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LA CRISI TEDESCA

Le dimissiotli di Bethmann-HoU.~ eg - l'apologista dei çhiffons_de p4pier - devono essere considerate come il sintomo più clamoroso della crisi che travaglia l'Impero tedesco. Mentre sta per compiersi il 3° anno di guerra, la Germania si trova di fronte a una triplice crisi: economica, politica, morale. Vale la pena di esaminare il fenomeno nelle sue complesse manifestazioni. la situazione economica tedesca deve essere vicina allo stadio della disperazionè. Mentre noi - e il confronto in questo caso è altamente significativo - torniamo all'abburattamento delle fa rine de11'8 5 per cento, il ch e signi6ca una maggiore disponibilità delle nostre provviste granarie e una m agg iore elasticità della nostra economia, in Germania, dopo 1a riduzione della razione del pane, è stata ridotta in questi giorni la già scarsa razione della carne. Per il _pane, scoppiarono i movimenti del maggio scorso; ~r le nuove restrizioni, la cronac.a - anche ufficiosa dell' Agenzia Wolff - registra sommOsse violente a Stcttino, Aquisgrana, Colonia e in altre città minori della Germania. :t: fuori di ogni dubbio che senza il contrabbando perpetrato imponentemente dai neutri [ .... cen.rura,... ] la Germania sarebbe oggi ri dotta alla vera e propria carestia. Basta dare un'occhiata a certe cifre pubblicate in questi giorni per comprendere quanto debba la re• sistenza economica de!Ja Germania aUa complicità dei neutri . Il «blocco»

- giusto e legittimo - della Quadruplice Intesa non ha dato tutto quello ch'era lecito attendere, grazie al contegno dei neutri. Ma in questi ultimi tempi, il rigore del blocco è awnentato 11 Presidente W ilson, che vuol fare la guerra sul serio, annuncia nuove misure p iù restrittive riguardanti il commercio e il vettovagliamento dei paesi neutrali europei; ·te quali misure andranno in vigore col 15 luglio. Le lagnanze dei neutri non smuove ranno la Quadruplìce Intesa, che si è finalmente decisa a fare una politica di «blocco» meno indulgente e meno ridicola d.i quella seguita fino ad oggi. Blocco inasprito e scarsità del raccolto del 1917: questa è, in sintesi, la situazione economica int~ na tedesca

Se le condizioni economiche della Germania sono gravissime, la situazione politica non è migliore. Analizzare al minuto tutti gli atteggiamellti dei partiti e sottopartit i rappresentati al Reichstag, è fatica superflua in questo momento. Ciò che sta al primo piano è il problema della pace; viene in secondo ordine il problema politico interno, cioè i rapporti fra Parlamento e Governo; fra Governo e masse elettorali Ma l'argomento «pace» è il preminente. Le correnti più diffuse sono queste : il pangermanismo arrabbiato vuole che la guerra sia continuata sino a quando la Quadruplice Intesa non chieda la pace. 11 pangermanismo vuole più o meno vaste annessioni ad Est e ad Ovest, indennità favolose, restituzione delle colonie. I socialisti maggioritari e anche minoritari propugnano il ritorno allo .rtaJu quo ante, come suol dirsi, la «pace» bianca. Chi ha avuto ha avuto, chi è morto è morto, il mondo torna tale e quale come nell'agosto del 1914. I minoritari si spingono sino alla proposta di un referendu m per l'Alsazia e Lorena, ma per tutto il resto il loro atteggiamento non diversifica sostanzialmente da· quello dei maggioritari capitanati dallo Scheidemann. Ci sono i partiti medi, ·i liberali, il «centro», che no n accettano i fini di guerra dei pangermanisti e nemmeno la pace bianca vagheggiata dai Geno.r.ren . lrrìducibjli per quanto riguarda l'Alsazia-Lorena che deve rimanere tedesca, i partiti « medi », pur rinunciando alle annessioni di territori stranieri, mettono tra i .fini di guerra da raggiungere talune gara nzie d'~rdìne strategico e agevolazioni d'ordine economico. A quale complesso di idee più si avvicini il Kaiser no1,1 è noto; quanto al Cancelliere, egli è stato nei suoi ultimi discorsi ondeggiante fra Scheideman n e Revent low, ma - segno dei tempi - più vicino al primo che al secondo.

La cris i i:norale è in rapporto di causa e effetto colla situazione militare. Malgrado i « pegni territoriali » le masse tedesche devono essere profondamente deluse. Sperare e credere in una vittoria trionfale e sicura nel termine di poche settimane o di pochi mesi e trovarsi alla fine del 3-0 anno di guerra senza che nessuno dei nemici abbia defezionato, è, dev'essere profondamente angoscioso ! E non c'è da sperare che le cose andranno meg lio p er il futuro.

Le ultime vicende internazionali rappresentano -altrettanti colpi terribili per la Geqnania. Ricordiamo la Russia rivoluzionaria, che invece di co.ncludere la <( paèe separata » ha scatenato un'offensiva, i cui success i iniziali brillantissimi permettono le più forti speranze. Gli Stati Uniti procedono con una rapidità fantastica alla loro preparazion~ _ militare. Citiamo a memoria alcune date. Il 6 aprile, il Presidente Wilson firma la dichiarazione dello << stato di guerra » fra gH Stati Uniti e la Germania; il 12 giugno il generale Pershing col suo Stato Maggiore sbarca in Europa; il 1° luglio arrivano in un porto della Frància avanguar'die dell'esercito americano. Si annuncia in forma ufficiosa che prima dell'autunno gli Stati Uniti avranno sul continente non meno di mezzo milione di soldati. " • la Grecia, che fu sino a ieri una pedina nel gioco bakanko dei tedeschi , oggi, col ritorno di Venizelos, ci offre una situazione nettamente capovolta.

Noi non ci facciamo soverchie illusfoni circa Ja possibi~tà di un intervento della Grecia contro la Bulgaria; confidiamo soltanto che Ve· nfa.elos saprà liberare le coste greche dalle basi di. rifornimento dei sottomarini austro-germanici e per il momento non chiediamo di più.

Un altro forte motivo di depressione tedesca: l'insuccesso dell'inasprita campagna dei sottomarini Al 1° febbraio si nutrivano grandi speranze nel mondo boche e i facil i profeti vedevano già un'Inghilterra chiedere mercé in ginocchio. le prime settimane parvero confortare queste speranze, ma oggi, dopo sei mesi, la campagna dei sottomarini si chiude con un enorme passivo: l'intervento in guerra del Nord-America. I sottomarini tedeschi continuano a ~corazzare per i mari e g li oceani, ma non sono più temibili come una volta. Le perdite di navi sono i n diminuzione e la Quadruplice Intesa è b~n lungi dall'essere ridotta in condizioni da dover chiedere la pace, come credevano e facevano credere i fanfaroni di Berlino.

Queste sono - in complesso - le cause che hanno provocato la crisi attuale della Germania.

Il suffragio universale laigito da Guglielmo II costituisce una concessione ai socialisti maggioritari tipo Scheidemann. Lo si può considerare come un primo passo verso Ia «democratizzazione» dell'Impero, ma non basta a togliere dall'imbarazzo la Germania d'oggi. L'allargamento del suffragio rialzerà il morale della nazione tedesca? E quello dei combattenti? Deve riten ersi risolta la crisi col gesto del Kaiser?

Gli avvenimenti daranno una non lontana risposta a queste domande. Ma noi, nell'attesa, non dobbiamo alimentare nessuna illusione. L' obiet· tivo supremo che non dobbiamo mai perdere di vista è - ieri come oggi - questo: battere - militarmente - eli Imperi Centrali