Semiotica applicata: la musica nella comunicazione

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@robsbalestra edizioni

12/luglio/2014

Oggetto di Tesi: Problematiche legate al senso della musica nella comunicazione

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DA CRISTINA CANO SIMBOLI SONORI

SIMBOLISMO DEL CENTRO, DELLA LUCE, DELL’ASCENSIONE, DELLA TENEBRA I simboli che interessano il linguaggio musicale sono e sono stati individuati in simbolismi del centro, della luce, dell’ascensione e della tenebra. Definiamo musicali i simboli sopraelencati perché appartengono al piano delle proprietà espressive inerenti alla struttura sonora. Il simbolismo del centro infatti concerne la forma musicale, mentre i simbolismi dell’ascensione, della luce e della tenebra, concernendo astrazioni percettivo-fenomeniche, si innestano direttamente sul livello fonosimbolico della significazione musicale.

SIMBOLISMO DEL CENTRO

– Il centro è dunque il luogo sacro per eccellenza: un microcosmo

consacrato da una ierofania che lo isola dallo spazio profano circostante. Esso abbraccia due nozioni multiple: quella di spazio ierofanico-reale e quella di spazio creazionale, dove comincia ogni creazione. L’atto della creazione realizza il passaggio dal non manifesto al manifestato e, a livello cosmologico, dal caos al cosmo; poiché la creazione si effettua in un centro, tutte le varietà dell’essere possono accedere all’esistenza soltanto in un area sacra per eccellenza. Simbolismo del centro nella forma musicale – Seguendo ciò che abbiamo appena detto possiamo aggiungere che anche la costruzione di qualsiasi forma musicale risponda al desiderio profondamente radicato nell’uomo di trovarsi entro uno spazio e una struttura ordinati. In epoca medievale era assai viva la sensibilità al simbolismo del centro: Nel rondeau francese, nella forma precedente del rondellus, nell’estampie forma musicale duecentesca, nel virelais, in tutte queste forme musicali troviamo il ripercorrere circolare un percorso sempre uguale. Successivamente Debussy tende a distruggere l’organizzazione formale preesistente all’opera e ricorre al valore del suono per se stesso in un processo di polverizzazione del linguaggio. La scrittura debussiana si concreta in una serie di rifiuti delle forme scolastiche prestabilite. Simbolismo del centro nel linguaggio musicale: ascolto, analisi, interpretazione – a comprova della differenza tra ascolto passivo ed attivo stanno le ricerche sperimentali che dimostrano che le modificazioni vegetative (sul complesso psicofisico dell’uomo) risultano a carattere diffuso presso soggetti non musicisti, mentre in soggetti musicisti appaiono regolate perché essi già conoscono gli eventi della costruzione musicale. L’ascolto passivo va situato sul piano della sensazione. L’ascoltatore subisce una serie di stimolazioni che aumentano l’eccitabilità delle aree limbiche del cervello (aree emozionali), disturbando l’equilibrio psicofisico individuale e diminuendo lo stato coscienziale. Al contrario nell’ascolto attivo si innalza la consapevolezza percettiva, poiché aumenta l’attività corticale (di ragionamento), con conseguente riduzione dell’eccitabilità delle aree limbiche del cervello e diminuzione della reattività emotiva.

SIMBOLISMO DELL’ASCENSIONE – Il simbolismo dell’ascensione è legato al simbolismo dell’albero sacro: un numero considerevole di miti parlano di un albero, di una liana, di una corda, di un filo di ragno o di una scala che legano la terra al cielo e a mezzo dei quali certi esseri privilegiati salgono effettivamente al 2


cielo. La scala è portatrice di un simbolismo estremamente ricco: essa figura plasticamente la rottura di un livello che rende possibile il passaggio da un modo di essere a un altro o, su un piano cosmologico, che rende possibile la comunicazione tra cielo, terra e inferno. L’idea spaziale di ascesa dalla terra al cielo, nel linguaggio musicale, può essere tradotta musicalmente in figurazioni composte di note ascendenti. L’alto e il basso sono legati rispettivamente all’acuto e al grave e il passaggio dal primo al secondo è percepito come abbassamento, mentre il passaggio dal grave all’acuto come elevazione. Il simbolismo dell’ascensione è assai ricorrente in ogni genere di repertorio: sacro, profano, vocale e strumentale.

SIMBOLISMO DELLA LUCE – La luce è un valore universale nella storia della nostra cultura atto a simbolizzare la vita dello Spirito. La luce pertanto appare come immagine della verità nella quale penetra lo spirito della conoscenza. La conoscenza è dunque in relazione con la luce. La luce è il segno della sovranità divina: l’aureola luminosa attorno alla testa del Dio, lo scintillio del suo corpo, sono considerate manifestazioni divine. L’ombra stessa viene considerata come un’emanazione della luce, così che l’ombra delle statue divine come l’ombra del corpo del re conferiscono grazia e benedizioni. Gli studi di semantica storica mettono in evidenza le corrispondenze, fra i termini che designano le divinità in sanscrito, lituano, antico prussiano, latino, greco, irlandese, gallico, con una radice indo-europea “de/o” che significa luce. Presso gli indoeuropei dunque, l’essere divino è concepito come un essere luminoso, un dio di luce; di contro i termini riferiti all’uomo confermano l’idea di terra: l’homo latino è vicino a humus. Trattando del simbolismo della luce nel linguaggio musicale, è utile tracciare una distinzione tra sacro trascendente e sacro cosmico-magico-demoniaco. Quest’ ultimo indica una forza misteriosa e impersonale che permea certe persone e luoghi con effetti benefici o malefici, tale forza è assai frequente nel repertorio melodrammatico ed i personaggi hanno la funzione di generare divieti, tabù, intimidazioni. Il sacro trascendente, invece, che non si identifica con persone, cose e luoghi, si associa immancabilmente in modo univoco con l’idea spaziale di altezza, avvalendosi del simbolismo della luce. In questa sede è pertanto necessario richiamare le premesse di ordine percettivo che danno ragione del rapporto tra il suono e le qualità sinestesiche (isomorfismi –stessa forma- o associazione tra modalità sensoriali differenti) della chiarezza e della luminosità. Le ricerche di psicologia della musica hanno ampiamente dimostrato che la sensazione di chiarezza e luminosità è direttamente proporzionale all’acuità del suono

SIMBOLISMO ACQUATICO DELL’IMMERSIONE E DELLA TENEBRA

– Le acque simboleggiano la

totalità delle virtualità: esse sono origine e fonte, la matrice di tutte le possibilità di esistenza. Esse rappresentano la sostanza primordiale da cui nascono tutte le forme e nelle quali essere ritornano per regressione e cataclisma. Esse, ancora, precedono ogni forma e sostengono ogni creazione. L’immersione nell’acqua simboleggia la regressione nel preformale, perché una immersione equivale a una dissoluzione di forme. L’uscita dall’acqua ripete invece il gesto cosmogonico della manifestazione formale e simboleggia una nuova nascita e la rigenerazione totale come nel battesimo. È per questo che il simbolismo dell’acqua implica sia la morte sia la rinascita. In qualsiasi insieme religioso, le acque conservano invariabilmente la loro funzione: disintegrano, aboliscono le forme, lavano i peccati, sono ad un tempo 3


purificatrici e rigeneratrici; non potendo manifestarsi in forme, loro destino è di precedere la creazione e di riassorbirla. Tra i gruppi di simboli solidali col simbolismo acquatico, quelli del diluvio e del battesimo sono i più vasti e complessi. Questa immersione nell’acqua, rappresentando la disintegrazione di ogni forma, così come l’abolizione di ogni storia, equivale sul piano umano alla morte e, sul piano cosmico, alla catastrofe e al diluvio che dissolvono il mondo nell’oceano primordiale. Tale regressione nel preformale e nel larvale si ritrova in maniera similare nell’estinzione dei fuochi, equivalente all’instaurazione delle tenebre, della notte cosmica nella quale tutte le forme perdono i loro contorni e si confondono. Sul piano cosmologico le tenebre sono identiche al caos, così come la riattivazione del fuoco simboleggia la creazione, la restaurazione delle forme. Il simbolismo acquatico dell’immersione si lega quindi a quello della tenebra ed implica analogamente la rigenerazione e l’emersione, cioè l’allontanamento della tenebra stessa. Il simbolismo della tenebra nel linguaggio musicale si fonda sulla sospensione temporanea delle relazioni sintattiche (coordinamento delle parole) tra i suoni nel loro evolversi usuale. Un ampio numero infatti di strutture temporali della musica europea, così come buona parte di quella di altri continenti, implicano la segregazione di un tema, di un motivo o di un’idea dominante che può dimorare e riproporsi nel corso del brano, restando sempre riconoscibile. Al contrario il simbolismo della tenebra si fonda su una diversa strutturazione del campo temporale, ove si rinuncia in primo luogo alla segregazione dell’idea tematica. Non a caso tale simbolismo si trova con maggior frequenza all’inizio delle composizioni.

INFANTILISMO E DEGRADAZIONE DEI SIMBOLI MUSICALI Simboli degradati proliferano nella musica leggera e in quella destinata ad usi funzionali come nel cinema, nella televisione e nella pubblicità. Dei simboli esaminati, sono soprattutto il simbolismo dell’ascensione e quello della luce ad emergere con maggior frequenza nelle loro versioni infantilistiche, degradati quindi su un piano estremamente concreto, snaturati del loro senso cosmologico e metafisico. Pur essendo isolati dal loro contesto, tali simboli degradati non perdono la loro efficacia impressiva e l’abuso che se ne fa ne è a comprova. Così banalizzati, decadono assai spesso a servizio delle ideologie, divenendo strumenti di ingannevole fascinazione piuttosto che strumenti di conoscenza. Esemplificando, ciò significa che il profumo che si spaccia per “profumo dei paradisi ritrovati” si asservisce alla mera ideologia di consumo e del mito della seduzione femminile, così come il simbolismo dell’ascensione attualmente utilizzato come sigla musicale per le pubblicità nelle reti televisive, è pure sottomesso ad analoghe ideologie. Ciò dimostra che, nonostante la desacralizzazione dell’uomo moderno, in zone mal controllate sopravvive un avanzo mitologico e i simboli non spariscono mai dall’attualità psichica. Se dunque queste immagini archetipali sono sempre presenti nel subconscio, posseggono quindi una certa potenza di fascinazione rispetto ad altri tipi di immagini. Una sigla pubblicitaria che pertanto utilizzi una figurazione ascensionale ha maggior potere impressivo che quella che si serve di una qualsiasi altra idea tematica. Sul piano dell’ascolto passivo e della mera ricezione sensoriale infatti il simbolo ascensionale ha il potere speciale di attivare reazioni emotive: sarà subita ad esempio l’emozione di gioia che si attiva grazie al 4


simbolo dell’ascensione che la Rai propone tra l’altro come sottofondo costante alla rubrica meteorologica. Viene il sospetto che vi sottostia, consapevolmente o meno, l’ideologia del week-end e della vacanza. L’Autrice conclude auspicando in ambito didattico, l’attenzione critica alle versioni degradate dei simboli, di cui abbondano per altro i testi delle canzoni di musica leggera. Il momento riflessivo-critico diventa in questo caso condizione necessaria perché l’adesione al simbolo sia strumento reale di conoscenza e non mezzo ulteriore, fra tanti, di appiattimento delle coscienze.

A questo punto, avendo preso coscienza delle potenzialità dell’arte della musica e della sua trasversalità, possiamo passare ad analizzare le peculiarità e le problematiche legate al senso della musica nella comunicazione e nello specifico che cosa significa musica nei vari ambiti della nostra quotidianità: •

Strumento di marketing 5


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Comunicazione di un sentimento Musica e relax Strumento interculturale Musica e disabilità

la musica come strumento di marketing E' noto che nelle società moderne, l'unica reale costante è il cambiamento; infatti i mutamenti nei mercati, le innovazioni tecnologiche, la concorrenza sempre più pressante e le variazioni nei gusti del consumatore impongono alle aziende di affrontare continue modifiche. Questa continua ristrutturazione inevitabilmente va ad influire anche sulle strategie di marketing delle aziende. In questo contesto viene inserita da anni anche la musica come potenziamento di una nuova forma di marketing che si va ad affiancare a quella tradizionale del marketing mix. Si tratta del tema della musica instore, cioè il comunicare attraverso la musica all’interno del punto vendita. Questa è una tendenza già esistente ma destinata ad evolversi ulteriormente grazie alla sua capacità di emozionare e selezionare i potenziali clienti attraverso una scelta accurata delle playlist, e soprattutto per il fatto che oramai la musica rappresenta la quotidianità per la maggior parte delle persone ed è anche stato dimostrato che una determinata tipologia di musica richiama un determinato target e che realmente la maggior parte delle persone viene condizionata positivamente da essa. La scelta di questa tematica è dovuta alla consapevolezza che oggigiorno la musica è uno degli strumenti più forti e più utilizzati nell’ambito della comunicazione, capace di emozionare e di arrivare ad ogni tipologia di cliente grazie al suo linguaggio globale. La rapida evoluzione subita negli ultimi decenni dagli ambienti strategici di marketing, che ha portato gli esperti del settore a concentrarsi meno sui bisogni essenziali del consumatore e focalizzarsi di più sui desideri dell’individuo, sembra aver dischiuso un sentiero percorribile congiuntamente sia dal marketing che dalla musica: quello del coinvolgimento emotivo. Fondamentale è stato l’apporto della nuova prospettiva aperta dal cosiddetto marketing esperienziale, teorizzata da esperti come Schmitt, Pine e Gilmore, nel quale un individuo non consuma semplicemente un prodotto, ma è chiamato a vivere un’esperienza, a partire dalla progettazione e gestione delle variabili ambientali all’interno dei punti vendita, che lo porta al centro dell’intero processo: ecco che la dimensione sonora può trovare un’appropriata collocazione nei processi che permettono alla marca stessa di esprimere i suoi valori, di mostrare la sua identità, di veicolare la sua equità. L’obiettivo è provocare esperienze davvero memorabili e totalizzanti, trasmettendo i valori profondi del brand in modo coerente, efficace e stimolante attraverso una sua declinazione sonora che diventi il ricordo e fedeltà alla marca. In parole povere attraverso la musica una marca può anche comunicare. È un nuovo orizzonte i cui confini vanno ancora individuati; di certo esiste tale terreno comune tra musica e marketing dove si mette in pratica (a volte si sperimenta) il loro reciproco coinvolgimento: la musica influisce ed impatta il nostro cervello provocando reazioni positive o, altrettanto, negative. 6


La musica come COMUNICAZIONE DI UN SENTIMENTO La musica è la scienza del suono, è emozione, è terapia ma, soprattutto, è comunicazione. Si legge su Wikipedia: “La musica è l'arte e la scienza del suono. Arte in quanto quel complesso di norme pratiche idonee a conseguire determinati gradevoli effetti sonori. Scienza in quanto attraverso lo studio della nascita, dell'evoluzione nel corso del tempo e l'analisi dell'intima struttura della musica, si fa opera strettamente scientifica". Ma la musica è soprattutto comunicazione. Le nuove forme di comunicazione emergenti nell’universo giovanile possono testimoniare come e perché la musica è comunicazione, ovvero uno strumento di relazione fondamentale tra sé e gli altri, tra il proprio mondo interiore e quello circostante. La musica comunica ed esplora i nessi di uno scenario come quello attuale, in cui i media tendono a configurarsi come un ambiente di vita che dà forma alle esperienze cognitivo-emotive e socio-relazionali delle persone e, dunque, come una delle principale agenzie di socializzazione delle giovani generazioni. Se analizziamo l'evoluzione della musica nel corso della storia, si nota infatti come la progressiva conquista di nuove sonorità e l'abbattimento di determinati schemi, seguano un filo evolutivo proprio, modificando progressivamente i gusti e le abitudini all'ascolto. Tale concetto è ancor più valido oggi, dove la rapida evoluzione tecnologica che ha contraddistinto gli ultimi decenni, ha profondamente cambiato il concetto di fare musica, così come sono cambiate le sonorità CHE SUSCITANO DETERMINATE EMOZIONI. MA NON È CAMBIATA LA VERITÀ INCONFUTABILE CHE IL LINGUAGGIO-MUSICA, IERI COME OGGI, È STATA E RIMANE UNA FORMA CAPACE DI VEICOLARE E COMUNICARE EMOZIONI SPECIFICHE. “LA MUSICA È VEICOLO DELL'INTERIORITÀ, DELL'INESPRIMIBILE, DELL'IMMEDIATEZZA SOTTRATTA AI VINCOLI DELLA RAGIONE E DEL CONCETTO CHE SOFFOCANO LA DIMENSIONE CREATIVA E PRODUTTIVA DELL'UOMO, IMPEDENDOGLI IL RISCATTO E LA SALVEZZA”.

Tratto dal blog Pensare Sognare Comunicare: “Dio ci ha dato la musica in primo luogo per indirizzarci verso l’alto. La musica raduna in sé tutte le virtù, sa essere nobile e scherzosa, sa rallegrarci ed ammansire l’animo più rozzo con la dolcezza delle sue note melanconiche, ma il suo compito principale è guidare i nostri pensieri verso l’alto, così da elevarci, da toccarci nel PROFONDO”. F. NIETZSCHE QUESTE PAROLE, SCRITTE DAL FILOSOFO TEDESCO FRIEDRICH NIETZSCHE AD APPENA QUATTORDICI ANNI, SI POSSONO CONSIDERARE COME LA RADICE, L'ESSENZA STESSA DEL SUO PENSIERO NEI CONFRONTI DELLA MUSICA. PER IL GIOVANE NIETZSCHE È LA MUSICA, E L’ARTE IN GENERE, AD APRIRE ALLA VERA COMPRENSIONE DELL'ESSERE. IN ESSA SI INCONTRANO LE DUE GRANDI FORZE CHE ANIMANO LO SPIRITO GRECO: L'APOLLINEO E IL DIONISIACO. APOLLO È IL DIO DELL'ORDINE, DELLA FORMA E DELL'AUTOCONTROLLO, MENTRE DIONISO SIMBOLEGGIA IL PAROSSISMO DELLE PASSIONI E DELLE FORZE VITALI E TROVA LA SUA MIGLIORE ESPRESSIONE NELLA MUSICA. DIONISO (BACCO PER I ROMANI) È IL DIO DELLA MUSICA, DEI TEATRANTI E DEI BACCANALI ROMANI, COLUI IL QUALE RAPPRESENTA L’IMPETO DEI SENSI LADDOVE APOLLO È L’ARMONIA E L’EQUILIBRIO

La musica oggi è cambiata. Continua a dare emozione e eccitazione? Forse, ma sicuramente in modo diverso: frenetico, FRETTOLOSO, MEDIATO E FORSE ANCHE SUPERFICIALE. C’È DA CHIEDERSI QUALE SAREBBE LA REAZIONE DI NIETZSCHE E DEL SUO AMICO WAGNER ALL’ASCOLTO DI MUSICA HARDCORE, COMMERCIALE, HEAVY METAL, PUNK, POP, ROCK, AFRO ECC. CERTO, È INNEGABILE CHE SE FATTA BENE, LA MUSICA È SEMPRE UN PIACERE PER I SENSI, QUALSIASI SIA IL GENERE.

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MA OGGI QUANTI POSSONO AFFERMARE DI FAR BENE LA MUSICA? E QUANTI POSSONO DIRE DI SAPERLA ASCOLTARE? SONO POCHI I VERI “ESPERTI” DI MUSICA. PER NIETZSCHE LA MUSICA RIMARRÀ, NON SOLO UNA COMPAGNA INSEPARABILE PER TUTTA LA VITA MA ANCHE L’ARTE PER ECCELLENZA, ELETTA AL RUOLO DI SUTURA TRA L’UOMO E, APPUNTO, IL DIONISIACO INTESO, DAL FILOSOFO, COME QUELLO SPIRITO GAIO E ENTUSIASTA DELL’UOMO CHE DICE “SÌ” ALLA VITA, LA QUALE HA I TRATTI AUTENTICI DELL’IMPREVISTO, NELL’IRRAZIONALE E NELL’IMPETO SENSUALE

MUSICA E RELAX La musica può essere usata sia come mezzo per favorire il rilassamento sia come tecnica terapeutica a sé stante (musicoterapia). Per l'induzione del rilassamento si ricorre all’ascolto a basso volume di brani lenti e ripetitivi, secondo i gusti della persona. Per lo più si usano brani di musica classica (Bach, Mozart, Chopin, ecc.), ma possono essere molto utili anche brani new age o simili. La musicoterapia è una tecnica terapeutica basata sia sull’ascolto di una determinata musica scelta dal terapeuta (musicoterapia passiva), sia sulla creazione di suoni e note attraverso strumenti messi a disposizione (musicoterapia attiva). Oltre che di aiuto nel trattamento di stress, ansia, disturbi psicosomatici e depressione, la musicoterapia è usata in neuropsichiatria infantile come mezzo di comunicazione col bambino autistico. Avremo modo di affrontare questo aspetto nell’ultima sezione. In generale, l’effetto tranquillizzante della musica è dovuto ad un aumento dell’attività dell’emisfero destro del cervello, responsabile dell’attività immaginativa e creativa, con diminuzione del lavoro dell’emisfero sinistro, sede del linguaggio, del pensiero razionale e della capacità di calcolo. La musica come abilità cognitiva. Sappiamo che la musica aiuta a strutturare il pensiero ed il lavoro delle persone nell’apprendimento delle abilità linguistiche, matematiche e spaziali; soprattutto l’intelligenza musicale influisce sullo sviluppo emotivo, spirituale e culturale più di altre intelligenze. Meno risaputo è che la musica possa influenzare l’organismo modificando lo stato emotivo, fisico e mentale: tale fenomeno viene denominato "EFFETTO MOZART".

Studiosi musicali, dal punto di vista medico, dichiarano

CHE "MOZART È UN’OTTIMA MADRE, PROVOCA

IL MAGGIOR EFFETTO CURATIVO SUL CORPO UMANO".

L

‘EFFETTO MOZART’ RIESCE AD AGIRE ESSENZIALMENTE COME TECNICA PSICOLOGICA NELLA

MODIFICAZIONE DI PROBLEMI EMOTIVI E PUÒ MODIFICARE LE VARIE PATOLOGIE DI CUI È AFFETTO L’ESSERE UMANO: È UN’ECCELLENTE TECNICA DI COMUNICAZIONE MA ANCHE UN AIUTO AD ALTRE TECNICHE TERAPEUTICHE.

La musica di Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791) aiuta ad organizzare i circuiti neuronali di alimentazione nella corteccia cerebrale, soprattutto rafforzando i PROCESSI CREATIVI DELL’EMISFERO DESTRO ASSOCIATI AL RAGIONAMENTO SPAZIO-TEMPORALE. SEMBRA POSSIBILE CHE LE ATTIVITÀ CEREBRALI DI UN INDIVIDUO SI DISSOLVANO, LASCIANDO INTATTO IL SUO INTELLETTO MUSICALE. INTERVENENDO SULL’EMISFERO SINISTRO, SI PROVOCANO DISTURBI DEL LINGUAGGIO; MENTRE SI CAUSANO DANNI AL CANTO, AGENDO SULL’EMISFERO DESTRO.

Attraverso vari studi si è giunti alla conclusione che, anche se le lesioni all’emisfero destro danneggiano quasi sempre le funzioni musicali, le lesioni all’emisfero sinistro hanno quasi sempre gli stessi esiti. Quindi è

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semplicistico affermare che la musica si trova nell’emisfero destro: le attività musicali sono dissociabili e soggette a danni specifici, come quelle del linguaggio. Significativa è l’affermazione del musicologo tedesco H. Schenker, secondo cui a livello profondo, tutte le buone composizioni musicali, rivelano lo stesso tipo di struttura delle composizioni verbali, riuscendo a mostrare, almeno in parte, la natura affine delle intuizioni verbali e musicali (poesia, prosa, musica). Non dobbiamo dimenticare, nell’analisi biologica del pensiero musicale, il ruolo cardine svolto dall’orecchio o, meglio, dalle orecchie: come l’emisfero destro e quello sinistro operano in maniera diversa, così fa ciascuna delle orecchie. L’orecchio destro è dominante perché è in grado di trasmettere gli impulsi uditivi ai centri del cervello che regolano il linguaggio in maniera più veloce di quello sinistro; gli impulsi nervosi che derivano dall’orecchio destro raggiungono direttamente il cervello sinistro dove si trovano i centri del linguaggio, mentre gli impulsi nervosi dell’orecchio sinistro, che non possiede centri del linguaggio corrispondenti, compiono un viaggio più lungo attraverso il cervello, e poi ritornano al cervello sinistro. Potremmo definire l’orecchio il direttore d’orchestra dell’intero sistema nervoso. L’orecchio integra le informazioni fornite dal suono e organizza il linguaggio. Infatti il linguaggio, come elemento fondante dell’umanità dell’uomo, non può essere analizzato e studiato se non si tiene presente il ruolo determinante svolto dall’udito: è grazie all’udito che è stato possibile all’uomo, costruire il linguaggio. Anche il Dr. Alfred Tomatis (1920-2001), studioso musicale dal punto di vista medico,

CONSIDERA

L’ORECCHIO L’ORGANO CHIAVE NELLO SVILUPPO TOTALE DELL’UOMO: PERMETTE A TUTTO IL CORPO DI DIVENTARE "UN’ANTENNA RICETTRICE CHE VIBRA ALL’UNISONO CON LA FONTE DEL SUONO". L’ORECCHIO RISULTA ESSERE FONDAMENTALE PER COMPRENDERE L’EVOLUZIONE DELL’UOMO: RAPPRESENTA ANCHE LA CHIAVE PER CAPIRE COME POSSA ESSERE UTILIZZATO L ‘EFFETTO MOZART’.

Ma l’organo dell’udito non presiede soltanto la facoltà di udire, ma anche la capacità di ascoltare; sappiamo che non occorre sentire per ascoltare, infatti parecchi musicisti famosi, del passato, erano sordi e, anche se non erano in grado di sentire con le orecchie, potevano percepire codici e schemi ritmici grazie a vibrazioni che percepivano con le mani e altre parti del corpo. La nostra società si preoccupa troppo dell’intelligenza: esami di ammissione all’Università, colloqui di lavoro privilegiano il pensiero lineare dell’emisfero sinistro; tali abilità sono essenziali, ma possono non essere così basilari come la capacità di ascoltare e di parlare. Se sussiste l’incapacità di saper ascoltare si può verificare l’incapacità di progredire verso sofisticate tecniche di apprendimento. Sviluppare un ascolto corretto è il segreto per accedere all’ “effetto Mozart” esso è in grado di far risaltare, migliorando, le abilità cognitive dell’individuo, attraverso lo sviluppo del ragionamento spazio-temporale. Come? Dobbiamo prendere atto che, a prescindere dai gusti, la musica di Mozart rilassa, migliora la percezione spaziale e permette di esprimersi più chiaramente, comunicando sia col cuore che con la mente; inoltre le aree creative del cervello vengono stimolate dalla melodia e dal ritmo del grande compositore. Attraverso la musica mozartiana si può aiutare a sviluppare, a compensare, a restituire carenze dovute a danni: le parti indenni del cervello hanno riserve dalle quali l’organismo può ricavare questi elementi sostitutivi.

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Inoltre, nel mondo contemporaneo la musica rappresenta un sistema di comunicazione ed un linguaggio di grandissima diffusione e, soprattutto, “music is a window into higher brain function”. Sappiamo come l’esperienza sonora, durante la prima fase della vita e come l’uso dei linguaggi musicali, per la loro esperienza strutturante, stimolino l’intelligenza e la personalità. La musica è un linguaggio non meno importante di quello visivo, corporeo o verbale, in grado di esprimere idee, concetti, sentimenti propri di ogni individuo. E’ indispensabile fornire ai bambini gli strumenti idonei per conoscere, sperimentare, analizzare con pensiero critico la realtà sonora e musicale, in cui sono inseriti. La mente infantile è dotata di ‘meccanismi’ che la portano ad imitare l’adulto e tali trasformazioni della mente dipendono dal modo diretto con cui interagiamo da piccoli col mondo che ci circonda, interazioni che non sono attività cognitive ‘pure’ ma che prendono forma a partire da attività di base quale i movimenti, le sensazioni, le emozioni. Il bambino, come sostiene Shimchi Suzuki, fondatore della “School for talent education” in Giappone, possiede un potenziale infinito. Proprio come i bambini imparano NATURALMENTE LA LINGUA MATERNA, COSÌ LA MUSICA È ALTRETTANTO A DIRETTO CONTATTO CON IL CERVELLO, QUINDI L’EDUCAZIONE MUSICALE PUÒ FORMARE E MODELLARE IL CERVELLO. SUZUKI IN UNO DEI SUOI PRINCIPALI SCRITTI, SOSTIENE CHE ATTRAVERSO L’IMITAZIONE SI POSSA INSEGNARE AI BAMBINI CHE BISOGNA PERMETTERE ALLE ABILITÀ DI ESPRESSIONE DI MATURARE E SBOCCIARE DURANTE L’INFANZIA; UN’EDUCAZIONE MUSICALE INFANTILE PRECOCE PORTA AD EFFETTI SIGNIFICATIVAMENTE POSITIVI SUL CERVELLO E SULL’APPRENDIMENTO. LA CORRENTE DI PENSIERO DEL MONDO OCCIDENTALE NON SPOSA LA METODOLOGIA DI APPRENDIMENTO MUSICALE GIAPPONESE, ALLA FINE COMUNQUE IL PUNTO DI INCONTRO COMUNE RIBADISCE L’IMPORTANZA DI UN’EDUCAZIONE MUSICALE INFANTILE.

Il bambino vive in un mondo caratterizzato dalla presenza simultanea di stimoli sonori moderni, il cui disorganico sovrapporsi può comportare il rischio sia di una diminuzione dell’ ATTENZIONE E DELL’INTERESSE PER IL MONDO DEI SUONI, SIA DI UN ATTEGGIAMENTO DI RICEZIONE SOLTANTO PASSIVA. NON DOBBIAMO DIMENTICARE CHE, ANCORA PRIMA DI NASCERE, IL PICCOLO VIVE ESPERIENZE SONORE – MUSICALI, PERCEPENDO, VOCI, RUMORI, SUONI E MUSICHE CHE PROVENGONO DALL’AMBIENTE CIRCOSTANTE. L’ORECCHIO DEL BAMBINO, GIÀ A TRE ANNI È SENSIBILE ALLA DINAMICA, AL COLORE TIMBRICO, AL RIVERBERO AMBIENTALE E ALLA DISLOCAZIONE DELLE SORGENTI NELLO SPAZIO.

E’ bene rammentare che le abitudini cognitive assunte in età infantile e adolescenziale hanno molta influenza durante tutta la vita. L’apprendimento, sino allo sviluppo di un’evoluzione cerebrale durante gli anni della scuola elementare, si manifesta attraverso movimento e associazioni emotive. Infatti, verso i 2/3 anni il cervello comincia a fondersi con il corpo, nel camminare, ballare e sviluppare un senso di ritmo fisico. Vero progresso neurale si verifica fra i 7 e gli 11 anni: il bambino sviluppa abilità più complesse: ascoltare, elaborare informazioni visive, coordinare il movimento nel cervello e nella mente; le vie uditive rinforzano il linguaggio e l’ascolto. In questo stadio, il ponte fra la parte sinistra e destra del cervello, chiamato corpo calloso, si sviluppa completamente, permettendo ad entrambi gli emisferi cerebrali di essere in grado di rispondere contemporaneamente ad un evento. La maturazione della capacità della corteccia cerebrale fa sì che l’emisfero destro e quello sinistro acquistino delle specificità: l’emisfero sinistro è quello deputato al controllo delle capacità linguistiche, mentre l’emisfero destro è competente nell’analisi degli insiemi della musicalità e delle dimensioni spazio-temporali.

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Potremmo affermare che tra i due emisferi ci sia una differenza di ruoli netta, cui corrispondono due diversi modi di giungere alla comprensione della realtà: il sinistro sovrintende alla logica, il destro procede per analogia. Verso i 15 anni comincia a svilupparsi la consapevolezza di sé e, discipline quali musica, arte, educazione fisica, sono importanti per completare l’integrazione corpo/mente. Ovviamente, alla fine dell’adolescenza, il cervello continuerà a svilupparsi sino ai primi anni dell’età adulta. Non dobbiamo dimenticare che la maggiore facilità di apprendimento dei giovani rispetto agli adulti, va attribuita ai meccanismi di plasticità della corteccia cerebrale; inoltre oggi i ragazzi ricevono, dai media, molti più input che i propri padri: il quoziente intellettivo sale costantemente, addirittura di qualche punto ogni dieci anni. Si può ipotizzare che l’ascolto della musica mozartiana sia in grado di ‘organizzare’ i circuiti neuronali di alimentazione nella corteccia cerebrale, soprattutto rafforzando i processi creativi dell’emisfero destro associati al ragionamento spazio-temporale. Ma perché proprio la musica di Mozart risulta essere la più adatta? Come è stato dimostrato dagli studiosi dell’Università di Irvine certa musica può apportare miglioramenti alla capacità del cervello di percepire il mondo fisico, formare immagini mentali e accorgersi dei cambiamenti negli oggetti. In altre parole, la musica può influire sul modo in cui si percepisce lo spazio intorno a noi. Gordon Shaw fisico e psicologo spiegò di aver scelto tale musica per i loro esperimenti, perché Mozart componeva in giovane età, forse per questo la sua musica è ricca di alte frequenze . I SUONI AD ALTA FREQUENZA DANNO ENERGIA AL CERVELLO, MENTRE I SUONI A BASSA FREQUENZA GLI SOTTRAGGONO ENERGIA, LO DEPAUPERANO. L'ENERGIA CEREBRALE È DIRETTAMENTE COLLEGATA ALL'INTELLIGENZA. UNO STUDIO A QUESTO PROPOSITO HA EVIDENZIATO CHE ASCOLTARE MOZART PER SOLO DIECI MINUTI PUÒ FAR AUMENTARE TEMPORANEAMENTE IL QUOZIENTE DI INTELLIGENZA (QI) DI NOVE PUNTI. NELLA ZONA DEI SUONI AD ALTA FREQUENZA DELLA COCLEA, LE CELLULE SENSORIALI SONO PIÙ NUMEROSE DI QUELLE DELLA ZONA DEI SUONI A BASSE FREQUENZE. TOMATIS HA NOTATO CHE QUANDO IL CERVELLO VIENE BEN CARICATO DI POTENZIALE ELETTRICO DAI SUONI AD ALTA FREQUENZA, SI HA UN NETTO POTENZIAMENTO DELLA CAPACITÀ DI APPRENDERE, CONCENTRARSI, RISOLVERE UN PROBLEMA, ORGANIZZARSI E LAVORARE PER LUNGHI PERIODI DI TEMPO SENZA ACCUSARE STANCHEZZA.

Si può concludere dicendo che l’intelLIGENZA

PUÒ ESSERE INTESA COME ABILITÀ DI ADATTAMENTO

QUINDI, NON È DIFFICILE ACCETTARE L’INTELLIGENZA MUSICALE, INTESA COME PROGRESSIONE E APPRENDIMENTO A VARI LIVELLI NERVOSI CENTRALI: MIDOLLO SPINALE, TRONCO ENCEFALITICO, STRUTTURE NEOCORTICALI.

LA MUSICA COME STRUMENTO INTERCULTURALE La musica facilmente entra in questo contesto di collante interculturale evidentemente perché ha a suo favore il fatto di utilizzare un linguaggio non verbale e quindi la capacità di andare oltre la lingua, anche se va ribadito che la musica non è un linguaggio ma una sovrastruttura universale. La forza della musica spesso è ravvisata nella capacità di parlare e far parlare al di là delle barriere linguistiche. Per decenni diversi studiosi hanno cercato di ritrovare nelle musiche delle diverse culture degli elementi universali che fossero compresenti in tutte le realtà. Ma la ricerca di aspetti strutturali della musica (ritmi, scale, armonie, etc.) che fossero comuni ha prodotto ben pochi risultati. L’errore in questo tipo di ricerca è 11


stato quello di aver indagato aspetti concreti e udibili della musica. Più interessanti si sono rivelate le ricerche sostenute da Blacking (etnomusicologo contemporaneo), che affermano come gli universali in musica non siano da ricercarsi nei prodotti musicali concreti, ma nei bisogni e nelle motivazioni del fare musica. Il fare musica e la necessità di fare musica sono universali e riguardano tutti gli uomini anche se con una grande diversità di linguaggi. Come tutti gli uomini rispondono al bisogno di comunicare inventando un linguaggio, allo stesso modo hanno inventato la musica. La musica che ascoltiamo è strettamente e profondamente legata alla nostra identità, e questo legame si muove almeno da e per due direzioni: • quella individuale: la scelta di un certo tipo di musica rispecchia noi stessi, la nostra storia, i nostri sentimenti, i sogni, il bello e il brutto che abbiamo dentro; • quella sociale: la musica ha una componente sociale fortissima in quanto ogni genere musicale ha uno stretto legame con le persone che lo ascoltano e viceversa, basti solamente pensare a come, tra i ragazzi, chi ascolta un certo tipo di musica adotta uno stile nel vestire, nel comportarsi, abbraccia certi valori o certi modi di vivere. Questi due aspetti sono strettamente intrecciati e quindi indagare l’identità musicale all’interno di un discorso interculturale, significa partire da se stessi, ma per incontrare l’altro con il quale ci si può confrontare e arricchire passando anche attraverso il conflitto, l’importante però è non creare delle barriere ma favorire la comunicazione. Già nella stessa Italia possiamo notare la varietà della musica popolare italiana, terra di confine e crocevia di culture diverse, di incontri e scontri, che hanno lasciato il segno nella musica. Purtroppo c’è stata una progressiva perdita delle tradizioni culturali, più o meno evidente a seconda delle zone, e dal punto di vista musicale una omologazione sul genere di musica genericamente definito pop e commerciale. La globalizzazione porta questo tipo di musica a diffondersi un po’ in tutto il mondo, subendo certo le influenze della cultura in cui attecchisce, ma di fatto mettendo in secondo piano le tradizioni specifiche. Dal punto di vista dello straniero c’è un duplice atteggiamento quando arriva in Europa, quello di mettere da parte le proprie tradizioni per omologarsi il più possibile alla cultura dominante, oppure quello di chiudersi maggiormente nella cerchia dei propri connazionali, rafforzando le tradizioni del proprio paese, che magari là non praticava, esattamente come succedeva agli immigrati italiani all’estero. Questo vale anche dal punto di vista musicale: c’è spesso una riscoperta della propria musica per rafforzare la propria identità nel paese straniero. Un passo molto importante per favorire l’integrazione è di sicuro lo studio di strumenti stranieri. Ho fatto esperienza della cultura greca passando proprio attraverso lo studio del loro strumento simbolo il bouzouky. Ho ripercorso la sua origine araba e come esso sia addirittura arrivato in Irlanda, modificando strada facendo l’accordatura di base e in parte il suo stesso aspetto estetico. Quindi potrei dire che gli strumenti musicali stessi sono migranti e ci fanno vedere concretamente quali strade hanno percorso le diverse musiche. Un esempio lo troviamo nel nono secolo in Zyriab, virtuoso di ‘Ud, lo strumento più rappresentativo della cultura musicale araba, fu costretto a lasciare Baghdad, si dice a causa dell’invidia del suo maestro, il grande Isaq al Mausili che ne temeva la possibile concorrenza. Zyriab si stabilì prima a Tunisi e in seguito a Cordoba, dove mise le basi di quella che in seguito sarà chiamata la scuola arabo-andalusa. Zyriab aveva portato in Europa l’ud, strumento che già aveva una lunga storia iniziata nella Mesopotamia e lavorò ulteriormente al suo perfezionamento, aggiungendo una corda, variandone leggermente la forma e perfezionando la tecnica esecutiva. Fu proprio questo strumento che con pochissime modifiche, divenne lo 12


strumento principale del Rinascimento europeo, con il nome di liuto, per deformazione linguistica da al’ud (il legno). QUESTO ESEMPIO RAPPRESENTA UN ASPETTO DI FORTE LEGAME TRA LA CULTURA EUROPEA E QUELLA ARABA, CHE OGGI PURTROPPO INVECE LA POLITICA E GLI INTERESSI ECONOMICI VOGLIONO PER FORZA DIVIDERE E CONTRAPPORRE. UN ALTRO ASPETTO IMPORTANTE È L’USO DI STRUMENTI COSÌ DEFINITI “ETNICI” NELLA MUSICA POP-ROCK A DIMOSTRAZIONE DEL PROGRESSIVO INTERESSE VERSO LE CULTURE “ALTRE”. QUESTO UTILIZZO DEGLI STRUMENTI PUÒ ESSERE UTILE PER AVVICINARE I RAGAZZI E NON SOLO A MUSICA DIVERSA DA QUELLA A CUI SONO SOLITAMENTE ABITUATI. I RAGAZZI SONO SPESSO GELOSI DELLA LORO MUSICA E QUESTO PUÒ DETERMINARE UN RIFIUTO DI ALTRI GENERI MUSICALI. LO STRUMENTO MUSICALE PUÒ ESSERE UN MEZZO PRIVILEGIATO PER INTRODURRE L’ARGOMENTO: L’UTILIZZO DI DJEMBÈ E PERCUSSIONI AFRICANE ENTUSIASMA MOLTISSIMO I RAGAZZI, PER LA LORO SONORITÀ PENETRANTE, INTENSITÀ E L’IMMEDIATEZZA NELL’UTILIZZO. E’ POI DA CONSIDERARE IL FATTO CHE SPESSO GLI STRUMENTI POPOLARI SONO COSTRUITI A MANO E QUINDI PUÒ ESSERE INTERESSANTE UN APPROFONDIMENTO RISPETTO ALL’ARTIGIANALITÀ, COSA MOLTO LONTANA DALL’ESPERIENZA DEI NOSTRI RAGAZZI E DI MOLTI ADULTI. UN LABORATORIO DI COSTRUZIONE DI STRUMENTI POTREBBE ESSERE UNA OCCASIONE PER METTERE IN PRATICA QUESTE IDEE. E’ INTERESSANTE VEDERE COME UNO STRUMENTO SIA COSTRUITO CON MATERIALI DIVERSI A SECONDA DELLE ZONE. INOLTRE È MOLTO INTERESSANTE OSSERVARE LA TECNICA STRUMENTALE CHE VIENE UTILIZZATA SU UNO STRUMENTO. PER FARE UN ESEMPIO, ALCUNI CHITARRISTI AFRICANI UTILIZZANO UNA TECNICA CHE PREVEDE L’UTILIZZO ANCHE DEL POLLICE PER SUONARE LE CORDE BASSE SECONDO DEI PATTERN O SEQUENZE SPECIFICHE.

L’esecutore occidentale di musica africana si concentra sul suono, mancando così di comprendere il suo contenuto motorio. Per tutta la musica africana è fondamentale l’organizzazione motoria che produce il suono. Da questo evince che in noi europei procediamo dall’ascolto, loro dal movimento, se non si capisce questo si perderà parte della comprensione della musica africana.

musica e disabilità La ragione principale che mi ha spinto ad affrontare questo argomento nella tesi è stata la volontà di coniugare la passione che mi accompagna da sempre ovvero la musica, con i miei interessi professionali connessi all’intervento educativo nei confronti di persone diversamente abili. Nel corso della mia esperienza professionale ho avuto modo di appurare gli effetti benefici della musica su questi ragazzi e in modo particolare l’effetto della musica su un bambino autistico. Non è mia intenzione in questa sede entrare nella descrizione della sindrome autistica ma ci tengo a riportare i risultati che attraverso la musica si ottengono sul campo dell’apparente incomunicabilità di partenza. Dalle ricerche che ho potuto condurre noto un copioso e comune ritorno di successi utilizzando le varie tecniche di musicoterapia a riconferma che la strada è giusta, va solo perfezionata e tarata l’attività in base al tipo di disabilità che ci si presenta dinanzi. I soggetti autistici infatti, ancor più di altri disabili sono caratterizzati dalla difficoltà nella sfera attentiva e di relazione con l’ambiente esterno. La musica può fungere in questo senso da “intermediaria” e può pertanto permettere che si apra una breccia tra questi bambini e il mondo circostante. La musica “attira” chiunque, le melodie creano ricordi e suggestioni talmente profonde da restare nell’anima e nella mente di chi le ascolta e le vive. Matteo, nome di fantasia, è un quarantenne con autismo e sindrome di down molto accentuati. All’inizio del percorso musicale era completamente bloccato (anche fisicamente): arrivava, si sedeva a terra a gambe 13


incrociate e per due ore rimaneva così. Qualsiasi cosa gli passasse a distanza di braccio, la afferrava con la sua energia e non la mollava affatto. Nessuna predisposizione a far parte della musica che come gruppo dovevamo produrre. Tempo 2 lezioni e dosi molto leggere di brevi contatti con strumenti percussivi, avvicinato da persone che avevano ottenuto la sua fiducia, notiamo che molto molto rapidamente l’espressività musicale era diventata sua e riusciva a comunicarcela non solo rispondendo ritmicamente agli stimoli ma addirittura commuovendosi quando ad essere oggetto di lavoro erano brani che lo riconducevano all’immagine mentale della sua infanzia. La mia opinione è che questa magia, che è la musica, vada oltre la coscienza, e riesca a penetrare l’impenetrabile e perciò anche le barriere più alte della disabilità e dei disturbi psichici. La musica dal punto di vista terapeutico, diviene attiva stimolazione multisensoriale, cognitiva, relazionale, emozionale, impiegata come prevenzione, sostegno e recupero. Essa può offrire nei casi in cui l'ascolto viene integrato dalla partecipazione attiva del corpo (ritmare, sonorizzare, muoversi ritmicamente, cantare etc.), un momento valido per riorganizzare le condotte relazionali ed il lavoro terapeutico consiste nella attivazione-riattivazione delle abilità personali e delle capacità espressive e relazionali mediante settings organizzati secondo il metodo socio-psico-educazionale che consentono da un lato la possibilità di osservazione valutativa, d'altro canto pongono gli agenti in condizione favorevole alla espressione immaginativa, alla comunicazione, alla partecipazione emotiva dell'evento.

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