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ATIESA D'EVENTI

Un piccolo annuncio, un grande avvenimento. Un avvenimento importante dal punto di vista politico, militare, morale. Sul Monte Santo; sul Monte che dominava e ossessionava Gorizia sventola il tricolore, segno e simbolo della nostra conquista. Definitiva come tutte le altre . Gli ailstriaci battono in riti-rata. Forse anche le pendici orientali sono state spazzate via dai rimasugli del nemico. Non torneranno più. Gli austriaci, davanti agli italiani, non sanno le vie del ritorno. 11 Monte Santo, come molti altri monti della nostra durissima guerra alpina, aveva una paurosa riputazione. Nel maggio fu accerchiato sino alla vetta. I nostri soldati da aUora si erano aggrappati sotto le macerie del convento, dietro alle rocce, nell'attesa puiente e ostinata della riscossa. Il giorno è venuto. Il balzo al di là della cima è stato compiuto. La conquista è sicura. La fama di inespug nabilità del Monte Santo è finita . Tutte le sue trincee blindat e, tutte le sue caverne in cemento armato, tutti i suoi camminamenti coperti, tutte le sue appostazioni di mitragliatrici, tutti i suoi reticolati, tutta, in una parola, la sua sistemazione difensiva è crollata sotto al duplice urto formidabile delle nostre masse di uomini, delle nostre masse di cannoni. Noi non sappiamo valutare le possibili conseguenze d'ordine tattico e strategico deUa presa del Monte Santo. Ci limitiamo ad affermare che colla perdita del Monte Santo la posizione degli austriaci negH altri monti che gli fanno corona a nord e a nord-est di Gorizia diventa. a lungo andare impossibile. Gorizia respira. Il cerchio di ferro n emico che la opprimeva è spezzato. Ora tutta la nostra organizzazione logistica si può portare sulla riva sinistra dell' Isonzo. Ma la presa del Monte Santo è importante soprattutto dal piinto di vista morale. Per i nemicf e per noi. La perdita di posizioni, come que11e che vanno cadendo in questi giorni in mano agli italiani, deve deprimere enocmemente il morale dei combattenti e delJe popolazioni austriache. L'invincibilità delle armate di Boroevic è un'aJtra leggenda che sfuma. Si passa. Si vince. Forse a quest'ora c'è qualcuno a Vienna, che riflettendo sulla varia vicenda degli eventi, trova che il « Trieste, Ìnai » del defunto impiccatore, era troppo categorico e impegnativo.... Fuori di metafora, quella che si combatte oggi è la battaglia per Trieste. La posta immediata è Trieste.

In Italia, nella coscienza delle moltitudini, si avverte che grandi avvenimenti, forse decisivi, maturano con una rapidità impressionante.Tutte le pretese impossibiliti avan:zate dai fossilizzati scompaiono. li genio italiano realizza quello che sembra il prodigio ·dell'audacia umana. Non possiamo dire di più, per ragioni che si comprendono. L'Italia· attende. Non sentite nell'aria H presagio della vittoria ? Che la vittoria si annunci col palpito delle sue ali e milioni di cuori esulteranno di entusiasmo. Davanti a questa prova superba i disfattisti sono alla disperazion_e. La vittoria dell'Italia è la loro fine ignomin iosa. Essi si ripromettevano di celebrare i loro saturnali sul cadavere delJa . N azione. La disfatta austriaca è la Joro disfatta. Cercano d'impedirla . t!: la complicità col nemico. Simile a quella dei leninisti, documentata nell'atto di accusa demolitore del procuratore della Rivoluzione. R iusciranno? No. i."ItaJia che schiaccia il nemico esterno, non p uò lasciarsi sopraffare da quello interno .E: una questione primordiale. La Rivoluzione russa ha dato l'esempio. Ma è triste, infinitamente triste che in Italia, mentre l'esercito, cioè la parte migliore della Nazione, combatte e vince, ci siano nelle retrovie i parassiti che tentano di rendere vano il santo ~acrificio di sangue che si compie. Il Jeninismo, spazzato via ·dal suo naturale ambiente, non può trapiantarsi in Italia. Il popolo è sano. Nella sua grande massa è sano. Ma in questo momento non vogliamo soffermarci sulle miserie dei nostri politicanti prussiani. Sono le scorie inevitabili che cadono durante I.a, crisi di questa nostra grande rinnovazione spiri tuale. Detriti che finiranno nel rigagnolo. Eleviamoci in ~ere più spirabile. Quella che si svolge al di là dell'Isonzo non è soltanto una battaglia di eserciti; è un urto d i razze, è un duello ad oltràn.za fra due Stati, è l'atto risolutivo di un problema secolare fra due popol i. Essere o non essere. Se l'Italia è, l'Austria no:11 è più.

Questione di vita o di morte. Ecco spiegata la di ~ rata resistenza nemica. Ma nell'animo dei soldati che compo_ngono le intrepide brigate che il bolJettlno del Generalissimo va citando, deve esserci, forse al semplice stato d'intuizione, questo senso alto e tragico della in eluttabilità della nostra guerra. Come spiegare altrimenti 1a sonuna di tanti eroismi, dopo due anni di sacrifici ? Tutto il mondo civile, dall'Europa ai continenti lontani, segue con simpatia e ·con ammirazione il nostro sforzo. Gli occhi di cinquanta popoli guardano al nostro esercito. La Nazione non può essere indegna del suo esercito, perché l'esercito è carne della sua carne, sangue del suo sangue.

La Nalione deve raccogliersi in aspettazione fiduciosa dietro l'esercito.

Ogni a1tro ·atteggiamento è criminoso. Le nuvole basse che di quando in quando si alzano dalla palude mefitica della nostra vita ·di un tempo saranno disperse dal sole dl doman i e _ dal vento, salso e impetuoso del mare riconsacrato.

Attendiamo con fede. Fra poco una grnnde parola trav~nerà l'Italia....

D:r. Il Popolo d'!Jalia, N. 236, 26 agosto 1917, IV.