MENSILE DELL'ASSOCIAZIONE TRENTINI NEL MONDO DEL MESE DI FEBBRAIO 2022

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MENSILE DELL’ASSOCIAZIONE TRENTINI NEL MONDO ADERENTE ALLA F.U.S.I.E

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Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Trento - Taxe Percue

anno 65°

Nella Serra Gaucha (Rio Grande do Sul - Brasile) è tempo di vendemmia: la foto è stata scattata nei vigneti attorno a Bento Gonçalves (articolo a pagina 25).


CIRCOLI, DELEGAZIONI E FEDERAZIONI/COORDINAMENTI DI CIRCOLI dell’Associazione Trentini nel Mondo

Coordinamenti Argentina, Australia, Benelux, Bosnia, Brasile, Canada, Cile, Messico, Paraguay, Stati Uniti e Uruguay

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Argentina - 57 circoli - 1 delegazione Alta Gracia, Avellaneda, Azul, Bahia Blanca, Bariloche, Buenos Aires, Catamarca, Chajarì, Chilecito, Colonia Tirolesa, Concepción del Uruguay, Concordia, Cordoba, Cordoba Sud, Corrientes, Corzuela, Cruz del Eje, Formosa, General Roca, General San Martín, La Carlotta, La Plata, La Toma, Lanteri, Las Breñas, Machagai Plaza, Makallè, Malabrigo, Malagueño, Mar del Plata, Mendoza, Olavarria, Pampa del Infierno, Presidente Roque Sáenz Peña, Puerto Tirol, Quitilipi, Reconquista, Resistencia, Río Cuarto, Romang, Rosario, Salta, San Jaime, Sampacho, San José (Depto. Colon), San Nicolas de los Arroyos, Santa Fé, Santa Rosa de la Pampa, Tandil, Tucuman, Venado Tuerto, Viedma, Villa Carlos Paz, Villa General Belgrano, Villa Ocampo, Villa Regina, Zárate - Comodoro Rivadavia

Canada - 5 circoli Alberta, Montreal, Toronto, Vancouver, Windsor & Detroit

Australia - 8 circoli - 2 delegazioni Adelaide, Canberra, Mackay, Melbourne, Myrtleford, Perth, Sydney, Wollongong Tasmania, Townsville

Germania - 6 circoli - 3 delegazioni Colonia, Dortmund, Reno Neckar, Stoccarda – Berlino, Monaco, Norimberga

Belgio - 4 circoli - 2 delegazioni Centre du Borinage,Charleroi, La Louviére, Liegi – Limburgo, Bruxelles Bolivia - 1 circolo La Paz Bosnia - 4 circoli Banja Luka, Sarajevo, Stivor, Tuzla

Cile - 3 circoli Copiapò, La Serena, Santiago Colombia - 1 circolo Bogotá Danimarca - 1 circolo Copenaghen Ex emigrati - 3 circoli Australia, Stivor (BIH), Svizzera Francia - 3 circoli Grenoble, Lorena, Parigi

Gran Bretagna - 2 circolo Londra, Trentini UK-Irlanda Italia - 13 circoli Biella; Borgosesia; Brescia; Bresciani amici del Trentino; Como; Famiglia Trentina di Roma; Friuli; Milano; Pontino; Predazzani nel Mondo; Roma; Società Americana di Storo; Trieste Lussemburgo - 1 circolo Lussemburgo

Brasile - 61 circoli Ascurra, Belo Horizonte, Bento Gonçalves, Blumenau, Brusque, Caxias do Sul, Colatina, Coronel Pilar, Corupà, Curitiba, Divino di Laranjeiras, Encantado, Erexim, Florianopolis, Garibaldi, Gasparin, Gramado, Guaramirim, Indaial, Jahú, Jaraguà do Sul, Joinville, Jundiaì, Laurentino, Londrina, Luzerna, Nereu Ramos, Nova Brescia, Nova Trento, Ouro Fino, Passo Fundo, Piracicaba, Porto Alegre, Presidente Getulio, Rio de Janeiro, Rio do Oeste, Rio do Sul, Rio dos Cedros, Rodeio, Salete, Salvador, São Paulo, Sananduva, Santa María, Santa Olímpia, Santa Teresa, Santa Tereza do Rio Taquarì, São Bento do Sul, São João Batista, São Miguel do Oeste,São Sepe, São Valentim do Sul, Taiò, Tapejara, Trentin, Três de Maio, Tucunduva, Venda Nova do Emigrante, Veranòpolis, Vitoria, Xanxerè

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Federazioni ITTONA (Canada e Stati Uniti) Messico - 13 circoli - 1 delegazione Aguas Calientes, Citlatepetl, Città del Messico, Colonia Manuel Gonzalez, Colonia Diez Gutierrez, Cordoba, Huatusco, Monterrey, Puebla, San Luis de Potosí, Tijuana, Veracruz, Xalapa - Cuernavaca Paraguay - 10 circoli Asunción, Atyrà, Caacupé, Caaguazù, Concepción, Fernando de la Mora, Lambaré, Luque, Paso Barreto, San Pedro Ycuamandiyù Peru - 1 circolo Lima Portogallo - 1 circolo Portogallo Romania - 1 circolo Romania Serbia - 1 circolo Indija Stati Uniti - 21 circoli Alliance, Chicago, Cleveland, Denver, Hazleton, Milwaukee, Minnesota, New England, New York, Norway, Ogden, Pittsburgh, Readsboro, San Francisco, Seattle, Solvay, South Alabama, South East Pennsylvania, Seattle, Southern California, Washington, Wyoming Sud Africa - 2 delegazioni Pretoria, Cape Town Svizzera - 6 circoli - 1 delegazione Amriswil, Basilea, Ticino, Winterthur, Zofingen Sciaffusa Uruguay - 5 circoli Carmelo, Cerro Largo, Colonia del Sacramento, Montevideo, Rivera (S. Ana do Livramento - BR) Venezuela - 1 circolo Caracas


editoriale IN QUESTO NUMERO Pagine 2-3 ATTUALITÀ Pagine 4-5 AGENDA Pagine 6-9 GENTE E FATTI Pagine 10-11 60 ANNI D'EUROPA Pagina 12 FROM HOME TO HOME

È tempo di intensificare il dialogo tra le persone «N on c’è parola, in nessun linguaggio umano, capace di consolare le cavie che non sanno il perché della loro morte». Queste parole sono di un so-

Pagine 13-16 DOSSIER: VERSO UN MUSEO DELL'EMIGRAZIONE A PINZOLO

pravvissuto di Hiroshima. Nell’a-

Pagina 17 EDITORIA

più di settantamila morti, oltre

Pagine 18-25 CIRCOLI Pagine 26-28 DAL TRENTINO

gosto del 1945 la bomba atomica su Hiroshima uccise più di centomila persone in un solo colpo, dopo qualche giorno a Nagasaki alle conseguenze che porteran-

Solo se ci parliamo ci comprendiamo e per risolvere i problemi bisogna prima capirli. La Trentini nel Mondo questo ha presente. Pur nei diversi linguaggi la nostra comunicazione è il fondamento stesso che ci tiene in vita e ci farà crescere. La nostra parola non è mai portatrice di conflitti, la nostra parola sarà sempre parola di PACE!

no alla cifra di quattrocentomila morti. Parecchie decine di milioni sono stati i morti della seconda guerra mondiale: qualcuno se la ricorda ancora. Nella sua storia l’essere umano ha alterato

ASSOCIAZIONE TRENTINI NEL MONDO Presidente Armando Maistri

Direttore Francesco Bocchetti

TRENTINI NEL MONDO Mensile dell’Associazione Trentini nel Mondo aderente alla F.U.S.I.E

Direzione, amministrazione e redazione Via Malfatti, 21 - 38122 TRENTO Tel. 0461/234379 - Fax 0461/230840 sito: www.trentininelmondo.it e-mail:info@trentininelmondo.it Direttore responsabile Maurizio Tomasi Comitato editoriale M. Anderle, G. Bacca, C. Barbacovi, B. Cesconi, A. Chemotti, A. Degaudenz, S. Giordani, H. La Nave, A. Leonardi, B. Fronza, E. Lenzi, A. Maistri, P. Rizzolli, V. Rodaro, P. Rossi, M. Setti, A. Tafner, R. Tommasi, V. Triches Hanno collaborato: R. Barchiesi - S. Corradini G. Degasperi - F. Bocchetti - I. Turco M. Grazzi - G. Todeschini

la natura tanto da dimostrare di

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essere la principale minaccia per se stesso, per la sopravvivenza della propria specie. La

prova

rio: la terra sta via via diventan-

animali, pur avendo dei codici di

sta anche nella questione del

do un posto sempre meno sicuro,

comunicazione, non hanno que-

cambiamento climatico dovuto

sempre più pericoloso per chi ci

sta capacità. In tutte le specie

alle attività antropiche, questo

vive. Come se non esistessero,

animali avvengono continui con-

è sotto gli occhi di tutti. Perciò

non si conoscessero altri modi

flitti dovuti a vari motivi, dettati

è necessario agire in fretta, non

per spendere risorse, in un mon-

dall’istinto di sopravvivenza, gli

perdere tempo e mettere in atto

do dove si muore ancora di stenti,

animali sono in sé molto “guer-

soluzioni per tutti: per questo

di fame e di malattia! Purtroppo

rieri”. In generale la natura ha fi-

bisogna mettersi d’accordo non

è sempre la gente comune ad

nora garantito un equilibrio che

certo fare guerre. Mentre in tut-

avere la peggio, sono sempre i

ha consentito a tutti di arrivare

to il mondo dal 2020 si sta com-

più deboli, i più fragili, quelli che

fin qui. Questo equilibrio salte-

battendo contro la pandemia

hanno più bisogno.

rebbe nel momento in cui l’uomo

Covid, si calcola ci siano stati, in

«L'umanità deve mettere fine

due anni, circa centomila situa-

alla guerra, o la guerra metterà

una guerra che inevitabilmente

zioni di conflitto, tra sommosse,

fine all'umanità» (John Fitzge-

sarebbe globale.

scontri armati, proteste, violen-

rald Kennedy).

mettesse mano all’atomica,

in

Nella storia l’origine dei con-

ze contro civili, attentati. Questo

Dobbiamo essere decisi e uniti

flitti, delle guerre, è sempre sta-

per dire che non c’era bisogno di

nel condannare l’invasione russa

ta generata da questioni econo-

una nuova guerra. L’invasione

dell’Ucraina, nella speranza che

miche. La sopraffazione di stati

Autorizzazione del Tribunale di Trento n. 62 - 6 febbraio 1958 STAMPA: Grafiche Dalpiaz srl Ravina di Trento (TN)

dell’Ucraina di questi giorni è la

si risolva velocemente e che pre-

su altri stati, di uomini su altri

dimostrazione

dell’incapacità

valga il dialogo, la ragione. Così

uomini, ha sempre avuto la ne-

dell’uomo di vedere che la pro-

come siamo consapevoli che va

cessità di aumentare la propria

Per ricevere il giornale: Dal 2020 il giornale dell’Associazione ha cambiato il rapporto con i propri lettori: non più solo abbonati ma soci della Trentini nel mondo. A pagina 29 il modulo per la richiesta di adesione in qualità di socio.

pria azione è causa del suo stes-

condannata qualsiasi iniziativa

ricchezza, il proprio potere. Ma

so male. Così come la corsa agli

e azione di guerra. E’ una situa-

dobbiamo cercare di cambiare

armamenti in continua crescita

zione che potrebbe coinvolgere

questo stato di cose, fare tutto

in tutto il mondo, fatti - si dice

l’intera Europa con conseguenze

il possibile in ogni momento e in

- per aumentare la sicurezza. I

catastrofiche.

ogni luogo per il nostro futuro,

N. 2 - 2022 - Stampato il 3 MARZO 2022 Le affermazioni e le opinioni espresse negli articoli firmati rispecchiano le posizioni degli autori.

governi spendono ingentissime

La differenza tra l’uomo e gli

risorse in armi convenzionali e

altri esseri che abitano il globo

atomiche, ma l’effetto è il contra-

terrestre sta nella parola; gli

per il futuro dei nostri figli. Come

CONTINUA A PAGINA 2

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attualità

Si fronteggiano potenze nucleari, salviamo la pace con la pace

N

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ell'edizione del 25 febbraio il quotidiano «il Manifesto» ha pubblicato un commento sulla situazione tra Russia ed Ucraina, a firma del missionario comboniano trentino padre Alex Zanotelli, che riportiamo qui di seguito. È buio e sono ore drammatiche. Sempre e solo guerra: quando è che l’uomo rinuncerà alla follia della guerra? Stiamo giocando con il fuoco, quello nucleare che ci condurrà dritti all’ «inverno nucleare». Questo è un momento di estrema gravità in cui si scontrano due potenze nucleari, Russia e Usa/Nato. È follia l’attacco di Putin contro l’Ucraina, ma altrettanto folle la politica della Nato nell’inclusione dei paesi dell’ex-Patto di Varsavia. La Nato, sorta come alleanza

militare dell’Occidente contro i paesi comunisti, non sarebbe dovuta scomparire con la caduta del muro di Berlino? Come mai la NATO ha continuato ad armarsi fino ai denti, fino a spendere oltre mille miliardi di dollari all’anno? Sia ben chiaro che siamo contro l’imperialismo russo come anche quello occidentale, ma Putin, dal suo punto di vista, non si sta espandendo, ma si sta difendendo. E non era nostro compito bloccare questo accerchiamento della Russia molto tempo fa? Ci siamo dimenticati che gli Usa nel 1962 hanno reagito allo stesso modo, quando i russi volevano mettere i missili a Cuba? Già allora abbiamo evitato una guerra nucleare. Non abbiamo imparato nulla dalla storia? Continuiamo nel nostro delirio di onnipotenza?

È tempo di intensificare il dialogo tra le persone CONTINUA DA PAGINA 1 dice Francesco: «Dobbiamo ridisegnare l’economia in modo da offrire a tutte le persone una vita dignitosa e allo stesso tempo proteggere e rigenerare la natura». Per tornare alla parola, è tempo di usarla; è tempo di intensificare il dialogo tra le persone, è tempo di implementare la comunicazione: solo se ci parliamo ci comprendiamo e per risolvere i problemi bisogna prima capirli. La Trentini nel Mondo questo ha presente. La Trentini nel Mondo è partner dell’Opera Campana dei Caduti di Rovereto, simbolo mondiale della PACE tra i popoli e intende implementare la collaborazione. Pur nei diversi linguaggi la nostra comunicazione è il fondamento stesso che ci tiene in vita e ci farà crescere. La nostra parola non è mai portatrice di conflitti, la nostra parola sarà sempre parola di PACE!

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Armando Maistri

Non è forse perché noi occidentali come gli Stati uniti – che vantiamo più civiltà – siamo prigionieri del «complesso militar-industriale» a cui è assoggettato tutto questo pazzo mondo? Abbiamo militarizzato il cielo che è diventato anch’esso teatro di scontro. Elon Musk vi ha già inviato 1.900 satelliti e vuole inviarne altri 42.000. La Cina lo sta già accusando di spionaggio a favore degli Usa e ha tentato il suo missile ipersonico che elude ogni difesa. Siamo ormai alle ‘star wars’ come le chiamava Reagan. Ma non contenti stiamo supermilitarizzando la Terra che è diventata una discarica di armi. Lo scorso anno la spesa militare mondiale si è aggirata sui duemila miliardi di dollari. E questo riarmo è contagioso. La pesante militarizzazione della Cina sta spingendo ora le nazioni del Pacifico a fare altrettanto: Giappone, Corea del Sud, Malesia e Taiwan. Nel 2020 perfino l’Africa ha già supera-

to i 43 miliardi di dollari in armi. Ma ancora più agghiacciante è la corsa al riarmo nucleare da parte delle grandi potenze, soprattutto Usa, Russia e Cina. L’amministrazione Obama già aveva stanziato mille miliardi di dollari per modernizzare il suo armamentario atomico. E coì abbiamo le nuove e più micidiali bombe atomiche, le B61-12 che arriveranno presto anche in Italia per rimpiazzare una settantina di vecchie B61. La Cina,che ha oggi un arsenale di 200 testate atomiche vuole arrivare entro il 2030 ad averne almeno un migliaio. Gli Stati Uniti ne hanno già pronte al lancio oltre tremila. La Russia ne ha altrettante. Il nuovo accordo militare tra Usa, Gran Bretagna e Australia (Aukus) per la difesa della zona del Pacifico, incrementerà questa corsa al riarmo nucleare. Gli Usa hanno già venduto all’Australia i sottomarini atomici. È per questo che gli scienziati

L’Unione europea ancora una volta inadeguata e fragile sul piano diplomatico

«Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur», mentre a Roma si discute, Sagunto viene espugnata. È una espressione mutuata da una frase dello storico romano Tito Livio (Tito Livio, Storie, XXI, 7, 1) il quale amaramente constatava che, mentre a Roma il Senato discuteva, Sagunto, città spagnola alleata dei Romani, veniva espugnata da Annibale nel 219 a. C. dopo otto mesi di assedio. Una frase usata dal cardinale Salvatore Pappalardo, arcivescovo di Palermo nell’omelia in occasione del funerale del generale Dalla Chiesa il 4 settembre 1982. In queste ore drammatiche dell’invasione dell’Ucraina da


attualità Dobbiamo tutti impegnarci a fondo per salvare la pace che è il supremo bene in questo momento storico: pace fra gli uomini, pace fra le nazioni, pace con il Pianeta Terra. Solo così potremo evitare sia l’«inverno nucleare» come l’«estate incandescente» per la crisi climatica

hanno già posto le lancette dell’Orologio dell’Apocalisse «a 100 secondi dall’inverno nucleare». Infatti basta un «incidente di percorso» come quello dell’Ucraina – o su Taiwan – per farci precipitare nel baratro. È mai possibile che sia solo papa Francesco a dirci ripetutamente: «Con convinzione desidero ribadire che l’uso dell’energia atomica per fini di guerra è, oggi più che mai, un crimine contro ogni possibilità di futuro nella nostra casa comune. L’uso dell’energia atomica per fini di guerra è immorale, come allo stesso modo è immorale il possesso delle armi atomiche. Saremo giudicati per questo».

Purtroppo con amarezza devo c o n s t at a re che il grande movimento popolare contro i missili a Comiso, contro la guerra in Jugoslavia e in Iraq, non c’è più. Come mai, in questi anni non siamo riusciti, purtroppo, ad appassionare i giovani e tutti gli italiani alla Pace? I tanti gruppi che lavorano per la Pace, spesso dimenticati dalla Politica, devono sforzarsi di creare un grande movimento nazionale per portare ancora una volta in piazza il popolo della pace, perché convinca il governo alla demilitarizzazione del territorio italiano. E mi appello anche alle comunità cristiane perché si impegnino per questo scopo. In questo momento così difficile dobbiamo unitariamente chiedere al governo italiano non solo

parte dell’esercito di Putin, suonano terribili e tristemente profetiche le parole del grande storico romano. Adattando l’espressione di Tito Livio al nostro oggi, si può dire che, mentre a Bruxelles e nel mondo democratico occidentale si discute, la Russia invade l’Ucraina con i suoi tank e la bombarda con la sua artiglieria e con i suoi missili. Alla cinica lucidità e al tempismo criminale di Putin si risponde con conferenze stampa, comunicati, minacce verbali e promesse di sanzioni durissime. Intanto sulle città ucraine piovono bombe, missili e attacchi di elicotteri dell’esercito russo. Putin, autocrate che spavaldamente ha dichiarato il fallimento della democrazia liberale, nel suo lucido delirio di onnipotenza, ha avuto la provocatoria e vergognosa sfacciataggine di dichiarare che l’invasione ha lo scopo di liberare l’Ucraina dalla corruzione e dal nazifascismo.

la condanna dell’invasione, ma una neutralità attiva nel dialogo con la Russia per il ritiro delle sue truppe dall’Ucraina, nonché per la revoca del riconoscimento della indipendenza delle repubbliche del Donbass. Inoltre, se non è troppo tardi, deve chiedere all’Ucraina altresì che riconosca l’autonomia del Donbass come previsto dagli accordi di Minsk. Per questo c’è bisogno che il governo italiano si adoperi a convocare una conferenza internazionale per avviare queste trattative e ripristinare la pace in Ucraina. Dobbiamo tutti impegnarci a fondo per salvare la pace che è il supremo bene in questo momento storico: pace fra gli uomini, pace fra le nazioni, pace con il Pianeta Terra. Solo così potremo evitare sia l’«inverno nucleare» come l’ «estate incandescente» per la crisi climatica. Queste minacce alla sopravvivenza umana sul Pianeta Terra sono intrecciate tra di loro.

A fronte di questa aberrazione e a questo sfregio del diritto internazionale, l’Unione europea ancora una volta mostra tutta la sua inadeguatezza e la sua fragilità sul piano diplomatico e sul fronte della sicurezza alle sue frontiere. Non esiste una politica estera europea e di difesa, il rappresentante del Consiglio per la politica estera, lo spagnolo Borrell, di fatto non ha alcuna libertà di movimento, il presidente semestrale di turno del Consiglio dell’Unione Macron ha poteri altrettanto limitati. Il governo (la Commissione) e il parlamento europeo hanno solo il cosiddetto soft power, potere di persuasione e di convinzione, che a Putin può fare solo il solletico. All’aggressione russa dell’Ucraina è impensabile rispondere con le armi, sarebbe la terza guerra mondiale, ma un serrate le fila dell’Unione e delle democrazie occidentali

«Tutto è connesso» su questa Terra, ci ha ricordato papa Francesco nella Luadato Si’. Non dimentichiamoci che le armi e la guerra pesano sul Pianeta tanto quanto lo stile di vita del 10% ricco del mondo. Per questo è fondamentale l’impegno di tutti , soprattutto dei pacifisti per la Pace, osando anche gesti coraggiosi come quelli attuati da don Tonino Bello e Beati i Costruttori di Pace quando sono entrati pacificamente in piena guerra a Sarajevo. Dobbiamo realizzare quello che l’amico Gino Strada ha affermato con tanto coraggio: «Come l’umanità è stata capace di rendere l’incesto un tabù, altrettando deve farlo con la guerra». E come dice papa Francesco in Fratelli Tutti: «Davanti a tale realtà, oggi è molto difficile sostenere i criteri razionali maturati in altri secoli per parlare di una possibile “guerra giusta”. Mai più la guerra!». padre Alex Zanotelli

con sanzioni durissime, immediate alla Russia (non sanzioni graduali come suggerito da qualcuno in Europa) e un fronte comune contro Putin mentore di altri autocrati dittatoriali e sovranisti come Erdogan, Orban, Kaczynski, è necessario, subito. Per l’Unione europea è giunto il momento di accelerare verso una gestione federale della politica estera, della politica di difesa e della politica economica e fiscale (quantomeno per la zona euro). Non c’è alternativa allo spettacolo, piuttosto avvilente, al quale troppo spesso dobbiamo assistere in questi tempi difficili nei quali la globalizzazione sembra aver perso senso e misura. La Conferenza sul futuro dell’Europa può essere l’occasione opportuna verso un’Europa più federale. Vittorino Rodaro 24 febbraio 2022

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agenda Nella diretta dell'11 febbraio è stata presentata una ricerca sociologica di Renzo Gubert

Sul canale YouTube dell'associazione è disponibile l'ultimo «Incontro con l'autore»

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l nord-est italiano, il Brasile e l'Argentina: c'è una comunanza di valori che unisce questi tre territori? È stata questa domanda a fare da filo conduttore all'appuntamento «L'incontro con l'autore», proposto in diretta online sul Canale YouTube della Trentini nel mondo l'11 febbraio scorso e dedicato alla presentazione del libro «Valori tradizionali e valori moderni: vie diverse allo sviluppo?» (casa editrice «Franco Angeli», 2021). Autore del libro è Renzo Gubert, che ha insegnato sociologia all'Università Cattolica di Milano e all'Università di Trento, con al suo attivo numerose pubblicazioni sullo sviluppo di aree montane, sulle minoranze etniche, sul sentimento di appartenenza territoriale e sui valori. Il libro raccoglie i risultati di due indagini sociologiche condotte sul finire del XX secolo da Gubert nello stato brasiliano del Minas Gerais

e in quattordici centri urbani e rurali argentini, sottoponendo questionari mirati a molti discendenti di emigrati trentini, veneti, friulani. Quanto i valori propri di un territorio ben preciso del nord est d'Italia, sono alla base anche della crescita economica e sociale di alcune zone del Sud America? Nelle zone di insediamento in Brasile ed Argentina degli emigrati dal nord est italiano esiste una situazione condizionata dai valori tradizionali che i migranti portarono con loro? Famiglia, religione, concetto di comunità hanno spinto nella stessa direzione? E quanto hanno inciso anche le tradizioni del paese di arrivo? Sono queste alcune domande che Michela Grazzi ha posto a Renzo Gubert durante la diretta, la cui registrazione è disponibile sul canale YouTube della Trentini nel mondo (e accessibile attraverso il QRcode).

Su Radio ABM una rubrica per scoprire e conoscere gli «Italiani dell'Est»

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a preso il via il 4 marzo una nuova rubrica su Radio ABM, dell'Associazione Bellunesi nel mondo. Titolo: «Italiani dell’Est». Quattro puntate (in onda il venerdì alle 15:00) alla scoperta delle comunità italiane nell’Europa sudorientale. Fari puntati, in particolare, su Croazia, Romania, Montenegro e Bosnia Erzegovina. In ogni episodio, un ospite diverso in compagnia del quale approfondire le diverse sfaccettature della tematica. Tematica analizzata in un più ampio progetto di ricerca (nel cui ambito la rubrica si inserisce) cofinanziato

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dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (al quale partecipa anche

la Trentini nel mondo e di cui si parla sulla pagina a fianco). Ospite della trasmissione del 4 marzo è stata Alexandra Tomaselli dell’Istituto sui Diritti delle Minoranze di Eurac Research, che ha raccontato scopi e motivi del progetto: come è nato e cosa mira a indagare. La settimana successiva (11 marzo), parola a Marco Abram, dell’Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa, sugli aspetti storici delle comunità italiane in BosniaErzegovina e nella Slavonia e Moslavina, regioni della Croazia. Il 18 marzo spazio a Caterina Ghobert, collaboratrice dell’As-

sociazione Trentini nel Mondo, che con il suo intervento aiuterà gli ascoltatori a chiarire alcuni aspetti delle comunità trentine, o di origine trentina, in Bosnia. Chiusura il 25 marzo con Toni Ricciardi, storico delle migrazioni all’Università di Ginevra e collaboratore dell’Associazione Bellunesi nel mondo. Con Ricciardi la puntata si focalizzerà sulla questione del turismo delle radici. Tutti gli episodi saranno poi disponibili in podcast sul sito www.bellunesinelmondo.it, alla sezione Radio ABM presente in home page.


agenda

S

i intitola «Le comunità di italiani nell’Europa sudorientale: status culturale ed economico, ruolo delle donne e sviluppo sostenibile» il progetto di ricerca dell'Istituto sui Diritti delle Minoranze di «Eurac research», finanziato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. L'iniziativa prende spunto dagli esiti di una recente indagine che ha evidenziato come, rispetto ad altre aree di insediamento storico della minoranza (autoctona) italiana – ossia, il litorale istriano in Slovenia nonché Istria, Quarnero e Dalmazia in Croazia– le comunità italiane insediate in altri luoghi (ad esempio, Slavonia e Moslavina e Bosnia Erzegovina) ed il loro constante impegno di volontariato costituiscono la principale, e, a volte, l’unica, risorsa per continuare a coltivare la cultura italofona dei loro avi. Ciò avviene anche grazie anche al fondamentale sostegno di associazioni di italiani emigrati all’estero. Il progetto di «Eurac research» intende fornire un inquadramento dell’attuale status culturale e ruolo economico di quelle comunità di italiani insediate in Slavonia e Moslavina (Croazia), Bosnia Erzegovina, Montenegro e Romania con uno sguardo al ruolo delle donne anche nel quadro degli obiettivi dello sviluppo sostenibile. Inoltre, si propone di offrire un approfondimento specifico sull’evoluzione delle politiche culturali e identitarie delle comunità di Bosnia Erzegovina e Slavonia e Moslavina a partire dagli anni Novanta. Per raggiugere l'obiettivo sono stati individuati due filoni di ricerca, uno storico ed uno empirico di natura socio-giuridica, e cinque domande che faranno da filo conduttore alla ricerca. Le domande sono le seguenti: qual è il grado di vitalità e come viene ad oggi tramandata la cultura italiana nell’ambito delle comunità di italiani individuate? In che modo hanno elaborato la propria identità e la propria cultura a partire dagli anni Novanta, nei nuovi stati post-jugoslavi

Le comunità italiane dell'Europa sudorientale sotto la lente di «Eurac research» La ricerca intende fornire un inquadramento dell’attuale status culturale e ruolo economico delle comunità di italiani insediate in Slavonia e Moslavina (Croazia), Bosnia Erzegovina, Montenegro e Romania indipendenti? Qual è ed è stato il ruolo delle donne delle comunità di italiani nell’ambito sia di sviluppo culturale che quello economico e come questo ha influito ed influisce sulla loro emancipazione? Qual è il ruolo di queste comunità per la promozione degli obiettivi dello sviluppo sostenibile?

Qual è il grado di legame con l’Italia e come si può esplicare in termini di sviluppo ed investimento sia culturale sia economico? La Trentini nel mondo e la Bellunesi nel mondo, strettamente legate ai contesti approfonditi dalla ricerca nonché alla loro storia più recente, sono state coinvolte da «Eurac research» nel progetto e supporteranno il filone di ricerca storica con la messa a disposizione dei materiali documentari e d’archivio. «Eurac Research» è un centro di ricerca no-profit, con sede a Bolzano, fondato nel 1992 come associazione privata, che, nel tempo, ha esteso le proprie attività a nuove discipline, attirando ricercatori da tutto il mondo e aprendo nuove strutture. Attualmente, Eurac Research conta undici istituti di ricerca, tra cui l’«Istituto sui Diritti delle Minoranze», impegnato da quasi tre decenni nell’ambito della ricerca applicata e di progetti di cooperazione internazionale sulle minoranze nazionali e linguistiche in Europa e nel mondo.

La gradita visita in sede di Francisco Fabian Nardelli La situazione in Argentina ma anche la politica per l'emigrazione italiana, sono stati fra i temi toccati nel colloquio fra il presidente della Trentini nel mondo, Armando Maistri (a sinistra nella foto) e Francisco Fabian Nardelli, per anni presidente del Circolo trentino di Bahia Blanca (Argentina). Nardelli è uno dei tre Consultori della Provincia Autonoma di Trento in Argentina, con competenza sulle Province di Neuquén, Rio Negro, Chubut, La Pampa, Santa Cruz, Tierra del Fuego.

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gente e fatti Nel numero di novembre erano stati pubblicati i testi nei quali gli studenti delle classi 3a C e 3a E della scuola media«A. Manzoni» di Trento, descrivevano la loro idea di emigrazione alla luce anche delle loro esperienze personali e di vita quotidiana

È stata una vera allegria leggere i vostri pensieri che fanno sentire il mondo unito

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arissime ragazze, carissimi ragazzi, è stata una vera allegria leggere i Vostri testi. Grazie infinite! Dimostrate una profonda conoscenza sul tema emigrazione e Vi esprimete in un modo molto empatico. A me dà una grande soddisfazione leggere soprattutto i testi della scuola media Manzoni perché è stata la scuola in cui insegnava il tedesco mia zia Roberta de Dal Lago fino alla sua pensione. Di vista conosco la scuola molto bene perché la famiglia di mia madre ci abitava proprio accanto, in Via Corso Buonarroti 42. Mi ricordo molto bene con quanto entusiasmo zia Roberta

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preparava le lezioni e correggeva i temi. La vedo ancor oggi seduta al tavolo in cucina. Purtroppo ci lasciò troppo presto a causa di una brutta malattia. Io sono una figlia di Marisa de Dal Lago, la sorella di Roberta, che emigrò in Germania con mio padre tedesco nel 1960. Io nacqui un anno dopo. Il legame con il Trentino è stato sempre coltivato da parte di mia madre che ci parlava sempre in italiano. La nostra famiglia trascorreva tutte le vacanze estive e quelle di Pasqua in Italia. Così conobbi bene il Trentino e le sue montagne che amo fin oggi e di cui sento molta nostalgia. Pure il dialetto trentino mi è

’incontro nelle classi Terza C e E della Scuola Manzoni di Trento da parte della Trentini nel Mondo riprende un lodevole impegno più volte posto nei programmi della associazione. Sporadicamente varie scuole primarie del Trentino hanno svolto nel passato qualche iniziativa riguardante l’emigrazione. L’incontro promosso dagli insegnanti delle Manzoni dovrebbe incoraggiare a continuare in altre scuole, a Trento e nelle vallate dove più marcata fu l’emigrazione, la sensibilizzazione sui temi dell’emigrazione e delle migrazioni. La rivista «Trentini nel mondo» potrebbe farne un argomento costante, come ha fatto nei numeri di novembre e dicembre 2021.

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familiare. Lo capisco bene però lo parlo poco perché mia madre voleva che parlassimo bene l'i-

taliano. Nei tempi di Coronavirus la segretaria del circolo trentino di Dortmund, Agnese Merotto, fondò un gruppo whattsapp per tutte le trentine ed i trentini che abitano in Germania. Anch'io faccio parte di questo gruppo che ci fa sentire più unite ed uniti tra di noi e con Voi che abitate nella bellissima città di Trento. Sono molto contenta di aver potuto leggere i Vostri pensieri che fanno sentire il mondo unito. Grazie mille! Carissimi saluti ed un Felice Anno Nuovo Angela Lieberg residente in un paesino del Brandenburgo, vicino a Berlino

Aiutiamo gli studenti ad aprire lo sgua Parlare e dibattere con gli studenti sui temi dell’emigrazione e dell’immigrazione nelle scuole di ogni grado è semplicemente una questione di educazione civica necessaria; quindi non dovrebbe trattarsi di una qualsiasi materia opzionale. Le ragioni sono semplici: l’Italia, il Trentino sono state e sono anche oggi terre di emigranti; sono del pari terre di immigrazione; nelle stesse scuole gli immigrati sono presenti e in taluni casi piuttosto numerosi; il futuro del paese, ma anche di grande parte del mondo, si giocherà sulle migrazioni con tutti i loro problemi connessi;

Per Pio Dalla Valle, ex consigliere della Trentini nel mondo, parlare e dibattere di migrazione nelle scuole di ogni grado è semplicemente una questione di educazione civica necessaria; quindi non dovrebbe trattarsi di una qualsiasi materia opzionale


gente e fatti In quella occasione era stato anche rivolto l'invito ai lettori che avessero voluto «dialogare» con gli alunni, di farlo attraverso la redazione del giornale. Su queste dua pagine pubblichiamo la lettera arrivata da Angela Lieberg e la risposta dei ragazzi

Gentile Angela, la invitiamo a farci visita a scuola

Trento, 15 febbraio 2022 Gentile Angela , siamo gli alunni della classe 3a E della scuola

Manzoni e insieme alla nostra insegnante di lettere Annalena Sega le scriviamo anche a nome dei nostri amici della classe 3a C. Grazie mille per averci risposto e per l’interesse alle nostre frasi .

Siamo davvero contenti che abbia apprezzato il nostro lavoro, che si sia sentita partecipe e che ci abbia raccontato la sua storia.

Le sue parole ci hanno permesso di ascoltare l’emigrazione nar-

rata da qualcuno che l’ha vissuta in prima persona, come figlia di una donna emigrata.

Ci è piaciuto leggere la sua descrizione del Trentino e dei suoi

paesaggi , nonostante lei non sia nata qui . Siamo molto felici che lei abbia gioiosi ricordi e legami con la nostra regione .

Troviamo curioso anche il modo indiretto con cui è legata alla

nostra scuola. Pensiamo quindi che le faccia piacere sapere che la

nostra docente di religione , la professoressa Vilma Cristofolini , ci ha detto di aver conosciuto sua zia Roberta. Ce l’ha descritta come un’insegnante appassionata e premurosa e come una cara amica.

A tutti noi farebbe piacere conoscerla. La invitiamo quindi a

farci visita a scuola, di persona o attraverso un collegamento video su internet, per discutere dell’emigrazione o di come si vive nei paesi che lei ha visitato. La aspettiamo con gioia.

Wir wünschen Ihnen ein frohes neues Jahr und senden Ihnen eine

herzliche Umarmung und beste Grüße .

ardo su emigrazione ed immigrazione gli studenti, giovanissimi o meno, al di là della fisiologica non conoscenza di questi temi, sono per lo più influenzati sull’argomento da stereotipi limitati o da pregiudizi ideologizzati. Aiutarli ad aprire lo sguardo in modo critico è un dovere anche se è pur vero che le cose da insegnare nella scuola sono tante. Certo oggi è più complicato parlare a scuola di questi temi e intavolare un dibattito in classe insieme con i ragazzi. Come evocare e ricostruire la nostra emigrazione del passato? Come vedere i flussi di emigrazione e immigrazione di oggi? Con tutta probabilità

l’insegnante o chi interviene al dibattito ha a che fare con le solite reazioni emotive specialmente riguardo agli immigrati: sono troppi, sono un costo, rubano il lavoro agli italiani o il loro benessere, aumentano la criminalità…. Gli studenti hanno bisogno di essere introdotti in una riflessione più approfondita: questi immigrati sono un costo o una risorsa? È vero che rubano i posti di lavoro o piuttosto fanno fronte a molte professioni a cui gli italiani non si adattano più? In che misura sono coinvolti nel tasso di criminalità e per quali ragioni, viste le loro situazioni spesso irregolari?

Piuttosto che recepire certe reazioni che vengono da gran parte dell’opinione pubblica mal informata del tipo “inasprire controlli e pene” o “dai allo scafista” è meglio riflettere pacatamente su un movimento di immigrati così ampio e articolato come quello che sta avvenendo specialmente dall’Africa e dall’Est all’Europa. È speculare alla nostra emigrazione passata e anche attuale. In questa luce i temi da affrontare saranno di diverso tono: cercare di capire le ragioni, i drammi, le vie tortuose, le età, il grado di istruzione, le accoglienze e i rifiuti, i Paesi. Alcuni ragionamenti obiettivi faranno superare ingiusti pregiudizi e chiusure. Gli argomenti da trattare poi possono essere vari e interessanti. Pio Dalla Valle

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gente e fatti Per iniziativa dell'«Associazione Culturale Antonio Rosmini» di Trento, il 18 febbraio si è svolta la presentazione del volume «Salvazione nei libri e le parole» (articolo a pagina 17), curato da Giuseppe Colangelo ed edito dalla Biblioteca civica «G. Tartarotti» di Rovereto. Il libro raccoglie una serie di componimenti di Giuseppe Mascotti, una delle più importanti voci della letteratura trentina del secondo Novecento, originario di Coredo, emigrato in Argentina, rientrato in Italia e scomparso nel 2006

Giuseppe Mascotti, vero poeta

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Giuseppe Mascotti è nato a Coredo (Val di Non) il 14 febbraio 1927. Le tribolazioni, per Mascotti, iniziano presto: nel 1938, infatti, gli muore la madre, nel 1940 perde il padre. Dopo la Scuola Elementare e i cinque anni di Ginnasio, Mascotti lavora, per più di tre anni, come operaio nel paese natale. Il 5 febbraio 1946, sul “Popolo Trentino” (il quale diventerà “l’Adige” a partire dal 1° marzo 1951), appare, per la prima volta, una sua poesia dal titolo «Fine di giornata», accompagnata da una lusinghiera nota di Flaminio Piccoli, il direttore. «La Voce Trentina», nel marzo 1946, pubblica «Paese della luna», che è il primo testo scritto e conservato da Mascotti. Trovandosi nelle ristrettezze economiche, Mascotti, nel 1948, emigra in America Latina: in Argentina viveva una sua zia paterna. Giunto nel Paese sudamericano, si stabilisce

a Cañada de Gómez. Nel 1953 va a vivere a Rosario. Nel 1966 sposa Celia Martinez. Nel 1970, sostenuto e incoraggiato dalla moglie, pubblica, in italiano, la sua prima raccolta in versi, “Notti”: la silloge comprende tutti i testi composti tra il 1944 e il 1948. La vita di Mascotti è piuttosto tormentata: prima nel 1956, poi nel 1976, il poeta subisce due fastidiosissime truffe. Nel 1989 perderà tutti i suoi averi. Mascotti, nel febbraio 1993, dopo 45 anni di permanenza in Argentina, rientra, assieme alla moglie, in Italia. Il successivo 1° marzo, Mascotti inizia a lavorare nella Biblioteca civica di Rovereto. Mascotti ha abitato a Castione di Brentonico, ad Ala, a Rovereto: nella città della Quercia si è spento l’8 giugno 2006 (tre anni prima era venuta a mancare la moglie Celia). Carlo Andreatta

Il suo lascito poetico resta forte e intatto nel tempo Nel libro presentato il 18 febbraio è pubblicata la poesia «Travalicare - Trasponer» (già apparsa nella raccolta «Dolenti di ansietà non appagate» (Longo Editore - 1988), dedicata a Mario Cossali, definito da Mascotti «fratello in idee e sentimenti», al quale abbiamo chiesto di scrivere per la nostra rivista un ricordo di Mascotti. Amava questi versi di Eugenio Montale: «La vita che dà barlumi/è quella che sola tu scorgi». Giuseppe Mascotti se ne era andato in silenzio nel giugno del

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2006, accompagnato al cimitero di Rovereto da pochi amici e da qualche parente di Coredo, da cui era partito giovane tanti anni prima emigrando in Argentina. Era già poeta e lo sarà sempre di più, superando i confini (linguistici, compositivi, culturali) del paese nel quale è nato, l’Italia, e del paese dove è arrivato, l’Argentina. Come la sua vita anche la sua poesia è segnata dalle tracce profonde di molte ferite, ma è dotata di un ritmo epico, endecasillabico, che trascina il lettore in un’ atmosfera sospesa, di canto monodico, controcanto ai sussulti della vita e al patire di tanti momenti.

Per noi che lo avevamo conosciuto da vicino la sua poesia resisterà all’usura impietosa del tempo, con lui ripeteremo all’infinito: Ho tentato di amare, ricreare la vita Con fede solidale. Ahi! Mi si nega la nuda verità. E l’anima trafitta impreca dallo scherno che l’annega. I versi di Giuseppe Mascotti ci faranno compagnia e sopravvivranno alle nostre vite; vogliamo pensare che tanti un giorno possano cantare con lui al di là di ogni sua e nostra dolorosa amarezza: Umanità, Umanità, patria mia,

che corrente inesauribile di secoli, tra l’avvenire della notte e il giorno, ci conduce al presente affratellati in limpida atmosfera, per compiere il destino, il nostro transito declinante nel tempo, anello dell’eterno! Giuseppe Mascotti se n’era andato senza squilli di tromba, senza cordogli ufficiali, ma il suo lascito poetico resta forte e intatto nel tempo, anche se non manca il rammarico che della vera poesia alla fine sembra non si accorga sempre più quasi nessuno. Mario Cossali


Foto: Florio Badocchi

gente e fatti

Gli anni in Trentino, il periodo più felice

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a bella lettera di Carlo Andreatta su l’Adige del 24 dicembre (foto a fianco) mi ha riportato ai cari ricordi che conservo di Giuseppe Mascotti. Custodisco con cura e attenzione la pubblicazione “NOTTI” (poesie della notte dell’anima), presente nella Collana “Voci della terra trentina”, preziosa raccolta promossa e finanziata da Riccardo Maroni, dove si possono trovare monografie dedicate a Giacomo Floriani, Renato Lunelli, Depero, Dante Sartori e altri. Ancora mi è più cara la sua dedica: «a Franco Giacomoni, primo trentino che salutò il mio ritorno in Italia dopo una lunghissima e sofferta stagione argentina, dono queste NOTTI - dolenti e trasfigurate da alcune evasioni di pace e di sogno. In onore della sua nobile amicizia. G Mascotti 6 aprile 1994». A questo punto i lettori hanno il diritto di conoscere il perché di questo mio rapporto con Mascotti. Non entro nei particolari della sua esistenza: sia Andreatta e, come giustamente lui ricorda, il professor Nicola Colangelo hanno ampiamente scritto della produzione poetica e della vita sfortunata e tribolata di Mascotti. Mi basti riportare quello che Giuseppe scrive del padre: «Uscito di prigione, dilapidò i pochi beni che rimanevano; poi, esaurito il calice dell’abbandono, della solitudine, della suprema desolazione, si tolse la vita nelle acque del fiume Noce. Aveva perso il diritto di vivere e doveva coscientemente morire. Nella profondità della

morte impresse la coraggiosa dirittura che non ebbe vivendo». (*) Ho conosciuto il poeta nell’ambito del Progetto promosso dalla Provincia e dall’Associazione Trentini nel Mondo a sostegno degli emigrati trentini in Argentina che si trovavano in pesanti difficoltà economiche. Tra questi veniva individuato Mascotti che fu inserito nel “Progettone” e impiegato presso

la Biblioteca Civica di Rovereto. Qui devo ricordare la disponibilità della famiglia Viesi con in testa Mauro, nel mettere a disposizione un appartamento a Castione e provvedere alle prime necessità di Giuseppe e Celia, la moglie. Non di meno la sensibilità di Gianmario Baldi, al tempo Direttore della Biblioteca Tartarotti che lo accolse e lo valorizzò. Rammento ancora l'essere a suo agio tra volumi e cinquecentine in contrasto con l’aria sperduta (avevano perso la coincidenza aerea Roma - Linate) che avevano all’arrivo a Linate. Nel viaggio da Milano a Rovereto Celia era preoccupata della distanza. Pensava che Milano fosse il luogo dove avrebbero abitato e Rovereto il posto di lavoro. Quanto Mascotti fosse stretto nel suo essere poeta (e questo può essere stato il motivo delle sue odissee economiche in Argentina), lo rivela un episodio che mi vide testimone: salito a Castione per consegnare del materiale sapendo che Giuseppe era ammalato, mi si presentò febbricitante con Celia che lo implorava di lasciarsi fare un’iniezione e andare a letto. Al contrario, Mascotti volle prima recitarmi dei versi che aveva appena composto; poi, finalmente, si lasciò mettere sotto le coperte. Rimase vicino a Celia fino all’ultimo legati da amore e affetto, finalmente tranquilli, in momenti di cui sono stato fortunato testimone. Sono certo che gli anni passati in Trentino e nella sua amata biblioteca siano stati il periodo più felice e appagante della sua vita fino ad allora sfortunata e amara. Franco Giacomoni (*) NOTTI (poesie della notte dell’anima) pagina 14

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60 anni d’Europa

Dal Trattato di Maastricht

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icorre quest’anno il trentennale del Trattato di Maastricht (nella foto, la copia originale del documento) . Il 7 febbraio 1992 la cittadina olandese sulla Mosa ha ospitato per la firma i ministri degli esteri e delle finanze dei dodici Paesi dell’allora Comunità Economica Europea (CEE) che, con l’entrata in vigore del Trattato (1° novembre 1993) diventerà Unione europea. In questi giorni, opinionisti di vari organi di informazione e organizzazioni pro europee, come il Movimento Federalista Europeo (MFE), hanno espresso considerazioni interessanti su cosa ha prodotto il trattato in questi trent’anni. Gli articoli di Andrea Bonanni su Repubblica del 12 febbraio e di Sergio Fabbrini sul Sole 24 Ore di domenica 12 febbraio sono, a mio avviso, molto utili per una lettura non conformista degli effetti che il Trattato ha prodotto nella costruzione europea. Sostiene Bonanni che gli anni ‘90 erano anni di grandi cambiamenti e di grandi speranze. Con il crollo del muro di Berlino si poneva fine alla guerra fredda con la speranza del “superamento della dialettica comunismo/capitalismo nell’idea di un trionfo della democrazia”. La nascita di una Unione monetaria avrebbe dovuto essere il preludio alla creazione di una Unione politica. Obiettivo larga-

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La sfida chiave per l’Unione economica e monetaria nel suo futuro prossimo è fare in modo che questo esperimento venga confermato per rendere l’UE un soggetto all’altezza delle sfide del nuovo secolo mente disatteso e ancora lontano. Sui tanti scenari di crisi, dall’Ucraina, alla Siria, alla Libia per citare i più drammatici, l’Europa “latita, si divide e viene sostituita da vecchi e nuovi protagonisti della scena internazionale”. All’equilibrio del terrore come misura del potere, il soft power, ossia il potere leggero dell’Europa attraverso la persuasione, non intimorisce nessuno. Ancora più articolata l’analisi di Sergio Fabbrini secondo cui “dopo quel Trattato non c’è più una sola Unione, ma ce ne sono almeno due. C’è l’Unione del mercato, al cui interno la Commissione esercita un ruolo cruciale, e c’è l’Unione delle politiche strategiche, in cui il ruolo cruciale è esercitato dal Consiglio europeo”. Logica

federale nel governo del mercato, logica intergovernativa con voto all’unanimità nelle politiche strategiche. L’inadeguatezza della costruzione europea, non superata dal Trattato di Maastricht, è apparsa con estrema evidenza nel corso della grande crisi economicofinanziaria del 2008-2013. È in

seguito alla pandemia da Covid 19 che cambia significativamente il paradigma di funzionamento dell’Unione europea. Il Fondo per la ripresa (Recovery Fund) proposto dalla Commissione europea nel maggio 2020, approvato dal Consiglio europeo nel luglio successivo e divenuto operativo nella primavera del 2021, rappresen-


Foto: Anthony Dehez - © European Union, 2022

60 anni d’Europa

ht a «Next Generation EU» ta un significativo passo avanti sulla strada di una maggiore integrazione. Next Generation EU (NGEU), il nome del Fondo, è dotato di 750 miliardi di euro al valore del 2018, corrispondenti a 806,9 miliardi di euro ai prezzi correnti, viene ad aggiungersi al normale bilancio comunitario. Il fondo viene finanziato attraverso l’emissione

Foto: Marco Zeppetella © European Union, 2017

da parte della Commissione di debito comune europeo sui mercati finanziari; esso è utilizzato per sostenere gli Stati membri con sovvenzioni e prestiti e sarà ripagato dall’Unione dopo il 2028 attraverso l’introduzione di nuove tasse europee. La recente pubblicazione del libro di Federico Fabbrini “Next Generation Eu. Il futuro di Europa

e Italia dopo la pandemia” il Mulino, 2022, sostiene la tesi che le misure adottate con Next Generation costituiscono un punto di svolta nel processo di integrazione europea spingendo l’architettura della governance economica in una direzione che è tipica dei sistemi fiscali federali. “Se NGEU - sostiene Federico Fabbrini – cambia le dinamiche del processo di integrazione, aumentando la spinta federative”, esso solleva nuovi quesiti sia perché per alcuni Stati membri deve rimanere uno strumento provvisorio, sia perché, nel caso divenisse una misura permanente, dovrebbe essere supportato da adeguate riforme costituzionali a livello europeo. Data la complessità del dibattito che si è generato fra i Paesi membri con visioni contrastanti sul futuro dell’Unione economica e monetaria (confronta il documento congiunto del 9 settembre 2021 sottoscritto da Austria, Olanda, Svezia, Danimarca, Finlandia, Lettonia, Cechia e Slovacchia che ribadisce la logica del rigore nella gestione delle finanze nazionali), sarà necessario un periodo di transizione che permetta all’Ue di passare dal paradigma ordo-liberale che ha governato il suo funzionamento nel primo ventennio di vita, a un nuovo paradigma, più federale rappresentato da NGEU.

La «Conferenza sul futuro dell’Europa» (nella foto in alto la sessione plenaria del 13 fenbbraio), importante piattaforma di dibattito aperta al contributo dei cittadini, potrà aiutare l’Unione a non compiere passi indietro. NGEU, superato il periodo dell’emergenza, porterà a una maggiore integrazione dell’Eurozona (norme comuni sulla tutela dei depositi bancari, sull’armonizzazione delle procedure fallimentari, sulla tassazione delle multinazionali, sulla lotta alla disoccupazione). “La sfida chiave per l’Unione economica e monetaria nel suo futuro prossimo – sono parole di Federico Fabbrini – è fare in modo che questo esperimento venga confermato per rendere l’Ue un soggetto all’altezza delle sfide del nuovo secolo”. Scrive Andrea Bonanni di Repubblica che “la conquista forse più importante del Trattato di Maastricht è che l’euro ha contribuito a creare un nocciolo identitario e accettato dalla maggioranza degli europei (…). Forse proprio da questo nocciolo identitario piantato trent’anni fa, e dalla sua straordinaria resilienza, è necessario ripartire per affrontare quella parte dei sogni di Maastricht che si sono, strada facendo, trasformati in incubi”. Vittorino Rodaro 15 febbraio 2022

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È tempo di dare una «casa» a moleta, serve e aisenponeri

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ue splendide giornate, accarezzate da un sole primaverile, nonostante si fosse nei primi giorni di febbraio, hanno accompagnato la delegazione partita dalle valli Giudicarie per Genova. Obiettivo: incontrare i responsabili del Galata Museo del mare per conoscere il nascente Museo dell’Emigrazione Italiana. Motivo: non puro diporto, ma approfondimento di conoscenza in funzione della volontà di realizzare a Pinzolo, in val Rendena, un museo dell’emigrazione. Della delegazione, accanto ai rappresentanti del Centro Studi Judicaria, dell’Apt di Campiglio, del Comune e della Pro Loco di

Foto Ugo Fanti

Una delegazione partita dalle valli Giudicarie, della quale faceva parte anche il presidente della Trentini nel mondo, Armando Maistri, ha incontrato a Genova i responsabili del «Galata Museo del Mare» per conoscere il nascente Museo dell’Emigrazione Italiana. Motivo: approfondimento di conoscenza in funzione della volontà di realizzare a Pinzolo, in val Rendena, un museo dell’emigrazione Pinzolo, faceva parte Armando Maistri (presidente dell’Associazione Trentini nel mondo), con un suo obiettivo: conoscere l’esperienza genovese con la pro-

spettiva di collaborare all’interno della rete di Associazioni che si occupano di migrazione. Perché, per esempio, non inserire Genova nelle stazioni del “Treno della

memoria”, che porterà (diciamo dovrebbe portare, non mettiamo i vagoni davanti alla locomotiva) in giro per l’Italia il ricordo dell’epopea dei migranti? Per ora è solo un’idea, partita dal presidente dell’Associazione Mantovani nel mondo, che però ha trovato orecchie attente per ora in Veneto ed in Trentino. Maistri ha lanciato il messaggio a Genova: “Si potrebbe far arrivare qua il treno in occasione dell’inaugurazione del Museo dell’emigrazione. Sarebbe un modo, fra l’altro, per richiamare l’attenzione dei mass media su un evento certamente importante”.

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Panorama della valle di Rio2dos Cedros - 2022


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Perché il treno? Perché gli emigranti partivano per le Americhe in nave, ma per arrivare ai porti (fossero Genova o Le Havre) prendevano il treno. Allora è bene riportare alla memoria quei vagoni un tempo carichi di povertà e speranze, di malinconia per gli affetti lasciati e determinazione di guadagnare il “pane della vita”. La memoria. Non serve sprecare parole (ne hanno già scritto con abbondanza quelli più bravi di noi) per ricordare quanto sia importante far tesoro delle esperienze passate per evitare di perpetuare comportamenti negativi. E un Museo è memoria: memoria e formazione. Per ricordare e per far conoscere a chi non conosce. Il Trentino è stato terra di emigrazione, mentre oggi si è trasformato in meta di immigrazione, anche se (ci sia concesso un parere personale) non sempre mostriamo esempi di accoglienza nei confronti di quelli che hanno compiuto lo stesso percorso dei nostri avi. Proprio per recuperare la memoria del tempo dei lunghi viaggi alla ricerca del “Pane dalle sette croste” si è deciso di realizzare in Rendena la “Casa museo dell’emigrazione”. Quando diciamo “si è deciso” parliamo di uno stuolo di istitu-

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zioni. C’è il Centro Studi Judicaria, che sulla nascita del museo sta tessendo la tela da almeno trent’anni: una tela di Penelope, tessuta di giorno e disfatta di notte. Ora pare che finalmente si sia imboccata la strada giusta. Accanto a Judicaria ci sono i Comuni dell’alta Rendena (su tutti Pinzolo, che ha offerto la possibile sede, al Paladolomiti) e poi c’è l’Azienda per il turismo Madonna di Campiglio. È in preparazione, mentre scriviamo, il protocollo d’intesa da spedire a tutte le Amministrazioni comunali delle Giudicarie, nella speranza che lo sottoscrivano.

Ma è auspicabile che anche altre organizzazioni (Pro Loco, associazioni del volontariato culturale e sociale) accolgano la proposta della “Casa museo” per costruire insieme una rete. Quando dici Pinzolo, o Rendena, dici arrotino: “molèta”. In effetti nel logo del museo potrebbe starci la figura dell’arrotino, perché qui siamo nella patria di chi emigrava per fare questo mestiere. Ma l’ipotizzato museo sarà dedicato anche ad altri esempi di migrazione. Da queste valli, per dirne una, partivano le “serve” verso le città della pianura, Milano prima di tutte, ma anche

Genova, Firenze, Torino. E da alcuni di questi villaggi partivano i carbonai per passare le estati in montagna a trasformare la legna in carbone. E poi i minatori, i contadini, i semplici operai di ferriera verso le Americhe; per non parlare degli “aisenponeri” (costruttori di ferrovie), dei “parolòti”, dei venditori di santini. Ogni vallata aveva i suoi emigranti con le loro specializzazioni e con le loro disperazioni, lo sappiamo bene. In definitiva, perché un museo? Perché i trentini conoscano le sofferenze dei loro avi, ma anche (forse si potrebbe dire soprattutto?) i figli, i nipoti e i bisnipoti dei trentini che si sono stabiliti nelle terre dell’emigrazione conoscano la loro terra d’origine. Consideriamo che più di sessantamila trentini emigrati sono iscritti all’albo dei residenti all’estero. A costoro si vuole offrire un’occasione di conoscenza. Allo studio c’è la realizzazione. La superficie non sarà enorme: qualche centinaio di metri quadrati. È presto per entrare nei dettagli. Di certo si ragiona dell’uso di tecnologie, che sono capaci di ridurre gli spazi e di aumentare l’informazione. Si vedrà. Intanto è essenziale essere partiti, con la consapevolezza che la strada è lunga, ma che alla fine c’è un traguardo. Giuliano Beltrami


dossier

Un museo dell’emigrazione a Pinzolo: le aspettative, le visioni e le richieste

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l 2023 sarà l’anno del turismo delle radici ed in tale prospettiva il Centro Studi Judicaria vorrebbe ragionare, ovvero giungere ad una fase avanzata dell’allestimento dell’apparato museale di Pinzolo, dedicato al tema dell’emigrazione. Un museo, o meglio una “casa dell’emigrazione” in cui si raccontano le vicende di un ampio territorio (si parla almeno di ambito Judicaria), partendo dai migranti locali della Rendena: i moleti. Per progettare l’apparato espositivo del museo in modo adeguato e professionale è importante, secondo il presidente Danilo Mussi, consolidare il rapporto con il MEI (Museo dell’Emigrazione Italiana), facendo affidamento sulla sua esperienza e competenza sia in merito al tema trattato sia sul fronte museografico e museologico, tenendo ben presente però la realtà locale giudicariese e trentina. Una sala espositiva di tal tipo ha senso infatti se si confronta con le comunità, ma anche con altre realtà costruendo e facendo rete. Negli ultimi 50 anni vi è stato un lavoro di rimozione della memoria, con l’affievolirsi dei rapporti con le comunità all’estero; rapporti che vanno recuperati e implementati grazie anche all’attivazione di questa nuova struttura. La presenza di un Centro Studi che conduce attualmente, e che fa parte della creazione di

questa nuova realtà è elemento importante. Prima di iniziare a progettare l’apparato espositivo è però necessario (secondo il consigliere Claudio Cominotti) individuare gli stakeholder interessati (pubblici e privati) al progetto e poter giungere con questi alla sotto-scrizione di una convenzione. Un suggerimento per la nuova casa dell’emigrazione di Pinzolo: per chi si fa? Che messaggio vuol trasmettere? Quali i contenuti? Quale storia si vuol far conoscere? Senza entrare nel tema dei contenuti, che sono ancora tutti da sviluppare, è convinzione comune di tutto il consiglio del Centro Studi

Judicaria, che l’impianto espositivo dovrà avere un carattere spiccatamente multimediale. Il museo dovrà essere dinamico, aperto con le realtà all’esterno e al tempo stesso queste con l’apparato interno espositivo-multimediale. Uno stimolo continuo a far sì che chi sta all’esterno conosca i contenuti mentre chi sta all’interno abbia coscienza di ciò che esiste all’esterno del museo (promozione, festival, iniziative di vario genere sul territorio locale e nazionale). Al momento il Centro Studi Judicaria si trova ancora in una fase preliminare di progettazione, nonostante da oltre trent'anni abbia raccolto materiale. Essendo così abbandonante, si dovrà studiare come organizzarlo, ovvero quali siano i contenuti e che forma debbano assumere, perciò in questa fase appare vitale il supporto professionale che il MEI sarà in grado di fornire al Centro Studi Judicaria. Selezionati i contenuti ed i messaggi più eloquenti, il passaggio successivo sarà la scelta di un professionista in grado di trasformali in un apparato espositivo in grado di trasmettere esperienze e quindi, citando quanto espresso in precedenza dal direttore del MEI, che la memoria si trasformi in qualcosa di vivo da mantenere e incrementare. Centro Studi Judicaria

Quale ruolo per la Trentini nel mondo? Per il presidente dell’associazione Trentini nel mondo, Armando Maistri, l’attenzione va focalizzata sull’importanza di lavorare sui materiali e quindi creare un catalogo bibliografico dedicato agli scrittori delle migrazioni. Questo per far sì che il materiale sia una continua fonte di ispirazione e funga da volano all’incessante rinnovamento degli apparati e metodi divulgativi. In occasione della trasferta a Genova ha ribadito come la Trentini nel mondo sia una rete che mette in primo piano la reciprocità, l’interconnessione. Uno dei canali mediatici come la rivista

mensile, le trasmissioni televisive e la presenza sui canali social sono risultate determinanti nella

conoscenza e pubblicizzazione dell’associazione. Maistri è altresì convinto che i musei della migrazione in generale, così come quello di Pinzolo in particolare, possano fungere da eccellenti punti di attrazione turistica. Infatti, secondo i dati in possesso dell’associazione, appare assai diffuso un turismo delle generazioni discendenti da emigranti, intente a ricercare le radici da cui vengono i loro antenati. In merito a tale target turistico, l’associazione mette a disposizione del progetto il proprio portale come mezzo di promozione dei luoghi, di eventuali festival e di

tutte quelle informazioni che saranno condivise dai vari partner. Secondo Maistri la multimedialità è inoltre un mezzo importante per creare una narrazione in grado di raccontare il fenomeno della migrazione, ma non solo quella passata bensì anche quella presente, quella giovanile, in quanto quello migratorio è un fenomeno in perpetuo movimento che non si esaurisce mai, come mostrano i dati in possesso dell’associazione. Ha infine ribadito l’importanza di un target giovanile, che deve diventare importante fruitore di queste nuove realtà che si vanno a costruire. (CSJ)

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Il nuovo Museo dell'emigrazione, una «narrazione di messaggi» I

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l nuovo Museo dell’Emigrazione Italiana a Genova ha sede nella suggestiva e storica Commenda di Prè, un edificio storico medievale che ha già svolto missione di accoglienza di religiosi, pellegrini e crociati, dove sarà distribuito su tre piani. L’apparato espositivo non possiede più i caratteri di un corpo uniforme bensì di un sistema composito di situazioni diverse. Il museo non è una Treccani della migrazione ma piuttosto una narrazione di messaggi selezionati. Un obiettivo perseguito realizzando stanze contraddistinte da empatie diverse. Numerosi i temi toccati che evidenziano un approccio olistico al tema: L’impatto globalizzante: tradotto attraverso un planisfero che dia l’idea del mondo, della complessità dei movimenti e della diversificazione delle diverse destinazioni. L’inizio di un fenomeno come esperienza umana: tradotto attraverso il concetto di apripista. Semplicemente un individuo che per primo parte verso un luogo, dove inizia un lavoro a cui fa seguito l’apertura di un’attività e infine acquista una dimora. Raggiunti questi risultati inizia la corrispondenza con il luogo di origine dando avvio al sentiero o alla catena degli spostamenti di massa. La corrispondenza del migrante: importanza della sua concretezza. L’approccio a-temporale: il percorso museale va oltre la circoscrizione temporale del tema dell’emigrazione analizzando il fenomeno lungo un ampio arco cronologico. La complessità delle destinazioni: storie di migranti nelle varie destinazioni.

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Nell’ambito dell’incontro ringraziamenti sono giunti per i molti materiali messi a disposizione e donati al nascendo Museo dell’Emigrazione Italiana dal «Centro Studi Judicaria», che confluiranno nelle parti espositive legate alle esperienze e alle diverse occupazioni lavorative dei migranti

I diversi tipi di migrazioni: si migra per tanti motivi (persecuzioni etno-religiose, le fidanzate italiane dei soldati post seconda guerra mondiale migrate in America, e numerosi altri esempi). La politica: analisi del rapporto tra migrazioni e politica (cause e conseguenze). Il Memoriale: un luogo dedicato al silenzio, dove si ricordano le molte tragedie che colpiscono le migrazioni, tradotto in un planisfero sospeso dal quale pendono delle corde rosse la cui lunghezza è data dal numero

dei morti generati dalla specifica destinazione del fenomeno migratorio. Pedagogia: una sala allestita per i più giovani e quindi adibita ad attività laboratoriali oppure a giochi. Analisi socio-antropologica: il rapporto tra emigrazione e comunità ospitanti; lettura della devianza, intolleranza e razzismo, infine le storie di successo. L’approccio museografico nella costruzione della narrazione museale è stato gioco forza influenzato dalla recente pande-

mia, ed è per questo che la tecnologia impiegata nel concept espositivo è caratterizzata da un minore impiego di tecnologie touch a favore di nuovi sistemi: 1. Braccialetto pre-settato che permette di accedere a un’esperienza immersiva e contenuti aumentati, in grado di adattarsi al portatore e quindi a target differenti (lingua, sesso, età, etc.); 2. App che fa un uso consistente di contenuti in realtà aumentata. Si evidenzia come grande assente negli spazi espositivi è la politica, sollecitando quindi un’attenzione più marcata a questi fenomeni da parte di organi politici. Nella nuova idea espositiva interessante anche la creazione di uno spazio ludoteca destinato ai minori per riportare il gioco al viaggio dell’emigrante e a far riflettere tramite racconti, disegni, pensieri, etc. Ciò porta a far sì che diventi importante anche l’uso didattico di queste nuove strutture, ponendo attenzione alla fruizione da parte di scolaresche i cui componenti hanno avuto in passato o hanno tuttora rapporti con emigranti. Nell’ambito dell’incontro ringraziamenti sono giunti per i molti materiali messi a disposizione e donati al nascendo Museo dell’Emigrazione Italiana dal Centro Studi Judicaria che confluiranno nelle parti espositive legate alle esperienze e alle diverse occupazioni lavorative dei migranti. Importante è stato in questo frangente il frutto delle ricerche di Patrick Grassi, multimedialista del Centro Studi Judicaria con Giorgia Barzetti, responsabile del MEI per gli allestimenti espositivi. Centro Studi Judicaria


editoria

Giuseppe Mascotti, poeta intimo di «spalancata umanità» Q uesto libro - edito dalla Biblioteca civica «G. Tartarotti» di Rovereto - accoglie testi estrapolati da due opere diverse ma legati da un tema fortemente unitario che il titolo annuncia con solenne chiarezza. All’epoca (1993) del suo rientro in Trentino dall’Argentina, Giuseppe Mascotti (vedi biografia completa a pagina 8) descriveva così la sua condizione di rimpatriato: «povero come al partire, ma più umiliato». Una frase dolorosamente scabra che significa un bilancio forse troppo amaro, ma vero nella sostanza (e come tale sentito dal poeta), alla quale però, per avere un quadro più completo, converrà affiancare i versi di “A te, con te mia terra”. Qui infatti, rivolgendosi direttamente alla terra natale, Mascotti dice di venire dall’ «assenza» che, per lui, è lontananza e insieme carenza, strappo esistenziale, derelizione. Gli anni vissuti al di là dell’oceano sono stati segnati da ferite incisesi nella carne e più ancora nell’anima, stimmate dolenti e incancellabili. Di qui il dubbio angosciante: ce la farà ora a risollevarsi? Potrà riprendersi almeno il filo conclusivo della propria vita? Il contatto ritrovato con la propria terra gli appare vivificante, capace di rinvigorirlo facendogli prendere piena coscienza di un amore solidale e reciproco. Tutte le sofferenze, le privazioni, le afflizioni del passato, anche se patite in profondità, non sono riuscite a piegarlo. E davvero Mascotti vive questo ritorno fra la sua gente come una sorta di rinascita. Ciò che in quel frangente lo anima e lo commuove sono le manifestazioni spontanee di solidarietà nei suoi confronti che si traducono in atti e aiuti concreti. La casa in cui abitare con Celia, la sua compagna, e il lavoro nella Biblioteca Civica di Rovereto gli restituiscono dignità e fiducia e quando proprio da quella biblioteca, dal direttore Gianmario Baldi in persona, gli viene rivolto l’invito a scrivere qualcosa sui libri, sui luoghi della lettura,

sti in italiano e poi «rivissuti » nella lingua ispano-argentina. Per il titolo Mascotti sceglie il termine «salvazione», che è voce dotta e letteraria derivante dal latino tardo, per indicare la salvezza spirituale, perché il sentimento che egli aveva di tale parola era soprattutto ispirato dall’anima «che è difesa e riparo contro la fallacia della materia». Dunque la salvezza spirituale per lui è venuta dai libri e soprattutto dalla parola poetica, praticata in prima persona e ascoltata nel-

“Salvazione nei libri e le parole”, a cura di Giuseppe Colangelo, edito dalla Biblioteca civica «G. Tartarotti» di Rovereto,è frutto del'l’invito fatto all'autore di scrivere qualcosa sui libri, sui luoghi della lettura, sui lettori. Dentro c’è la celebrazione appassionata dei libri, delle parole, del valore della lettura sui lettori, Mascotti risponde con il poemetto “Salvazione nei libri e le parole”, centonovantasette versi liberi di varia misura, divisi in undici capitoli di diversa lunghezza, compo-

le molte altre voci dei poeti che egli era solito chiamare «fratelli nella parola». Preso dal semplice proposito di costruirsi condizioni di vita decorose mise da parte i libri rinviando ad altro momento anche i proponimenti poetici e lasciandosi totalmente assorbire dalle incombenze del lavoro. Gli capitò allora di precipitare in una crisi esistenziale e creativa. Da qui, da queste vicissitudini logoranti e amare scaturiscono l’autocritica, il patimento, la civile indignazione di Mascotti e che, ancora troppo vivi e scoperti, al momento della scrittura generano, di tratto in tratto, versi condizionati da scorie doloranti e non sempre poeticamente risolti. Subito dopo, a cominciare dall’ottava sezione e fino alla chiusura del poemetto, la voce del poeta riacquista tutta la forza, l’autenticità e la pregnanza che conosciamo. Le due ultime parti del poemetto sono versi luminosissimi che non tollerano chiose prosastiche: ogni commento non farebbe che diminuirne la forza espressiva e infiacchire la nitidezza del dettato. Dentro c’è la celebrazione appassionata dei libri, delle parole, del valore della lettura; dentro c’è tutta la serenità e l’intima soddisfazione che Mascotti ha provato negli anni finali lavorando nella Biblioteca Civica di Rovereto; dentro c’è lui, con la sua «spalancata umanità» e con la sua «anima di bambino». Giuseppe Colangelo

Il QRcode consente di collegarsi alla registrazione video della presentazione del libro, che si è svolta il 18 febbraio, organizzata dall'Associazione culturale «Antonio Rosmini» di Trento 2 - 2022

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A Makallé il Circolo trentino vuole Q ui di seguito pubblichiamo il resoconto della visita fatta a Makallé dal Coordinatore dei Circoli trentini nel Nord dell'Argentina, Rafael Acuña Agnelli. Ho visitato il Circolo Trentino della città di Makallé, nel Chaco, per continuare il viaggio alla scoperta della realtà di ogni comunità trentina nel vasto nord argentino. Ho percorso più di 160 chilometri da Sáenz Peña, per raggiungere questa pittoresca città piena di forza e legata a un passato di immigrazione trentina, su cui oggi i discendenti continuano a lavorare, senza dimenticare la loro identità e rendendola par-

te dello sviluppo della città con grande orgoglio. All'ingresso di questo comune, nella piazza principale, ci accoglie un murale con la bandiera della provincia autonoma di Trento, che indica la presenza della nostra amata comunità. Ci fa sentire subito un po' a casa e vicini agli amici. In un caldo pomeriggio, con il termometro che in Chaco ha raggiunto i 45 gradi, sono stato ricevuto nella sede del Circolo con grande entusiasmo dal presidente Enzo Liva e dalla sua famiglia, e dalla segretaria del circolo Viviana Bangher. Con orgoglio ci hanno raccontato la storia del Circolo, le attività che svolgono e

a spiegare il progetto senza prima fare un po' di storia del luogo dove si vuole sviluppare questa vera sfida. Iniziamo dunque così:

i progetti futuri. Su questo punto mi hanno parlato di un progetto ambizioso che rappresenterà in futuro una vera opportunità, sia per la nostra comunità che per tutto il popolo del Chaco: il recupero della loro grande storia. Non posso iniziare

FORTE DI MAKALLÈ, ORA CITTÀ. Il nome di questo forte ha una storia curiosa. La sua origine è in una battaglia combattuta dagli italiani in Abissinia, durante il primo tentativo di conquista di quel regno durante il XIX secolo. Un mercante italiano (Vittorio Ghio) si stabilì in questa zona con una piccola impresa che prese il nome dalla battaglia. Così nacque il nome di Makallé, che in seguito identificò l'intera area. I forti che coprivano il Chaco costituivano

A La Plata festeggiati gli 86 anni Oggi, 30 gennaio, compiamo 86 anni di vita, un sogno che forse non avevano pensato si potesse realizzare quei trentini che, appena scesi dalla nave, hanno fondato questo Circolo per continuare le loro abitudini e attenuare con i loro connazionali, il dolore di non avere l'affetto della loro famiglia lontana. Non avrebbero mai pensato, con quel gesto, di seminare nei loro figli e nipoti, il seme del nostro amore per il Trentino, grazie al quale siamo arrivati a questo bellissimo presente che vive il nostro Circolo, con persone di tutte le età che si ritrovano nella nostra sede, provando questo affetto per la terra di origine dei nostri antenati e godendo delle abitu-

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realizzare un ambizioso progetto una linea di contenimento per gli indiani. Nell'anno 1908 furono installati i binari della ferrovia Central Norte Argentino a circa 5 chilometri dal Forte, verso sud-ovest. Questo di fatto identificò la popolazione del luogo, con le prime famiglie che si stabilirono vicino alla stazione. Fino al 1925 la zona era conosciuta con il nome di Colonia Juan Penco. Fu allora che la commissione per lo sviluppo della città andò al Ministero dell'Interno chiedendo che la colonia portasse definitivamente il nome di Makallé, creando così una curiosa particolarità: un nome di origine africana

con una strana risonanza aborigena chaqueña. Makallé è un comune della provincia del Chaco, che dista 45 chilometri da Resistencia, capoluogo della provincia. È un luogo con vegetazione abbondante, c'è verde dovunque. È in questo bellissimo luogo ricco di storia, con un fiume sul cui argine abbonda la vegetazione, che il Circolo svilupperà il suo progetto: recuperare prima la struttura dell'antico Forte per poi avviare attività ricreative, passeggiate a cavallo, stand gastronomici tipici, souvenir, spettacoli di danza, rappresentazioni storiche con luci e suoni che ricostruiscono momenti

vissuti nel luogo ecc. Una vera valorizzazione dello spazio che diventerà sicuramente un altro orgoglio del Chaco Finito il giro del luogo, torno incantato dal calore della nostra gente e da quella voglia di andare sempre avanti. E porto con me un pensiero…Gli amici di Makallé mi hanno dimostrato qualcosa che ha a che fare con il nostro spirito trentino: nonostante le difficoltà del momento non ci fermiamo a rimuginare su ciò che non possiamo cambiare, ma guardiamo alle decisioni che possiamo prendere per andare avanti, sempre avanti. Rafael Acuña Agnelli

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All'evento con cui si è celebrato l'anniversario, hanno partecipato anche rappresentanti del Circolo trentino di Buenos Aires dini e delle tradizioni che loro hanno portato con sé nei loro bagagli. Oggi abbiamo una Commissione giovane, piena di forza e amore, impegnata a lavorare per continuare a diffondere la nostra cultura fatta di musica, balli e gastronomia, intrecciandola con quella del territorio nel quale viviamo, la bellissima città di La Plata, luogo che ha permesso ai nostri genitori e nonni di poter svolgere liberamente le loro attività e formare le nostre famiglie. Grazie a tutti per condividere il nostro amore per il Trentino. (testo e foto dalla pagina Facebook del Circolo Trentino di La Plata - Argentina)

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opo un anno difficile, caratterizzato dalla pandemia e con tante delusioni, domenica 5 dicembre 2021 nella città di Corzuela (provincia del Chaco - Argentina); si è svolto il quarto «Reencuentro de Trentinos», il pranzo annuale organizzato dal Circulo Trentino «Humberto Bandeo». Questo evento, come ogni anno, ha avuto il sostegno dela Trentini nel mondo e del Comune di Corzuela ed è stato reso possibile

A Corzuela, una bella «Rimpatriata di trentini»

dal lavoro del direttivo del Circolo, costantemente impegnato a mantenere viva la memoria dei nostri nonni. All'evento del 5 dicembre hanno partecipato: il Coordinatore dei Circoli trentini del Nord dell'Argentina, Rafael Acuña Agnelli; il Presidente del Consiglio in rappresentanza del comune locale, Osvaldo Sosa; il Parroco Alcio Maldonado; il Presidente del Circolo trentino di Resistencia, Sergio Escalante con la sua famiglia e tanti amici

Un pranzo nel segno dell'amicizia e della

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Come riferito nell'articolo qui so-

dal Circolo trentino di Corzuela, durante il

pra, all'evento di Corzuela era pre-

quale abbiamo degustato squisite taglia-

sente anche il Presidente del Circolo

telle e deliziose torte.

trentino di Resistencia, Sergio Esca-

Ho molto apprezzato la consegna di

lante (nella foto). Ecco come racconta

menzioni speciali, mi sono emozionato

quella giornata.

quando è stato reso omaggio a don Hum-

Con la mia famiglia ho partecipato al

berto Bandeo, socio a vita del Circolo e

pranzo annuale dei Trentini, organizzato

sono stato felice di poter fare una foto con


circoli

menzioni speciali a diverse autorità e un

della nostra cerchia. Dopo le parole di benvenuto e i saluti di

meritato e sentito omaggio a Don Humber-

ciascuna delle autorità presenti, è stato

to Bandeo, membro a vita del nostro Circo-

servito il pranzo, che consisteva in empa-

lo. L'incontro si è concluso con il tradiziona-

nadas al forno come antipasto, tagliatelle

le gioco della lotteria.

fatte in casa con salsa di pollo come piatto

È stato un pranzo nel segno della fratellanza, un incontro domenicale tra amici,

principale e torta per dessert. Il corpo di ballo «Senza Fine» del Comune

durante il quale i partecipanti hanno condi-

di Coronel Dugrati, ha deliziato i presenti

viso ricordi, discorsi, risate e tanta allegria

con una serie di danze, che hanno accom-

trentina... un incontro nel quale passato,

pagnato e rallegrato il pranzo.

presente e futuro si sono uniti in un magi-

Successivamente sono state assegnate

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co pomeriggio.

voglia di stare di nuovo insieme lui (in alto a destra su questa

casa sono stati la presidente

pagina, ndr).

del Circolo, Mirtha Pacher, e il

È stato un pranzo nel segno dell'amicizia,

dell'allegria

e

vice presidente, Mauro Spanos.

della voglia di stare finalmen-

A loro e a tutti i soci del Cir-

te di nuovo insieme, che si è

colo di Corzuela esprimo le mie

svolto in un ambiente acco-

congratulazioni

gliente: impeccabili padroni di

che l'iniziativa si ripeta.

e

l'augurio

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Andrei José Taffner Fraga, Coordinatore di Santa Catarina e Paranà, ha iniziato ad incontrare le comunità di origine trentina nel territorio di sua competenza

In visita ai Circoli di São Miguel do A 22

vendo ricevuto, dall'associazione Trentini nel Mondo, l'onorevole incarico di Coordinatore dei Circoli trentini di Santa Catarina e Paraná, ho preso l'iniziativa di visitare i circoli che compongono la mia area di coordinamento (27 in totale). Ho deciso di iniziare con i Circoli più lontani, quelli nella zona ovest di Santa Catarina (São Miguel do Oeste e Xanxerê) e con il Circolo di Luzerna, nella valle del Rio do Peixe (centro-ovest di Santa Catarina). La parte ovest dello stato è una regione che ha avuto una colonizzazione abbastanza diversa dal resto. Infatti, le città di São Miguel do Oeste e Xanxerê (e tutte le altre dell'ovest) sono state colonizzate principalmente da figli e nipoti di immigrati dal vicino stato del Rio Grande do Sul (Brasile). Sono famiglie che sono partite da città come Caxias do Sul e Bento Gonçalves, tra le altre, per occupare le terre che oggi formano l'ovest di Santa Catarina. Il primo Circolo visitato è stato quello di Xanxerê (foto qui sopra). Siamo stati accolti calorosamente a casa dell'attuale presidente, Marcia Giordani Bodanese, in un incontro a cui hanno partecipato diversi membri del direttivo del Circolo, oltre a soci e altri simpatizzanti. Attivo dal 1997, il Circolo ha svolto

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alcune attività molto importanti ed ha preso parte a tante altre, come l’interscambio tra sindaci trentini e brasiliani, avvenuto all'inizio degli anni 2000. Fino a poco prima dell'inizio della pandemia da coronavirus, il Circolo

teneva incontri con frequenza e l'aspettativa è che, quest'anno, tali attività possano essere riprese in sicurezza. Continuando il nostro viaggio, siamo arrivati nella bella città di São Miguel do Oeste, nell'e-

stremo ovest, al confine con l'Argentina. Ci ha accolto Hermes Casemiro Bernardi, presidente dell'associazione “CECONDI – Centro de Convivência de Descendentes de Italianos” (centro sociale per i discendenti italiani). In questa città, i trentini e il Circolo trentino hanno sempre collaborato e lavorato insieme al CECONDI, che ospita praticamente tutta la rappresentanza della discendenza italiana locale. L'incontro (foto in alto su questa pagina) organizzato da Hermes ha permesso di entrare in contatto con i discendenti dei trentini e, soprattutto, con coloro che avevano collaborato con il Circolo Trentino di São Miguel do Oeste. Nella stessa sera è stata eletta la nuova direttrice per i trentini, nella persona di Jussara Gabiatti. L'incontro si è concluso in un


Oeste, Xanxerê e Luzerna «Prevedo di visitare tutti i Circoli e favorire la ripresa delle attività, dopo questi duri anni di pandemia. Prevedo la ripresa del calendario degli incontri regionali tra i Circoli trentini, fondamentali per la vitalità delle comunità di discendenti trentini della nostra regione» clima di festa, con musica tradizionale italiana (interpretata dai soci del CECONDI) e vino prodotto dallo stesso Hermes. Nell'ultima tappa del nostro viaggio, abbiamo incontrato il consiglio del Circolo Trentino de Luzerna (foto in alto sulla pagina a fianco), l'unico Circolo della regione Vale do Rio do Peixe, nel centro-ovest di Santa Catarina. È un circolo molto attivo che ha sempre partecipato con entusiasmo alle iniziative trentine a Santa Catarina.

NELLE FOTO: sulla pagina a fianco, la Chiesa Matrice di São Miguel do Oeste; qui sopra, il Monumento alle vittime della guerra del «Contestado» (1912-1926) la più grande guerra civile di Santa Catarina, eretto vicino a Luzerna; in alto a destra, il monumento al mais a Xanxerê, principale fonte economica della città.

Luzerna ha un'immigrazione più recente dal Trentino e ci sono ancora discendenti vivi e attivi della prima generazione di immigrati trentini. Nella regione, infatti, sono presenti alcuni discendenti di immigrati della

provincia di Bolzano che partecipano alle attività (e al consiglio) del Circolo Trentino, in un'integrazione del tutto inedita nello Stato. Da notare che nella vicina città di Treze Tílias vi è una forte presenza di immigrazione tirole-

se, molti provenienti dalla provincia di Bolzano (Südtirol). L'incontro è stato organizzato dal presidente, Gabriel Guislene, con la partecipazione di altri membri del consiglio, tra cui Francisco Iagher, fondatore della suddetta associazione. Come accennato, si tratta di un Circolo molto attivo, che prima della pandemia svolgeva molte attività con i suoi membri, in particolare il pranzo all'italiana con giochi tradizionali, e che intende riprendere queste attività nel corso di quest'anno. L'incontro si è svolto nel “Seminario di Luzerna” (attualmente Centro Eventi São João Batista), che ospita anche la sede del Circolo Trentino di Luzerna. Gli incontri avuti sono serviti come primo contatto con la comunità trentina a ovest di Santa Catarina e hanno aperto il ciclo di incontri che si terranno nelle prossime settimane e nei prossimi mesi. Prevedo di visitare tutti i Circoli e favorire la ripresa delle attività, dopo questi duri anni di pandemia. Prevedo inoltre la ripresa del calendario degli incontri regionali tra i Circoli trentini, fondamentali per la vitalità della comunità di discendenti trentini della nostra regione. Andrey José Taffner Fraga

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circoli

Piacevole sabato pomeriggio a Bento Gonçalves

grazie al ritorno del «Mercatino» Si è svolta sabato 19 febbraio un'altra edizione del «Mercatino» promossa dal Circolo Trentino di Bento Gonçalves (Rio Grande do Sul - Brasile) in collaborazione con «Tenda da Saúde», che ha ospitato espositori, dall'artigianato tipico alle attività salutistiche. Presso il «Ponto de Cultura Vale dos Vinhedos» erano presenti quattordici espositori che

I Re Magi sono tornati nella Vale dos Vinhedos

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hanno reso piacevole il sabato pomeriggio. Ai presenti sono stati offerti gratuitamente i servizi di reiki, ozonoterapia, tarocchi, ipnoterapia, oli ed essenze vitali. Durante tutta la durata del Mercatino, la Igreja do Vinho è stata tenuta aperta ed è stata visitata da decine di turisti che passeggiavano per la Vale dos Vinhedos.

Un'altra passeggiata dei Re Magi si è svolta nella Vale dos Vinhedos (Rio Grande do Sul – Brasile). La notte del 6 gennaio la «Coral Vale dos Vinhedos» e i soci del Circolo Trentino di Bento Gonçalves hanno fatto visita alle famiglie trentine che 146 anni fa portarono questa bella tradizione nel sud del Brasile.

La visita è iniziata a casa della famiglia di Ivo Giordani, 90 anni. Le canzoni intonate dai Re Magi hanno incantato i presenti. Subito dopo è stata la volta della famiglia Baldissarelli, presso la quale all’accoglienza è seguito un piccolo rinfresco con vino. La famiglia Baldissarelli ha ricordato i compianti Remígio e Alfredo Baldissarelli, che animavano il coro della valle e partecipavano alla visita dei Re Magi. Altra tappa è stata la casa di Valter Giordani e della sua famiglia, che non avevano ancora ricevuto la visita dei Magi. Al termine del canto, tutti sono stati ospitati per un brindisi di chiusura e un ringraziamento per la fede e la salute ricevuta.


circoli

«Pisa das uvas», attrazione irresistibile durante la vendemmia nella Serra Gaucha Da dicembre ai primi di marzo, nella regione della Serra Gaucha (Rio Grande do Sul - Brasile) si svolge la tanto attesa vendemmia. A Bento Gonçalves le famiglie accolgono turisti e amici per degustare le uve e visitare i vigneti. «Pisa das uvas» (la pigiatura dei grappoli) è una delle attività che più attira l'interesse delle persone, che visitano le cantine alla ricerca di questa attività. Nella Vale dos Vinhedos, la pigiatura si distingue dalle altre perché porta con sé un po' di storia delle origini tirolesitrentine degli abitanti della zona. Alla «Videiras Carraro» i turisti non solo vengono accolti ed accompagnati a visitare i vigneti e a raccogliere l'uva: gli viene raccontata un po' della storia dei nostri antenati e spiegato come erano l'immigrazione e le difficoltà all'inizio della Colonia Imperial Dona Isabel. L'uva e il vino sono sempre al centro dell'attenzione ma molte sono anche le domande dei visitatori che vogliono saperne un po' di più sulle nostre origini e tradizioni. Sandro Giordani Circolo trentino di Bento Gonçalves

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dal Trentino

Amos Mosaner è tornato a Cembra con la sua medaglia d'oro olimpica 26

L'8 febbraio 2022 è una data storica per lo sport del curling italiano: è il giorno nel quale ai Giochi Olimpici invernali a Pechino la squadra di doppio misto formata dal trentino Amos Mosaner e dalla bellunese Stefania Constantini, dopo avere vinto tutti gli incontri del torneo, ha conquistato la medaglia d'oro, la prima per l'Italia. Sempre a Pechino, Mosaner ha poi preso

parte alla prova a squadre, classificandosi nono (come nella precedente edizione, che si era svolta nel 2018 a Pyeongchang, in Corea del Sud). Originario di Cembra, prima di passare al curling ha praticato il ciclismo su strada. Ha fatto parte della spedizione italiana ai Giochi olimpici giovanili di Innsbruck 2012, dove ha vinto la medaglia d'argento nella prova a

squadre mista e si è classificato diciassettesimo nel doppio misto con Irena Brettbacher. Nella foto è con la sua famiglia. Alle sue spalle (a destra nella foto), la madre Rita e il papà Adolfo e (a sinistra) zia Irma e Dario, papà di Alice (fidanzata di Amos). Accosciati (da sinistra) Luciana (mamma di Alice), Alice, la sorella Giada e il cugino Daniele (oltre ai cani Luna e Bloom).

Marisa Corradi guida le «Donne in campo» A guidare l’associazione Donne in Campo Trentino, una piccola realtà locale che rappresenta la componente femminile dell’associazione CIA – Agricoltori Italiani Trentino, è ora Marisa Corradi (al centro nella foto), imprenditrice agricola di Lavarone. Un cambiamento che dà comunque continuità al lavoro svolto fino ad oggi dalla Giunta in parte riconfermata. La nuova squadra di Marisa Corradi è composta da (da sinistra nella foto) Federica Stenech, Fernanda Zendron, Marisa Corradi, Giorgia Lorenz, Martina Campregher, che proseguiranno l’impegno dell’associazione nel valorizzare il ruolo delle donne nella crescita delle imprese agricole, nella tutela dell’ambiente, nella promozione del paesaggio

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rurale e dei prodotti locali di qualità, nella diffusione della cultura contadina. L’assemblea elettiva si è svolta il 10 febbraio 2022. CIA del Trentino, come ha evidenziato il presidente Paolo Calovi durante il suo intervento in assemblea, ha dato vita all’associazione per promuovere e sostenere la partecipazio-

ne delle donne considerando la presenza femminile come catalizzatore di innovazione, visione del mercato e creatività. L’apporto femminile ha contribuito alla nascita di agriturismi, ristorazione, vendita diretta, fattorie didattiche e molto altro; ha dato cioè avvio a quella che ha preso il nome di multifunziona-

lità e che oggi rappresenta una voce fissa nel bilancio agricolo, un enorme valore sociale e culturale perchè riconnette agricoltura e società. Ma nelle donne vi è anche l’impegno ad affiancare alla produzione food quella non food per portare il settore “oltre” la multifunzionalità. L’agricoltura, da settore produttore di cibo, può diventare protagonista della risposta sostenibile ai bisogni umani: cibo di qualità, energia, materiali, piante aromatiche per l’industria, tessuti e tinture naturali, conservazione e ripristino della biodiversità, coltivazione e cura delle foreste, agricoltura sociale, educazione dell’infanzia, bellezza, paesaggio, turismo e benessere.


dal Trentino

Scade il 12 aprile 2022 il bando per le borse di studio destinate ai discendenti di emigrati trentini https://www.provincia.tn.it/Servizi/Domanda-per-borse-di-studio-Universita-di-Trento-per-discendenti-trentini

È

online il nuovo bando per le borse di studio riservate a discendenti trentini per la frequenza dei corsi di laurea e di laurea magistale/master dell'Università di Trento per l'anno accademico 2022/2023. I dettagli relativi a requisiti e scadenze si posso trovare sul sito www.mondotrentino. net, cercando la pagina dedicata al progetto Università a Colori. E' un progetto finalizzato a promuovere l'accesso di studenti residenti all'estero alle attività di formazione e ricerca svolte presso l'Università di Trento. Università a colori è un progetto destinato ai discendenti di emigrati trentini e prevede annualmente l'assegnazione di borse di studio che coprono la durata normale del corso di laurea più un un ulteriore semestre in attesa di laurea. Potrà essere rinnovata annualmente secondo criteri di merito indicati nel bando, con decorrenza dal 1 ottobre di ogni anno. Per l'anno 2022/2023 le Borse di studio previste sono 5: • 2 borse per i corsi di laurea di primo livello/

Bachelor (durata di 3 anni - I ciclo) • 3 borse per i corsi di laurea magistrale/Master (durata di 2 anni - II ciclo) Le borse di studio, il cui importo è di euro 7.250,00 annuale (per studenti residenti in PAESI NON EUROPEI) e euro 6.700,00 (per studenti residenti in PAESI EUROPEI), com-

prendono: • alloggio presso una struttura dell’Opera Universitaria di Trento • esonero dalle tasse universitarie • rimborso del costo di iscrizione al S.S.N. (Servizio Sanitario Nazionale) Possono fare domanda i discendenti di emigrati/e trentini/e residenti all’estero, di età massima di 28 anni compiuti alla data del 12 aprile 2022 e che siano stati/e ammessi/e a uno dei corsi di studio di I o II livello dell’Università di Trento. La domanda di partecipazione va inviata entro il 12 aprile, con tutti gli allegati richiesti e una copia di un documento di identità, all'indirizzo: ufficio.emigrazione@pec.provincia.tn.it Alla pagina della Provincia: https://www. provincia.tn.it/Servizi/Domanda-per-borsedi-studio-Universita-di-Trento-per-discendenti-trentini c'è il bando di concorso e il modulo per inviare la domanda di partecipazione alla selezione.

Ancora più grande la Cassa di Trento

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a fusione tra la Cassa di Trento e quella dell’Alta Vallagarina e Lizzana si farà. Le assemblee straordinarie dei soci che, causa pandemia, si sono espresse tramite le figure del Rappresentante Designato (il notaio Nicoletta Anderloni a Trento, il notaio Rita Fochesato presso la sede sociale di Volano) hanno approvato a larghissima maggioranza il progetto. Globalmente 6.763 soci hanno espresso il loro voto (per la precisione 5.670 per Cassa di Trento e 1.093 per Cassa Alta Vallagarina e Lizzana) con una quota di favorevoli pari al 89,66% per Trento e al 78,50% per Alta Vallagarina e

Lizzana. Il nuovo istituto si chiamerà Cassa di Trento, Lavis, Mezzocorona, Valle di Cembra e Alta Vallagarina, in forma abbreviata «Cassa di Trento». La necessità di adeguare il modello organizzativo ai rilevanti

cambiamenti economici, normativi e sociali, avvenuti nell’ultimo decennio, è la motivazione che ha determinato l’aggregazione. Si è infatti evoluta la tecnologia digitale, è stata riformata la normativa bancaria, nuovi competitori si sono presentati sul mercato, gravi sono state le crisi finanziarie ed economiche affrontate, a cui si è aggiunta anche la pandemia. «Lo facciamo adesso perché dobbiamo precorrere i tempi, ma – assicura il presidente di Cassa di Trento Giorgio Fracalossi – se i modelli organizzativi evolvono, i valori di riferimento rimangono gli stessi». «La fusione di due banche sane

– ha sostenuto il presidente di Cassa Rurale Alta Vallagarina e Lizzana Adriano Orsi – è una grande opportunità. Porterà ulteriori risorse per affrontare nuovi investimenti, che andranno tutti a servizio delle esigenze di soci e clientela». La nuova Cassa Rurale avrà oltre 6,6 miliardi di mezzi amministrati, 376 collaboratori, 48 filiali, 110.000 clienti e oltre 29mila soci ed opererà su un vasto territorio caratterizzato da quasi 200.000 residenti e 16.000 imprese. La nuova Cassa di Trento sarà legalmente costituita con il primo aprile, mentre la fusione “tecnica” dei due istituti è prevista per l’11 aprile.

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dal Trentino

La «Famiglia Cooperativa Vallagarina» verso il 120° anniversario di fondazione

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rantire il maggior numero di servizi possibili a chi ci esprime fiducia nella quotidianità”. La Famiglia Cooperativa Vallagarina è guidata dal presidente Stefano Libera. Il direttore è Stefano Longhi. Una trentina di collaboratrici e di collaboratori forma lo staff. I soci sono oltre duemila. Il fatturato, per la parte alimentare, è di cinque milioni e mezzo di euro a cui si aggiunge 1 milione di euro della farmacia. Il centoventesimo di fondazione sarà raggiunto e festeggiato il prossimo mese di maggio e, “l’occasione – annunciano i vertici - offrirà lo spunto per proporre sia un momento di festa e sia una panoramica delle nuove realtà cooperative: dalle edilizie, alle energetiche, alle cooperative di comunità in un felice connubio destinato a unire la tradizione di realtà

ultracentenarie a modelli di cooperazione che intercettano i bisogni del momento presente. A questo proposito nelle settimane che anticipano l’evento celebrativo dei primi centoventi anni di storia e di attività si organizzeranno incontri territoriali alla presenza di relatori particolarmente qualificati”. L’attenzione sarà dedicata anche al mondo della scuola con il corso “Conoscere la cooperazione” indirizzato agli studenti delle scuole medie di Avio. Inoltre, sarà distribuito un questionario nelle località di Avio e Pilcante per raccogliere, da soci e clienti della cooperativa di consumo, indicazioni e suggerimenti per garantire un servizio ancora migliore di quello già molto apprezzato nella quotidianità. (Uff. St. Cooperazione Trentina)

Al Museo di San Michele «I suoni di Vaia»

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l Museo di San Michele è impegnato a preparare “I Suoni di Vaia”, un’iniziativa di forte impatto emozionale che ripercorre - da un punto di vista sonoro (ma non solo) - l’evento meteorologico estremo che dal 26 al 30 ottobre del 2018 ha interessato in particolare il nord-est italiano, molto il Trentino, l'area delle Dolomiti UNESCO oltreché le Prealpi Venete. “I Suoni di Vaia” è un’idea concepita da Claudio Lucchin, architetto bolzanino che parallelamente all’attività di progettazione e direzione lavori si occupa di ricerca a vari livelli, propostoa al presidente del Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina, Ezio Amistadi che ha accolto, fin da subito, l’idea

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Foto: Ufficio StampaPAT

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a centoventi anni è la “Famiglia” preferita dai consumatori soci e clienti che la scelgono per la spesa di ogni giorno. La Famiglia Cooperativa Vallagarina, con sede ad Avio, è stata fondata nel 1902. Ha attraversato quasi interamente il secolo scorso e, in questo avvio di terzo millennio, continua la sua funzione quotidiana a servizio delle molte località servite dalla rete di nove punti vendita: Avio, Sabbionara, Pilcante, Chizzola, Serravalle all’Adige, Santa Margherita di Ala, Vo’ Sinistro, Borghetto, Brentino Belluno Veronese. Inoltre “è la sola Famiglia Cooperativa trentina a contare al proprio interno una Farmacia. È una delle nostre chicche – spiegano i vertici – e rappresenta la nostra volontà di ga-

dell’iniziativa. “È importante fare memoria di quanto hanno subito e patito tante, troppe persone del nostro territorio e della più vasta regione alpina. Sono molti i modi per ricordare questo sconcertante e tragico evento: il Museo di San

Michele, propone ‘I Suoni di Vaia’, un’occasione preziosa anche per riflettere sull’importanza del rispetto della natura e su quanto l’uomo sia ad essa legato. Ricordiamoci che questo disastro naturale, oltre ad aver causato la perdita

della vita ad otto persone e seminato tantissima paura fra tanta gente, ha provocato lo schianto al suolo di milioni di alberi con la distruzione di decine di migliaia di ettari di foreste alpine di conifere”, così il presidente Amistadi. Prossimamente tutti coloro che vorranno ripercorrere acusticamente (e in altre modalità) la fortissima ondata di maltempo che - con venti a velocità di ‘uragano’ (soffiando tra i 100 e i 200 km/h) e piogge persistenti - ha colpito il nostro territorio e una vastissima regione alpina (italiana, svizzera, austriaca e slovena) faranno dunque tappa al Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina. (Uff. Stampa MUCGT)


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(*) Disponibili sul sito www.trentininelmondo.it


«Gli alberi sono poesie che la terra scrive nel cielo» (Kahlil Gibran): la foto è stata scattata in Vigolana (2.149 metri) la montagna a sud-est di Trento.


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