Protezione Civile - Gennaio/Febbraio 2011

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Periodico bimestrale a cura della Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della Protezione Civile

PROTEZIONE CIVILE anno 1 n. 1

2PRIMO PIANO

Il Capo Dipartimento incontra i Presidenti delle Regioni 2FOCUS

2STORIE

On-line il nuovo sito Firenze 1966, del Dipartimento l’alluvione e gli della Protezione Civile Angeli del fango DAL TERRITORIO: I NUOVI APPARATI DECORATIVI DELLA CATTEDRALE DI NOTO • DAL DIPARTIMENTO: LA NUOVA ORGANIZZAZIONE INTERNA DEL DIPARTIMENTO


L’editoriale

nauguriamo con il 2011 questo progetto di comunicazione che nasce

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per far circolare idee e informazioni sui temi della protezione civile innanzitutto nel mondo delle istituzioni e del volontariato.

Dopo il numero zero dedicato a fine 2010 in forma monografica a Terex – l’esercitazione internazionale sul rischio sismico che si è tenuta in Toscana – questa versione multitematica del magazine, accompagnerà le sue uscite bimestrali durante il resto dell’anno. Il numero di gennaio/febbraio è focalizzato su tre temi: la riorganizzazione interna del Dipartimento e le azioni per consolidare il dialogo con il territorio, l’avvio dell’anno europeo del volontariato, l’impegno del nostro paese per contribuire anche in campo internazionale alle strategie di riduzione dei disastri legati ai rischi naturali o causati dall’uomo. Il saluto del Capo Dipartimento, Franco Gabrielli, nelle pagine di Primo piano avvia una riflessione a tutto tondo sui risultati raggiunti alla soglia dei vent’anni del Servizio Nazionale e dei trent’anni del Dipartimento della Protezione Civile, e sulle nuove sfide e impegni istituzionali per il futuro. Riflessione cui questa rivista intende contribuire, come organo ufficiale del Dipartimento, con approfondimenti che inquadrano i temi trattati in un contesto storico più ampio. E se il filo conduttore di questo numero è doverosamente rappresentato dal tema del volontariato di protezione civile, dedicare lo spazio Storie all’alluvione di Firenze del 1966, che ha segnato la presa di coscienza e l’avvio del percorso verso la moderna organizzazione del Sistema ci è sembrato importante. È anche un progetto, il nostro, per contribuire a diffondere con chiarezza innanzitutto all’interno del Sistema le informazioni istituzionali sull’assetto, l’attività, le strategie del Dipartimento. Per questo abbiamo dedicato l’apertura del giornale al punto sulla nuova organizzazione, varata a gennaio, e sul ciclo di incontri istituzionali con i governi regionali avviato dal Capo Dipartimento. Per questo promuoviamo nelle pagine Focus il nuovo sito internet del Dipartimento come strumento di informazione e di servizio e invitiamo i nostri lettori a diventare collaboratori attivi delle iniziative di comunicazione, inviandoci osservazioni, proposte e contributi. Le sezioni Dal territorio e Dal dipartimento, sempre arricchite e aggiornate su internet, e la nuova pagina facebook del magazine sono i primi nodi di una rete che invitiamo tutti a rafforzare.

P R OT E Z ION E C I V I L E

MAGAZINE UFFICIALE DEL DIPARTIMENTO DELLA PROTEZIONE CIVILE Anno 1 n. 1 gennaio/febbraio 2011

Editore Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della Protezione Civile

Redazione Vincenzo Arena Sara Babusci Valeria Bernabei Francesca Dottarelli Alessandra Esposito Mariacristina Giovannini Elena Lombardo Francesca Patti Marianna Schiavon Cristina Spatola Veronica Tretter

Direttore responsabile Barbara Altomonte

Art Director Maurilio Silvestri

Pubblicazione bimestrale iscritta al Registro degli Operatori della Comunicazione al n. 20383 del 6.12.2010

Hanno collaborato Michele Barghini Attilio D’Annibale Elvezio Galanti Contatti Dipartimento della Protezione Civile Servizio Comunicazione e relazioni con il pubblico 00193 - Roma Via Ulpiano, 11 www.protezionecivile.it magazine@protezionecivile.it


2 In questo numero

Editoriale

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Primo piano Il Capo Dipartimento incontra i Presidenti di Regioni e Province

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2011:Anno europeo del volontariato

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Programma delle Nazioni Unite per la riduzione dei disastri

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Focus On-line il nuovo sito del Dipartimento della Protezione Civile

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“Protezione Civile� su facebook

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Provvedimenti in sintesi: on-line un nuovo servizio per il cittadino

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Storie

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Firenze 1966, l’alluvione e gli angeli del fango

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Dal territorio 22

Lucca, “Villaggio Solidale”: Gabrielli al primo salone del volontariato

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Cattedrale di Noto: presentati i nuovi apparati decorativi

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Sul Cimone i Campionati di sci della Protezione Civile

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In montagna aumentano le presenze ma anche gli incidenti Il Miur per l’educazione ambientale

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Dal Dipartimento

Guardia Costiera, “lezioni di mare” fino ad aprile

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Firenze, assistere i minori in emergenza Avellino, protezione civile e scuola

Dipartimento, nuova organizzazione interna

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Incendi boschivi: periodo di attenzione per l’invernoprimavera 2011

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Servizio Civile, al via da febbraio i tre progetti del Dipartimento

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Normativa pag. 34 Lettera pag. 40


2 Primo Piano

Il Capo Dipartimento incontra i Presidenti di Regioni e Province Un percorso di confronto e condivisione avviato il 14 gennaio scorso

tabilire un contatto diretto con i governatori locali, consolidare l’impegno sul territorio e ribadire il fondamentale rapporto di sussidiarietà del Dipartimento della Protezione Civile con le istituzioni regionali, provinciali e locali. Questi gli obiettivi del ciclo di incontri istituzionali del Capo Dipartimento con i Presidenti delle Regioni e delle Province autonome. Attraverso questo percorso – significativamente avviato a dieci anni dalla riforma del Titolo V della Costituzione Italiana, che ha individuato per la prima volta la Protezione Civile come materia di legislazione concorrente – il Dipartimento ha realizzato insieme agli interlocutori istituzionali sul territorio una fotografia del Sistema

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italiano della protezione civile. Importante momento discussione all'indomani dell'emergenza terremoto Abruzzo, gli incontri hanno permesso di completare il lavoro di analisi e valutazione di questa esperienza, raccogliendo gli ultimi elementi di riscontro. Le riunioni tecniche sono state anche occasione per discutere insieme di previsione, prevenzione e gestione dell’emergenza, oltre che delle questioni di protezione civile legate al territorio. Nei primi due mesi del 2011, il Capo Dipartimento ha incontrato i Presidenti delle Regioni Puglia, Calabria, Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Sardegna, Emilia-Romagna, Campania, Veneto e della Provincia autonoma di Bolzano. 2


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Il saluto del Capo Dipartimento Mi piace pensare che questo magazine bimestrale, organo ufficiale del Dipartimento di cui salutiamo oggi il numero 1, oltre a essere strumento di informazione, possa diventare nel tempo un luogo di dibattito e scambio di esperienze, contribuendo fattivamente alla conoscenza del Sistema di protezione civile. Un sistema complesso il nostro, spesso interpretato con approssimazione. Lo immagino non come una piramide ma come un movimento circolare nel quale tutte le componenti e le strutture operative sono partecipi – ovviamente con responsabilità, funzioni, ruoli diversi – dello stesso progetto a salvaguardia dell'incolumità di tutti. Ma quello che vedo oggi è ancora un sistema a quattro velocità, dove ci sono realtà che rappresentano grandi eccellenze, altre che si stanno fortemente attrezzando per arrivare all'eccellenza, altre ancora con molta volontà ma in una fase di non completa realizzazione e infine Regioni dove questa sensibilità è ancora tutta da costruire. Una grande sfida, quella di far crescere tutti, che dobbiamo perseguire instancabilmente. Questo è uno dei motivi per cui dall’inizio del mio mandato ho tenuto a incontrare personalmente tutte le Regioni e le Province autonome, a casa loro. Un “viaggio in Italia” che mi vede oggi a metà percorso e che concluderò solo per avviarne altri. La complessità del nostro territorio rende quotidianamente evidente quanto sia fondamentale il ruolo del sistema regionale, così come la stessa complessità dimostra quanto sia necessaria una sintesi nazionale, che a sua volta non può non traguardare gli aspetti internazionali. In questa dialettica, il Dipartimento della Protezione civile, come Dipartimento della Presidenza del Consiglio dei Ministri, svolge le sue funzioni istituzionali di coordinamento, indirizzo, controllo. GLI ATTESTATI DI PUBBLICA A quasi venti e trenta anni dalla loro fondazione, il ServiBENEMERENZA PER IL zio Nazionale e il Dipartimento possono contare su conoTERREMOTO IN ABRUZZO scenze, eccellenze, sistemi di monitoraggio adeguati per Gli incontri istituzionali del Capo Dipartimento della molti rischi che caratterizzano il nostro paese e anche su Protezione Civile con i Presidenti delle Regioni e delle un'adeguata capacità di risposta alle emergenze. È un Province autonome sono spesso anche occasione per sistema fatto di istituzioni, enti di ricerca, organizzazioconsegnare alcune medaglie d'oro per l'impegno ni di volontariato, che necessita di una organizzazione dimostrato in Abruzzo. sempre più efficiente per definire meglio ruoli, funzioni, Si tratta dell’attestato di pubblica benemerenza competenze anche a partire dalla riorganizzazione interconcesso con il decreto del Presidente del Consiglio na del Dipartimento, che ha impegnato l’avvio della mia dei Ministri dell'11 ottobre 2010 a tutte le gestione. Non a caso, nell’anno europeo del volontariato Componenti e alle Strutture Operative del Servizio la struttura che si interessa di volontariato, formazione e Nazionale della Protezione Civile, come comunicazione è diventata nel Dipartimento il primo ufriconoscimento per l'impegno nell'emergenza ficio. Intendiamo arrivare agli Stati Generali del Volontaterremoto in Abruzzo del 6 aprile 2009. riato in autunno con una seria riflessione sull’oggi e sul perIl decreto stabilisce, infatti, che le medaglie d'oro corso che il volontariato e tutto il Sistema di protezione vengano conferite per le operazioni di soccorso alla civile dovranno compiere per assicurare a se stessi e al Paepopolazione abruzzese colpita dal terremoto e per il se un futuro migliore. Con in tasca una copia del nostro macontributo straordinario in termini di risorse umane gazine, che per tutto l’anno in quarta di copertina portee strumentali per il superamento dell’emergenza. rà il richiamo all’anniversario dell’Italia unita.


2 Primo Piano

2011: Anno europeo del volontariato In tutta Europa iniziative e progetti per la valorizzazione e la diffusione della cittadinanza attiva

artecipazione, pluralismo e solidarietà. Sono questi i principi su cui si basa il volontariato in Italia e in Europa. Il Consiglio d’Europa, con la Decisione del 27 novembre 2009, ha istituito nel 2011 “l’Anno europeo delle attività di volontariato che promuovono la cittadinanza attiva”, ribadendo che: “Il volontariato è una delle dimensioni fondamentali della cittadinanza attiva e della democrazia, nella quale assumono forma concreta valori europei quali la solidarietà e la non discriminazione e in tal senso contribuirà allo sviluppo armonioso delle società europee”. Tra i principali obiettivi dell’iniziativa: dare visibilità al volontariato nell’Unione Europea e favorire le iniziative realizzate dal Terzo settore, valorizzando la comunità e il territorio, dove si sviluppano relazioni solidali e partecipative. In questo modo si rafforza in ambito eu-

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ropeo un modello sociale che pone al proprio centro le persone. Questo anno può fornire inoltre la possibilità di potenziare il volontariato inteso come strumento di promozione per una maggiore partecipazione civica. Il tour “Conosciamoci”, la staffetta “Storie straordinarie di gente comune” e le conferenze “Per costruire le basi per un’eredità duratura dell’Anno europeo del volontariato” sono le principali iniziative in corso in Europa. In ogni Stato membro è istituito un Onc-Organismo nazionale di coordinamento, che si interfaccia con le istituzioni europee. In Italia l’Onc è il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali-Direzione generale per il volontariato, l’associazionismo e le formazioni sociali. Nel nostro Paese in base alle ultime rilevazioni Istat si registra un incremento – tra il 2001 e il 2003 – del 14,9 per cento delle or-


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DIVENTARE VOLONTARI DI PROTEZIONE CIVILE Per svolgere attività di protezione civile come volontari è necessario essere iscritti a una delle organizzazioni inserite negli elenchi regionali e nazionale. Chi desidera diventare volontario di protezione civile deve fare richiesta direttamente all’organizzazione prescelta, in base a: 3 ambito territoriale di evento (nazionale, regionale, comunale); 3 tipologia di eventi in cui si è chiamati ad intervenire, di tipo a), b) c); 3 eventuale specializzazione operativa dell'organizzazione; 3 livello di partecipazione con le attività istituzionali; 3 disponibilità richiesta; 3 vicinanza della sede alla propria abitazione. L’elenco nazionale e quelli regionali sono consultabili rispettivamente presso la Regione nella quale si intende svolgere, in prevalenza, l'attività di protezione civile o presso il Servizio volontariato del Dipartimento della Protezione Civile. Per ulteriori informazioni: volontariato@protezionecivile.it

ganizzazioni di volontariato iscritte ai registri regionali con 21.021 realtà. Le attività svolte dalle organizzazioni volontarie rientrano principalmente nel settore assistenziale, seguito da sanità, cultura e attività ricreative, protezione civile, istruzione e ricerca, ambiente, tutela dei diritti e sport. Il gruppo di lavoro “Volontariato europeo e internazionale a confronto” dell'Osservatorio nazionale per il volontariato – costituitosi nel 1997 – ha contribuito alla condivisione e all’elaborazione del Piano nazionale Italia 2011 dell’Organismo nazionale di coordinamento. Nel Piano sono indicati motivazioni e obiettivi dell’Anno europeo del volontariato, in coerenza con il percorso proposto dal Manifesto del volontariato per l’Europa a cui aderiscono decine di associazioni. Il Manifesto è stato deliberato dall’Osservatorio nazionale del vo-

lontariato, nella seduta del 21 dicembre 2009, e raccoglie le richieste di impegno al Parlamento europeo nel settore del volontariato. Anche per il Servizio Nazionale della Protezione Civile il 2011 è occasione di riflessione per migliorare gli strumenti e la qualità delle attività del volontariato, per incoraggiare la collaborazione in rete, la mobilità, la cooperazione e la creazione di sinergie nella società civile. L’anno offre inoltre l’opportunità di sensibilizzare l’opinione pubblica al valore e all’importanza del volontariato come espressione di partecipazione civica che contribuisce alla risoluzione di questioni di interesse comune come la pre2 visione, la prevenzione e l’autotutela. Maggiori informazioni sull’Anno europeo del volontariato su: http://europa.eu/volunteering/it/ http://www.lavoro.gov.it/AnnoEuropeoVolontariato


2 Primo Piano

Programma delle Nazioni Unite per la riduzione dei disastri A Roma presentazione del Rapporto di revisione di medio termine dedicato ai rischi 8 e il 9 marzo Roma rinnova l’impegno per una cultura di prevenzione e di riduzione del rischio di calamità. Il Campidoglio ospita infatti un evento internazionale organizzato dal Dipartimento della Protezione Civile e dal Segretariato delle Nazioni Unite della Strategia Internazionale per la Riduzione dei Disastri (UNISDR): lo Hyogo Framework for Action 2005-2015. Launch of the Mid-Term Review Report and Disaster Risk Reduction in South Eastern Europe and in the Mediterranean. Lo Hyogo Framework for Action 2005-2015 è un piano decennale per ridurre i danni provocati dai rischi naturali adottato dai 168 Paesi che hanno partecipato alla Conferenza Mondiale di Kobe sulla Riduzione dei Disastri. Dopo cinque anni è stata realizzata la MidTerm Review per valutare lo stato di realizzazione della Strategia, per verificare se gli obiettivi indicati a Hyogo siano stati raggiunti e per evidenziare gli eventuali correttivi da porre in essere per la seconda metà del percorso. Il documento così articolato è stato ultimato e pubblicato nel febbraio 2011 e viene presentato ufficialmente per la prima volta il 9 marzo a Roma alla presenza dell’Assistente del Segretario Generale dell’ONU per il tema della Riduzione del Rischio da Catastrofi, Margareta Wahlström.

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A margine dell’incontro sono organizzati due momenti di riflessione, riservati ai Paesi dell’area mediterranea e dell’Europa sud-orientale per esaminare come il piano decennale Hyogo 2005-2015 sia realizzato a livello regionale. Le riunioni della prima giornata, in linea con il piano Hyogo, sono dedicate al Programma euro-mediterraneo di cooperazione per la Prevenzione, Preparazione e Risposta ai Disastri Naturali e Antropici (Pprd South) e al Programma dell’Europa sud-orientale per la mitigazione e l’adeguamento del rischio di disastri (Seedrmap). Il Pprd South mira a rafforzare la cooperazione nel settore della protezione civile e ad avvicinare i paesi partner al Meccanismo europeo di protezione civile istituito nel 2001. Nasce dalla dichiarazione di Barcellona del 1995 e dal programma-pilota del 1998 per la creazione di un partenariato euro-mediterraneo. Il Seedrmap è un programma gestito dal Segretariato delle Nazioni Unite della Strategia Internazionale per la Riduzione dei Disastri (UNISDR) e dalla Banca Mondiale, nato per promuovere e consolidare le attività di riduzione della vulnerabilità dei Paesi del SudEst europeo.

U La piattaforma nazionale italiana Gli stati firmatari del piano decennale Hyogo Framework for Action coordinano e gestiscono le attività per la riduzione del rischio di disastri attraverso il modello flessibile e dinamico della piattaforma nazionale: uno strumento che garantisce un contributo partecipato a livello scientifico, culturale, sociale e politico per la realizzazione degli obiettivi fissati dal piano decennale. Nel caso dell’Italia, a rappresentanza della posizione del nostro Paese in materia di ri-


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duzione dei disastri, è stata adottata la piattaforma nazionale con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 66 del 2008. La normativa ha riconosciuto il Dipartimento della Protezione Civile quale nucleo di coordinamento della piattaforma con potere decisionale in materia di riduzione del rischio, composto da un rappresentante della Conferenza Stato-Regioni, dell’Anci-Associazione nazionale comuni italiani e dei seguenti Ministeri con e senza portafoglio: Affari Esteri, Interno, Difesa, Economia e Finanze, Sviluppo Economico, Ambiente e Tutela del Territorio e del Mare, Infrastrutture e Trasporti, Salute, Istruzione Università e Ricerca, Rapporti con le Regioni e Coesione territoriale.

U Hyogo Framework for Action 2005-2015: obiettivi Il quadro decennale Hyogo Framework for Action 2005-2015 fissa l’importante obiettivo di ridurre, entro il 2015, le perdite dovute al verificarsi di una calamità naturale, in termini di vite umane, di beni sociali, di risorse economiche e ambientali. Il piano, che opera nell’ambito della International Strategy for Disaster Reduction, riconosce la riduzione del rischio come fondamentale presupposto per lo sviluppo sostenibile di un Paese. Stabilisce la priorità di rafforzare la capacità di risposta ai disastri, con una particolare attenzione alla prevenzione, alla mitigazione e alla riduzione della vulnerabilità in un contesto sociale. I 168 Stati partecipanti assumono un impegno che coinvolge Istituzioni e società civile nella diffusione di una cultura di riduzione del rischio integrata con i programmi di risposta immediata e di recupero delle comu2 nità colpite.

MY CITY IS GETTING READY: UNA CAMPAGNA ISDR PER CITTÀ RESILIENTI

L’attenzione rivolta alla riduzione della vulnerabilità in ambito nazionale e internazionale si accompagna ad un imprescindibile impegno anche a livello locale, attraverso contributi mirati. È questo un tema prioritario nell’agenda dello Hyogo Framework for Action con la campagna Making Cities Resilient: My city is getting ready della International Stategy for Disaster Reduction. La riduzione del rischio di disastri, anche attraverso il potenziamento del sistema scolastico e sanitario, riconosce un ruolo di primo piano ai governi e alla società civile attraverso l’adozione di piani d’azione dedicati. L’incontro dell’8 marzo 2011 da’ voce alle esperienze delle città dell'Europa sud-orientale che già sostengono la campagna, con l’obiettivo di trarre insegnamento dalle precedenti esperienze e promuovere un confronto con le altre città. Il giorno 9 marzo 2011, durante l’incontro del Launch of the Mid-Term Review, i Sindaci di Roma e Firenze sottoscriveranno l’adesione alla campagna, testimoniando l’attenzione al tema della riduzione dei rischi a livello locale.


2 Focus

On-line il nuovo sito del Dipartimento della Protezione Civile Trasparenza e adattabilità sono le parole chiave del nuovo sito del Dipartimento della Protezione Civile, on-line dal 1° febbraio

l nuovo progetto web nasce all’insegna dell’interattività e offre una serie di nuovi servizi agli utenti. L’home-page può essere personalizzata grazie all’organizzazione per widget: si tratta di box che rappresentano delle vere e proprie scorciatoie per raggiungere le diverse sezioni del sito, mostrandone un’anteprima. Simili alle “civette”, i richiami in prima pagina dei quotidiani, i box possono essere spostati e posizionati

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dall’utente, che per la prima volta in un sito istituzionale può decidere quali visualizzare e quali no scegliendo la propria home-page dal menu di personalizzazione. Questo approccio intende veicolare una comunicazione scomponibile in una serie di flussi informativi, plasmabili e riaggregabili dall'utente in base ai propri interessi o a specifiche esigenze. L’organizzazione dei contenuti per temi, raggruppati in menu, e la


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navigazione a faccette, rendono logica e lineare la collocazione dei contenuti e più facile la loro individuazione. I tre menu principali (istituzionale, di navigazione, degli strumenti) sono sempre presenti, in qualsiasi pagina, a qualsiasi livello, e insieme alle “briciole di pane” aiutano a orientarsi e navigare velocemente all'interno del sito. Le faccette permettono di organizzare e classificare al meglio le informazioni: i contenuti sono catalogati semanticamente, assegnando a ciascun contenuto un certo numero di specificazioni riguardanti l'argomento trattato, il contesto, la data, il tipo di documento. L'insieme di queste specificazioni genera un albero di proprietà del contenuto. Il nuovo sito del Dipartimento, oltre ad essere orientato alla massima accessibilità e completezza delle informazioni, ne favorisce la diffusione attraverso gli strumenti maggiormente usati dagli utenti di internet. È possibile condividere ogni pagina sui social network più popolari, come Twitter e Facebook, allargando così potenzialmente anche la

base dei fruitori del sito. Accessibilità e diffusione sono favorite anche dalla possibilità di scegliere la navigazione in lingua inglese, altra novità del sito. Il portale propone anche un servizio newsletter e rss feed. Gli utenti che lo desiderano possono

registrarsi alla newsletter per ricevere aggiornamenti settimanali sulle notizie e i contenuti pubblicati. Chi preferisce un aggiornamento in tempo reale può utilizzare i feed rss. Nel primo mese di vita il sito ha avuto oltre 60mila visitatori unici. È un buon risultato, ma resta ancora molto da fare. L’obiettivo della redazione è quello di rendere agli utenti un servizio sempre migliore, incrementando i servizi offerti, soprattutto in termini

di interattività e funzionalità. Continuate quindi a scriverci e a inviare i vostri suggerimenti a infosito@protezionecivile.it, come avete fatto fino ad oggi. Le vostre segnalazioni sono lo strumento più prezioso per continuare a 2 migliorarci.

Nella pagina precedente, la sezione del nuovo sito dedicata al rischio vulcanico. Sopra, la finestra di personalizzazione che consente all’utente di scegliere i contenuti da visualizzare in home-page. Una volta selezionati, i singoli widget, o box, possono essere posizionati in un punto qualsiasi della pagina con un semplice drag and drop.


2 Focus

“Protezione Civile” su facebook La pagina ufficiale del magazine sul celebre social network, per approfondire i temi trattati nella rivista e sul sito

acebook è diventato il social network più diffuso in Italia: 18 milioni di iscritti e 12 milioni di utenti effettuano l’accesso ogni giorno. Tra questi, associazioni di volontariato, gruppi comunali e semplici cittadini condividono quotidianamente sul proprio profilo un link al sito internet del Dipartimento della Protezione Civile o a iniziative riguardanti il

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mondo del volontariato di protezione civile. Per diffondere al meglio la cultura di protezione civile e creare una rete di informazione capillare ed efficace nasce la pagina ufficiale facebook “Protezione Civile-magazine del Dipartimento della Protezione Civile”, uno spazio pensato per approfondire i temi trattati nella rivista e rilanciare news, dossier, contenuti

multimediali pubblicati sul sito del Dipartimento. La pagina è rivolta alle organizzazioni di volontariato, alle strutture operative del Servizio Nazionale, alle istituzioni, ma anche ai privati che possiedono un account facebook e vogliono essere informati su temi come la previsione e la prevenzione dei rischi che interessano il territorio italiano. In bacheca sarà possibile commentare gli articoli del magazine, i contenuti multimediali postati dagli amministratori e rispondere ai periodici sondaggi che verranno proposti. Completano la pagina una galleria multimediale con foto e video ufficiali e una sezione dedicata agli eventi. Diventando fan della pagina gli utenti potranno ricevere direttamente sul proprio desk gli aggiornamenti in tempo reale. Per informazioni e chiarimenti su quest’iniziativa è possibile scrivere a: magazine@protezionecivile.it


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Provvedimenti in sintesi: on-line un nuovo servizio per il cittadino A garanzia di una maggiore semplicità e chiarezza informativa on il nuovo sito internet del Dipartimento della Protezione Civile sono stati progettati e sviluppati vari strumenti per migliorare trasparenza e accessibilità dei contenuti al cittadino. Uno di questi è la sintesi per punti di decreti, ordinanze e degli altri atti che sono pubblicati nella sezione “Provvedimenti”. Il nuovo servizio ha l’obiettivo di spiegare in modo semplice e chiaro il contenuto dei provvedimenti, per agevolarne la lettura e per facilitarne la comprensione. Il riassunto viene pubblicato insieme al testo integrale in una pagina che consente al lettore di spostarsi da un tipo di contenuto all’altro a seconda delle sue esigenze. Le sintesi spiegano in modo dettagliato i contenuti che possono risultare più interessanti per gli utenti, mentre trattano in modo meno approfondito gli aspetti più tecnici e di minore interesse per il

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pubblico, per cui si rimanda al testo integrale. Lo stile segue le regole di semplificazione del linguaggio amministrativo, spiegate nelle direttive dell’8 maggio 2002 e del 24 ottobre 2005, e in generale le regole di scrittura dei siti web: la struttura sintattica è lineare, le frasi sono brevi e il linguaggio è quello comune. L'idea di spiegare i provvedimenti normativi in modo più semplice nasce dall'esperienza fatta in Abruzzo, dove era necessario dare informazioni in tempo reale a tutta la popolazione, e non a un pubblico ristretto. Con il nuovo sito web abbiamo deciso di estendere quest’esperienza e abbiamo progettato nella nuova sezione dedicata alla legislazione uno spazio specifico per le sintesi. In questo modo si è anche consolidato un metodo di lavoro che coinvolge l’ufficio del Consigliere giudico nel verificare la correttezza delle sintesi prima della

pubblicazione on-line. Dall’analisi delle visite al sito, “Provvedimenti” risulta tra le pagine più lette e consultate: il 20 per cento del totale dei visitatori naviga nella sezione e sperimenta la nuova ricerca per “faccette”, cioè categorie che caratterizzano i contenuti e che consentono di selezionarli in base a tipo, data di pubblicazione, ambito, rischio e territorio. Tra i contenuti più letti, invece, si segnalano i provvedimenti più recenti o quelli di maggiore attualità. Le scelte adottate per questa sezione, e in generale le altre soluzioni del nuovo sito del Dipartimento, sono in linea con il processo di innovazione in corso nella pubblica amministrazione che ha individuato nella comunicazione, e in particolare nella chiarezza e trasparenza dei contenuti, uno degli strumenti per migliorare il rapporto con i 2 cittadini.


2 Storie

Una sezione dedicata agli eventi che hanno segnato la storia italiana e che, al contempo, hanno contribuito alla nascita e all’evoluzione di una cultura condivisa di protezione civile.

Uno sguardo al passato che è anche occasione di riflessione sui temi di previsione e prevenzione dei rischi e sulla capacità del Sistema di protezione civile di rispondere efficacemente alle emergenze.

Firenze 1966, l’alluvione e gli angeli del fango Il 4 novembre l’Arno scatena una delle più pesanti catastrofi della storia nazionale

La mia parola non è un incitamento, non ne avete bisogno, ma il semplice annunzio dell’inizio di una gara di trepida sollecitudine, che vedrà tutti gli italiani – uomini e donne, grandi e piccini, in Patria e fuori dai confini della Patria circondati dal commosso affetto degli altri popoli – uniti in un patto di fraternità che, nel limite delle forze umane, vincerà la sofferenza, il dolore, il bisogno1.

l 4 novembre 1966 è una data che Firenze e l’Italia non potranno mai dimenticare. In questo giorno di festa – la ricorrenza delle Forze Armate – l’intera penisola è sotto la pioggia e il bacino dell’Arno, ingrossato da dieci lunghi giorni di precipitazioni, scatena una delle più pesanti catastrofi della storia nazionale. Nel corso della notte tra il 3 e il 4 novembre, infatti, il fiume esonda nel Casentino e nel Valdarno Superiore, cominciando la sua opera di devastazione e proseguendo, inarrestabile, la sua corsa a valle. Quando la piena raggiunge il capoluogo toscano lo fa con furia incontenibile: un’onda alta tre metri percorre le vie della città alla velocità di 60 km orari; dai lungarni, trasformati in un unico fiume, la melma si riversa ovunque travolgendo ogni cosa, penetrando abi-

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tazioni, chiese, edifici storici. Nel quartiere di Santa Croce, in via dei Neri, una targa ricorda il punto più alto raggiunto dalla piena: 4 metri e 92 centimetri. I fiorentini, sorpresi in casa o nelle strade inondate dalle acque, si trovano a lottare per difendere la loro stessa vita. Il 6 novembre 1966, quando l’Arno si ritira, abbandona Firenze alla sua disperazione, sepolta sotto 600mila tonnellate di fango. Carabinieri, uomini della Polizia di Stato e dell’Esercito, pompieri: tutti convogliano a Firenze per far fronte all’alluvione. I soli Vigili del Fuoco, nella notte tra il 4 e il 5 novembre, mettono in salvo migliaia di persone, portando a termine oltre 9mila interventi. Superata la fase dei primi soccorsi le attività si concentrano sulla distribuzione di medicinali, viveri e mangime per il bestiame. Massicce anche le operazioni condotte per la potabilizzazione delle acque e il ripristino dell’acquedotto cittadino, oltre che per la disinfezione degli ambienti, per il ripristino della viabilità e per il controllo dei movimenti franosi. Ma le Forze Armate, pur numerose, si trovano a operare prive di quel fondamentale coordinamento che troverà naturale espressione solo nella futura Protezione Civile. Per la prima volta in Italia si percepisce l’assoluta mancanza di un Sistema nazionale in grado non solo di intervenire efficacemente nell’emergenza, ma anche di monitorare razionalmente il territorio attraverso una costante attività di previsione e prevenzione. La vera forza salvifica di questa catastrofe risiede nella risposta spontanea della gente comune, della “cittadinanza attiva” giunta da ogni parte d’Italia – e da molti Paesi esteri – per offrire volontario aiuto a una città in ginocchio. Nonostante la grande mobilitazione il bilancio dell’alluvione resta pesante: le vittime ufficiali sono 34, distribuite tra Firenze e i comuni della provincia. Gravi anche le conseguenze per il patrimonio artistico-culturale: distrutti migliaia di volumi della Biblioteca nazionale centrale, irrimediabilmente compromessi i depositi degli Uffizi, danneggiati monumenti, chiese e opere d’arte. L’acqua entra a Palazzo Vecchio, nel Duomo, nel Battistero. Il crocifisso di Cimabue, travolto dal fango nella Basilica di Santa Croce, diventa un simbolo della catastrofe e, al contempo, un richiamo a far presto, per strappare le opere d’arte, patrimonio dell’umanità, alla rovina totale. All’appello rispondono volontari ed esperti da ogni parte del mondo, che trasformano Firenze in un centro internazionale del restauro. Uomini e donne, giovani e meno giovani, di ogni estrazione sociale e culturale, accorrono a Firenze per spalare fango, distribuire acqua e cibo, recuperare le opere d’arte e i libri travolti dalla piena. Da Ted Kennedy a Margherita Hack, da Gerhard Schroeder a Josckha Fischer, sono migliaia le giovani intelligenze che accorrono a Firenze per offrire il loro contributo. Precursori delle più moderne forme di volontariato associato – espressione di solidarietà, partecipazione e pluralismo – sono gli “angeli del fango”, definiti così per la prima volta dal giornalista Giovanni Grazzini: “Chi viene anche il più cinico, anche il più torpido, capisce subito tre cose: che le perdite sono spaventose, che per restituire a Firenze un volto lumino-


2 Storie

so e il benessere occorreranno miliardi e forse decenni, ma anche che d’ora innanzi non sarà più permesso a nessuno fare dei sarcasmi sui giovani beats. Perché questa stessa gioventù che sino a ieri ha attirato le vostre ironie, oggi ha dato, a Firenze, un esempio meraviglioso, spinta dalla gioia di mostrarsi utile, di prestare la propria forza e il proprio entusiasmo per la salvezza di un bene comune. Onore ai beats, onore agli angeli del fango2”.

Dipartimento Vigili del Fuoco © Fratelli Alinari

U 4 NOVEMBRE 1966 - TESTIMONIANZA DI ELVEZIO GALANTI

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Erano le 7.30 del mattino, ero con mio padre, avevo sedici anni. Quel giorno avrei dovuto partecipare a una gara di judo, e per questo portavo con me una cinepresa Super8. Nonostante avessi un prezioso strumento tra le mani, però, quel giorno non mi fermai a riprendere i drammatici momenti dell’alluvione di Firenze. C’era pudore nel documentare quell’inatteso lago silenzioso davanti a noi, da dove provenivano svariati colpi di fucile, mio padre con il buonsenso popolare tutto toscano, misurato e garbato mi disse sottovoce: “…’un si ripiglia nulla, l’è vergogna…”. Un monito spontaneo, sommesso: era di fatto il segnale, la corda antica che vibrava collettivamente e ci diceva che era arrivato il momento di agire per la nostra città. Il Sindaco Piero Bargellini e il Prefetto di Firenze, invece, la notte tra il 3 e il 4 novembre si erano incontrati sul Ponte Vecchio, temendo il peggio per la città, mentre la popolazione era completamente inconsapevole di quello che sarebbe avvenuto. La situazione di partenza era totalmente sfavorevole: assenti monitoraggio, informazioni, piani di emergenza. Gli idrometri c’erano, ma non avevano ancora alcuna funzione di allerta. Ciò che mancava del tutto era una cultura della prevenzione, ma anche un ordinario e conosciuto sistema informativo, al punto che Marcello Giannini, giornalista Rai, per far capire a Roma la gravità della situazione fu costretto a portare il suo microfono per le scale, e a far sentire in diretta lo scroscio delle acque. I primi luoghi del coordinamento dei soccorsi furono le parrocchie e le Case del popolo: lì le prime basi, lì le prime forme di aggregazione, che oggi in modo più scientifico chia-

(1) Dal messaggio rivolto agli italiani dal Pre-

(2) Giovanni Grazzini, Si calano nel buio del-

(3) Direttore dell’Ufficio Relazioni Istituzionali

sidente della Repubblica Giuseppe

la melma, “Corriere della Sera”, 10 novem-

del Dipartimento della Protezione Civile

Saragat – 9 novembre 1966

bre 1966

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Piazza Santa Croce dopo l’alluvione del novembre 1966. Nella pagina precedente, ruspe dei Vigili del Fuoco in piazzale Michelangelo.

meremo una forma di Resilienza della città. Uomini e donne – di Firenze prima, e di tutto il mondo poi – organizzavano gli interventi per una comunità la cui sofferenza, catturata per la prima volta dalle riprese televisive, feriva gli occhi di tutti. I danni provocati a Firenze dall’alluvione del 1966 furono immensi anche riguardo al patrimonio artistico e culturale custodito dalla città. Dal 1177 ai giorni nostri, otto grandi alluvioni pari a quella del 1966 colpirono Firenze, ma alla città, e all’Italia tutta, mancava una memoria storica, la sola che avrebbe potuto mitigare se non evitare il disastro in caso di nuova inondazione. Nel 1938, nella Biblioteca nazionale, per salvaguardare i libri più preziosi dai bombardamenti, si pensò di spostarli sottoterra, nelle cantine; ma questa operazione espose il patrimonio librario a un altro, sottovalutato, rischio. La Biblioteca nazionale si trovava infatti – e tuttora si trova – in Santa Croce, nel punto morfologicamente più basso di Firenze che nel novembre del 1966 fu sommerso da oltre quattro metri di fango. Migliaia di persone comuni raggiunsero Firenze da ogni parte d’Italia e da molti Paesi in tutto il mondo e si misero al lavoro per salvare i volumi della Biblioteca nazionale, che furono così in gran parte recuperati, ripuliti, interfogliati. Firenze era, nell’immaginario collettivo, un bene comune, un patrimonio della civiltà. Per questo all’accorato appello di aiuto del sindaco Piero Bargellini rispose l’umanità intera: per la prima volta nella storia delle emergenze ci fu una mobilitazione spontanea, universale, cosmopolita, consegnata alla storia anche dal documentario Per Firenze girato da Franco Zeffirelli: un filmato che testimonia ancora oggi i duri giorni di Firenze e l’incredibile, alacre schieramento degli “angeli del fango”, i tanti volontari che decisero di accorrere in città per offrire un loro contributo. Un episodio di quei giorni difficili, continua a vivere con forza nei miei ricordi. Un epi-

Raccolte museali Fratelli Alinari-Collezione Aranguren, Firenze

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sodio che, forse inconsciamente, mi ha guidato fin qui dove sono, mi ha insegnato la forza d’animo e la capacità di reagire sempre, anche nelle avversità. Era già dicembre, quasi un mese era trascorso dalla notte della terribile alluvione, ma la città recava ancora i segni di una sofferenza profonda, incolmabile. Incamminandomi verso Santa Maria Nuova da Borgo Pinti, sede della mia palestra, intravidi in Via Folco Portinari, una bottega, una delle tante distrutte. Era stata ripulita da poco dal fango, dalla nafta, e al suo interno non v’erano altro che un omino con il suo grembiule, un panchetto di legno, con sopra un fornellino a gas, e un bricco. Sull’uscio, invece, un cartello, con su scritto a mano: “Caffè”. La voglia di ricostruire di quell’uomo – che fu in quel terribile 1966 la voglia di Firenze tutta – resta per me un esempio incancellabile di una silenziosa forza, che riaffiora sempre serenamente ogni volta che il mio lavoro mi porta a intervenire per prestare soccorso alle popolazioni colpite da un disastro. Quella scritta a mano “Caffè” è per me la costante consapevolezza che le popolazioni colpite hanno bisogno certo di beni materiali ma anche di speranza.

U I LIBRI E L’ALLUVIONE: IL CENTRO DI RESTAURO DELLA BIBLIOTECA DI FIRENZE Il 4 novembre 1966 l’alluvione travolge la Biblioteca nazionale centrale di Firenze sommergendo quasi un milione di unità bibliografiche sistemate nel seminterrato, al piano terreno e al piano rialzato dell'edificio. Gravemente danneggiati – oltre all’emeroteca – i circa 100mila volumi appartenenti alle raccolte storiche della Biblioteca e, in particolare, i grandi formati Palatini, il fondo Magliabechiano e il fondo delle Miscellanee. Grazie agli aiuti internazionali e agli esperti accorsi da ogni parte del mondo per prestare aiuto alla popolazione fiorentina nasce un centro di restauro per il recupero dei beni librari danneggiati. Nelle prime settimane dopo l’alluvione, tonnellate di volumi sono estratti dal fango, trasportati in luoghi sicuri, puliti e asciugati. Ogni volume viene corredato da una scheda che, insieme ai danni, ne descrive la struttura originale. Il Laboratorio – dapprima collocato nei locali della Centrale termica della stazione ferroviaria e successivamente allestito all'interno della Biblioteca – lavora come una grande catena di montaggio: dalla collazione alla scucitura, dal rattoppo alla legatura. Grazie a questi interventi, nel corso degli anni, buona parte del patrimonio librario è recuperata e resa nuovamente disponibile per la consultazione. Il centro di restauro di Firenze – frutto di collaborazioni internazionali nate per fronteggiare l’emergenza – diventa negli anni Settanta un modello di rilevanza mondiale per la costituzione di altri laboratori pubblici. Fondamentale per la ricostruzione della storia della Biblioteca nazionale di Firenze anche il laboratorio fotografico dell’Istituto: oltre 1.500 scatti che documentano i giorni dell’alluvione e le diverse fasi delle operazioni di recupero del materiale danneggiato.

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U DAL CINEMA ALLA FOTOGRAFIA: L’ALLUVIONE IN SCATTI E PELLICOLE “Adesso Firenze ha bisogno dell'aiuto di tutti, perché Firenze appartiene al mondo, quindi è anche la mia città”. Con queste parole, pronunciate in un italiano imperfetto, l’attore Richard Burton lancia il suo appello dal film-documentario Per Firenze girato nel 1966 da Franco Zeffirelli. Il documentario, uscito a un mese dalla catastrofe, descrive la situazione della città all’indomani dell’alluvione e raccoglie le testimonianze degli “angeli del fango” accorsi da tutto il mondo. Tra di loro, anche Robert Kennedy, che chiede aiuto alla comunità internazionale in favore della città di Firenze. L’alluvione entra nell’immaginario collettivo e nella storia nazionale attraverso numerose opere cinematografiche. Anche una delle scene del film La meglio gioventù, di Marco Tullio Giordana, è ambientata a Firenze nei giorni dell’emergenza del 1966. A quarant’anni dall’alluvione, Erasmo D’Angelis – giornalista e promotore del Raduno internazionale degli Angeli del Fango del 4 novembre 2006 – presenta il docu-film Angeli nel Fango. L’alluvione mai vista, che ricostruisce le ore drammatiche del 4 novembre 1966 al ritmo di immagini inedite. Il docu-film ricostruisce la straordinaria esperienza degli “angeli del fango” con la partecipazione di Paolo Hendel come voce narrante. Sempre nel quarantennale del disastro, il regista e attore teatrale Marco Paolini interpreta 4 novembre ’66. La guerra grande dell’Arno, un testo del toscano Francesco Niccolini. E l’alluvione di Firenze è anche nella mostra Triumph from Tragedy-I giorni dell’alluvione che raccoglie gli scatti di David Lees, fotografo della rivista “Life”, sugli avvenimenti del 1966 suddivisi in tre fasi: la devastazione, il recupero e il restauro. Ulteriori approfondimenti saranno disponibili su: www.protezionecivile.it/jcms/it/magazine.wp

U DAGLI ANGELI DEL FANGO AL VOLONTARIATO DI PROTEZIONE CIVILE: L’EVOLUZIONE NORMATIVA L’alluvione di Firenze del 1966 evidenzia l’inadeguatezza della struttura centrale dei soccorsi. A causa dell’assenza di una rete di monitoraggio l’esondazione dell’Arno non viene preannunciata con anticipo e i cittadini vengono colti di sorpresa. Nei primi giorni gli aiuti e i soccorsi arrivano quasi esclusivamente dagli “angeli del fango” e dalle truppe di stanza in città. Solo sei giorni dopo l’alluvione il governo è in grado di mettere in campo una rete di soccorso organizzata. La prima svolta arriva con la Legge n. 996 dell’8 dicembre 1970 – “Norme sul soccorso e l’assistenza alle popolazioni colpite da calamità” – che delinea un quadro complessivo di interventi di protezione civile. Per la prima volta viene riconosciuta l’attività del volontariato di protezione civile. È il Ministero dell’Interno, attraverso i Vigili del Fuoco, ad istruire, addestrare ed equipaggiare i cittadini che volontariamente offrono il loro aiuto.


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Nel 1981 il regolamento d’esecuzione della Legge n. 996 del 1970 individua per la prima volta gli organi di protezione civile ordinari – Ministro dell’Interno, Prefetto, Commissario di Governo nella Regione, Sindaco – e straordinari – Commissario straordinario – e ne disciplina le rispettive competenze. La protezione civile è definita compito primario dello Stato. Si comincia a parlare di prevenzione degli eventi calamitosi, attraverso l’individuazione e lo studio delle loro cause. Sono gli organi statali, Prefetto e Commissario di governo, a svolgere il ruolo più importante nella gestione dell’emergenza. Nel 1982, con la legge n. 938 del 1982, viene formalizzata la figura del Ministro per il Coordinamento della Protezione Civile, una sorta di “commissario permanente” pronto ad intervenire in caso di emergenza. Il Ministro per il Coordinamento della Protezione Civile si avvale del Dipartimento della Protezione Civile, istituito sempre nel 1982, nell’ambito della Presidenza del Consiglio con Ordine di Servizio del 29 aprile. La svolta definitiva arriva con la Legge n. 225 del 1992 e la nascita del Servizio Nazionale della Protezione Civile, con il compito di “tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti e l’ambiente dai danni o dal pericolo di danni derivanti da calamità naturali, da catastrofi e altri eventi calamitosi”. La struttura di protezione civile viene riorganizzata profondamente come un sistema coordinato di competenze al quale concorrono le amministrazioni dello Stato, le Regioni, le Province, i Comuni e gli altri enti locali, gli enti pubblici, la comunità scientifica, il volontariato, gli ordini e i collegi professionali e ogni altra istituzione anche privata. La Legge 225 inserisce il volontariato tra le componenti e le strutture operative del Servizio Nazionale e stabilisce che deve essere assicurata la più ampia partecipazione dei cittadini e delle organizzazioni di volontariato di protezione civile nelle attività di previsione, prevenzione e soccorso, in vista o in occasione di calamità naturali o catastrofi.

U L’ORGOGLIO DI FIRENZE - INDRO MONTANELLI, “CORRIERE DELLA SERA”, 12 NOVEMBRE 1966 Col passare dei giorni, le notizie da Firenze, invece di farsi sempre più confortanti, diventano sempre più drammatiche. Non perché la situazione peggiori in se stessa, ma perché solo ora si comincia a vedere il disastro nelle sue bibliche proporzioni. Dapprincipio, diciamo la verità, non le avevamo afferrate. E a trarci in inganno sono state soprattutto due cose: il numero, per fortuna abbastanza esiguo, delle perdite umane, e i servizi della televisione. Quest’ultima non è stata di certo inferiore al suo compito per mancanza di mezzi e di uomini. Essa dispone di macchine, attrezzature e telereporters fra i migliori del mondo che, volendo, avrebbero potuto fornirci, e subito, il quadro più esauriente e completo della sciagura. Ma evidentemente non hanno voluto, cioè non hanno potuto, per via di quella maledetta timoratezza, che non è soltanto della televisione, ma che la televisione porta a un parossismo quasi caricaturale e che ci tiene perpetuamente immersi in una melassa di menzogne. Tutto, anche le catastrofi, dev’essere presentato in modo da non inquietare, turbare, allarmare. E di tutto, più o meno consapevolmente, si tende a sottolineare solo i lati incorag-

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gianti ed edificanti. Sul video l’autentica tragedia di Firenze è passata in secondo piano rispetto agli sforzi – che certamente ci sono stati – dei soccorritori e alle sollecitudini dei dirigenti. Sembrava che l’alluvione di soldati, pompe, autobotti, camionette, viveri, indumenti, medicinali, attrezzi, ministri e deputati, fosse più imponente di quella dell’Arno. E ora ci domandiamo fino a che punto questo auto-inganno abbia influito sull’incredibile ritardo, sull’inadeguatezza, sulla mancanza di coordinazione, insomma sul pessimo funzionamento degli aiuti. Comunque, è un fatto che i fiorentini hanno avuto l’impressione di essere abbandonati a se stessi, il che spiega certe loro reazioni di malumore, in cui di sbagliato c’era solo il bersaglio. E ringraziano iddio che la loro scettica natura, il collaudato pessimismo, l’antica sfiducia negli uomini e in tutto abbiano ovattato delusioni e risentimenti. Le testimonianze sono concordi sulla rabbiosa volontà, sulla silenziosa abnegazione, sullo stoico coraggio con cui essi lottano per liberarsi dal sudario di fango che li opprime e allontanare lo spettro delle epidemie che potrebbero svilupparsi dalle putretudini insepolte o dissepolte. Dividono fraternamente pane, pene e fatiche. Chi è rimasto con la casa intatta vi ha accolto il vicino sinistrato. Questa gente faziosa, individualista, proterva, ha trovato nel momento del disastro, uno spirito comunitario, uno slancio solidaristico da additare ad esempio a tutto il Paese. Che cosa questo Paese a sua volta debba fare, non sono questi il momento e la sede per discuterlo. Il consiglio dei ministri è riunito quasi in permanenza. E speriamo – ora che finalmente tutti si sono svegliati alla realtà – che le decisioni siano adeguate, rapide e soprattutto efficaci. In linea generale noi crediamo che quanto più si darà ai fiorentini stessi mano libera per la scelta delle provvidenze da adottare e l’impiego dei mezzi disponibili, tanto più i risultati saranno effettivi. A parte l’intermezzo, Firenze è una città che pur nella modestia delle sue risorse, ha sempre saputo amministrarsi molto bene. I secoli di autogoverno (e quale autogoverno!) comunale non sono passati invano. Ma c’è ad ogni modo una cosa che bisogna non fare: piangere su Firenze. Questo lo so è l’impegno più difficile da assolvere, perché alle lacrime l’Italia rinunzia malvolentieri, e infatti in questi giorni ce n’è stato in tutta la stampa un diluvio da fare il paio con quello piovutoci addosso dal cielo. Questa seconda alluvione, anche se ha danneggiato i fiorentini meno della prima, li ha irritati e mortificati maggiormente. Più che da giornalista, parlo da fiorentino io stesso, che conosce la sua gente e sa quanto sia refrattaria al patetico. Le commiserazioni, i «gridi di dolore», i messaggi, gli appelli, i comunicati, i proclami sono una musica che stona maledettamente fra le mura di questa città asciutta (per modo di dire), ironica e amara, ma coraggiosa e sincera fino alla crudeltà. Essa non vuole essere compianta. Forse non vuole nemmeno essere capita. Vuole soltanto essere messa in condizione di difendersi e di aiutarsi, soffrendo in segreto del fatto di doverne chiedere i mezzi agli altri. Questo scontroso e spesso provocante orgoglio di Firenze va rispettato, anche perché è la più sicura garanzia della sua rinascita. Tutti gli altri italiani e il loro governo vogliono veramente contribuirvi? Aprano ai fiorentini un conto in banca quale che sia, e li lascino fare. Ma soprattutto smettano di piangergli addosso. Ad annaffiarli, ha già provveduto l’Arno.


2 Dal territorio

Cattedrale di Noto: presentati i nuovi apparati decorativi Un lungo lavoro di ricostruzione e restauro ha restituito alla Cattedrale di Noto gli antichi splendori barocchi. Il 13 febbraio è stato consacrato il nuovo altare della Cattedrale di San Nicolò e sono stati presentati al pubblico gli affreschi della cupola e dei pennacchi e le vetrate policrome del tamburo della cupola

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a realizzazione delle nuove opere rientra in una più ampia attività di restauro dell’architettura e degli apparati decorativi della Cattedrale cominciata nel 1999. Dopo la ricostruzione delle parti strutturali, terminata nel 2007, sono stati completati il nuovo altare maggiore, l’ambone e la croce realizzati in bronzo argentato e diaspro siciliano dallo scultore Giuseppe Ducrot, gli affreschi della cupola e dei pennacchi eseguiti dal pittore russo Oleg Supereco e le otto nuove vetrate della cupola, opera di Francesco Mori. Restano ancora

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da realizzare la Via Crucis con le 14 stazioni ad opera di Roberto Ferri, le sculture nelle nicchie e gli affreschi della navata centrale e del catino absidale. La Cattedrale è il monumento simbolo dell’arte barocca della città e del Val di Noto, territorio dichiarato dall’Unesco Patrimonio dell’umanità. Nel 1996 è andata in parte distrutta per un crollo che ha interessato la navata centrale e quella destra, alcuni piloni e gran parte della cupola. Il crollo è da ricondurre al terremoto che ha colpito la Sicilia orientale nel dicembre del 1990. Nel 1999


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IL DIPARTIMENTO DELLA PROTEZIONE CIVILE E LA CATTEDRALE DI NOTO

viene aperto il cantiere per la ricostruzione. Nel 2007 la Cattedrale è stata restituita al culto dei fedeli. Da allora sono proseguiti i lavori per le opere di decorazione interna. La complessa ricostruzione è stata realizzata coniugando le antiche tecniche costruttive con le più moderne tecnologie sviluppate nel campo dell’ingegneria sismica. Sono stati sperimentati metodi di lavoro e tecniche che hanno dimostrato come sia possibile intervenire sui beni culturali senza contrasto tra le esigenze

della sicurezza e quelle della cultura e dell’arte. Per reintegrare l’opera nel paesaggio urbano della città, la ricostruzione è stata realizzata in pietra, dopo anni di scavi durante i quali sono state recuperate migliaia di pietre, alcune delle quali reimpiantate nella struttura originaria. Le parti residuate dal crollo sono state integrate nella nuova costruzione, ad eccezione dei pilastri della navata sinistra che sono stati demoliti e ricostruiti con la stessa tecnica muraria con cui sono stati rifatti quelli della navata destra.

Il Dipartimento della Protezione Civile ha sostenuto finanziariamente il processo di ricostruzione e restauro della Cattedrale di Noto, seguendone fin dall’inizio l’iter tecnico-amministrativo. Attraverso l’emanazione di specifiche ordinanze, l’insediamento di Commissioni, la nomina di esperti e l’invio a Noto di proprio personale tecnico, il Dipartimento della Protezione Civile ha dato – e sta dando tuttora – un contributo fondamentale alla conclusione delle operazioni di restauro. Come tutte le azioni proprie della Protezione Civile, anche la ricostruzione della Cattedrale di Noto è un lavoro corale e collettivo, assicurato dal Dipartimento, dal Commissario Delegato, il Prefetto di Siracusa, ma realizzato grazie anche alla collaborazione della Soprintendenza per i Beni Culturali di Siracusa, della Diocesi e del Comune di Noto, della Regione Siciliana e dei membri della Commissione Consultiva composta da sette esperti italiani in materia di beni culturali.


2 Dal territorio

Corpo Forestale: nel 2010 aumentano le presenze in montagna ma anche gli incidenti o scorso 11 febbraio il Corpo Forestale ha diffuso il Rapporto “Montagna sicura. I servizi del Corpo Forestale dello Stato e del Sistema nazionale Meteomont per la sicurezza in montagna”, relativo al 2010. Il Meteomont è un servizio garantito dal Corpo Forestale dello Stato e dal Comando delle Truppe Alpine, con la collaborazione del Servizio Meteorologico dell’Aeronautica Militare. È nato nel 1972 per incrementare le condizioni di sicurezza della montagna innevata attraverso la previsione del pericolo valanghe. Il bollettino giornaliero Meteomont informa sulle condizioni meteo in montagna e sul rischio valanghe, attraverso il sito internet www.meteomont.org. Il Rapporto 2010 “Montagna sicura” evidenzia come nel corso degli ultimi anni sia cresciuto il numero degli amanti della montagna. Parallelamente è cresciuto il numero delle vittime da valanga e per incidenti legati a nuove attività sportive come lo snowboard e l’escursionismo con le racchette da neve. Quasi sei milioni gli italiani che nel 2010 hanno affollato località montane e sciistiche, da gennaio a marzo. Rispetto al 2009 il Rapporto registra un incremento delle presenze del 40 per cento. Nel 2010 a livello nazionale sono stati registrati 26 milioni di pas-

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saggi sulle piste da sci, circa 250 mila passaggi al giorno, con punte di un milione di passaggi quotidiani durante i fine settimana. Nella stagione 2009/2010 si sono avuti 214 incidenti causati da valanghe con 47 morti e 48 feriti. Nella stagione in corso sono 44 le persone finora coinvolte, sette i morti e undici i feriti. Gli interventi di soccorso sulle piste da sci del Corpo Forestale sono stati 1.230, di cui 40 con l’ausilio dell’elisoccorso. Cause e responsabilità degli incidenti: l’imprudenza degli sciatori fuoripista che provocano valanghe, i cambiamenti climatici e i loro effetti sull’ambiente innevato. Il Rapporto ribadisce come negli ultimi anni la temperatura media sia aumentata di circa un grado centigrado, si sia avuto un innalzamento della quota dello zero termico di 150 metri e una riduzione del 50 per cento delle nevicate e dell’altezza media del manto nevoso sull’Appennino settentrionale e sulle Alpi centro-occidentali, nonché un aumento dal 10 al 28 per cento delle nevicate e dell’altezza media del manto nevoso sull’Appennino centrale e sulle Alpi orientali. Per ulteriori informazioni sul servizio Meteomont: www.meteomont.org meteomont@corpoforestale.it

IL CORPO FORESTALE DELLO STATO Presidia e difende l’ambiente montano. È una delle strutture operative del Servizio Nazionale della Protezione Civile e negli ultimi anni si è dotato di tutti gli strumenti utili a garantire la sicurezza degli abitanti delle zone montane, degli amanti dell’alta quota e degli sport invernali. Il Corpo Forestale monitora il territorio innevato, svolge attività di previsione dei pericoli legati al rischio valanghe e attività di soccorso sulle piste da sci. Aggiorna costantemente la banca dati meteonivometrica, la cartografia e il catasto delle valanghe.

IL SERVIZIO NEVEMONT Dallo scorso inverno i dati della rete di rilevamento nivometeorologico del Meteomont sono integrati con quelli dei rilevamenti itineranti effettuati a quote medio-basse: il Corpo Forestale dello Stato garantisce attraverso il sistema “Nevemont” un puntuale monitoraggio della neve a bassa quota durante gli eventi estremi che consente di produrre in tempo reale dati e informazioni utili alla circolazione stradale delle aree più interne e montane d’Italia.

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Il Miur per l’educazione ambientale Sottoscritto un protocollo d’intesa con la Forestale a legge 36/2004 che ha riformato il Corpo Forestale dello Stato indica, tra i compiti istituzionali del Corpo, l’educazione ambientale. L’educazione a un corretto comportamento nella fruizione delle risorse naturali ha un’importanza ormai ampiamente riconosciuta. La tutela dell’ambiente passa per attività di controllo, ma anche per iniziative di partecipazione ed educazione dei cittadini a un rapporto consapevole dell’ambiente naturale. In ragione del compito di diffusione della cultura di tutela dell’ambiente, il Corpo Forestale dello Stato e il Ministero

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dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca hanno sottoscritto un protocollo d’intesa triennale per dar vita a progetti formativi di educazione ambientale. Il progetto in programma per il 2011 è “La scuola adotta il bosco”. L'iniziativa coinvolgerà i docenti e gli studenti della scuola primaria e secondaria. Durante il 2011, anno internazionale delle foreste, il personale della Forestale collaborerà con gli insegnanti ad educare i giovani ad una cultura ambientale rispettosa della natura. Le “lezioni” di educazione ambientale vogliono trasmettere ai

ragazzi una conoscenza più consapevole delle risorse naturali del territorio e delle funzioni che alberi e foreste assolvono. Ulteriore obiettivo è incentivare le attività dei ragazzi a contatto con la natura. Gli studenti delle scuole interessate adotteranno un bosco presente sul proprio territorio e in collaborazione con i Forestali ne studieranno storia e caratteristiche, impareranno ad averne cura e saranno finalmente consapevoli dell’opportunità di segnalare alterazioni dell’ecosistema al numero di emergenza ambientale 1515.

PREMIO ARTISTICO PER SINGOLI STUDENTI E SCOLARESCHE Nell’ambito del progetto “La scuola adotta il bosco”, anche un premio riservato a singoli studenti e scolaresche. I ragazzi potranno produrre elaborati letterari o artistici che rappresentino il bosco adottato, le sue funzioni e le minacce al suo equilibrio. I lavori vanno inviati entro il 28 aprile 2011 al Corpo Forestale dello Stato-Ufficio Territoriale per la Biodiversità di Roma, Sede staccata di Castel Fusano, via Canale della Lingua 74, 00124 Castel Fusano (Roma). I migliori lavori singoli saranno premiati con la partecipazione degli autori a un campo scuola nel Centro di educazione ambientale del Corpo Forestale di Castel Fusano. Le scolaresche vincitrici, invece, partiranno per una “settimana verde” in una delle 130 Riserve Naturali Statali gestite dalla Forestale.


2 Dal territorio

Guardia Costiera, “lezioni di mare” fino ad aprile Un programma didattico rivolto ai ragazzi tra i 10 e i 18 anni ifendere l’ambiente marino e diffondere una cultura condivisa della protezione del mare. La Guardia Costiera, parte del Corpo delle Capitanerie di Porto, svolge da sempre una costante attività di salvaguardia del mare e di chi vi opera. Nel periodo estivo da anni mette in campo l’operazione “Mare Sicuro”, piano straordinario di previsione e repressione dei reati contro l’ambiente marino. A una giusta attività di repressione la Guardia Costiera affianca anche costanti e organiche iniziative di sensibilizzazione culturale. Ufficiali e sottoufficiali sono impegnati sino ad aprile nelle “Lezioni di mare”, attività didattiche che coinvolgono scuole medie inferiori e superiori di tutta Italia. Le “Lezioni di mare” hanno come obiettivo sensibilizzare i giovani tra i 10 e i 18 anni a una corretta pratica del mare. Le attività didattiche prevedono la proiezione di filmati su salvataggi in mare e approfondimenti sulla normativa vigente. Le lezioni prevedono anche test finali che consentiranno di comprendere quanto effettivamente gli studenti italiani conoscono sulla sicurezza e sulla tutela dell’ambiente marino.

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Matera, manuale di protezione civile in braille

l Gruppo Volontari per l’Ambiente di Matera, in collaborazione con l’Univoc, l’Unione italiana ciechi di Basilicata e la Provincia di Matera, ha promosso il primo corso di formazione di protezione civile per non vedenti, patrocinato dal Dipartimento della Protezione Civile. Durante il corso, il primo in Basilicata, sono stati organizzati una serie di incontri volti ad approfondire le dinamiche di auto-aiuto in situazioni di emergenza per non vedenti. In programma, otto lezioni da due ore ogni sabato mattina, dal 29 gennaio al 19 marzo, presso la Sala Operativa di protezione civile della Provincia di Matera. Obiettivo del corso, produrre un manuale di protezione civile in tre formati: ingrandito, informatico e braille. Il prontuario finale in braille è finanziato dall’amministrazione provinciale di Matera e rappresenta il primo caso di manuale di protezione civile per non vedenti in Italia. Gli appuntamenti della formazione approfondiscono i temi del funzionamento del Sistema di protezione civile in Italia, dei rischi – sismico, idrogeologico, antropico, incendi boschivi – della loro percezione e della diversa tipologia di eventi in grado di minacciare la sicurezza dei cittadini e dei territori. E ancora: le norme di comportamento da tenere in caso di terremoto e le procedure per la mitigazione dei rischi. Fra gli incontri più attesi del programma, quello inerente le formule di partecipazione dei non vedenti alla gestione delle emergenze e quello che approfondisce l’importanza dell’informazione preventiva alla comunità al Per ulteriori informazioni: guardiacostiera@guardiacostiera.it fine di diffondere una più consapevole e diffusa cultura di protezione civile.

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Firenze, assistere i minori in emergenza

Avellino, protezione civile e scuola

l 19 febbraio al Centro Comunale di Protezione Civile di Firenze si è tenuto il convegno “Mamma… che è successo? La tutela psicologica dei minori nelle calamità”. A introdurre i lavori di una giornata ricca di incontri Cristiana Pizzi, funzionaria del Servizio Emergenza Sanitaria e Assistenza alla popolazione del Dipartimento della Protezione Civile, psicologa e psicoterapeuta che ha fornito un quadro generale di orientamento sui traumi infantili. Durante il convegno, organizzato dall’Associazione Vab-Vigilanza antincendi boschivi di Bagno di Ripoli, è stato presentato un nuovo servizio che l’associazione attiverà a breve: il supporto all’assistenza psicologica dei bambini e degli adolescenti in occasione di calamità naturali. Il servizio sarà attivo al termine di un percorso formativo rivolto a un gruppo di volontari selezionati. Elena Ricci, psicologa del lavoro e delle organizzazioni, volontaria della Vab ha spiegato che i soccorritori della Vigilanza Antincendi non interverranno in veste di psicologi, ma saranno un ponte tra la popolazione colpita e i medici, gli psicologi, gli psicoterapeuti nel tentativo di accorciare la distanza tra questi professionisti e la popolazione.

a cultura di Protezione Civile e la Scuola Irpina” è stato il tema del convegno organizzato dal Gruppo Editoriale “Lunaset” il 5 febbraio ad Avellino, con il patrocinio della Provincia e del Comune. L’incontro s’è tenuto presso il Teatro “Carlo Gesualdo”. Hanno partecipato alla giornata di studi Elvezio Galanti, direttore dell’Ufficio Relazioni Istituzionali del Dipartimento della Protezione Civile, il Ministro per l’Attuazione del Programma di Governo Gianfranco Rotondi e l’Assessore alla Protezione Civile della Regione Campania Edoardo Cosenza. L’incontro è stato occasione per distribuire gli atti del convegno “Novembre 1980-novembre 2010: dai lutti e dalle macerie ad una moderna cultura della Protezione Civile” che si è tenuto nel trentennale del terremoto in Irpinia a Sant’Angelo dei Lombardi, il 23 novembre 2010. Gli atti del convegno sono raccolti nel volume “Memoria e Futuro”, realizzato con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Ministro per l’attuazione del Programma di Governo. Durante l’incontro ad Avellino è stata distribuita la pubblicazione agli studenti delle scuole medie superiori della zona.

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Alessandro Goggioli, responsabile della Formazione Tecnica della Vab di Bagno di Ripoli, fra i più attivi promotori dell'iniziativa, ha spiegato come l’idea sia nata dopo aver raccolto le esperienze dei volontari intervenuti nelle recenti emergenze italiane e le sollecitazioni delle cronache di tragedie internazionali. In queste situazioni, i volontari spesso non hanno gli strumenti per gestire il trauma psicologico di chi ha perso i propri beni o addirittura i propri cari. Durante la giornata sono stati forniti alcuni esempi di tecniche comportamentali da mettere in atto per controllare e gestire le reazioni emotive di chi è colpito dalla tragedia ma anche di chi partecipa ai soccorsi. Sono stati inoltre illustrati i fondamenti teorici e clinici della psicologia dell’emergenza. L’iniziativa è stata sostenuta dal Centro Servizi Volontariato della Toscana e ha ottenuto la partnership della Provincia di Firenze-Servizio di Protezione Civile e dell’associazione Psicologi per i Popoli Toscana.


2 Dal territorio

Lucca, “Villaggio Solidale”: Gabrielli al primo salone del volontariato i è svolto a Lucca, dal 17 al 20 febbraio, “Villaggio Solidale”, primo salone italiano del volontariato aperto agli operatori del settore e a tutti i cittadini interessati. La manifestazione è stata organizzata dal Centro nazionale per il volontariato e dalla Fondazione volontariato e partecipazione, con il patrocinio del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, delle Regioni Toscana, Liguria ed Emilia-Romagna, dell'Anci-Associazione nazionale comuni italiani, dell'Upi-Unione delle province italiane, della Provincia e del Comune di Lucca, della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, delle Misericordie d'Italia e del Segretariato Sociale Rai. Servizi, innovazione, educazione e partecipazione sono stati i temi portanti dell’iniziativa – che ha aperto l'anno europeo dedicato al volontariato – con cui si è voluto favorire il confronto fra realtà diverse attraverso momenti di discussione e approfondimento. Al centro del dibattito la capacità di risposta del Servizio Nazionale alla vulnerabilità del territorio italiano, esposto a rischi naturali e socioambientali, con un momento di riflessione sul ruolo centrale dei volontari nella diffusione di una cultura condivisa di protezione civile. “Villaggio Solidale” si è concluso domenica 20 febbraio con un intervento del Capo Dipartimento della Protezione Civile Franco Gabrielli nell’ambito del convegno “Protezione civile e vulnerabilità. Il volontariato nell'emergenza e oltre: sentinella del territorio”. La manifestazione ha chiuso con un bilancio in attivo, segnando la presenza di novemila visitatori che hanno partecipato a convegni, workshop e laboratori organizzati per dare visibilità agli interventi sociali realizzati da organizzazioni no-profit, enti locali e altre realtà attive nel campo del volontariato e della solidarietà sociale.

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Sul Cimone i Campionati di sci della Protezione Civile opo quattro anni le nevi dell’Appennino emiliano sono tornate ad ospitare il Campionato italiano di sci del Sistema di Protezione Civile, dal 3 al 5 febbraio 2011. Alla Regione Emilia-Romagna non è bastato giocare in casa per salire sul gradino più alto del podio, conquistato dalla Provincia Autonoma di Trento, proprio davanti ai padroni di casa. La manifestazione, giunta quest’anno alla nona edizione, è stata promossa dalla Regione Emilia Romagna e dalla Provincia di Modena, in collaborazione con il Dipartimento della Protezione Civile e il coinvolgimento dei comuni dell’Appennino modenese – Sestola, Fanano, Montecreto e Riolunato – dove si sono svolte le gare. Sono stati oltre duemila i partecipanti, tra funzionari e volontari provenienti da tutta Italia. Oltre alle Regioni, sono scesi in pista anche il Dipartimento, il periodico indipendente “La Protezione Civile Italiana” e una rappresentanza della Slovenia.

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Non si è vissuto di solo agonismo nella tre giorni sul Monte Cimone. Oltre alle gare nelle diverse discipline – slalom gigante, fondo e snowboard – sono state organizzate ciaspolate in notturna e attività alternative per i non sciatori. Spazio anche al confronto e al dibattito sul tema dell'integrazione tra il coordinamento nazionale e i sistemi regionali: l’ultimo giorno è stata organizzata una tavola rotonda “Il passato e il futuro della Protezione Civile Italiana”, presieduta dal Capo Dipartimento della Protezione Civile Franco Gabrielli. Il campionato italiano di sci del Servizio Nazionale è stato un momento di confronto sportivo ma soprattutto di incontro tra tutti gli operatori di protezione civile e un’occasione per “fare sistema”. L’appuntamento per il prossimo anno è in Valle d’Aosta, per la decima edizione della manifestazione nata sulle nevi del Trentino nel 2002.


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In questa pagina, alcuni momenti di “Cimone 2011�, IX Campionato italiano di sci del Sistema di Protezione Civile.


2 Dal Dipartimento

Dipartimento della Protezione Civile, nuova organizzazione interna l 6 dicembre 2010, con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, è stata modificata l’organizzazione interna del Dipartimento della Protezione Civile che oggi si articola in otto uffici e 37 servizi. Le funzioni dei nuovi uffici e servizi sono state individuate il 18 gennaio 2011, con decreto del Segretario Generale. Nel nuovo organigramma, le funzioni di Vice Capo Dipartimento sono assegnate a un’unica persona, mentre in passato i Vice Capo Dipartimento erano due: uno per l’Area tecnico-operativa e uno per l’Area tecnico-amministrativa e gestione delle risorse aeree. Tra le novità introdotte dalla riorganizzazione, la costituzione di un Ufficio relazioni istituzionali alle dirette dipendenze del Capo Dipartimento. L’Ufficio si compone dei Servizi rapporti con il sistema nazionale di protezione civile e relazioni internazionali, a cui si aggiunge il nuovo Servizio studi e ricerche. In particolare, è il Servizio rapporti con il Sistema

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nazionale di Protezione Civile che ha il compito di gestire le relazioni con componenti e strutture operative di Protezione Civile. Tra le sue funzioni, la concessione di patrocini alle manifestazioni di protezione civile e il riconoscimento di benemerenze ed elargizioni speciali. Rimangono alle dirette dipendenze del Capo Dipartimento la Segreteria, il Consigliere giuridico e l’Ufficio stampa. A questi si aggiunge il Servizio grandi eventi, prima posto sotto l’Ufficio grandi eventi, risorse tecnologiche e innovazione. Nasce l’Ufficio I volontariato, formazione e comunicazione per racchiudere tre Servizi prima separati. Tra questi, il Servizio comunicazione acquisisce anche la competenza esplicita delle relazioni con il pubblico, precedentemente affidata all’Ufficio amministrazione e bilancio. Per la diffusione della conoscenza della protezione pivile, prima accorpata al Servizio pomunicazione, è stato istituito un Servizio ad hoc sempre nell’ambito

dell’Ufficio I. Questo nuovo Servizio si rivolge a istituzioni e cittadini e mantiene un raccordo strategico con il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca e le università italiane. Il Servizio cura inoltre i rapporti con l’Ufficio nazionale per il servizio civile. Anche le strutture interne al Dipartimento che si occupano di monitoraggio e mitigazione dei Rischi sono state riorganizzate. Sono stati ricondotti sotto un unico Ufficio i Servizi per la previsione, valutazione, prevenzione e mitigazione dei rischi naturali e antropici. L’Ufficio II rischi idrogeologici e antropici racchiude infatti il Servizio centro funzionale centrale per i Settori idro e meteo, il Servizio rischio idrogeologico, idraulico, idrico, marittimo e costiero, il Servizio rischio ambientale, il Servizio rischio tecnologico e il Servizio incendi boschivi e di interfaccia. In particolare, al Servizio rischio ambientale sono assegnate le competenze per la


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salvaguardia dei beni culturali. All’Ufficio II, con la riorganizzazione, è stato inoltre aggiunto il Servizio ispettivo e monitoraggio tecnico degli interventi strutturali e post-emergenza. I Servizi legati al rischio sismico e al rischio vulcanico, prima collocati in due diversi Uffici, sono riuniti nell’Ufficio III rischio sismico e vulcanico. Con la riorganizzazione,

l’Ufficio IV gestione delle emergenze si allarga a comprendere anche i Servizi emergenza sanitaria e assistenza alla popolazione e mobilità e servizi essenziali. All’Ufficio VI risorse umane e strumentali sono affidati compiti prima in gran parte assegnati all’Ufficio del Capo Dipartimento: gestione e organizzazione del personale, gestione degli immobili, autoparco e

sicurezza sui luoghi di lavoro, controllo interno. A questi, si aggiunge il Servizio informatica e sistemi per le comunicazioni, prima posto sotto l’Ufficio grandi eventi, risorse tecnologiche e innovazione. Confermati gli Uffici V amministrazione e bilancio e VII attività aeronautica, con una riorganizzazione dei servizi più funzionale allo svolgimento delle attività.


2 Dal Dipartimento

Incendi boschivi: periodo di attenzione per l’inverno-primavera 2011 iniziato il 14 febbraio il periodo di attenzione per gli incendi boschivi e di interfaccia che durerà fino al 30 aprile 2011. Le previsioni meteorologiche e i modelli di stima delle condizioni di suscettività agli incendi boschivi indicano infatti l’instaurarsi di condizioni favorevoli all’innesco degli incendi su tutto il territorio nazionale e in particolare nelle regioni settentrionali. In vista di questo periodo di attenzione e sulla base delle competenze delle Regioni e delle Province Autonome nelle attività di previsione, prevenzione e lotta attiva agli incendi boschivi, il Capo Dipartimento della Protezione Civile ha inviato una serie di indicazioni operative alle Regioni, ai Ministeri competenti, all’Uncem-Unione Nazionale Comuni, Comunità, Enti Montani e all’Anci-Associazione Nazionale dei Comuni Italiani. Gli indirizzi forniscono suggerimenti di carattere operativo e organizzativo. In particolare, invitano a: • mettere in campo ogni azione di carattere preventivo per la riduzione del rischio di innesco e propagazione degli incendi boschivi, specie nelle fasce perimetrali delle zone antropizzate, delle infrastrutture strategiche e

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della rete viaria. • assicurare supporto all’elaborazione e all’adozione dei piani comunali o intercomunali di protezione civile, provvedendo ad allertare i sindaci e ad assicurare il costante flusso delle comunicazioni con le strutture locali in caso di evento; • garantire un costante collegamento tra le Soup-Sale operative unificate permanenti e le Sale operative regionali e il necessario raccordo con il CoauCentro operativo aereo unificato e la Sala situazione Italia del Dipartimento della Protezione Civile, ai fini della richiesta di concorso aereo e del costante

aggiornamento sulla situazione a livello regionale. Per rispondere alle eventuali richieste di concorso aereo da parte delle Regioni sul territorio nazionale sono schierati sei Fire Boss, tre elicotteri pesanti S64 e due Canadair. A questi si aggiungono i due elicotteri dell’Esercito Italiano, i due elicotteri AB412 dei Vigili del Fuoco e i due AB212 della Marina Militare. Per la metà di marzo saranno operativi anche gli altri quattro Canadair. I mezzi della flotta antincendio dello Stato sono coordinati dal Dipartimento attraverso il Coau-Centro operativo aereo unificato.


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Servizio Civile, al via da febbraio i tre progetti del Dipartimento

ono iniziati il primo febbraio i tre progetti che il Dipartimento della Protezione Civile ha promosso per i giovani tra i 18 e i 28 anni che hanno scelto di dedicare un anno al servizio civile in Italia: • “La protezione civile comunica 2” • “Triade”

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• “L’empowerment degli operatori di protezione civile e delle persone da soccorrere in maxi-emergenze”. Il servizio civile nazionale – istituito con la legge 64/2001 e su base volontaria dal 1° gennaio 2005 – è un’opportunità di difesa della patria: un

“dovere”, questo, sancito dall’art. 52 della Costituzione non riferito esclusivamente al territorio dello Stato e alla tutela dei suoi confini esterni, quanto alla condivisione di valori comuni e fondanti l’ordinamento democratico. “La protezione civile comunica 2” ha l’obiettivo di avvicinare i giovani selezionati dal Dipartimento al mondo della comunicazione pubblica e istituzionale. I ragazzi del progetto “Triade” sperimenteranno un nuovo modello di formazione nelle scuole elementari calabresi sui temi della tutela e valorizzazione del territorio: gli studenti approfondiranno i rischi e le norme di comportamento da adottare in caso di emergenza. “L’empowerment degli operatori di protezione civile e delle persone da soccorrere in maxiemergenze”, infine, vedrà i volontari operare nell’ambito del Servizio rischio sanitario del Dipartimento. Il progetto ha l’obiettivo di formare psicologi capaci di operare in situazioni d’emergenza e di costituire un gruppo di lavoro per l’elaborazione di “Criteri di massima per il soccorso alle persone con disabilità”.


2 Normativa

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Pubblichiamo in questa sezione un esempio di sintesi di provvedimenti, uno dei nuovi servizi del sito internet del Dipartimento della Protezione Civile. Le sintesi sono strutturate per punti e hanno l’obiettivo di spiegare in modo semplice e chiaro il contenuto di decreti, ordinanze e altri atti. Sono consultabili, insieme ai testi in versione integrale, nella sezione “Provvedimenti” su www.protezionecivile.it

U Opcm n. 3924 del 18 febbraio 2011:

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le e di polizia locale, assicurando la tutela della salute e dell’ambiente per provvedere a : • definire programmi di azione, anche per piani stralcio, per il superamento dell’emergenza; • censire i cittadini sbarcati sul territorio italiano dai Paesi del nord Africa; • individuare strutture e aree per gestire l’emergenza e potenziare quelle esistenti. (art. 1)

interventi per gestire l’eccezionale afflusso di cittadini del nord Africa e di Paesi extraeuropei Nomina del Commissario delegato Il Prefetto di Palermo è nominato Commissario delegato per gli interventi necessari a superare l’emergenza dovuta all’eccezionale afflusso di cittadini nordafricani, e per il contrasto e la gestione dell’afflusso di cittadini di paesi extraeuropei. Somme stanziate Sono assegnati al Commissario delegato un Il Commissario delegato, se necessario, po- milione di euro per l’avvio dei primi interventi trà agire anche in deroga alle disposizioni in di questa ordinanza. Il Commissario delegato materia ambientale, paesaggistico territoria- è autorizzato a rimborsare le spese sostenute

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nella prima emergenza dagli Uffici Territoriali del Governo della Regione Siciliana, nonché a utilizzare le eventuali risorse finanziarie di competenza regionale, fondi comunitari, nazionali, regionali e locali, assegnati o destinati per le finalità di questa ordinanza. (art. 6)

so. Se il proprietario non condivide l’importo dell’indennità, può chiedere la nomina di tecnici per la stima del cespite e, se non ne condivide la relazione finale, può proporre opposizione alla stima, senza pregiudicare gli effetti del provvedimento di occupazione. (art. 2)

Approvazione dei progetti L’approvazione dei progetti da parte del Commissario delegato sostituisce visti, pareri, concessioni e autorizzazioni degli organi che agiscono in ordinario; costituisce, quando necessario, variante allo strumento urbanistico generale e comporta la dichiarazione di pubblica utilità, urgenza e indifferibilità dei lavori, anche prima dell’esproprio, che si svolgerà nella metà dei tempi indicati dalla legge.

Aree per depositi Il Commissario delegato ha il compito di individuare aree idonee e procedere all’adeguamento di siti già esistenti, per realizzare un deposito, anche con finalità giudiziarie, per i relitti e le imbarcazioni usate dagli immigrati per arrivare sulle isole di Lampedusa e Linosa. (art. 2)

Se per l’approvazione degli interventi è prevista la valutazione dell’impatto ambientale o le opere ricadono su beni sottoposti a tutela come prevede il Dlgs 42/2004, la procedura deve concludersi entro 45 giorni. A questo scopo sono ridotti della metà i termini previsti dal titolo III del Dlgs 152/2006 “Norme in materia ambientale” e dal Dlgs 42/2004 “Codice dei beni culturali e del paesaggio.” (art. 1)

Personale Per migliorare l’efficacia delle azioni il Commissario delegato è aiutato dalle forza pubblica e può attivare forme di collaborazione con la Regione, la Croce Rossa, il Commissariato della Nazioni Unite per i Rifugiati e l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni. A questo scopo, è previsto un maggior impiego del personale della Croce Rossa e dei militari delle Forze Armate. (art. 3)

Aree per Centri ricettivi Il Commissario può adottare provvedimenti di occupazione temporanea e di requisizione e, quando necessario, procedure espropriative per acquisire le aree per ampliare la ricettività dei Centri per gli immigrati.

La Croce Rossa è autorizzata a utilizzare un massimo di cento lavoratori temporanei per la durata dello stato di emergenza. Per l’attività di supporto nella vigilanza e sicurezza delle strutture e delle aree il Commissario delegato si avvale di duecento militari delle Forze Armate fino al 30 giugno 2011. (art. 3)

Il decreto di esproprio contiene la determinazione dell’indennità e l’invito al proprietario espropriato di comunicare l’accettazione dell’indennità entro 20 giorni dall’immissione in posses-

Per le attività straordinarie e urgenti finalizzate al superamento dell’emergenza il Prefetto di Palermo, Commissario delegato è autorizzato a avvalersi di:


2 Normativa

• personale dell’amministrazione dell’Interno, per un massimo di dieci unità: • funzionari delle Prefetture-Uffici Territoriali di Governo o altri soggetti pubblici come soggetti attuatori cui affidare settori d’intervento tramite direttive e indicazioni impartite dallo stesso Commissario; • tre consulenti da scegliere tra magistrati ordinari, magistrati amministrativi e avvocati dello Stato. Nell’art. 5 è riportato il dettaglio dei compensi del Commissario delegato e del personale impiegato. (art. 5) Per completare l’emersione del lavoro irregolare dei cittadini extracomunitari e proseguire le attività di contrasto e gestione dell’afflusso di extracomunitari, il Ministero dell’InternoDipartimento per le libertà civili e l’immigrazione è autorizzato a utilizzare, tramite una o più agenzie di somministrazione di lavoro, lavoratori con contratto a termine per un massimo di 325 unità, per un periodo al massimo di sei mesi. (art. 8)

tici per la gestione degli interventi previsti da questa ordinanza saranno specificati in successivi decreti del Capo Dipartimento della Protezione civile. (art.1) Interventi finanziati L’ordinanza stabilisce che la quota stanziata per il 2010, pari a 42.504 milioni di euro sia ripartita tra le Regioni per: a) studi di microzonazione sismica (quattro milioni di euro); b) interventi di rafforzamento locale o miglioramento sismico o demolizione e ricostruzione di edifici ed opere pubbliche di interesse strategico per finalità di protezione civile. Sono esclusi dai contributi gli edifici scolastici, ad eccezione di quelli che ospitano funzioni strategiche e sono individuati nei piani di emergenza di protezione civile; c) interventi strutturali di rafforzamento locale o miglioramento sismico o di demolizione e ricostruzione di edifici privati; d) altri interventi urgenti e indifferibili per la mitigazione del rischio simico, con particolare riferimento a situazioni di elevata vulnerabilità ed esposizione (quattro milioni di euro).

Il Commissario delegato è autorizzato a utilizzare i beni acquisiti dal Dipartimento della Protezione Civile in occasione di manifestazioni internazionali. (art. 9) Le Regioni possono finanziare gli interventi di tipo b) fino al 40 per cento delle disponibilità U Opcm n. 3907 del 13 novembre 2010: complessive. contributi per gli interventi di prevenzione del rischio sismico I finanziamenti riguardano interventi di preIl 1° dicembre 2010 è stata pubblicata in Gaz- venzione del rischio sismico nei Comuni in cui zetta Ufficiale l’ordinanza 3907, che discipli- l’accelerazione al suolo “ag” non sia inferiore na i contributi per gli interventi di prevenzione a 0,125g (allegato 7). (artt.2 e 16) del rischio sismico previsti dall’art.11 della legge 77 del 24 giugno 2009 relativamente ai Il Dipartimento della Protezione Civile ripartifondi disponibili per l’annualità 2010. sce i contributi tra le Regioni sulla base dell’indice medio di rischio sismico secondo i criteri riProcedure, modulistica e strumenti informa- portati nell’allegato 2. Le Regioni gestiscono i

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contributi per le indagini di microzonazione le Regioni e delle Province autonome. sismica. Per supportare e monitorare a livello nazionale Le Regioni predispongono i programmi degli in- gli studi è istituita una Commissione tecnica che terventi, sentiti i Comuni interessati, che tra- opera a titolo gratuito presso il Dipartimento delsmettono una proposta di priorità degli edifici la Protezione Civile. La composizione della Comentro 60 giorni dal 1° dicembre, data di pub- missione è riportata all’art. 5 di questa ordiblicazione dell’ordinanza in Gazzetta Ufficiale. nanza. È presieduta dal direttore dell’Ufficio vaSono considerati elementi di priorità la vicinan- lutazione, prevenzione e mitigazione del rischio za degli edifici ad una via di fuga prevista dal sismico. (art.5) piano di emergenza provinciale o comunale per il rischio sismico o vulcanico, oppure, per i pon- Per gli ambiti di propria competenza, le Regioti, il fatto di consentire la fruibilità della via di fu- ni predispongono le specifiche di realizzazione ga (artt.3-4) degli studi, sentiti gli Enti locali, entro novanta giorni dal 1° dicembre 2010, data di pubblicazione Studi di microzonazione sismica di questa ordinanza nella Gazzetta Ufficiale. Nei La somma di quattro milioni di euro è destina- successivi sessanta giorni, le Regioni provveta agli studi di microzonazione sismica, almeno dono a selezionare i soggetti realizzatori dei prodi livello 1. I contributi sono concessi, nel limi- getti di studi di microzonazione sismica nelle te delle risorse disponibili, alle Regioni e agli En- aree interessate. ti locali previo cofinanziamento della spesa in misura superiore al 50 per cento del costo de- Gli Enti locali si impegnano a favorire le indagigli studi di microzonazione. Le Regioni, sentiti gli ni sul territorio sia tecnicamente sia logisticaEnti locali interessati, individuano con proprio mente, fornendo tutti i dati utili agli studi. Le Reprovvedimento i territori nei quali è prioritaria la gioni informano la Commissione tecnica sulrealizzazione degli studi. l’avanzamento degli studi e certificano – entro sessanta giorni dalla ricezione degli elaborati fiDagli studi di microzonazione sismica, sono nali degli studi – che i soggetti realizzatori hanescluse le zone che incidono su Aree Naturali Pro- no rispettato le specifiche definite a livello retette, Sic-Siti di importanza comunitaria, Zps- gionale e dagli “Indirizzi e criteri per la microZone di protezione speciale e Aree adibite a ver- zonazione sismica”, nonché le ulteriori clausode pubblico di grandi dimensioni che, come in- le contrattuali. Le Regioni comunicano poi i ridicato dallo strumento urbanistico generale, ri- sultati delle verifiche alla Commissione tecnica spettano i requisiti previsti all’art.5, comma 4 di che può richiedere chiarimenti, modifiche o apquesta ordinanza. profondimenti degli studi comunicati e certificati dalle Regioni, che ne assicurano l’esecuzione enIl documento tecnico di riferimento per la rea- tro i trenta giorni successivi alla richiesta. Le Relizzazione degli studi è rappresentato dagli “In- gioni, sentita la Commissione tecnica, approdirizzi e criteri per la microzonazione sismica” ap- vano in maniera definitiva gli studi con un cerprovati il 13 novembre 2008 dalla Conferenza del- tificato di conformità. (art.6)


2 Normativa

Fermo restando quanto previsto dagli articoli precedenti, i contributi per lo svolgimento degli studi di microzonazione sismica sono definiti in base alla popolazione residente sul territorio comunale al 1° dicembre 2010, data di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della presente ordinanza. (art.7)

bandonati, o realizzati in violazione delle norme, e neanche per edifici “moderni” realizzati o adeguati dopo il 1984, a meno che la classificazione sismica non sia stata successivamente variata in senso sfavorevole. Per gli interventi di rafforzamento locale su edifici, la verifica dell’assenza di gravi carenze è soddisfatta se l’edificio rispetta le condizioni delInterventi di rafforzamento locale, migliora- l’allegato 5 di questo provvedimento. (art.11) mento sismico, demolizione e ricostruzione Per gli interventi di rafforzamento locale o mi- Per gli interventi di rafforzamento locale o miglioramento sismico o, eventualmente, di de- glioramento sismico ovvero demolizione e rimolizione e ricostruzione, il costo convenzio- costruzione, il contributo per singolo edifico nale di intervento – inclusi i costi delle finitu- è stabilito nella misura massima e destinato sore e degli impianti strettamente connessi al- lo agli interventi strutturali secondo i criteri l’esecuzione delle opere infrastrutturali – è stabiliti dal comma 1 dell’art. 12. (art.12) determinato nella misura massima prevista dall’art. 8 dell’ordinanza. (art.8) Ripartizione dei contributi La ripartizione dei contributi fra le Regioni è reaSpecifiche sugli interventi di rafforzamento lo- lizzata sulla base dei criteri dell’allegato 2. Le cale, miglioramento sismico e demolizione e Regioni, d’intesa con i Comuni individuano ricostruzione sono contenute negli art. 9 e 13. quelli in cui attivare i contributi. I Comuni pre(artt.9 e 13) dispongono i bandi e registrano le richieste di contributo per poi trasmetterle alle regioni che La selezione degli interventi è affidata alle Re- devono redigere una graduatoria di priorità. gioni, che assicurano l’omogeneità dei criteri Le richieste sono ammesse a contributo fino e delle verifiche eseguite. Il contributo con- all’esaurimento delle risorse ripartite. I Cocesso è pari ad una quota del costo conven- muni devono pubblicizzare l’iniziativa mezionale di intervento dipendente dall’esito del- diante affissione del bando sull’albo pretorio la verifica tecnica, che è espresso in termini di e sul sito web del Comune dando informaziolivello di adeguatezza, definito dal rapporto ni ai cittadini sui tempi e sulla modalità di partra capacità (resistenza effettiva dell’opera) e tecipazione. La Regione formula e rende pubdomanda (resistenza che ha un’opera nuo- blica la graduatoria entro i successivi 60 giorva). (art. 10) ni. Termini e modalità sono riportati all’art. 14. (art. 14) I contributi previsti per gli interventi di rafforzamento locale o miglioramento sismico o de- I contributi concessi per gli interventi possono molizione o ricostruzione non vengono con- essere revocati dal Dipartimento della Protezione cessi per edifici posti in aree a rischio idro- Civile se le somme destinate non sono impegeologico in zona R4, né per ruderi o edifici ab- gnate entro 12 mesi dall’attribuzione. (art.15)

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EMERGENZE E PROROGhE DI GENNAIO E FEbbRAIO 2011 Un nuovo dossier del sito www.protezionecivile.it, che è aggiornato ogni 15 giorni a partire dal 1° febbraio e che contiene il riepilogo degli stati di emergena aperti suddivisi per tema o per territoro. Al 28 febbraio, sono circa 70 gli stati di emergenza aperti. Sono due le dichiarazioni di stato di emergenza e diciannove le proroghe che sono state firmate dal Presidente del Consiglio dei Ministri tra gennaio e febbraio 2011. In particolare lo stato di emergenza è stato dichiarato il 12 febbraio per l’eccezionale afflusso di cittadini nordafricani fino al 31 dicembre 2011 e il 28 gennaio per la tutela delle acque e dei cicli di depurazione in Puglia; entrambi si estendono fino al 31 dicembre 2011. Invece, sono stati prorogati gli stati di emergenza per: la frana di Montaguto (AV) fino al 30 aprile 2012; le attività di bonifica di discariche pubbliche a Manfredonia (FG) fino al 31 gennaio 2012; la laguna di Marano (UD)-Grado (GO) fino al 31 dicembre 2011; i torrenti a Ferreggiano e Sturla (GE) fino al 31 dicembre 2011; il comune di Cerzeto (CS) fino al 30 giugno 2011; il maltempo in Calabria a gennaio 2009 fino al 31 gennaio 2012; i terremoti nelle province di Parma, Reggio Emilia e Modena del 23 dicembre 2008 fino al 31 dicembre 2011; la bonifica e il risanamento ambientale della Regione Siciliana fino al 31 dicembre 2011; il maltempo in Sardegna e Veneto a novembre e dicembre 2008 fino al 30 luglio 2011; il maltempo in Friuli-Venezia Giulia a dicembre 2009 fino al 31 dicembre 2011; il maltempo in Emilia-Romagna e Liguria tra dicembre 2009 e gennaio 2010 fino al 31 dicembre 2011; l’affollamento degli istituti penitenziari fino al 31 dicembre 2011; i fenomeni vulcanici nelle isole Eolie fino al 31 dicembre 2011; la situazione socio-economico ambientale del bacino del fiume Sarno fino al 31 dicembre 2011; il maltempo in Toscana tra dicembre 2009 e gennaio 2010 fino al 30 giugno 2011; la bonifica della laguna di Orbetello (GR) fino al 31 dicembre 2011; i dissesti idrogeologici a Messina e in Calabria dall’11 al 17 febbraio 2010 fino al 29 febbraio 2012; l’ammodernamento del tratto autostradale A3 tra Bagnara Calabra e Reggio Calabria fino al 31 dicembre 2011.

LE NOvITà PER LA PROTEZIONE CIvILE NEL DECRETO MILLE PROROGhE Il 27 febbraio 2011 il Senato ha approvato il decreto “mille proroghe”, che introduce alcune novità anche per la protezione civile, modificando l’art. 5 della legge n. 225 del 24 febbraio 1992 sul Servizio Nazionale di Protezione Civile. Una novità riguarda i fondi con cui far fronte alle emergenze: in caso di eventi con dichiarazione dello stato di emergenza, il Presidente della Regione colpita è autorizzato, quando non ha risorse finanziarie sufficienti, ad aumentare tributi, addizionali, aliquote, e anche l’imposta regionale sulla benzina fino a cinque centesimi al litro in più rispetto alla misura massima consentita. Se le risorse regionali non sono sufficienti per far fronte all’evento, o in tutti i casi di dichiarazione dello stato di emergenza per eventi di rilevanza nazionale, può essere utilizzato il Fondo di protezione civile. Altra novità che incide sulla legge n. 225 del 1992 riguarda le ordinanze di protezione civile che, per gli aspetti di carattere finanziario, devono essere emanate di concerto con il Ministro dell’Economia e Finanze. Il mille proroghe stabilisce, inoltre, uno stanziamento di cento milioni di euro per il 2011 e il 2012 per le emergenze che hanno colpito Liguria, Veneto e Campania e i comuni della provincia di Messina e sospende i tributi all’Abruzzo fino a fine anno. Il decreto istituisce, infine, per il 6 aprile la Giornata della memoria per le vittime del terremoto del 6 aprile 2009, e degli altri eventi sismici e le calamità naturali che hanno colpito l’Italia. La giornata sarà celebrata da quest’anno, ma non è considerata una festività lavorativa.


2 Lettera

“Per essere protagonisti del cambiamento, non possiamo aspettare che qualcuno ce lo imponga per decreto”. Una significativa riflessione, quella che emerge dalla lettera che pubblichiamo di seguito. Un contributo inviato dal lettore Andrea Bisicchia di Siracusa. Il signor Bisaccia coglie a pieno l’importanza della condivisione di buone pratiche e di scelte partecipate, non necessariamente calate dall’alto, nel determinare il progresso, la crescita e la salvaguardia delle nostre comunità. Una riflessione condivisa dal Dipartimento che ricorda come il primo operatore di protezione civile sia effettivamente il cittadino comune capace con la propria partecipazione, attenzione e sensibilità di proteggere se stesso, i propri concittadini, i propri territori. Per inviare contributi, segnalazioni, testimonianze o riflessioni scrivete a magazine@protezionecivile.it

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Riorganizzare una città Andrea Bisicchia - Siracusa

Certamente si può essere intelligenti sia se si è ricchi, sia se invece si è poveri “in canna”, ma rendere razionale e ben organizzata una città, curarne uno sviluppo sostenibile avendo a cuore la qualità della vita dei cittadini e farlo senza il becco di un quattrino è una bella sfida. Anzi, secondo me una sfida impossibile. “Senza soldi non si canta messa”, diceva un vecchio proverbio, né si fa innovazione. La crisi economica non è una buona scusa per non innovare, anche perchè le restrizioni della finanza pubblica sembrano ormai strutturali e non congiunturali e richiedono quindi, a chiunque governa, risposte altrettanto strutturali. L’idea guida è che se la crisi sta comportando per tutte le città un ripensamento della pianifcazione urbanistica e una difficile riflessione strategica sullo sviluppo, è sempre più vero che senza uno sviluppo intelligente delle città la crisi non si supera, perchè la costruzione di una nazione moderna, innovativa e inclusiva non può che passare attraverso una dimensione urbana fatta a misura d’uomo. A mio parere una città, ben organizzata, è uno spazio urbano ben diretto da una politica lungimirante, che affronta la sfida che la globalizzazione e la crisi economica pongono in termini di competitività e di sviluppo sostenibile con

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un’attenzione particolare alla coesione sociale, alla sicurezza dei cittadini, alla diffusione e disponibilità della conoscenza, alla creatività, alla libertà e mobilità effettivamente fruibile, alla qualità dell’ambiente naturale e culturale, alla fruizione del patrimonio culturale. Una città ben organizzata è anche, specie in questi anni di crisi finanziaria permanente, una città che usando anche l’innovazione tecnologica, riesce a spendere meno e meglio senza abbassare la quantità e la qualità dei servizi forniti a cittadini e imprese. Allora perché non allargare i nostri confini di conoscenze e su queste basi programmatiche confrontarsi con altre realtà cittadine al fine di formare un laboratorio, con scambio di esperienze non episodiche ma sistematiche, dove verificare nuove strade, imparare dagli errori, conoscere nuove prassi. Insomma, una specie di libreria comune di progetti da cui attingere. Così da far nascere una elaborazione collettiva, così da condividere visioni comuni che facciano contesto alle azioni intraprese. Per essere protagonisti del cambiamento non possiamo aspettare che qualcuno ce lo imponga per decreto. Una migliore politica “del fare” con meno annunci, meno proclami, più cassette degli attrezzi e istruzioni per l’uso.


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