17 minute read

DELENDA AUSTRIA !

Mentre Balfour, ministro inglese degli Esteri, pronunciava alla Camera dei Comuni quel suo infelice, discorso che tanta e giustificata inquietudine ha suscitato nell'opinione pubblica italiana, due fatti di natura eminentemente politica venivano da Pràga e da Corfù, a infirmare, se non a distruggere, la tesi - vecchia di mezzo secolo e storicamente Jiquidata - di una conservazione sotto forme diverse della vecchia monarchia danubiana. Certo è che Mr. Balfour si è tenuto troppo sulle generali parlando della sorte che dovrà toccare all'Impero austro-ungarico. Si può anche comprendere una certa di screzione, nel trattare problemi 1a cu i sòluzione più o meno radicale è dipendente dalla vittoria pfo o meno radicale della Quintuplice Intesa, ma non si comprende il linguaggio lusinghiero quasi deferente usato da Balfour nei confronti della monarchia degli Absburgo, ch'egli ha _ chiamat o « vecchia e grande» senza ricordare che la vecchiaia non è seinpre un merito e che la « grandezza » austriaca è rappresentata dalle forche piantate durante un secolo, come sistema di governo, per soffoca·re in Italia, in Boemia, in Transilvania, nella Bosnia-Erzegovina, 1a lotta delle nazionalità che vogliono essere arbitre dei propri destini. L'on. Balfour sembra ammettere come una ipotesi possibile un'Austria di domani simile a quella di ieri, salvo una trasformazione depa sua costituzione politica interna, ma se è vero, come è stato proclamato le mille volte in milie solenni occasioni, che la Quintuplice vuole che il diritto dei popoli sia riconosciuto, rispettato e sia norma costitutiva per l'assettò. politico territoriale del mondo, l'on. Balfour e quanti come lui vagheggiano soluzioni di compromesso, non possono chiudere l'ore<:chio alla voce dei popoli, diciamo precisamente dei popoli che compongono ancora l'Impero austro-ungarico. Qual'~ la parola d 'ordine degli czeco-slovacchi? Che cosa vogliono gli czechi, sot- toposti all'Austria; gli slovacchi, dipendenti dai magiari? Vogliono· la loro unione in uno stato unico. Vogliono ricostituire la Boemi~ coi suoi dieci o dodici milioni d'abitanti. 11 Comitato czeco-slovacco ha lanciato ai Governi e a.i popoli della Quintuplice questa. invocazione suprema: smembrate l'Austria-Ungheria, fa~e che Ja Boemia, la quale ha dato prove indiscutibili del suo odio contro l'Austria, della sua simpatia per la Quintuplice Intesa, formi, domani, un primo baluardo contro nuove possibili aggressioni del germanesimo !

la Boemia è già virtualmente ed effettivamente staccata dal nesso austro-ungarico. Legioni czeco-slovacche combattono sotto la bandiera della Russia contro gli austriaci; l'amnistia largita - per forza - da Carlo primo e ultimo, non ha affatto disarmato il fierissimo sentimento nazionale boemo (lassù c'è anche un Partito Socialista che lavora sul. terreno nazionale) e lo dimostrano le vicende della riunione di Praga coll'esclusione degli sloveni, colpevoli di non voler rompere tutti i legami coll'Impero austro-ungarico. Mister B~four pensa, forse, che tra i « fini » di guerra della Quintuplice ci sia quello di consegnare nuovamente la Boemia generosa e ribelle ai suoi carnefici di Vienna? Se gli slavi del nord sono già in istato di sedizione e · di separazione dal resto della monarchia, gli slavi del sud hanno, a Corfù. il 20 luglio, steso l'atto di nascita del futuro Stato jugo-slavo che comprenderà i serbi, i croati, g li sloveni. Del ·documento importantissimo, perché è un vero e proprio statuto della nuova Nazione e reca in calce la firma di Nicola Pasié, Presidente del Consiglio ' dei ministri serbo,.ci ~ .cuperemo diffusamente domani. Ora, ai fini del nostro discorso, ci basti rilevare che altri parecchi milioni di sudditi allstriaci si ritengono già svincolati completamente dal vecchio Stato e si considerano cittadini di un'altra Nazione. E qui torniamo a chiedere: se il diritto dei popoli dev'essere tutelato e salvaguardato, pensa forse Mister Balfour che 1a Quintuplice possaper salvare l'Austria o piuttosto la monarchia degli Absburgo - sacrifi care i piccoli popoli che sono assurti alla coscienza storica e morale della loro nuionalità?

Noi ci rifiutiamo di credere, malgrado i silenzi che gelano e le reticenze che disorientano, che i membri responsabili d~lla politica estera inglese possano ammettere - anche sul solo calcolo della ipotesi - la continuazione del dominio degli Absburgo sugli ·elementi latini della monarchia. Non può essere. Non meno degli czechi, ma certamente p iù degli sloveni e dei croati - il cui irredentismo nei riguardi dell'Austria è di data recentissima - i latini italiani e i latini romeni hanno mostrato · - col sacrificio - la loro volontà di tornare alla rispettiva madre-patria. Non può ess~~e in questione il possesso della Transilvania da parte dei romeni, poiché fra l'altro questo fu l'obiettivo territoriale del loro intervento e meno ancora può essere in questione il possesso del . Trentino, di Trieste, di Fi~e e dell'lstria e di una zona litoranea dalmata, da parte dell' Italia. lnsomma il dilemma imperioso al quale non può sfuggire l'on. Balfout è questo: o si salva l'Austria ·e si sacrificano i popoli che la compongono e si rinnega neUa maniera più clamorosa e vergognosa il principio ideale della ·guerra, o .si l iberano i popoli e .allora. 1'Austria è fatalmente condannata· a madre.

Se l'on, Balfour crede di poter sgusciare da questo ferreo dilèrnn,a e salvare l'Austria, ~igliorando - dal punto di vista della politica interna - le condizioni dei popoli, egli è vittima di un errore e, quel ch'è sintomatico, la sua tesi coi ncide perfettamente coi piani della politica ibsburgica fatta di simulazioni e di promesse che non saranno ma.i mantenute. Ad ogni modo è in antitesi colla libera volontà delle nazionalità. O si coltiva in certi ambienti inglesi, anche ufficiali, la speranza di una pace separàta coll'Austria-Ungheria ? E, peggio ancora, si ritiene che nel caso di questa pace sia l'Italia che debba, nell'inevittbile com.. promesso, limitare le sue rivendicazion i? La pace separata è un assurdo e l'Italia non può rinunciare - pena il suicidio - a risolvere una volta per sempre la sua secolare controversia coll'Austria-Ungheria. Che la pace separata còll'Austria sia un assurdo iò. t ermini e che il vagheggiarla sia pericoloso e incosciente, è nell'evidenza stessa delle vicende storiche di ·questi tre anni di guerra. Ai mérutgements di Balfour ha risposto Czernin, con un discorso che riconsacra l'indissolubilità dell'alleanza dei due Imperi Centrali. Andrea Chéradame, il cui libro Le pangermanisme démasqué può essere definito « classico », batte in breccia, riduce in frantwnì la possibilità di una politica di autonomia da parte degli Absburgo. Nessuno nega una competenza p rofonda dei problemi austro ungarici allo scrittore francese.

«L'Austria-Ungheria - egli dice - è oggi completamente sotto Ja domi. nazione di Guglielmo .li come lo è il Belgio. Il conflitto europeo ha ptrmesso infatti l'occupazione assoluta, sotto il p retesto di difenderlo, di tutto l'Impero asbwgico, come era nel piano del 1911. Dall'inizio del 1915 tutte le truppe di Francesco Giuseppe sono interamente sotto agli ordini del Grande Stato Maggiore di Beclino Se l'Austria-Ungheria volesse concludere una pace separata non lo potrebbe peKh ~ tutti i suoi organi motori, militari e d iplomatici, subiscono l'impulso esclusivo degli agenti del Kaise r »

Andrea Chéradame si è completamente liberato dalle idee t radizionali in voga un tempo nella diplomazia francese. Egli è per la diStruzione dell'Austria. Finché l'Austria-Ungheria esiste, la Germania è vittoriosa La realizzazione del suo piano Amburgo-Golfo Persico è rinviata, non distrutta. Una pace che lasciasse in piedi l'Austria-Ungheria costituirebbe una grandiosa vittoria del pangerinanismo, anche nel caso che la Germania fosse costretta a restituire l'Alsazia.Lorena aJla Francia. Lo Chérada.me dice :

<t Coloro che sostengono ancora la tesi della conservazione de ll'Austria-Ungheria, sottomessa agli Absburgo, ritardano di almeno venti anni. Adottare questa wluziooe sarebbe fare·il gioco della Germania poiché è pratica.mente impossibile separare gli Absburgo dagli Hohenzollem. Sarebbe assicura.rè il gioco germanico sugli slavi e su.i latini, dunque facilitare la realizzai.ione dell'Amburgo-GoJfo Persico»

Dunque, aggiungiamo noi, permettere ai germani di « rifarsi » prestissimo e di ritentare, in breve volger di tempo, la prova e con maggiori probabilità di riuscita. Q uando l'on. Balfour dichiara che il nemico principale è la Germania, approviamo; ma quando egli fa ·,cedere che per abbattere la Germania bisogna risparmiare in un certo senso l' AU.StriaUngheria, noi ci permettiamo di obiettare che finché . la Germania potrà contare sull':ippendice tedesco-magiara dell'Austria, cui fa seguito il blocco turco-bulgaro, la Germania non sarà mai battuta. Sarebbe invero la più triste, la più sanguinosa, la più paradossale delle ironie"che questa guerra, iniziata in difesa delle piccole nazionalità, come il Belgio e la Serbia ; consacrata in faccia al mondo e in documenti memorabili come una guerra di liberazione, dovesse concludersi col salvataggio di uno Stato che non è una Na:z:ione, di uno Stato anacronisticò, arbitrario, che non potrà mai fare una politica diversa da quella che è nelle sue tradizioni, nella sua intima costituzione.

Bisogna finir!~ coi luoghi comun i delle vecchie diplomazie. a ·isogna avere il coraggio di proporre le risoluzioni fondamentali. L' .Austria deve saltare: questa è la -1:ox populi o altri~enti la guerra avrà manc~to al suo scopo.

M.

Il Martirio

la storia dell'invasione tedesca nel Belgio è una stocia terrificante di devastazione e di morte, di barbarie e di terrorismo, di sangue e di Ja. -grime.

Fin dal loro primo ingresso in ter ra belga, i tedeschi incominciarono ! massacrare inesorabilmente. Il primo villaggio devastato e in~endiato da1 barbari fu Battice, che precede la città di Herve. La scena terrificante è descritta dal curato del paesello, in una lettera pubblicata dal T 1d il 12 marzo 191 5:

« li mercoledì 6 agosto, nel pomeriggio, arrivò un ufficiale superiore, il quale nù d isse: " Io sono il comandante d elle truppe accantònate qui e vi prendo sotto · la mia protezione. Dite· sopratutto agli abitanti che io li piendo sotto ia mia custodia ".

Io partii pieno di fiducia nelle sue parole. Ma non avevo ancora raggiunto il villaggio che il sacchegsio di Battice incominciava. Più di venti persone furono uccise o bruciate vive. Tutto il villaggio fo dato al fooco, salvo il quartiere della stazione di cui i tedeschi avevano bisogno».

Anche Herve fu messa a sacco. E un centinaio di case, sino a Micheroux, furono bruciate. Questa distruzione di piccole ·abita.iion i operaie e di piccole case coloniche disseminate qua e là ha un carattere estremamente odioso.

Il 4 agosto 1914, verso le 4 del pomeriggio, un'automobile in cui erano alcuni ufficiali tedeschi penetrò a Herve. I signori Dech&ie, , Dieudonné e Gustavo Styne si trovavano sul ponte M alakoff, disponendosi a rincasare. Gl{ ufficiali tedeschi li abbatteconò a colpi di revoli,er. Dechefle fu ucciso, Styne gravemente ferito

L'S agosto, verso le dieci del mattino, delle truppe provenienti dalla Germania, entrarono in città tirando in tutti i sensi; esse appiccarono il fuoco alla stazione e alla casa della signo~ Chdstophe. Costei e sua figlia furono asfissiate nella loro casa. La signora Heridricich, vedendo il fuoco, si precipitò nella via. e fu uccisa a colpi di fucile. le uccisio~i, l'incendio e il saccheggio durarono molti giorni.

F in dal momento in cui l'esercito tedesco prese contatto con l'esercito belga davanti a Liegi, esso cercò di proteggersi spihgendo davanti a sé dei gruppi di borghesi. Un testimonio in d icò il modo con c ui una batteria tedesca, tirando sul convento deì padri carmelitani,. a Chévremont, si era garantita contro il tiro del forte , collocando intorno alla batteria degli abitanti presi nelle vicinanze, ~ra i quali si trovavano molte don ne e molti fanciulli!

Un altro testimone descrive nel modo seguente la composizione della colonna tedesca che traversa ( va) un comune per andare ad attaccare le truppe francesi ripiegantisi sulla ri va opposta della Sambre: 1. ciclisti; 2. fan taccini p iuttosto rari ; 3.· un gruppo di un centinaio di Ostaggi, uomini; 4. m asse di fan teria; 5. automobili, di cui molte trascinate da ca valli; 6. cannoni ; 7. un gruppo di circa 300 ostaggi trattenuto da. una corda .

Sebbene i franiesi occupassero le alture che comandano la vallata, il combattimento tardò molto ad impegnarsi. 11 motivo è da .ricercarsi nella presenza dei borghesi alla testa. e a l cent ro della colonna. AJle dieci della sera, il testimone scorse un nuovo gruppo d i borghesi , nel quale erano, q uesta volta, delle donne e · dei fanc iulli.

Una parte di questo gruppo, comprendente alcuni uomini, molte donne e dei fanci ulli, dové passare la notte sul ponte della Sambre per evitare che fosse bombardato dai francesi. L'indomani mattin a, il testi· mone, c he er a stato anch e esso a rrestato e che veniva condotto, insieme a un nuovo gruppo di ostaggi, incontrò otto donne che e rano state collocate sul ponte per 8arantirlo cont.ço ogni tentativo di distruzione Mercol edl 19 ·· agosto le truppe tedesch e giunsero a A erschot. Non a ppena entrate, incendiarono molte case e nella Rue du M arteau fuc ila· cono sei per sone ch e avevano fatto uscire dalle loro dimore. N ella serata ar restarono tutti gli uomin i, li condussero fuori di città, li divisero in gruppi di quattro; poi, facend oli correre successivamente dinnanzi a loro, li abbatterono a colpi di fucile. A quelli che non erano ·morti diedero H cot}:>o d i grazia con le baionette. F u rono massacrati anche dei .ragaui.

« AJJ"uscita della città -narra un testimone - dopo qualche r icerca tro· vai ai p iedi di un rialzo di terreno il posto in cui erano cadute queste vittime innocenti. del furore tedesco. Delle macchie di sansue annerito indicav.ano ancora il posto occupato da ciascuna di esse sotto il fuoco del p lotont: di esteuzione A pochi passi di distanza, la t erra recentemente smosu e una umile croce di l~o Jl"lessa Il .furtivamente da mani amiche, mostrano il posto in cui r iposan o i morti ».

Il 2 1 agosto, verso le 5, i tedeschi si impadronirono del ponte di Tamines, passarono la Sambre e sfilarono in massa per le vie del villaggio.

Verso le otto di sera, alcuni soldati si fermano nell'agglomerazione; entrano nelle case, ne scacciano gli abitanti e incominciano a saccheggiare e a bruciare ogni cosa.

11 sabato 22 agosto, verso le 7 di sera, un gruppo di 450 uomi ni, composto in maggior parte dagli abitanti di Alloux, fu condotto davanti alla ch iesa, in prossimità della Sambre. A un dato momento, un distaccamento aprl il fuQco contro di essi.·Poiché quest'opera criminale si compieva troppo lentamente, gli ufficiali fet:ero avanzare una mit ragliatrice che in pochi minuti abbatté i disg raziati che r imanevano ancora in piedi. Alcuni erano soltanto f eriti. Per ordine dei soldati, si rimisero a stento in piedi, sperando di aver salva la vita. Furono immediatamente abbattuti da una nuova scarica.

Molti respiravano ancora e giacevano sotto i cadaveri. Dei gemiti di sofferenza, delle invocazioni di soccorso, si levavano dal giuppo sanguinante. Alcuni soldati si avvicinarnno di più ai disgraziati e tentarono di uccide re i feriti a colpi di baionetta. La notte, qualcuno di questi riusd però ad allontanarsi. Altri misero fine alle loro sofferenze precipitandosi nel fiume. Tutti questi fatti poterono essere stabiliti dalle deposi2ionì di fucilati che sopravvissero alle f erite. Un centinaio di cadaveri furono trovati nella Sambre

I tedeschi incendiarono, dopo aver le saccheggiate, 264 case del v illaggio. Mo~ti uomini, donne e fanciulli furono bruciati o asfissiati nella loro casa. Molt'i altri vennero fucilati nella campagna Il n ume ro delle vittime va olt re 650.

Un testimonio depose questi particolari teErificanti:

« Arrivando sulla pia:z:za, la prima cosa che vedemmo fu un mucchio di cadaveri borghesi, che aveva almeno 40 metri di lunghezza, 6 di larghezza e 1 di alteua. I tedeschi li avevano fatti m~terc in fila per ucciderli. Noi fummo collocati innanzi ai cadaveri ed avemmo la conviru:ione che stavamo per essere fucilati.

« Uno degli ufficiali venne a domandare deg li uomini di buona volontà per fare delle fosse destinate ai cadaveri. Io mi presentai insieme a mio cognato e a qualche altra persona. Ciascuno di noi ricevé un:i. vanga. Mentre $bvamo scavando le fosse, alcuni soldati, con le baionette inlistate, ci davano gli o rdini Io soffrivo molto, non e!SCildo abituato a questo genere di lavoro ed essendo anche indCOOJito dalla fame u Quando la fossa. fu scavàta, e ra almeno· meizogiomo Ci diedero delle tavole, sulle quali ponevamo j cadaveri che poi gettavamo nelle fois e. HO r icoMS<'iuto molte vittime durante il trasporto. .e cosi che dei padri hanno tuspor· ta to dd cada\·ed dei loro fig liuoli e ' dri figli il cadavere del loro padre.

« Le don ne erano state condotte sulla piazza e ci guardavano fare. Tutte !e C3SI!' intorno a noi erano bruciate.

« So.illa piazza si trovavano d ei sold ilti e degli ufficiali che bevevano . lo champagn e. Più il giorno trascorreva e più gli uomini erano ubriachi.

« Abbiamo sotterrato da 3,O a 400 cadaveri.

« Cre<levamo ogni momento che d si stava per fucilare in presenza d e lle nostre •.fonne e dei nostri figli. Uno di noi ha· avuto una congestione_ per lo spavento. Molti altri svenivano».

Dinant

I primi soldati tedeschi entrarono a Dinant il 21 agosto, scendendo da Ciney. Subito, senza alcuna ragione, si misero a tirare cont ro le fin e· stre. Poi entrarono nei caffè, si impossessarono dell'alcool, si ubriacarono. In segu ito incendiarono molte e~. in fransero le porte e Je Dnestre d i altre.

Molte casseforti furono scassinate o furono fatte saltare con la dina· mite. I tedeschi p enetrarono neHa Banca Centrale della Mesa, arresta· tono il ·di rettore e gli intimarono di consegnare i valoCi. Poich é egli si rifiutò, i soldati tentarono di forzare le casseforti; non riuscendovi, condussero il direttore e i suoi due .figli maggiori verso la piazza d'ar mi, dove li fucilarono assieme a 120 loro concittadini. I tre figli più giovani del di retto re, sorretti dai soldati, furono costretti ad assistere alla uccisione del padre e dei fratelli. Uno di quest i ultimi rimase un'ora in agònia in mezzo alla piazza, senza che akuno osasse ·recarg li soccorso.

Una compagnia cOmandata da un Hau ptmann irruppe nei locali. della Banca Centrale delia Dendre, istitutÒ privato, e li visitò minutamente. Poco dopo sopraggiunse un g ruppo d i specialisti, fece saltare una piccola cassaforte che era nel gabinetto dell'amministratore-delegato _ e ne tolse la somma di 2100 franchi Fu forzata la porta di ferro fuso ch e dava accesso ai sotterranei della Banca, n ei q~ li si trovavano le casseforti dei privati. Una seconda porta, che si t rovava proprio all'entratà dei sotterranei, resiSté a tutti i tentativi di scasso. Le casseforti dei privati non rimasero dunque illese che per la solidità delle installazioni.

I.a domenica mattina 23 agosto, alle 6,30, i soldati del 108° reggimento di fanteria fecero uscire le persone che si erano rifugiate in Wla chiesa, separarono le donne da.gli uomini e fucilarono una cinquantina d i questi. Fra le 7 e le 9 del mattino, i soldati si abbandonarono al sac• cheggio e all'incendio, casa per casa, scacciando gli abitanti per le vie. Coloro che tentavano di fuggire venivano immed iatamente fuc ilati. Verso le 9 i soldati spinsero davanti a loro, a colpi di calcio di fucilè, gli

DALLA CRISI DEL MlNISTERO BOSELLI, l!CC, 101 . uomini, le donne e i fanciulli che avevano arrestati, e li riunirono in Piazza d'Armi, dove li tennero prigionieri fino alle 6 di sera. Quelli che facevano la guardia· si divertivano a dir loro ch e sarebbero stati ben presto fucilati. Verso le 6 un capitano separò gli uomini dalle donne e dai fanciulli. Le donne furono messe dietro un cordone di soldati. G li uomini vennero allineati lungo un muro. Una prima fila dové mettersi in ginocchio; gli altri si tennero in piedi dietro di essa. Un plotone di soldati si piazzò di fronte al gruppo. Invano le donne implorarono grazia per i loro mariti, i loro figli, i loro fratelli: L'ufficiale comandò il fuoco. I tedeschi non avevano proceduto ad alcuna inchiesta, a nessun simulacro di giudizio.

Una folla di operai della seteria H immer furono fucilati presso lo stabilimento, compreso il proprietario Himmer, console della Repubblica Argentina.

Quasi tutti g li uomini del sobborgo di N effe furono fucilat i in massa. Il massacro insanguinò tutto il viadotto della ferrovia. Tra j fucilati era un vecchio di 6,· anni e sua figlia, una donna di 83 anni e suo marito. Il pretesto del massacro fu la resistenza. della popolazione civile. Ma fu già dimostrato subito, e ora -il fatto è incontestabile, che la resistenza fu esclusivamente opera delle retroguardie francesi .

Tra i massacrati, cosa orrenda, vi furono 37 adolescenti e bambini, fra i quali 10 da 3 settimane a 5 anni. Tutta la città fu distrutta. Essa contava 1400 case; solo 200 ne restano in piedi. Le fabbri che, che davano vita alJa popolazione operaia, furono. tutte sistematicamente rase al suolo.

Lovanio

L'avanguardia dell'esercito di von Kluk occupò Lovanio sen~ combattimento il 19 agosto a ·mezzogiorno. Prinio errore da rettificare : Lovanio non fu bombardata. La distruzione di questa città fu espressamente eseguita da una compagnia incendiaria sette giorni dopo la sua occupazione. In quei giorni si trovava là il 52<' reggimento di fanteria. La piuza era comandata dall'ufficiale Mànteuffel. Secondo il Libro Bianco tedesco, la. distruzione fu ordinata dal generale Boehm, del IX Corpo.

L' incendio cominciò il 26 agosto, alle 7 e mezza di sera. Mentre la città ardeva da tutte le parti, i tedeschi fucilavano i disg raziati che fug. givano dalle case in fiamme. Fu- una notte di orrore indescri vi bile.

Uno straniero -neutrale, il signor Manuel Gamarra, del Paraguay, studente a Lovanio, scrisse :

« In quei momenti orrendi, i ttdtschi, ufficiali e soldati, non erano più deg li uomini, ma delle bestie feroci ».

Opera

Di Benito Mussolini

1074 immobili bruciacono. L' incen dio continuò per molt i giorni. La città fu ridotta una distesa di macerie. Furono visti fra le rovine dei soldati ubriachi, con in mano bottiglie di vino e di liquori. ·Molti ufficiali si erano installati all'apedo, d io.anzi ai muri diroccati, su poltrone e su tavoli e continuavano a bere come i loro soldati. .Nelle vie, cadaveri e carogne in putrefazione, ammorba rono l'aria per molti g iorni Degli abitanti, quelli che erano scampati al massacro, furono in parte deportati in Germania. Altri fuggirono per i boschi e si nutrirono per q ualche tempo di patate ch e andavano raccogliendo nei campi vicini.

Il martirio di Lovanio fu uno d ei più orrendi.

Infami E Inquali Ficabili

In fa mie in qualifica bili e senza norTle furono compiute dai t edeschi in tutto il Belgio.

Nel taccuino di un soldato del l" battaglione, 1<1 reggimento della guaidia (in possesso delle autorità br itanniche), si legge:

« 24 agosto. Dinanzi ;, viJJaggio cl.i Ermeton. - Facemmo mille prig ionieri ; '.iOO almeno_ furono uccisi. Operando la perquisizione di una casa per cei:care dei letti, ci procurammo un vitto eccezionalmente buono : pane, vino, burro, confett ure, frutta in conserva e molte altre cose. Ci lavammo le macchie di sangue e: ripulimmo le nostre baionette ».

La !(onJtanzer Z eit ung del ottobre 1914 pubblicava b lettèra di un soldato n ella qual e era scritt.o :

« N el fos sato che si stende lungo la strada erano distesi · mo lt i francesi in lunga fila . Sembravano tutti morti; ma a llorquando ci avvicinammo ad essi, alcuni alzarono le mani Che dovevamo fa re? Era proi bito fa r prigionitri ! ».

Nella Kolnische Zeitung del 6 marzo 1915 era dato l'annunzio di una Società Anonima ad Aix-la-Chapelle che offriva i suoi servizi « pet il trasporto dei mobili. dalle principali località belghe per la Germania e l'Austria-Ungheria » !

Delitti, incendi, spogliaz ion i, massacri furono commessi in molte altre parti del Belgio; a Olne, Andenne, Malines, ecc. La inestimabile bibHoteca dell'Università di Lovanio, i m onumenti più belli, come q uello di ~int Rombant, le meravig liose ·HaJln di Ypres, tutto andò distrutto.

Dopo tante infamie i te deschi osarono calunniare il Belg io!

L'S settembre 1914 il Kaisec telegrafava a Wilson: lo protesto solennemente contro il modo col quale questa guerra è roodoua dai n<?5tri avversari, i cui metodi la rendono una delle più barbare che la storia abbia r egistrato.

Oltre l'uso di queste armi atroci, il Governo belga ha incitdo Ja popolazione chiile a partecipare ai combattimenti ed ha da molto 'tempo organizzato con ogni cura la resistenza. le crudeltà J)Crpetrate jn questa guC'rra di guerriglia sono tali che i nostri solda.ti si videro forzati di adottare le peggiori mi sure per punire i colpevoli e ;pargere il lerrore tra la popolazione sanguinaria, impedendole di continuare le sue pratiche vergognose.

Dei villaggi e anche la vecchia città di Lovanio dovettero esser distrutti per proteggere le .nostre truppe!

Ma contro le calunnie del Kaiser insorse lo stesso Vorwaer/1, il quale nel numero del 22 ottobre 1914 affermò che neppure un caso dei delitti imputati ai belgi era stato ufficialmente constatato.

In Italia ad accusare il Belgio non è restato che il Vorwt1erl J di Milano, più tedesco e più kaìserista del confratello della Sprea.

Ma J' Italia è oggi tutta in piedi, commossa e solidale dinanzi al martire Belg io, il quale è più grande e più nobile che mai!

Col Belgio e per il Belgìo !

Sino alla vittoria!

Da Il Popolo d'ltali11, N. 2 14, 4 agosto 1917, IV (/).