Numero Tre

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RULE BRITANNIA ZINE ANNO: 01

NUMERO: 3

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RULE BRITANNIA ZINE

Cari amici, eccoci al quarto numero della Fanzine di Rule Britannia. Anche stavolta la nostra fanzine vuole essere un modo giusto ed equilibrato di avvicinare la gente alla storia del calcio britannico, che per tutti noi è il calcio che più ammiriamo. Le storie di questo numero sono molto interessanti. Si parte con il racconto dell’incredibile cavalcata che nel 1983 portò il piccolo Brighton & Hove all’atto conclusivo della FC Cup, la competizione nazionale inglese che da sempre esprime il maggior fascino. Ma il racconto non si ferma qui, perché nell’incredulità generale i piccoli “gabbiani” riescono addirittura a trascinare il grande Manchester United alla ripetizione della partita, in cui avranno però la meglio. Ma il Brighton & Hove riscuoterà doverosamente l’applauso e l’ammirazione di tutti gli appassionati di calcio. Sempre a proposito di imprese “titaniche”, per il secondo capitolo ci spostiamo in Irlanda, 8 anni prima, quando gli sconosciuti dell’Athlone Town compiono un’impresa simile addirittura in Coppa Uefa. Di fronte, nientemeno che il Milan di Rivera. Nel piccolo impianto casalingo accorsero ben 10000 persone (su soli 3000 posti disponibili), 2/3 degli abitanti della cittadina. I rossoneri sottovalutarono decisamente l’avversario, che riuscì a strappare un incredibile 0-0. Nella gara di ritorno, il Milan fece tesoro del risultato a sorpresa e sbaragliò l’avversario. Si prosegue con una pagina dedicata ad una delle più grandi rivalità dell’Inghilterra meridionale: quella tra il Portsmouth ed il Southampton. Rivalità che non riguardano solamente le due tifoserie, ma anche direttamente le due società, molto diverse tra loro. Andremo in Irlanda del Nord a visitare uno stadio particolare, quello del Cliftonville. Uno stadio che vanta alcune curiosità storiche molto interessanti, che scoprirete leggendo. Leggeremo la recensione del libro “Football tra storia e leggenda”, libro molto interessante che ci spiegherà come il pallone dalla terra d’albione si è diffuso in tutta europa.


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Infine seguiremo il racconto di chi si recò a Glasgow per seguire la semifinale Uefa del 2008 tra Rangers e Fiorentina, e delle ottime impressioni che ha lasciato l’impianto scozzese casa dei “Gers”. Concludendo, leggendo questo numero potrete immedesimarvi nei giocatori e nei sostenitori di quelle squadre che sono andate vicino a compiere un’impresa storica. Una cosa che indubbiamente fa bene ad un calcio moderno e multimiliardario come quello di oggi, troppo spesso governato unicamente dai soldi e dagli sponsor, senza più considerare la passione. Passione che è viva anche nelle accese tifoserie di due squadre non proprio tra le più importanti del paese, ma che non per questo devono essere meno appassionate. Una visita a due impianti particolari concluderanno nel migliore dei modi la vostra lettura, che siamo sicuri rispecchierà ancora una volta le vostre aspettative. Frapalin

INDICE 1. Il volo dei Gabbiani. FA Cup 1983. 2. Athlone Town-Milan, Coppa Uefa 1975 3. Rivalità tra Pompeys e Saints 4. Stadi: Solitude, Cliftonville 5. Recensione Libro: Football tra storia e leggenda 6. Ibrox 2008


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IL VOLO DEI GABBIANI FA CUP 1983 Brighton è la città di mare più amata del regno unito. Incastonata tra le colline gessose dei Suoth Downs, e le acque della Manica, sulla soleggiata ma non troppo (come ammoniva Lord Byron) costa meridionale dell'Inghilterra, presenta tutto l'antico fascino della storica contea del Sussex. Tetti spioventi su un “Regency” raffinato che segue perfettamente l'architettura neoclassica dello stile georgiano, aggiungendo tocchi di eleganza e luminosità a tutte le strutture. Ma a Brighton si fondono anche avanguardie artistiche e controculture di ogni altro genere, mischiando inevitabilmente sacro e profano, dove quest'ultimo sfiora eventi acuti a cui lo zoccolo duro del perbenismo inglese storce quasi quotidianamente la bocca. Qui molti pub chiudono alle una del mattino, non alle undici di sera come avviene nella maggior parte dei locali londinesi e del resto del paese, ennesima prova se mai c'è ne fosse bisogno della licenziosità del luogo. E' davvero una terra strana questa. Sabbiosa, piena di strane felci a forma di animaletti marini. Il mare è grigio, spesso agitato da onde bianche che si rifrangono sulla riva. E' curioso il fatto che il rumore più intenso di questa città non sia provocato dal traffico ma dalle urla di migliaia di gabbiani dall'occhio furbo e dalla voce rauca. Sono i Seagulls, grandi e grigi che sbattono le ali sfidando alisei insidiosi. Si contendono voraci, pezzi di cibo, resti di fish and chips offerti dai turisti che passeggiano sui pontili. Lì afferrano, allontanandosi subito verso il mare, all'indietro, lasciandosi trasportare dalle raffiche come autentici padroni dell'aria, restando in equilibrio in qualsiasi condizione atmosferica. Nel 1983 altri gabbiani provarono a cogliere il vento giusto, a infilarsi nella corrente rapida della storia, sognando e quasi sfiorando una grande impresa sportiva. Dovettero arrendersi sul più bello, all'atto finale, ma quel volo pindarico da quelle parti non sarà mai dimenticato. In quell'anno infatti il Brighton & Hove Albion raggiunse la finale di coppa d' Inghilterra. Mai accaduto, ne prima ne dopo nella storia di questo club. Un sodalizio quello della località balneare sorto nel 1901, anche se il loro ingresso nell'alta società inglese è datato 1920 con l'iscrizione alla Football League. Divisa bianco blu preferibilmente a strisce verticali (anche se le varianti non sono mancate) escluso una breve parentesi nel 1970 all'epoca di Freddie Goodwin quando venne adottata una maglia completamente bianca. Ma si parlava di 1983. Estasi e tormento. Il Brighton approda a Wembley per sfidare il Manchester United in FA Cup ma al tempo stesso retrocede dalla prima divisione dopo quattro anni di onorata permanenza nel massimo campionato. Sono gli anni ruggenti del Goldstone Ground il vecchio è glorioso impianto degli “Albion” (altro nick name della squadra dopo Seagulls). Uno stadio che chiuderà i battenti definitivamente nel 1997 dopo che l'azionista di maggioranza Bill Archer e il suo capo esecutivo David Belotti attraverso una vendita piuttosto controversa e contestata, e alla fine anche infruttuosa misero la parola fine su Goldstone Ground. Ci vorranno 2 anni di comunanza con il Gillingham e altri 10 nell'inguardabile Withdean Stadium, che assomigliava più a un campo scuola di atletica leggera che a uno stadio di calcio


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inglese. Poi nel 2011 è arrivato il nuovo Falmer Stadium. Moderno e confortevole, ma sopratutto i tifosi del Brighton tornano a riassaporare l'essenza di una casa. Ma siamo andati troppo in là con gli anni, torniamo al 1983. Torniamo al Brighton allenato da Jimmy Melia. Personaggio rubizzo e goliardico, afflitto da una inclemente e prematura calvizie. Jimmy nasce a Liverpool nel 1937 e proprio nel Liverpool esordisce come calciatore nel 1954. Ci resterà fino al 1964, in un decennio dove riuscirà anche a centrare la convocazione per la nazionale. Poi tutta una serie di peregrinazioni fino a chiudere la carriera nel 1972 nel Crewe Alexandra. Nello stesso anno l'Aldershot lo assume come manager e inizia la sua esperienza di allenatore. Arriverà a Brighton nel 1982 dopo una “circense” avventura negli States alla guida dei Cleveland Cobras. Creerà uno spogliatoio assolutamente anarchico con poco rispetto per l'etichetta ma perfettamente in linea con il variegato stile cittadino. Jimmy Case centrocampista del Brighton di quella contraddittoria annata ricorderà:” C'era qualcosa di speciale nelle partite di coppa di quella stagione. Siamo andati malissimo in campionato, ma in FA Cup la squadra si trasformava, la città si animava. Eravamo un gruppo di burloni. Sapevamo che i favori del pronostico ci davano per perdenti nella finale, ma ci ridevamo su. Prima della partita abbiamo pranzato è Bob “the cat” Beaven che era un fan del club è entrato nel ristorante è ha fatto uno spettacolo per noi. Per andare a Wembley abbiamo preso l'elicottero ”. Si perché il Brighton raggiunse la capitale proprio a bordo di un elicottero. L'idea fu di un giornalista locale e il presidente Mike Bamber colse la palla al balzo. Il Brighton fa vittime illustri nella strada verso la finale. Cadranno nell'ordine Newcastle, Manchester City, Liverpool, Norwich, e infine in una drammatica semifinale giocata in un Highbury strapieno lo Sheffield Wednesday che uscirà sconfitto per 2-1. Parole e musica di Jimmy Case e Micheal Robinson. Per gli Albion si aprono le porte di Wembley. Di fronte i red devils di Rowan Atkinson e del loro alfiere e condottiero Bryan Robson. Ma è uno United pieno di eccellenze quello, da Ray Wilkins all' nord irlandese Norman Whiteside. Il Brighton può solo contrapporre spavalderia e incoscienza. A presentare la squadra alle autorità in quel pomeriggio del 21 maggio 1983 è il leggendario capitano Steve Foster. Assomiglia al brasiliano Socrates, barba incolta e fascia sui capelli. Un gringo da duello al sole. Volto poco raccomandabile ma bello. C'è anche Gordon Smith scozzese dalla faccia sincera e leale che al 14° minuto del primo tempo porterà inaspettatamente in vantaggio i suoi con un colpo di testa. Ma quelli di Manchester reagiscono e Stepleton e Wilkins con un goal capolavoro ribaltano il risultato. Sembra finita, quando Gary Stevens a tre minuti dal termine irrompe risoluto e prepotente su un pallone al centro dell'area di rigore e porta la finale al replay. Ma prima del triplice fischio finale ci sarà addirittura una clamorosa occasione per il Brighton, tanto che il commentatore Peter Jones della BBC esclamerà: "...and Smith must score". Ma il portiere del Manchester United Gary Bailey compie una prodezza, fra la gioia e lo sconcerto dei quasi centomila dell' Empire Stadium. Nella seconda partita lo United non farà sconti e si imporrà per quattro reti a zero. Doppietta di Robson, Whiteside, e Muhren su calcio di rigore. Quel giorno il vento era troppo forte anche per i gabbiani. Sr Simon


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ATHLONE TOWN-MILAN COPPA UEFA 1975 Athlone è una piccola cittadina di circa 15.000 abitanti, che ha la caratteristica di trovarsi praticamente al centro dell'Irlanda. E' infatti uno degli snodi ferroviari, stradali e commerciali più importanti dell'isola, visto che collega di fatto Dublino verso tutte le altre principali città del paese. La cittadina ha anche una posizione regionale non ben definita, essendo amministrata dalla contea del Westmeath, nonostante buona parte del territorio faccia parte della contea di Roscommon. Attraversata dal fiume Shannon, è dominata da un castello di origine medievale, che rende la città meta di numerosi turisti. Come ogni paese, anche Athlone ha la sua squadra di calcio, fondata nel lontano 1887, ed ammessa alla League of Ireland fin dalla prima edizione, nel 1922. La squadra partecipò alla prima divisione del calcio irlandese fino al 1928, vincendo la prima FAI Cup battendo il Fordsons, una delle squadre che poi fonderà dopo varie unioni l'attuale Cork City. Dopo 40 anni di lontananza dalla Premier, l'Athlone ci torna nel 1969, e dopo 3-4 stagioni di assestamento nella nuova categoria, nel 1974-75 arrivano secondi in campionato, dietro ai Bohemians, guadagnando il diritto di partecipare alla Coppa Uefa per la prima volta nella storia del club. Nel primo turno affrontano i Norvegesi del Valerenga, riuscendo a sorpresa ad imporsi per 3-1 in casa e a pareggiare 1-1 ad Oslo, accedendo cosi al secondo turno, in una affascinante sfida contro il Milan. La storica partita di St.Mel's Una sfida impari, sulla carta, e non c'è definizione migliore di quella di un Davide contro Golia: il grande Milan che aveva già in bacheca due Coppe dei Campioni, e che poteva contare su giocatori del calibro di Albertosi, Benetti, Collovati e Rivera, contro il piccolissimo Athlone, fatto da giocatori dilettantistici che erano di fronte alla partita della loro vita. Curiosamente, era anche un piccolo derby cromatico, essendo nero-azzurra la maglia dell'Athlone Town. Prima della partita tutti si aspettavano una goleada del Milan, ed una netta umiliazione per gli Underdog dell'Athlone, che però si stavano preparando alla grande alla partita, cercando di usare il loro stadio, St.Mel's Park, come arma a loro vantaggio. Il 22 Ottobre, davanti a quasi 10.000 spettatori (in una città di 15.000 abitanti!), in una giornata piovosa e in un campo pesantissimo, si disputa questa sfida storica. Il Milan, forse sottovalutando troppo l'avversario, lasciò fuori Gianni Rivera, infortunato, Chiarugi e Vincenzi per scelta tecnica, dando qualche piccolo motivo di speranza all'Athlone. Così iniziò la partita, con il Milan che schiaccia come logico l'Athlone nella propria area senza trovare il goal. Una difesa estenuante, promossa principalmente dal 19enne Cyril Barnicle, che instaura un duello tutto fisico con Romeo Benetti, riuscendo ad arginare in qualche modo il forte giocatore Rossonero. Il Milan attacca, ma non riesce a trovare il goal, per la preoccupazione anche di Giovanni Trapattoni, membro dello staff tecnico del Milan, tornato ad Athlone per i 35 anni dalla storica sfida e premiato dalla società nerazzurra con una targa celebrativa. Si va verso l'intervallo sempre sullo 00, con l'Athlone fortunato a non essere in 10 per l'espulsione di Duffy per un intervento su Benetti,


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quando l'arbitro danese Rasmussen assegna un rigore dubbio all'Athlone per fallo di Nevio Scala sul centrocampista Daly, mandando in delirio il pubblico di St.Mel's. Si incarica dal dischetto John Minnock, bomber della squadra ed eroe delle sfide contro il Cork nel campionato precedente che aveva mandato in Europa l'Athlone, ma soprattutto un allevatore nella vita di tutti i giorni. Tradito dall'emozione, Minnock si fa parare il rigore da Albertosi, spezzando il sogno suo e di tutta la squadra, che però non si scoraggia, e riesce a resistere a tutti gli assalti del Milan, riuscendo a portare a casa un clamoroso e inaspettato 0-0, con il rimpianto, però, del goal fallito da Minnock. A distanza di 20 anni, la BBC in un suo speciale (in cui si vedono anche le highlights della partita), da la possibilità a Minnock di segnare questo rigore rimasto nella storia della squadra e del calcio Irlandese, e questa volta lo segna... Nel ritorno l'Athlone continuerà a difendersi con tutte le proprie forze, ma un goal di Vincenzi al 63esimo spezza il sogno dell'Athlone, che poi subirà due goal da Benetti in rapida successione, perdendo 3-0, uscendo però tra gli applausi di San Siro e di tutto il calcio Irlandese, che ha vissuto nelle imprese dei ragazzi dell'Athlone il sogno che tutte le piccole squadre vorrebbero realizzare. Il Dopo Milan, fino ai nostri giorni Negli anni '70 l'Athlone è una delle squadre principali del panorama nazionale, e riesce nel 1980-81 a vincere il primo storico campionato, con 6 punti di vantaggio sul Dundalk. L'esordio in Coppa Campioni è contro il Copenaghen, uscendo però per la regola dei goal segnati fuori casa. La stagione successiva vede l'Athlone vincere la League Cup, mentre nella stagione 82-83 arriva uno storico double Coppa di Lega e campionato: l'avventura in Coppa Campioni però è breve e risalta la sconfitta per 8-2 subita dallo Standard Liegi nel primo turno. Nel 1987 il club retrocede in First Division, ormai i tempi d'oro sono agli archivi: torna però in Premier nel 1992, dove scende e la stagione dopo risale, restando fino al 1996, quando retrocede: da quel momento li la squadra gioca initerrottametne, fino alla stagione attuale, in First Division. Nel 2007 il vecchio St.Mel's Park va in pensione per lasciare spazio al nuovo e moderno Athlone Town Stadium, chiamato Lissywollen dal nome del quartiere su cui sorge.

Ghiraz


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RIVALITA’ TRA POMPEY E SAINTS Dati risalenti alla stagione 2003/04 L’antagonismo tra Scummers e Skates è un fenomeno che pare non essere stato intaccato dallo scorrere della storia. I tifosi del Portsmouth, fu riportato dai giornali locali, accolsero i loro rivali di Southampton con un fitto lancio di “clinker”- i rimasugli oleosi dei binari ferroviari – prima di una partita tra le due squadre nella “Southern League”. Accadde nel 1904. Circa 100 anni dopo, solo la terminologia è cambiata. Chiunque tifi per il Southampton è uno Scummer (gentaglia), i tifosi del Portsmouth sono Skates (faciloni). Il match di Carling Cup del 2 dicembre, primo derby locale dal 1988 vinto dal Southampton per 2-0 con doppietta di Beattie, è stato macchiato dalla violenza. Un tifoso dei Saints ha descritto l’atmosfera di quella notte come di “puro odio” tra le due tifoserie. Nonostante gli appelli delle due società per attenuare la tensione, anche la partita di campionato del 21 dicembre ha avuto un contorno fatto di schermaglie ed insulti tra le due opposte fazioni. Il trionfo dei Saints per 3-0 ha probabilmente fatto diminuire il nervosismo all’interno dello stadio, soprattutto per la frustrazione degli Skates ripiombati in zona retrocessione. Tutto questo deve avere una motivazione. Poche partite di Premier League hanno richiesto negli ultimi anni un simile spiegamento di forze dell’ordine: strade chiuse; poliziotti a cavallo; tifosi ospiti scortati da militari in tenuta da sommossa. La FA ha fatto il suo anticipando la gara a mezzogiorno allo scopo di evitare pericolose “ubriacature” mentre pochi negozi o pub intorno al St. Mary’s sono rimasti aperti nelle ore di contorno alla partita. “E’ una rivalità che riguarda tutto, dallo shopping al calcio” afferma Mike Hancock, deputato di Portsmouth e tifoso dei Pompey da 50 anni. “Entrambe le città sono dei porti, entrambe sono della stessa dimensione, si trovano a breve distanza fra loro e competono tanto culturalmente quanto economicamente. Southampton è più “aperta” e borghese. Portsmouth storicamente è più proletaria e dato che è sede di una base militare della Royal Navy, gli stipendi non sono mai stati altissimi…ma le cose stanno cambiando… A Southampton non hanno mai digerito di essere il secondo porto turistico del Paese. Per quanto riguarda il calcio hanno sempre giocato la carta dello snobbismo, ma senza effetto: sono sempre stati gelosi, sia della storia della città che della squadra di calcio! Cos’hanno avuto loro? Il soggiorno del Re “Canuto” e il Titanic, che affondò. Avranno anche uno stadio nuovo, ma ho visto con i miei occhi seppellire una maglia del Portsmouth sotto al St. Mary’s!”. Come visto, anche un tifoso VIP come Hancock sente visceralmente la rivalità. Se il pedigree del Portmouth è più prestigioso di quello dei Saints (i Pompey sono stati campioni nel ’49 e nel ’50), è da sottolineare che il Southampton milita nella massima serie inglese da 26 anni consecutivi, un record secondo solo a pochissime “grandi” del calcio inglese e impiegando budget molto inferiori. Nick Illingsworth, capo dei tifosi indipendenti dei Saints, ci racconta un aneddoto importante sulla storia dei rapporti tra le due città – “negli anni ’60 e ’70 Southampton prosperava grazie al commercio e al turismo. Poi, negli anni’80 a causa di decisioni politiche (Portsmouth sede delle


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operazioni per la Guerra delle Falklands) il porto rivale divenne molto più competitivo. Quando ci fu uno sciopero di grandi dimensioni, il tessuto commerciale di Portsmouth fu messo in ginocchio dalla decisione dei portuali di Southampton di tornare al lavoro. Il sindacato di Southampton si chiamava SCUM e da lì, probabilmente, la parola Scummers…”. Gli stili delle due squadre di calcio hanno rispecchiato l’immagine storica delle rispettive città. Il Southampton ha avuto numerosi attaccanti dai piedi ottimi: Payne, Le Tissier, Shearer, Keegan, Channon e adesso Beattie. Il Portsmouth invece ha sempre dimostrato una simpatia maggiore per l’operosità e i giocatori senza troppi fronzoli. Una volta Le Tissier giocò un Testimonial Match a Fratton Park indossando la maglia dei Pompey padroni di casa. Quando Le God segnò un rigore pose fine all’eresia, si strappò la maglia e rivelò che sotto di essa ne indossava una dei Saints con la parola Scummer ben impressa sul petto. La storia di queste schermaglie si è accresciuta di un ulteriore capitolo di recente grazie a Wayne Bridge. L’ex ragazzo d’oro di Southampton, passato al Chelsea durante l’estate, si è trovato ad affrontare il Portsmouth nel Boxing Day di quest’anno. Ironia della sorte, Bridge ha realizzato il suo primo gol allo Stamford proprio contro i suoi avversari di sempre. Da vero Scummer il terzino della nazionale inglese ha esultato correndo sotto la curva dei tifosi ospiti e rendendosi protagonista di gesti e parole provocatori, naturalmente accolti non positivamente dagli Skates presenti. Andando oltre alla rivalità storica, i due club hanno ulteriori differenze. Il Southampton, amministrato da qualche tempo dalla SLH di Rupert Lowe, veleggia ormai da anni nella tranquillità economica che si concilia ora, grazie all’opera di Gordon Strachan, a risultati sportivi molto buoni. I Pompey di contro hanno vissuto uno straordinario 2003 coronato dal trionfo in First Division e dal ritorno conseguente in Premier League. Nonostante ciò gli Skates non navigano nell’oro e nonostante i soldi promessi dal miliardario Serbo Mandaric, le prospettive rimangono non chiarissime. Portsmouth rimane però molto legata al suo vecchio Fratton Park e alla storia del suo club, tanto che i fans dei Pompey sono fra le tifoserie più appassionate dell’intera Premier League. Si dice “A Portsmouth il calcio è una religione, a Southampton è un’hobby”. Tra le due dirigenze non c‘è poi tutta questa aspra rivalità, tende però a sottolineare il patron dei Saints Rupert Lowe. Il Presidente dei Saints afferma anzi che “non c‘è nessun motivo per cui le due società non possano prosperare insieme. Siamo entrambe grandi squadre, forse i Pompey avranno avuto un passato più glorioso, ma ciò non corrisponde alla situazione attuale. Inoltre Southampton guarda all’ovest come “riserva di tifosi”, una volta eravamo l’unico club di Premier a sud di Londra, ma c‘è spazio per tutti anche ora”. Credo che questa descrizione della rivalità tra noi e loro serva a farvi capire che non esistono solo derby come Milwall-West Ham piuttosto che Man Utd-Liv'pool. Nella south coast il derby è vissuto con angoscia, questione di vita o di morte, basta vedere cosa ho scritto io nella presentazione del mio blog, la vivo anch'io questa rivalità. Credo che l'emozione del derby sia una tra le cose più eccitanti, se non la più eccitante, nella nostra vita calcistica! Edo Pompey


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SOLITUDE, CLIFTONVILLE Lo stadio del mio Cliftonville, si trova a Belfast e l'impianto può ospitare fino a 6,000 spettatori. Ha due particolarità: E' lo stadio più antico dell'Irlanda del Nord, fu costruito nel 1890, fu il primo stadio nel Mondo, dove fu battuto un calcio di rigore. Dal 1890 al 1910 fu casa anche dell'Irlanda del Nord, proprio su questo campo riuscì per la prima volta ad evitare la sconfitta contro Inghilterra, fini 2-2

Main Stand

Cage Stand


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Bowling Green End

Whitehouse, sullo stile del Cottage del Fulham, una volta era sede degli spogliatoi, ora trasferiti nella Cage Stand, si prospetta un futuro da museo

Hibees1875


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RECENSIONE LIBRO: FOOTBALL TRA STORIA E LEGGENDA Un libro di Marco Scialanga e Gabriele Manu. Un viaggio nelle origini del football dei pionieri, tra miti, leggende, luoghi comuni da sfatare, aneddoti e curiosita’ sulla nascita del gioco piu’ bello del mondo e dei grandi club europei. Di cosa parla … Correva l’anno 1862 quando i maestri britannici inventarono il football, nella sua versione moderna, creando anche le prime squadre di Club, ideando l’intramontabile e affascinante Fa Cup e concependo il più antico campionato che si ricordi, prima di conquistare con il loro nuovo gioco i popoli di mezzo mondo. Foot-ball, tra storia e leggenda ripercorre appunto, con dovizia di particolari, il viaggio del pallone lungo le rotte delle navi inglesi, andando a scovare aneddoti e curiosità legate alla nascita, lo sviluppo e l’espansione del calcio in tutta Europa, sebbene nella storia si sia sempre giocato con una palla, in tutte le ere e ad ogni latitudine. Compiendo un salto indietro nel tempo di oltre un secolo, il volume passa rapidamente in rassegna la situazione storico-politica dei Paesi del Vecchio Continente e il loro approccio entusiastico con il neonato sport, imbattendosi in una sequela di vicissitudini. Da quelle più solenni alle più divertenti o perfino leggendarie, per arrivare a scoprire, ad esempio, che ad Udine ancora oggi si reclama per uno “scudetto” vinto ma mai riconosciuto ufficialmente; oppure che in Olanda il calcio fu così “totale”, fin dagli albori, che la prima squadra nata nella terra dei tulipani giocò in un prato adibito a pascolo con tanto di alberi da frutta nel mezzo; o ancora, che in Turchia il gioco del pallone fu vietato dal Sultano ed i ragazzi che osarono contravvenire a ciò furono addirittura arrestati. Il resto, ovviamente, è lasciato alla curiosità del lettore… Jimmy76


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IBROX 2008 Arrivammo ( io e la mia "firm" per dirla all'inglese) in mattinata all'aereoporto di Glasgow. Non dimenticherò mai all'accoglienza che inaspettatamente ci riservarono appena scesi dall'aereo: uomini col kilt e cornamusa che suonavano "Flowers of Scotland"e ragazze pon-pon con tanto di magliettine aderenti dei Rangers. Che spettacolo ! In centro si vedevano solo sciarpe viola, non ci fu nessun problema di ordine pubblico tutto filo' per il meglio. Pranzammo in un pub, "Tartan arms" qualcosa del genere. Ricordo che ci avvicinarono alcuni uomini tifosi del Celtic che ci raccontarono il loro odio verso l'ala protestante della città. Capimmo fin da subito che per loro era più di un derby, un odio che va oltre il calcio, oltre il campanilismo. Molti di noi vennero attratti dallo store appunto dei Celtic. Io li visitai tutti e due sia quello dei Rangers sia quello dei Celtic, quest'ultimo devo dire era molto più curato e più affollato da tifosi e turisti. In Italia non c'e' dubbio viene maggior pubblicizzato il mito del Celtic, vuoi che siano cristiani vuoi che da anni vestono una nota marca americana come la Nike, vuoi che il fascino degli irlandesi perseguitati attiri di più, sta' di fatto che nonostante tutto io personalmente non riuscivo ne a schierarmi da una parte ne dall'altra. Store a parte la città non mi entusiasmo' più di tanto. Tardo pomeriggio ci dirigemmo verso Ibrox. Arrivati li la musica cambiava, di bianco e verde non c'era più nulla nemmeno l'erba ! In effetti mi ricordo un quartiere grigio anzi tutto in mattoncini rossi con un suo fascino pero'. Orgogliosi e in gran numero spalla a spalla si fece visita ad uno dei loro pub sotto il loro store. Tutto tranquillo, totale rispetto, sguardi che si incrociavano e come se ci stessimo studiando. Una sensazione unica che quasi non so spiegarvi. La partita: nessuno era favorito, infatti ce la giocammo alla pari fino all'ultimo. 0-0 fini,poche occasioni, loro fecero un vero e proprio catenaccio. Ero dietro la bandierina del corner si vedeva da Dio. Stranamente il loro tifo molto acceso fatto di battimani e cori assordanti veniva da destra e da sinistra ma non dalla curva opposta. Anche noi si fece molto bene ( sognavamo già la finale di Manchester ...) . Al triplice fischio ci aspetto'un altra piacevole e indimenticabile sorpresa: loro prima di andarsene si girarono verso di noi e ci tributarono un applauso di ( non esagero !) cinque minuti ! La partita passo' per me come lo avrete ben capito anche dal racconto in secondo piano. Altra mentalità !!! Colori diversi, religioni diverse, un calcio diverso eppure vivere il football qui e' unico ! McMillan


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