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RG

L’analisi Perché abbiamo combattuto la seconda guerra mondiale? P. 06

Olimpiadi La città balneare sarà la prima località subtropicale a ospitare i Giochi invernali

Sochi, metamorfosi olimpica Sochi è diventata un caotico cantiere in vista delle Olimpiadi invernali del 2014. Sono in molti a sperare che l’appuntamento sportivo attragga nuovi turisti e migliori le decadenti infrastrutture.

RUSSIA OGGI

DALL’UFFICIO STAMPA DI SOLLERS

L’amministratore delegato Sergio Marchionne ha siglato un’intesa con il costruttore russo Sollers. Il piano prevede anche la costruzione di uno stabilimento per la produzione di nuovi modelli

A Naberezhnye Chelny verrà avviata la produzione di Fiat Linea

Сhrysler. Inizialmente verranno prodotte 300mila auto l’anno (la produzione partirà indicativamente tra due anni) per arrivare a 500mila entro il

2016. Di conseguenza, sul mercato russo comparirà un pericoloso concorrente per il gigante AvtoVaz (che prima della crisi fabbricava circa 700 mila

FATEVI UNA VOSTRA OPINIONE

auto). Come ha spiegato Sergio Marchionne, la firma dell’accordo rappresenta un punto di svolta nella presenza della Fiat sul mercato russo. A sua detta, la nuova joint-venture farà parte delle più importanti alleanze del gruppo. Saranno prodotti in totale nove modelli delle classi C e D, nonché fuoristrada e crossover. Tutte le vetture si baseranno sulla piattaforma completamente nuova denominata “сompact wide”, elaborata da Fiat e Chrysler, entrata a far parte del gruppo Fiat l’anno scorso. Il contributo apportato dalla Fiat alla joint venture è proprio questa proprietà intellettuale, valutata a 150 milioni di euro. Per quanto riguarda la Sollers, invece, la società con-

tribuirà mettendo a disposizione le capacità produttive delle fabbriche Naberezhnye Chelny (75mila auto all’anno) e Zavolzhsky. Si prevede inoltre di realizzare un centro tecnico-ingegneristico proprio per lo sviluppo di nuovi modelli di automobili. Si tratta del primo esempio di produttore straniero che abbia sul serio l’intenzione di progettare auto in Russia. Anche se il progetto non è ancora stato avviato, i partner cominceranno la produzione del modello Fiat Linea presso lo stabilimento di Naberezhnye Chelny. Più tardi, sempre nell’ambito dell’accordo, verranno prodotte Jeep. SEGUE A PAGINA 2

«Lunghe file d’attesa, doganieri continuamente di malumore, corridoi bui e stupidi disegni sul tetto: ecco il ricordo che ho del tipico aeroporto moscovita degli Anni ’90», racconta Eugène Ponamorev, un ingegnere informatico russo che si è trasferito negli Stati Uniti nel 2000. Per la maggior parte degli stranieri che hanno visitato Mosca prima del 2004, questa descrizione corrisponde esattamente all’aeroporto Cheremetievo: il loro primo sguardo, poco attraente, sulla Russia. Esposti alle pressioni dell’economia di mercato e a una forte concorrenza, gli aeroporti di Mosca (e Cheremetievo in particolare) sono in fase di trasformazione accelerata sia sotto il punto di vista architettonico sia sotto quello dei servizi e dei sistemi logistici. L’aeroporto Cheremetievo, il secondo nella capitale per numero di passeggeri dopo essere stato superato su tutto dal nuovo aeroporto privato Domodedovo, lo scorso autunno ha conquistato le prime pagine inaugurando il tanto atteso Terminal D. Entro la fine della primavera, il nuovo terminal gestirà tutti i voli nazionali e internazionali d’Aeroflot. SEGUE A PAGINA 5

SUL PROSSIMO NUMERO “La fine dei Gulag” e altre analisi

DMITRY BELYAKOV

PHOTOXPRESS

Sulle rive del Mar Nero e ai piedi della catena montuosa del Caucaso, Sochi è in piena trasformazione in vista dei Giochi invernali

Fiat-Sollers, un’alleanza da 500mila auto l’anno

Quaranta anni dopo il suo primo avvento in Russia, la Fiat vi fa un grande ritorno. L’amministratore delegato Sergio Marchionne ha firmato un memorandum d’intesa con l’ad di Sollers,Vadim Shvetsov, per la costituzione di una joint-venture automobilistica con una quota del 50% ciascuno. La società produrrà automobili sulle piattaforme Fiat e

Mosca vuole collegare l’Asia all’Europa

RUSSIA OGGI

L’accordo L’azienda italiana torna in Russia dopo quarant’anni con una nuova joint-venture

RUSSIA OGGI

P. 03

IRINA SOUKHOVA, VIKTOR KUZMIN

SEGUE A PAGINA 3

IVAN ALEKSEEV

La Russia progetta centrali e reattori di nuova generazione

I tre aeroporti della capitale russa sperano di riuscire a catalizzare i flussi commerciali tra Unione europea e Cina. Ma le loro rivalità e le onerose indennità pretese dal governo ostacolano le loro ambizioni

GALINA MASTEROVA

Profondamente delusa dai risultati conseguiti a Vancouver (soltanto tre le medaglie d’oro), la Russia si prepara a prendersi la rivincita a Sochi. Le Olimpiadi del 2014 saranno i primi Giochi invernali a svolgersi in un clima subtropicale - sì, proprio così - e in un luogo dove si potranno ammirare le montagne innevate dalla spiaggia. Saranno anche i primi Giochi olimpici ospitati in Russia dopo quelli che si tennero a Mosca nel 1980, quando un boicottaggio guidato dagli Stati Uniti per protesta contro l’invasione sovietica dell’Afghanistan portò alla mancata partecipazione di 24 Paesi. E, dato ancora più significativo per la Russia, i Giochi hanno catalizzato una delle più faraoniche metamorfosi di una città olimpica degli ultimi anni.

Energia nucleare

L’inserto è preparato e pubblicato da Rossiyskaya Gazeta (Russia) e non coinvolge le strutture giornalistiche ed editoriali di e

Inserto distribuito con The NYT International Weekly

LUNEDÌ 29 MARZO 2010

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WWW.SPBAEP.RU

La parola d’ordine del presidente Medvedev è “modernizzare”

RIA NOVOSTI

Il programma

SULLA RUSSIA Ogni ultimo lunedì del mese

politica, affari, economia e cultura

26 APRILE

31 MAGGIO, 28 GIUGNO, 26 LUGLIO....


02

RUSSIA OGGI WWW.IT.RBTH.RU

Attualità

SUPPLEMENTO REALIZZATO DA ROSSIYSKAYA GAZETA (RUSSIA) PER LA DISTRIBUZIONE CON NYT INTERNATIONAL WEEKLY

L’alleanza Fiat-Sollers

La Russia stanzierà circa 600 milioni di euro per acquistare macchinari di produzione italiana

DALL’UFFICIO STAMPA DI SOLLERS

SEGUE DALLA PRIMA PAGINA

Il totale degli investimenti destinati al progetto è di circa 2,4 miliardi di euro, la maggior parte dei quali (2,1 miliardi) sarà messa a disposizione dallo stato russo. Il primo ministro Vladimir Putin ha fatto notare che si prevede di stanziare oltre 1 miliardo di euro per l’acquisto delle attrezzature. Di questi, circa 600 milioni saranno investiti nell’acquisizione di macchinari di produzione italiana. Secondo il premier, nelle attuali condizioni di crisi, questo costituirà un considerevole sostegno e porterà evidenti vantaggi alla cooperazione. Per Sollers la joint venture darà accesso alle tecnologie più moderne nel campo dei fuoristrada, segmento chiave per la società, permettendo di

sviluppare la localizzazione della componentistica per la produzione di Ducato in Tatarstan (a circa 800 chilometri da Mosca) e di accrescere la rete di rivenditori. Secondo gli esperti del quotidiano“Vedomosti”,sarà soprattutto la Fiat, però, a guadagnarci. Già da tempo Marchionne aveva dichiarato che il gruppo italiano, colpito dalla crisi in misura minore rispetto ad altre aziende del settore, si sarebbe espanso sui mercati internazionali con l’aiuto dei partner. In Russia però la Fiat non era ancora riuscita a realizzare un progetto di grande portata. Nel 2007 il gruppo aveva cercato di entrare in Russia acquistando il 25% delle azioni di AvtoVaz, ma in quell’occasione i soci della fabbrica di Togliatti scelsero la francese Renault.

Una storia iniziata sul Volga 44 anni fa La Fiat fece il suo primo ingresso in Russia, l’allora Urss, nel 1966. L’Unione Sovietica aveva bisogno di produrre autovetture su larga scala, ma non riusciva ad avviare la produzione con le proprie forze. Quando bisognò selezionare l’appaltatore per la costruzione, la scelta ricadde sul gruppo italiano non a caso: fu Leonid Breznev, che s’intendeva di auto occidentali, a optare per la Fiat. La prima fabbrica fu costruita in una piccola città sul Volga, ribattezzata più tardi Togliattigrad, “la città di Togliatti”.

La rivoluzione dei fusi orari Da Kaliningrad, in ritardo rispetto a Mosca di un’ora, alla Kamchatka, la Russia contava ben 11 fusi orari. Almeno sino a ieri, quando in concomitanza al passaggio all’ora legale ne sono spariti due. Da ieri la regione di Samara e la repubblica di Udmurtia (un’ora avanti rispetto a Mosca) sono passate all’ora della capitale, mentre la Chukotka e la Kamchatka (più nove ore da Mosca) a quella di Magadan. È stato per primo il presidente russo Dmitri Medvedev a proporre di ridurre il numero dei fusi orari. Un tempo spettava a ciascuna città stabilire la propria ora finché il territorio non è stato suddiviso in 11 fusi orari che non sempre si sviluppavano in modo progressivo. Ad

LA COMPAGNIA CINEMATOGRAFICA “COCTEBEL”

esempio, attraversando gli Urali, bisogna aggiungere non un’ora, ma due: perciò quando a Mosca è mezzogiorno, a Ekaterinburg o Cheliabinsk sono le 2. I confini tra i fusi orari, inoltre, di solito coincidono con quelli amministrativi e perciò risultano talvolta bizzarri: a Samara, ad esempio, c’è un luogo dove, andando verso Est devi spostare le lancette indietro di un’ora. Secondo Medvedev, «gli esempi di altri Paesi, come Stati Uniti e Cina, dimostrano che ci si può accontentare anche di un numero di fusi minore». È però impossibile che la Russia, il Paese più esteso al mondo con una superficie di oltre 17milioni di chilometri quadrati, passi a un solo fuso orario come la Cina.

Il terzo protagonista del film è la “natura cosmica” della Čukotka

La Russia ha il suo caccia invisibile: il Pak Fa

Il Pak Fa, il jet caccia di quinta generazione della compagnia aeronautica russa Sukhoi, potrebbe entrare in servizio nel 2015

La compagnia aeronautica russa Sukhoi ha collaudato con successo il suo jet caccia di quinta generazione: il Pak Fa. Il velivolo è progettato con tecnologia “stealth”, che lo rende “invisibile” ai radar, ed è dotato di missili aria-aria, aria-terra e aria-nave. Progettato per entrare in servizio nel 2015, il Pak Fa della Sukhoi è pronto a competere con l’americano F-22 Raptor, a oggi l’unico altro caccia di quinta generazione in produzione. Il prezzo del Raptor (146 milioni di dollari) lo scorso ottobre ha

La Čukotka conquista la Berlinale

però costretto Barack Obama a cancellare gli ordini per i nuovi modelli. La Sukhoi ha vinto l’appalto per la costruzione del Pak Fa nel 2002, battendo altri progetti concorrenti per la costruzione di caccia di quinta generazione, di cui si discuteva sin dagli Anni ’80. Il jet, secondo la stessa Sukhoi, avrà una velocità di 1250 miglia all’ora e un raggio fino a 3500 miglia. «Si tratta - spiega il direttore della Sukhoi, Mikhail Pogosyan - di un grosso successo sia della scienza russa che del design russo».

LOTTEPLAZA.RU

SUKHOI.ORG

La crisi finanziaria abbatte i prezzi degli alberghi di Mosca Gli hotel di Mosca, ritenuti tra i più cari al mondo, diventano più accessibili: l’anno scorso il prezzo medio a pernottamento è sceso a 195 euro al giorno, secondo l’Hotel Price Index che confronta i dati di 64 città di tutto il mondo. Con la crisi economica globale e il crollo delle prenotazioni, gli albergatori moscoviti sono stati costretti ad abbassare i prezzi. Era da anni che non succedeva. A guardare i dati si vede che il calo delle prenotazioni ha un andamento variabile, a seconda della categoria dell’albergo e del numero di stelle. Il nume-

ro medio di clienti negli alberghi a 3 o 4 stelle nel 2009 è sceso del 31 per cento mentre in quelli a 5 stelle dell’11 per cento. Gli esperti di mercato immobiliare ritengono che il calo dei pernottamenti presso gli alberghi della capitale sia stato dovuto alla riduzione dei flussi turistici. Tra gennaio e settembre dell’anno scorso Mosca è stata visitata da 2,6 milioni di turisti stranieri, il 15 per cento in meno rispetto allo stesso periodo del 2008. A Mosca mancano inoltre alberghi di qualità. A oggi nel-

la capitale russa si contano 267 hotel: una cifra irrisoria per una città del genere. Qualcosa però si sta muovendo: nel 2009 sono stati inaugurati altri 20 alberghi, mentre entro la fine del 2010 ne saranno costruiti altri 17. Quest’anno, poi, è prevista l’inaugurazione di un nuovo albergo a cinque stelle che fa parte dell’associazione “The Leading Hotels of the World”. Si tratta del Lotte Hotel Moscow, che appartiene alla catena sudcoreana di alberghi di lusso conosciuta in tutto il mondo. Insomma, una sfida alla crisi.

Verrà inaugurato a breve nel cuore della capitale russa il Lotte Hotel Moscow, il primo esemplare europeo della nota catena sudcoreana di alberghi di lusso. Tutto lascia pensare che, con investimenti che ammontano a centinaia di milioni di dollari, diventerà l’hotel più caro in tutta la storia del mercato russo

Il cinema russo è tornato a vincere alla Berlinale dopo 15 anni grazie al film del regista Aleksej Popogrebskij, “Come ho passato l’estate scorsa”, che si è aggiudicato tre Orsi d’Argento. Si è trattato di un vero e proprio successo dato che il premio per il miglior attore è stato attribuito a entrambi i protagonisti del film, l’attore Sergej Puskepalis e Grigorij Dobrygin, al suo debutto. Terzo protagonista del film è da considerarsi a tutti gli effetti la straordinaria natura della Čukotka, regione dell’estremo Oriente russo, a due passi dall’Alaska. Il cast vi ha passato tre mesi e ne parla come «uno spazio cosmico». Ed è «grazie alla Čukotka» che il direttore della fotografia Pavel Kostomarov ha ricevuto il terzo Orso d’argento. Il film parla di due uomini che si incrociano in una stazione meteorologica sperduta tra neve e ghiacci: Sergej, veterano della postazione nonché uomo navigato e austero, e Pavel, stagista e pivellino. I loro rapporti son tesi sin dalle prime scene. A sciogliere la tensione sarà proprio la regione artica.


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Prospettive

SUPPLEMENTO REALIZZATO DA ROSSIYSKAYA GAZETA (RUSSIA) PER LA DISTRIBUZIONE CON NYT INTERNATIONAL WEEKLY

Energia Centrali e reattori “made in Russia” esportati in tutto il mondo

Verso una nuova alba nucleare La popolarità dell’energia nucleare come fonte pulita era diminuita in seguito a vari incidenti. Nuove tecnologie più sicure la stanno rendendo nuovamente un’attraente alternativa ai carburanti fossili

LA SCHEDA

I reattori nucleari russi operano in 10 Paesi e in altri tre vi sono cantieri aperti. Altre 17 nazioni, tra cui Brasile, Egitto, Ucraina e Repubblica Ceca, sono in trattative con Rosatom su nuovi progetti. La Russia è inoltre pronta a installare altri quattro reattori nella centrale indiana di Kudankulam. La Rosatom opera anche in Turchia, nel Sud-Est asiatico, in Nord Africa e in America Latina.

BEN ARIS

Per fronteggiare l’emergenza energetica, la Russia progetta di costruire quaranta nuove centrali di energia nucleare nei prossimi vent’anni. Il primo impianto post-sovietico verrà inaugurato già quest’anno, nell’enclave di Kaliningrad sul Mar Baltico. La centrale avrà due reattori con una capacità di 1.150 megawatt ciascuno: diventeranno operativi rispettivamente nel 2016 e nel 2018. Intanto, ora che i prezzi dei carburanti tradizionali, come petrolio e gas, crescono di continuo, l’energia nucleare sembra tornare di moda anche nel resto del mondo. E se la Germania è frenata daiVerdi, nazioni emergenti, come Polonia, Bielorussia e Turchia, hanno tutte lanciato programmi per la costruzione di nuove centrali. Fra tutti la Russia è il Paese ad avere i progetti più ambiziosi in quanto si trova a fare i conti con una crisi che stenta a finire. In seguito ad anni di rapido sviluppo, la richiesta di elettricità è salita vertiginosamente fino a creare problemi seri. Come nel 2008 quando Mosca piombò nel blackout totale a causa di un sovraccarico del sistema. «La crescita economica sarà messa a rischio se non saranno costruite nuove centrali, e rapidamente», ha denunciato

SERGEY PYATAKOV_RIA-NOVOSTI

RUSSIA OGGI

La centrale nucleare di Voronezh di recente ha festeggiato il suo quarantesimo anniversario

“La crescita economica è a rischio se non saranno costruite altre centrali. E se non sarà fatto rapidamente”. Roland Nash, capo della ricerca di Renaissance Capital. «Lo stato ha fatto già la sua parte privatizzando velocemente il settore negli ultimi anni. La questione, ora, è reperire il denaro per dotarsi di nuove capacità». L’attuale crisi ha offerto un po’ di ossigeno al governo: la produzione industriale, lo scorso anno, è scesa. Ma l’economia sembra già riprendersi (il Pil è cresciuto oltre il 5% nei primi

due mesi dell’anno) e, secondo gli esperti, la Russia potrebbe nuovamente trovarsi a corto di energia entro la fine del prossimo anno. Aggiungere più nucleare al mix energetico è una parte cruciale della strategia russa adottata alcuni anni fa e rivista alla fine dell’anno scorso. La Russia ha almeno ancora un decennio di riserve di petrolio e gas nel sottosuolo. Il Cremlino, perciò, punta a progetti molto ambiziosi. Uno di questi è fornire energia al resto d’ Europa: la tecnologia nucleare è già uno degli export più lucrativi del paese.

Vendere energia La prima cosa a cui la maggior parte delle persone pensa quan-

Il sogno olimpico di Sochi Più di sei miliardi di dollari sono destinati a trasformare Sochi da cittadina di provincia con infrastrutture decrepite in una metropoli pronta alle più alte sfide. Dato che le compagnie private sembrano riluttanti a investire, il governo russo sta lavorando sodo per finanziare i Giochi: un progetto ambizioso considerato vitale dal primo ministro Vladimir Putin e dal presidente Dmitri Medvedev che trascorrono spesso le loro vacanze nelle residenze governative di Sochi. Quasi tutte le strutture sportive dovranno essere costruite da zero. Ci sono troppo poche strade, troppo traffico e trasporti pubblici inadeguati. La fornitura d’energia elettrica è inaffidabile e non vi sono abbastanza camere d’albergo. Benché la città si stia rapida-

MARINA KRUGLYAKOVA_ITAR-TASS

SEGUE DALLA PRIMA PAGINA

La periferia di Sochi è un cantiere a cielo aperto

mente trasformando in un grande cantiere a cielo aperto, con tutti gli inconvenienti che ne conseguono, i residenti aspettano speranzosi i buoni effetti che l’evento dovrebbe portare.

«C’è molto da costruire», ha detto Viktor Tsevava, direttore del giornale locale“Nash Dom Sochi” (“La nostra casa è Sochi”). «I Giochi olimpici dureranno due settimane, ma poi tutto resterà a Sochi».

do sente le parole “energia nucleare russa”è Chernobyl. Tuttavia i reattori Rmbk esplosi negli anni Ottanta nella città ucraina sono stati dismessi già da tempo. Permangono, però, dubbi sulla sicurezza dell’energia nucleare. Dubbi che, in realtà, scemano man mano che cresce il costo degli idrocarburi e che si aggravano gli effetti del riscaldamento globale causato da carburanti più tradizionali come il carbone. Il fatto che l’ energia nucleare sia una fonte d’energia economica e pulita ha perciò aumentato il suo richiamo in maniera sorprendente negli ultimi anni. Quando fu nominato a capo dell’agenzia atomica statale Rosatom, all’ex primo ministro

Sochi sorge sulla sponda orientale del Mar Nero, in un punto in cui i greci approdarono più di 2mila anni fa. La città è relativamente giovane: il suo nome fece la sua prima apparizione sulle mappe alla fine del diciannovesimo secolo. Fu solo quando Stalin la scelse come sito della sua dacia estiva negli Anni ’30 che cominciò a espandersi e a diventare la meta di vacanze preferita di tutta l’Unione Sovietica. Alexei Shchusev, che progettò la tomba di Lenin sulla Piazza Rossa, fu tra gli architetti giunti nella città negli Anni ’30 quando divenne meta prescelta non solo dall’elite, ma anche da lavoratori ricompensati con gite al mare e soggiorni presso le terme statali. La bandiera ufficiale di Sochi è un progetto molto elaborato: non mostra solo una palma e un sole, ma anche una nuvola carica di neve. I Giochi puntano proprio a questa straordinaria vicinanza di mare e neve con due siti chiave per le Olimpiadi: uno tra le montagne a

Sergei Kirienko era stato affidato anche il compito di vendere quanti più reattori possibile ad altri Paesi. Sebbene non stia andando come il Cremlino sperava, continuano a esser firmati contratti. Kirienko ha dimostrato di essere un venditore moderatamente bravo e la Russia sta pianificando di esportare sempre più tecnologia nucleare. La centrale nucleare costruita dalla Russia all’estero più nota è quella di Bushehr in Iran. Stando alle notizie, dovrebbe andare in funzione già a partire da questo stesso mese sebbene sia da tempo al centro di un contenzioso con gli Usa che temono che l’Iran utilizzi materiale nucleare per costruire di armi. La compagnia russa Atomstroiexport che sta costruendo la centrale di Bushehr è coinvolta anche nella realizzazione dei due reattori della futura centrale di Kudankulam, in India. Kirienko si aspetta che gli impianti siano operativi già entro quest’anno. L’ex premier ha raggiunto discreti risultati anche altrove. La Russia ha promesso di costruire (e, cosa più importante, finanziare) una centrale di energia nucleare da 9 miliardi di dollari a Minsk, in Bielorussia. Progetto che assume una rilevanza maggiore dopo che la centrale nucleare di era sovietica, Ignalina, in Lituania, è stata distrutta all’inizio di quest’anno. Meno problematico è il progetto - al momento sotto negoziazione - per costruire una centrale simile nel nuovo Paese amico della Russia, la Nigeria. Il ministro nigeriano per la Scienza e la tecnologia Alhassan Bako Zaku, lo scorso novembre, a margine di un incontro con Kirienko a Mosca, ha detto che il suo governo sta pensando di avvalersi dell’assistenza russa per costruire la sua prima centrale di energia nucleare.

Krasnaya Polyana, dove si svolgeranno le gare su neve, e un o sulla costa, dove si disputeranno le gare di hockey e di pattinaggio e altri sport su ghiaccio. Uno dei maggiori effetti dei Giochi, secondo il comitato organizzatore, sarà quello di «ringiovanire la città» e di «migliorare significativamente la qualità della vita della popo-

“I Giochi dureranno solo due settimane, ma tutte le strutture che verranno costruite resteranno alla città” lazione di Sochi». I Giochi lasceranno nuovi alberghi, business center, teatri e moltissime altre strutture. Un nuovo moderno terminal è stato già costruito all’aeroporto. Il progetto però non piace a tutti i cittadini di Sochi. Dopo che il governo ha approvato una legge che permette allo stato di

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Tecnologie atomiche più moderne Il governo russo ha lanciato il programma “Tecnologie di energia nucleare di nuova generazione per il periodo 20102015 e in prospettiva fino al 2020”. L’obiettivo prioritario, secondo il capo dell’agenzia atomica russa (Rosatom) Sergey Kirienko, è quello di modernizzare i reattori di tipo Vver, che costituiscono la base del settore energetico russo nucleare e che vengono costruiti su progetti russi all’estero (in India, Cina, Iran, Bulgaria). Solo per questo scopo, afferma una fonte interna del Rosatom, verrebbe speso fino al 75% dei 128 miliardi di rubli stanziati per l’intero programma. Per raggiungere il secondo obiettivo, la realizzazione del ciclo nucleare chiuso, occorrono invece reattori a neutroni veloci, che sfruttano l’isotopo uranio 238 disponibile in natura in quantità illimitate. Uno di questi reattori è già operativo presso la centrale di Beloyarsk nella regione di Sverdlovsk e si prevede di costruirne altri a Voronezh e a San Pietroburgo.

Alcuni mesi dopo il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan ha firmato a Mosca un contratto da circa 20 miliardi di dollari per la costruzione della prima centrale nucleare da 1,2 gigawatt ad Akkuyu, sulla costa mediterranea, nei pressi di Gulner. La Russia ha venduto centrali di energia anche a vecchi amici, come Kazakhstan e Bulgaria. Ogni Paese vuole ridurre la dipendenza dagli idrocarburi per soddisfare il fabbisogno di energia e gestire le proprie economie. Anche quelli che, come la Russia, al momento dispongono di molto gas e petrolio.

requisire terra per i Giochi olimpici invernali, i residenti di Imeretinskaya - il quartiere di Sochi dove sarà eretto il complesso costiero - hanno protestato sostenendo di essere stati costretti a vendere le proprie case e di aver ricevuto risarcimenti più bassi rispetto al valore di mercato degli immobili. «Stanno spazzando via i diritti della gente», ha dichiarato Valery Suchkov, capo di un’associazione di residenti che sta protestando contro le vendite forzate. «Siamo vittime in lista d’attesa». A centinaia di persone è stato detto che dovranno sgombrare le proprie abitazioni e trasferirsi entro marzo. Dopo proteste e inchieste giornalistiche, Taimuraz Bolloyev, capo di Olimpstroi, responsabile per le costruzioni, ha detto che 100 lotti di terreno saranno risparmiati: una decisione che fa credere che il governo abbia iniziato ad ascoltare. Nella città, intanto, i cantieri vanno avanti, come pure la voglia di rivincita.

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RUSSIA OGGI WWW.IT.RBTH.RU

Economia

SUPPLEMENTO REALIZZATO DA ROSSIYSKAYA GAZETA (RUSSIA) PER LA DISTRIBUZIONE CON NYT INTERNATIONAL WEEKLY

Il programma Secondo il Presidente, bisogna puntare sull’efficienza energetica e rafforzare la società civile

Medvedev: “Modernizziamo il Paese” PHOTOXPRESS PHOTOXPRESS

EFFICIENZA ENERGETICA Miglioramento dell’efficacia nella produzione, trasporto e consumo delle energie. Sviluppo e introduzione sul mercato di nuovi tipi di combustibili.

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ENERGIA NUCLEARE Un nuovo livello qualitativo delle tecnologie nucleari.

Tecnologie dell’informazione

IT, INFORMATION TECHNOLOGY Perfezionamento delle tecnologie di gestione e trattamento dell’informazione. Intervento sui processi di sviluppo delle reti informative globali pubbliche attraverso supercomputer e altri mezzi necessari.

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3.

Attrezzature mediche e farmaceutiche

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INFRASTRUTTURA INFORMATIVA Sviluppo dell’infrastruttura a terra e spaziale per trasmettere informazioni.

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ATTREZZATURE MEDICHE E FARMACEUTICHE Ritorno al primato nella produzione di attrezzature mediche, mezzi ultramoderni di diagnostica, trattamenti per curare malattie virali, cardiovascolari, oncologiche e neurologiche.

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Per la prima volta nella storia la Russia ha la possibilità di dimostrare a se stessa e a tutto il mondo che può imboccare un cammino democratico e che è capace di passare a una successiva, più alta fase di civilizzazione con metodi costrutt iv i e r a g i o n e v o l i , n o n violenti. È quanto ha sostenuto Dmitri Medvedev in un articolo programmatico“Russia, avanti!” pubblicato su gazeta. ru, un giornale online. Secondo il presidente, tutto ciò sarà possibile solo se il benessere della Russia inizierà a dipendere non tanto dalle materie prime, come è stato finora, quanto dalle risorse intellettuali e se il Paese diventerà così un’economia “intelligente” capace di esportare tecnologie e prodotti innovativi. Per modernizzare l’economia del Paese, Dmitri Medved e v h a p r o s p e tt a t o u n programma ambizioso della durata di circa 10-15 anni e definito cinque vettori strategici. I primi passi vengono intrapresi già adesso.

1.

RO DI ON OV _I TA RTA SS

RUSSIA OGGI

Efficienza energetica

Infrastruttura informativa

VL AD IM IR

VLADISLAV KUZMICHEV

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Energia nucleare

VETTORI DELLA MODERNIZZAZIONE ECONOMICA

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In un articolo programmatico intitolato “Russia, avanti!”, il presidente russo ha criticato pesantemente l’arretratezza dell’economia nazionale russa e sottolineato la necessità di cambiamento.

INFOGRAFICA A CURA DI NIKOLAI COROLEV

Infrastrutture Il Cremlino sfida la concorrenza marittima delle Repubbliche dell’ex-Unione sovietica

Così i porti russi torneranno al loro antico splendore Stanco di vedere transitare gran parte delle proprie merci d’esportazione - idrocarburi compresi - nei porti dell’exUrss, il Cremlino ha elaborato un piano ambizioso per tornare a essere una potenza portuale mondiale

Circa 15 miliardi di euro verranno investiti per costruire nuovi terminal

Carichi liquidi Carbone Metalli ferrosi Grano Minerali Metalli non ferrosi Concimi minerali Legno Carichi container

IRINA SOUKHOVA

NIKOLAI COROLEV

RUSSIA OGGI

Malgrado il calo degli scambi commerciali internazionali, i porti marittimi russi sono uno dei rari settori dell’economia del Paese ad aver registrato nel 2009 un aumento del traffico di merci. Se il tasso di crescita è considerevole (circa 9,2%), il volume (500 milioni di tonnellate) rimane però modesto in paragone con i leader mondiali. La tendenza tuttavia porta a essere ottimisti perché, se si guarda agli ultimi dieci anni, il tasso di crescita del volume degli scambi è stato del 250%. La Russia mira perciò a ritornare una potenza portuale mondiale. In epoca sovietica, lo sviluppo dei porti della Repubblica russa non era una priorità. Gli sforzi erano concentrati sui i porti dell’Ucraina e dei Paesi Baltici. Di colpo però, con il crollo dell’Urss, i porti costruiti un tempo da uno stato unico si sono ritrovati nelle mani di Paesi indipendenti. I porti russi hanno sofferto la concorrenza dei Paesi vicini. Negli anni ’90, il 60% dei carichi russi, compreso il petrolio, transitava dai porti ucraini e baltici. Questa

Composizione del traffico merci d’esportazione dei porti russi per tipologia di carico

dipendenza dai Paesi di transito ha complicato le relazioni già delicate con le ex-repubbliche vassalle di Mosca. Oggi invece i porti russi si battono con successo per riconquistare la clientela dell’ex-Urss. Le misure tariffarie protezionistiche adottate dalle Ferrovie russe e gli investimenti destinati a ridurre il ritardo tecnologico dei porti russi sono un aiuto prezioso. La costruzione di nuovi terminali e la ricostruzione di quelli già esistenti - in particolare quelli del mercato di esportazioni essenziali come il petrolio e i prodotti petroliferi - sono previsti o sono in corso di attuazione in tutto il paese. In sette anni, 10,5 miliardi d’euro, di cui 1,2 stanziati dal budget federale, sono stati investiti sulla costruzione di nuovi impianti di

Traffico merci nel 2009 (in tonnellate) 230,6 63,9 27,6 21 4,1 4,1 10 5,8 8,3

Evoluzione rispetto al 2008 (in percentuale) 9,30 20,40 14,30 130,70 110,30 3,60 -14,60 -34,70 -4,10

Struttura del traffico merci dei porti russi 2009

manutenzione (304 milioni di tonnellate) e di banchine di carico (10 chilometri) e sulla capacità di frequenza dei viaggi delle navi (153 bastimenti per un totale di 8,1 milioni di tonnellate). Una somma colossale per il settore. A partire dal 2000 nuovi impianti di trasbordo di petrolio sono stati creati nel nord-ovest della Russia, a Primorsk e Vissotsk, nella regione di Leningrado. Primorsk non ha smesso d’aumentare i suoi volumi d’esportazione di petrolio ed è diventato il porto più importante nel settore nel nord-ovest del Paese. Novorossiysk, secondo porto russo per il traffico petrolifero che dall’anno scorso adopera un nuovo sistema di controllo degli idrocarburi, sta restaurando il suo terminal

principale e sta costruendo un nuovo molo. In tutto, il ministero dei Trasporti prevede di aumentare la capacità dei porti russi di 454 milioni di tonnellate l’anno. L’ammontare approssimativo degli investimenti è stimato intorno a 630 miliardi di rubli (15 miliardi di euro), di cui 182 (vale a dire 4,3 miliardi di euro) provenienti dal budget federale, ossia oltre la metà delle spese complessive per le infrastrutture di trasporto. Queste somme non saranno destinate soltanto allo sviluppo dei terminal di prodotti petroliferi, ma anche dei terminal di carbone (a Ust-Luga, Vanino, Vostochny, Taman, Murmansk) e dei suoi container (Vostochny, San Pietroburgo, Ust-Luga, Novorossiysk).

INFOGRAFICA A CURA DI NIKOLAI COROLEV

I prodotti petroliferi transitano anche dai nuovi terminal russi. Nel maggio 2008 il primo ministro russo Vladimir Putin ha indicato che è «del tutto possibile portare la capacità di trasbordo di questo terminale dagli attuali 8,4 milioni di tonnellate a 24 milioni di tonnellate, il che implica far rientrare i volumi d’esportazione trasbordati nei paesi baltici verso i porti russi». Per raggiungere quest’obiettivo, verranno costruiti nuovi terminal

di petrolio a Novorossiysk, Murmansk, Kozmino, Tuapsé e Ust-Luga. Il porto plurifunzionale di Ust-Luga ricoprirà un ruolo essenziale in questi progetti: attualmente in corso di costruzione nella regione di Leningrado, appare in tutti i piani del ministero dei Trasporti. Al termine dei lavori, le infrastrutture portuali russe dovrebbero avere una capacità di 770 milioni di tonnellate di merci, 700 già entro il 2016 secondo il ministero dei Trasporti.


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Economia

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Aeroporti L’ambizione di Mosca attrarre le grandi compagnie aeree

Da Cheremetievo, il più antico aeroporto internazionale di Mosca, ogni anno transitano 14 milioni di passeggeri

La capitale vuole collegare l’Asia all’Europa SEGUE DALLA PRIMA PAGINA

Per evitare i gravi problemi riscontrati dall’aeroporto londinese di Heathrow (30mila bagagli persi durante l’entrata in servizio del Terminal 5), la direzione di Cheremetievo ha deciso di usare scanner per i bagagli da stivare già mesi prima dell’apertura del Terminal D. Alla fine del periodo di prova, è stata organizzata una simulazione con 600 finti passeggeri e 5mila bagagli da gestire. La direzione dell’aeroporto, soddisfatta del risultato del test, ha subito adottato il sistema di scannerizzazione sperando che verrà apprezzato anche dai passeggeri.

I costi di sorvolo L’emergenza cinese fa balenare a Mosca l’idea di diventare l’hub principale per i flussi commerciali Est-Ovest del XXI secolo. Nel 2006, i voli verso la Cina rappresentavano già un quinto

del traffico aereo europeo internazionale. L’ostacolo maggiore sono le royalty che la Russia pretende dalle compagnie straniere sui sorvoli della Siberia. Le spese vengono poi distribuite tra le agenzie federali e Aeroflot, la più grande compagnia aerea del paese. Gli stranieri le giudicano ingiustificate e di conseguenza aggirano la Russia dirigendosi verso i principali hub del Medio Oriente e dell’Asia centrale. A esempio, gli aeroporti ultramoderni costruiti in Kazakhstan, compreso quello della capitale Astana.

Le rivalità moscovite L’altro handicap è la concorrenza tra i tre aeroporti internazionali di Mosca, molto distanti gli uni dagli altri e ognuno proprietà di tre titolari diversi. Domodedovo, il più grande aeroporto russo (20 milioni di passeggeri nel 2008) appartiene alla compagnia privata East

BEN ARIS BUSINESS NEW EUROPE

Mentre il Cremlino era impegnato a chiedere all’Ucraina di saldare il suo debito per le forniture di gas, la Cina e il Turkmenistan inauguravano un gasdotto che di fatto rompe il dominio imperiale sugli idrocarburi in Asia centrale che la Russia aveva ereditato dall’Unione sovietica. Il nuovo gasdotto Sampede-Lunan che collega i ricchi giacimenti di gas naturale del Turkmenistan alla Cina passando attraverso le reti già esistenti in Uzbekhstan e Kazakstan, lascia immaginare un mutamento di scenario. Il Cremlino, per tutta risposta, sta costruendo altri gasdotti. Una mossa che potrebbe migliorare le relazioni tra Europa e Asia costringendo il compratore e il venditore ad anteporre gli interessi economici di mercato alle controversie politiche.

DALL’ARCHIVIO PERSONALE

N

DALL’UFFICIO STAMPA DELL’AEROPORTO “CHEREMETIEVO”

Line. Cheremetievo (14 milioni) invece è controllato dallo Stato e Vnoukovo (8 milioni) dipende dal sindaco di Mosca. Grazie al terminal D, l’aeroporto Cheremetievo diventerà senz’altro un “hub” internazionale grazie all’Alliance SkyTeam della quale fa parte anche Aeroflot dal 2005. L’assenza di coordinamento tra i tre scali rende invece l’ambizione moscovita molto incerta.

2013, il gasdotto cederà alla Cina 40 miliardi di metri cubi l’anno, ossia la metà del suo fabbisogno. Il ruolo crescente che ricopre la Cina nella regione ha obbligato il Cremlino a imitarla: lo scorso novembre, il primo ministroVladimir Putin ha firmato un accordo che prevede la consegna di 68 miliardi metri cubi l’anno a Pechino attraverso due nuovi gasdotti che partono dalla Siberia fornendo alla Cina l’altra metà di gas di cui ha bisogno. Questo nuovo accordo rappresenta un brusco cambiamento di direzione per il Cremlino, tradizionalmente molto prudente

In progetto una metropolitana La metropolitana in soccorso dell’aereo. Secondo Vassif Kitchedj, direttore del dipartimento Trasporto e comunicazioni di Mosca, il problema della distanza tra gli aeroporti potrebbe essere risolto entro il 2012. Una nuova stazione

della metropolitana, chiamata Kaalantchevskaia, costruita in prossimità delle tre principali stazioni della capitale (Leningradski, Laroslavski e Kazanski), dovrebbe venire incontro ai passeggeri che si recano negli aeroporti.

nei confronti del suo vicino orientale. I gasdotti e gli oleodotti sono veri e propri strumenti politici quando sono in fase di pianificazione ma, una volta costruiti, sono l’equivalente geopolitico di un matrimonio. Il gasdotto turkmeno segue le tracce di un oleodotto kazako che arricchisce le nuove infrastrutture di trasporto dirette a Est. La prima fase dell’oleodotto kazako è diventata operativa lo scorso luglio , la seconda avrà l’obiettivo di collegare le risorse petrolifere kazake del mar Caspio alla Cina.

posta rafforzando le sue infrastrutture di trasposto già esistenti. Mentre i Paesi europei mirano a costruire un gasdotto dal Turkmenistan al Mediterraneo, il Nabucco, che trasporti gas dalla regione del Caspio aggirando la Russia, la Russia progetta due gasdotti il Nord Stream e il Sud Stream per aggirare l’ostacolo frapposto dall’Ucraina all’afflusso del suo gas agli utilizzatori occidentali. Il problema è che il Nabucco e il Sud Stream percorrono quasi la stessa rotta, mentre la domanda attuale giustifica un solo gasdotto. Mosca sembra partire in vantaggio perché il Tagp assorbirà gran parte delle riserve turkmene che dovrebbero rifornire anche il Nabucco. Non sono tuttavia esclusi colpi di scena: la mappa dell’energia cambierà solo quando uno degli attori coinvolti inizierà davvero a costruire i suoi nuovi gasdotti.

La risposta I due gasdotti cinesi hanno alzato la posta in gioco nello scenario energetico rompendo il monopolio russo del trasporto d’ idrocarburi verso i Paesi consumatori dell’Europa occidentale. La concorrenza crescente ha comunque obbligato il Cremlino ad alzare a sua volta la

Una volta costruiti, gasdotti e oleodotti sono l’equivalente geopolitico di un matrimonio

Il Tagp Il 14 dicembre il presidente cinese Hu Jintao ha raggiunto il collega turkmeno Gurlanguly Berdimuhamedov a Samandepe, nel sudest del Turkmenistan, per inaugurare il gasdotto Tagp (Trans Asian Gas Pipeline) che

In mostra i sapori italiani DIRETTORE DELL’UFFICIO ICE DI MOSCA

Una nuova via del gas contro il monopolio russo permetterà alla Cina, avida d’energia, di sfruttare le abbondanti riserve di gas dell’Asia centrale. Secondo Philip H. de Leon, editore di OilPrice.com, «il nuovo gasdotto segna un cambiamento di potere economico nella mappa energetica a beneficio di tre Paesi dell’Asia centrale e a danno della Russia». Il Tagp, costato 6,7 miliardi di dollari, è il primo gasdotto a portare il gas dal Caspio ad Est collegando le immense riserve di gas turkmene al gasdotto“OvestEst” cinese. Il gas del Turkmenistan può così arrivare fino a Shanghai e Hong Kong. A regime, presumibilmente entro il

IL PUNTO DI VISTA

Roberto Pelo

Energia Inaugurato il gasdotto Turkmenistan-Cina

Cina e Turkmenistan hanno inaugurato un nuovo gasdotto, il Tagp, che porterà il gas turkmeno a Pechino senza passare dalla Russia. Una mossa che rompe l’egemonia energetica russa e minaccia la realizzazione del progetto europeo Nabucco

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INFOGRAFICA A CURA DI NIKOLAI COROLEV

el rispetto di una tradizione più che decennale, anche quest’anno l’Italia ha partecipato al Prodexpo con un padiglione organizzato dall’Ice che ha raggruppato 72 espositori. La Russia è uno dei maggiori mercati mondiali di importazione dei prodotti enoagroalimentari: oltre il 50% dei prodotti distribuiti al consumo (dalla carne fresca al vino, dalla frutta alle confezioni) è d’importazione. Nel 2008 l’export italiano di prodotti alimentari in Russia è stato di 411 milioni di euro, in crescita del 14,4% sul 2007. La crisi finanziaria internazionale, che ha pesantemente investito la Russia tra fine 2008 e nel 2009, ha ovviamente influenzato l’andamento del mercato e, a fine 2009, si stima che l’export italiano del settore si collochi a 280 milioni di euro, con una flessione di circa il 28% sull’anno precedente. I primi mesi del 2010, e il Prodexpo è stato un momento importante di verifica, fanno intravedere una sostanziale ripresa delle importazioni russe, anche se a tassi più contenuti rispetto agli anni precedenti. La cucina italiana gode di particolare popolarità tra i consumatori russi. Sono oltre 120 i ristoranti italiani che operano in Russia, per lo più concentrati a Mosca e, in misura minore, a San Pietroburgo. Si tratta, in genere, di ristoranti di alta qualità, con cuochi e chef italiani, che propongono una variegata scelta di cucina regionale italiana, dalla Val d’Aosta alla Sicilia. Numerose anche le pizzerie, per tutte le tasche e per tutti i gusti, con vere e proprie punte di eccellenza. Tuttavia, la presenza italiana in Russia è ancora sottodimensionata, sia rispetto alle dinamiche e alle dimensioni del mercato locale, sia se consideriamo la capacità e la varietà di offerta del nostro Paese. Ciò dipende in gran parte dalla struttura del mercato russo, ancora in via di formazione e ancora al di sotto gli standard dei mercati maturi. Ci sono due fattori diversi che bisogna considerare. Il primo è l’attitudine generale del mercato: tutto ciò che viene importato, in particolare dai Paesi più industrializzati (abbigliamento, prodotti alimentari, automobili, etc) viene considerato di “lusso” e, in quanto tale, destinato alla nicchia di consumatori che possono spendere, indipendentemente dal prezzo. Il secondo è il grado di maturità del consumatore russo, ancora non abituato a valutare elementi fondamentali della qualità del prodotto (quali tracciabilità, tutela del consumatore, denominazione di origine) e attratto più dalle tendenze che dalla sostanza di ciò che compra. La Russia oggi si presenta quindi come un grande mercato di immense prospettive e di vaste opportunità, ma che nel settore enoalimentare ha bisogno ancora di un processo di“educazione”al consumo. Ma rimane, tuttavia, un mercato che non si può ignorare.


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Riflessioni

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Afghanistan Durante la guerra contro i mujaheddin l'esercito diede prova di grande coraggio e resistenza

Vladimir Snegiryov è stato corrispondente della "Pravda" dall'Afghanistan tra il 1981 e il 1992. In questo pezzo rievoca la battaglia di Jalalabad del 1989 facendo un parallelo con lo scenario in cui opera oggi la coalizione internazionale VLADIMIR SNEGIRYOV SPECIALE PER RUSSIA OGGI

Nel febbraio del 1989 Kabul era invasa da giornalisti da tutto il mondo. L’unico albergo decente nella capitale afgana era stracolmo di reporter dei più importanti canali televisivi mondiali, agenzie di stampa, giornali, riviste. Le ultime unità del contingente sovietico avevano appena lasciato l’Afghanistan e i miei colleghi erano certi che nulla avrebbe potuto fermare i mujaheddin dal raccogliere i frutti desiderati. Tutto ciò che dovevano fare era raggiungerli e prenderli. I media si apprestavano a inviare corrispondenze sensazionali. A essere onesti, anche molti esperti ufficiali sovietici - compresi quelli che lavoravano nei ministeri della Difesa, degli Esteri o nei servizi segreti - erano della stessa opinione. Molti aerei da trasporto erano pronti a decollare da Mosca e da Tashkent in Uzbekistan per evacuare i cittadini sovietici rimasti in Afghanistan. Quasi tutti erano sicuri che, una volta ritiratesi le trup-

pe russe, il regime di Najibullah avrebbe resistito non più di due o tre settimane. Il primo attacco della guerriglia colpì la città di Jalalabad nell’Afghanistan orientale. Vicina al confine col Pakistan, la città era a ragione considerata strategica per raggiungere la capitale afgana. I mujaheddin impiegarono pochi giorni per giungere a Jalalabad, bloccare tutti gli accessi alla città e scaricare sulle truppe governative e sui quartieri residenziali migliaia di razzi, colpi di mortaio

Dopo il ritiro delle forze russe dal territorio afgano, quasi tutti credevano che i mujaheddin ne avrebbero preso il controllo in poche settimane. L'esercito afgano invece riuscì a resistere circa tre anni e missili. Non sto riassumendo eventi letti sui libri di storia. Sto riportando ciò che ho visto con i miei occhi. Riuscii ad entrare in una Jelalabad in piena battaglia a bordo di un elicottero afghano e ci trascorsi due giorni. O, più precisamente, 49 ore. Perché sono così dettagliato? Perché ognuna di quelel 49 ore

trascorse lì fu carica di pericoli. Mi sembra ancora di sentire il sibilo agghiacciante dei missili in arrivo o di vedere la devastazione inflitta dai mujaheddin su una delle città più belle di tutto l’Afghanistan. Rimasi molto impressionato dalla determinazione delle truppe governative a difendere la loro città a ogni costo. Il Presidente Najibullah e i suoi generali misero su un sistema di difesa ben congegnato, inviarono riserve a rinforzo delle truppe sotto assedio e fornirono cibo e munizioni per via aerea.Vidi tutti gli attacchi dei mujaheddin fieramente contrastati dall’esercito afgano, dalla polizia e dalle forze speciali del Ministero della Sicurezza Nazionale. Fui ancora più sorpreso dal coraggio sia dei soldati semplici che dei generali che condividevano le asprezze dalla battaglia assieme ai loro subordinati sui fronti più pericolosi. Mi sembrò tutto sorprendente perché durante gli anni della presenza sovietica in Afghanistan ci capitava di osservare quanto fosse deplorabilmente inefficiente l’esercito afgano. Nella maggior parte delle operazioni era già molto se gli si permetteva di formare un cordone. Era opinione generale che i soldati non avessero spirito di guerra, fossero addestrati male e tendessero a disertare o tradire i loro alleati. Allora per-

OLEG NIKISHIN_EPSILON

La lezione di Jalalabad

Benché non godessero di buona fama, trentuno anni fa i soldati afgani difesero il loro Paese con grande coraggio

no appreso un nuovo modo di vivere, molto differente da quello che il fanatismo islamico cercava di imporre loro. È in seguito a quell'esperienza che trovarono le motivazioni per versare il proprio sangue. Solo molto più tardi si è appreso dalle memorie degli ufficiali dell’intelligence e dei politici quali enormi risorse furono mobilizzate nella primavera del 1989 per conquistare Jalalabad e far cadere Najibullah. L’esercito, che assediava la città da mesi, era diretto quasi apertamente dall’intelligence pachistana e camion provenienti dalla città di confine Peshawar scaricavano montagne di munizioni 24 ore su 24. Fu determinante tutto

ché adesso vedevamo soldati che godevano di simile fama lottare con tutte le loro forze a Jalalabad? Primo, non avevano nessuno dietro cui nascondersi e dovevano difendersi da soli; secondo, decine di migliaia di ufficiali afgani che formavano la spina dorsale dell’esercito erano stati addestrati nelle accademie militari sovietiche o ai corsi di formazione per ufficiali durante gli anni della cooperazione sovietico-afgana. Quasi tutti gli effettivi dei servizi segreti o i funzionari del Ministero della Difesa o molti agenti di polizia avevano seguito corsi specialistici d'alto livello. E, cosa più importante, oltre ad accumulare conoscenza, aveva-

ciò? Per nulla. L’esercito afgano alla fine respinse i Mujahideen da Jelalabad e riuscì con uguale successo ad affrontarli nel resto del Paese per più di tre anni finché l’Unione Sovietica crollò e il rifornimento di munizioni cessò. Questa storia contiene una lezione, in particolare per coloro che stanno cercando di cambiare la situazione in Afghanistan: avete a che fare con un paese mistico dove l’approccio standard non funziona. Per quanto riguarda i giornalisti che giunsero a Kabul quel febbraio per registrare un momento sensazionale, si può dire che i loro viaggi furono uno spreco di soldi. Non vi fu nessuna grossa storia da raccontare.

Memoria Alla vigilia del 65° anniversario della vittoria, si riapre il dibattito sul contributo delle truppe sovietiche

A vent'anni dal crollo dell’Unione Sovietica, i cittadini russi sono alla ricerca di nuovi valori e ideali. E tornano anche a interrogarsi sulle motivazioni che spinsero i sovietici a combattere la seconda guerra mondiale in nome della libertà e sui rapporti tra comunismo e democrazia ALEKSANDR MECHANIK SETTIMANALE "EKSPERT"

Di recente, in Russia e nel mondo, si sono diffusi due punti di vista sulla seconda guerra mondiale, non sempre ufficializzati, ma comunque riconosciuti. Il primo, che potrebbe essere definito “tradizionale”, sostiene che, sebbene il regime di Stalin fosse indubbiamente una dittatura, la guerra su tutti i fronti si combatté in nome di valori umanitari e della libertà. Il trionfo di questi valori fu possibile grazie all’importante contributo dell’Unione Sovietica che tuttavia non incarnava gli ideali che difendeva. Il secondo punto di vista, che può essere definito“revisionista”,sostiene che la seconda guerra mondiale vada in realtà scissa in due guerre distinte: una combattuta sul fronte occidentale in difesa degli ideali di democrazia e libertà, una combattuta sul fronte orientale dai tiranni per l’abolizione del diritto e l’asservimento dei popoli. Un famoso politologo russo ha scritto che, mentre in Occidente gli alleati lottavano per gli

ideali democratici, nell’Urss la maggioranza dei cittadini sovietici aveva idee confuse circa il significato dei termini "nazismo" e "democrazia" e quindi lottava semplicemente per la patria. Per molti giovani il potere sovietico era diventato un valore, perché aveva aperto nuovi orizzonti professionali e accademici un tempo inaccessibili a chi apparteneva agli strati bassi della popolazione. Combattevano per il sogno sovietico per fare in modo che «qualsiasi lustrascarpe potesse diventare se non segretario generale, almeno maresciallo o commissario popolare». Lo stesso patriottismo era evidente in Francia. In fin dei conti, chi organizzò la Resistenza? I sostenitori di De Gaulle e i comunisti, e non si può certo dire che De Gaulle rappresentasse in maniera coerente l’ideale democratico. Per essere precisi, possiamo dire che De Gaulle sopportava la democrazia a piccole dosi, riconoscendola come una delle caratteristiche nazionali della Francia. Ma durante la seconda guerra mondiale egli in prima persona e i suoi compagni d’armi combatterono per la Francia. In realtà il problema non riguarda tanto le ragioni soggettive dei cittadini dei paesi in guerra o dei loro leader né la struttura politica di ciascuna nazione facente parte della coalizione anti-hitleriana. La questione riguarda piuttosto il carattere oggettivo della guerra che, secondo i paesi della coa-

RIA NOVOSTI

Seconda guerra mondiale, così l'Urss combatté il nazismo

Unità d'artiglieria russe impegnate sul Fronte orientale nel 1943

lizione antinazista, aveva senza dubbio lo scopo di preservare i valori umanitari e democratici. Si trattava di una guerra per la “Libertà”, nell’accezione più elevata del termine. In Russia spesso si dimentica che il comunismo ha avuto origine nel XIX secolo come corrente radicale del movimento democratico. Si tralascia che gli istituti democratici moderni si basano su idee elaborate inizialmente dal marxismo e dal movimento socialdemocratico nella sua forma originaria e rivoluzionaria. Inoltre, in

molti paesi, la democrazia è stata instaurata o conservata proprio grazie alla lotta dei sindacati del proletariato, dei socialdemocratici e dei comunisti. E sebbene oggi sia difficile crederlo, se si pensa alla Corea del Nord, negli Anni '40 esisteva uno stretto legame tra il comunismo e la socialdemocrazia occidentale e persino, più in generale, tra il comunismo e gli istituti democratici. Frutto di questo legame sono ad esempio i fronti popolari, ai quali partecipavano anche i comunisti, costituiti nei vari Paesi

europei su iniziativa del Partito Comunista dei bolscevichi dell'Urss, un progetto avviato, sfortunatamente, troppo tardi. Inoltre, il tentativo di Gorbaciov in epoca moderna di trasformare il comunismo sovietico secondo i parametri della socialdemocrazia dimostra che, anche 70 anni dopo la rivoluzione comunista, la consapevolezza di questo legame di sangue tra i due movimenti era ancora viva nella mente del capo dell’Unione Sovietica. Questo ha portato alcuni partiti in Occidente e in Oriente a liberarsi dalla morsa del Kpss (Partito comunista dell'Unione Sovietica) spostandosi più a destra o più a sinistra e ad avvicinarsi rispettivamente alla socialdemocrazia e a nuovi partiti di sinistra o radicali. Negli Anni '20 e '30 è sorto un dibattito nell’Urss e al di fuori dell’Urss tra gli esponenti del partito comunista e del partito socialdemocratico sulla natura della democrazia socialista. Per gli uni continuare a descrivere l’Urss come la forma più coerente di democrazia era un’ipocrisia, per gli altri una certezza. La famosa Costituzione sovietica fu modellata sull’esempio delle Costituzioni occidentali più democratiche. Quest'affermazione rappresenta non solo l’ipocrisia tipica del potere comunista che ambisce a essere conforme alla teoria, ma anche la sincera convinzione di molti comunisti che credono che prima o poi la realtà

corrisponderà alla teoria. Non è solo in virtù dei rapporti tra comunismo e democrazia, ma è più in generale una questione di universalismo, umanismo e, oso dire, cosmopolitismo, a distinguere il comunismo classico dallo spirito dell’antiumanesimo, dallo sciovinismo e dal particolarismo proprio dal fascismo. Nonostante le varie trasformazioni, il comunismo sovietico in quegli anni conservava un riflesso dei suoi valori tradizionali. In ogni caso, a prescindere dall’opinione che si ha di Stalin, le sue celebri parole «Gli Hitler vanno e vengono, ma il popolo tedesco rimane», vengono interpretate come un messaggio che si confà ad un leader comunista. D’altra parte, invece, immaginare che Hitler potesse dire «Gli Stalin vanno e vengono, ma il popolo russo (sovietico) rimane» è impensabile, visto che uno degli obiettivi personali di Hitler e del nazismo era proprio l’annientamento della Russia e degli altri stati dell’Europa occidentale, uno dei principali intenti politici riportato anche all’interno del "Mein Kampf". É per questo che, nonostante tutto, l’alleanza tra le democrazie occidentali e l’Urss viene considerata un insieme organico sia nell’Urss, sia in Occidente, mentre l’alleanza tra Germania fascista e Urss viene considerata contro natura e temporanea. Segue sul prossimo numero di Russia Oggi


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Opinioni

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QUELLE DUE ORE CON NABOKOV

L’AQUILA A DUE TESTE IL MIRACOLO RUSSO

George Feifer SPECIALE PER RUSSIA OGGI

Ben Aris GIORNALISTA

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RASSEGNA STAMPA AL VIA IN RUSSIA LA RIFORMA GIUDIZIARIA TANTO ATTESA La Duma, il Parlamento russo, nelle scorse settimane, ha dato il via alla riforma giudiziaria attesa da anni. D’ora in poi i russi ricorreranno con meno frequenza alla Corte europea dei diritti dell’uomo, sconteranno le loro pene anche tra le mura domestiche e pagheranno una multa per i reati patrimoniali.

A cura di Stefania Zini

DALL’ARCHIVIO PERSONALE

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zero. Ma sebbene la strada verso la prosperità non sia stata né dritta né semplice, la Russia ha già percorso metà del viaggio. Che la Russia ne sia uscita sinora illesa è un miracolo. Più di 140 milioni di persone hanno cambiato ideologia politica ed economica in pochi giorni, costruendo 15 nuovi Paesi con una cultura e un’etica diversa senza massacri o guerre civili. È stato un fatto straordinario visto che negli Anni ’70 i sovietologi dicevano che il comunismo non poteva essere sconfitto senza far precipitare il Paese nella guerra. La divisione sanguinosa della Jugoslavia mostra cosa sarebbe potuto accadere. Il libro“La curva J” di Ian Brammer dall’Eurasia Group fa capire che la transizione dalla dittatura a una democrazia di solito inizia con un forte calo di stabilità e prosperità. Non tutti i Paesi sopravvivono a questa fase e, come rivela la recente esperienza ucraina, un cambiamento rapido verso la democrazia non sempre porta vantaggi (cinque anni sono stati sprecati e il Paese adesso vive grazie alla carità del Fondo monetario internazionale). Il Cremino invece vuole procedere più lentamente: preferisce saltare la curva della J. Sta tentando una transizione liscia che riduca il controllo esercitato dal centro, evitando cosi la sofferenza che usualmente accompagna questo cambiamento. È un’impresa incredibilmente difficile da eseguire poiché significa che il governo deve contemporaneamente mantenere il sistema vecchio e creare un sistema nuovo e contraddittorio. Tuttavia, i russi sono abituati a questo doppio modo di pensare: l’aquila a due teste dei Romanov è tuttora il simbolo dello Stato. Siamo noi che ci confondiamo.

frase, quando il mio orologiò segnò le 5. Mi augurò un cortese “Arrivederci” e sparì. Non un minuto dei 120 trascorsi insieme lasciarono intravedere un po’ di spontaneità. Se dovessi usare una sola parola per definire il fare e il dire dello scrittore, docente, critico, celebrità e celebrato collezionista di farfalle, sarebbe “fastidioso”. Distante con quella sua perfetta, per non dire formale, cortesia, sembrava mettere tanta importanza sulla precisione della sua persona quanta ne metteva sulla struttura e sullo stile del suo scrivere. Il fastidio si estendeva al fatto che era solito dire agli editori - cosa che avrebbe presto fatto col mio - che gli intervistatori avevano invertito una o due delle sue parole, in maniera esasperatamente e imperdonabilmente erronea. Cosa lo portava a protestare così tanto per così poco? Senza dubbio lo stesso istinto che animava la mirabile cura che metteva nelle sue parole, dette o scritte che fossero. Prima di ogni intervista bisognava sottoporgli le domande per iscritto. Avrebbe incontrato l’intervistatore solo se le avesse approvate e solo dopo aver risposto per iscritto. Le risposte - da pubblicare esattamente così com’erano state scritte e il cui copyright sarebbe stato suo – avrebbero costituito il grosso degli articoli,

mentre il botta e risposta di ogni successiva chiacchierata con lui sarebbe servito solo ad aggiungere un po’ di colore. Allora perché riservava parte del suo tempo a incontrare i giornalisti? Perché la seccatura di un’intervista? Perché, rispondeva, aveva sempre qualcosa in mente che riteneva fosse giusto condividere con i lettori. Per quanto riguarda l’accettare solo domande scritte e il rispondere per iscritto, ne fece la migliore arringa che abbia mai udito. Se anche il sogno che aveva raccontato al mattino a sua moglie non era che una bozza, perché doversi sottoporre all’imprecisione e alla possibile interpretazione erronea di uno scambio estemporaneo? No, non c’era nulla di estemporaneo. Nulla che non rivelasse altro che sentimenti professionali. Benché i funzionari sovietici che intervistai in quei tempi avrebbero avuto molte più ragioni per restare abbottonati, in confronto a lui, spandevano emozioni da tutti i pori. A ogni modo, il suo odio per l’Urss - che mostrava ogni qual volta gli capitava di nominarla - probabilmente era dovuto meno all’incapacità dei sovietici di

Scrittore e giornalista statunitense, George Feifer ha scritto “Message from Moscow”

a fuori, la Russia appare orribile. Una cricca di ex spie che governa il paese con pugno di ferro sbattendo i proprio oppositori in galera e nazionalizzando i propri asset. Il Cremlino che utilizza le risorse energetiche russe per colpire i propri vicini. Gli oligarchi che calpestano con disinvoltura la legge intascando miliardi. E, come se non bastasse, il Paese detiene armi nucleari. Ma dall’interno l’immagine è completamente differente. Il caos causato dal crollo dell’ Unione Sovietica è finito. Gli introiti sono cresciuti di dieci volte nell’ultimo decennio e la Russia è ormai divenuta un paese più o meno normale dove la domanda dei consumatori ha soppiantato il dogma politico. I negozi sono pieni. La gente viaggia per il mondo. E mentre la transizione verso un’economia liberale è in corso, le opportunità e i posti di lavoro abbondano per chi è ambizioso e attivo. E il governo russo è tra i più popolari al mondo tra gli elettori. Stiamo parlando dello stesso luogo? La copertura mediatica internazionale della Russia ha uno spettro alquanto ristretto. La massima «le brutte notizie fanno vendere i giornali» suona particolarmente indovinata per la Russia dato che sembra produrre solo pessime notizie dalla caduta della Cortina di Ferro. Il Paese, in realtà, sta passando attraverso un cambiamento senza precedenti nella storia. Il sistema comunista è stato rimosso all’improvviso. La popolazione si è ritrovata ridotta alla povertà e il mercato ha subito i duri colpi dell’iperinflazione. I russi, costretti a raccogliere i pezzi delle proprie esistenze, hanno dovuto ricominciare da

UNA PROMESSA IMPORTANTE PER GLI INVESTITORI DI CAPITALI Alexander Sadchikov IZVESTJA

GIUDICI PIÙ INDIPENDENTI PER UN SISTEMA PIÙ LIMPIDO Vjacheslav Leonov RBK DAILY

MULTE INVECE DELLA PRIGIONE UN MALE PER GLI AFFARI Marina Sokolovskaja GAZETA

GLI ARRESTI DOMICILIARI UNA “FAVOLA” PER L’UE Anna Bessarabova MIR NOVOSTEJ

TRE REGIMI CARCERARI DIVERSI NORMALE, SEVERO E SPECIALE Ivan Egorov ROSSIYSKAYA GAZETA

In un Paese dove l’esito di un’udienza sovente dipende da una telefonata, voler fare affari onestamente implica coraggio. Questo in gran parte perché la classe giuridica russa è una singolare “cosa a sé”: una corporazione fuori da ogni controllo. Nel dicembre del 2008 Dmitri Medvedev aveva sottolineato: «L’operato della corte, qualitativamente parlando, è un fattore chiave per lo sviluppo democratico della Russia». E il criterio di valutazione del sistema giudiziario è la fiducia che la gente vi ripone.

Gli esperti accolgono con entusiasmo le ultime iniziative legislative del Presidente Dmitri Medvedev. La scorsa settimana i deputati hanno adottato “in blocco” quattro leggi che, tra l’altro, semplificano le procedure di azione penale dei giudici. Sono misure che hanno lo scopo di rendere i giudici più indipendenti e il sistema più limpido. Un altro proposito del Presidente è quello di ridurre il flusso di appelli dei cittadini alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (Cedu) di Strasburgo.

Per i reati di tipo patrimoniale si propone una pena pecuniaria al posto del carcere. Le multe previste sono però tali da compromettere qualsiasi business. Gli esperti sono prudenti nel giudicare l’iniziativa del ministero della Giustizia. Gennadi Gudkov, vicepresidente del comitato della Duma per la sicurezza, ritiene che l’idea di applicare sanzioni pecuniarie al posto del carcere sia in sé positiva. «Ma il concetto di reato economico al momento è vago. E la lotta contro questi reati avviene in modo selettivo».

Da gennaio è in vigore un nuovo tipo di pena: gli arresti domiciliari. Questa limitazione della libertà è, a detta dei legali, più una favola giuridica per l’Unione Europea che una realtà. Tecnicamente e finanziariamente il Paese non è pronto. Nel 2006 l’Ue ha stanziato tre milioni di euro per l’acquisto di braccialetti elettronici per il controllo a distanza dei condannati. La Russia ha adottato la legge sugli arresti domiciliari solo quando è arrivato il momento di rendere conto all’Ue sull’esperimento multimilionario.

I condannati recidivi e quelli alla prima condanna saranno incarcerati in penitenziari diversi. Lo scopo è evidente: salvaguardare chi è alla prima carcerazione dalla violenza e dall’influenza negativa dei criminali abituali. Dopo la riforma ci saranno prigioni a regime normale, severo e speciale: normale per criminali al primo reato e per i recidivi incarcerati per motivi poco gravi; quello severo per i recidivi colpevoli di crimini gravi; il regime speciale per criminali incorreggibili, ergastolani, capi mafiosi e terroristi.

IL DISEGNO DI DMITRI DIVIN

evo fare una confessione sull’inaspettato evento letterario dello scorso anno: L’originale di Laura di Vladimir Nabokov. Se ha allettato amici dai gusti senz’altro migliori rispetto ai miei, ha gettato me in un meno appetitoso stato d’incertezza sul suo idiosincratico autore. Di più: sebbene l’ultimo romanzo incompiuto di Nabokov, venuto alla luce nel 2008, non aggiunga nulla alla sua reputazione, è stato tale da farmi vergognare di non essere tra i suoi appassionati fan. Quest’ammissione sarà mai tollerata? È tuttavia il pungente disprezzo che Nabokov riservava ai suoi rivali non meno encomiabili a darmi il coraggio di rendere pubblica la mia incapacità di adorare gran parte della sua brillante opera. Vladimir Vladimirovich infatti aveva scarsa compassione per autori che considerava di minor talento. A esser precisi, raramente dalle sue aristocratiche labbra uscirono buone parole per gli altri. Fu poco carino con Andrei Sinyavsky e licenziò individui come Pasternak e Akhmatova con simile disprezzo. Né lo risparmiò a grandi scrittori del XIX secolo: Turgenev, Dostoevskij Nekrasov, talvolta persino Tolstoj. Parte del suo altezzoso disprezzo lo manifestò anche a me quando lo incontrai che aveva 77 anni. L’appuntamento era al Palace Hotel di fronte al Lago di Ginevra dove Nabokov amava spendere mesi in un cottage. Un biglietto alla reception mi dava appuntamento alle tre in punto in un bar dell’hotel per una chiacchierata di due ore. Nabokov sincronizzò il suo ingresso nell’elegante sala proprio con lo scoccare delle 3 per lasciarla, quasi nel bel mezzo di una

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tenere le loro bugie o banalità per se stessi che alla sua storia familiare. Suo padre, un giornalista e avvocato liberale, divenne segretario di un governo provvisorio tra le rivoluzioni di febbraio e ottobre del 1917. Due anni dopo, i ricchi e distinti Nabokov dovettero lasciare la loro dimora di San Pietroburgo e le loro grandi proprietà. Trentaquattro anni dopo quell’incontro, cosa penso di Nakobov oggi che ho quasi la stessa età che aveva egli allora? In qualche modo, ricordo molto più i suoi lavori - in particolare Pnin, La difesa di Luzin e Lolita - che mescolavano la commedia al timore della perdita: romanzi che sprigionavano emozioni come pure immediata ammirazione per le doti dello scrittore. In retrospettiva, adesso apprezzo anche la gaiezza che rendeva il suo scrivere - con i suoi doppi sensi e i suoi riferimenti sapientemente oscuri, i trompe l’oeil letterari e gli ammiccamenti agli eruditi - troppo sapiente perché mi potesse piacere allora.

L’autore è il direttore di “Business New Europe”

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Cibo Contro il freddo zuppe, caviale e kvas

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I segreti di una tavola da zar

Abbuffarsi di frittelle e panna per dire addio al lungo inverno

MAKSIM SYRNIKOV RUSSIA OGGI

«I Russi hanno una cucina assai stravagante», scriveva nel suo diario il tesoriere olandese Antonis Goeteeris dopo essere arrivato a Mosca nel 1615. Un’affermazione che si differenziava ben poco dalla primissima testimonianza pervenutaci sulla cucina russa ad opera di Ibn Rustah, storico, astronomo e geografo arabo dell’inizio del X secolo. Gli slavi orientali, secondo Rustah, si nutrivano esclusivamente di latte di cavallo. L’eco di questi racconti sui pasti quotidiani dei russi persiste ancora oggi. Mi è capitato ad esempio di leggere che la zuppa russa okroška venga preparata miscelando birra e vodka o che il borš debba assolutamente essere servito solo una volta andato a male. Si noti che non l’ho letto su manoscritti medievali, ma su riviste patinate moderne o siti gastronomici. La cucina di un popolo deriva dal territorio in cui vive. La terra russa, pur caratterizzata da dimensioni enormi, non è affatto fertile e il clima rigido per gran parte dell’anno non ne consente la coltivazione. In compenso, questo paese ha da sempre potuto usufruire di un ricco patrimonio boschivo. Le foreste di latifoglie e la taiga di conifere hanno sempre fornito al popolo russo una grande quantità di combustibile da utilizzare ogni giorno per alimentare il focolare nazionale, la stufa russa. La stufa russa, per utilizzare il gergo tecnico moderno, ha un coefficiente di rendimento bassissimo: non supera il 30%. Le dimensioni della sua cavità interna sono tali da poter consentire persino a un adulto d’entrarci e, se necessario, di utilizzarla per lavarsi. Per portare la temperatura interna di un focolare di queste dimensioni al livello necessario per sfornare il pane occorrono almeno una decina di ciocchi, cioè quasi un albero intero, pur se piccolo. Dopo aver por-

tato una buona stufa a regime, è però possibile utilizzarla per cucinare contemporaneamente più piatti che richiedono un’emissione di calore costante, infornare il pane e cuocere pirog (pasticci) per tutta la famiglia. Ed è proprio su questo lento processo di raffreddamento, che preserva il calore all’interno della stufa anche 8-12 ore dopo l’accensione, che si basa la cucina nazionale russa. Storicamente, la cucina russa non conosceva le fritture a fuoco aperto. Tutti i piatti venivano cucinati per diverse ore nella stufa senza aggiungere grassi od olio e si lasciavano cuocere nel proprio brodo. La zuppa russa più conosciuta e più popolare è senza dubbio lo ši. Per gli stranieri è sempre stato un mistero difficilmente penetrabile. Un ambasciatore giunto a Mosca da Roma nel Seicento scriveva: «La loro idea di un banchetto sontuoso è una zuppa con avanzi e foglie di cavolo sminuzzate. Qualora il risultato non sia di loro gradimento, vi versano

La ricetta dei bliny 250 g di farina di grano duro 7 g di lievito in polvere 7 g di zucchero 5 g di sale 3 uova 250 ml di latte 150 ml di panna acida 100 g di burro fuso 1. In una ciotola grande, unire farina, lievito, zucchero e sale. Quindi aggiungere latte, panna e tuorli d’uovo e mescolare. 2. Coprire la ciotola con una pellicola trasparente e attendere che sulla superficie del composto si formino delle bollicine. 3. Sbattere gli albumi fino a ottenere una miscela della stessa consistenza, quindi versare il tutto nella ciotola. 4. Versare in una padella riscaldata unta di burro tre cucchiaini di pastella, distribuendola in maniera uniforme. 5. Friggere fino a quando i bordi non diventano croccanti e il centro non si asciuga.

VIAGGIATRICE E GIORNALISTA DALL’ARCHIVIO PERSONALE

PHOTOXPRESS

A partire dalla prima testimonianza scritta in occasione del banchetto in onore del principe Jurij Dolgorukij, la cucina russa è sempre stata ritenuta poco entusiasmante in Occidente. In realtà ci vuole tempo per conoscerla e apprezzarla.

Stefania Zini

una gran quantità di latte rappreso». Lo ši, in realtà, può essere preparato secondo una varietà di ricette. D’altra parte, in virtù dell’amore nazionale per le zuppe, la gastronomia russa è la più ricca di minestre al mondo. In un ricettario dell’Ottocento ne vengono nominate ben 115, tra cui anche la zuppa di pane e vino e la zuppa di amarene e granaglie. Per quanto sorprendente, più della metà di queste ricette vengono utilizzate ancora ai nostri giorni. Ancor oggi, del resto, la zuppa continua a costituire la portata principale del pranzo. In inverno e in primavera, i crauti erano la verdura più diffusa, perché si conservavano facilmente. Inoltre, come effetto della tecnica di fermentazione utilizzata, si moltiplicavano le vitamine. Nel trattato dell’ambasciatore si parla inoltre del famoso caviale nero russo. Il lettore contemporaneo probabilmente rimarrà di stucco nell’apprendere che 400 anni fa, in alcune città oltre gli Urali, le uova secche di storione venivano aggiunte, in anni di carestia, alla farina come un qualsiasi surrogato a buon mercato. A base di pesce vengono preparati anche i pirog (pasticci) conosciuti solo in Russia: kulebjaka, rybnik, rasstegaj. Secondo un detto popolare, «nei pirog ci puoi mettere quello che

vuoi». Infatti, esiste una grande varietà di ripieni, di tipi di pasta e di pirog stessi. Ci sono i pirog aperti, quelli chiusi solo da un lato, quelli con un’apertura al centro, quelli senza sale, acidi, dolci o salati. I piatti a base di farina ancor oggi rappresentano il fiore all’occhiello della nostra tradizione culinaria nazionale. Inoltre, non si può fare a meno di ricordare la okroška e la botvin’ja tanto amate dai russi: zuppe fredde a base di kvas, la bevanda nazionale prodotta con malto o farina. Da quanto ho potuto osservare, la okroška è l’unico piatto che, in virtù del suo aspetto, provoca una certa diffidenza negli stranieri che visitano la Russia. Per apprezzare la okroška, è necessario abituarcisi fin da piccoli, assaggiarla quando viene preparata con il kvas della nonna. A questo proposito, è opportuno citare lo scrittore francese Théophile Gautier, che viaggiò per la Russia nell’Ottocento. Parlando di cosa lo avesse sorpreso della cucina russa, l’autore termina la sua rassegna con queste parole: «Dopo alcuni mesi in Russia ci si abitua ai cetrioli, al kvas e allo ši, alla cucina russa nel suo complesso, che a poco a poco si comincia persino ad apprezzare». Maksim Syrnikov è esperto di gastronomia e autore di diversi libri sulla cucina russa.

O

gni mattina quando mi sveglio, guardo dalla finestra con la speranza di vedere il “miracolo”: ancora nulla. Sotto un bel manto di neve bianca, Mosca riposa nel letargo più profondo. Come ieri, come ieri l’altro. Della primavera nemmeno l’ombra. Non dovrebbe essere così: il Carnevale russo, la Maslenitsa, la festa di addio all’inverno è alle porte. Per dare il mio addio personale all’inverno, quest’anno più lungo che mai, dovevo agire. Guardare gli altri festeggiare abbuffandosi di “bliny”, le frittelle russe offerte dagli amici, non sarebbe bastato: i bliny dovevo cucinarli io e organizzare una festa da me. Per il Carnevale russo vige una regola: il cibo a tavola deve abbondare, soprattutto nell’ultima domenica che precede la Quaresima, giorno in cui ho deciso di riunire gli amici in dacia a festeggiare. Tutti, intere famiglie, hanno risposto al mio invito, tranne uno che doveva lavorare. Ma anche lui non si è dato per vinto: al suo posto ha mandato moglie, figlio e cagnolino. Che almeno loro si abbuffassero di bliny alla vigilia del Grande Digiuno. Ed eccoci pronti per la grande abbuffata. Il frigorifero sta esplodendo. Dentro c’è un chilo intero di caviale rosso. Quello nero sarebbe stato meglio, ma adesso anche in Russia è così caro che i guadagni di un giornalista bastano appena per comprarne un cucchiaino. Di smetana, la panna acida, ne ho in abbondanza. Non è mai troppa con i bliny, che preparerò con burro, uova, farina latte zucchero e sale. Poi ancora salmone, storione, formaggi, leccornie di ogni tipo; per l’occasione ho perfino intaccato la mia riser-

va segreta di salumi portati dall’Italia. Ho anche preparato l’oliviè, l’insalata russa. Senza l’oliviè in tavola una festa in Russia non è una vera festa. E la vodka è già in freezer. Non rimane che attendere l’invasione degli ospiti. I bliny, simboli pagani del sole e del suo calore vivificante, incarnano l’essenza stessa della Maslenitsa, e non mancano mai sulle tavole. Dovevo solo scegliere la ricetta per l’impasto: impresa non facile perché, vivendo da tempo a Mosca, dalle amiche ne ho sentite a bizzeffe, ognuna ovviamente miglio re dell’altra e tutte tramandate da nonne cuoche eccezionali. E tutti i bliny assaggiati mi sono sempre sembrati ugualmente buoni. Prevedendo di doverne produrre in quantità industriale, ho scelto la ricetta più semplice. Infatti, se un francese riesce a mala pena a finire una crêpe (le crêpes ed i bliny sono simili per forma e sapore), durante il Carnevale un russo è in grado di mangiare un bliny dietro l’altro senza fermarsi. E quest’anno il record del 2009 di 150 bliny per 12 adulti, è stato battuto. Avremo raggiunto i 200! Pur cuocendo contemporaneamente su tre fornelli, i miei bliny, belli, tondi, dorati e ancora bollenti, sono spariti quasi senza raggiungere la tavola. Che strana settimana questo Carnevale russo! Per le strade nessuno più si maschera, tutti però si rimpinzano all’inverosimile a casa propria o da amici. Che sia perché subito dopo inizia la Quaresima? O forse è la risposta al richiamo degli avi pagani? In ogni caso, come da tradizione, alla fine della festa, si dà l’ultimo addio all’inverno incendiando il pupazzo di paglia che lo rappresenta: anche questo è stato fatto. Stefania Zini, italiana, vive e lavora in Russia da vent’anni. ANATOLY GORYAINOV_ITAR-TASS

La Maslenitsa, il Carnevale russo, è la settimana dei bliny

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