euro. La parte tecnica spetterà a Yarovit, azienda produttrice di camion di San Pietroburgo. Le nuove vetture ecologiche saranno

dotate di motore elettrico da 70 kilowatt alimentato da batterie agli ioni di litio. Secondo i test, l’automobile avrà un’autonomia di 400 chilometri, potrà arrivare a una velocità massima di 120 chilometri orari e consumerà in media tre litri e mezzo di carburante ogni 100 chilometri. Potrebbero essere prodotte circa 10mila vetture l’anno.


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Economia

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Finanza Erano stati abbandonati nel ’98

Una Silicon Valley russa alle porte della capitale

Il ritorno di Mosca agli eurobond I funzionari delle Finanze russe stanno pianificando una visita in Asia, Europa e America per promuovere la vendita della prima eurobbligazione russa dalla crisi di dodici anni fa

SEGUE DALLA PRIMA PAGINA

BEN ARIS RUSSIA OGGI

BELA SZANDELSZKY_AP

Il centro scientifico e tecnologico occuperà 370 ettari vicino alla scuola di management di Skolkovo alle porte di Mosca. Una volta emessi i finanziamenti statali, le aziende private dovrebbero farsi avanti, e non solo quelle russe, scrive il sito web di notizie “Gazeta.ru”. Secondo Dmitri Abzalov, analista presso il Centro della congiuntura politica russa,Vekselb e r g av r à l ’ i n c a r i c o d i individuare tali aziende e di mettere in piedi un meccanismo effettivo di selezione ed elaborazione dei progetti di innovazione collegando in questo modo ricerca e produzione. «Se Vekselberg riuscirà a risolvere tali problematiche in modo efficace, Skolkovo inizierà presto a operare come ente autonomo senza la partecipazione dello Stato», ha affermato Abzalov. «Vedremo i primi risultati del suo lavoro entro l’estate o l’autunno». Il progetto venne presentato dal vicecapo dell’amministrazione presidenziale,Vladislav Surkov, in un’intervista rilasciata a febbraio a “Vedomosti” e fa parte del piano di modernizzazione previsto dal presidente Medvedev. «La comparsa di grandi idee è ancora considerata un miracolo, come la vita stessa», ha dichiarato. «Nessuno, ovviamente, tra burocrati e imprenditori è in grado di fare miracoli, ma insieme dobbiamo creare un ambiente dove i miracoli sono possibili». Lo scopo della Silicon Valley

La Silicon Valley russa spera di competere presto con i migliori centri scientifici e tecnologici del mondo

“Vogliamo promuovere idee nuove e innovative e un ambiente dove i miracoli sono possibili” russa non sarà «distruggere l’industria delle materie prime, ma di promuovere idee nuove e innovative che altri Paesi non hanno», spiega Konstantin Simonov, direttore del Fondo nazionale per la sicurezza energetica. «Non importa quale settore sarà interessato da queste innovazioni».

Fino a 10 anni di esenzioni fiscali Le aziende che opereranno all’interno del Centro di ricerca e innovazione di Skolkovo godranno di agevolazioni fiscali mai viste prima nella Russia moderna. Tra queste, la possibilità di godere di un’esenzione dalle tasse per un periodo fino a 10 anni e di partecipare alle gare d’appalto pubbliche a condizioni privilegiate. Si tratta, appunto, di un regime fiscale speciale che il governo metterà a punto entro maggio. Si parla anche dell’eventualità di abolire le imposte sugli utili, sul patrimonio e sull’impo-

sta fondiaria. Il bilancio pubblico di quest’anno dovrebbe prevedere lo stanziamento di 4,6 miliardi di rubli (oltre 100 milioni di euro) per la costituzione del Centro di ricerca e innovazione. Secondo il coordinatore del centro Viktor Vekselberg, questi investimenti produrranno un ritorno tangibile nell’arco di 5-7 anni. Zhores Alferov, Premio Nobel per la fisica nel 2000 e da vent’anni rettore dell’Istituto di fisica e tecnologia di San Pietroburgo, è stato nominato direttore scientifico del Centro.

Ruben Vardanian, presidente e amministratore delegato di Troika Dialog

Qual è la sua opinione sulla modernizzazione dell’economia russa annunciata dal presidente Medvedev? «Si tratta di una delle attività più importanti per il Paese. Dobbiamo capire che essa non dipende solo dal governo, ma anche dalla comunità imprenditoriale. Dobbiamo inevitabilmente diventare una nazione più moderna, tecnologica, innovativa ed efficiente dato che l’eterna dipendenza dalle risorse naturali non può funzionare. Per competere su scala globale dobbiamo essere pronti per le nuove sfide. La mia preoccupazione più grande a proposito della Russia è che stiamo perdendo tempo utile per cambiare, per diventare più ambiziosi, più aperti, più creativi e desiderosi di assumersi rischi ed essere competitivi su scala mondiale. Negli anni a venire il maggiore vantaggio concorrenziale

Ruben Vardanian - “un ottimista che si lamenta”, così si definisce - è l’ad della più vecchia banca d’investimenti russa e uno dei più noti esperti finanziari del Paese ANASTASIA DMITRIEVA RUSSIA OGGI

Signor Vardanian, Lei è sempre stato molto ottimista sull’economia russa. Lo è tuttora? «Sono molto ottimista nel breve termine. A un anno da oggi possiamo aspettarci un calo dell’inflazione e della disoccupazione,

una moneta stabile e una crescita prevista del Pil del 5%. Entro cinque anni, comunque, la Russia dovrà affrontare sfide d’importanza crescente. Si verificherà una penuria di forza lavoro. Con sempre più individui vicini alla fine della loro carriera lavorativa, il sistema pensionistico sarà messo a dura prova, i prezzi della benzina saranno destinati a scendere se la Shell continuerà a sviluppare i suoi impianti di estrazione correnti e le risorse naturali diventeranno meno importanti».

URY MARTIANOV_KOMMERSANT

“Per competere dobbiamo prepararci alle sfide del futuro”

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Il mondo è stato rovesciato dalla crisi. Mentre la Grecia soccombe sotto il peso di un ingente debito pubblico, secondo le previsioni di Capital Economics la Russia avrà un debito pari al 9,5% del pil entro la fine dell’anno e dispone persino di oltre 400 miliardi di dollari di riserve in valuta forte, cinque volte di più rispetto agli Usa e al Regno Unito. Questo fa della Russia il terzo Paese più ricco al mondo in termini di disponibilità liquide. Nonostante tutto, le finanze pubbliche russe si trovano in una situazione difficile. Bisogna infatti colmare un deficit di bilancio che oscilla tra il 3% e l’8% (a seconda del prezzo del petrolio) e trovare fondi per superare questo periodo di magra. I funzionari russi delle Finanze stanno programmando una visita in Asia, Europa e America per promuovere la vendita della prima Eurobbligazione russa dal 1998, quando il governo risultò insolvente sul debito interno. Questa volta sono certi di riuscire a raccogliere fondi a basso costo sul mercato. «Le condizioni di prestito saranno probabilmente molto vantaggiose», ha dichiarato il ministro delle Finanze Alexei

non sarà costituito dalle risorse naturali, ma dalle persone. Il Paese che sarà in grado di fornire le migliori condizioni di vita, il miglior sistema scolastico e i maggiori benefici vincerà». Crede che la tendenza alla nazionalizzazione di un numero crescente di aziende in Russia stia danneggiando l’economia? «Credo che si tratti di un processo di evoluzione naturale già verificatosi in altri Paesi nel passato. Come riportato nella relazione mensile di Troika Dialog, a partire dal 2004 la diversificazione dell’economia è stata principalmente guidata dallo Stato, che ha sostenuto un numero di“campioni nazionali” che non stavano dando i risultati sperati. Non ho dubbi sul fatto che nei prossimi tre anni assisteremo alla privatizzazione di parte delle aziende pubbliche».

Kudrin alla stampa all’inizio del mese, aggiungendo che il mercato è consapevole del fatto che la Russia potrebbe ricorrere al prestito nazionale se le condizioni esterne non fossero «particolarmente favorevoli». Il prezzo dell’obbligazione rifletterà l’atteggiamento di massima cautela nei confronti della Russia tenuto dalla maggior parte delle agenzie di rating. L’obbligazione Sovereign della Russia ha attualmente un rating Bbb, di appena due linee superiore ai cosiddetti “titoli spazzatura”. Allo stesso tempo Usa e Regno Unito, almeno sinora, hanno mantenuto il rating Aaa, nonostante il peggioramento della situazione economica. Secondo le previsioni di numerosi economisti, il debito estero dell’Europa salirà dal 100% del pil al 130% nei prossimi cinque anni, mentre in Russia si prevede una costante riduzione. «In base al modello vigente, non è possibile spiegare perché agli Usa e al Regno Unito venga assegnato il miglior rating possibile (Aaa) e che questi due Paesi, abbiano un rating di due o tre tacche superiore a Paesi che riportano gli stessi dati di base», ha scritto Ingo Jungwirth, analista di Raiffeisen International in uno studio condotto a marzo. Tuttavia, se le agenzie di rating declassassero questi Paesi, il costo dei prestiti subirebbe un’impennata e causerebbe una crisi finanziaria a livello internazionale che danneggerebbe l’assetto economico globale per decenni.

Lei è uno dei fondatori di un’autorevole scuola internazionale di management, la Skolkovo Moscow business school. In passato si è assistito a un grande scetticismo sulle capacità della Russia di promuovere un programma di formazione manageriale di alta qualità. Quali progressi ci sono stati finora? «Cinque anni fa nessuno credeva che la Russia sarebbe stata in grado di creare una scuola manageriale di massimo livello in grado di ricevere riconoscimenti internazionali. Oggi invece siamo partner dei più importanti istituti mondiali, incluso il Mit, e quest’estate inaugureremo il nuovo campus».

Leggete l’intervista integrale sul nostro sito www.it.rbth.ru


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Società

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polazione delle colonie penali in tutta la Russia. AlexanderVorobyev, direttore del carcere femminile di Kineshma, ha trasferito 62 donne recidive in “contesti più severi” lo scorso novembre. L’inasprimento delle pene, ha detto, farà da deterrente. Per le altre donne, il giorno nella colonia chiamata Ik-3 comincia alle 7 con la ginnastica mattutina nel cortile innevato. Lavorano tutte 8 ore al giorno: confezionano le uniformi delle guardie carcerarie. Nei momenti liberi possono guardare la televisione, giocare a scacchi e anche suonare o mettere in scena rappresentazioni teatrali.

so, dopo 11 mesi, il 16 novembre 2009, dopo vari giorni di sofferenze, è morto senza aver ricevuto assistenza medica. Magnitsky è una delle 386 persone morte in attesa di processo solo nel 2009. Sono molte centinaia di più quelle morte nelle colonie penali a causa di maltrattamenti violenti, torture e mancanza d’assistenza medica. Il Presidente Dmitri Medvedev ha annunciato una riforma del sistema carcerario proprio in riposta alla morte di Magnitsky. Per prima cosa ha ordinato una purga dei 20 funzionari al vertice del Servizio carcerario federale. Poi ha chiesto un nuovo approccio ai metodi correttivi. I criminali peggiori sono già stati separati dal resto della po-

Yevgenia Lemekhova, 25 anni, è stata condannata per aver rubato 7mila rubli, (250 dollari) a una conoscente e spera che le riforme la portino al più presto fuori di prigione. Confeziona giacche mimetiche nella sezione abbigliamento, ma potrebbe scontare gli ultimi due anni e mezzo dei cinque a cui è stata condannata in un carcere a condizioni più leggere. Lì potrebbe indossare abiti civili, lavorare e spendere i suoi soldi fuori dai confini carcerari. Potrebbe anche richiedere di fare ritorno al suo appartamento a Murmansk, dato che in Russia gli arresti domiciliari sono stati legalizzati lo scorso 1 gennaio. Nell’annunciare le riforme, Medvedev ha dichiarato di aver appreso con tristezza la notizia di una persona condannata a due anni per aver rubato un cappello. «Perché? Di certo non uscirà di lì migliore», ha aggiunto ordinando il rilascio di due donne detenute a Krasnoyarsk, in Siberia, per il furto di una gallina. «Il sistema si sta rinnovando. Lo stato investe in prigioni nuove e moderne», ha detto Maria Kannabikh, membro della Camera Pubblica, gruppo di consulenti

nominati dal governo e autrice della riforma, aggiungendo che tagliare di almeno un terzo gli attuali 360mila dipendenti permetterà di migliorare i salari di chi continuerà a lavorare in carcere rendendo la professione più rispettabile. Alcuni carcerati vedono però con preoccupazione l’imminente riforma. Come Marina Vysotskaya. Negli ultimi otto anni la sua casa è stata l’Ik-3. Ha 27 anni. Quando ne aveva 19 è stata condannata a 10 di carcere per omicidio. Il suo letto, in un angolo sotto a una finestra, è coperto da una piccola tendina per garantire un minimo di privacy. Come tutti i letti è identificato con un’etichetta col suo nome e il crimine commesso: “Omicidio.” «In prigione - dice - il mio carattere è cambiato. Ora guardo alla vita con un atteggiamento differente, più adulto. Mi piace l’ordine di questa prigione». Vysotskaya teme che la riforma per lei significhi essere trasferita in una prigione più isolata e separarsi dalle compagne con cui ha convissuto per molti anni. La riforma è solo il primo passo della lotta alla criminalità in Russia, secondo il direttore dell’Ik-3, Tatyana Vakhromeyeva. «C’è un aumento significativo dei crimini di droga e anche di rapine e furti. Succede perché il sistema non assiste i detenuti una volta fuori della prigione». SecondoVakhromeyeva, detenute come Vysotskaya non dovrebbero essere trasferite perché ciò potrebbe pregiudicare la loro capacità di reinserirsi nella società una volta fuori. All’inizio di questo mese c’è stato un ballo all’Ik-3. Per l’occasione la sala pranzo si è trasformata in un teatro e ha assunto un aspetto ordinato e festoso. Due detenute si sono occupate della musica. Le altre hanno ballato il cha-cha a coppie. Donne vestite da donne hanno danzato con donne vestite da uomini. E almeno in quest’occasione chi ha commesso crimini minori ha ballato con criminali incallite, le borseggiatrici con le omicide: tutte però lo hanno fatto con grazia, con le proprie minigonne rosso fuoco.

biamo già collaudato questo meccanismo con la Francia, con la quale la Russia ha firmato l’accordo sulle preferenze nei confronti di specialisti altamente qualificati, dirigenti, relativi familiari e collaboratori», aggiunge. L’abolizione delle limitazioni sul mercato del lavoro e il miglioramento del regime dei visti sono necessari - sostiene Artamov - per far confluire in Russia innovatori, investitori e persone in grado di importare tecnologie. Per queste categorie, i funzionari propongono di eliminare del tutto le quote per il rilascio dei permessi di lavoro e degli inviti per entrare nel Paese, abolendo completamente la richiesta d’autorizzazione per l’impiego di lavoratori stranieri, nonché la necessità di ratificare la loro assunzione presso l’ente preposto all’occupazione. Se oggi la prassi per formalizzare i documenti di un dipendente

straniero richiede dai 12 ai 23 mesi, dopo i cambiamenti basterà non più di un mese, dichiara il rapporto presentato dal ministero dello Sviluppo economico. Adesso uno straniero può ottenere il permesso di lavoro per un anno, e per di più specificatamente in una regione (se lavora a San Pietroburgo, il permesso non gli consente di lavorare anche a Mosca). Il ministero propone di emettere un’autorizzazione unica e di prolungarne la validità fino a tre anni o fino alla scadenza del contratto, introducendo gli stessi limiti temporali anche per i visti di lavoro. «I permessi di lavoro rilasciati agli stranieri su base annuale fanno ridere», dichiara un funzionario del governo. «Come del resto i passaporti, che hanno una validità quinquennale e sembrano addirittura una barzelletta. Ai nostri studiosi, in possesso di pas-

saporti che scadono ogni cinque anni, gli Stati stranieri concedono visti della durata di 10 anni». «Che gli investimenti stranieri siano rallentati in una certa misura dalle barriere d’immigrazione e che questa situazione influenzi le decisioni sugli investimenti, è un dato di fatto e lo confermano i giudizi dei nostri clienti», afferma Evgenij Rejzman, partner di Baker & McKenzie. I funzionari del ministero dello Sviluppo economico e del Servizio federale d’immigrazione sperano di promuovere le modifiche in modo abbastanza veloce, per farle entrare in vigore a partire dal 1º gennaio del 2011. E, aggiunge Rejzman, «è necessario ampliare quanto più possibile la lista delle categorie di lavoratori non contingentate a favore dei manager e tecnici qualificati».

Carceri I relitti dell’era staliniana sono finalmente destinati a scomparire

DMITRY BELYAKOV

La prigione di Kineshma: la maggior parte delle detenute sta scontando una pena per traffico della droga

Delitto e mitigato castigo la fine dei campi Gulag Dopo la morte in cella dell’avvocato Sergei Magnitsky, il presidente Dmitri Medvedev ha annunciato una riforma del sistema carcerario. Le nuove misure viste dall’Ik-3, la colonia penale femminile numero 3 di Kineshma ANNA NEMTSOVA RUSSIA OGGI

L’autobus procede su una strada piena di buche e passa accanto a infiniti campi ghiacciati, foreste silenziose e, di tanto in tanto, case diroccate. Infine si ferma davanti a un enorme muro bianco orlato da filo spinato. L’edificio sembra un monastero, ma fin dal 1924 ospita la colonia penale femminile nu-

mero 3 di Kineshma, una prigione a circa 280 chilometri a nordest di Mosca. Qui per i prigionieri la vita è sempre la stessa, al di là dei decenni. Così come in centinaia di altre prigioni russe negli angoli più remoti del paese, assassini vivono fianco a fianco con ladruncoli o carcerati condannati per la prima volta, tutti in condizioni che suonerebbero familiari a Alexander Solgenitsin così come le descrisse nel suo “Arcipelago Gulag”. Nessun sistema, neanche il famoso gulag, resterà uguale. I relitti dell’era staliniana, 755 colonie penali per i condannati ai lavori forzati, sono in procinto di scomparire, ha dichiarato Alexander Reimer, capo del Ser-

vizio carcerario federale russo, in una recente intervista con la radio “Echo of Moscow”. Il governo ridurrà la popolazione della seconda più grande prigione al mondo. I recidivi verranno separati da chi è stato condannato per la prima volta, ossia il 40 per cento su 900mila detenuti. I crimini minori verranno punti con gli arresti domiciliari o con la libertà vigilata. Le squadre di carcerati che assistono lo staff dei penitenziari, note per abusare del loro potere, saranno abolite. A dare il via definitivo alla riforma è stata la morte di Sergei Magnitsky, un avvocato di 37 anni che, entrato in perfetta salute nel penitenziario di Mosca per detenuti in attesa di proces-

Immigrazione Il ministero dello Sviluppo facilita gli ingressi

Porte aperte ai cervelli e agli esperti della formazione Per migliorare il clima degli investimenti e modernizzare il Paese, servono specialisti stranieri qualificati e investitori. Per favorire la loro mobilità nel paese, il governo ha deciso di semplificare in maniera radicale le procedure burocratiche EVGENIA PISMENNAJA DMITRI KAZMIN VEDOMOSTI

Tra le proposte varate dal ministero dello Sviluppo Economico russo per migliorare il clima degli investimenti, colpisce che al primo punto appaia la semplificazione delle proce-

dure d’immigrazione. «L’obiettivo principale è quello di attirare nel paese i migliori cervelli», ha spiegato un funzionario del ministero. Si tratta non solo di quadri destinati a costituire la futura“Città delle innovazioni”, ma anche di personale destinato al settore della formazione, perché «non è possibile attuare alcuna modernizzazione senza poter contare su menti brillanti». Le proposte sono state elaborate dal Servizio federale dell’immigrazione (Fms), afferma il consigliere del direttore dell’Fms Oleg Artamonov. «Ab-

“I permessi di lavoro rilasciati su base annuale fanno ridere”. Se oggi la prassi per assumere un dipendente straniero richiede dai 12 ai 23 mesi, presto ne basterà uno

Le giornate delle detenute iniziano alle 7 del mattino. Poi confezionano uniformi per otto ore al giorno

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Storia

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Memoria / 1 Il 65° anniversario della vittoria sul nazifascismo

I tradimenti delle democrazie ALEKSANDR MEKHANIK SETTIMANALE “EXPERT”

Comunque si giudichi il patto Molotov-Ribbentrop, si trattò di una scelta che rientrava nella logica di comportamento dei Paesi europei nei confronti della Germania nazista. I politici di tutta Europa, dalla Gran Bretagna alla Polonia, dalla Norvegia alla Grecia, assomigliavano a una banda di truffatori dove ognuno cercava di nascosto dall’altro di mettersi d’accordo con Hitler alle spese dei propri vicini. Per prima cosa, i socialisti e i liberali francesi, insieme ai conservatori e ai laburisti britannici e a tutti i loro colleghi europei tradirono la Repubblica spagnola, a capo della quale stavano i loro compagni socialisti e liberali, lasciandola in pasto ai fascisti tedeschi e italiani. L’Unione sovietica fu l’unica a prestare aiuto alla Spagna e fu proprio l’aiuto russo a consentire alla Spagna di resistere tre anni. In seguito, sempre Inghilterra e Francia, insieme a Po-

lonia e Ungheria, tradirono anche la Cecoslovacchia. In mezzo a questi due tradimenti, chiusero gli occhi pure sull’Anschluss dell’Austria. Cosa potevano aspettarsi dunque i dirigenti dell’Unione Sovietica da simili “giocatori” se non l’ennesimo tradimento? Già nel 1938 Jawaharlal Nehru scriveva: «Il fattore chiave della situazione nascente (in Europa a quei tempi, ndr) fu il ruolo degli stati cosiddetti democratici, soprattutto dell’Inghilterra. Il governo britannico incoraggiava il fascismo e il nazismo ovunque e in ogni modo. Per quanto sorprendente, agì così anche quando ciò minacciava la sicurezza

dell’Impero britannico, tanto questo governo temeva il rafforzamento della vera democrazia e tanta era grande la sua simpatia di classe per i leader fascisti. Se il fascismo è riuscito a diffondersi e a diventare la forza dominante il mondo, lo deve in gran parte al governo britannico». Se questa situazione era evidente a Nehru nella lontana India, cosa dovevano pensare i leader sovietici? Pensavano che, proprio in virtù di queste simpatie di classe, le democrazie occidentali si sarebbero potute unire alla Germania contro l’Unione Sovietica in qualsiasi momento. Probabilmente si trattava di

paure esagerate, ma non certo campate in aria. Del resto, quando la Francia e l’Inghilterra dichiararono guerra alla Germania dopo l’invasione tedesca della Polonia lo fecero per scherzo. Non a caso questa guerra venne definita“drôle de guerre”, “guerra buffa”.Era proprio questo quel che temeva Stalin stipulando il patto con Hitler: sul fronte occidentale la guerra si sarebbe fatta“per scherzo”,mentre su quello orientale ci sarebbe stata per davvero. Inoltre, quando dopo un anno di“guerra buffa”scoppiò la guerra verra, si venne a sapere che non c’era nessuno in Occidente ad avere previsto che si sarebbe combattuto per davvero. A quanto pare, lo stesso Stalin non poteva concepire questa situazione. Con-

Ex SS in marcia a Riga: “vergognoso” Il 16 marzo a Riga, in Lettonia, si è svolta l’ennesima marcia dei veterani della legione lituana “Waffen SS”, come accade ormai dal 1994. Al corteo dei legionari si sono aggiunte organizzazioni nazionaliste e celebri politici lituani affini al movimento per posizione e spirito. Ogni anno cortei di questo tipo hanno un’eco enorme in Lettonia e in altri Paesi. Il Ministero degli Esteri russo ha rilasciato una dichiarazione ufficiale

Giugno 1945: soldati russi depongono bandiere naziste sulla Piazza Rossa come segno della vittoria su Hitler

ITAR-TASS

Il 9 maggio si celebra la fine della seconda guerra mondiale. Uno dei punti più controversi del conflitto 1939-45 riguarda il patto Molotov-Ribbentrop: perché Stalin ritenne possibile stipulare un’alleanza con Hitler e la Germania nazista?

definendo il corteo «un vergognoso raduno». Il presidente del comitato per gli Affari internazionali del Senato russo, Mikhail Margelov, ha inoltre affermato che «la marcia delle SS a Riga è uno schiaffo all’intera umanità». Ha poi ricordato che durante il processo di Norimberga tutte le sottodivisioni delle Waffen-SS, senza eccezione, furono condannate in quanto organizzazioni criminali.

tava su una guerra lunga in Occidente e non voleva assolutamente ritrovarsi faccia a faccia da solo con Hitler. Non a caso, nonostante il patto stipulato, quando laYugoslavia fu invasa dalla Germania, l’Unione Sovietica cercò di prestarle soccorso.Voleva fermare Hitler almeno su qualche fronte. Ma non fece in tempo. Oggi molti storici e politici dei nuovi Paesi sorti sulle macerie dell’Unione Sovietica giustificano il fatto che gruppi armati locali, come gli insurrezionisti ucraini o i“fratelli della foresta” estoni, abbiano combattuto su due fronti - contro i nazisti e contro i comunisti - sostenendo che in quanto rappresentanti di popoli minori non potessero che opporsi alla tirannia e che le due

parti di quel “conflitto di tiranni”fossero equivalenti. Non è che un’astuzia perché, nella maggioranza dei casi, questo tipo di gruppi si schierarono dalla parte dei nazisti e, solo giunti sull’orlo della capitolazione, cercarono di costituire una parvenza di resistenza. Abbiamo sotto gli occhi l’esempio di un vero movimento di liberazione nazionale che, trovandosi in una situazione in qualche modo analoga, fece invece una scelta dignitosa:il Congresso nazionale indiano che, malgrado le deportazioni di massa e le esecuzioni sanguinarie perpetrate dalla Gran Bretagna, dichiarò sempre in man i e r a i n e qu ivo c a b i l e d i considerare i nazisti la personificazione dell’imperialismo e del razzismo.

Memoria / 2 Il 65° anniversario della vittoria sul nazifascismo

La Russia si divide sul ruolo di Stalin: despota o capo militare? Fu un eroe della guerra patriottica o un demone delle persecuzioni? Comincia da qui, da una domanda tragica segnata nella storia e nella memoria, la contraddizione della Russia di oggi che si interroga sul passato. E su una data: il 9 maggio 1945 MASSIMILIANO LENZI

Il nostro viaggio – fatto di passioni, divisioni, senso di identità, differenze - nel dibattito che anima la Russia del XXI secolo parte da quel nove di maggio sul calendario e lo sposta in avanti di 65 anni, all’oggi quando - tra poche settimane - in Russia cadrà l’anniversario della vittoria nella Grande Guerra Patriottica (per noi italiani il II Conflitto Mondiale) contro la Germania di Adolf Hitler. Mentre il Paese si sta preparando alle celebrazioni di un evento che ha comunque contrassegnato gli esiti della storia moderna, a Mosca e dintorni si discute da tempo sulla figura di Stalin, il capo di allora. Volendo sintetizzare la domanda che ricorre è: il suo ruolo fu determinante nella vittoria contro il nazismo oppure i suoi orrendi delitti sono l’unico segno della sua parabola terrena? Ed allora, è giusto celebrarlo come un eroe della II guerra mondiale? I russi, nelle memorie del loro sottosuolo e sulla pelle di molte persone che hanno avuto babbi, mamme, zie, parenti, amici, mogli, figli, portati nei gulag, ar-

ANDREY STENIN_KOMMERSANT

RUSSIA OGGI

Un corteo di veterani russi per le vie di Mosca

rivano a questo anniversario profondamente divisi. Il presidente Dmitri Medvedev, in più di un’occasione, ha sottolineato che nulla può giustificare le milioni di vittime delle“purghe” di Stalin, aggiungendo che il ricordo degli immani crimini del dittatore sovietico non si può tacere.“La memoria – queste le parole del presidente russo delle tragedie nazionali è sacra tanto ed è molto importante che i giovani siano capaci di provare compassione per una delle più grandi tragedie della storia russa”.Una posizione, quella del presidente, condivisa anche dal suo partito, Russia Unita, lo stesso del premier Vladimir

Putin. Per i comunisti di Zjuganov (il cui partito è all’opposizione), invece,“tutti i comandanti del fronte del 1945 riconobbero il talento militare di Stalin e non avrebbero mai immaginato una vittoria militare senza di lui”. Su una cosa almeno i russi sembrano essere d’accordo: la resistenza e la vittoria contro gli eserciti di Hitler si devono all’eroismo quotidiano dei soldati e del popolo. Un punto di condivisione, questo, che non risparmia però il confronto sulla figura del dittatore sovietico, tenuto vivo anche dalla decisione, del comune di Mosca, poi ritirata, di far installare in vista

del 65mo anniversario della vittoria del 9 maggio (dove, quest’anno, per la prima volta alla parata militare sfileranno anche simbolici contingenti americani, inglesi e francesi) nella capitale foto e pannelli che ricordino lo Stalin della guerra. Nonostante il dietrofront sulla cartellonistica la Russia che dibatte e si divide su Stalin incarna il segno di una nazione che fa i conti con la propria identità e con un passato fatto di imperi, quello zarista prima e quello sovietico poi, sfociato nella decadenza brezneviana e nella fine dell’Urss. Questa identità, nei primi anni Novanta, si era trovata stravolta dall’avvento di un capitalismo selvaggio e dal trionfo di un modello occidentale verso il quale non c’era stato neppure un minuto di adattamento. Anche per questo, oggi, nel 2010, capire il senso del dibattito su Stalin significa cercare di cogliere l’identità verso cui si muove la Russia contemporanea. La destalinizzazione non c’entra, i conti con quella – seppur lentamente ed a singhiozzo – la Russia ha cominciato a farli dai tempi di Nikita Krusciov ed oggi la critica dello stalinismo pare un sentire comune. La discussione sul dittatore sovietico e invece sul suo ruolo nella II guerra mondiale – eroe o soltanto criminale? – ed è un’altra cosa, più profonda perché ha a che fare con l’identità di un passato. Volendo spingersi in un paragone con l’Italia, il dibattito russo di questi mesi rammenta,

per certi versi, il rapporto - dopo la II guerra mondiale - tra gli italiani e la figura di Benito Mussolini. Con due differenze enormi: primo, Mussolini era fascista ed alleato di Hitler e, secondo, la guerra l’aveva persa insieme alla vita. Detto questo, in Italia quando Renzo De Felice, uno storico laico e antifascista cominciò a scrivere la sua monumentale biografia di Mussolini, mettendoci dentro le luci

IL SONDAGGIO

Come guarda a Stalin? È LA DOMANDA POSTA ALLA POPOLAZIONE RUSSA IN VISTA DEI FESTEGGIAMENTI PER LA GIORNATA DELLA VITTORIA

FONTE: LEVADA CENTER

Nell’arco di dieci anni, l’atteggiamento della società russa nei confronti di Stalin è cambiato radicalmente: sono sempre più numerose le persone che guardano a lui con indifferenza.

e non solo le ombre, apriti cielo! Gli antifascisti più intransigenti lo criticarono, nelle Università lo fischiavano e via discorrendo. Eppure De Felice, storiograficamente, aveva colto un dato: nella sua lunga parabola politica Mussolini non fu soltanto l’alleato di Hitler ma molte altre cose, alcune della quali positive. Fu ed è – volenti o nolenti – un pezzo di storia italiana. In Russia in questi mesi sta succedendo il contrario: Stalin, che la II guerra mondiale l’aveva vinta, comincia ad essere rivisto anche per quel che riguarda il suo contributo alla vittoria sul nazismo, dopo che in passato – ai tempi dell’Urss ante-Krusciov – era stato mitizzato e non soltanto dai comunisti sovietici. Che lo stalinismo sia stato un regime violento e criminale, è un dato. Il punto è che Stalin non fu soltanto quello ma incarna qualcosa di più complesso, fermi restando i suoi delitti. Su questo, laicamente, in Russia, stanno ragionando – opinione pubblica compresa. Per conto nostro riteniamo sia impossibile, 65 anni dopo la sua fine, dire se la Guerra patriottica russa contro il nazismo sarebbe stata vinta anche senza Stalin alla guida dello Stato. Sì, no, forse? Di sicuro non sarebbe stata vinta senza l’eroismo del popolo russo, i cui sacrifici non possono esser certo sminuiti dai delitti staliniani. Quanto al resto, come recita un antico proverbio italiano, “con i se e con i ma non si fa la storia”. Tutt’al più si fa un dibattito.


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DISARMO, L’ACCORDO RUSSIA-USA Fedor Lukjanov ANALISTA POLITICO

DISEGNO DI DMITRY DIVIN

È

molto probabile che l’accordo russo-americano per la riduzione delle armi strategiche offensive firmato l’8 aprile passi alla storia come l’ultimo patto concluso secondo il modello della guerra fredda. L’esito finale della maratona di trattative costituisce, appunto, un esempio di compromesso accettabile sia dal punto di vista militare che da quello politico. Infatti, ognuna delle parti può considerare l’accordo un successo senza per questo contraddire le asserzioni analoghe della controparte. La Russia ha tutte le ragioni per affermare che il suo approccio concettuale ha avuto il sopravvento. Erano infatti diversi anni che Mosca esortava Washington a impegnarsi a stendere un accordo che sostituisse il trattato Start-1, ormai prossimo alla scadenza, al fine di preservare il sistema di controllo sugli armamenti nucleari le cui basi furono gettate negli Anni ’70. Tuttavia, l’amministrazione Bush aveva sempre ignorato le proposte del Cremlino cercando di evitare impegni che potessero limitare in alcun modo la libertà di azione degli Stati Uniti. Barack Obama, invece, oltre ad

L’intesa dell’8 aprile passerà alla storia come l’ultimo patto concluso sul modello della Guerra Fredda accogliere la proposta russa, ha dato la massima priorità al raggiungimento di un accordo con la Russia. La sua entrata in vigore segnerà il rispetto di un livello mini-

mo di trasparenza reciproca, assolutamente indispensabile per garantire un rapporto di fiducia minima. Per la Russia questo costituirà inoltre una prova dell’importanza di Mosca sull’arena internazionale. Per quanto si ironizzi sui “resti dell’impero sovietico”, gli Usa non firmano con nessun altro stato accordi internazionali bilaterali basati sul principio di piena uguaglianza. Anche se i risultati immediati dell’accordo stipulato sono abbastanza chiari, le prospettive a

lungo termine del disarmo nucleare e delle relazioni russoamericane restano avvolte nell’incertezza. Le aspettative della Casa Bianca, secondo cui il comportamento di Mosca e di Washington potrebbe servire da esempio per gli altri Stati nucleari, sono destinate a non avverarsi. Infatti, i motivi per i quali altri Stati aspiravano e aspirano tuttora ad acquisire un arsenale nucleare non hanno di fatto nulla a che fare con le relazioni tra la Russia e gli Usa. Si tratta di Paesi che devono risolvere pro-

blemi a livello regionale (India, Pakistan, Israele, Iran, Cina) oppure necessitano di un mezzo per contenere l’espansione di un avversario ben più forte (Corea del Nord, Iran). Non solo, ma questa situazione potrebbe avere un effetto inverso. Se da un lato il disarmo delle superpotenze non è in grado di costringere gli altri Paesi a seguire il loro esempio, la presenza di arsenali relativamente piccoli in una serie di Paesi potrebbe bloccare il processo di disarmo russo-americano. Né gli Usa né la Russia possono permettersi di abbassarsi al livello di Paesi quali la Cina per volume dell’arsenale militare. Il disarmo nucleare, qualora si voglia raggiungere seriamente questo obiettivo, è possibile solo attraverso la costituzione di un assetto internazionale qualitativamente diverso nel quale il contenimento, a livello globale e regionale, venga garantito da altri strumenti. A oggi questo assetto non esiste nemmeno in forma di progetto e i diversi Paesi continueranno a tutelare i loro interessi con gli strumenti tradizionali. I tempi in cui il Cremlino e la Casa Bianca avevano una tale autorità da costringere gli altri Paesi a fare quello che volevano sono caduti nell’oblio insieme alla “guerra fredda”. L’essenza delle relazioni russoamericane sta nella necessità di reagire, individualmente o con-

giuntamente, al crescente squilibrio di forze nel mondo, situazione in cui non solo la Russia ma anche gli Stati Uniti perdono il controllo sui processi in atto, a livello regionale prima che globale. In quest’ottica, l’approccio di Obama al disarmo russo-americano, visto non come fenomeno a sé stante, ma come strumento, è giusto. Il processo di disarmo a cui eravamo abituati dalla fine dagli anni ’60 sta per terminare. Il format bilaterale non ha più senso. L’idea di includere nelle trattative gli armamenti nucleari tattici, tema su cui oggi si fa un gran parlare, potrebbe provocare una nuova e assurda “militarizzazione” della discussione politica in Europa, senza contribuire alla creazione di un sistema di sicurezza stabile. Se tra alcuni anni la Russia e gli Usa si ricorderanno del trattato Start, significherà soltanto che gli acerrimi nemici di un tempo non sono riusciti a trovare un linguaggio comune su problematiche realmente scottanti e saranno costretti a “resettare” ancora una volta le relazioni. Il mio unico timore è che a quel punto tutte queste peripezie non susciteranno più l’interesse internazionale e riguarderanno soltanto i partecipanti alle trattative. L’autore è il direttore della rivista Rossija v globalnoi politike La Russia nella politica globale

LA COMUNE MINACCIA DEL TERRORISMO UNIAMOCI PER BATTERLA Leonid Radzikhowski GIORNALISTA

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e prime reazioni a un attentato terroristico sono prevedibili: confusione, paura e rabbia. Questa rabbia è spesso diretta non solo contro gli attentatori, ma verso il governo. Un attentato, quindi, è sempre un’arma potente con profonde ripercussioni per la società: è questo il principale obiettivo degli attacchi psicologici. È impossibile nascondere l’immagine di una strage impunita semplicemente con delle statistiche. Gli attentati terroristici dimostrano chiaramente la debolezza delle forze in campo e la vulnerabilità della gente. L’obiettivo di un attentato è semplice: mostrare la forza dei terroristi e rendere l’intera società una vittima. Anche la logica dei terroristi è semplice: tutto è lecito in guerra. Siamo più deboli in un combattimento diretto, per questo, quindi, portiamo l’intero paese in una zona di guerra. È così che funziona il terrorismo in tutto il mondo. Sì, il terrorismo è davvero un fenomeno globale. È ugualmente chiaro che molti degli attentati sono opera di musulmani. Negare questo dato è tanto stupido quanto incolpare degli attentati i milioni di musulmani che invece vivono pa-

cificamente in Paesi a predominanza cristiana. Ma è proprio questo che i terroristi vogliono: che tutti i musulmani siano etichettati come“potenziali estremisti.” C’è chiaramente una mancanza di solidarietà nella lotta contro il terrorismo. I terroristi, al contrario, godono di questa solidarietà. Esiste infatti una“rete mondiale” del terrore ben organizzata. Questo sistema, entro il quale ci si riconosce per “odore ideologico” anche da lontano, gli permette di lavorare assieme e coordinarsi in maniera molto efficace. Esiste un’“internazionale del terrorismo” di matrice estremista islamica. Che ci piaccia o no, allora, siamo tutti alleati degli Stati Uniti. In Afghanistan stanno combattendo anche in difesa dei nostri interessi. Proprio come nel Caucaso del Nord, noi difendiamo i loro. Dall’altra parte, purtroppo, non esiste una “coalizione anti-terrorismo”. Cosa la impedisce? Profondi disaccordi politici e ideologici. Sebbene i dissidi tra Usa e Urss nel 1941 fossero più sostanziali degli attuali, la differenza è che all’epoca si capiva che una minaccia comun e u n i s c e . O g g i qu e l l a consapevolezza manca a tutti. Allo stesso tempo sembra che le nostre ambiziose differenze ideologiche siano ormai definite. Non potrei enumerare le volte in cui ho ascoltato con-

versazioni idiote sulle “forze occidentali” dietro gli attentati terroristici. A essere onesti, tali voci sembrano aver perso di popolarità di recente. Ma non basta. Non vedere una minaccia comune e confondere i nemici potenziali con gli alleati è il modo migliore per perdere la guerra. In Russia abbiamo un’unica visione del terrorismo. Siamo onesti, siamo convinti che terrorismo è ciò che accade “in Russia”. E concepiamo la “Russia” non come i territori all’interno dei nostri confini, piuttosto tutti i territori eccetto il Caucaso del Nord. Nella mente di molti russi c’è una linea di demarcazione tra il Caucaso del Nord e il resto della Russia. Solo attentati su scala impressionante – come Beslan – sono in grado di aprire un varco in questa percezione che caratterizza il nostro modo di pensare. Gli attentati “normali” che accadono quasi ogni giorno raramente vengono rilevati come qualcosa al di fuori dell’ordinario nel nostro immaginario collettivo. Sì, c’abbiamo fatto l’abitudine e credo che gli abitanti di quella regione abbiano un atteggiamento simmetrico verso il resto della Russia. Ed è probabile che questi pensieri si ritorcano contro di noi come un boomerang. Radzikhovsky è editorialista della Rossiyskaya Gazeta

PERICOLO INSTABILITÀ Duccio Trombadori GIORNALISTA E SINDACALISTA

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l tragico attentato alla metropolitana di Mosca eseguito da due donne kamikaze il 29 Marzo scorso non può essere considerato un episodio isolato ma il segnale d’allarme di un più complesso gioco interno ed esterno alla Russia, diretto a indebolirne la immagine di “paese normale” raggiunta finora dal tandem di governo Putin-Medvedev. Il fatto che, a distanza di quasi sette anni da analoghi episodi criminali, l’attacco terrorista sia accaduto a ciel sereno e che sia stato rivendicato da un tipo losco come quel Doku Umarov, il cosiddetto “Emiro del Caucaso” deciso ad esportare la guerriglia nel territorio russo “in nome di Allah”,non dice ancora tutto sul progetto di destabilizzazione in cui probabilmente s’inserisce la violenza separatista-islamica. L’infame massacro di civili effettuato nelle due principali stazioni del metrò di Mosca (Piazza Lubianka e Gorky Park) sembra intenzionato piuttosto a mostrare ai russi la impotenza dello Stato di fronte alla“geometrica potenza” degli attentatori. La scioccante sensazione di vulnerabilità che si è diffusa nella opinione pubblica tende a inficiare da una parte l’effica-

ce “politica della forza” seguita finora da Mosca nei confronti delle violenze indipendentiste del Caucaso, mentre dall’altra impone ai governanti una più incisiva repressione con l’esigenza di irrigidire gli apparati di sicurezza e il controllo antiterrorista. Il rischio conseguente di una eventuale riduzione dei già fragili spazi di democrazia nella Federazione russa potrebbe così concorrere di fatto a mettere in crisi la produttiva intesa politica, tuttora in piedi, tra i tecnocrati-modernizzatori alla Medvedev e la nomenclatura statale degli uomini di Putin (i cosiddetti “siloviki”). Alla rottura di questo equilibrio di potere - con l’avvicinarsi delle prossime elezioni presidenziali, previste per il 2012 - guardano con evidente interesse tutte le forze di opposizione, a partire dall’ex campione di scacchi, Garry Kasparov, il quale dopo l’attentato ha subito insinuato il possibile ruolo svolto dai servizi segreti in una sorta di“strategia della tensione”finalizzata a reprimere e far tacere il crescente malcontento popolare. Ma certe accuse sono paragonabili solo alle inconsistenti dicerie di chi dopo l’11 Settembre 2001 giunse ad adombrare il coinvolgimento dei servizi Usa nell’attacco alle Due Torri di NewYork. Ben altro è invece lo scenario in cui si inserisce la mano occulta del terrorismo a impronta islamica nel momento in cui la Fe-

derazione Russa, dopo avere rischiato l’anarchia e il collasso economico sotto il dominio di Boris Eltsin, è tornata con Putin a dare più forza allo Stato e ad assumere un ruolo di primo piano nella politica internazionale. Non è d’altra parte un segreto per nessuno che la tormentata area del Caucaso (Georgia, Cecenia, Daghestan, Azerbaijan) è al centro di un big game intensificato dalle diverse rotte di politica energetica che mettono alla prova interessi vitali del mondo occidentale in una competizione strategica tra Europa, Russia e Usa. In un simile contesto, che va dalle frontiere mediterranee dell’Europa fino ai confini dell’Afghanistan, si inseriscono le tendenze dell’islamismo più aggressivo che nelle crepe della politica russa individuano il “ventre molle” di cui approfittare soffiando sul fuoco di ogni possibile contrasto esistente tra Mosca e i suoi interlocutori occidentali. Anche per questo l’attentato del 29 Marzo lascia prevedere una situazione di pericolosa instabilità non limitata ai confini della Federazione Russa. Un grande vecchio del terrorismo come Bin Laden sembra per ora dormire sonni tranquilli, ma non è improbabile che pensi di nuovo a far parlare di sé. Duccio Trombadori è un giornalista e sindacalista italiano


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RUSSIA E POLONIA PIÙ VICINE DOPO LA SECONDA TRAGEDIA DI KATYN Dmitri Babich ANALISTA POLITICO

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a recente catastrofe con lo schianto dell’aereo del presidente polacco Lech Kaczynski, avvenuto non lontano dall’aeroporto di Smolensk nei pressi di Katyn dove sono sepolti i resti di più di 4mila ufficiali polacci fucilati dagli stalinisti nel 1940, ha provocato, inaspettatamente, un “disgelo” nelle relazioni tra Russia e Polonia. Il riavvicinamento ha colto un po’ tutti di sorpresa, i semplici cittadini come gli esperti. Sino a oggi, infatti, gravi tragedie come la guerra in Cecenia non avevano suscitato particolari solidarietà. Stavolta invece assistiamo a un reale disgelo... Nelle prime ore dopo l’incidente sembrava che tutto andasse come al solito, e cioè male. Il membro della Dieta polacca Artur Gorski aveva definito l’incidente come una “nuova Katyn”e i maggiori osservatori russi, di conseguenza, avevano visto nella tragedia avvenuta nella foresta di Smolensk l’inizio di una nuova ondata di odio tra i due popoli. Sorprendentemente però sul

luogo della tragedia si è recato immediatamente Vladimir Putin, spesso definito dai mass media polacchi, ma anche dallo stesso Presidente polacco deceduto, un “ex agente del Kgb”. Successivamente, prima centinaia e poi migliaia di cittadini russi hanno cominciato a portare fiori all’ambasciata polacca a Mosca. Non solo: il presidente russo Dmitri Medvedev, che Kaczynski aveva sempre rifiutato di incontrare prima della sua visita ufficiale a Varsavia, ha dichiarato una giornata di lutto in Russia in memoria delle persone decedute nello schianto dell’aereo presidenziale polacco. Ai polacchi è sembrato normale, quindi, ricambiare l’attenzione e l’hanno fatto a modo loro, in maniera emozionale, e con gesti significativi. Molti di quelli noti per avere spesso espresso sui giornali nazionali posizioni critiche nei confronti della Russia hanno cambiato tono, esprimendo, oltre alla riconoscenza, la più sincera aspirazione non solo all’amicizia, ma addirittura alla“comunione” con i russi. «Fa piacere scoprire un volto umano in persone che non pensavi potessero averne uno», ha

scritto nel blog del giornale “Gazeta Wyborcza” un lettore polacco. Questa frase commovente riflette un problema importante. Per molti anni i media polacchi hanno demonizzato la Russia, forse più di quanto lo abbiano fatto i media di qualsiasi altro

Per anni i media di Varsavia hanno demonizzato Mosca e viceversa. Ma qualcosa è cambiato stato europeo, ad eccezione dell’Estonia e della Lettonia. La tv e i giornali polacchi hanno presentato la Russia come un Paese dove le uniche persone oneste sembravano essere quelle dell’organizzazione “Memorial”, la maggior parte della popolazione era spaventata da parte dei servizi segreti, mentre gli unici politici non corrotti facevano parte della radicale opposizione“fuori il sistema”.Analogamente, negli ultimi anni, i media russi hanno preferito scrivere della Polonia solo in rela-

zione al mancato collocamento sul suo territorio dello scudo antimissile americanoo altre cose di questo genere. Si è creatocosì un effetto distorto tra la realtà e le aspirazioni delle persone all’amicizia da una parte e il mondo della politica, dei mass media e della diplomazia dall’altra. Proprio per questo il comportamento di Putin, assolutamente normale dopo il disastro aereo, ha suscitato in Polonia vero stupore. La stampa polacca, infatti, l’aveva sempre descritto come un calcolatore politico pericoloso, furbo e disumano. Con una certa meraviglia i polacchi si sono resi conto che la questione della fucilazione degli ufficiali polacchi a Katyn non è più un tabù, in Russia, fin dal 1990 e che i russi compatiscono le vittime polacche delle repressioni staliniane, in quanto loro stessi sono stati vittime delle stesse repressioni. Quelli che negano in Russia l’eccidio di Katyn sono una minoranza, come pure in minoranza sono le persone che negano, in Germania, l’Olocausto e, magari, esprimono le loro dicerie soprattutto su internet. Essenzialmente la maggioran-

za dei russi sono persone oneste e buone. Tuttavia la stampa polacca non aveva mai parlato di questa maggioranza, preferendo dedicarsi alle lungaggini burocratiche relative all’indagine della causa di Katyn presso la Procura generale militare. Come hanno dimostrato i recenti eventi, in realtà, la maggioranza dei polacchi e dei russi desiderano avere buoni rapporti. Contro la riconciliazione lavora attivamente soltanto una minoranza aggressiva. Purtroppo la maggioranza è inerte e si mobilita solo in momenti drammatici come, ad esempio, il disastro aereo. Al contrario, la minoranza aggressiva è sempre in azione, grazie anche a un facile accesso ai media e alla Duma russa o alla Dieta polacca. Nelle biblioteche di queste minoranze vengono custoditi migliaia di volumi di opere antirusse e antipolacche scritte da persone come lo “storico” americano Richard Pipes o il “poeta” russo Stanislav Kuniaev. Come ci insegna l’esperienza del 2001, quando gli atti terroristici negli Usa provocarono una viva compassione dalla

parte dei russi, i fiori lasciati alla porta dell’ambasciata polacca non possono garantire un miglioramento dei rapporti a lungo termine. Passeranno alcuni giorni e la maggioranza benevola si immergerà di nuovo nella vita quotidiana fatta di lavoro, educazione dei figli e di altre cose normali del menage domestico. Ma la minoranza aggressiva non si placherà. Anzi sta già lavorando sulle “teorie del complotto” e cerca errori nel comportamento di Putin e Medvedev. Si è anche indignata quando inizialmente il presidente russo aveva detto che il 18 aprile avrebbe partecipato ai funerali del suo omologo che l’aveva spesso criticato. Sarà difficile combattere la minoranza, ma il primo passo, grazie a Dio, è stato fatto. La maggioranza benevola ha dimostrato la forza, almeno per alcuni giorni. Il deputato Gorski ad esempio si è scusato, alcuni giorni dopo, per le parole che aveva indirizzato alle autorità russe spiegando che parlava sotto l’effetto di “forte disperazione e angoscia”. L’ a u t o re è e d i t o r i a l i s t a dell’agenzia di stampa russa Ria Novosti

Niva Mirakyan STUDENTESSA

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ivrò e studierò in Italia! Quando mi sono decisa a pronunciare ad alta voce questa frase, ho provato tutto un insieme di emozioni possibili e immaginabili: dall’entusiasmo al panico, dalla commozione allo sbalordimento e in qualche misura anche l’indignazione. Benché io non abbia mai avuto dubbi sulla decisione di trasferirmi in Italia, che era direttamente legata a piacevoli circostanze della mia vita, ugualmente, nella mia testa moscovita, continuavano a girare domande alle quali in quel momento non riuscivo a trovare una risposta. Ciononostante vivo in Italia già, o soltanto, da sei mesi, dipende da come si vuole misurare… Malgrado precedentemente fossi stata molte volte in Italia, e in generale mi fossi già formata una certa impressione sul modo di vivere, il mondo e la cultura di questo popolo ospitale e veramente “caldo”, prima non avevo mai avuto a che fare con la“famosa”macchina burocra-

tica italiana, la quale funziona in base a regole e leggi note solamente ad essa stessa e a una velocità decisamente rilassata. Tutto è cominciato con la consegna dei documenti per avere il permesso di soggiorno. Qualsiasi straniero, che non sia cittadino di uno Stato comunitario, deve entro otto giorni depositare all’esame delle autorità italiane un pacchetto di documenti abbastanza massiccio. Per presentare questi documenti bisogna prima di tutto andare all’ufficio postale per prendere i moduli speciali. Non basta però semplicemente andarci: devi prima capire in quale ufficio delle poste italiane e a quale sportello specifico di questo ufficio reperire questi documenti. Per rispondere a tutte queste domande, potrebbe non bastare una mezza giornata. Grazie, forse, alla mia buona sorte, sono finalmente riuscita a trovare lo sportello postale specifico. A quel punto, ho cercato di spiegare in una miscela inimmaginabile di italiano, inglese e linguaggio gestuale che cosa mi servisse in sostanza e soprattutto perché. Nel mio caso l’inizio non è stato per niente semplice.

La signora dello sportello, molto probabilmente non troppo“amante”di“potenziali”immigrati e anzi infastidita, mi ha buttato in faccia la busta brontolando qualcosa a denti stretti. Mi sono sentita riempita di un sentimento vicino alla disperazione, ma mi sono convinta che la signora fosse semplicemente di cattivo umore e che il problema non fossi io. Ritornata a casa per compilare tutti i moduli, che per ragioni incomprensibili sono disponibili solo in lingua italiana, dopo un’ora o due sono ritornata alle Poste. Stavo già per avvicinarmi allo sportello, ma proprio quando toccava a me è iniziata la pausa pranzo che in Italia, per ragioni puramente nazionali e tradizionali, dura più di un’ora. La pausa pranzo, come qualsiasi pasto in genere in Italia, è un rito importante che nessuno mai salta o rimanda. Sotto questo aspetto gli italiani sono quanto mai disciplinati. Dopo il lungo intervallo ritorno di nuovo alle Poste (per la terza volta nell’arco di una giornata) in uno stato leggermente depresso e, tra me e me, preparata a un nuovo round di scontro con la signora dello

sportello. Con mia grande sorpresa, invece di un nuovo atto di resistenza e ostilità, la signora stavolta sfoggia un affabile quanto inaspettato sorriso. Forse ha apprezzato la mia insistenza e il desiderio incrollabile di arrivare alla parola “fine”. La signora, quindi, accetta i documenti senza alcun problema o eccessivi cavilli. Il nostro scontro iniziale si è trasformato in un incontro tra buoni amici, anche se di veloce conoscenza. Il ghiaccio si è sciolto senza lasciare traccia… Uscita dall’ufficio postale ho provato una sensazione strana ma deliziosa. Che ha cambiato radicalmente il mio stato d’animo. E mi sono sentita un soldato che ha finalmente vinto la sua battaglia! Questa storia non ha fatto altro che convincermi che in Italia il contatto emotivo tra le persone ha probabilmente un’importanza nodale nella risoluzione dei problemi, in particolare quelli burocratici. L’Italia è una nazione del Sud, e l’interazione asettica, affaristica, non è molto ben vista. Gli italiani non ci trovano gusto, perché non li anima e non li commuove. Qui, diversamente dai paesi del Nord eu-

DISEGNO DI IGOR DEMKOVSKY

IN FILA PER IL MIO SOGNO ITALIAN0

L’Italia è un Paese del Sud. Qui devi prima di tutto “finire nell’anima”, in qualche modo “toccarla”

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ropeo, devi prima di tutto “finire nell’anima”,“toccare” in qualche modo. Gli italiani devono prima “assaggiarti” per poi decidere come trattarti: “giustiziarti” o “graziarti”. L’autrice frequenta un master presso la Luiss Guido Carli

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Il libro L’ultimo romanzo della Ulitskaya

Il Bolshoi torna in Italia con due storici capolavori

Storia vera di Daniel, l’orfano ebreo che diventò frate

Il celebre corpo di ballo sarà in tournée dal 14 al 26 maggio. Intanto il Grande Teatro moscovita si trova al bivio tra avanguardia e tradizione.

La prima ballerina Svetlana Zakharova durante uno spettacolo di danza

ELENA FEDORENKO RUSSIA OGGI

DANIELA PIZZAGALLI RUSSIA OGGI

ANDREI MELAGNIN _DALL’UFFICIO STAMPA DEL BOLSHOI

A giudicare dalla scelta stessa del repertorio, la tournée italiana del Bolshoi è senza dubbio destinata al successo: allo spettatore viene offerto il repertorio d’oro dei brani classici collaudato nel tempo. Il cartellone si apre con “Il lago dei cigni”, che sin dalla sua prima nel 1895 continua a essere simbolo inconfondibile del balletto russo. Il secondo spettacolo che verrà presentato al pubblico italiano, “Giselle”, ha esordito ancora prima ma è ancora nei cuori degli spettatori. In entrambi gli spettacoli, la parte principale sarà interpretata dalla prima ballerina del Bolshoi Svetlana Zakharova, la prima tra le danzatrici russe ad aver ricevuto il titolo di “diva” al teatro La Scala. Il fatto che il Bolshoi porti in Italia due capolavori storici è in perfetta sintonia con l’attuale programma della stagione del balletto che punta sui classici. Il coreografo Aleksei Ratmanski, che ha firmato un contratto con l’American Ballet Theatre, è stato sostituito da Yuri Burlaka, conoscitore delle più antiche coreografie.Yuri, restauratore più che compositore, ha di recente messo in scena l’antica piece“Esmeralda”.Tornato al teatro, ha presentato la sua versione dell’allegro balletto classico“Precauzione inutile”.A breve torneranno in cartellone il “Romeo e Giulietta” di Grigorovich e il “Petrushka”, tributo ai 100 anni delle “stagioni russe” di Sergei Diaghilev. La stagione terminerà con la miniatura “Il giovane uomo e la morte” di Roland Petit. Gli zelanti assertori delle tradizioni possono tirare un sospiro di sollievo. La serenità però non durerà a lungo, visto che la stagione 2010-2011 si preannuncia all’insegna della sperimentazione e in contrasto con quella attuale. Sono previste le prime russe di Forsythe, Kylián, McGregor, le prime mondiali dell’“Apocalisse” dell’avanguardista Angelin Preljocaj e il balletto “Illusioni perdute”di Leonid Desjatnikov nella coreografia di Aleksei Ratmanski. È stato il compositore Leonid Desyatnikov a ricevere, sei mesi fa, la carica di direttore musicale del Bolshoi. Ma la sorpre-

È una relazione pericolosa, quella tra biografia e romanzo, perché di solito seguono strade diverse: una la ricerca di prove testimoniali, l’altra la libertà del pensiero creativo. Ma nel nuovo libro di Ludmila Ulitskaya “Daniel Stein, traduttore” (ed. Bompiani, 558 pagine, € 22,00), biografia e romanzo sono due compagni dello stesso viaggio.

Vladimir Vasilev compie settant’anni Gli spettatori italiani vedranno il balletto “Giselle” messo in scena dal leggendario ballerino e coreografo Vladimir Vasilev che questo mese ha festeggiato il suo settantesimo compleanno. Per cinquant’anni la sua vita è stata legata alla grande ballerina Ekaterina Maximova, venuta a mancare l’anno scorso. Il famoso balletto “Anjuta”, frutto di una loro collaborazione e messo in

scena da Vasilev nel 1986 fu premiato in Italia come miglior spettacolo di danza. L’Italia costituisce di per sé un paese e un’atmosfera di particolare rilevanza per Vasilev. In Italia il maestro ha lavorato per lungo tempo e attualmente intende mettere in scena un balletto ispirato a eventi reali che ebbero luogo a Napoli alla fine del XVI secolo.

sa più importante è stata un’altra mossa inaspettata della direzione del teatro: sono stati invitati a collaborare contemporaneamente cinque direttori d’orchestra, i più famosi in Russia. Aleksandr Lazarev, Teodor Currentzis, Vladimir Jurovski, Kirill Petrenko e Vasili Sinajski hanno firmato contratti nei quali sono indicate le loro prime, gli spettacoli e i concerti, ma in cui si nega loro il po-

tere di prendere decisioni sulla politica del teatro in merito a personale e repertorio. Fino a oggi ha avuto la meglio Teodor Currentzis, che ha messo in scena l’opera “Wozzeck” di Alban Berg, prima assoluta a Mosca. L’opera è ambientata in una metropoli moderna, in cui chiunque è a rischio di diventare folle. Le parti principali, però, sono state interpretate ancora una volta da solisti stra-

nieri. La compagnia d’opera è uno dei punti dolenti del teatro e deve essere letteralmente ricostituita. L’esperienza internazionale dei teatri senza organico fisso non ha alcuna applicazione pratica nel caso del Bolshoi. Il futuro di questo istituto culturale è legato al “teatro di repertorio” con stelle e personalità di rilievo. Oggi, finalmente, lo hanno riconosciuto e hanno aperto l’iscrizione al Programma lirico giovanile, che diventerà una specie di fucina per futuri ballerini del teatro. In marzo è stato messo in scena un altro spettacolo atipico per il Bolshoi: per la prima volta è stato presentato “Il pipistrello”, operetta di Strauss. Il programma dei prossimi mesi, invece, comprende il“Don Giovanni” di Mozart e “Il gallo d’oro” di Rimskij-Korsakov.

LA TOURNÉE “Il lago dei cigni”: Bari, 14-19 maggio; Parma, 21-23. “Giselle”: Modena, 25-26 maggio.

Conoscere una persona di eccezionale carisma è sempre una grande avventura dell’anima, se poi si è scrittori è inevitabile il desiderio di trasformare l’esperienza in un libro per condividerla con i lettori. È quello che è accaduto a Ludmila Ulitskaya quando ha incontrato padre Osvald Daniel Rufeisen. La scrittrice russa, notissima a livello internazionale e molto apprezzata anche in Italia, tanto che nel 2008 il suo romanzo“Sinceramente vostro, Surik” vinse il premio Grinzane Cavour, conduce una personale battaglia contro l’intolleranza e l’ignoranza: ha iniziato a scrivere romanzi dopo i quarant’anni, dopo aver dovuto interrompere la sua carriera di ricercatrice di genetica presso l’Università Lomonosov di Mosca perché accusata di diffondere libri proibiti. Istintivamente affine a quanti si battono per valori superiori e universali, rimase profondamente colpita da Rufeisen quando lo incontrò in Russia nel 1992 in occasione del cinquantenario dell’attacco nazista al ghetto di Emsk. In 300 si salvarono proprio grazie a Rufeisen, allora giovane orfano assoldato come interprete dai tedeschi che ignoravano fosse ebreo. Li avvertì dell’attacco, ma fu scoperto e arrestato. Riuscì a evadere fortunosamente e trovò rifugio in un convento di suore dove si convertì al cattolicesimo. Persuasosi di essere stato salvato per dedicare agli altri la sua nuova vita, si fece frate carmelitano e dopo la guerra si trasferì in Israele per divulgare l’ecumenismo profetico della chiesa giudaicocristiana delle origini. La storia di padre Daniel, morto nel 1995, era già tanto romanzesca da fornire materiale strepitoso per delineare non solo un’indimenticabile figura di protagonista, ma inedite prospettive sui difficili intrecci della questione mediorientale. Tuttavia la Ulitskaya aveva in mente – e in cuore – qualcosa di più: raccontare la forza di una spiritualità onnicomprensiva, antica come

NATALIA KOLESNIKOVA_PHOTOXPRESS

Danza La prima ballerina Zakharova sarà la protagonista di “Giselle” e “Il lago dei cigni”

Ludmila Ulitskaya, premio Grinzane Cavour 2008

la creazione, genuina come una fonte. «Era un uomo che viveva alla presenza di Dio», scrive l’autrice ricordando l’ingresso di padre Daniel in casa sua, quando riempì all’improvviso tutto lo spazio intorno a sé nonostante l’aspetto mingherlino e dimesso. Da allora ha cercato di raccogliere più informazioni che potesse su di lui, inanellando corrispondenze e viaggi per interpellare chi lo aveva conosciuto e da esse ha tratto ispirazione per un romanzo epistolare a più voci, in cui tanti personaggi diversissimi tra loro - alcuni realmente esistenti come il fratello di Daniel, altri di fantasia, come un’impareggiabile assistente raccontano la propria vita trasformata dall’incontro con Daniel Stein (nel libro il nome è stato modificato per rispettare la libertà narrativa) in una presa di coscienza a volte scomoda e conflittuale, ma sempre illuminante. In Italia, dove al momento prevale la cultura della polemica, il romanzo potrà suscitare diatribe per la parte“vaticana”della storia: nel 1984 Rufeisen fu convocato a Roma dal prefetto della Sacra congregazione per la dottrina della fede in seguito a denunce di suoi atteggiamenti“eretici”,come l’omissione del Credo nelle sue messe perché secondo lui di matrice ellenistica e quindi estraneo alle originali concezioni giudaico-cristiane. Il prefetto, descritto come «asciutto, senza emozioni e assai erudito», era l’allora cardinale Joseph Ratzinger. Se allora la protezione di Giovanni Paolo II, amico di Rufeisen da quando erano entrambi giovani sacerdoti in una parrocchia di Cracovia, lasciò indenne il carmelitano, nel 1995, al rinnovarsi delle accuse, gli fu interdetta la Messa. Ma padre Daniel non lesse mai la comunicazione, perché nel frattempo era morto.

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