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KILOMETRIA JU~O-SLAVA

Nel suo vigoroso discorso pronunciato l'altra sera a Roma, in commemorazione di Cesare Battisti, il ministro Comandini ha accennato a una recente pubblièaziooe di propaganda imperialistica jugo-slava; edita sotto il patronato del Grande Oriente d i Francia. Si tratta di un opuscolo che reca sulla copertina la seguente dicitura che letteralmente trascriviamo :

« Lib,rtl , lgalitl, fri:1temi tl, In nome e sotto gli auspici del Grande Oriente di Francia, Supremo CoNiglio per la Francia e le Colonie francesi loggia Unione Oriente di Belgrado. LA ,on/rover1ia iJalo-urba, illu5trata da due esposizioni in contraddittorio. Del fratello 1-Vassa U. J ovanovic, 11 Rue de l'Echelle, PariJ ».

Nell'attesa d i leggere il proceSSo-verbale della famosa riunione mas, sonica di Parigi, che tanto rumore di p olemica ha sollevato in tutta Italia, quest'opuscolo c'informa sulle idee dominanti nelia massoneria francese. Vale la pena di leggere colla necessaria attenzione questo preteso contraddittorio fra un massone italiano e il Suo fr. [atello] serbo. Preteso, diciamo, perché, sino nella disposizione tipog rafica del libro, la parte consacrata alla tesi ·italiana è ·meschina ; non solo, ma il f ratello italiano séeglie cosl male ì suoi argomenti, da far nascere il sospetto ch'egli Ici ~accia apposta per dar . modo al fr3.tello serbo di confutarli t rionfalmente.

Non si dica che queste poleiniche jugo-slave sono inutili, dal momento che i Governi responsabili hanno già fissato nei loro --accordi_ la soluzione dei problemi territoriali presenti e futuri. I patti dei Governi devono essere accettati lealmente dall'opinione pubblica, altrimenti restano sulla carta. Ora, i campioni della Jugo-slavia e in particolare quelli della Slovenia, la cui devozione agli Absburgo è venuta di nuovo e clamorosamente allo scoperto nell'adunata "di Praga, si affre:ttano a proclamare che accetteranno i « patti diplomatici conclusi fra l'Italia e g li Alleà.ti, solo ed ~n quanto saranno fa vorevoli alla causa jugo-slava ». Non si deve dar tregua a questo imperialismo jugo-slavo che rivela ogni giorno più chiaramente il suo carattere di obliqua manovra austriaca allo scopo di seminare zizzan ia fra l'Italia e gli Alleati, anche e sopratutto perché l'opinione pubblica dei paesi amici ci sembra particolarmente incline ad accoglierne il punto di vista.

Non è un po' sconfortante che sia proprio il Grande Oriente di Francia (:IUello che dà il viatico solenne della sua prote2ione a una tesi fonda.mentalmente anti-italiana? Ecco l'utilità, la necessità che organi indipendenti non nazionalisti e tanto meno, poi, imperialisti, come il n ~tro giornale, insorga.no contro le deforma zioni jugo-slave delle più palesi verità storiche,·geografiche, etniche. L 'accusa di imperialismo. e di « estensionismo » fatta alla politica italiana da parte degli jugci-slavi è ridicola : se noi volessimo portare i nostri confini politici a Lubiana o incorporare nell'Italia di domani Zagabria, oppure tutto il retroterra dalmatico sino al displuvio delle Alpi Dìnarichè, gli jugo-slavì avrebbero perfettamente ragione di protestare contro il hostro « imperialismo »; ma le nostre pretese territoriali _ sono modeste: noi chiediamo, noi vogliamo, noi avremo solo quello che ci. spetta, solo queJlo che è nostro.

Ciò p remesso, ciò stabi lito, in linea p regiudiziale, n oi vogliamo aggiungere, a scanso di ogni equivoco, che vedremmo con molta simpatia lo stabilirsi di una intesa cordiale fra ·italiani e slavi del sud. Ma noo lavorano certo a render possibile quest'intesa i propagandisti serbi, slo- .. veni, croati e nemmeno i Grandi Orienti delle Nazioni alleate, che di tali propagandisti si rendono maUevadori e patroni. Lasciamo per un momento da parte la quest!one d~lmatica, a proposito della quale qualche voce dissenziente si leva anche in Jta.lia Ma gli jugo-slavi son ben lungi dal limitare i loro fini territoriali al possesso integrale della Dalmazia Essi rivendicano Piume - italianissima - come porto commerdale delle regioni croate che fa rebbero)arte d ella Jugo-slavia o grande Serbia fu . tura. Essi riv endkano Trieste che a pag. 37 deil'opuscolo in questione viene definito « centro delle aspirazioni imperialistiche italiane» . Gli jugo-slavi sanno che l'Italia non rinuncerà giammai al possesso dì T rieste. Al fr. serbo della Loggia di Belgrado che cita una frase del Sonnino del 1881, noi opponiamo semplicemente il Sonnino del 1917, edizione recentissima : ·

.e L'Italia non potrà mai consentire a che siano ribadite le catene alla terra di Nazario Sauro ».

Visto che Trieste sarà itali~na, gli jugo-slavi - traduciamo fedelmente - « sollevano fonnale obiezione nel senso che un'annessione di Trieste all'Italia non potrebbe costituire per gli jugo-slavi un fatto compiuto inalterabile e definitivo>>. Di ·inalterabile e definitivo nella .vita e n ella storia non c'è nulla, ma quando il tricolore sventolerà sul colle di

S. Giusto, non saranno certo le « obiezioni » anche « formali » dei signori sloven i che lo faranno abbassare.... Inutile aggiungere che tutta Ja zona goriziana - coippresa la città - dovrebbe essere slovena, per questo ineffabile massone di Belgrado, il quale trova il modo di versare anche una lagrima sulla triste sorte dei trenta o quarantamila sloveni della Val Natisone. I sentimenti di questi sloveni italianizza.ti sono illustrati da questo semplice episodio: nel paese che h a avuto la disgrazia di dare i natali_ al Faidutti è stata dedicata una p iazza a Cesare Battisti.

Tutto l'opuscolo dell'ignoto massone serbo è ·intonato a sentimenti di ostilità contro l'Italia. Persino il nost ro intervento in guerra, che fu voluto dal popolo in uno slancio di altruismo e di cavalleria, è prospettato sotto la luce di un mercato concluso sopratutto ai danni dei « poveri » sloveni, i quali ~ono stati e cont inuano ad essere g li sbirri più fedeli degli Absburgo.

, A un certo punto, l'opuscolo svaluta l'efficenza militare dell' intervento italiano, l'entità del nostro sforzo e del nostro. sacrificìo di uomini. Ma la conclusione è ancora più grave. L'autore invita la massoneria a sabotare tutte le rivendicazioni italiane e l a scongiura di intervenire per la giusta causa jugo-slaya presso i dirigenti di tutti i paesi.

Gli jugo-slavi covano un progetto orgoglioso, quanto temerario: essi vogliono « provocare attraverso la massoneria, la revisione dei patti che l'Italia ha estorJo ai Governi alleati in un momento di debolena » La massoneria deve impedire « l'attentato contro la libertà , di un popolo martire - lo sloveno - attentato che, se compiuto, sarebbe una vergogna per l'umanità del nostro secolo » B necessario portare alla luce, fuori delle logge massoniche, questo p rograouna jugo-slavo . All'fodomani della conferenza di Parig i - dov'era rappresentato anche il Governo ·serbo - queste oS<:Ure manovre anti-italiane devono essere denunciate. Se l'accordo ·raggiu nto a Parigi è sincero, il Governo serbo non pùò più olt re tarda re a squalificare questa campagna, che può avere, in prosieguo di tempo, conseguenze deplorevoli. Gli slavi del sud, che sono stati finora di un lealismo ripugnante nei riguardi dell'Austria (ben diverso è stato l'atteggiamento degli slavi di Boemia e Slovacchia!), devono ricordare che senza l'intervento dell'Italia, il d estino della Serbia era· quello di diventare, come la Bosnia.Erzegovina, una provincia austriaca. L'Italia non ha fame di territori. Se la sua pol itica fosse stata inspirata da c riteri di sola utilità territoriale, avrebbe potuto fare in altro inodo più « lauti » affari. Avrebbe avuto terre e colonie e con un sacrificio infinitamente minore. La sua coscienza si è r ibellata al mercato che le veniva proposto e ha scelto altra via. Sono dùe anni che sanguina e dolora, ma tiene e

Opera Omnia Di Benito Mussolini

resiste Non solo per sé, ma per tutti, compresi i serbi e gli stessi slo. veni. Pe r la Jibera2ione delle tèrre ch e fu rono e sono sue e p er la libertà dì tutti i popoli. lo ricordino gli zelatori dell 'imperialismo jugo.slavo, lo ricordino anche i Grandi Orienti massonici prima di « pubblicare e mettere in giro », in loro nome e sotto la loro egida, pubblicazi~mi che intiepidiscono la necessaria cordialità dèll'alleanza nella lotta cont ro il blocco tedesco.

Da Il Popolo d'Italia, N. 210, 31 lug lio 1917, IV.