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LA LIBERTA DI SABOTARE

Il Momento di Torino di ieri, con un articolo a firma dì Antonio Simoni, il quale d4 qualche tempo va assumendo la parte ingrata di uomo di fatica del derico-neutraliuno italiano e ci mette - ne conveniamo - tutto l'impegno possibile, lancia ai cieli subalpini - limpidi in questo dolce me.raviglioso settembre - un grido d'allarme: la libertà è minacciata, la libertà agoniua, la libertà dev'essere salvata.

Quale libertà anzitutto? La. « dura virago» carducciana che « domanda d i perigli e d' amor pruove famose» o Ja marc hesa tondeggiante e indulgente e accomodante come W1 qualunque ministro degli Interni del bel r<&no d'Italia? •

Sotto l'appellativo di «libertà», voglionsi evidentemente sintetizza.re quel comples!o di facoltà che permettono o non permettono al cittadino )'esplicazione delle sue attività. Ma allora, il pericolo che i clericali del Momento denunciano con al te strida, è semplicem<'ntc immaginario. La libertà - la signora libertà - corre forse pericolo perché la polizia ha est'guito Ù<une perquisizioni offenbachiane in taluni circoli vinicoli? O perch~ è stata resa di pubblica ragione la famosa ci rcolare di Costantino? O perché il nostro giornale sì riprodu rràrr~uilt et n,11/Jiplirttmini - a Roma?

Vedere, in Italia, cioè nel P~se che non ha sofferto limitazioni di sorta in materia di libertà pubbliche, i clericali << tenere il passo » in difesa della libertà, è uno spettacolo piacevolissimo. N egl i Stati Uniti, democrazia repubblicana, il Presìdente Wilson applica - in mate ria di guena - sistemi tali di illiberalismo, che in Italia non passano nemmeno per la classica anticamera del cervello ai più feroci reazionari. In America, non solo è severamente punito chi agisce contro la guerra, ma 6nanco chi « pensa » contro la guerra. Il Presidente Wilson ci appare - visto cosl da lontano - nella silhouett, del dittatore e non più in quella del filosofo. Il Presidente Wilson, colle buone e colle cattive, ha ottenuto l'unanimità nazionale.

1n Inghilterra, i tentativi di sabotaggio della Naz.ione, perpetrati in forma assai bll:fld.a del resto, da alcun i paci6sti germano61i, non t rovano seguito presso la grande maggioranu della popolazione, e non trovano mcICi presso il Governo

Nella Francia - repubblicana è accaduto questo: che si è proibita. nei dintorni di Pa rigi, una conferenza. che doveva essere tenuta dai signori Smirnoff e. Goldenberg, quegli stessi che avevano potuto tenere, non una, ma una douina dì conferenze «pubbliche» in Jtalia.

Noi ci guardiamo ansiosamente attorno per scoprire i segni di queUa reazione, contro 1a quale gridano in commove nte accordo preti e socialisti. Questi ultimi vanno riprendendo fiato: c'è stato un momento in cui parevano ed erano straordinariamente abbacchiati; ma, quando hanno visto che non c'era niente da temere, quando si sono accorti che la rea2ione non c'era, si sono messi a gridare contro l'inesistente, atteggiandosi un po' a vittime e molto a sma rgiassi. I preti tengono bordone: il Momento, infatti, dice che la questione andava ristretta alla dire2:ione del Partito Socialista, e ignora, il Momento, o finge d'ignora.re, tutta la vasta proteiforme opera di sabotaggio compiuta dai socialisti fra le masse, specialmente ru rali. t;: tempo di uscire dal dedalo deUe discussioni bizantine suJla libertà e sulla reazione per tenerci sul terreno dei fatti e delle n« essità di guerra.

Primo, L'Italia è in ·guerra da ormai trenta inesi. Una guerra di vita o di morte. Decisa dopo un periodo di violenti dissidi interni. L'Italia è legata ad un'alleanza e non può - umanamente non può, nemmeno a prezzo della più inaudita delle ignominie - sottrarsi ai suol doveri di alleata, disertare il suo posto, rinunciare alla. lotta - separatamenteprima della fine. In questa guerra il fattore morale, cioè la resistenu «morale>> delle popolazioni, è tra i fattori decisivi. I nemici spiano attentamente le nostre debolezze interne. E chi può negare, d priori, che certi fatti d'ordine interno accaduti in Italia, e che i giornali vieooesi e berlinesi hanno illustrato cd esagerato, non abbiano, insieme col fatto d'ordine militare della caduta di Riga, influito sulla sostanu e la forma della risposta dei due Imperatori al papa?

Secondo. La Nazione si divide in due grandi categorie : quella dei soldati, quella dei non soldati. Per i primi ogni libertà è soppressa. Non discutono, obbediscono. Obbediscono sino alla rinuncia della vita. Il privilegio - dunque - dd quale godono i non soldati, è eccezionale, è enorme. Ora, se di questo privilegio abusano per colpire alle spalle gli altri che combattono, il privilegio dev' essere limitato o tolto. Questa non è reu:ionc, è giustizi~, suprema giustizia.

Terzo. Nessuno chiede che tutta la Nuione sia sottoposta a un regime speciale. Noi sappiamo benissimo che la Nazione nel suo complesso è refrattaria alle male arti del leninismo e su queste colonne abbiamo più volte esaltato le virtù mirabili di sacrificio, di abnegazione, di resisten2:a delle nostre grandi anonime masse popolari. Abbiamo

· chiesto per loro un regime di previdenza e di saggeua - dal punto di vista economico - e abbiamo invocato per loro quell'opera di pro· paga.nda. morale che non è stata fatta da nessuno, quando sieno eccettuate poche grandi città. Noi abbiamo domandato e domandiamo che le masse rurali non· siano abbandonate a se stesse....

Quarto. Chi chiede la reaz:ione contro il Partito Socialista in quanto Partito Soc~alista, cioè associazione di uomini legati da una certa disd· plina e credenti in certi dogmi? Nessuno. Nemmeno i conservatori . Nessuno dice: Appro6ttiamo della guerra per sbara.22arCi dcii Partito Socialista. L'esperienza. ha dimostrato la fallacia di certe illusìonì. Se la campagna di gran parte della stampa nazionale per un cambiamento di metodi nella politica interna fosse inspirata da questo animu! di sopraffazione del Partito Socialista, non si capiscc'bene perché si vuole - anche da conservatori - che i socialisti rest>ìno ai loro posti neì Comuni ... .

Di più: questa campagna è stata iniziata non allo scoppiare della guerra, ma molto tempo dopo, quando si è constatato - alla prova dei fatti - che una parte del socialismo italiano, dall'atteggiamento di neutralità nei riguardi della guerra, era passata ad un ,atteggiamento di «intervento» nella guerra, ai danni dell'Italia e - quindi - in favore dei nostri nemici.

Quinto. Noi diciamo che iJ sabotaggio della guerra dev'essere prevenuto e represso. Non è ammissibile in questo momento - e forse in nessun altro momento - l'obbligo perentorio per alcuni milioni d i uomini di combattere per la Patc,ia e nel tempo stesso la libertà per alrune migliaia di individui di tradire la Patria, rendendo vani i sacrifici dei combattenti. B un assurdo. Che i soc ia.listi credano nella lotta di classe, nel collettivismo, nell'abbracciamento universale, può essere indifferente o degno di studio; che i socialisti si ostinino - con una pertinacia che è anche un prodigio di stupidità - a non capire nulla degli avvenimenti che si svolgono in quest'epoca cosl ricca di avvenire, può essere f enomeno trascurabile; ma quando i socialisti dal f!CUtralismo passano al leninismo, allora la tosa cambia d'aspetto e H lconteggiarli non è opera di catione, ma è opera di giustizia e di salute. Nessun socialista in Italia è stato perseguitato per la sola ragione della sua fede nel socialìsmo: ma quando i socialisti cercano di favorire il trionfo agli Imperi Centrali, nemici di ogni libertà, quando i socialisti si adoperano a facilitare la sconfitta delle democrazie repubblicane di Francia, d'America e delle de. mocruie - sotto certi aspetti non meno repubblica.ne d 'Italia e d'Inghilterra - evitare, anche con mezzi violenti, che il loro orribile misfatto si compia, signinca salvare fa libertà, non introdurre la reazione. [ Ctns11ra J.