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MEDAGLIONCINI AL CROMO AVVOCATO E IMPUTATO

Arturo Vecchini è un oratore di cartello, che ha speso non poco volwne dei suoi meni vocali per la causa interventista: pro Croce Rossa, pro Trento e Trieste, ecc.

Non si prevedeva dunque che il rimanente dovess~ servirgli per difendere, dinanti ai giudici, il Cr>rriere del Friuli, sospeso .dai Comai:ido prim~ e dal pontefic~ poi, ·per un commento alla nota pontificia .

I commenti del pubblico per questa espressione deplorevolissima della attività professionale di Arturo Vecchini, sono quali ciascuno può immagina.re : siamo nauseati di questi sdoppiamenti di coscienza per motivi professionali.

Cos1 Arturo Vecchini ha contribùito a restituire all'attività cattolica il Corriere del Friuli e il suo direttore.

La inesplicabile sentenza che assolve per non provala reità i respon· sabili di una effettuata pubblicazione sabotatrice, forse pe r salvare la censura che aveva vistato, corrisponde ai voti espressi dall'organo dell'Unione Popolare Cattolica, del quale è direttore il Conte D ella Torre:

« Facciamo voti che presto il Friuli abbia ancora l'eco del movimento cattolico.... >> proprio cosi, in questa forma gesuiticamente equivoca.

Infatti per il p rocesso era stato nominato un difensore d'ufficio; ma l'organizzazione cattolica volle un difensore di fiducia. E fu arruolato Arturo Vecchini.

Né è da .credere che l'illustre oratore abbia potuto rimanere afla.licinato dalla figura morale dell'imputato.

Infatti, quel don Pagani, direttore de:l Corriere del Pri11li,- ha un passato alquanto avventuroso.

Alcuni anni or sono egli eserc,itava il sacerdozio a Bergamo, quando, improvvisamente, come una freccia, lo colpl una crisi di coscienza, o d i cuore, che lo fece fuggire in buona compagnia verso Milano, dove, gettata la veste al diavolo, . egli divenne collaboratore delle pubblicaZioni anticlericali di Nota.ri. ·

~. qualche tempo dopo, stanco della crisi e delle sue conseguenze pratiche, don Pagani t'ornò alt'a ltare, e fu accolto a braccia aperte; anzi gli venne affidato un posto di battaglia in p[ima linea: la direzione del Coffierf! del Friuli.

Il movimento cattolico del Friuli aveva trovato l'uomo degno di rappresentarlo. -

Ha cor_so pericolo di perderlo; oggi, per la fatica particolare di Arturo Vecchini, lo r-iacquista.

Complimenti a tutti.

Da 11 Popolo d'Italia (edizione di Roma), N. 282, 11 ottobre 1917, IV (/) .

Jl gruppo parlamentare cosi detto dei « quaranta5ette », o rmai conosciuto piuttosto e meglio con il nomignolo appropriato di « Circolo vinicolo di Montecitorio», può contare d'ora innanzi sull'appoggio della Stampa cli Torino e del senatore vori Frassati di Portogruaro. Quest'uomo che da. due anni conduce la più insidiosa e ostinata campagna di demolizione · del Piemontej quest'uomo che ha sentito sotto le finestre del suo giornale la folla acclamare a lui e a Giolitti; [ . ... censura ] quest'UOl!JO, reo confesso di duplice sfrontata menzogna, p arte in difesa del nuovo g ruppo neutrale g iolittiano e attacca i g iornali « guerrafondai » che hanno rivelato l'insidia e denunziato al pubblico il curriculum vitae di questi nuovissimi « 47 )> paladini dell'istituto parlamenf:!lre.

Contro questi fogli, scrive il senatore prussiano, e fra questi fog li ci siamo anche noi, il Paese deve insorgere e i deputati, che ne sono i legittimi rappresentanti, protestare.

Noi aspettiamo tranquillamente questa insurrezione del · Paese invocata dal senatore Frassati, il quale, evidentemente, per un abbaglio d i ottica, si illude che tutto il Paese sia eguale al Piemonte, dove egl i può dettare legge. Con maggiore tranquillità pensiamo [,;,] la protesta dei « legittimi » rappresentanti del Paese....

Dice J'integerrimo Frassati che fra la Nazione e il Parlament o n on esistono che d ei pezzi di carta che b'isogna stracciare. Non si è discep oli o ammiratori di Bethmann-Hollveg per nulla! Solamente quest i pezzi di carta non impediscono al Parlamento di rappresentare il · Paese. [Censura].

Questi pezzi di carta - e che cosa è dunque il foglio ~ugiardo di Frassati, di Zunini, di Gamba e di Kliever, forse un vangelo? - quest i pezzi dì carta rappresentano delle idee; raccolgono intorno a sé più o meno g~ndi consensi. Si può stracciare un giornale, ma non si straccia con la stessa facilità il pubblico che lo legge.

I prussiani hanno stracciato quei chiffom de papier che garantivano la neutralità del Belgio, ma. non sono riusciti a sopprimere quella nobile e sventurata Nazione.

Ora, che Frassati gua.r.di con « viva simpatia » il movimento dei « 47 » deputati, si comprende. Le affinità fra lui e Joro sono palesi. Ma il senatore prussiano corre troppo quando .prevede « con certezza» che i « 47 » diventeranno presto la maggioranza del Par~ lamento.

· Noi lo escludiamo. Ma se l'eventualità vaticinata dal senatore Frassati si verificasse, gli ultimi a dolersene ·saremmo proprio noi, che trarremmo in questa discesa verso il rigagnolo dell'istituto parlamentare elementi preziosiss.imi e decisivi a sostegno delle nostre idee.

Quando poi il Frassati tesse l'elogio dei suoi <<simili», viene fatto di chiedere se sia convinzione o ironia.

Udite!

« Il movimento dej "47 " è degno del più grande favore; prrcM è pu ro, disinteressato, perc:h~ ha uno scopo nobilissimo ».

Il senatore Frassati deve soffrire deplorevolmente di amnesia, , ma noi gli rinfrescheremo la memoria con alcuni dati biografici dei principali compon enti la o~orata compagnia che il foglio torinese protegge con un entusiasmo che non ha mai trovato - diciamo « mai » - per esaltare o semplicemente illustrare "lo sforzo m eraviglioso dell'Italia in armi.

Anche Fcassati è preoccupato per il Parlamento, ed insorge contro la nostra tattica di « martellamento » dell'istituto parlamentare.

Verissimo. Noi « marte1liamo ».

Nell'attesa del giorno in cui alla luce e coi dati della esperienza di questi anni rifaremo, in rapporto a lla guerra ed alla pace, il processo al parlamentarismo, cui non possiamo accordare fiducia [ .... censura] .

Andiamo oltre [ .... cens11raJ.

Non sono i giornali, e i partiti e le associazioni?

Si parla di controllo sulle spese, ma quale controllo hanno mai esercitato i deputati - parliamo di un controllo minuto, reale, effettivo, · sincero - sui bilanci dello Stato? [Cen sura].

Ancora. C è stato mai un deputato che in un suo discorso abbia detto qualche cosa di nuovo, d'interessante; che abbia prospettato una situazione politica o storica in una maniera originale?

Ma.i più. I discorsi dei deputati sono le rimasticahlre di quanto si pubblica sui giornali Questo processo potrebbe continuare all'infinito. Ma una conclusione è già ·lecita: in tempi come questi il Parlamento [: ... cens11rit].

Si riapre perché cosl impone la consuetudine costituzionale; non già p er soddisfarC un bisogno« realmente » sentito dal popolo [ .... ( en111ra].

In Parlamento, eccitando il « srari dispitto » del FrasSati, del Treves e di tutta· la combutta dei « medagliettati », sentiamo rimbombare stranamente i colpi del nostro martello [ .... censuraJ.

Quei signori che vogliono vivere, rinnovarsi, giungono in ritardo. Al crepuscolo. Ma non è quello che annuncia il sole. B l'a ltro, che precede la notte. Rappresentano appena loro stessi. [Cen111ra].

Bisogna ·batterli, «martellarli» ....

Da 1/ Popolo d'Italia, N. 28-4, O ottobre 1917, IV. Pubblicato 11nche sull'edizione di Roma, N. 283, 12 ottobre 1917, IV.

Direttive

Di tutti i discorsi pronunciati in questi giorni dai nostri ministri, quello dell'on. Bonomi è particolarmente notevole e interessante. Egli ha detto:

« Noi dobbiamo preparare Agli italiani che torneranno vittoriosi dai rico n· quistati confini della Patria. la· casa più sana e più lieta, il campo più f econdo e più libero, la officina più sonante e. più vasta, un'Ita lia più ricca e più grande».

Queste pa;ole sono epigraficamente sintetizzate nei fini di guerra a ll'interno, il rui raggiungime nto noi abbiamo qualche volta illustrato come una necessità imprescindibile del nostro domani nazionale. :E. un fatto che la guerra mondiale è venuta asswnendo nel còrso del tempo e nelle vicende degli avvenimenti e nelle trasformazioni e accumulazioni <li quegli elementi morali o imponderabili che spiegano in tanta parte la storia umana - nuovi aspetti e un'anima nuova . Accanto ai problemi territoriali e nazionali che devono essere risolti, l se] si vuole eliminare una delle cause di nuovi conflitti, un altro obiettivo giganteggia nella coscienza dei popoli e viene in modo sempre più chiaro e solenne affermato dai Governi delle grandi democrazie inglese e americana: la creazione di un sistema di rapporti intcrna·zionali che renda . impossibile il ripetersi di un'aggressìone mostruosa come quella perpetrata dalla Germania nell'agosto del 1914.

V'è qualcuno, anzi, che · _ sotto l'influsso diretto <lélle ideologie russe - è portato a svalutare o a mettere al secondo piano la soluzione dei problemi territoriali e nazionali, i quali perderebbero ogni importanza dinanzi alla sistemazione politico--giuridica del mondo fu. turo, a base di disarmo gene rale e di arbitrato. Ma il fatto che i nostri nemici, da Czernin a Michaelis, entrino troppo facilmente e volentieri sul terreno <leJla Società delle Nazioni e del disarmo, salvo poi a rispondere col « no » più brutale alla richiesta di riparazione dei diritti nazionali violati, ci dimostra che il problema delle future relazioni fra le Nazioni è legato al problema delle na2:ionalità, anche e sopratttttto nel suo aspetto politico e territoriale.

Perché questa Società delle N azioni esista occorre - e l'ammissione di ciò può sembrare lapalissiana - che le Nazioni ci siano, e perché l'armonia delle Nazioni possa essere duratura e feconda, occorce che le questioni pendenti siano una buona volta. per sempre liquidate, secondo il diritto e la giustizia.

Per tutto questo, i signori Czemin e Michaelis vendono del fwno e giocano la loro commedia. :B vero che Wilson e gli altri uomini politici della Quadruplice Intesa parlano di una Società delle Nazion i che deve uscire da questa guerra, ma dopo che tutte le Nazioni invase o mutilate o oppresse saranno state ricostituite : non prima; .altrimenti siamo di fronte alla impossibilità logica e st~rica.

Ma il terzo aspetto che la guerra ci offre oggi, è quello che riguarda i « fini interni » di o rga n izzazione: fini politici e sociali

Un libro recente di Lys is : Vers la. dém ocratie nouvelle, prospetta quelli che devono ini1:iare la risurre1:ione politica ed economica della Francia.

Quando l'on. Bonomi parla di un campo più libero e più fecondo, di un'officina più" sonante e più vasta, accenna chiaramente a questo «contenuto sociale » della guerra. _

I combattenti lo ,hanno meritato, lo attendono, lo vogliono, lo impongono.

Finché la guerra dura. è impossibile affrontare, nel dettaglio ·e nel concreto, la solu1:ione di tanti formidabili problemi, ma queJlo che si può e si deve fare oggi è di fissare le direttive generali che devono orientare la nostra attività nazionale nel dopo 8'-lerra. Queste direttive, che noi speriamo di vedere riaffermate solenn emente · nelle prossime dichiaruioni del Governo, si riduco.no a questo trinomio: salvare, p roteggere, aiutare il nostro ~magnifico sviluppo industriale: una vera prodigiosa creazione dell'Italia nuova, e, nello stesso tempo, dare la terra ai contadini.

Il problema di domani, del nostro domani, è in questa parola semplice: « produrre ».

Ma affinché sia più sonante e più yasta l'officina, le maestranze .da semplici salariate devono passare al grado più alto di collaboratrici e il campo deve essere libero perché sarà fecondo dieci volte di più. Dice Michelet che in Francia non si è ma.i lavorato con maggiore diligenza, quasi cori accanimento, come dopo l'aboli2ione dei' diritti feudali e il passaggio delle terre ai contadini

Come debbono avvenire queste grandi trasformazioni è difficile stabilire oggi, è prematuro, perché la d ifficile partita continua.

Ma. se voi, uomini del Governo, darete ai combattenti la ferma persuasione che lo stato si orienta verso questi principi e tali .principi proclaÌna fino da oggi, voi porte~te alla fronte fra i soldati, e all'interno fra le lom famiglie, un blocco infrangibile di energje e di volontà che sarà la migliore ed assoluta garanzia della nostra vi~otia.

Da Il Popolo d'I1ali11, N. 28'5, 14 ottobre 1917, IV. Pubblicato anche sull'edizione di Roma, N. 284, 13 ottobre 19 17, IV.

Paese E Parlamento

Gli ordini del giorno yotati dai Comitati d'Azione dell'Alta I talia - Comitati attivi e fattivi e sempre pronti a fronteggiare tutte l e evenienze· che le situazioni politiche possono offrire - meritano, alla vigilia della ripresa parlamentare, qualche parola di commento.

li movimento torbido dei « 4 7 )>, all'avanguardia dei 300 biglietti da visita che non si ' muovono ancora, nell'attesa prudente deg li eventi, è stato fieramente stigmatizzato dai Comitati d'Azione d ell' Alta Italia.

Il gioco di quei signori è scoperto.

L'opinione pubblica è già sveglia. La sorpresa sulla quale probabilmente contavano i « vinicoli » di Montecitorio non è più possibile; gli element-i interventisti, che nel Paese sono ancora numerosi e dotati di una sensibilità politica di primo ordine, ·non solo hanno munito la loro difesa, ma sono passati all' attacco

La falange non tebana sembra un po' disorientata: cerca qualche altro appoggio a destra e a sinistra: ·

Ma per quanto sia grande I.a sfrontatezza di certi individui, vi sono dei limiti che non si possono oltrepassare; dei « contatti » che non si possono apertamente cercare o accetta re1 senza ven ir meno alle regole più elementari della decenza.

Un altro fatto .ha compJicato la situazione dei « 47 », ed è il patrocinio, anzi l'esaltazione spcrtkata fatta del nuovo gruppo e dei suoi obiettivi, dal noto senatore prussiano, clamorosamente bollato dal Tribunale militare di Portogruaro.

Per tutte queste ragioni è possibile che la mossa dei « 47 » sia un semplice spiegamento di forze: una manovra « dimostrativa » e che · Je intenzioni di impegnarsi a fondo non ci siano.... _

Un neutralismo bellicoso è una contraddizione in termini .. ~ . Comunque, l'impresa doi giolittiani e compagni, è destinata all' insucce:;so, che sarà più o meno definitivo e disastroso, a seconda dell'atteggiamento e deJle dichiarazioni deJ Ministero.

Se noi interventisti - bisogna p u r ricorrere a questa terminologia per necessità di differenziazione - non siamo troppo soddisfatti della poJitica generale del ministro degli Interni, e l'abbiamo a più riprese aspramente criticata, è altrettanto vero che gli .elementi n~tralisti hanno motivi di malcontento per ciò che è in questi ultimi tempi accaduto.

Imposta da noi, o accettata di l ibera elezione, è certo che un'accentuazione di rigidità e di disc,iplina interna si è determinata da due mesi a questa parte nella politica dell'on. Orlando.

Dalle dimissioni del comm. Corradini, che non faceva mistero ·del suo stato d'animo zimmerwaldiano e stoccolmista, alla assunzione del generale Alfieri alla carica altissima di sottosegretario di Stato al Min istero dell'Interno per la politica dei consumi, è abbastanza visibile l'orientazione dell'on. Orlando per l'accettazione di quelli che sono stati e sono i nostri deriderata in materia di politica interna.

Non basta anco~. Ma se l'on. Orlando ha fede nella vittoria e vuole contribuire alla vittoria ..:...... le sue dichiarazioni in una recente interv ista sono a tal proposito eloquenti e precise - deve incamminarsi risolutamente sulla strada che gli elementi interventisti gli hanno in: dicata e che, alla prova dei fatti, si è ad.dimostrata la migliore.

Noi abbiamo combattuto duramente l'on. Orlando, non per motivi parlamentari, ma per ragione di ordine nazionale. Oggi non abbfamo deposto le armi; abbiamo soltanto sospeso Ie ostilità e ci teniamo «appunto» in attitudine di oculata attesa. Dopo il telegfamma al Sindaco di Palermo, dopo l'interv,ista col Giornale d'Italia, noi aspettiamo le dichiarazioni alla Camera. L'on. Orlando non può tacere e rimettersi a· un discorso « globale » e riassuntivo del Presidente del Consiglio che sarebbe, per necessità di cose, una delusione.

Sono state troppo appassionat~ e appassionanti le discussioni di questi ultimi mesi attorno alla politica dell'on. Orlando e troppi episod i hanno <( drammatizzata» tale discussione perché sia possibile al· ron. Orlando di chiudersi :nel silenzio. · ·

Secondo informazioni nostre·ci risulta che l'on. Orlando - guarito o no completamente dalla laringite che lo tormenta - parlerà, sia. per ciò che riguarda il passato, sia per ciò che riguarda l'avvenire

Il Paese attende questa parola. Dopo il discorso di Palermo, l'on. Orlando ha fatto l'uso più modesto e più usuraio della sua

Ha parlato alla Camera in comitato segret o; ha parlato ai nostri « seimila », non al Paese. I! tempo di parlare ai rappresentati, che valgono, nel complesso, molto di più dei loro pretesi rappresentanti.

' Il nostro atteggiamento è definito. Se l'on. Orlando manifesta sempre più chiaramente il suo proposito di indirizzare la politica interna verso le necessità della guerra e la disciplina della guerra, noi rientreremo al nostro posto nel fascio delle concordi energie nazionali; ma se l'on. Orlando ci apparirà - come più volte è accaduto - incerto e oscillante, se l'on. Orlando dimost rerà nelle prossime sedute di Mon- tccitorio di preoccuparsi soverchiamente delle situazioni e delle manovre parlamentari, e permetterà al leninismo dei medagliettati rossi e neri di tramutare le assemblee della Camera in un comizio <ii bolscevichi, - come è accaduto l'ultima volta, quando fu possibile di lanciare dall'alta tribuna f'arlamentare l'appello alle sedizioni militaci - l'on. O rlando ci troverà alla opposizione più violenta e tenace.

Il_ Paese è tranquillo circa la sua azione militare, perché sa che "' è affidata in buone mani. Il Paese dev'essere tranquillo anche in materia di politica interna, la quale, come abbiamo detto più volte, deve avere un aspetto negativo ed uno positivo.

Negativo di prevenzione e repreSsione - di ogni conato disfattista; positivo di tutela materiale e morale della popolazione.

Per questo aspetto « positivo » della nostra politica, abbiamo salutato con piacere la nomina del g enerale Alfieri a commissario dei cons umi.

Il popolo italiano offre, nella sua g randissima maggioranza, uno spettacolo di compostezza, di serenità, di dignità, pari, se non super iore, a quello di altri popoli abituati da secoli a una vita nazionale unitaria.

Il popolo italiano lavora in silenzio, soffre in silenzio, spera e vuole in silenzio.

Un punto critico, la vigilia del terzo inverno di guerra, sta per essere superato.

Questo popolo che ha soltanto cinquant'anni di storia nazionale, si dimostra sempre più meritevole dell' alto posto conquistato colla guerra fra le Nazioni di Europa e di oltre Oceano.

O ra i governanti e i signori d eputati, che son alla testa, devono almeno essere degni di questo popolo.

Semplicemente!

D a Il Popolo d'Ilalia, N. 286, 15 ottobre 19 17, IV. Pubblicato anche sul l'edizione romana, N. 285, 14 ottobre 1917, IV.